STAGIONE 1989/90

 

Messina, Righi, Gallinari, Binelli, C. Johnson, Tasso, Pasquali

Bon, Coldebella, Richardson, Sylvester, Brunamonti

 

Knorr Bologna

Serie A1: 5a classificata su 16 squadre (19-30)

Play-off: eliminata ai quarti di finale (3-5)

Coppa Italia: VINCENTE (8-10)

Coppa delle Coppe: VINCENTE (8-11)

N. nome ruolo anno cm naz note
4 Roberto Brunamonti P 1959 192 ITA  
6 Claudio Coldebella P 1968 196 ITA  
8 Mike Sylvester G 1951 196 ITA  
11 Augusto Binelli C 1964 211 ITA  
12 Clemon Johnson C 1956 205 USA  
13 Clivo Righi C 1966 203 ITA  
14 Vittorio Gallinari A 1958 200 ITA  
15 Lauro Bon A 1961 200 ITA  
17 Tommaso Tasso C 1966 205 ITA  
20 Micheal Ray Richardson G/A 1955 195 USA  
5 Massimiliano Romboli P/G 1971 192 ITA  
  Davide Bonora P 1973 186 ITA  
  Andrea Cempini A/C 1970 203 ITA  
  Saverio Nero   1971   ITA  
  Enrico Corni   1972   ITA  
Solo amichevoli: Andres Alexandro Santamaria
             
  Ettore Messina All     ITA  
  Renato Pasquali ViceAll     ITA  

 

Partite della stagione

Statistiche di squadra

Statistiche individuali della stagione

Giovanili

IL FILM DELLA STAGIONE

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Il confermato Bob Hill non torna dall’America, dove firma per Indiana ricominciando una carriera NBA che durerà per qualche anno con buoni risultati; a Bologna, però nessuno si dispera, in fondo l’occasione è propizia per promuovere capo allenatore Ettore Messina, che dopo una felice attività nelle giovanili, abbinata al ruolo di vice, di fianco a Bucci, Gamba, Cosic e allo stesso Hill, è pronto per il grande salto. Si ringiovanisce in panchina, ma anche in campo: Villalta, il capitano, dopo tredici stagioni, dopo oltre 9000 punti in bianconero, record assoluto, dopo tre scudetti e due coppe Italia torna verso le terre natie accasandosi a Treviso; la sua canotta numero 10 è la prima maglia ritirata nella storia delle Vu nere. Se ne va un altro pezzo di storia, Marco Bonamico, cresciuto nella Virtus, in bianconero fin dal 1972/73, con qualche parentesi in giro per l’Italia, ma protagonista dei successi in due Coppe Italia e due scudetti. Per loro nessun trionfo europeo, seppure entrambi ci siano andati molto vicini nelle finali di Coppa delle Coppe e Coppa dei Campioni, ma col loro decisivo apporto nella recente vittoria in Coppa Italia, hanno spalancato alla Virtus le porte della Coppa delle Coppe, aprendo la via a quello che sarà il primo trionfo europeo delle Vu nere. Bonamico prende la strada di Forlì, da dove giunge Lauro Bon, con la fama di grande tiratore. Da Desio, dopo essere cresciuto nelle giovanili di Mestre, arriva a Bologna Claudio Coldebella, promettente playmaker che può garantire già da subito supporto a Brunamonti e Richardson. A completare i 10 Righi e Massimiliano Romboli, oltre ai confermati Richardson, Johnson, Sylvester, Brunamonti, Binelli e Gallinari. Ottimo il precampionato, con tre tornei vinti, Castrocaro, Trieste e Teramo, mentre in quello di Bologna arriva si solamente un terzo posto, ma solo per la differenza canestri nella classifica avulsa dei confronti diretti, dopo due vittorie e una sola sconfitta.

La stagione ufficiale comincia con la Coppa Italia, quest’anno nella fase preliminare strutturata a gironi di quattro squadre. Il 12 settembre Brunamonti, capitano da questa stagione, con 22 punti trascina i suoi al successo contro Reggio Emilia, mentre una settimana dopo sono Richardson con 28 e Binelli con 27 a dominare nella larga vittoria 103-75 a Gorizia. Poi è tempo di campionato ed è ospite a Bologna la Paini Napoli; il primo tempo vede la Virtus soffrire, all’intervallo è sotto di nove, ma esce dagli spogliatoi un’altra squadra, Richardson (28 punti), Brunamonti (17), Bon (16), Johnson (14), Coldebella (14) e Binelli (8) trascinano la Virtus alla rimonta e alla vittoria per 97-87. In settimana successo in Coppa Italia su Fabriano con Bon top scorer con 22 punti, poi di nuovo campionato con il successo a Desio 80-76, con punteggi ben distribuiti, Sugar e Bon con 18 punti, Clemon 17 e Brunamonti 14 dimostrano una compattezza di squadra che insieme a una attenzione difensiva crescente, sono già il timbro di Messina. Evidentemente, però è rimasto anche un po’ dell’istinto dell’anno precedente caratterizzato da tante vittorie di misura, se due giorni dopo arriva la vittoria 95-94 a Reggio Emilia con il capitano primattore, autore di 27 punti. In campionato big match al palasport contro l’ambizioso Messaggero targato Gardini, che però esce sconfitto dalle Vu  nere che mettono a referto ben tre giocatori con almeno 20 punti, Bon (29), Brunamonti (22) e Richardson (20), con Johnson sotto di un solo canestro, a 18, ma conditi da 18 rimbalzi. Lauro ne segna 22 già nel primo tempo, protagonista prima del break di 13-0 che ribalta il 2-5 in 15-5, poi, dopo un parziale di 21-4 dei romani, della rimonta dei suoi fino al 55-51 dell’intervallo. Ripresa ancora in equilibrio, ma la Virtus va avanti nel finale e quando sul 93-89 Shaw commette fallo su Brunamonti la partita è decisa, vincono le Vu nere 98-89. Da segnalare anche il lavoro di Gallinari su Ferry e il sempre prezioso apporto di Coldebella.

Si torna a Reggio Emilia dopo soli otto giorni dal successo in coppa, stavolta per il turno infrasettimanale di campionato e arriva la prima sconfitta in gare ufficiali, nonostante i 24 punti di Sugar e i 20 di un Bon che si è ambientato a meraviglia in questa nuova realtà; gli 89 punti subiti sono questa volta troppi. Per riprendersi, invece di puntare sulla difesa, si sciolgono le briglie all’attacco, 120 punti rifilati alla Neutroroberts Firenze, con un grande Richardson, che realizza 34 punti, ben coadiuvato da Johnson con 23. Due giorni dopo Sugar ne fa solo uno in meno e Coldebella tocca quota 22 nella vittoria in Coppa Italia contro Gorizia. Fermo domenica 22 ottobre il campionato a causa del Mc Donald’s Open in svolgimento a Roma, la Virtus si appresta a una settimana importante: martedì è di scena a Tarsus in Turchia, per l’esordio in Coppa delle Coppe, dove cede 72-71 e meno male che questo turno preliminare si gioca sul punteggio del doppio confronto, Brunamonti con 17 punti è il migliore dei bolognesi. Giovedì si è già a Fabriano nella gara decisiva per la vittoria nel girone di Coppa Italia e il proseguimento nella manifestazione; i bianconeri dopo cinque gare sono a punteggio pieno, ma non basta, i marchigiani li tallonano a due lunghezze e quindi bisogna difendere gli otto punti di vantaggio ottenuti nel turno di andata. Johnson è a mezzo servizio, ma Righi lo rimpiazza al meglio segnando 14 punti, un punto lo segna anche Tasso; Richardson con 27 punti e Brunamonti con 24 sono gli altri due protagonisti, ma quando i padroni di casa stazionano su un vantaggio superiore a 10 punti sembra tutto finito, ma nel finale il carattere dei bolognesi viene fuori e la Virtus chiude perdendo di otto punti; a questo punto a decidere è la differenza canestri totale, che premia i bianconeri, che così allo spasimo si qualificano per il turno successivo. La domenica successiva una Virtus stanca e priva di Johnson cede di schianto a Varese, 87-64; l’unico a salvarsi è capitan Brunamonti con 21 punti. Nell’agevole ritorno di Coppa delle Coppe Sugar è il migliore con 22 punti, ma fanno soprattutto piacere i 20 di Sylvester e sono da notare i 4 di Bonora, l’ex bambino che cinque anni prima compariva nella quarta di copertina, immortalato davanti a Santa Lucia, nel libro celebrativo sullo scudetto della stella: ora è all’esordio in bianconero e scriverà ancora pagine importanti con questa maglia e non solo; la sconfitta di misura dell’andata è cancellata da un roboante 108-64.

In campionato arriva l’Olimpia, con Brunamonti fuori, Coldebella supera l’esame di maturità segnando 19 punti, ma nessuno dei bianconeri sa far meglio e i milanesi infliggono la prima sconfitta interna alla Virtus: 81-88. Turno infrasettimanale di campionato e grande festa per il ritorno a Bologna di Villalta; l’ex capitano viene affrontato ancora privi del nuovo, ma stavolta la Virtus ottiene una brillante vittoria per 98-83, Richardson domina con 28 punti, Coldebella (15) e Romboli (8) sopperiscono all’assenza di Brunamonti, Binelli (15) e Johnson (13) fanno la loro parte sotto i tabelloni. Rientra Roberto a Reggio Calabria, ma il vero artefice della vittoria è Binelli, autore di 23 punti con 11 su 14 dal campo; con un Gus così la Virtus riesce a rimontare il meno sette dell’intervallo e a chiudere vincendo 82-77. A Forlì nei quarti di finale di Coppa Italia la coppia americana, 25 punti a testa, garantisce un brillante successo con 12 punti di scarto che ipoteca la qualificazione alla final four. Poi arriva a Bologna per la decima di campionato Caserta per la rivincita delle tiratissime sfide della primavera precedente che hanno regalato alle Vu nere la Coppa Italia e l’accesso alle semifinali. Partita dominata dai lunghi bolognesi, 21 punti Johnson e 19 Binelli; buoni anche gli apporti di Brunamonti, 18 punti e Bon 15; Richardson (10 punti) si è rivelato per una volta più uomo squadra che realizzatore. Partita caratterizzata dalle fughe della squadra di casa e dalle rimonte ospiti. Virtus subito avanti 18-9, però subisce uno 0-10, poi ancora avanti di 14 punti nella ripresa, ma Caserta rientra nel finale a meno quattro sul 94-90, i bolognesi tuttavia riescono a chiudere 96-90.

Il campionato si ferma per l’All-Star Game, per il quale sono convocati Richardson e Johnson, Clemon segna due punti, mentre uno Sugar da record ne realizza 50. I due tornano in piena forma da Roma e la Virtus ne beneficia per andare a vincere a Montecatini, con 28 punti di Micheal e 21 di Johnson, giovandosi anche dei 20 di Bon. Due giorni dopo comincia il girone di Coppa contro lo Zalgiris, ancora Lauro in evidenza con 26 punti, seguito dai 24 di Johnson, i 19 di Richardson e i 18 di Brunamonti, per un netto successo 102-79. Nell’anticipo televisivo contro Cantù non basta uno strepitoso Brunamonti (31 punti), né i 20 punti dei due lunghi Binelli e Johnson per sopperire alla serata di scarsa vena di Sugar, solo 11 punti per lui; gli ospiti passano 93-91. Tuffo immediato in coppa ad Ostenda per annegare la delusione: la coppia Augusto – Clemon ripete esattamente il ventello della domenica e conduce i bianconeri al successo. Larghissimo successo in casa Enimont 105-80, con 24 punti di Richardson e uno in più di Brunamonti e Bon, per quest’ultimo un scintillante 6 su 6 nelle triple. Insolito pareggio nel ritorno di Coppa Italia, che dopo il successo dell’andata, porta la Virtus alla Final Four in programma a febbraio; il migliore è Sugar con 20 punti. Due giorni prima di natale derby in casa Fortitudo. Partita dove prevalgono le difese, soprattutto quella della squadra di Messina, che ferma gli avversari a 67, i bianconeri vincono segnandone dieci in più, il più prolifico è Brunamonti con 21, 7 su 13 dal campo e percorso netto nei liberi. Virtus avanti a fine primo tempo 42-29, ma la partita si è già accesa per un’esultanza di Sugar (15 punti per lui) verso i tifosi avversari dopo un canestro realizzato; in questo frangente diviene importante l’apporto di Coldebella (9 punti). Nel secondo tempo, sul 46-38, un canestro annullato alla Fortitudo aggiunge ulteriore nervosismo, ma la Virtus, grazie anche all’apporto di Binelli (12 punti) non fa mai avvicinare gli avversari a meno di 6 punti. Il 30 dicembre ultima partita di andata e dell’anno solare contro Pesaro: i botti di fine anno li spara Richardson con 33 punti e 12 rimbalzi; buona anche la prova di Johnson, 13 punti e 14 carambole.

A Napoli 29 punti di Sugar non bastano ad evitare la sconfitta, ma una settimana dopo i bianconeri seppelliscono Desio sotto una valanga di punti 122, con 4 giocatori che da soli segnano 87 punti, tutti venti e oltre, Bon 24, Richardson 22, Brunamonti 21 e Binelli 20. Bruciante sconfitta di un punto dopo un supplementare in Coppa delle Coppe a Tel Aviv contro il Maccabi Ramat Gan; comunque buona la prova di Bon (27 punti) e Richardson (21). Ritmo serrato e Virtus di scena a Roma; il Messaggero parte meglio e va sul + 6, ma la Virtus risponde, e termina il tempo a +11. Nella ripresa i romani rientrano e quando dopo pochi minuti Johnson e il romano Lorenzon vengono espulsi dopo uno scambio di colpi proibiti, le cose sembrano volgere al peggio, ma qui le Vu nere rispondono da grande squadra, trascinate da un monumentale Brunamonti, 32 punti con 5 su 8 da due, 5 su 6 nelle triple e 7 su 11 ai liberi, da Sugar e Bon, rispettivamente 19 e 17 punti con 3 su 5 nel tiro pesante per entrambi; completato da l’1 su 2 di Coldebella, il totale dice 12 su 18 nel tiro dalla lunga distanza. Nulla possono i romani di fronte a questa grandinata: finisce 93-74 per Bologna. Trasferta a Kaunas in una gara fondamentale per l’accesso alle semifinali: contenere la sconfitta entro i 23 punti con i quali i bianconeri trionfarono all’andata metterebbe i bolognesi nella condizione di poter guadagnare una delle prime due piazze vincendo le restanti due gare interne, ma una vittoria praticamente sarebbe il passaporto per la qualificazione; Binelli coi suoi 23 punti trascina la Virtus a un successo determinante che praticamente lancia la Virtus alle semifinali con ottime prospettive di arrivarci anche come prima del girone; molto bene pure Richardson (21) e Brunamonti (17). Sofferta vittoria casalinga contro Reggio Emilia, con Sugar sontuoso, 33 punti, frutto di un 9 su 11 da due, 3 su 6 da tre e 6 su 8 ai liberi, e un ottimo Bon, 24 punti, con 5 su 8 da due, 4 su 6 dalla lunga distanza e 2 su 2 ai liberi. Sempre più a trazione posteriore la Virtus sciorina un 9 su 20 nel tiro pesante. La splendida vittoria di squadra contro Ostenda celebra il passaggio alle semifinali e la vittoria nel girone A che le farà affrontare la seconda del girone B: Richardson 17 punti, Bon e Johnson 16, Brunamonti 14, Coldebella 12 e Binelli 11 parlano di un gruppo coeso alla ricerca dell’ambito trofeo. Forse un po’ di rilassamento potrebbe essere la causa della sconfitta a Firenze; dopo una partita sofferta, la Virtus nel finale riesce a portarsi sul più 5, ma non basta, i toscani prevalgono 88-87 e non bastano i 29 punti di Sugar.

Ultima vittoria nel girone di coppa contro gli israeliani, partita nella quale il migliore è Bon con 25 punti, poi arriva a Bologna una delle due capolista, la Ranger Varese, reduce da cinque vittorie filate; per la Virtus la possibilità, vincendo, di agganciarla essendo dietro di soli due punti. Parte forte Bologna, nonostante Binelli abbia subito problemi di falli, ma Gallinari non lo fa rimpiangere; al 6’ è 25-12, ma all’intervallo il divario è di soli 3 punti. Nella ripresa nuovo allungo della squadra di casa fino al più 14, poi un calo vistoso per gli uomini di Messina e a 1’e 30” dalla fine unico sorpasso varesino, 88-89. Dopo si registrano solo errori finché a 9 secondi dalla fine Binelli segna il canestro del 90-89 a cui fanno seguito solo proteste varesine per un presunto fallo sull’ultimo tiro degli ospiti. Richardson, 25 punti, Brunamonti, 22, e Johnson, 17, i migliori. Scocca l’ora della Coppa Italia, final four a Forlì. Semifinale nuovamente contro Varese; la Virtus parte 11-2 con 7 punti di Bon, poi la partita torna in equilibrio, spezzato nel secondo tempo quando il punteggio è in parità da un parziale di 9-0 per le Vu nere sulle ali di un Sugar (25 punti) ispirato e di una zona 3-2 indigesta per la Ranger; la Virtus poi controlla, ma nel finale a 1’e 30” dalla fine i lombardi arrivano a meno 5 e qui ancora una tripla di Sugar manda la Virtus in finale. Finisce 78-74. Binelli con 6 su 8 e 10 rimbalzi e i due americani sugli scudi. Il giorno successivo di fronte ai bianconeri il Messaggero, già sconfitto due volte in campionato. Partita inizialmente in bilico poi sul 30-33 al 13’ Brunamonti realizza undici punti filati e la bomba sulla sirena di Richardson manda La Virtus riposo sul più 9; nella ripresa la Knorr incrementa il vantaggio fino al più 14, poi i romani provano a rientrare ma sul 75-71 emerge Clemon, poi segna la sua prima tripla Bon ed è 80-71, l’ultimo sigillo è di Sugar per il 94-83. I fattori decisivi sono l’autorità di Binelli, 17 punti, protagonista soprattutto nel primo tempo e all’inizio della ripresa, la classe di Sugar, 24 punti di cui 18 nella prima parte; la concretezza di Johnson soprattutto nel finale del primo tempo e in tutta la ripresa, autore di 17 punti, ma soprattutto artefice prima di un rimbalzo d’attacco, poi di un canestro dopo una serie di palloni persi e rubati, quando la Virtus nel finale faceva fatica a trovare punti; il cuore, la grinta, il coraggio, la voglia e la precisione di Brunamonti, che si mette in moto tardi, ma poi segna 15 punti consecutivi, chiude il primo tempo a 17 e ancora nella ripresa segna punti fondamentali per i suoi e chiude a quota 29; non vanno dimenticati un canestro importante di Coldebella in piena rimonta romana, una tripla e una schiacciata di Bon nella ripresa, in una serata infelice per lui al tiro nel suo vecchio palazzetto, l’applicazione difensiva di Gallinari. Ottime le percentuali: fantastiche quelle del capitano, 5 su 7 da 2, 4 su 5 da 3 e 7 su 7 ai liberi; molto bene anche Sugar, 4 su 5 da due punti e 5 su 8 da tre; nei 26 minuti giocati, limitati dai falli Binelli ha 8 su 10 da due e 1 su 1 dalla lunetta; in totale 25 su 40 da due punti e 10 su 19 da tre. La Virtus conferma così meritatamente il successo dell’anno precedente e in soli quattro giorni ha battuto due volte Varese e il Messaggero.

Nella trasferta a Milano, paradossalmente, una Knorr che potrebbe denotare segni di stanchezza, vince con la freschezza atletica, trascinata da Brunamonti che tiene sempre alto il ritmo: a metà primo tempo sul 25-18 per la Philips, un parziale di 11-0 per i bolognesi, propiziato da Binelli e Richardson, ribalta l’inerzia e quando i padroni di casa rientrano grazie alla zona, Johnson, che giganteggia sotto le plance, riporta avanti la Virtus, spalleggiato ancora da Sugar che si scatena dopo un tecnico fischiato a Riva che commette così il suo quarto fallo; i bianconeri si trovano dunque all’intervallo avanti di 7. Nella ripresa cinque minuti di trans agonistica di Sugar portano le Virtus al più 11 al 6’, che lievita fino a più 18 al 14’ su una schiacciata di Johnson. A questo punto Milano tenta il tutto per tutto e arriva nel minuto finale a meno 3, ma la Virtus controlla e vince 98-91, trovandosi così al secondo posto, appaiata a Varese a due punti dalla capolista Pesaro. Passano due giorni e altro match clou, semifinale di andata di Coppa delle Coppe contro il Paok Salonicco. Subito 18-7 Virtus, ma il primo tempo finisce 36-32, dopo un insolito libero annullato a Stavropoulos, il greco temporeggia prima di tirare protestando, volendo rinunciare al tiro per avere la rimessa, finisce così sanzionato per infrazione di 5 secondi. All’inizio della ripresa il Paok impatta, ma qui un parziale di 10-1 rilancia i bolognesi; gli ellenici rientrano ancora a meno 5, sul 48-43. Un canestro di Johnson porta i suoi sul più 11, massimo vantaggio, ma il Paok non ci sta e torna a meno 6 con una bomba di Prelevic: 58-52. Qui cominciano i 5 minuti finali in cui la Virtus realizza un parziale di 19-5 che diventa un 12-2 negli ultimi due minuti e mezzo; con i bianconeri trascinati da un maestoso Brunamonti, che alterna tiri dalla distanza a penetrazioni, a palle rubate, da un Bon dalla mano torrida, da uno Sugar carico di energia, da una difesa indemoniata, protetta sotto canestro dalle torri Johnson e Binelli. I greci sono storditi, a 30 secondi dalla fine, sul più 15 Knorr rinunciano ai liberi, accontentandosi del passivo, ma i bianconeri infieriscono, guadagnando altri punti e sulla sirena, in un palazzo estasiato, il tiro di Brunamonti suggella il suo ventesimo punto ma anche il più 20 Virtus, che rende molto ottimisti per la gara di ritorno a Salonicco. Tutto il quintetto in doppia cifra, oltre al citato capitano, 20 punti anche per Bon, 13 per Binelli e 10 per entrambi gli americani. Una grande dimostrazione di forza, di carattere per una squadra che in nove giorni ha battuto due volte Varese, il Messaggero, la Philips a domicilio e il Paok, saltando dal campionato, alla Coppa Italia, alla Coppa delle Coppe con la stessa energia, la medesima voglia di vincere e sempre la consapevolezza della propria forza, conquistando la coppa nazionale, ipotecando l’accesso alla finale europea e consolidando il secondo posto in campionato.

A Treviso per l’ottava giornata di ritorno arriva una Knorr comprensibilmente stanca e nel primo tempo, l’arma del tiro che tante volte le era stata amica, stavolta s’infrange contro la zona avversaria; alla pausa il tabellone dice più 16 Benetton, che diventano 19 a inizio ripresa, ma la Virtus è indomita, Messina ordina una difesa pressing, Sugar aggiusta la mira, segnerà 21 punti alla fine, e inizia la rimonta. A 2’20” dalla fine Coldebella (9 punti), uno dei migliori dei suoi insieme a Bon (17), realizza la tripla del pareggio; poi esce Johnson (12) per falli e la squadra di casa riesce a prevalere nella volata finale per 79-76. Subito c’è da pensare alla trasferta a Salonicco, dove il martedì successivo c’è la gara di ritorno. La Virtus parte senza sbagliare mai, comanda 15-23 al 7' con 10 su 10 al tiro, 7 canestri da due e una tripla a testa per Bon, Brunamonti e Richardson, il primo errore è di Bon falciato in contropiede da Cook, "regolarmente" secondo gli arbitri; al 10' è 22-30. Poi i greci reagiscono, 56-50 all'intervallo e Virtus sotto di 13 al 3' e 30" del secondo tempo, quando Sugar confeziona un 7-0 che fa riavvicinare i bianconeri a meno sei al 5' e 30", due minuti dopo Gallinari porta i suoi a meno 5, ma l'orologio comincia incredibilmente a viaggiare a rilento e i greci tornano a più 12 al 35'. Due canestri di Bon fanno respirare i bolognesi, 89-81 al 36', due minuti e il Paok è di nuovo a più 13, ma i tre tiri da tre di Richardson conclusivi, un fuoco analogo a quello che subirono i greci negli ultimi minuti a Bologna ad opera di Bon e Brunamonti, fissano il punteggio sul 100-94; Bologna finisce l’incontro con i tre playmaker in campo, Brunamonti, Coldebella e Sugar, per controllare meglio il gioco permettendo alla Virtus di perdere di soli 6 punti, guadagnandosi il lasciapassare per la finale. Domina la partita un Richardson sontuoso con 35 punti, Bon ricomincia da dove aveva interrotto nella gara di andata, per lui 23 punti; in doppia cifra anche Brunamonti con 12 punti e una saggia regia nonostante la marcatura ai limiti del regolamento a cui viene sottoposto, Johnson con 10, nonché 13 rimbalzi e 5 stoppate; il loro contributo lo hanno dato anche Coldebella (4 punti) nel secondo tempo, dopo un approccio faticoso, Gallinari con canestro da fuori nella ripresa, Binelli con 8 punti. Bella vittoria casalinga 91-75 contro Reggio Calabria, Brunamonti segna 26 punti con 5 su 8 sia da due che da tre punti, Richardson 19. Dopo lunghissimo tempo, la Virtus non ha partite da giocare in settimana e può quindi preparare la trasferta di Caserta, ma la mente è già alla finale del 13 marzo; due giorni prima affronta in Campania la Phonola, disputa un bel primo tempo chiuso avanti 51-50, ma crolla nel secondo, nel quale segna solo 22 punti; finisce 88-73 per gli uomini di Marcelletti.

E siamo finalmente a Firenze, dove si spostano tantissimi bolognesi. Il Real è perseguitato dalla sfortuna, in dicembre è deceduto Fernando Martin, poi non c’è per infortunio il russo naturalizzato Biriukov, ma è sempre la squadra detentrice del trofeo e con una bacheca ricchissima di trofei europei e non solo; la Virtus ha la grande occasione invece per guadagnare la sua prima coppa continentale, gioca a 100 chilometri da Bologna, sostenuta dal suo popolo e ha una squadra che ha raggiunto una grande maturità e consapevolezza nei propri mezzi. Partono meglio gli spagnoli, 18-13 al 7’, ma qui si accende Sugar, il quale comincia una vera e propria lezione di basket che durerà tutto il match; in tre minuti, con un parziale di 9-0 porta i suoi sul 22-18. Poi l’entrata di Coldebella, permette anche a Brunamonti di trovare più libertà e una tripla quando gli spagnoli lo sfidano al tiro, Binelli segna un paio di volte su rimbalzo d’attacco, Bon mette un tiro pesante importante, Sugar continua il suo show, tra triple, arcobaleni, rimbalzi, stoppate e il suo tiro pesante alla sirena fissa il punteggio del primo tempo sul 48-37. Nella ripresa Johnson ricomincia con solidità e precisione. Dopo 2’20” sul più 13 Brunamonti s’infortuna e deve uscire, ma il Real segna i suoi primi punti della ripresa dopo oltre 5 minuti, però sull’azione successiva Coldebella, che è entrato al posto del capitano, realizza una tripla contro la zona, arma disperata tentata dagli spagnoli, portando la Virtus a più 17. Claudio sfodera una partita da veterano, penetrazioni, regia, tiro, rimbalzi, mentre Sugar continua nella sua gara perfetta. Sulla rimonta spagnola Bon segna sul più 8 in gancio, Gallinari realizza un tap-in fondamentale sul +7, così la Virtus riesce a ripartire, per poi conservare 5 punti di vantaggio alla sirena, portando la prima coppa europea nella bacheca virtussina. La copertina è per Richardson, 29 punti, una presenza costante nel match, e Coldebella, 16 punti, che non ha tremato quando c’è stato da sostituire il suo capitano, ma tutti hanno portato il loro mattone, anche Righi e Romboli coi loro minuti in campo per far rifiatare i compagni, dimostrando la forza della squadra, che nell’ultimo mese ha giocato il basket più bello, per cuore, carattere, tecnica, ottenendo grandi risultati. Purtroppo la Virtus ha perso Brunamonti, un Roberto particolarmente brillante, se non a Firenze, sicuramente nella semifinale col Paok e nelle finali di Coppa Italia, un’assenza che sicuramente peserà nel proseguo della stagione, anche se la prestazione di Coldebella è di conforto.

In campionato si festeggia battendo Montecatini, con ancora un grande Richardson, 27 punti, un ottimo Binelli, 23 punti e Coldebella che oltre alla regia segna anche 11 punti, ben aiutato da Romboli, 5 punti, che ovviamente sale nelle rotazioni. Contro Cantù a Cucciago, la Knorr chiude avanti di quattro punti il primo temo, sempre trascinata da Richardson, 23 punti, ma nel secondo tempo i brianzoli passano a condurre e chiudono 81-74. Contro l’Enichem, dopo la vittoria all’andata di 25 punti in Toscana, la Virtus fa ancora meglio in Piazza Azzarita, 93-61; i labronici reggono il primo tempo, chiuso sul 46-38, poi crollano nel secondo. Per i bianconeri un concerto di squadra, Sugar 21 punti, Bon, Johnson e Coldebella 18, Binelli 16, segnano 91 dei 93 punti della squadra, completati dei 2 di Righi; al rientro Sylvester, dopo l’infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi dal mese di novembre. A due giornate dal termine la Knorr è terza, dietro la Scavolini e appaiata a Varese, la quale la precede in virtù della differenza canestri nel doppio confronto. La penultima giornata è in programma il derby: primo tempo in equilibrio, 45-43 per la Fortitudo, poi l’Arimo comanda con sicurezza nella ripresa contro una Knorr incapace di trovare continuità; Sugar 26 punti, 11 su 17 da due ma solo 1 su 10 nelle triple, Bon al contrario 3 su 5 nel tiro pesante, ma 2 su 8 da due, 3 su 10 anche per Johnson; in totale un insolito 28 su 59 da due e 4 su 17 nelle triple. Finisce 90-78 per la F e si compromette il discorso classifica, anche perché all’ultima giornata la Virtus è di scena a Pesaro contro la capolista, dove cede 103-91, nonostante i 38 punti di Sugar, peraltro con 14 su 30 dal campo. La Virtus finisce così nel gruppo delle terze insieme a Cantù, Caserta e Livorno e stavolta la classifica avulsa la relega al 5° posto. Ci sono quindi da giocare gli ottavi contro Trieste. In gara uno vince la Virtus a trazione posteriore, Sugar 24 punti, Coldebella 19 e Bon 18, per un netta vittoria che già all’intervallo sul 50-29 attendeva solo il suggello del risultato finale, 98-74. A Trieste tutto il quintetto in doppia cifra, Richardson 22, Bon 18, Clemon 14, Coldebella 11 e Gus 10, confeziona un successo sofferto 78-83, frutto soprattutto della precisione al tiro, 53% da due e addirittura 58% da tre con un 7 su 12 tutto confezionato da Bon e Sugar, solo 59% invece dalla lunetta.

Qualificazione ottenuta e ci si ritrova nei quarti contro Caserta, remake dell’anno precedente, ma stavolta con l’eventuale bella in campo avverso. In gara 1 Virtus in costante inseguimento, aggrappata a Sugar, 37 punti, 10 su 13 da due e 5 su 14 da tre ma solo 2 su 8 nei liberi; siccome gli 8 di Sugar sono gran parte dei 13 liberi tirati dalla squadra, la Virtus finisce con un desolante 5 su 13 dalla lunetta pari al 38%. La gara finisce 82-75 per i padroni di casa. In gara 2 nuovamente il quintetto in doppia cifra, Johnson e Binelli 10 punti, Bon 15, Coldebella 16, ma soprattutto Sugar 46! Nel primo tempo l’americano marca anche Oscar, costringendolo a soli 5 tiri e un unico canestro su azione al 14’, poi nella ripresa quando il brasiliano riscalda i motori, Messina affida la marcatura all’impeccabile Gallinari, liberando Richardson dal gravoso impegno. Parte forte la Virtus, 20-10, poi dilatato al 48-32, per chiudere il tempo sul 53-40. Nella ripresa 9 punti di fila di Sugar portano al 26’ la Virtus sul 72-53 chiudendo in pratica il match; risultato finale 103-89. Da riportare le cifre di Richardson: 16 su 23 da due, 3 su 7 da tre e 5 su 6 ai liberi, più 13 rimbalzi. La sensazione è che sia l’ultima partita a Bologna e Michael ha voluto salutare il suo pubblico alla sua maniera, anche se la speranza è di riuscire ad espugnare Caserta. In gara 3 rientra Brunamonti, 54 giorni dopo l’infortunio di Firenze; riuscirà a giocare 17 minuti e sarà protagonista in una delle azioni decisive dell’incontro. La Virtus parte bene e sembra in controllo del match, ma a cavallo dei due tempi un passaggio a vuoto, dovuto anche a i problemi di falli che hanno indotto Messina a fare più cambi del solito, porta saldamente al comando la Phonola, ma i bianconeri ritrovano il loro equilibrio abituale e, nonostante il 2 su 14 nelle triple, nel finale riescono a rimontare, grazie soprattutto a Richardson, che dopo aver forzato qualche tiro nel momento peggiore dei suoi, riesce di nuovo a coinvolgere i compagni e a realizzare i canestri che fanno rientrare la Virtus. Sul meno 1 a 31 secondi dalla fine, Brunamonti vola in contropiede, venendo però fermato fallosamente. L’arbitro Duranti non se la sente di fischiare l’intenzionale, quindi solo due liberi per Roberto, ancora a zero punti, ma encomiabile per l’apporto alla squadra nelle sue menomate condizioni; il capitano segna solo uno dei due liberi e si va al supplementare e qui sull’84-83 per i casertani, quando allo scadere Coldebella fallisce l’ultimo disperato tentativo, la Phonola vola in semifinale e in campo succede di tutto: Johnson viene colpito da una sbarra e finisce all’ospedale, Richardson e Sylvester non stanno a guardare e così il giudice sportivo colpisce pesantemente le due squadre: per quanto riguarda i bolognesi, Sugar prende tre giornate di squalifica, Sylvester e il vice Pasquali una, mentre il dirigente Mancaruso, per le sue dichiarazioni nei confronti dell’arbitro Duranti viene inibito fino al 31 maggio.

Termina una stagione che è andata oltre le più rosee aspettative: confermata la vittoria in Coppa Italia, successo in Coppa delle Coppe, sebbene rimanga il rammarico per un quinto posto in campionato, quando la squadra, una volta trovata la quadratura, dalla decima giornata alla ventinovesima, era stata sempre nelle posizioni superiori e la convinzione di tutti è che con Brunamonti, non solo avrebbe raggiunto una migliore posizione al termine della stagione regolare, ma avrebbe potuto lottare fino alla fine per il titolo. Tra le altre note liete, il felice inserimento di Bon e Coldebella e per quest’ultimo, data la giovane età si prospetta un futuro ricco di soddisfazioni.

Tratto da "Il Mito della V nera 2"

 

L'89-'90 si apre con la defezione estiva di Bob Hill, rientrato nell'NBA. In Società non si disperano, anzi, nel presentare la squadra, i dirigenti affermano che la promozione di Messina a capo-allenatore ha solo anticipato i tempi di un anno.

Aria nuova anche tra i giocatori. Dopo 13 anni di militanza bianconera, se ne va la bandiera Villalta, e il suo numero 10 viene ritirato dalla società. Finirà la carriera a Treviso. Anche Marco Bonamico esce, per l'ennesima volta, dal roster virtussino, e va a Forlì in cambio di Lauro Bon, che prenderà il posto in quintetto accanto ai confermati Richardson e Johnson, a Binelli e a Brunamonti (che salterà però 11 partite per via di un infortunio).

Nel basket è esploso il fenomeno Messaggero, affidato alle cure di Bianchini, che alla terza giornata però viene sconfitto a bologna. Il successo sarà bissato al ritorno a Roma, ma in campionato l'andamento è altalenante: alla fine della stagione regolare c'è il terzo posto. Prima dell'epilogo del campionato, la Knorr vince però due finali.

La Lega ha appena varato l'iniziativa della Final Four di Coppa Italia, che trova nel Palafiera di Forlì una degna collocazione. Il 14 febbraio 1990, in semifinale, c'è un risicato successo sulla Ranger Varese. La sera dopo la finale con il Messaggero è nettamente bianconera: 94-83, il primo successo dell'era Messina.

Il 13 marzo, a Firenze, sfida conclusiva di Coppa delle Coppe contro il Real Madrid. In semifinale la Virtus aveva eliminato il Paok, resistendo a Salonicco all'incredibile tifo dei greci. è una partita non bella, molto intensa, e che viene risolta nel finale (la Knorr aveva perso Brunamonti all'inizio del secondo tempo) da uno stellare Richardson, proprio come in Coppa Italia. Alla V nera va meritatamente il primo alloro internazionale della sua storia.

Il 22 aprile incominciano i play-off. Negli ottavi la Stefanel è eliminata in due partite; ma nei quarti lo scoglio Caserta non si riesce a superare. Persa gara 1, vinta gara 2, alla "bella" la Knorr porta la Phonola al supplementare, lamentando un evidente fallo intenzionale, non sanzionato, di Oscar su Brunamonti lanciato in contropiede. Ma tant'è: parlare di annata deludente sarebbe veramente troppo. Il quinto posto finale in campionato non è da buttar via.

È BRUNAMONTI IL CUOCO DELLA KNORR

di Leonardo Iannacci - L'Unità - 24/12/1989


Invito a cena, anzi a cenone, con delitto. Il derby natalizio rivela un copione che la classifica suggeriva alla vigilia quasi scontato con Roberto Brunamonti nel ruolo di perfido esecutore e l'Arimo nelle vesti un po' dimesse di vittima sacrificale.

È stata, in pratica, la battaglia dell'impotenza tra una Knorr che ha mostrato di avere e carte in regola per partecipare al «rush» per le prlmissime posizioni della classifica e una Fortitudo che deve abbandonare forse definitivamente i sogni di grandezza. L'Arimo (ieri alla sua 700a partita in serie A) fin dall'avvio non ha fatto molto per convincere il suo pubblico, smarrendo subito nel primo tempo (soprattutto con Feitl) la consueta voglia di lottare e di soffrire. Solo Chris McNealy con un orgoglioso 9 su 14 ha cercato in due occasioni, nella ripresa, di riportare sotto la Fortitudo mentre Bucci, attesissimo uomo-derby, ha giocato a sprazzi. È anche vero che Di Vincenzo ha avuto scarsissimo apporto dalla sua panchina, se si considera il nulla assoluto, in fatto di punti, prodotto dai cinque che non sono entrati all'inizio. Sull'altra sponda, l'Oscar della partita va, come detto, a Roberto Brunamonti, vero dominatore in campo con un 7 su 13 complessivo nel tiro su azione e un 100% dalla lunetta che la dicono lunga. Ottimo, invece, il debutto nella stracittadina di Ettore Messina come capo-allenatore.

In avvio è George Bucci a prendersi cura di «Sugar» Richardson, il peri colo pubbliconumero 1 per la Fortitudo mentre Albertazzi si sacrifica su Bon. È derby anche sugli spaiti con cori incrociati tra l'ironico e l'offensivo. Il break decisivo dopo appena due minuti di gioco quando la Knorr, attentissima in difesa, piazza un 12-0 che taglia le gambe all'Arimo. Come al solito, di questi tempi per la Virtus, è capitan Brunamonti che fa la differenza, dosando con grande tempismo t tlri e riuscendo sempre a scandire i ritmi giusti per i suoi. Non appare neppure difficile, in questo pnmo tempo a senso unico, stabilire dove arrivano i meriti dell'una e i demeriti dell'altra squadra. Il grande sonno deill'Arimo è dovuto alle disattenzioni di Zatti, alla totale assenza sotto canestro di Feitl e alle incertezze di un Albertazzi efficace solo in difesa. ll vantaggio dei virtussini, che trovano canestri importanti con Binelli e Richardson, si mantiene sempre sui dieci punti. Di Vincenzo tenta la carta della zona ma è in attacco che i suoi tiratori non riescono a scardinare la cassaforte virtussina. Si conquista minuti di qualità in campo anche Coldebella nel finale di tempo infuocato per le provocazioni di «Sugar» Richardson che dopo un canestro avventuroso sfotte apertamente i tifosi della Fortitudo. La reazione della «Fossa dei Leoni» - la santabarbara del tifo dell'Arimo - è immediata e il lancio di oggetti in campo (con un'intera scorta di rotoli di carta igienica scaraventata sul parquet) interrompe la partita per circa un minuto. L'episodio antipatico anticipa il nposo, con la Knor in vantaggio per 42-29.

La ripresa offre in avvio una variazione sul tema, con una fiammata dell'Arimo - firmata McNealy - che riporta a -6 i biancoblù. Ed è sul 46-38 che si registra il «giallo» del canestro annullato proprio a favore della Fortitudo e punti di Bucci spariscono dallo «score» della partita. Un episodio su cui un arrabbiatissimo Di Vincenzo recriminerà a lungo a fine gara. «L'errore del tavolo è stato fin troppo evidente - ha dichiarato - siamo stati danneggiati». Imperterrita, la Knorr continua comunque a macinare canestri su canestri, tiene costantemente i rivali a distanza con colpi ai fianchi di Binelli, Coldebella e dell'onnipresente Brunamonti. Non trema neppure quando l'Arimo si avvicina, illudendosi, ulteriormente (60-54 al 13'). Brunamonti pnma infila un canestro da tre decisivo e poi recupera un pallone che Zatti, con molte tossine nei muscoli, getta al vento. E con quel pallone, se ne vanno definitivamente tutte le speranze dell'Arimo di riacciuffare la partita.

LE DUE TORRI SONO BINELLI E JOHNSON

di Gio. Vib. - La Stampa - 20/11/1989

 

Nella rivincita della Coppa Italia dell'anno scorso, la Phonola non è riuscita a vendicarsi della Knorr, cedendo ancora in casa dei bolognesi. Caserta ha pagato la scarsa vena di Oscar (solo 19 punti), perdendo anche il confronto sotto i tabelloni, dove le due torri Binelli e Johnson hanno fatto la differenza: efficace l'italiano al tiro e nei rimbalzi, ottimo l'americano (21 punti) nelle realizzazioni. La Knorr ha potuto contare anche sull'insolita saggezza di Richardson, più uomo squadra che solista, e sull'ortodossa realizzazione degli schemi da parte di tutta la formazione. La partita ha avuto come filo conduttore le continue fughe dei padroni di casa e le tenaci rimonte dei campani, sorretti da Dell'Agnello. Così è stato all'inizio del match (18-9 e poi 18-19), così anche nel 2° tempo, con i bolognesi in vantaggio anche di 14 punti (a metà ripresa), ma poi in leggero affanno nel finale (94-90 al 39').

BIANCHINI RICORDA LA SCONFITTA DEL SUO MESSAGGERO CONTRO LA KNORR NELLA COPPA ITALIA 1990

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 03/02/2007

 

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È il 15 febbraio 1990, si gioca a Forlì. Vince la Knorr 94-83, il Messaggero cade e, durante un'azione di gioco, Sugar Richardson, come in trance, bacia in fronte il Vate. Offeso? Arrabbiato? "Ma come si fa - racconta Valerio - ad arrabbiarsi con Richardson? Era talmente bravo da restarne ammirati. Lui e Brunamonti giocarono una partita straordinaria".

Ecco che salta fuori il Bianchini profetico: "Vinse la Virtus che in panchina aveva Messina. Bob Hill rinunciò a pochi giorni dal campionato: l'avvocato porelli si inventò capo allenatore Messina. Per Ettore fu il primo trofeo di una grande carriera. In questo vedo l'eterno ritorno di Nietzsche".

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NIENTE SCOOP PER GARDINI SPETTATORE

di Leonardo Iannacci - L'Unità - 16/02/1990


Sul tavolo verde di Forlì il piatto più ricco del poker di Coppa Italia tutto è della Knorr e del suo capitano Brunamonti. In terra di Romagna, a pochi chilometri da Ravenna - regno del Gruppo Ferruzzi - il Messaggero ha perso la mano decisiva delle "final four" e l'ambitissimo passaporto europeo per la Coppa delle Coppe. Bologna si è confermata più forte, squadra sicuramente completa e pronta per i climi caldi dei play off. Partita tesa, vibrante, ricca di sfumature e duelli indiretti. Come quello delle panchine tra Bianchini e Messina (vinto largamente dal secondo) o come il faccia a faccia tra gli americani di Roma - che rappresentano il futuro della Nba - e Richardson e Johnson, due della vecchia guardia della lega prodessionistica americana.

Bolognesi contratti all'avvio. Parte subito fortissimo Sugar Richardson, forse stimolato da uno striscione dei fans virtussini che ironizza "Gardini hai sbagliato Zucchero". Lo affianca un Binelli molto produttivo in attacco e da soli bastano a tenere a freno tutto il Messaggero che distribuisce meglio i tiri in attacco. Equilibrio al 12° (28-28). Poi Brunamonti, fino a quel momento saggio amministratore delle sue energie, inventa dieci minuti da capitano coraggioso. Il suo è uno spettacolo nello spettacolo: colpisce da tre, infila tiri liberi, irride Shaw e detta i ritmi giusti per i suoi. Con cinque centri consecutivi costruisce il break per la Knorr che si rivelerà poi decisivo nella ripresa. La difesa del Messaggero sembra un'autostrada e per i bianconeri è facile entrarvi. Shaw balbetta in attacco mentre Ferry è ben controllato da Gallinari. Bianchini, privo di punti di riferimento in campo, si volta verso Gilardi in panchina ma la guardia fa cenno di no con la testa. Troppo dolore a quella coscia sinistra toccata duramente nella semifinale con la Scavolini. Un'assenza la sua che peserà moltissimo sull'esito del match. Si va al riposo sul 52-43.

Si illude Roma a metà del secondo tempo (74-71). Shaw diventa più produttivo in attacco, segna canestri anche Ferry ma la rimonta non riesce agli uomini di Bianchini . Sotto canestro i bolognesi si caricano di falli. Esce Binelli ma Messina non si scoraggia e ruota i suoi uomini con una calma da veterano della panchina. Diventano decisive le "bombe" e Richardson e Bon prima e il solito implacabile Brunamonti scrivono la parola "fine" al match. Il Messaggero ammaina così, mestamente, le sue bandiere e le dichiarazioni di resa di Bianchini negli spogliatoi suonano come un epitaffio per i suoi.

Con Messina si torna a mettere qualcosa in bacheca: la Coppa Italia e (nella foto) la Coppa delle Coppe

Rimondini, Orsoni, Righi, C. Johnson, Richardson, Coldebella, Tasso, Bon, Canna, Consolini

Mancaruso, Au. Binelli, Lelli, E. Messina, R. Brunamonti, Francia, Pasquali

Dav. Bonora, M. Romboli, Gallinari, Sylvester

MESSINA: LA KNORR PUNTA AL TRIS

di Flavio Corazza - La Stampa - 25/02/1990

Ve l'immaginate Trapattoni che arriva a San Siro un paio d'ore prima della partita e viene fermato ai cancelli da un robusto signore della sorveglianza che gli chiede: «Scusi, ma lei chi è?». A Ettore Messina, allenatore della Knorr Bologna, è successo qualche tempo fa al Palasport dì Forlì.

Eppure Messina è l'unico coach in Italia ad aver vinto qualcosa ed aver ipotecato un secondo successo. La coppa Italia è già nella bacheca della Virtus; la Coppa delle Coppe potrebbe aggiungersi fra poche settimane se, come tutto fa immaginare, martedì il quintetto bolognese difenderà a Salonicco i venti punti rifilati al Paok cinque giorni fa. Nonostante tutto questo, Messina non perde l'umiltà. È giovane (30 anni, in serie A secondo solo al pesarese Scariolo, che ne ha uno di meno), si è fatto le ossa nei settori giovanili di Mestre, Venezia, Udine e Bologna poi, 6 mesi fa, il grande salto: la panchina della Virtus, un posto dove sono stati seduti Dan Peterson e Sandro Gamba, in una piazza che «brucia» allenatori.

Messina, Benetton-Knorr è il match-clou della domenica cestistica, come lo affronta la sua squadra?

Noi siamo molto più tranquilli dei trevigiani. Avevamo due trasferte difficili di fila: Milano e Treviso. Volevamo vincere almeno una di queste partite, e l'obbiettivo è già stato raggiunto con la Philips. La Benetton invece non può distrarsi, se vuol arrivare ai play off.

Quanto influirà il pensiero della prossima trasferta a Salonicco?

Credo molto. Noi siamo tranquilli e non ci spaventa il ritorno col Paok. Ma quello è un campo caldissimo, molto dipenderà anche dagli arbitri. Insomma se dicessi che non pensiamo a martedì direi una grossa bugia.

Lei è l'allenatore del momento. La squadra va bene, il rapporto col pubblico invidiabile. C'è un segreto?

Non credo. Ci sta andando tutto bene, ma i meriti sono solo in parte miei. Il «feeling» è scattato quando sono arrivato, ad agosto, ed ho trovato un gruppo molto disponibile, dalle star come Brunamonti e i due americani, a Gallinari, ai gregari. E ciò ha facilitato tutto il resto.

Bologna virtussina sogna il tris: Coppa Italia, Coppa delle Coppe, scudetto.

Anch'io. Ma per ora siamo una delle sei-sette squadre candidate a vincere il tricolore. Non dimentichiamo che lo scorso anno lo scudetto lo vinse la Philips, classificata sesta nella prima fase. Il mio obbiettivo è arrivare fra le prime tre alla fine della stagione regolare. Quanto alla Coppa delle Coppe credo che se supereremo il Paok martedì sarà nostra al 60 per cento. Non dobbiamo temere la finale col Real Madrid.

Torniamo alla partita di oggi. Si annuncia un confronto «stellare» fra due coppie di guardie: Brunamonti-Richardson contro Macy-Iacopini. Sarà questa la chiave della gara?

Non credo. Brunamonti non sta bene. Ha avuto un attacco di sinusite, ma sicuramente Coldebella saprà sostituirlo bene. Non sarà decisivo il confronto fra le coppie di guardie, anche se noi abbiamo le migliori d'Italia: la differenza secondo me la faranno o Johnson e Binelli per noi o Gay e Vianini per la Benetton.

Sugar bacia la Coppa delle Coppe

È IL MOMENTO DI BOLOGNA

di Emilio Marrese - La Repubblica - 11/02/1990

 

Dispersa la Philips, l'anti Scavolini salterà fuori stasera da questi canestri. Bologna contro Varese: è buona, alla sesta di ritorno, per il primato, sia pure come traguardo volante, sarebbe stata una scommessa firmata da pochi all'alba della stagione. Ma a quasi due terzi della regular season le realtà più fresche e credibili sono proprio Knorr e Ranger. Tra le due, ancor più sorprendente secondo Sandro Gamba, è la squadra bolognese. Solo cinque mesi fa - osserva il ct azzurro - nessuno avrebbe pensato ad una Virtus saldamente tra le prime quattro e in corsa per la testa. Eppure la Knorr si è imposta con merito grazie alla sua buona pallacanestro. è bene allenata, solida in tutti i ruoli, continua, capace di adattarsi alle situazioni e ai ritmi. Secondo me è la squadra del momento.

La Ranger, però, arriva a Bologna con la striscia positiva attualmente più lunga: cinque vittorie di fila, due delle quali a Firenze e Milano, le ultime quattro nella nuova edizione targata Frank Johnson. Con il nuovo manico in campo, il coach varesino Sacco ha perso, volentieri, quella tonnellata di imprevedibilità che il bizzarro predecessore Matthews dispensava a occhi chiusi, guadagnando però una fonte di gioco che sa schizzare gioco ma anche gocciolarlo con senno: un regista che, insomma, non spara i match-ball in faccia ai fotografi. Con Johnson dice Messina, coach Knorr, la Ranger è ancora più forte. Sono più ordinati e costanti senza rinunciare ad una giusta dose di fantasia e al contropiede. Johnson sa sia rallentare che passare velocemente. E soprattutto sa farsi sicuramente amare più dell'intrattabile Matthews. I compagni seguono questo leader riflessivo, obbediscono di buon grado, nota Gamba. Nella crema della classifica Messina e Sacco sono arrivati attraverso vie tattiche diverse, anzi opposte. Controllo assoluto, rinuncia ad ogni contropiede che non sia primario e difesa rabbiosa, il verbo del primo. Basket tutto di corsa a campo aperto, quello del secondo. In questa sfida ideologica sta sicuramente la partita di oggi. Che la Ranger abbia il secondo attacco dell'A1 e la Knorr la seconda difesa è una conferma dell'esattezza di questa chiave di lettura. E ritmi di un match prendono una piega all'ombra del canestro, dove nasce l'azione. È con Binelli e Johnson che proveremo a fare partita annuncia infatti Messina.

Gli accoppiamenti tra giganti saranno, nella scacchiera teorica: Binelli contro Thompson e Rusconi contro il Johnson bolognese. Ma anche se non si affronteranno direttamente, quella tra Binelli e Rusconi resta, se vogliamo, una partita nella partita più decisiva di altre. Nel basket azzurro hanno viaggiato su binari paralleli, trovando solo in questa stagione la completa maturazione. Come elegante attaccante, il bolognese, finalmente tranquillo, continuo e non più vuoto involucro di talentuosa tecnica. Come muscolare difensore, il concreto varesino, vero energumeno dell'area. L'uscita di Binelli dalla Nazionale, tre mesi fa, è coincisa con la consacrazione azzurra di Rusconi, primo stoppatore del campionato.

 

LA PRIMA VOLTA DELLA VIRTUS

di Flavio Corazza - La Stampa - 14/03/1990

 

Bologna, alla grande. Più di quanto non dica il punteggio: 79-74. La Virtus Knorr da ieri sera è tra le grandi d'Europa. Un traguardo storico, inseguito per anni e raggiunto grazie ad un grande campione, un exdrogato che ha saputo tornare sulla giusta strada e ieri sera è stato strepitoso, e a un playmaker di riserva. Bologna deve il suo primo trofeo continentale, la Coppa delle Coppe, ai numeri e al cuore di Michael Ray «Sugar» Richardson e all'eccezionale serata di Claudio Coldebella, 22 anni, un azzeccato acquisto dell'ultima estate per la squadra di Ettore Messina. Battere il Real Madrid, si diceva alla vigilia, di questi tempi non è una grande impresa. Le camisetas blancas quest'anno sono perseguitate dalla sfortuna. Dalla morte di Fernando Martin alle scelte degli americani, ai cinque infortuni pesanti di questa stagione. E invece al Palagiglio (7000 spettatori, tra cui 500 madrileni, 180 milioni d'incasso) non è stato facile domare una squadra che, alle spalle, aveva il consueto orgoglio e l'esperienza di diciassette finali europee in trent'anni.

Merito di Richardson e Coldebella, si diceva, il play italiano, cresciuto nel fertile vivaio mestrino, è stato gettato nella mischia da Messina a metà del primo tempo, quando Knorr e Real si fronteggiavano con un divario massimo di un paio di punti e i bolognesi avevano non poche difficoltà (soprattutto Brunamonti) ad arginare i furetti madrileni, Frederich, Anderson e soprattutto Llorente, che infilavano canestri su canestri in micidiali contropiede. L'entrata di Coldebella creava nuovi spazi per capitan Brunamonti, che tornava ad essere la stella di prima grandezza che tutta Europa conosce. E nella ripresa la riserva ha sostituito il play titolare infortunato, senza che nessuno se n'accorgesse. Il fuoriclasse nero invece ha avuto il merito di tenere a galla la barca bolognese, da solo, nel momento decisivo del match. «Sugar», in un crescendo mozzafiato, ha segnato nove punti di fila tra il 7' e il 10' del primo tempo, facendo volare la Knorr, rimontando da 13-18 a 22-18. Poi, nella ripresa, «Zucchero» ha fatto di tutto: ha stoppato, recuperato palloni, catturato rimbalzi e soprattutto ha fatto saltare il sistema nervoso dei madrileni. Insomma, «Sugar» è stato immenso, l'autentico leader di questa Virtus che ha trascinato all'entusiasmo i suoi tifosi, Gigi Maifredi in testa, avvolto in un (profetico?) bandierone bianconero...

Messina, all'inizio, era partito con il solito quintetto: Brunamonti, Richardson, Binelli, Johnson e Bon. Dall'altra Karl (che a Madrid ha pronte le valigie, anche se Mendoza dovrà pagargli i 210 milioni pattuiti per l'ingaggio del prossimo anno) aveva risposto con Llorente, Anderson, Romay, Frederick e Martin. Con i nervi a fior di pelle (primo canestro, di Romay, su tiro libero dopo 2'06") i due quintetti cercano il loro gioco preferito: contropiede madrileno, con decine di improvvisi cambi di difesa, gioco più ragionato bolognese, con Brunamonti in difficoltà. Poi lo show di «Sugar» e l'entrata di Coldebella... e la Knorr vola. I bolognesi non si faranno più raggiungere, amministrando saggiamente anche nella ripresa il vantaggio. Alla fine, poi, le gambe tremavano. Il coro dei 6500 («Campioni, campioni») si levava altissimo, e centrare il canestro diventava sempre più difficile. Per questo i 5 punti di divario finali non corrispondono all'esatto andamento del match. Ma non importa: il Real, questo Real da rifondare, forse non meritava una lezione più severa. E alla Virtus bastava tornare a Bologna con quella Coppa Coppe (che probabilmente significa anche il rinnovo della sponsorizzazione Knorr per un miliardo), la prima, da chiudere in bacheca. I madrileni, in fin dei conti, ne hanno già quattordici...

'LA MIA KNORR COL SAIO'

di Walter Fuochi – La Repubblica – 15/03/1990

 

In cima all'Europa al primo colpo, padrone della Coppa che tanti maghi bruciati dall'impietosa panchina della Virtus avevano visto soltanto da lontano. Ci sarebbe da scoppiare d'allegria, invece Ettore Messina, 31 anni di pacate, perfino un po' cupe, certezze, non toglie da sotto la giacca il saio della Virtus francescana.

Non è mai stata una strategia per camuffarci, è vero semplicemente che non ci riteniamo i migliori. Però, giocando con la testa, applicandoci e facendo gruppo, abbiamo scalato montagne che per molti erano insuperabili. Di questo sono felice, anche se avevo la lacrima in agguato prima della finale, agli inni nazionali, e non dopo.

Un anno soltanto per vincere. Prima la Coppa Italia a Forlì, poi la Coppa delle Coppe a Firenze, e quasi un sospetto, ora, che la Knorr debba arrivare dappertutto: anche allo scudetto, magari ripresentando fra un mese, fresco e lucido, Brunamonti. Da ieri il capitano ha una caviglia ingessata, unico boccale di veleno nella notte di Firenze illuminata dalle magie di Richardson. E proprio da Sugar, eroe per tanti notti, parte il replay di Messina.

Un giorno, in ritiro a Folgaria, giocammo a calcio. Richardson non sapeva neppure cosa fosse, infilò un gol per caso, lo vedemmo strafelice. Mah, mi chiesi, sarà sempre così, lui che l'anno scorso giocò bene molte partite, ma troppo da solo alcune altre? La squadra sulla carta era più debole. Però io speravo, anche con immodestia e incoscienza, che lavorando un po' sulla tattica si potesse far qualcosa. L'uomo-chiave, all' inizio, era Bon: veniva dall'A2, era un rebus. Gli dissi che sarebbe entrato in quintetto, e magari l'immediato infortunio di Sylvester gli allargò la strada, togliendogli lo stress di dover lottare per il posto. Ingranò forte in precampionato e per noi fu una certezza in più. Se controlliamo il ritmo e rafforziamo la difesa, dissi ai giocatori, possiamo crescere. Ci siamo riusciti: adesso sappiamo che, dopo un'azione dura in retroguardia, girare la palla 20 secondi in attacco, prima di tirare, è anche un modo per prender fiato. L'Europa era il traguardo principale. Primo, perché la Virtus non aveva mai vinto niente. Secondo, perché in campionato ci sono squadre più forti. Pareva anche una Coppa facile, con formazioni impoverite. Ora non la sento come una Coppa minore: vincere a Kaunas, resistere a Salonicco, battere questo Real orgoglioso, ricco di velocità, se non di talento, è stato duro e importante. A Firenze mi son sentito sicuro solo a un minuto dal termine. Finora abbiamo vinto tanto, ma io ho capito che eravamo forti dopo una sconfitta. In casa con Cantù, un peccato di presunzione. Ero nero, tutt'Italia parlava bene di noi, quel sabato in tv facemmo pena. Ne parlammo, iniziò il decollo. Un altro segnale lo diede Brunamonti, prima di Roma. Lui parla poco, non si sbilancia, ma sentirlo dire in un'intervista a Roma "voglio vincere, non mi basta giocar bene", fu un botto: pareva D'Antoni. Infine, è stata importante la Coppa: in Europa fai esperienze serrate, preziosissime. Un bel passo avanti l'abbiamo fatto sconfiggendo il pessimismo, una malattia storica, a Bologna, dopo tante stagioni deludenti. Vincevamo e la gente chiedeva: fino a quando avrete benzina? Io so questo: che quando vinci fai un altro pieno. Ora dobbiamo bilanciare l'ottimismo, non sentirci padreterni. I due traguardi centrati non ci sgonfieranno: tutti i giocatori hanno fame di vittorie, dagli esordienti ai big. Richardson aveva attraversato l'Nba da stella, non da vincitore, ed è quello che trascina tutti. Per me non è cambiato nulla. È vero, rido poco. Sono pessimista nella vita, ma quando vado in panchina sono sempre fiducioso nella squadra. Un primo anno così non me l'aspettavo; oltre le previsioni, assieme ai risultati, è andato anche il rapporto coi giocatori. Non pensavo potesse essere così sincero e sereno. Mi hanno aiutato, devo ringraziarli per avermi ascoltato quando i momenti negativi m'imponevano di alzare la voce. Hai voglia di dire la leadership, ma se quando tu parli Brunamonti e Richardson scuotono la testa sei nudo davanti a tutti, non hai credibilità, né per la gente né per i tuoi giocatori.

CANESTRI E CAZZOTTI, FOLLIE DA PLAYOFF

La Stampa - 10/05/1990

 

Esplode la follia da playoff. Martedì è stata una notte di cazzotti e canestri come mai, per fortuna, questa era accaduto. I tempi delle monetine che decisono scudetti e degli assalti ai palazzi del basket sembravano dimenticati. E invece adesso, nel momento più avvincente della stagione, ecco che due teppisti di Cantù lanciano sassi contro il pullman dei tifosi di Torino e feriscono una ragazza alla testa e un centinaio di scalmanati invade il parquet di Caserta e viene alle mani con i giocatori ospiti.

Il giudice sportivo, per fortuna, ha risposto come doveva: tre giornate di squalifica al campo di Caserta (che giocherà fuori casa la semifinale con Pesaro), tre giornate a Esposito (Phonola) e Richardson (Knorr), una a Silvester (Knorr) e Pasquali (vice allenatore Knorr), Marcelletti (coach di Caserta) deplorato. Il giudice, nel dispositivo, spiega che la squalifica del campo è stata decisa per l'invasione del terreno e per l'aggressione ai giocatori e a un arbitro (colpito da un calcio). Knorr e Phonola, già ieri sera, hanno fatto ricorso.

Ricostruire la rissa del PalaMaggiò non è facile, Caserta e Bologna l'hanno vista in modo diverso. Alcuni fatti sono certi: Clemon Johnson ha ricevuto un colpo in testa mentre stava raggiungendo gli spogliatoi. Ha perso conoscenza, ha avuto conati di vomito, vertigini ed è stato portato all'ospedale. La Tac ha evidenziato il trauma cranico ma escluso complicazioni e il giocatore, nella notte, è stato trasferito a Bologna. Ora è a casa. Renato Pasquali, vice di Messina, ha ricevuto un pugno in faccia da Esposito e forse ha reagito. Mike SIlvester è venuto alle mani con alcuni tifosi casertani, ma se l'è cavata bene: un suo pugno ha ferito alla tempia un ispettore di polizia.

Il giorno dopo la vergognosa rissa ha un seguito velenoso. Spiega Franco Marcelletti, tecnico Phonola: "In campo c'era il tipico clima da playoff, partita maschia ma corretta. Poi c'è stata l'invasione, i tifosi volevano festeggiare. E Silvester, non so perché, si è attardato in panchina. Gli ho urlato di uscire ma non mi ha riconosciuto. C'è stata una scintilla fra lui e i tifosi, ed è scoppiata la rissa con il ritorno di Binelli e Clemon Johnson per difenderlo". Ancora furibondo e pieno di rabbia, da Bologna risponde Ettore Messina: "Scandaloso, siamo usciti fra gli applausi a Salonicco dopo aver eliminato la squadra di casa, e ci picchiano a Caserta, dopo una sconfitta. Ha ragione Bianchini che vorrebbe tornare a giocare al Flaminio: le intimidazioni pagano sempre. Loro sostengono che l'invasione è stata una legittima esplosione di gioia, ma come la mettiamo col colpo di spranga a Johnson? E il pugno in faccia a Pasquali? A Caserta finisce spesso così, in confronto il campo di Livorno sembra un salotto...".

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Il programma della trasferta a Salonicco per il ritorno della semifinale di Coppa delle Coppe (foto fornita da Daniela Ballotta)

LA COPPA DELLE COPPE DELLA VIRTUS, BRUNAMONTI; "LÌ NACQUE BASKET CITY"

di Daniele Labanti - corrieredibologna.it - 12/03/2015

 

Dove eravate il 13 marzo 1990? La domanda è ovviamente per i tifosi virtussini: impossibile non vi ricordiate esattamente dove eravate quel martedì, quando la Knorr tornò in una finale europea dopo la famigerata sera di Strasburgo del 1981. A Firenze si giocava la finale di Coppa delle Coppe contro il Real Madrid: ci sarebbe voluto uno stadio, per contenere tutti i bolognesi pronti a partire. E qui inizia la storia…

A Firenze erano circa settemila. Macchinate, treni speciali, carovane di ogni tipo. Erano altri tempi. La Virtus stava tornando grande e il capitano di quella squadra era Roberto Brunamonti, che durante la gara si gira la caviglia destra e son dolori. Si giocava alle 18.30, per i poveri sfigati – tipo chi scrive – senza biglietto, c’era solo la radio. La tv riverserà immagini eroiche tra Rete 7 e Capodistria, ma a gara conclusa. Avrei dato qualsiasi cosa per essere a Firenze. Anche perché le emozioni che si vivevano erano queste…

“I nostri tifosi arrivavano da tutte le parti, con ogni mezzo. Eravamo al palazzetto di Firenze che ancora non si chiamava Mandela Forum, ma sembrava di essere in piazza Azzarita. Non eravamo partiti per vincere la Coppa delle Coppe, avevamo una squadra giovane e rinnovata. Ma quella sera c’era un’aria particolare, la gente bramava un successo europeo e c’era un clima incredibile, i tifosi ci trascinarono a battere il Real Madrid”

Lo racconta, venticinque anni dopo, Roberto Brunamonti. Il capitano che rimase a terra con una caviglia slogata, che venne portato in panchina in braccio da Gus Binelli, che rappresentava la Virtus da cima a fondo.

“Fu una vittoria che cambiò le carte in tavola nel nostro basket e nel percorso della Virtus. Stavamo tornando in alto ma non avevamo la considerazione di altre big di quegli anni, club che magari spendevano molto più di noi. Cercavamo una vittoria che ci accreditasse e quel passo fu importante. I tifosi ricordavano ancora Strasburgo o la finale di Coppa delle Coppe contro Cantù, c’era sempre qualcosa che andava storto quando arrivavamo in finale”.

 

Nel 1990 la storia la cambiaste voi.

“Giocammo contro grandi squadre come lo Zalgiris e ricordo benissimo la semifinale col Paok. Era uno squadrone, in casa vincemmo di venti ma il palasport di piazza Azzarita era pieno di tifosi greci. Passare quel turno, tenendo il divario nella trasferta a Salonicco, ci diede spinta e forse anche consapevolezza”.

Qual è il primo ricordo di quel martedì 13 marzo?

“Che non mi volevano fare entrare. Anzi, non ci volevano fare entrare. Arrivammo al palasport col pullman e la squadra andò verso l’ingresso degli atleti. Io e Ettore rimanemmo a parlare e ci attardammo. All’ingresso ci dissero: “E voi dove credete di andare”. Io non ero altissimo, Ettore era al primo anno come capo allenatore. Insomma, non ci credevano che eravamo il capitano e il coach della Knorr. Alla fine qualcuno ci venne a prendere e riuscimmo a entrare. Diciamo che in quel modo rompemmo il ghiaccio con la tensione della finale”.

Dentro, c’era il Real Madrid.

“Squadra incredibile, il club più titolato in Europa. Ma se devo dire che lo temevamo, dico di no. La nostra giovane età forse portava con sé un po’ d’incoscienza: giocavamo benissimo in quei mesi, Richardson stava facendo vedere una pallacanestro eccellente, era continuo, coinvolto, determinato. Non avevamo paura di nessuno”.

Squadra incosciente, tifoseria trascinante: connubio perfetto.

“Per noi era un anno zero, Messina era giovanissimo e debuttava come coach, erano partiti dei veterani come Renato Villalta e Marco Bonamico. Lungo la strada però capimmo il nostro valore, Ettore fu bravissimo perché entro subito in sintonia con il gruppo e riuscì a tirare fuori il meglio da ognuno di noi: il materiale che aveva a disposizione era perfetto per sviluppare il suo concetto di pallacanestro. Vincere contro Kaunas e Paok, e anche battere il Messaggero in Coppa Italia, ci aveva caricato e dato credibilità. Avevamo attraversato l’inferno di Salonicco, cosa poteva succederci? Bologna voleva una coppa europea e quella Knorr era una squadra in grande fiducia”.

Poi la sua caviglia fa crack…

“Sul momento egoisticamente pensai che non potevo essere in campo proprio nel momento cruciale della partita. Poi realizzai che avevamo lavorato sei mesi per essere lì, in finale contro il Real Madrid, avanti nel punteggio, e questo episodio poteva in qualche modo rovinare tutto e minare la fiducia della squadra. Così cercai di fare il tifo e tenere tutti tranquilli, ma in realtà non ce n’era bisogno perché entrò Claudio Coldebella e giocò benissimo, Sugar era straordinario e la squadra andava alla grande. Quella coppa non poteva scapparci ancora dalle mani. Eravamo giovani, ma tutti sapevano cosa fare alla perfezione”.

I minuti decisivi Roberto se li è visti dalla panchina. Dura eh?

“Sapevo di non poter essere utile se non sostenendo i compagni. In campo sfoghi la tensione, lì a fare il tifo te la tieni tutta addosso. Ma giocavamo veramente bene, meritavamo di vincere. Eravamo tutti consapevoli, come i settemila nostri tifosi, che stava per accadere qualcosa di storico”.

Venticinque anni dopo, quale aneddoto della festa non è stato ancora raccontato?

“Ah questo lo dovete chiedere a Richardson, anche perché mentre gli altri festeggiavano io ero all’ospedale a fare le radiografie. Ma credo che quel giorno sia stato un giorno determinante per creare la Basket City che abbiamo vissuto negli anni successivi. Lì quella scintilla ha infiammato la città, ricordo gli occhi della gente, l’entusiasmo delle settimane successive. Avevamo svoltato, gli sforzi che la società aveva fatto avevano trovato i frutti. Stava nascendo la grande Virtus e devo dire che il trait d’union fu Roberto Dorigo: su quei successi costruì un enorme risalto mediatico, si legò visceralmente al club e dopo le vittorie con la Knorr arrivarono quelle con la Kinder. Fu una vittoria pesante, ero il capitano di quella squadra e oggi, venticinque anni dopo, la ricordo con affetto sapendo che quella prima coppa europea fu il primo successo di una lunga serie”.

Brunamonti a terra subito dopo l'infortunio nella finale di Coppa delle Coppe

30 ANNI DOPO LA COPPA DELLE COPPE

di Ezio Liporesi - Corriere dello sport - Stadio - 13/03/2020

 

Dopo quattro stagioni trascorse senza rimpinguare la bacheca, il 6 aprile 1989 la Virtus vince la Coppa Italia, che le dà diritto a partecipare alla Coppa delle Coppe della stagione successiva. Nell'estate 1989 partono due antiche colonne, Renato Villalta e Marco Bonamico, che avevano sfiorato il successo europeo due volte, nella Coppa delle Coppe 1978 e nella Coppa dei Campioni di tre anni dopo. Vengono confermati giocatori di sicuro affidamento, Richardson, Johnson, Brunamonti, Binelli, Gallinari e Sylvester, cui vengono affiancati Claudio Coldebella, promettente playmaker che può garantire fin da subito supporto a Brunamonti e Richardson, e Lauro Bon, già martellatore di canestri in serie A2. Soprattutto c'è un cambio alla guida tecnica: l'allenatore Bob Hill firma per Indiana e al suo posto viene promosso Ettore Messina, già vice dal 1983/84. La squadra procede bene in Coppa Italia, in campionato e anche in Coppa delle Coppe. In particolare, in quest'ultima, dopo aver passato il turno preliminare, vince il girone A con cinque successi in sei gare e approda alle semifinali, dove trova il Paok Salonicco. L'andata si gioca a Bologna il 20 febbraio, con una Virtus particolarmente euforica: negli ultimi 9 giorni ha battuto la capolista Varese, si è aggiudicata la Coppa Italia nella Final Four di Forlì, battendo di nuovo i varesini e l'ambizioso Messaggero Roma, poi ha sbancato Milano. La gara con i greci è nervosa: a 5 minuti dalla fine il punteggio è 58-52. Qui cominciano i 5 minuti finali in cui la Virtus realizza un parziale di 19-5 che diventa un 12-2 negli ultimi due minuti e mezzo; con i bianconeri trascinati da un maestoso Brunamonti, che alterna tiri dalla distanza a penetrazioni, a palle rubate, da un Bon dalla mano torrida, da uno Sugar carico di energia, da una difesa indemoniata, protetta sotto canestro dalle torri Johnson e Binelli. I greci sono storditi, a 30 secondi dalla fine, sul più quindici Knorr, rinunciano ai liberi, accontentandosi del passivo, ma i bianconeri infieriscono, guadagnando altri punti e sulla sirena, in un palazzo estasiato, il tiro di Brunamonti suggella il suo ventesimo punto ma anche il più venti Virtus, con tutto il quintetto in doppia cifra. C'è naturalmente molto ottimismo per la gara di ritorno a Salonicco. Un maestoso Richardson ne segna 35 nella bolgia greca e permette ai suoi di contenere la sconfitta, 100-94. Il biglietto per la finale del 13 marzo a Firenze è staccato. Si tratta della terza finale europea delle V nere, dopo le due citate, perse, rispettivamente, per due e un punto. Si gioca in Italia, a 100 chilometri da casa e contro un Real Madrid bersagliato dalla sfortuna: in dicembre è deceduto Fernando Martin e non c’è per infortunio il russo naturalizzato Biriukov. È quindi una grande occasione per le V nere che possono finalmente aggiudicarsi il primo trofeo europeo; d'altra parte c'è anche una grande pressione, dovuta all'attesa dell'evento e il Real è pur sempre la squadra detentrice del trofeo e con una bacheca ricchissima di trofei europei. Treno speciale di tifosi da Bologna, in tribuna Lucio Dalla, Gigi Maifredi, con Fabio Poli e il mitico Villa. Si gioca in una bolgia bianconera, ogni canestro della Knorr è accompagnato da una marea montante di tifosi e vessilli che si alzano. Partono meglio gli iberici, poi la Knorr viene fuori e chiude il primo tempo 48-37. Dopo 2'20" della ripresa, sul più tredici, s'infortuna Brunamonti che viene portato fuori a braccia. Coldebella, entrato al suo posto sfodera una gara da veterano, segnando tra l'altro la tripla del più 17. Sulla rimonta spagnola, sul più otto, Bon segna in gancio, Gallinari, sul più sette, realizza un tap-in fondamentale, così la Virtus riesce a ripartire, per poi conservare cinque punti di vantaggio alla sirena, 79-74, portando la prima coppa europea nella bacheca virtussina. La copertina è per Richardson, una presenza costante nel match, 29 punti, 8 su 14 da due e 4 su 8 da tre, 7 rimbalzi; subito dopo citazione per Coldebella, che ha disputato una finale da veterano, mettendo anche a segno 16 punti. Miglior rimbalzista Johnson con 10. Ecco i punteggi dei bolognesi: Coldebella 16, Richardson 29, Johnson 8, Bon 9, Binelli 9, Brunamonti 4, Gallinari 4, M. Romboli, Tasso, Righi. In una panchina, che per tutta la gara ha accompagnato con calore il quintetto bianconero in campo, in borghese c'è anche Mike Sylvester, fuori per infortunio da novembre. Festa negli spogliatoi e anche fuori, dove spuntano le magliette dedicate all'evento, ottimisticamente pronte ben prima della palla a due iniziale. Dalle rive dell'Arno a Piazza Maggiore, un simbolico cordone di sciarpe bianconere, una magica notte per la prima conquista europea della Virtus.

BOTTI DI FINE ANNO

Virtus - Pesaro: il 30 dicembre 1989 va in scena Knorr-Scavolini. I marchigiani partono meglio, ma alla lunga Richardson e le V nere prendono in mano la partita.

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 30/12/2020 (Il giornale non uscì)

 

Il 30 dicembre 1989 è in programma in serata Virtus Knorr - Scavolini Pesaro. Le V nere sono reduci dal derby vinto due giorni prima di Natale. Ultima partita di andata e dell’anno solare in una Bologna dalla temperatura gelida e ancora sotto choc per quanto era avvenuto nel pomeriggio: al Dall'Ara la Roma ha raggiunto il Bologna al minuto ottantanove con Rizzitelli, impattando l'autorete di Nela giunta su cross di Stringara, ma la partita si è giocata in un clima surreale di grande preoccupazione: dopo pochi minuti il giocatore della Roma Lionello Manfredonia è stramazzato a terra, all'interno della propria aerea sotto la tribuna in seguito ad un arresto cardiaco. Solo il pronto intervento dei sanitari, dei massaggiatori delle due squadre, la presenza del defibrillatore a bordo campo e l'altrettanto solerte trasporto all'Ospedale Maggiore, dove è giunto in sette minuti, ha scongiurato il peggio. Dopo alcuni giorni di coma Lionello si risveglierà e sarà finalmente dichiarato fuori pericolo. Al Palazzo dello Sport il clima era più caldo, ma la tensione era ancora viva, soprattutto per i molti che nel pomeriggio avevano assistito alla drammatica scena allo stadio. Venendo al basket giocato, i botti di fine anno li spara Richardson con 33 punti (10 su 19 da due, 3 su 4 da tre e 4 su 8 in lunetta), 12 rimbalzi e 6 recuperi; buone anche le prove di Johnson, 13 punti e 14 palloni catturati sotto i tabelloni, e Brunamonti, 14 punti e 6 rimbalzi. Parte meglio Pesaro che va anche a più cinque; la prima parte dell'incontro è una sfida Sugar - Daye, rispettivamente tredici e dodici punti nei primi dieci minuti. Messina, alla sua prima stagione da capo allenatore, avvicenda Johnson prima con Gallinari e poi con Righi, per provare una box and one, nel tentativo di limitare l'americano della Scavolini. Al dodicesimo Brunamonti firma il sorpasso, poi Binelli da una parte e Cook dall'altra vanno in panchina gravati di tre falli. Rientra Johnson che segna cinque punti importanti sul finire del tempo. Dopo una prima frazione scoppiettante, terminata 49 a 45 (vantaggio limitato dai molti liberi falliti dai bianconeri), con ventuno punti di Richardson, una ripresa più tattica. Scariolo inserisce nel quintetto di partenza Boesso, già autore di due triple nella seconda parte del primo tempo (dodici punti in sedici minuti al termine). Brunamonti e Richardson portano la Virtus al massimo vantaggio, 56-45. Pesaro si mette a zona e segna otto punti consecutivi, poi con un parziale di 2-14 alimentato da Daye (ventotto punti) e Cook (dieci punti) va avanti, 62-65 a metà ripresa. Messina prova la triangolo e due: la nuova difesa funziona, Bon, fin lì impreciso (alla fine 3 su 11 dal campo e 1 su 3 ai liberi), produce una serie di canestri e le V nere tornano avanti 77-71. Bologna allunga fino a più dieci e vince 87-78. Si concludeva così un anno che aveva riportato la Virtus a conquistare un trofeo, la Coppa Italia, e a riproporla in semifinale playoff: entrambe le cose mancavano da quattro anni. Se ne stava per aprire un altro, però, altrettanto proficuo. Nel 1990, infatti, Le V nere si confermarono vincitrici nella Coppa nazionale e vinsero la loro prima coppa europea, la Coppa delle Coppe, il 13 marzo a Firenze, contro il Real Madrid.

QUANDO BINELLI SALÌ IN CATTEDRA

La quarta Coppa Italia
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 11/02/2021

 

Il confermato Bob Hill non torna dall’America, dove firma per Indiana ricominciando una carriera NBA che durerà per qualche anno con buoni risultati; a Bologna, però nessuno si dispera, in fondo l’occasione è propizia per promuovere capo allenatore Ettore Messina, che dopo una felice attività nelle giovanili, abbinata al ruolo di vice, di fianco a Bucci, Gamba, Cosic e allo stesso Hill, è pronto per il grande salto. E, in effetti, quella Virtus senza più i senatori Bonamico e Villalta, con qualche forza fresca, come Coldebella e Bon, affiancata ai confermati Richardson, Johnson, Sylvester, Brunamonti, Binelli e Gallinari, fa subito ottime cose, vince Coppa Italia e Coppa delle Coppe e fa molto bene anche in campionato, prima di pagare caro l'infortunio di Brunamonti. Quel primo trofeo di Messina capo allenatore, la Coppa Italia, fu un crescendo che merita di essere rivissuto. La fase preliminare, in programma tra il 12 settembre e il 26 ottobre, è strutturata a gironi di quattro squadre. Nella prima giornata Brunamonti, capitano da questa stagione, con 22 punti trascina i suoi al successo contro Reggio Emilia, mentre una settimana dopo sono Richardson con 28 e Binelli con 27 a dominare nella larga vittoria 103-75 a Gorizia. Nel frattempo inizia (bene) il campionato, poi si torna alla Coppa battendo Fabriano con Bon top scorer con 22 punti; arriva la vittoria 95-94 a Reggio Emilia con il capitano in evidenza, autore di 27 punti. Nella vittoria contro Gorizia Sugar ne fa 33 e Coldebella tocca quota 22. Cinque vittorie non bastano per la qualificazione: a Fabriano la gara decisiva. I marchigiani tallonano i bolognesi a due lunghezze e quindi bisogna difendere gli otto punti di vantaggio ottenuti nel turno di andata. Johnson è a mezzo servizio, ma Righi lo rimpiazza al meglio segnando 14 punti, un punto lo segna anche Tasso; Richardson con 27 punti e Brunamonti con 24 sono gli altri due protagonisti, ma quando i padroni di casa stazionano su un vantaggio superiore a 10 punti sembra tutto finito. Nel finale il carattere dei bolognesi viene fuori e la Virtus chiude perdendo di otto punti; a questo punto a decidere è la differenza canestri totale, che premia i bianconeri, che così allo spasimo si qualificano per il turno successivo.  A Forlì, il 14 novembre, nei quarti di finale di Coppa Italia la coppia americana, 25 punti a testa, garantisce un brillante successo con 12 punti di scarto che ipoteca la qualificazione alla Final Four. Poco più di un mese dopo un insolito pareggio nel ritorno, 83-83, con 20 punti di Sugar, porta la Virtus alla Final Four in programma a febbraio a Forlì. La semifinale è contro Varese, sconfitta dalle V nere per 90 a 89 in campionato tre giorni prima a Bologna, dove la squadra lombarda si era presentata come una delle due capolista. La Virtus parte 11-2 con 7 punti di Bon, poi la partita torna in equilibrio, spezzato nel secondo tempo quando il punteggio è in parità da un parziale di 9-0 per le Vu nere sulle ali di un Sugar (25 punti) ispirato e di una zona 3-2 indigesta per la Ranger; la Virtus poi controlla, ma a 1’e 30” dalla fine i lombardi arrivano a meno 5 e qui ancora una tripla di Sugar manda la Virtus in finale. Finisce 78-74. Binelli con 6 su 8 e 10 rimbalzi e i due americani sugli scudi. Il giorno successivo di fronte ai bianconeri il Messaggero, già sconfitto due volte in campionato. Partita inizialmente in bilico poi sul 30-33 al 13’ un Brunamonti imprendibile per i romani realizza undici punti filati e la bomba sulla sirena di Richardson manda la Virtus al riposo sul più 9. Nella ripresa la Knorr incrementa il vantaggio fino al più 14, poi i romani provano a rientrare ma sul 75-71 emerge Clemon, poi segna la sua prima tripla Bon ed è 80-71, l’ultimo sigillo è di Sugar per il 94-83. I fattori decisivi sono l’autorità di Binelli, 17 punti, protagonista soprattutto nel primo tempo e all’inizio della ripresa, la classe di Sugar, 24 punti di cui 18 nella prima parte; la concretezza di Johnson soprattutto nel finale del primo tempo e in tutta la ripresa, autore di 17 punti, ma soprattutto artefice prima di un rimbalzo d’attacco, poi di un canestro dopo una serie di palloni persi e rubati, quando la Virtus nel finale faceva fatica a trovare punti; il cuore, la grinta, il coraggio, la voglia e la precisione di Brunamonti, che si mette in moto tardi, ma poi segna 15 punti consecutivi, chiude il primo tempo a 17 e ancora nella ripresa segna panieri fondamentali per i suoi e chiude a quota 29; non vanno dimenticati un canestro importante di Coldebella in piena rimonta romana, una tripla e una schiacciata di Bon nella ripresa, in una serata infelice per lui al tiro nel suo vecchio palazzetto, l’applicazione difensiva di Gallinari. Ottime le percentuali: fantastiche quelle del capitano, 29 punti, 5 su 7 da 2, 4 su 5 da 3 e 7 su 7 ai liberi; molto bene anche Sugar, 24 punti, 4 su 5 da due punti e 5 su 8 da tre, più 5 rimbalzi e 4 recuperi; nei 26 minuti giocati, limitati dai falli Binelli ha 17 punti, 8 su 10 da due e 1 su 1 dalla lunetta, con anche 8 rimbalzi; 17 anche per Clemon Johnson, 6 su 10 da due, 5 su 6 ai liberi e 13 rimbalzi; In quattro producono 87 dei 94 punti bolognesi. In totale 25 su 40 da due punti e 10 su 19 da tre. La Virtus conferma così il successo dell’anno precedente, la quarta Coppa Italia è in bacheca.

VACANZE ROMANE

di Ezio Liporesi - Cronache Bolognesi - 02/07/2021

 

24 settembre 1989, domenica. Ho finito il CAR a Viterbo il sabato e mi hanno detto di presentarmi il giorno dopo al 70° Stormo di Latina. Arrivo presto la mattina, ma nessuno mi aspetta, pochissimi sono nella base, mi dicono di ritornare l'indomani. Non me lo faccio dire due volte e prendo il treno per Roma. Arrivo in una capitale ancora vuota e soleggiata, la giro in lungo e in largo, ammirando quelle bellezze illuminate dalla luce speciale di un'estate appena conclusa. Il pomeriggio, dopo qualche pizza al taglio non disprezzabile, la mia radiolina diventa uno strumento d'imprescindibile compagnia, Tutto il calcio minuto per minuto scandisce le vicende di Bologna - Genoa. Passo davanti a un bar, entro attratto dall'inconfondibile rumore dei motori: la Ferrari di Berger vola verso il trionfo nel Gran Premio di Portogallo, passato alla storia perché l'altro ferrarista Mansell non si arrestò alla bandiera nera (aveva messo la retromarcia durante un pit-stop) e rimase in pista toccandosi con la McLaren di Senna ed escludendo Ayrton dalla gara e dalla possibilità di raggiungere in classifica il compagno di squadra Prost. La pur effimera vittoria della rossa di Maranello mantenne il mio morale alto, ma volò alle stelle quando in sovraimpressione comparve il vantaggio del Bologna a otto minuti dal novantesimo, grazie a una rasoiata di Renato Villa. Il mitico mi aveva già fatto felice diciotto giorni prima: dopo avere pareggiato a Torino contro la Juve all'esordio in campionato (mentre io ero al primo giorno a Viterbo) e fermato l'Inter sul 2 a 2 alla seconda giornata, i rossoblù erano attesi a Udine da un'insidiosa trasferta infrasettimanale; Udinese in vantaggio e gara che volgeva mestamente al termine, mentre stavo uscendo con alcuni amici da una trattoria, ma la speranza era ancora legata ai miei auricolari e all'improvviso la mia bustina da aviere volò nella tiepida notte viterbese a festeggiare il gol del pareggio di Villa al minuto 89 (d'altra parte l'incredibile difensore, due anni prima, nella cavalcata verso la serie A, quando a Maifredi mancò il centravanti, schierò il mitico con il numero 9 contro la Triestina e Renato lo ripagò con un gol in tuffo da antologia). I miei commilitoni ancora ricordano quel gesto che, imparai molto più tardi, mi valse una delle due segnalazioni per cattiva condotta (c'è sempre un occhio che ci osserva...); l'altra fu molti mesi dopo, a Gaeta, prestando servizio al seggio elettorale, qualcuno mi vide (il solito occhio, o un altro, poco importa...) con l'immancabile radiolina. Quella volta stavo ascoltando Tuttobasket con il magnifico Sugar segnarne 46 contro Caserta in gara due dei quarti di finale. Torno però a quella domenica romana. Vissi con il patema gli ultimi minuti, poi la conferma: Bologna 1 - Genoa 0 e la squadra di Maifredi, ancora imbattuta, con otto punti dopo sei gare, il Bologna si trova con sole quattro squadre davanti, a soli due punti dalla vetta: Roma e Napoli 10, Juventus e Inter 8, Bologna con Milan e Sampdoria un gradino sotto. Ancora un po' di cammino per smaltire la tensione, poi con le prime avvisaglie della sera arriva anche Tuttobasket, per seguire le V nere all'esordio in campionato contro Napoli. L'annuncio del risultato del primo tempo mi lascia di ghiaccio: meno nove per i bianconeri. Richardson (28 punti), Brunamonti (17), Bon (16), Johnson (14), Coldebella (14) e Binelli (8), però trascinano la Virtus alla rimonta e alla vittoria per 97-87. La giornata finisce veramente in gloria. La gioia delle vittorie superava il rammarico di non poter essere stato presente, dal Dall'Ara al Palazzo dello Sport, come sempre nelle domeniche di "doppia". Assaporo ancora un po' la notte romana, poi prendo l'ultimo treno per Latina. Sceso dal treno, dopo una giornata intensa, mi sdraio sulla panca in legno della sala d'aspetto rivivendo con il pensiero le serene immagini della capitale in quella dolce domenica, mescolate alle gioie sportive che giungevano da lontano. Chiudo ogni tanto gli occhi poi alle prime luci dell'alba mi tiro su, un po' rattrappito ma ancora ebbro delle sensazioni del giorno prima. Dopo poco arriva il pullmino che porta alla base. Il tempo di salire e osservo visi stanchi, assonnati, tristi di chi ritorna dopo il weekend o, addirittura disperati di chi arriva per la prima volta. Deve stonare la mia aria felice, ma ho due grandi vantaggi: rispetto ai secondi, ho già fatto quel viaggio il giorno primo, non vado verso l'incognito, rispetto a tutti, ho vissuto una domenica indimenticabile. Annata sportivamente felice, con il Bologna qualificato per la Coppa Uefa e la Virtus trionfante in Coppa Italia e Coppa delle Coppe.

TRENTADUE ANNI FA FU PER TANTI UNA PRIMA VOLTA

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 24/09/2021

 

24 settembre 1989. Dopo le prime gare di Coppa Italia, la Virtus fa il suo esordio in campionato. La squadra è rinnovata, partiti due simboli come Bonamico e Villalta, sono arrivati Bon e Coldebella a completare una squadra che comunque conserva una sua ossatura di giocatori con una vasta esperienza, Richardson e Johnson, Gallinari e Sylvester, Brunamonti e Binelli. Nuovo anche l'allenatore, non c'è più Bob Hill, al suo primo anno di capo allenatore c'è Ettore Messina, che viene da molti anni di successi a livello giovanile e di apprendistato da vice, al fianco non solo del coach americano, ma anche di Bucci, Gamba e Cosic. Avversario dei bianconeri è la Paini Napoli degli ex Sbaragli, Ragazzi e Lenoli, che vanno tutti in doppia cifra, il primo con 10 punti, gli altri due con 15. Non sono i soli: Sunara fa 21 punti, Sbarra 13, McQueen 11. Napoli, soprattutto con questi sei protagonisti rende la vita difficile alla Knorr: all'intervallo partenopei avanti 43-52. La ripresa vede le V nere a briglia sciolta in attacco e arcigne in difesa. I bolognesi producono un parziale di 54-35 e vincono agevolmente 97-87. Il migliore realizzatore dei bianconeri è Richardson con 28 punti (per Sugar 7 su 13 da due, 3 su 5 da tre e 5 su 6 in lunetta, con anche 10 rimbalzi), poi Brunamonti 17, Bon 16, Coldebella e Johnson 14, per Clemon anche 12 rimbalzi. Andarono quindi in doppia doppia entrambi gli americani.

Virtus Knorr Bologna – Paini Napoli                                     97-87

Virtus: Brunamonti 17, Bon 16, Gallinari, Binelli 8, Righi, Coldebella 14, Tasso 0, M. Romboli 0, Richardson 28, Johnson 14.

Paini: Sbarra 13, McQueen 11, Verde, Morena, Lenoli 15, Dalla Libera 2, Fuss, Ragazzi 15, Sbaragli 10, Sunara 21.

JOHNSON SEGNA E SUGAR DIFENDE CONTRO CASERTA NEL 1989

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 19/11/2021

 

19 novembre 1989, arriva a Bologna per la decima di campionato Caserta per la rivincita delle tiratissime sfide della primavera precedente che hanno regalato alle Vu nere la Coppa Italia, al supplementare, e l’accesso alle semifinali, con  gara uno e gara tre vinte di un punto. Partita dominata dai lunghi bolognesi, 21 punti Johnson e 19 Binelli; buoni anche gli apporti di Brunamonti, 18 punti e Bon 15; Richardson (10 punti) si è rivelato per una volta più uomo squadra che realizzatore, marcando anche ottimamente Oscar ("limitato a 19 punti"). Partita caratterizzata dalle fughe della squadra di casa e dalle rimonte ospiti. Virtus subito avanti 18-9, però ha subito uno 0-10. Chiuso il primo tempo in vantaggio 55-48, le Vu nere hanno preso quattordici punti di vantaggio nella ripresa ma Caserta è rientrata nel finale a meno quattro sul 94-90, però i bolognesi tuttavia riescono a chiudere 96-90. In una domenica in cui il Bologna calcio batte il Verona con gol di Marronaro e raggiunge la terza piazza in coabitazione con Samp e Juve dietro Napoli e Inter (non succedeva da 23 anni), la Virtus fa altrettanto, sale a quattordici punti, sul terzo gradino della classifica, con Cantù e Livorno, dietro a Pesaro e Varese che si trovano a diciotto punti.

122 PUNTI CONTRO DESIO IL 14 GENNAIO 1990

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu- 14/01/2021

 

Il massimo punteggio realizzato dalla Virtus in una gara di campionato è 122 punti. Le Vu nere hanno toccato quella quota ben quattro volte: il 29 dicembre 1976 contro la Jollycolombani Forlì lasciata a 97; il 14 ottobre 1979 a Milano contro l'Isolabella, sconfitta 122-91; stesso punteggio anche contro Desio il 14 gennaio 1990; infine 122-89 l'11 febbraio 1996 contro la Viola Reggio Calabria. Nella gara di 32 anni fa contro Desio ben quattro giocatori bianconeri segnarono almeno 20 punti: Bon 24, Richardson 22, Brunamonti 21 e Binelli 20 (alla duecentesima gara in serie A). Completarono il ricco bottino Coldebella con 11, Tasso con 8, Righi con 7, Romboli con 5 e Johnson (infortunato) con 4. Non segnò alcun punto Gallinari. Per l'Irge, mai vittoriosa, inutili i 41 punti di McGee. Strepitoso il primo tempo delle Vu nere: 70 a 37. In una gara ufficiale il record fu in Eurolega il 10 ottobre 1991, Virtus Knorr Bologna – Aek Pezoporicos Larnaca terminò 124-74.

 

L'11 FEBBRAIO 1990 INIZIANO DIECI GIORNI CHE FRUTTANO CINQUE VITTORIE STORICHE

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 11/02/2022

 

Dopo l'ininfluente ultima vittoria del 6 febbraio 1990 nel girone di Coppa delle Coppe contro gli israeliani del Maccabi Ramat Gan, partita nella quale il migliore è Bon con 25 punti, l'11 febbraio arriva a Bologna una delle due capolista, la Ranger Varese, reduce da cinque vittorie filate; per la Virtus la possibilità, vincendo, di agganciarla essendo dietro di soli due punti. Inizia una dieci giorni che rimarrà nella storia. Parte forte Bologna, nonostante Binelli abbia subito problemi di falli, ma Gallinari non lo fa rimpiangere; al 6’ è 25-12, ma all’intervallo il divario è di soli 3 punti. Nella ripresa nuovo allungo della squadra di casa fino al più 14, poi un calo vistoso per gli uomini di Messina e a 1’e 30” dalla fine unico sorpasso varesino, 88-89. Dopo si registrano solo errori finché a 9 secondi dalla fine Binelli segna il canestro del 90-89 a cui fanno seguito solo proteste varesine per un presunto fallo sull’ultimo tiro degli ospiti. Richardson, 25 punti, Brunamonti, 22, e Johnson, 17, i migliori. Scocca l’ora della Coppa Italia, final four a Forlì. Semifinale nuovamente contro Varese; la Virtus parte 11-2 con 7 punti di Bon, poi la partita torna in equilibrio, spezzato nel secondo tempo quando il punteggio è in parità da un parziale di 9-0 per le Vu nere sulle ali di un Sugar (25 punti) ispirato e di una zona 3-2 indigesta per la Ranger; la Virtus poi controlla, ma nel finale a 1’e 30” dalla fine i lombardi arrivano a meno 5 e qui ancora una tripla di Sugar manda la Virtus in finale. Finisce 78-74. Binelli con 6 su 8 e 10 rimbalzi e i due americani sugli scudi. Il giorno successivo di fronte ai bianconeri il Messaggero, già sconfitto due volte in campionato. Partita inizialmente in bilico poi sul 30-33 al 13’ Brunamonti realizza undici punti filati e la bomba sulla sirena di Richardson manda la Virtus al riposo sul più 9; nella ripresa la Knorr incrementa il vantaggio fino al più 14, poi i romani provano a rientrare ma sul 75-71 emerge Clemon, poi segna la sua prima bomba Bon ed è 80-71, l’ultimo sigillo è di Sugar per il 94-83. I fattori decisivi sono l’autorità di Binelli, 17 punti, protagonista soprattutto nel primo tempo e all’inizio della ripresa, la classe di Sugar, 24 punti di cui 18 nella prima parte; la concretezza di Johnson soprattutto nel finale del primo tempo e in tutta la ripresa, autore di 17 punti, ma soprattutto artefice prima di un rimbalzo d’attacco, poi di un canestro dopo una serie di palloni persi e rubati, quando la Virtus nel finale faceva fatica a trovare punti; il cuore, la grinta, il coraggio, la voglia e la precisione di Brunamonti, che si mette in moto tardi, ma poi segna 15 punti consecutivi, chiude il primo tempo a 17 e ancora nella ripresa segna punti fondamentali per i suoi e chiude a quota 29; non vanno dimenticati un canestro importante di Coldebella in piena rimonta romana, una tripla e una schiacciata di Bon nella ripresa, in una serata infelice per lui al tiro nel suo vecchio palazzetto, l’applicazione difensiva di Gallinari. Ottime le percentuali: fantastiche quelle del capitano, 5 su 7 da 2, 4 su 5 da 3 e 7 su 7 ai liberi; molto bene anche Sugar, 4 su 5 da due punti e 5 su 8 da tre; nei 26 minuti giocati, limitati dai falli Binelli ha 8 su 10 da due e 1 su 1 dalla lunetta; in totale 25 su 40 da due punti e 10 su 19 da tre. La Virtus conferma così meritatamente il successo dell’anno precedente e in soli quattro giorni ha battuto due volte Varese e il Messaggero. Nella trasferta a Milano, paradossalmente, una Knorr che potrebbe denotare segni di stanchezza, vince con la freschezza atletica, trascinata da Brunamonti che tiene sempre alto il ritmo: a metà primo tempo sul 25-18 per la Philips, un parziale di 11-0 per i bolognesi, propiziato da Binelli e Richardson, ribalta l’inerzia e quando i padroni di casa rientrano grazie alla zona, Johnson, che giganteggia sotto le plance, riporta avanti la Virtus, spalleggiato ancora da Sugar che si scatena dopo un tecnico fischiato a Riva che commette così il suo quarto fallo; i bianconeri si trovano dunque all’intervallo avanti di 7. Nella ripresa cinque minuti di trance agonistica di Sugar portano le Virtus al più 11 al 6’, che lievita fino a più 18 al 14’ su una schiacciata di Johnson. A questo punto Milano tenta il tutto per tutto e arriva nel minuto finale a meno 3, ma la Virtus controlla e vince 98-91, trovandosi così al secondo posto, appaiata a Varese a due punti dalla capolista Pesaro. Passano due giorni e altro match clou, semifinale di andata di Coppa delle Coppe contro il Paok Salonicco. Subito 18-7 Virtus, ma il primo tempo finisce 36-32, dopo un insolito libero annullato a Stavropoulos, il greco temporeggia prima di tirare protestando, volendo rinunciare al tiro per avere la rimessa, finisce così sanzionato per infrazione di 5 secondi. All’inizio della ripresa il Paok impatta, ma qui un parziale di 10-1 rilancia i bolognesi; gli ellenici rientrano ancora a meno 5, sul 48-43. Un canestro di Johnson porta i suoi sul più 11, massimo vantaggio, ma il Paok non ci sta e torna a meno 6 con una bomba di Prelevic: 58-52. Qui cominciano i 5 minuti finali in cui la Virtus realizza un parziale di 19-5 che diventa un 12-2 negli ultimi due minuti e mezzo; con i bianconeri trascinati da un maestoso Brunamonti, che alterna tiri dalla distanza a penetrazioni, a palle rubate, da un Bon dalla mano torrida, da uno Sugar carico di energia, da una difesa indemoniata, protetta sotto canestro dalle torri Johnson e Binelli. I greci sono storditi, a 30 secondi dalla fine, sul più 15 Knorr rinunciano ai liberi, accontentandosi del passivo, ma i bianconeri infieriscono, guadagnando altri punti e sulla sirena, in un palazzo estasiato, il tiro di Brunamonti suggella il suo ventesimo punto ma anche il più 20 Virtus, che rende molto ottimisti per la gara di ritorno a Salonicco. Tutto il quintetto in doppia cifra, oltre al citato capitano, 20 punti anche per Bon, 13 per Binelli e 10 per entrambi gli americani. Una grande dimostrazione di forza, di carattere per una squadra che in nove giorni ha battuto due volte Varese, il Messaggero, la Philips a domicilio e il Paok, saltando dal campionato, alla Coppa Italia, alla Coppa delle Coppe con la stessa energia, la medesima voglia di vincere e sempre la consapevolezza della propria forza, conquistando la coppa nazionale, ipotecando l’accesso alla finale europea e consolidando il secondo posto in campionato.

POKER D'ASSI PER LA COPPA ITALIA DEL 15 FEBBRAIO 1990

di Ezio Liporesi - 1000 cuorirossoblu - 15/02/2022

 

Forlì, 15 febbraio 1990. Il messaggero molto ambizioso vorrebbe vincere il trofeo, ma la Virtus ha quattro giocatori scatenati: Brunamonti fa 29 punti con 5 su 7 da due, 4 su 5 da tre e 7 su 7 ai liberi e 3 assist, 34 di valutazione, Richardson 24 con 4 su 5 da due, 5 su 8 da tre e 1 su 3 in lunetta più 5 rimbalzi, 4 recuperi e 1 assist, 36 di valutazione, Johnson 17 punti, con 6 su 10 da due, 5 su 6 ai liberi,13 rimbalzi, un recupero, 28 di valutazione, Binelli 17 punti, 8 su 10 da due, 1 su 1 nei tiri a cronometro fermo, 8 rimbalzi, 22 di valutazione. In quattro segnano 87 punti su 94 (tutto il Messaggero 83) e assommano 120 di valutazione contro i 100 dell'intera squadra romana, a cui non bastano Ferry, Shaw, Premier e Lorenzon.

La Virtus 1989/90 e i fantastici quattro: Johnson, Brunamonti, Richardson e Binelli

UNA GRANDE VITTORIA CONTRO I VICE CAMPIONI DI LIVORNO

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 01/04/1990

 

Primo aprile 1990. La Virtus che aveva già vinto Coppa Italia e Coppa delle Coppe stava affrontando il finale della regular season senza Brunamonti, infortunatosi nella finale europea di Firenze. Il primo aprile, per la terzultima giornata, le V nere ospitarono l'Enimont Livorno vice campione d'Italia. Prima della gara Pesaro comanda con 42 punti, Caserta, Bologna e Varese nell'ordine a 36, poi Cantù e Livorno con 34. Bolognesi terzi e livornesi sesti, ma solo due punti separano le due squadra, praticamente determinati dal largo 80-105 con cui la Virtus aveva vinto in trasferta nella gara di andata. In piazza Azzarita i labronici reggono il primo tempo, chiuso sul 46-38, poi crollano nel secondo, finisce 93-61. Per i bianconeri un concerto di squadra, Sugar 21 punti, Bon, Johnson e Coldebella 18, Binelli 16, segnano 91 dei 93 punti della Knorr, completati dai 2 di Righi; al rientro Sylvester, dopo l’infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi dal mese di novembre. A due giornate dal termine la Knorr è terza, dietro la Scavolini e appaiata a Varese, la quale la precede in virtù della differenza canestri nel doppio confronto. Le sconfitte delle ultime due giornate fecero precipitare la Virtus in quinta posizione e i bolognesi furono poi eliminati nei quarti di finale dei playoff.

 

SUGAR STELLARE

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 06/05/2022

 

1990. La Virtus, già vincitrice di Coppa Italia e Coppa delle Coppe, deve affrontare i quart di finale dei playoff contro Caserta. Ha già perso gara uno in Campania e, il 6 maggio, è alla gara senza appello, o vince o va fuori. Brunamonti non è ancora pronto per il rientro, dopo l'infortunio nella finale di Firenze contro il Real, ma ci pensa uno straordinario Sugar, anche se tutto il quintetto va in doppia cifra: In gara 2 nuovamente il quintetto in doppia cifra, Johnson e Binelli 10 punti, Bon 15, Coldebella 16, ma soprattutto Richardson 46! Nel primo tempo l’americano marca anche Oscar, costringendolo a soli 5 tiri e un unico canestro su azione al 14’, poi nella ripresa quando il brasiliano riscalda i motori, Messina affida la marcatura all’impeccabile Gallinari, liberando Richardson dal gravoso impegno. Parte forte la Virtus, 20-10, poi dilatato al 48-32, per chiudere il tempo sul 53-40. Nella ripresa 9 punti di fila di Sugar portano al 26’ la Virtus sul 72-53 chiudendo in pratica il match; risultato finale 103-89. Da riportare le cifre di Richardson (già autore di 37 punti nella prima partita): 16 su 23 da due, 3 su 7 da tre e 5 su 6 ai liberi, più 13 rimbalzi.

 

VIRTUS - PAOK 77-57 - 20 FEBBRAIO 1990

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossobli - 20/02/1990

 

Semifinale di andata di Coppa delle Coppe contro il Paok Salonicco. Subito 18-7 Virtus, ma il primo tempo finisce 36-32, dopo un insolito libero annullato a Stavropoulos, il greco temporeggia prima di tirare protestando, volendo rinunciare al tiro per avere la rimessa, finisce così sanzionato per infrazione di 5 secondi. All’inizio della ripresa il Paok impatta, ma qui un parziale di 10-1 rilancia i bolognesi; gli ellenici rientrano ancora a meno 5, sul 48-43. Un canestro di Johnson porta i suoi sul più 11, massimo vantaggio, ma il Paok non ci sta e torna a meno 6 con una bomba di Prelevic: 58-52. Qui cominciano i 5 minuti finali in cui la Virtus realizza un parziale di 19-5 che diventa un 12-2 negli ultimi due minuti e mezzo; con i bianconeri trascinati da un maestoso Brunamonti, che alterna tiri dalla distanza a penetrazioni, a palle rubate, da un Bon dalla mano torrida, da uno Sugar carico di energia, da una difesa indemoniata, protetta sotto canestro dalle torri Johnson e Binelli. I greci sono storditi, a 30 secondi dalla fine, sul più 15 Knorr rinunciano ai liberi, accontentandosi del passivo, ma i bianconeri infieriscono, guadagnando altri punti e sulla sirena, in un palazzo estasiato, il tiro di Brunamonti suggella il suo ventesimo punto ma anche il più 20 Virtus, che rende molto ottimisti per la gara di ritorno a Salonicco. Tutto il quintetto in doppia cifra, oltre al citato capitano, 20 punti anche per Bon, 13 per Binelli e 10 per entrambi gli americani.

Virtus: Coldebella 4, Richardson 10, Johnson 10, Bon 20, Au. Binelli 13, Brunamonti 20, Gallinari, M. Romboli, Tasso, Righi

Paok: Stavropoulos 8, Prelevic 13, Cook 9, Papachronis 13, Fasoulas 15, Makaras 10, Mamatziolai n.e., Melis n.e:, Papasarantos n.e., Boudouris n.e.

Arbitri Davidov e Marzin.