NICCOLO' MARTINONI

Martinoni sotto canestro

nato a: Varese (VA)

il: 10/05/1989

altezza: 202

ruolo: ala/centro

numero di maglia: 14

Stagioni alla Virtus: 2010/11 - 2011/12

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

 

MARTINONI: SONO ALL'UNIVERSITA'

di Claudio Limardi - Corriere dello Sport - 16/07/2010

 

E adesso tutti a scuola. Lo dice per primo Nicolò Martinoni, 21 anni, 2.02 di statura, faccia da bravo ragazzo, la fidanzata al seguito, lo sguardo tenero. «Sabatini è stato molto chiaro: riprenderò a studiare». È il colpo di scena del primo giorno di Martinoni alla Virtus. Non si parla di punti per gara ma di voti, di esami da superare. «È un accordo verbale - ammette Martinoni - Io ero iscritto a economia e commercio a Varese ma avevo perso un po' di vista l'obiettivo. Ora vengo a Bologna e dal punto di vista accademico è un altro mondo. La società è stata molto chiara. Non ho ancora deciso cosa fare perché voglio pensarci bene, ma farò l'università. Mi hanno convinto, è giusto così. Oggi gioco a basket, ma a 35,36 anni quando smetterò sarà molto meglio trovarmi con qualcosa in meno piuttosto che senza niente. La carriera di giocatore finisce presto, la vita continua e bisogna essere preparati».

IGNORANTI NO - Claudio Sabatini sorride. «Volevamo metterlo nel contratto, ma non è possibile, però ho spiegato a Nicolò e anche al suo procuratore Riccardo Sbezzi che cosa volevamo fare. Non vogliamo creare altri giocatori ignoranti, ce ne sono già molti, vogliamo costruire uomini preparati. Per noi è una condizione indispensabile. L'ho spiegato a Martinoni e lui ha aderito con entusiasmo, è convinto. Ci siamo piaciuti subito. Anche Ricky Moraschini farà l'università. Aveva detto di no? Si era sbagliato, diciamo così. Vale per tutti. Anzi più si abbassa il livello del giocatore e più deve alzarsi il rendimento scolastico. Non voglio degli sbandati. Matteo Negri fu il primo dei '91 a debuttare in prima squadra perché era il migliore a scuola. E la dimostrazione che si può giocare bene ed essere persone educate e colte».
SCARICATO - Martinoni ha giocato a Varese negli ultimi due anni ma era in prestito. Cestisticamente proviene dalla seconda squadra di Varese, ma per tre anni è stato legato alla Benetton. Questa doveva essere l'estate del rientro alla base. Invece a Treviso l'hanno scaricato. «Sì, ci sono rimasto un po' male, è normale, ma quando ti chiudono una porta in faccia e dietro l'angolo si presenta la Virtus puoi solo sorridere e pensare che va bene lo stesso». «Il general manager Faraoni lo considerava l'obiettivo numero uno della nostra campagna acquisti. Per noi è un italiano di punta, un giocatore di riferimento per i prossimi quattro anni», interviene Sabatini.
AMORE A PRIMA VISTA - «Con la Virtus è stato amore a prima vista - dice Martinoni - La trattativa è andata per le lunghe perché avevo un problema personale e non potevo dedicarmi al mercato. Loro mi hanno aspettato, non mi hanno messo nessuna pressione. Mi sono piaciuti per la disponibilità». In realtà avrebbe potuto scegliere altri club. Si era fatta viva Milano, Varese voleva tenerlo, Montegranaro gli proponeva Stefano Pillastrini, il suo allenatore nelle due annate varesine. «La scelta è sempre stata la Virtus - racconta Martinoni - ma c'è un episodio che è stato decisivo. Prima di impegnarmi volevo parlare con loro e ho chiesto un appuntamento. Nel giro di 24 ore mi sono trovato a Bologna e davanti a me, pronti a rispondere a tutte le mie domande, ho trovato il proprietario, l'allenatore e il general manager. Da altre parti non sarebbe successo».
NELLA STORIA - Arrivato a Bologna, Sabatini gli ha messo in mano il libro degli 80 anni di storia bianconera. «L'ho sfogliato per due settimane. Ora faccio parte di questa storia», sorride Martinoni.

 

PROMESSA MARTINONI

di Massimo Selleri - Il Resto del Carlino - 29/10/2010

 

Nicolò Martinoni, qual è il suo bilancio dopo questi primi due mesi a Bologna?

Molto positivo, anche solo per il fatto di giocare per la Virtus. Sono qua per conquistarmi uno spazio. Uno spazio che avrò solo sgobbando in allenamento.

Qual è stata la sorpresa inaspettato che ho trovato?

Un clima molto amichevole. Uno si aspetta che un grande club sia tutto organizzazione e tanta freddezza, invece, qui l'organizzazione si accompagna alla familiarità.

Due partite giocate, due risultati diversi e due prestazioni differenti. Come mai?

A Brindisi siamo stati molto morbidi, con Cantù abbiamo avuto 8mila persone che hanno fatto il tifo per noi. Alla Futurshow Station abbiamo avuto anche un po' di fortuna, ma non possiamo contare solo su quella. Contro Avellino dobbiamo giocare fin dal principio e non rincorrere l'avversario.

Che tipo di allenatore è Lardo?

È uno molto sincero e non si fa problemi a dire quello che pensa. Dopo Brindisi è stato molto duro con noi, non ha usato tanti giri di parole, ha detto che abbiamo fatto schifo.

Qual è il suo ruolo in squadra?

Quello di un giovane che deve conquistarsi minuti con il lavoro.

Che coso non ha funzionato a Treviso?

Dal mio punto di vista nulla, sono stato lì due anni ed è stato una esperienza fondamentale per la mia crescita. Sono, però,
cambiate la loro strategie.

La Virtus è così giovane come tutti la dipingono?

L'età media è la più bassa della Lega, anche se in squadra ci sono Poeta e Amoroso, due punti di riferimento importanti per
noi giovani italiani.

Descriva Claudio Sabatini.

Uno che mette passione in tutto quello che fa. Crede nel suo lavoro e in questo progetto ci sta mettendo cuore e anima.

A quale facoltà si è iscritto?

A Scienze Politiche. È un corso che si concilia con i miei impegni e le mie potenzialità. Avrei potuto farmi bello scegliendo una facoltà più impegnativa, sapendo che non l'avrei finito. Ci metterò più tempo rispetto ai tre anni previsti, ma otterrò la laurea.

Il compagno di squadra con cui va più d'accordo?

Sinceramente con tutti, perché in questo gruppo nessuno se la tira.

Lei è un 4 / 3 o un 4/5?

Un quattro. Da tempo non sono più un tre e per essere un cinque mi mancano i chili.

Nel sistema di Lardo, quali sono i compiti di un quattro?

In attacco il gioco è un po' più perimetrale. In difesa i due lunghi devono mettere intensità e aggressività a rimbalzo e negli
aiuti. Pur di stare in campo giocherei anche play. Non credo sarebbe un vantaggio per la squadra.

Quali effetti ha avuto la sconfitta di Brindisi?

È un po' cambiato l'atteggiamento con cui ci alleniamo. Tutti sappiamo che abbiamo commesso l'errore di partire molli in difesa ed è uno sbaglio che si può correggere solo con l'impegno in palestra.

 

MARTINONI VUOLE CONVINCERE LARDO "LAVORO DURO PER TROVARE SPAZIO"

di Antonio Manco - Il Domani - 01/12/2010

 

Sfogliare il calendario recente della Virtus ed avere l'impressione di aprire l'album dei ricordi. Curiosa coincidenza per Nicolò Martinoni, che in tre settimane affronta il suo mecenate nel professionismo, la squadra della sua città e quella che lo ha formato.
Nicolò, un momento emotivo davvero niente male.

Mi è dispiaciuto non battere Pillastrini, che è l'allenatore che mi ha presentato al professionismo, ma la vera emozione è stata
entrare a Masnago, nel palazzo della mia città con addosso una maglia così importante.

Ora arriva Treviso, che non ha creduto in lei.

Non sono arrabbiato per come sono andate le cose a Treviso, ma ci tengo particolarmente a vincere. Per me 4 anni alla Ghirada sono stati importanti, ma quest'estate loro hanno fatto lina scelta precisa: vogliono tornare a vincere subito e non pensano di poterlo fare con gli italiani.

Quello che invece sta facendo la Virtus, anche se il minutaggio non è abbondante.

Sapevo benissimo di dover conquistare i minuti ed è per questo che lavoro. Nelle ultime settimane ho dovuto anche lottare con una fastidiosa fascite plantare, che però ora è praticamente debellata. Non chiedo spazio che non merito e so che il coach è bravo a gestire il gruppo: io sto lavorando forte sul piano fisico per migliorare e per imparare ad usare le potenzialità del mio corpo per diventare un'ala grande affidabile.

Com'è la vita in Virtus?

Ancora non ho del tutto metabolizzato il passaggio alla Virtus, ma essere qui per me è bellissimo: gioco per una società
dal passato illustre, in una città che vive di basket.

E dove la gente è esigente.

Abbiamo perso tre partite, ma nessuna imbarcata. Anche quando siamo partiti male, abbiamo dimostrato di saperci rialzare. Presto torneremo a vincere, e per farlo dobbiamo tornare a puntare sul nostro marchio di fabbrica: la difesa.

E resistere sotto canestro.

L'assenza di Sanikidze ha aggravato la sofferenza delle prime gare. Non avendo degli specialisti da 15 rimbalzi di media, dobbiamo cercare una soluzione di squadra e sfruttare anche la bravura degli estemi.

 

MARTINONI: «VIVO UN SOGNO. LA VIRTUS CREDE IN ME E LA FIDUCIA MI FA CRESCERE»

di Massimo Selleri - Il resto del Carlino - 01/02/2011

 

Una gara da Brindisi, quella di Nicolò Martinoni contro l’Enel, forse la prima davvero convincente da quando veste la maglia della Virtus.

Sicuramente la mia prova di domenica è stata buona - racconta il lungo virtussino -, però vorrei mettere in fila altre prestazioni positive prima di dire che mi sono definitivamente sbloccato. Per un ragazzo giovane non è facile giocare in un club che ha una tradizione così importante, ma qui mi hanno fatto capire che tutti credono in me e questo mi aiuta a lavorare forte in allenamento durante la settimana.

Molti parlano delle difficoltà di giocare in un club come la Virtus, lei ne ha incontrate?

Intanto vorrei dire che mi ritengo fortunato: gioco a soli 21 anni in una città come Bologna dove la passione per la pallacanestro è davvero tanta e qualsiasi professionista vorrebbe venire qui. La difficoltà principale è quella di avere davanti giocatori così affermati che per un giovane diventa difficile riuscire a trovare un proprio spazio. E anche un po' di continuità.

Il suo compagno di squadra Viktor Sanikidze, però, ha solo tre anni in più di lei. Il vero problema forse è il percorso formativo e il rapporto con la scuola non sempre facile.

In generale c’è un po' di paura nello scommettere su un giovane italiano e si preferisce pescare all’esterno. è vero che il rapporto tra scuola e pallacanestro, o meglio più in generale con lo sport, è spesso conflittuale e un giovane che gioca a certi livelli non sarà mai aiutato anche nella semplice organizzazione della giornata. In Serbia c’è un punto di incontro tra gli orari scolastici e quello degli allenamenti, una sintesi che tiene contro di entrambe le esigenze, per non parlare degli Stati Uniti dove sappiamo tutti quale importanza abbia lo sport all’interno dei percorsi formativi del college.

Torniamo alla pallacanestro giocata. L’arrivo di Rivers ha permesso una migliore circolazione di palla e tutta la squadra ha giocato meglio. Che cosa ne pensa?

È un argomento che è stato analizzato la settimana scorsa, dopo la sconfitta di Cantù, dove la squadra di fatto non è pervenuta. Abbiamo notato la nostra tendenza ad isolarci nei momenti di difficoltà, anziché affidarci al gioco di squadra. è anche vero che non siamo stati quasi mai al completo e questo lo paghi quando incontri avversari che, invece, hanno avuto la possibilità di amalgamarsi".

Altri dicono di questa squadra che sia tutta carattere e poca testa e dunque sia difficile il gioco di sistema.

Abbiamo chiuso il girone d’andata al quinto posto e se da una parte questo lo si deve alla nostra grinta posso dire che dall’altra questo è anche il frutto dell’intensità dei nostri allenamenti. Abbiamo tre giovani Gaddefors, Parzenski e Person che essendo europei non possono sempre giocare, ma aiutano la squadra durante la settimana. Non è facile arrivare alla domenica quando ti manca sempre qualcuno e devi inventarti qualcosa di nuovo. Se avremo la possibilità di lavorare al completo arriverà anche il sistema.

Lei quanta determinazione ha?

Credo tanta e spero di poter avere l’occasione per dimostrarlo.

Alla Final Eight di Coppa Italia incontrerà subito Stefano Pillastrini, oggi a Montegranaro, ma fino allo scorso anno con lei a Varese. Emozionato?

Il Pilla per me è sempre il Pilla ed è chiaro che trovarmelo sulla panchina avversaria mi fa un certo effetto. Prima, però, c’è la gara di Avellino ed è bene concentrarsi su quella.

«MARTINONI NON SI MUOVERA'»

di Claudio Limardi - Corriere dello Sport - 16/03/2011


Ieri la Virtus con una mossa abbastanza a sorpresa si è scomodata a smentire quanto riportato da un giornale marchigiano nelle sue cronache locali riguardante l'interesse del club bianconero per l'ala forte di Ferrara, Valerio Mazzola, destinato invece a Montegranaro. Si parlava di un'operazione complessa che avrebbe poi liberato Nicolò Martinoni, ma la realtà è che su Martinoni la Virtus è molto sensibile. E non accetta si metta in dubbio la sua volontà di portare avanti un progetto a lungo termine. Di qui la smentita.

Per essere sintetici: Mazzola andrà a Montegranaro e Martinoni ovviamente resterà alla Virtus. «Martinoni - spiegava ieri il coach Lino Lardo - l'abbiamo firmato con un contratto lungo perché è un progetto. In questo primo anno ha lavorato duramente per migliorare sul piano fisico. Il lunedì quando gli altri si riposano, lui lavora, ogni settimana svolge due allenamenti supplementari e i test atletici, rispetto all'inizio dell'anno, segnalano netti miglioramenti. Non è bocciato e per me non è un cruccio. Gli avevo detto che avrebbe giocato, non sapevo quanto. Per un po' è successo, ora è il momento delle scelte ed è sacrificato. Ma la fiducia in lui resta».
...

 

VIRTUS, MARTINONI A CASALE

di Bruno Trebbi - www.bolognabasket.it - 23/11/2011

 
La Virtus sta cambiando. Approfittando della settimana di sosta coach Alex Finelli sta completando la sua rivoluzione, e lavora per inserire Lang e Vitali al posto di Homan e McIntyre. Ma in questi giorni ci sarà anche un terzo cambiamento. Niccolò Martinoni, che finora ha avuto un impatto impalpabile (1.3 punti e 2.2 rimbalzi di media in 10 minuti di impiego medio) prenderà la strada di Casale Monferrato, con i piemontesi pronti a rilevale l'intero contratto del lungo lombardo. Almeno per ora, la Virtus non andrà sul mercato: ci sarà quindi più spazio per Francesco Quaglia, che fin qui aveva fatto il dodicesimo, con una brevissima apparizione in campo a Teramo. Il coach bolognese ha già avuto modo di conoscere e apprezzare il pivot fiorentino (classe 1988) nell’anno di B1 con la Fortitudo.