MASSIMO FARAONI

Consolini, Sabatini e Faraoni (foto tratta da www.virtus.it)

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Stagioni alla Virtus: 2004-2005 e dal 2009/10 al 2013

 

VIRTUS, DOPPIA RICOSTRUZIONE: "GLI ITALIANI FACCIAMOLI IN CASA"

La ricetta del gm bianconero Massimo Faraoni: "Produrre giocatori dà un'identità alla squadra e la lega a città e tifosi. Il primo passo è ricreare una scuola che abbia anche un valore sociale. L'azzurro che vince è merito di tutti"

di Angelo Costa - Il Resto del Carlino - 09/11/2004

 

Troppo persi a personalizzare i meriti stiamo dimenticando che i grandi risultati ottenuti da tutte le Nazionali, comprese le giovanili, appartengono all'intero movimento del basket italiano: lo dobbiamo a chi si impegna a produrre giocatori. Dal polverone che sta togliendo il luccichio all'argento di Atene, spunta Massimo Faraoni, uno che ha una storia: da una piccola società come il Don Bosco, a Livorno ha prima creato una scuola di allenatori (Banchi su tutti, Finelli, Ramagli e De Raffaele adesso) e, conseguenza diretta un mezzo esercito di talenti (Giachetti, Giuri, Podestà, Cotani, Santarossa e Parente), tutti di casa nel basket che conta.

Faraoni ha anche un presente; bravo com'è a costruire, lo ha chiamato la Virtus per ricostruire. I segnali sembrano già buoni con lui e un altro di quei tecnici bravi a produrre giocatori come Giordano Consolini, il club bianconero insegue imbattuto in testa alla LegaDue un obiettivo preciso, la serie A. ma non è solo questo il futuro che ha a cuore: nel dibattito Nazionale che sta facendo saltare un All Star Game e rischia di far perdere pure qualche faccia, la sua linea è più pratica che politica. La più antica, ma anche la più redditizia: spendendo soldi nei vivai, gli italiani non avranno bisogno di normative per farsi spazio.

"Chi si dedica al settore giovanile in Italia esiste ancora nonostante crisi economiche e leggi Bosman, ma il vero problema degli ultimi anni è stato il reclutamento: una volta la Nazionale juniores si faceva scegliendo su 60 giocatori, oggi su un terzo - racconta il gm della Virtus -. Farsi i giocatori in casa o reclutarli dà un'identità alla squadra e serve anche a legarla alla città e ai tifosi. La Virtus ha in cantiere un progetto per arrivarci".

Tornare ad una scuola di basket, che sappia educare l'atleta globalmente: questa la ricetta di chi l'esperimento lo ha realizzato in una piazza come Livorno, oggi pronta a ripartire dopo essersi garantita la sopravvivenza con chi prima ha reclutato, poi coltivato, infine venduto."Si dice spesso che siano mancati i giocatori, ma anche i buoni istruttori non sono stati rimpiazzati. Oggi proviamo a tornare in questa direzione, battendo anche altre strade, come il collegamento con le realtà della zona, società e istituti scolastici: un settore giovanile di impronta locale ha un valore sportivo, ma anche sociale e aver avuto alle nostre partite una cinquantina di studenti di Mantova è un segnale".

Preciso è il segnale della doppia ricostruzione Virtus: la A resta il bersaglio. Ma dietro le quinte i lavori sono in corso. "Una buona società deve avere basi solide: è più facile avere bilanci sani e trasparenza se produci giocatori in casa - dice Faraoni. Farlo in Emilia è un vantaggio, qui in ogni quartiere c'è un canestro. Poi bisognerebbe guardarsi di più attorno perché ci sono giocatori di B che in LegaDue possono starci benissimo e quello del premio produzione è un falso problema, perché un accordo tra atketi e società è facile trovarlo. Sul numero degli italiani la mia idea è di arrivare a metterne a referto cinque, considerando come indigeno chi ha fatto da noi gli ultimi due anni di giovanili, e se poi si continuerà a preferire la B1 alla LegaDue perché si guadagna il doppio, come succede adesso, non lamentiamoci".

 

 

 

 

 

 

IL RALLY DI FARAONI

Bianconero, 02/2005

 

Se devo dire quanto mi fido di lui da 1 a 10, la risposta è 10.

La battuta di Claudio Sabatini su Massimo Faraoni non è solo la fotografia di una collaborazione professionale che funziona bene. E non è solo la cartina tornasole di una sintonia umana evidente nei fatti e nei pensieri. È pure la dimostrazione di quanto poco ci abbia messo lo stesso Faraoni, una di quelle persone che si potrebbe invidiare perché è evidente quanto gli piace il suo lavoro, potesse mangerebbe pane e basket, e che invece riesce a mettere sempre a loro agio gli interlocutori, potenza anche delle sue radici toscane, di quanto poco ci abbia messo, si diceva, a diventare un fedele interprete dello stile Virtus.

Massimo, che quando riesce davvero è un tipo che sul menù ha scritto pane e basket, primo la Lega Due, secondo una partita delle giovanili, frutta il contatto con l’ambiente sempre a seminare qualche idea buona, si presenta così a Bianconero.

Ho sempre creduto e credo nel lavoro, nel rispetto dei ruoli. Una società funziona quando c’è chiarezza tra proprietà, società e staff. Qui poi, alla Virtus, non si è solo dirigenti, si è parte di un programma, si è parte della storia di un club e del basket tutto.

Difficile aggiungere altro, anche perché Faraoni, proprio perché votato alla causa del basket, non è tipo da sparate. Provate a guardarlo durante le partite: una smorfia sì, improbabile altro tipo di esplosioni; proteste garbate, mai chiassate. Ed è così anche quando parla della squadra.

“L’unico passo falso vero è Fabriano. Adesso la squadra sta reagendo bene. Il fatto è che gli infortuni non hanno inciso solo sulla domenica, hanno abbassato l’organico, voglio dire hanno ridotto la competizione durante gli allenamenti, e così abbiamo pagato il conto la domenica per quello che ci è mancato in settimana.

E che la rotta sia già tracciata non è un problema.

“Chiaro, a Bologna c’è grande attenzione da parte dei tifosi. E non solo da parte loro. Siamo la Virtus per la nostra gente, ma anche per gli altri e per tutto il movimento, un punto di riferimento. Inutile però pensare di essere da un’altra parte, già da un’altra parte. Siamo qui, con un buon gruppo, il punto di partenza per fare una squadra ambiziosa.

Vuol dire che dal mercato…

Vuol dire che una società ben organizzata sapendo che il mercato è aperto è attenta ad ogni movimento. Non significa muoversi comunque, significa, ripeto, essere attenti, vigili.

Oggi si gioca con Scafati, il 5 febbraio si fa il bis con lo stesso avversario su un altro campo: un giudizio sul Final Four?

È una novità. Gestita in maniera attenta ci può portare qualcosa in più,ma sinceramente non è così determinante per noi.

Traduzione: vincere darebbe una bella spinta, ma non punti in più in classifica e invece…

Invece il cammino è ancora molto lungo – ammette Faraoni che pure un’idea sul 25 aprile se l’è fatta – Quel giorno mi piacerebbe fosse davvero di festa, ma non bisogna perdere di vista che anche il secondo posto alla fine della regular season potrebbe darci il visto per la promozione. Noi andiamo in campo per vincere, altre strade non ce n’è, ma non dobbiamo farci schiacciare dal nostro stesso desiderio.

Vaglielo a spiegare alla gente che non bisogna avere fretta: come si fa? Ecco la risposta pronta di Faraoni, la migliore delle chiusure.

Oh, ma bisogna dirlo che siamo ripartiti anche col settore giovanile. Non c’era più nulla, adesso ci sono di nuovo ragazzi che vanno in campo con la vu nera sul petto. Gli dobbiamo insegnare il basket e l’orgoglio di rappresentare questa società, la sua storia, la sua gente. Abbiamo tanti progetti, e col settore giovanile non si sbaglia: si crescono nuovi giocatori, si crescono nuovi appassionati.

Insomma, pure noi dovessimo dire quanto ci fidiamo di Faraoni da 1 a 10 risponderemmo: dieci!

 

FARAONI LASCIA LA VIRTUS PER LA NAZIONALE

di Marco Martelli - La Repubblica" - 12/06/2005

 

Dall’Arcoveggio l’ultima cartolina di Faraoni, prima di rientrare nel feudo federale da dirigente del settore Squadre Nazionali (contratto 2+2).

Ho vissuto un anno importante e rimango un amico della Virtus.

Chiusura calda: Guyton, in un’intervista, aveva puntato il dito sull’assenza della società.

Io vivo di fatti, non di parole. Viene da me e non mi dice nulla; poi mi scrive una mail (la sventola, ndr) in cui afferma che ‘per te posso avere solo buone parole’. Allora mi interrogo, specie perché c’era chi si lamentava della mia eccessiva presenza. Ho ricevuto messaggi da tutti i giocatori, tifosi mi hanno pure chiesto autografi. Lavoro da 26 anni e mi conoscono come una persona seria, coerente e corretta. E toscana: quindi, pane al pane e vino al vino.

Cin cin.

A margine della partita scudetto, il Forum ospita pure la partita Virtus. Assente nella mattinata, alla conferenza d’addio di Faraoni, Claudio Sabatini è comparso a Milano mezz’oretta prima della partita, rispondendo alla domanda del giorno, ovvero se assumerà Toni Cappellari. L’ex gm della Fortitudo era già arrivato da un po’, varcando l’ingresso assieme all’inseparabile amico Pippo Faina, cui Cappellari ha dato una mano nell’ultima consulenza prestata al mondo del basket (Sassari, scorsa estate). A lungo lontani (in linea d’aria), Sabatini e il suo uomo si sono incontrati nell’angolo d’ingresso, parlottando per una manciata di minuti. Fumate non ne sono uscite, ma Cappellari è il candidato numero uno (a ieri l’unico) per la scrivania bianconera e già domani potrebbe essere a Bologna, per discutere la propria posizione. Sabatini ha poi vissuto la partita distante da Toni, parlando a lungo, prima del via, con Stefano Meller, procuratore di Simone Flamini e di Andres Pelussi. All’argentino, che domani farà rientro in Argentina e cui rimane un anno di contratto, è già stato proposto l’allungamento per un’altra stagione.

 

SABATINI PREPARA LA RIVOLUZIONE. PER LA VIRTUS C'È FARAONI

di Daniele Labanti – blog del Corriere di Bologna – 14/05/2009

 

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Il grosso, però, Sabatini lo farà nel contorno. Ieri Massimo Faraoni, il gm della promozione in A del 2005, era in città e l’indiscrezione che sarà lui al timone l’anno prossimo (non solo per le giovanili) si fa tambureggiante. Difficile, a quel punto, che rimanga pure Andrea Luchi, autore in queste due stagioni d’un lavoro efficace, proficuo e prezioso specialmente nella gestione dei difficili equilibri interni. E nelle mani di Luchi c’è, adesso, anche la partita-Langford, che il gm aveva già in mano da due mesi visti i legami con l’agente del giocatore. Per ora Luchi non ha fatto una mossa, filtrando bene verso l’esterno ciò che avviene dentro le stanze bianconere. L’impressione, alla fine, è che Sabatini scelga di trattenere Langford, giocatore che adora almeno quanto lo adorano i tifosi. Un peso l’avranno anche i consigli che arrivano alle orecchie del patron, sebbene lui stesso c’abbia abituato a voler andare controcorrente.

Se, poi, Faraoni salirà in sella, sarà lui a guidare la rivoluzione tecnica. Conoscendo Sabatini, un secondo dopo la fine della stagione vorrà annunciare il rilancio: Matteo Boniciolli, il cui agente nell’ultimo mese è stato a Bologna quattro volte, ha chances infinitesimali di restare. Giorgio Valli è in cima alla lista, ma va trovato un accordo con Ferrara che ce l’ha sotto contratto un altro anno. Luca Banchi, buon feeling con Faraoni ma legato agli sviluppi di Siena, è il secondo nome. Di rincorsa arriva Lino Lardo, vecchio pallino di Sabatini. E al di là degli intrecci col Montepaschi, se la Virtus farà Valli coach probabilmente lo importerà con Andre Collins, il play che ha fatto sognare Ferrara.

 

Faraoni alla presentazione di Jared Homan (foto tratta da www.virtus.it)

KOPONEN GIOCAVA "ROTTO". SCOPPIA LA LITE SULLA DIAGNOSI

di Stefano Valenti – Repubblica – 27/01/2010

 

Massimo Faraoni, gm della Virtus, sull'infortunio al piede di Koponen, che ha già fatto chiudere la stagione del finnico, s'è sentito di tutto. Comprese, domenica, le voci a volume alto negli spogliatoi della Station, prima del match con Cremona. Vuole spiegare cos'è successo?

Un episodio che m'ha sorpreso, una volta che mi è stato raccontato dai presenti.

Riguarda il dottor Alessandro Lelli, vero?

Il dottor Lelli, consulente ortopedico della Virtus, alla presenza di uno degli assistenti, di un membro della società ed alcuni dei giocatori già presenti in spogliatoio, s'è lasciato andare ad alcune esternazioni, diciamo amare, ad alta voce. A mio giudizio, non andavano fatte a pochi minuti da una gara così importante.

Si parla della gestione dell'infortunio di Koponen. Ha una sua versione?

Io non ho mai parlato con Lelli dell'infortunio di Petteri. Il mio referente è il medico sociale, dottor Rimondini. E mai mi sono permesso di fare affermazioni o dichiarazioni su questa situazione. Inoltre, nello sfogo di Lelli, m'è stato assicurato che il mio nome non è mai stato fatto. Forse, il suo nervosismo può esser ricollegato alla richiesta da parte di Koponen di inviare i file della risonanza magnetica al piede sinistro ai medici della nazionale finlandese. Prassi, peraltro.

E loro, nell'esame del 19 marzo, ci hanno visto qualcosa di diverso: ossia, la microfrattura.

E l'hanno comunicato al giocatore. Ora, la lettura seguita a quell'esame viene contestata.

Cosa è accaduto successivamente?

Il giocatore s'è lamentato di questa diversità di diagnosi. I medici finlandesi hanno poi inviato una mail col loro parere. E venerdì m'ha telefonato il loro commissario tecnico, Henrik Dettmann. Da parte mia ho riferito alla proprietà.

S'è corso un rischio, facendo giocare Koponen?

Non è una risposta che posso dare io. Il giocatore è stato sottoposto ad esami, presenti il nostro medico sociale e il team manager. La Virtus tratta con massima attenzione e tutela i suoi giocatori. Koponen ha seguito il programma di terapie che lo staff medico ha ritenuto opportuno.

Lei parla da gm della Virtus. Società che da sempre si affida alla consulenza del dottor Lelli.

Non voglio far polemica, ma neanche passare per quel che non sono. In 31 anni di carriera ho sempre avuto ottimi rapporti con medici e fisioterapisti. Nel rispetto dei ruoli. Per questo il mio referente è Rimondini e non Lelli, professionista di cui ho massima stima. Ma se lui deve comunicare con la Virtus, siamo io e l'allenatore. Non le mura di uno spogliatoio, alla vigilia di una partita delicata e in nostra assenza.

Diciamo che Lelli, sempre nel prepartita, ha scelto di parlare con Sabatini.

Che da noi è sempre informato quotidianamente di quel che accade. Se c'era un malessere sulla vicenda Koponen, andava manifestato il giorno prima. Avremmo ascoltato.

 

FARAONI: «TROPPE PAROLE FUORI DALLE RIGHE»

di Antonio Manco – Il Domani – 12/08/2010

 

Predica calma e concentrazione, Massimo Faraoni, all'indomani delle parole di fuoco di Sabatini sulla questione Roma. Perché è quello che serve alla squadra per preparare al meglio la gara con Siena e soprattutto i play-off, non perché non abbia nulla da dire.

«Non mi aspettavo che la partita di sabato lasciasse questi strascichi: non abbiamo giocato una partita di buon livello certamente, ma avevamo due giocatori assenti, tre acciaccati in panchina e Blizzard al rientro dopo 6 mesi: era dura arrivare in fondo nelle migliori condizioni».

Il problema, in effetti, è che si doveva far peggio, non meglio.

Queste sono affermazioni di Sabatini e non riguardano la squadra o lo staff. Di questa vicenda si è parlato anche troppo, e qualcuno anche forse fuori dalle righe.

È difficile, però, lasciar credere all'esterno che il rapporto sia sempre idilliaco, visto che nella giornata di lunedì il patron ha sottolineato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che in gola ha un rospo chiamato Leroy Hurd.

Non capisco la necessità di tirar fuori questi argomenti. Sono scelte tecniche fatte di comune accordo tra proprietà, allenatore e Gm. Non mi interessa se qualcuno le commenta in maniera negativa (il riferimento è anche ad una parte della stampa, ndr), perché, lo ripeto, c'è sempre stata unità di vedute.

Al contrario, forse, di quanto è accaduto nella gestione dell'infortunio più eccellente della stagione, che già qualche settimana fa aveva aperto un fronte fra proprietà, gm e staff medico.

La gestione degli infortuni riguarda la Virtus, in particolare lo staff tecnico e lo staff medico. Sabatini è sempre stato informato di tutto giornalmente, sa benissimo come si è evoluta la situazione e non ci interessa fare polemiche o tornare su cose passate. Ho visto Claudio stamattina e siamo in perfetta sintonia.

Un chiarimento necessario anche per non minare l'autorità di Lardo e la serenità del gruppo.

In allenamento c'era oggi grande entusiasmo e voglia di fare bene. Non credo che il coach sia stato indebolito dalle polemiche di questi giorni: nessuno è perfetto ed un anno insieme può portare qualche incomprensione, ma non problemi. Noi che viviamo al di dentro abbiamo delle regole ben precise che all'esterno non si vedono.

Intanto, però, le dichiarazioni del patron hanno attirato l'attenzione della Procura Federale e del presidente federale Meneghin.

In 31 anni mai avuto rapporti con la Procura, credo che sia un atto dovuto quando i giornali scrivono certe cose, ma non siamo preoccupati. Per il resto, per dire certe cose bisogna essere presenti alle partite e valutare le condizioni fisiche delle squadre. Bisogna parlare di pallacanestro, non di altre questioni, anche perché i play-off si avvicinano.

Ma prima c'è Siena.

La Montepaschi è tra le prime sei formazioni d'Europa e noi rischiamo di non avere né Moss né Vukcevic ancora fermi. Per noi è una tappa importante in previsione della prima gara dei quarti di finale.

Attenzione sul campo, dunque, questa è la strategia per far tornare il sereno, o quanto meno il poco nuvoloso, su una situazione che rischia di sfuggire di mano e portare la Virtus a rovinare sul più bello una stagione positiva.

 

"L'ANNO SCORSO TROPPE INGERENZE E MANCANZA DI FIDUCIA"

www.bolognabasket.it - 26/06/2013

 

Massimo Faraoni, GM uscente della Virtus, è stato intervistato oggi durante la trasmissione “Scusate l’interruzione” su Radio International Bologna. Ecco le sue parole:

Il momento più bello della mia permanenza a Bologna è stata la stagione 2011/2012 perché, con una squadra giovane, abbiamo fatto un bel campionato vincendo, inoltre, gli scudetti giovanili sia con gli Under 19 che 17. L’annata più brutta è stata quella appena passata: stagione buia, è mancata armonia e fiducia sia all’interno della squadra e sia tra società e squadra. Tanti elementi d’ingerenza hanno creato problemi ad una squadra che era partita bene con sei vittorie nelle prime dieci partite; la squadra non ha saputo gestire i momenti negativi e la pressione.

Problemi economici iniziati l’anno di Boykins? Io non c’ero, sono arrivato l’anno dopo, ma mi ricordo che abbiamo dovuto fare delle transazioni e ridurre alcuni contratti che erano troppo alti rispetto al valore reale dei giocatori. Ma i problemi non li ha avuti solo la Virtus, ma tutto il movimento della pallacanestro italiana. Credo che la gestione economica degli ultimi anni, però, sia sempre stata oculata.

Mi sento colpevole di alcune scelte? L’ultima parola è sempre dell’allenatore e poi c’è l’ok finale della proprietà. Gli americani sono stati presi cercando giocatori che non costassero troppo e con esperienze europee; l’unica vera delusione è stato Smith, mentre Minard ed Hasbrouck non li boccio, perché in un ambiente più sereno avrebbero reso molto di più; non dimenticatevi che contro Avellino, gara fondamentale in chiave salvezza, Hasbrouck ha segnato 22 punti giocando molto bene.