STAGIONE 1967/68

 

Rundo, Lombardi, Swagerty, Calebotta, Buzzavo, Sip

Zuccheri, Raffaele, A. Giomo, Pellanera

 

Candy  Bologna

Serie A: 3a classificata su 12 squadre (16-22)

Coppa Italia: eliminata agli ottavi di finale per rinuncia

 

FORMAZIONE
Gianfranco Lombardi (cap.)
Giorgio Buzzavo
Antonio Calebotta
Massimo Cosmelli
Augusto Giomo
Corrado Pellanera
Roberto Raffaele
Alberto Rago
Giuseppe Rundo
Keith Swagerty
Ettore Zuccheri
Riserve: Roberto Neri
Solo amichevoli: Paolo CucchiAdolfo Marisi, Enrico MoraFranco NanettiStefano Pizzirani, Giuseppe Rosa, Luigi Serafini, Paolo Bergonzoni (in prestito dalla Fortitudo Bologna), Robert Burgess (in prestito dalla Pallacanestro Cantù), Guglielmo Granucci (in prestito dalla Fortitudo Bologna), Robert Krulish (in prestito dalla Fortitudo Bologna), Francesco Ovi (in prestito dalla Libertas Becchi Forlì), Angelo Rovati (in prestito dalla Fortitudo Bologna)
 
Allenatore: Jaroslav Sip

 

Partite della stagione

Statistiche individuali della stagione

Giovanili

Tratto da "Virtus - cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro

 

La scelta dello straniero per la Virtus l'anno dopo fu più oculata. Arrivò infatti Keith Swagerty, fisicaccio da sergente dei marines, che entrò nel cuore del pubblico e risultò alla fine uno degli americani più positivi dell'intero torneo e certamente il migliore fra quelli scelti fino a quel momento dalla Virtus ma purtroppo rimase solo una stagione. Il campionato 1967/68 vede lo scudetto restare in Lombardia, ma non a Milano e neppure a Varese. è il Cantù, l'Oransoda Cantù, che spezza l'asse Simmenthal-Ignis e mette le mani sul triangolo tricolore grazie a Recalcati, e a quello che dalla stampa viene subito definito il "muro di Cantù" e cioè il trio dei lunghi Merlati, Burgess (un americano che aveva giocato nel Real Madrid) e De Simone (detto "cagna", un simpatico e forte oriundo argentino). La Virtus ha la relativa soddisfazione di precedere Simmenthal e Ignis, in fase di ringiovanimento, ma si vede a sua volta superata dall'Ignis Sud, squadra che Borghi aveva consistentemente potenziato.

La Virtus Candy termina con 6 sconfitte questo torneo con 1588 punti segnati (72,1 di media) e 1500 subiti (68,1). Nella classifica dei marcatori vince lo jugoslavo Rajkovic e Lombardi è sempre nelle posizioni di vertice terminando al 7° posto con 422 punti (19,1 di media).

Tratto da "100MILA CANESTRI - Storia statistica della Virtus Pallacanestro" di Renato Lemmi Gigli

 

Con l'arrivo di Swagerty (l'americano giusto), Candy finalmente all'altezza. Si lascia dietro Ignis e Simmenthal e in testa fiancheggia lungamente le emergenti Cantù e Partenope. Ma a 4 domeniche dalla fine l'Ignis si vendica a Bologna e addio sogni di gloria. Altro 3° posto da archiviare assieme al successo internazionale nel torneo di casa ed alla presenza di Cosmelli (grande stagione) all'Europeo in Finlandia. In ottobre terza Olimpiade per Lombardi in Messico con Cosmelli e Pellanera.

 

GIGANTEGGIA SWAGERTY SI ARRENDE IL «SIMM»

Gran lezione di basket della Candy (77-67)

di Franco Vannini - l'Unità - 27/11/1967

 

Circa 7.500 spettatori (biglietti esauriti ) hanno assistito oggi al Palasport bolognese ad una formidabile lezione di basket. L'insigne maestro è stato 1'americano Swagerty. Diamo subito la parola alle cifre, aggiungendo che il suo avversario era Raymond (6 centimetri più alto). Dunque Swagerty ha realizzato 28 punti (tiri liberi compresi); su 22 conclusioni ha fatto centro la bellezza di 12 volte, ha preso 19 rimbalzi e una stoppata. Una validissima spalla dell'americano è stato Cosmelli,  regista impareggiabile, contropiedista attento e abile altresì nello spezzare gli attacchi avversari. Su questi due uomini la Candy ha costruito una vittoria netta «77 a 67», indiscutibile,. giacché per quasi tutta la partita ha mantenuto un vantaggio costantemente rassicurante. Dopo le prime battute equilibrate, la Candy passa a condurre di misura (al 6' 14 a 10), sono sempre i locali a dominare sotto tabellone con Swagerty che vince il duello con Raymond, mentre Cosmelli dirige e realizza  D'altra parte Masini (inizialmente controllato da Rundo, quindi da Lombardi) si dimostra in giornata ed è l'unico ad indovinare il canestro avversario. Al 10' il punteggio è di 24 a 14. Il Simmenthal è dominato, dopo aver messo in mostra qualche schema studiato per Raymond e Masini.

Il vantaggio si mantiene «tranquillo» per la Candy, che al 17' ha ancora 9 punti in più e conclude il primo tempo sul 40 a 30. La situazione non cambia granché nella ripresa. Eccovi appunto alcuni parziali: al 5' 51-36, al 13' 64-48, al 15' 67-53. alla fine i bolognesi vincono per 77 a 67. successo che non si discute, dunque. La Candy ha il merito di avere trovato la grinta e, soprattutto, un grande giocatore americano, Swagerty. Da lui partono ispirazioni geniali, con lui, in difesa, la Candy gioca tranquilla perché i rimbalzi sono quasi sempre suoi. Da un paio di domeniche è anche centrato nelle conclusioni.

Ora quindi la squadra gioca, ha una manovra. Lombardi non è più là in mezzo la «primadonna» di un tempo, oggi, accortosi di non essere troppo centrato (nel primo tempo un solo canestro su azione, su otto conclusioni), ha sgobbato parecchio in difesa. Individualmente validissimo pure Rundo, mentre Giomo è stato ordinato.

Il Simmenthal ha deluso. Praticamente è stato dominato fin dall'inizio. Su un solo piano si è salvato: la grinta, l'indomita volontà sino all'ultimo minuto per contenere la sconfitta in termini non umilianti. Sarà stata l'assenza di Pieri, ma, se si escludono i primi minuti con Raymond-Masini, per il resto ha fatto vedere ben poco. Individualmente sono piaciuti: il primo tempo di Masini e Jellini. Un elemento che cresce bene è Brumatti, mentre Riminucci non si è elevato dalla mediocrità. Raymond è stato dominato. Specie nel primo tempo ha tirato parecchio, ma in condizioni difficili, tanta era assidua la marcatura di Swagerty. Le cifre complessive dicono: 22 tiri, 9 canestri (nel primo tempo tre panieri su 13 tentativi), 6 stoppate e 7 rimbalzi, ma il suo apporto s'è fatto sentire quando il match era praticamente segnato.


 

DODICI IN CAMMINO

Giganti del Basket

 

novembre 1967

La squadra è quella dell'anno scorso con Zuccheri, del quale non si conoscono ancora le reali possibilità dopo gli incidenti alle ginocchia, e Calebotta (!) in più. Come americano è stato scelto un autentico "armadio": Swagerty, del tutto differente sia nel gioco che nella mentalità dal filiforme Mills rispedito negli USA. La Candy è una candidata al successo finale. Ora bisognerà vedere come funzionerà l'armonia di squadra che quest'anno verrà garantita, almeno in parte, dalla presenza di Dino Costa che funzionerà da direttore sportivo e public relations man fra i giocatori.

 

dicembre 1967

Indubbiamente questo potrebbe essere l'anno della Candy. Archiviata la partita con il Simmenthal gli uomini di Sip puntano decisi al successo finale. Le ginocchia di Zuccheri fanno giudizio, l'americano questa volta è autentico e Lombardi sembra essersi completamente cambiato. La squadra dovrebbe entrare in piena forma in dicembre quando anche Pellanera e Giomo saranno completamente recuperati.

 

gennaio 1968

Altra candidata al successo finale, che però ha già subito alcune sbandate preoccupanti. Il dilemma da risolvere è sempre quello di Lombardi. Il "Dado" ora ha messo la testa a posto, gioca per la squadra e limita spesso di molto la sua pericolosità individuale offensiva. In certe partite però sarebbe opportuno (come è accaduto contro l'Ignis Sud) per dieci minuti almeno, che Sip concedesse a Lombardi un po'della sua libertà, per cambiare gioco, per dare respiro agli e soprattutto per non sprecare le particolari doti di match-winner di Lombardi, che avrebbe bisogno di una maggiore autonomia in particolari frangenti. A Varese tutto O.K.

 

febbraio 1968

Sip e i suoi hanno passato un periodo di tranquillità, fuori dalle polemiche e anche dal vivo del campionato. Il girone di ritorno, però riporterà la squadra nella dura realtà del Torneo. Ci sono partite decisive per lo scudetto e i felsinei sono decisissimi a lottare sino in fondo perché quest'anno possono farcela. Purtroppo l'incidente a Zuccheri ha rovinato parecchie cose. Lombardi è diventato ancora più immenso adesso che anche gli "assist". La faticata vittoria di Livorno è preziosissima proprio perché ottenuta di misura.

 
marzo 1968

Forse la squadra felsinea è l'unica delle grandi che abbia la possibilità di vincere sino alla fine. Qualche insidia c'è: Napoli (grossa) e Milano (Onestà), ma anche nell'eventualità che tutto vada male in trasferta la possibilità di uno spareggio al vertice resta sempre e questo per la Virtus dovrebbe essere positivo avendo essa subito il minor numero d'incidenti ed inconvenienti durante la stagione rispetto alle altre "grandi".

 

aprile 1968

Sembra che a Bologna vada di moda l'infarto. La squadra di Sip e Costa, dopo essersi placidamente adagiata in zona scudetto, è improvvisamente rientrata nella lotta con le difficoltà psicologiche che sempre derivano da una tale situazione. è probabile che Sip debba preparare i suoi ad uno spareggio che, questa volta, potrebbe essere anche a tre squadre, se l'Oransoda perderà a Varese o col Simmenthal.

Dado Lombardi attira su di sé le attenzioni della difesa mentre Buzzavo taglia

 

VIRTUS GARIBALDINA: IGNIS SUD K.O.

Giganti del Basket - n. 1 gennaio 1968

 

Una delle tante "svolte" di questo emozionante campionato di serie A si è avuta a Bologna domenica 10 dicembre, quando la Virtus ha fermato per la prima volta la marcia fino ad allora tutta vittoriosa dell'Ignis Sud.

Il succo di questo confronto si ricava agevolmente dalle cifre dei due "score" qui di lato. La Virtus, vincitrice alla fine per 3 punti soltanto (68-65), risulta tuttavia inferiore ai napoletani in tutti i dati più "importanti" (percentuale di tiro in azione, 32% contro 48%; totale dei rimbalzi conquistati, 42 contro 44; rimbalzi difensivi, 22 contro 31). I bolognesi, però, hanno impresso evidentemente alla loro partita un ritmo tecnico "garibaldino", eccellendo quindi in quelle notazioni che indicano come la squadra abbia avuto (meglio, conquistato) un maggior numero di palle giocabili.

La Virtus ha recuperato infatti ben 21 palloni (contro i 9 appena dei partenopei); ha conquistato una quantità di rimbalzi offensivi (20, contro 13); ha nello stesso tempo bilanciato il suo tono bersaglieresco con una buona dose di freddezza e saggezza, perdendo pochissimi palloni (4, contro ben 18 degli avversari) e prevalendo nei tiri liberi (66% a 53%).

Così facendo, i bolognesi hanno in pratica annullato la maggior precisione di tiro in azione delll'Ignis Sud tirando molto di più (76 tiri contro 58) e pareggiando quasi, quindi, gli avversari nel computo totale dei punti in azione (52 conto 54), pur con una percentuale di realizzazione inferiore. La vittoria è poi venuta dai "liberi".

Passando ai singoli, queste deduzioni sono confermate. Lombardi, per esempio, ha avuto la bellezza di 30 palle giocabili fruttuosamente in zona di tiro: ne ha messe dentro 12 su 24 (non eccezionale 50%) e dalle altre sei ha ricavato 12 personali, di cui 10 centrati. Così, ha deciso la partita coi suoi 34 unti. Nell'Ignis Sud, invece, l'altrettanto preciso Vittori ha avuto solo 13 palloni-canestro (5 su 10 in azione e 5 liberi su 6...) Il confronto è eloquente.

Nella Virtus (che ha alternato in campo, insieme ai pilastri Swagerty, Lombardi e Giomo, altri cinque elementi) va notata (sempre in base alle cifre) la partita dei redivivo Augusto Giomo (quanta classe!), grande playmaker, preciso e continuo tiratore (!?!) e fromidabile cacciatore di palle. Ottimo Swagerty nei rimbalzi offensivi (ma scarso nel tiro), sacrificato a difensore Pellanera, fuori forma Cosmelli, in ripresa Zuccheri.

Per l'Ignis Sud (sette elementi impiegati, Flaborea, William, Maggetti e Vitttori quasi sempre, Gavagnin e Angori alternativamente) il migliore risulta Vittori. Williams su un livello medio, con troppe palle perse, come Flaborea (che ha sbagliato molti personali, centrando però su azione e conquistando rebounds). Grigia prestazione di Maggetti.

E veniamo alla nostra "foto-partita". Qualcuno si sarà chiesto come mai Lombardi abbia potuto venire in possesso di palla così frequentemente. Di solito il "Dado" nazionale è oggetto di marcamenti così ossessivi che conquistarsi un pallone in attacco diventa per lui un'impresa. Ed ecco che la nostra foto, mostrando un attacco dei tanti della Virtus, spiega il dilemma. Lombardi da qualche tempo usa l'accorgimento di piazzarsi, in attacco, in posizione iniziale di secondo pivot, anziché di ala sinistra. In tal modo il difensore non lo braccherà più davanti, con possibilità d'anticiparlo, ma lo marcherà (come Flaborea) dietro le spalle per chiudergli la via del canestro. Una volta facilmente ottenuta così la palla (spalle al cesto), mister Mc Lombard se la cava poi da solo, con le evoluzioni in palleggio, entrata e sospensione che lui solo sa fare. E ne saltano fuori i... 34 punti.

 

DECIDE RAFFAELE COI TIRI LIBERI

Candy-AII'Onesta 88-81

di Franco Vannini - l'Unità - 15/01/1968

 

La vittoria della Candy (88-81) sull'Onestà di Milano è stata più faticata di quanto si potesse prevedere. In pratica fino a poco più di tre minuti dal termine il risultato era aperto e la squadra bolognese era in vantaggio di soli due punti. È stato in questi ultimi minuti, quando la squadra milanese ha perduto per cinque talli Vatteroni, Masocco e Isaac, che la Candy, specialmente con i tiri liberi centrati da Raffaele (cinque su sei), ha preso il vantaggio necessario per non correre più pericoli.

All'inizio, Percudani, che ha allineato in campo Masocco, Isaac, De Rossi. Ossola e Albonico, ha ordinato la difesa a uomo (3-2) ma soltanto per un minuto, tanto da disorientare gli avversari, passando poi immediatamente alla difesa a zona. Sip, dal canto suo, ha ordinato al proprio quintetto base (Pellanera, Cosmelli, Lombardi, Swagerty e Rundo) di difendere a uomo. La partita si snoda velocissima e il punteggio è in equilibrio con la Candy in vantaggio (5') di un punto (13-12). Poco dopo sono i milanesi che, con Isaac scatenato e con il giovane De Rossi veramente positivo e pronto in contropiede, passano a condurre rimanendo in vantaggio fino al termine del primo tempo, quando sono raggiunti dalla Candy (45-45).

Nella ripresa i milanesi iniziano con la difesa a zona per cambiare all'11' con la difesa a uomo e il punteggio rimane sempre in equilibrio: a volte conducono i bolognesi a volte i cestisti di Percudani.

Le due squadre non riescono a staccarsi e a ottenere un vantaggio decisivo. Vi riuscirà la Candy negli ultimi minuti rendendo vano il pressing dell'Onestà.

Nella formazione bolognese è mancato Swagerty per quasi tutto il primo tempo: ha realizzato un canestro al 15' ed è stato nullo anche sui rimbalzi.

Nella ripresa Swagerty (che non era in perfette condizioni fiscihe) si è ripreso ed ha dato un contributo decisivo al successo della Candy nelle cui file oltre a Lombardi va segnalato Giomo per il gioco intelligente attuato e Rundo, preciso realizzatore.

Tra i milanesi ottime le prove di Isaac e De Rossi nonché di Vatteroni. Isaac ha segnato dieci canestri su 25 conclusioni mentre Swagerty ha concluso sei volte su dodici tiri.

 



 

DUE IMPENNATE DELL'ELDORADO MA LA CANDY È PIÙ FORTE

Gran folla per l'appassionante derby di Bologna: 69-57. Il solito Lombardi con Swagerty e Giomo portano al successo la squadra di Sip mentre gli avversari hanno visibilmente accusato la troppa sollecita eliminazione di Bergonzoni

di Luigi Vespignani - Stadio - 22/01/1968

 

Candy Bologna: Giomo (6), Pellanera (4), Lombardi (20), Neri, Rundo (9), Buzzavo, Calebotta, Raffaele (5), Swagerty (17), Cosmelli (8). (All.: Sip).

Eldorado Bologna: Rovati (16), Orlandi (11), Bergonzoni (6), Granucci (1), Viscardi, Angelini Lamberto, Bruni, Krulish (18), Paganini (1), Angelini Piero (4). (All.: Lamberti).

Arbitri: Marchesi (Pavia) e Giorgi (Roma).

Note: presente, fra i seimila spettatori, l'allenatore della nazionale prof. Paratore. Primo tempo: 35-27 per la Candy. Tiri liberi realizzati: 11 su 22 dalla Candy; 15 su 26 dall'Eldorado. Usciti per cinque personali, tutti nella ripresa: Bergonzoni al 7', Bruni all'11', Giomo al 15', Lombardi al 16', Rundo e Krulish al 17'. Non sono entrati: Neri, Calebotta e Lamberto Angelini.

 

Sul risultato sono tutti d'accordo. Quelli della Candy hanno vinto e quindi, secondo loro, ogni cosa è andata per il giusto verso; quelli dell'Eldorado ammettono con ammirevole sportività che per i troppi errori commessi in fase di tiro non hanno permesso una soluzione diversa. A sentore gli esponenti delle due parti, tranquilli, pacati, socievoli, non sembra nemmeno che questa Candy-Eldorado sia stata una partita dalle mille emozioni. Perché, in effetti, l'incontro ha avuto momenti particolarmente elettrizzanti: un avvio di netta marca Eldorado (3-8); un contrattacco ed una successiva azione in profondità della Candy (51-35); un nuovo brioso risveglio della squadra di Lamberti (56-50) che rimetteva in forse un risultato ormai apparentemente scontato; e per concludere il serrate dei virtussini che dava al punteggio l'aspetto conclusivo.

La superiorità della Candy ai rimbalzi e gli errori di tiro commessi dall'Eldorado; ecco come si spiega lo scarto di dodici punti che alla fine ha separato le due squadre. Sotto tabellone gli uomini di Sip sono stati chiaramente più forti avendo recuperato 43 palloni contro i 32 degli avversari: e di quei quarantatré palloni ben 21 sono finiti sulle mani calamitanti di uno Swagerty arraffatutto. È stata proprio questa sicurezza sotto canestro a dare una svolta decisiva alla partita e ne spieghiamo le ragioni.

L'Eldorado era partita "a uomo" ed era riuscita a tenere sotto scacco la Candy; il punteggio sul tabellone si evolveva a suo favore. Ma l'autorità di Swagerty al rimbalzo consigliava Lamberti di sottoporre l'americano ad una guardia più stretta ed ordinava quindi il passaggio a zona. Nella variazione tattica ha avuto un peso non indifferente anche la situazione dei falli a carico: gli uomini dell'Eldorado erano già parzialmente oberati (Bergonzoni, dopo 13' era sull'orlo dell'espulsione) e Lamberti riteneva troppo rischioso proseguire ad uomo contro uomo.

Il passaggio a zona però (avvenuto circa a metà del primo tempo) aveva una sua pesante contropartita nei tiri piazzati di Giomo (tre consecutivi proprio all'atto stesso della modifica nell'impianto difensivo), di Lombardi e di Swagerty. Il punteggio assumeva un volto molto pesante proprio fra il 12' del primo tempo e il 7' della ripresa durante i qulai l'Eldorado aveva difeso a zona. Sul finire, tornati nuovamente "a uomo" i "bianchi" recuperavano gran parte dell'abbondante passivo ma la Candy era ormai saldamente padrona della situazione.

Indubbiamente sul rendimento dell'Eldorado ha influito in larga misura l'indisponibilità di Bergonzoni per due terzi della partita: caricato di quattro personali al 13' del primo tempo Lamberti lo richiamava prudenzialmente in panchina e quando nella ripresa tentava il reinserimento, Bergonzoni commetteva subito il quinto fallo. E l'Eldorado non può cedere impunemente un Bergonzoni a un avversario come la Candy.

La quale Candy ha disputato una eccellente partita. Non si è disunita quando all'inizio l'Eldorado ha sfoderato la sua veemente offensiva; non si è esaltata quando il margine utile ha raggiunto i sedici punti (51-35); non si è intimidita quando gli avversari hanno dato vita a una prodigiosa e forse imprevista rimonta. Una Candy con i piedi saldamente a terra, che tira a vincere, che sa del fatto suo. In altri termini, una Candy che pensa seriamente alla classifica generale. E la cosa è significativa.

Con Swagerty spettacoloso conquistatore di palloni e al tempo stesso pregevole realizzatore (17 i punti centrati) si sono distinti il solito eccezionale Lombardi di questa superlativa edizione 1967-68; il positivissimo Giomo che nel campionato in corso non ha sbagliato una sola partita; il Rundo in fase costantemente crescente; il Cosmelli che anche quando non si fa vedere è pur sempre utile e redditizio; l'ammirevole Pellanera che, pur in condizioni imperfette, ha coperto preziosamente il proprio ruolo; il giovane Buzzavo che denota una sempre più concreta maturazione.

Dell'Eldorado abbiamo già descritto pregi e difetti collettivi. Individualmente va citato Rovati, mentre Krulish, che pure ha segnato 18 punti, non ha raggiunto i vertici che gli sono abituali. Bergonzoni aveva iniziato molto bene ma il peso dei falli personali gli ha troppo presto tarpato le ali. Arbitraggio scadentissimo: la partita era difficilissima, ma certe decisioni hanno lasciato esterrefatti. Ci ha sorpreso Marchesi che è uno dei più bravi arbitri nazionali, ma il dover rimediare agli errori del collega ha evidentemente influito anche su di lui.

MAGHI AL MEA CULPA

Giganti del Basket - n. 5 maggio 1968

 

SIP: "SE AVESSI CAMBIATO COSMELLI..."

Jaroslav Sip, conduttore cecoslovacco della Candy, ammette di aver commesso forse un errore-scudetto: "Nell'incontro con la Ignis, a Bologna, Cosmelli a metà del primo tempo aveva un fallo solo, poi ne fece tre in quattro minuti. Mi lascia sorprendere e persi l'occasione per cambiarlo subito e non ne ebbi più il tempo perché Massimo si fece subito, dopo trenta secondi, fischiare il quinto fallo in attacco.  Se fossi stato più pronto avrei potuto averlo ancora in serbo per il finale e sarebbe servito forse a non perdere la partita e, probabilmente, a non perdere lo scudetto. Purtroppo sono cose che capitano...".

Lotta a rimbalzo nella partita contro il Simmenthal. Lo cattura Rundo, tra, Swagerty e Pellanera.

LO SWAGERTY GIUSTO E IL KRULISH SBAGLIATO

di Gianfranco Civolani - Giganti del Basket - n. 5 maggio 1968

 

Sembrerà un paradosso, ma sento di poter dire che la Candy non ha certo deluso quest'anno più dell'Eldorado, che pure ha sapute produrre la prodezza che l'ha salvata facendo perdere lo scudetto ai virtussini. A ben vedere, anzi, dico che la Candy -seconda ex aequo, non dimentichiamolo - ha reso esattamente in modo conforme alle sue possibilità. L'Eldorado no, è arrivata terz'ultima con due soli punti sulla Becchi. Si è salvata ufficialmente soltanto a una settimana dalla fine. Ha insomma prodotto il minimo. E passo a valutare uomini e cose del più recente passato bolognese. Adotterò questo procedimento. Cercherò di mettere in luce gli elementi più significativi emersi sul conto di Candy e di Eldorado. DOpodiché esprimerò una mia pagella soggettiva dei singoli. E infine chiederò a Sip e a Lamberti di contestare eventualmente le mie opinioni e le mie valutazioni.

 

COSE DI CASA CANDY

Elementi emergenti

1) La Candy non era squadra da scudetto, e qui potrei chiudere. L'obiettivo era chiaro: puntare al massimo traguardo, nella speranza di restare in competizione il più a lungo possibile. Fino ad una giornata dalla fine al Candy ha lottato per lo scudetto. Ha poi franato semplicemente perché non aveva e non ha i mezzi per puntare troppo in alto. Ma l'obiettivo di partenza è stato realizzato. Un solo rammarico: per via del quoziente canestri la Candy non farà la Coppa delle Coppe, probabilmente.

2) Keith Swagerty detto Armadione è riuscito a far operare alla squadra un potente salto di qualità. Direi che, con l'innesto dello yankee giusto, la Candy abbia cambiato volto radicalmente. Adesso il problema è solo quello di riuscire a trattenere l'americano per un altro anno ancora.

3) Lombardi non può bastare. Il formidabile Dado può anche concedersi il lusso di sbagliare un paio di partite all'anno. Ma la squadra ha assoluta necessità di un altro buon tiratore. Fosse italiano, vedrei un Gennari ad occhi chiusi. Comunque non si vive di solo Lombardi, anche quando il Mc Lombard fa il suo dovere per intero, come è proprio accaduto quest'anno.

4) Sip ha i suoi limiti. Forse non riesce a spremere dalla squadra più che tanto. Problema: i giocatori hanno ancora fiducia in questo placido slavo? Questa è una cosa da appurare.

5) Bisogna rinnovare. Cinque elementi sono incedibili e cioè Lombardi - Swagerty - Rundo -Cosmelli- Buzzavo. Poi occorrerà scegliere fra Giomo e Pellanera. Io terrei anche Calebotta. Dopodiché bisognerà darsi da fare sul mercato.

6) La Candy ha raggiunto un assetto societario di prim'ordine. Parola d'ordine: continuare così. Quello appena concluso è stato sicuramente il miglior campionato della Virtus da sette anni a questa parte. In tutto ciò c'entra parecchio, credete, una certa politica societaria.

Valutazioni: Swagerty 8, Lombardi 8, Cosmelli 7, Rundo 7, Giomo 6, Pellanera 6, Calebotta 6, Raffaele 6, Zuccheri, Buzzavo e Rago ingiudicabili; SIp 6.

Dice Sip: "Non sono affatto scontento. Si capisce che le scellerate sconfitte contro Ignis ed Eldorado ancora mi bruciano. Ma era umanamente impossibile che tutto dovesse andare sempre bene. Potevano puntare in alto e infatti siamo arrivati parecchio in su. Di cosa ha bisogno la Candy? Di un lungo che sappia tirare a canestro. Avessi un monte di quattrini, darei la caccia a Bovone, e a De Simone. I voti? Sì.mi sembrano abbastanza giusti. Il mio voto? Mah, io non credo di aver nulla da rimproverarmi".

 

PARATORE PER UNA GRANDE CANDY!

di Gianfranco Civolani - Giganti del Basket - 05/06/1968

 

Solito discrozo: Candy sì, Candy no. In altre parole: la assolviamo questa Candy? A Bologna, dalla deludente conclusione del campionato, non si parla d'altro. Per parte mia ho già espresso opinioni in tutte le salse. Ritengo quindi doveroso riportare le opinioni di altra gente, cioè i pareri di cinque colleghi bolognesi, oltre a quello di altre persona rappresentative (un calciatore che tifa Candy, una cestista, un dirigente regionale e un tifosissimo).

I quesiti che ho posto sono due:

1) Come giudicate il campionato della Candy?

2) Chi suggerite come trainer della Candy per l'anno prossimo?

passo alle risposte.

PAOLO FRANCIA (giornalista, "Resto del Carlino"): 1) La Candy ha fatto quanto era nelle sue possibilità. Resta il rammarico per certe partite perdute ancor prima di giocarle, nella convinzione appunto di non poterle vincere. Vedi Simmenthal e Ignis Sud, a Milano e a Napoli. 2) lamberti. Oppure Paratore...

RENATO LEMMI GIGLI (giornalista, "Gazzetta dello Sport"): 1) Buon campionato, con cedimento finale e con le solite lacune di carattere. Purtroppo la squadra ha franato nei momenti decisivi. Forse ha influito anche il fatto che Lombardi, al solito, ha una personalità tanto spiccata da condizionare oltre il lecito la squadra. 2) Tenterei un esperimento interno con Dino Costa.

FRANCO VANNINI (giornalista, "L'Unità"): 1) Pareva che la squadra avesse ritrovato la grinta, poi invece... Comunque si è trattato di un campionato buono per nove decimi. 2) Paratore.

LUIGI VESPIGNANI (giornalista, "Stadio"): 1) La Candy aveva il dovere di arrivare almeno allo spareggio con l'Oransoda. Ancora una volta la squadra è venuta meno nelle partite decisive. Cambiano gli allenatori, cambiano i dirigenti, ma certe lacune restano. 2) Cambierei Sip solo per Paratore.

EZIO PASCUTTI (calciatore, Bologna): 1) Ritenevo che la Candy potesse vincere lo scudetto. Dunque buon campionato, ma obiettivo finale fallito. 2) Tracuzzi.

VIVIANA CORSINI (giocatrice azzurra di pallacanestro, Lamborghini): 1) La Candy non poteva fare di più. 2) Lamberti.

ROBERTO BONETTI (vicepresidente del Comitato Regionale Emiliani): 1) Con i igocatori che si ritrova, la Candy ha sempre l'obbligo di puntare allo scudetto. Dunque si poteva fare di più. 2) Paratore, oppure Rubini, oppure Lamberti. Sip non è all'altezza di guidare una grande squadra.

PEPPINO CELLINI (supertifoso principe): 1) Nessun rimprovero ai giocatori, molti appunti all'allenatore. 2) Paratore. Con De Sisti vice e per il vivaio.

Ecco tutto. Ogunno ci ha messo del suo. E col vostro permeso. esprimo ancora pure il mio parere. La Candy non era squadra da scudetto. Logico in fondo che non l'abbia vinto. Quanto al trainer, dico subito perché Sip non può restare. Ho rispetto per l''uomo Sip, ma devo render noto che né i dirigenti della Candy di Bologna né la più parte dei giocatori hanno più fiducia nell'allenatore Sip. Pertanto faccio anch'io tre nomi: Paratore-Rubini-Lamberti e aggiungo che al di fuori di questi tre nomi non c'è alternativa. Tracuzzi? Pare non abbia santi in società. A me non dispiacerebbe. Ma poi c'è l'Onestà.

 

Cosmelli, Pellanera, Lombardi, Rundo, Swagerty, Calebotta, Buzzavo, Rago, Zuccheri, Raffaele, A. Giomo, Kucharsky (foto reperita all'Archivio SEF Virtus)

SWAGERTY IL MATTATORE

53 anni fa, i bianconeri andarono a sbancare Pesaro, piena di ex. Luci della ribalta per l'americano, che mise a segno 35 punti e spianò la strada alle V nere
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport Stadio - 19/03/2021

 

11 febbraio 1968: nel giorno in cui Eugenio Monti all'Alpe d'Huez, dopo nove titoli mondiali e quattro podi olimpici, vince nel bob a due, in coppia con De Paolis, il suo primo oro alle Olimpiadi (in quell'edizione di Grenoble, Monti si ripeterà anche nell'equipaggio a quattro) e il Bologna strappa uno 0-0 a Torino contro la Juventus, a Pesaro si gioca Butangas - Candy. È la quattordicesima giornata del massimo campionato di pallacanestro, terza di ritorno, arbitri Stefanutti e Burcovich di Venezia. Nelle file marchigiane tanti ex: l'allenatore Alesini, una decina d'anni con la V nera sul petto, gli ultimi tre nella doppia veste di giocatore e allenatore, vincitore di uno scudetto al suo primo anno bolognese (in realtà era il secondo, ma nella sua prima stagione, per una questione di nullaosta non concesso da Varese, poté disputare solo amichevoli); l'americano Terry Dale Werner, che a Bologna non aveva lasciato un gran ricordo; Alfredo Barlucchi, due stagioni in bianconero a cavallo degli anni '50 e '60'. L'allenatore di casa manda in campo Fattori, Barlucchi, Bertini, Werner e l'italo argentino Ferello; dall'altra parte il cecoslovacco Sip schiera Pellanera, Cosmelli, Rundo, Lombardi e Swagerty. Subito avanti Bologna 0-5, ma Pesaro ribalta l'inerzia andando a più sette, 18 a 11. Lombardi neutralizzato da Ferello, Werner a combattere contro Swagerty sotto canestro e un Bertini in gran giornata fanno pensare a una domenica di sofferenza per le V nere. Dopo diciotto minuti il momento chiave della gara: Werner s'infortuna all'avambraccio sinistro in seguito a una caduta e deve uscire dalla contesa. Entra Lesa, che con grande impegno prova a limitare l'americano avversario, ma senza la stessa efficacia. All'intervallo i bolognesi hanno quasi raggiunto gli avversari, 35-34. La gara resta equilibrata, ma nel finale i bianconeri, nonostante l'uscita per falli a tre minuti dal termine di Lombardi, autore di diciassette punti, riescono a prevalere per 68-70. Bolognesi letteralmente trascinati da Swagerty, trentacinque punti a referto; sull'altro fronte molte le lamentele dell'allenatore della Butangas Alesini nei confronti dei direttori di gara. La Virtus vince così la settima gara consecutiva, la dodicesima su quattordici incontri disputati, e resta in testa al campionato con ventiquattro punti, appaiata a Cantù, con due punti di vantaggio su Ignis Sud Napoli e Simmenthal Milano. Le prime quattro della classifica, che fin lì avevano tenuto un ritmo molto alto, rallenteranno tutte nelle restanti otto giornate: Virtus e Olimpia vinceranno solo in quattro occasioni, Napoli in cinque e Cantù grazie a sei successi conquisterà il titolo con trentasei punti, davanti a Ignis Sud e Candy con trentadue (napoletani secondi e bolognesi terzi), poi il Simmenthal a trenta.

Victoria Butangas Pesaro: Corradi, Bertini 15, Marchionetti, Lesa 6, Scrocco, Paolini 4, Fattori 6, Barlucchi 6, Ferello 18, Werner 13. All. Alesini.

Virtus Candy Bologna: Giomo 4, Pellanera 8, Lombardi 17, Rago, Rundo 3, Buzzavo, Calebotta, Swagerty 35, Raffaele 2, Cosmelli 1. All. Sip.

54 ANNI FA LA VIRTUS TRAVOLSE L'OLIMPIA CON UN GRANDE SWAGERTY

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 26/11/2021

 

26 novembre 1967, Keith Swagerty trascina la Virtus al successo contro l'Olimpia, campione d'Italia in carica, nella quarta giornata di campionato. L'americano mette a segno 28 punti, con 12 su 22 al tiro, cattura 19 rimbalzi, rifila una stoppata agli avversari e la Virtus vince 77-67. L'americano della Virtus ha nettamente vinto il confronto con lo statunitense del Simmenthal: Raymond ha sì segnato 23 punti ma. ottimamente marcato da Keith, ha infilato solo 9 centri su 22 tentativi, e ha preso molti meno rimbalzi del rivale, sette,  nonostante sia sei centimetri in più del lungo bianconero. Davanti a 7500 spettatori, tutto esaurito, le V nere avevano già preso dieci punti di vantaggio a metà del primo tempo, 24-14. I bolognesi hanno mantenuto quel margine a fine primo tempo, conclusosi 40 a 30. Nella ripresa Virtus anche a più sedici, 64-48 ma nel finale rallenta e vince di dieci punti.

Ecco il tabellino.

Virtus: A. Giomo 3, Buzzavo, Pellanera 4, Swagerty 28, Lombardi 16, Rundo 10, Raffaele n.e., Calebotta n.e., Zuccheri 2, Cosmelli 14.

Olimpia: Iellini 12, Brumatti 8, Masini 17, Fantin 4, Riminucci 3, Ongaro, Raymond 23, Cerioni, Ferracini n.e.

 


 

54 ANNI FA UNA GRANDE VITTORIA CONTRO LA PARTENOPE IGNIS SUD NAPOLI

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 10/12/2021

 

Campionato 1967/68, le dominatrici del periodo, Ignis Varese e Simmenthal Milano, che vinsero tutti i campionati dal 1957 al 1974, tranne uno, si presero un anno di pausa, infatti quell'anno a vincere fu Cantù. In quella stagione non occuparono nessuna delle prime due posizioni, cosa avvenuta in tutti gli altri campionati dal 1962 al 1974 (la Virtus aveva vinto gli ultimi due campionati prima dell'egemonia Varese-Milano, nel 1955 e 1956, poi aveva collezionato cinque secondi posti consecutivi). In quell'annata il titolo se lo giocano altre tre squadre, Cantù, Napoli e Virtus Bologna, che a quattro giornate dalla fine sono appaiate, poi lo sprint favorisce i canturini e alla fine la classifica dice Oransoda Cantù 36, Ignis Sud e Virtus 32, con Napoli seconda e Bologna terza. La Partenope era neopromossa ma fece subito una grande stagione, vincendo anche la Coppa Italia, prima di una breve serie di annate positive che la portarono anche a vincere la Coppa delle Coppe del 1970, oltre a collezionare altri buoni piazzamenti in campionato, nella Coppa Italia e nella Coppa delle Coppe.

Il 10 dicembre del 1967, per la sesta giornata del massimo campionato, Virtus e Ignis Sud giocarono al Palasport di piazza Azzarita un combattuto incontro. I napoletani ci arrivarono imbattuti, mentre i bolognesi, dopo aver battuto il Simmenthal alla quarta giornata, avevano perso in quella successiva a Cantù. Le Vu Nere vinsero contro la Partenope 68 a 65, primo tempo 37 a 36. La Virtus tirò peggio, 34% contro 47%, e catturò meno rimbalzi, 42 contro 44, ma recuperò ben 21 palloni contro i 9 appena dei partenopei, perse pochissimi palloni, 4, contro ben 18 degli avversari, e tirò meglio i liberi, 67% a 55%. Così facendo, i bolognesi in pratica annullarono la maggior precisione di tiro in azione delll'Ignis Sud tirando molto di più (76 tiri contro 58) e pareggiando quasi gli avversari nel computo totale dei punti in azione (52 conto 54), pur con una percentuale di realizzazione inferiore. La vittoria è poi venuta dai "liberi". Passando ai singoli, Lombardi ha avuto la bellezza di 30 palle giocabili fruttuosamente in zona di tiro: ne ha messe dentro 12 su 24 e dalle altre sei ha ricavato 12 personali, di cui 10 centrati. Così, ha deciso la partita con i suoi 34 punti. Nell'Ignis Sud, invece, l'altrettanto preciso Vittori ha avuto solo 13 palloni da far fruttare (5 su 10 in azione e 5 liberi su 6). Curiosamente le stesse percentuali di Dado, ma meno opportunità. Nella Virtus (che ha alternato in campo, insieme ai pilastri Swagerty, Lombardi e Giomo, altri cinque elementi) va notata la partita di Augusto Giomo, grande playmaker, preciso e continuo tiratore e formidabile cacciatore di palle. Ottimo Swagerty nei rimbalzi offensivi (ma scarso nel tiro), sacrificato a difensore Pellanera, fuori forma Cosmelli, in ripresa Zuccheri.

Virtus: A. Giomo 11, Pellanera 2, Swagerty 10, Lombardi 34, Rundo 2, Raffaele, Calebotta n.e., Zuccheri 6, Cosmelli 3, Rago n.e.

Partenope: Angori 3, Maggetti 8, Vittori 15, Flaborea 18, Williams 10, Gavagnin 11, Abbate, De Simone n.e., A. Errico n.e., Cepar n.e.

E LA CANDY BATTÈ PARTENOPE

Nel 1967 la sfida al PalaDozza sorrise ai bolognesi, trascinati da un Lombardi da 34 punti contro la Ignis Sud

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 07/04/2023

 

Il 10 dicembre del 1967, per la sesta giornata del massimo campionato, Virtus e Ignis Sud giocarono al Palasport di piazza Azzarita un combattuto incontro. La Partenope, fondata nel 1957, fusasi con la Pallacanestro Napoli l'anno dopo, aveva fatto poi un paio di apparizioni nella massima serie, la prima durata un paio d'anni, la seconda uno solo. Poi, poco dopo la metà degli anni Sessanta, la pallacanestro a Napoli vive per qualche stagione un grande momento. I napoletani ci arrivarono imbattuti, mentre i bolognesi, dopo aver battuto il Simmenthal alla quarta giornata, avevano perso in quella successiva a Cantù. Le Vu Nere vinsero contro la Partenope 68 a 65, primo tempo 37 a 36. La Virtus tirò peggio, 34% contro 47%, e catturò meno rimbalzi, 42 contro 44, ma recuperò ben 21 palloni contro i 9 appena dei partenopei, perse pochissimi palloni, 4, contro ben 18 degli avversari, e tirò meglio i liberi, 67% a 55%. Così facendo, i bolognesi in pratica annullarono la maggior precisione di tiro in azione delll'Ignis Sud tirando molto di più (76 tiri contro 58) e pareggiando quasi gli avversari nel computo totale dei punti in azione (52 conto 54), pur con una percentuale di realizzazione inferiore. La vittoria è poi venuta dai "liberi". Passando ai singoli, Lombardi ha avuto la bellezza di 30 palle giocabili fruttuosamente in zona di tiro: ne ha messe dentro 12 su 24 e dalle altre sei ha ricavato 12 personali, di cui 10 centrati. Così, ha deciso la partita con i suoi 34 punti. Nell'Ignis Sud, invece, l'altrettanto preciso Vittori ha avuto solo 13 palloni da far fruttare (5 su 10 in azione e 5 liberi su 6). Curiosamente le stesse percentuali di Dado, ma meno opportunità. Nella Virtus (che ha alternato in campo, insieme ai pilastri Swagerty, Lombardi e Giomo, altri cinque elementi) va notata la partita di Augusto Giomo, grande playmaker, preciso e continuo tiratore e formidabile cacciatore di palle. Ottimo Swagerty nei rimbalzi offensivi (ma scarso nel tiro), sacrificato a difensore Pellanera, fuori forma Cosmelli, in ripresa Zuccheri. A fine campionato lo scudetto finì a Cantù (dal 1957 al 1974 fu l'unica volta che non andò né a Milano, né a Varese); con 36 punti i canturini arrivarono davanti a una coppia, formata proprio da Partenope e Virtus.