DEWARICK SPENCER

Spencer in cerca di un passaggio

nato a: Alabama (USA)

il: 04/05/1982

altezza: 193

ruolo: guardia

numero di maglia: 6

Stagioni alla Virtus: 2007/08

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

 

«LE ROI» SPENCER: PRONTO A STUPIRVI

di Andrea Beltrama - Corriere di Bologna - 21/08/2007

 

Dewarick Spencer prenota il futuro: a 25 anni ne ha tutti i diritti. Il trampolino sono due grandi stagioni in Francia a Roanne, la seconda delle quali coronata dalla vittoria del campionato e dal titolo di Mvp. La realtà in cui lanciarsi è questa nuova Virtus, varata da solo una settimana.

Come procede il lavoro?

Molto bene. Ora è il momento di organizzarsi, conoscersi, formare tutti insieme una squadra. Ci mancano due o tre giocatori chiave, in ritiro con le loro nazionali, ma già l'affiatamento è buono.

Come è la sua condizione?

Sono già abbastanza in forma, ho trascorso un'estate di fatica. Prima mi sono allenato a Miami, poi sono tornato a casa e ho lavorato individualmente. Non ci vorrà tanto ad entrare in condizione e non vedo l'ora che la stagione inizi.

Una stagione con la novità dell'Eurolega.

Dopo l'NBA è il livello di pallacanestro più alto al mondo. Naturale che abbia voglia di giocarci. Lo standard tecnico sarà altissimo ma darò sempre il massimo per essere all'altezza. D'altra parte si tratta sempre di pallacanestro, il mio mestiere. L'ambiente mi piace: il progetto tecnico di Pillastrini è molto serio.

Che giocatore è Dewarick Spencer?

Mi ritengo un ottimo tiratore, anche se mi sembra più corretto dire di essere un giocatore a tutto tondo che può dare una mano in vari ambiti come rimbalzi, assist, portare palla. Credo di essere ancora un po'debole in difesa, mentre in attacco devo progredire nel trattamento di palla. Ma sono qui per migliorare.

Come è stata l'esperienza in Francia?

Credo di avere imparato moltissimo nei due anni passati là. La prima stagione è stata ricca di novità, per cui ho speso molto tempo per capire dove come muovermi al meglio, dentro e fuori dal campo. Nella seconda ho avuto vita molto più facile e infatti sono arrivati anche i successi.

È stato Mvp del campionato e ha vinto il titolo. Quale la soddisfazione più grande?

Sicuramente la vittoria del campionato. Vincere qualcosa con la tua squadra è l'unico modo per assicurarsi un ricordo duraturo. Un titolo individuale invece vola subito via.

Ha parlato di adattamenti, anche fuori dal campo.

Ho notato differenze abissali tra lo stile di vita in Usa ed in Francia. In America tutto scorre velocissimo ed ogni azione è strettamente legata a un obiettivo. C'è tempo solo per agire, non per parlare. In Francia è tutto diverso, puoi sederti, fermarti, riflettere su quello che stai facendo e che vorrai fare. Ho trovato grande equilibrio, e mi sono schiarito le idee.

Dunque ha deciso cosa fare a fine carriera?

Innanzitutto punto a laurearmi: mi mancano due esami per la laurea in management dello sport , e ho programmato di finire entro la prossima estate. Poi vorrei rimanere all'interno del mondo della pallacanestro, magari come allenatore. Questo sport rappresenta più di un lavoro.

Che esperienza è stata andare al college?

Gli anni ad Arkansas State, in totale tre ma solo due come giocatore, sono stati importanti. Il livello di pallacanestro era molto competitivo e come squadra lavoravamo duramente. Tuttavia mi sento molto distante da quella realtà, ora sono un professionista. Al college sei uno studente e pensi solo al presente, adesso sento di avere prospettive molto più ampie.

Pallacanestro a parte, cosa le piace fare?

Premesso che il basket occupa quasi tutta la mia vita, adoro giocare con la playstation e guardare film. Il mio preferito è Il padrino. Per il resto, mi piace fare feste con gli amici, ma ora siamo in preparazione ed è meglio non esagerare (ridacchia, ndr). Poi c'è il football americano, ma qui è difficile seguirlo.

Ha notato qualche differenza tra Italia e Francia?

Sono qui da una settimana, è ancora presto. Lingua a parte, mi sembra che ci siano più che altro somiglianze, anche se il cibo italiano resta unico.

 

Spencer in entrata

SPENCER: «CON PILLA CONFLITTI INEVITABILI»

di Daniele Labanti - Il Corriere di Bologna - 15/01/2008

 

Spencer, l'esperimento dei quattro americani sul perimetro della Virtus è fallito. Perché?

È strano, siamo tutti bravi, ma eravamo anche in tre per un ruolo. L'allenatore era nuovo, veniva dalla seconda divisione (in realtà Montegranaro, in A, ndr) e doveva capire l'ambiente. Su di lui c'è stata molta pressione. Ci metteva assieme di fatto nella stessa posizione, io, Anderson e Holland facciamo cose diverse ma pestiamo le stesse mattonelle. A tutti servivano più solidità e più spazi, non si remava dalla stessa parte.

Quindi c'erano attriti con Pillastrini?

Era normale che sorgessero dei conflitti. Ma probabilmente i problemi non erano tra noi e lui ma fra lui con noi, nel senso che vedeva delle cose e noi no, o aveva valutazioni diverse dalle nostre, sul gioco, sulle situazioni. Io sono un realizzatore, forse m'avevano scoutizzato come tiratore ma non sono quel tipo di giocatore.

Le divergenze col coach sono però un alibi un po' debole per giustificare le sconfitte.

Pillastrini è l'allenatore e non ci sono alibi, non possiamo giocare pensando che sfortunatamente lui è qui. Se lui allena è perché la società ha deciso così e io rispetto la scelta. Dobbiamo continuare a migliorare, abbiamo perso partite che potevamo vincere, soprattutto fuori dove siamo poco intensi in difesa. Ora comprensibilmente siamo frustrati, anche perché le aspettative erano alte, ma stiamo lavorando per trovare equilibri, c'è molto da fare e la Final Eight in casa può ridarci fiducia.

Anche con la proprietà, le storie sono state tese.

Con la vicenda della discoteca c'è stato un equivoco, gli americani quando arrivano in Italia escono la sera, vogliono conoscere il posto. Ma le regole sono regole e vanno rispettate, ormai quello è il passato, ma so che s'è parlato molto e sono uscite diverse storie. Sabatini è un good guy (un bravo ragazzo, ndr), fa il massimo per la squadra e non può essere incolpato per questo. Il club è suo e ci tiene, anch'io farei come lui.

Alla lunga qualcuno ha pagato, via Holland, via Conroy. Ora va meglio?

Il management ha fatto delle scelte per correggere gli errori d'assetto, è arrivato Best, una vera addizione: esperto, forte, io l'ascolto e imparo. Lui è super, a Delonte auguro il meglio e non voglio dire che stiamo bene ora, senza di lui, però dico che Travis è stata una grande aggiunta per il gruppo.

L'unico «intoccabile» sembra lei.

Sono felice di restare e rispetto che mi abbiano tenuto. Vorrei che ora lo spirito fosse per tutti quello di lavorare duro per finire in crescendo.

SABATINI: «CACCIO SPENCER, ITTIRANTE E IRRISPETTOSO»

di Stefano Capitani - Il Resto del Carlino – 25/02/08

 
Il Signor Spencer da stasera è sul mercato e fuori squadra. Abbiamo tollerato tanto, per non dire tantissimo, ma sono finiti i canditi.

Il terremoto arriva dalla voce del patron della Virtus, Claudio Sabatini, che con grande sicurezza annuncia una decisione appena presa ma convinta. Il numero uno bianconero non ha digerito il comportamento della guardia statunitense, che nei minuti finali ha avuto un atteggiamento poco rispettoso nei confronti del vice allenatore Daniele Cavicchi, e nella conferenza stampa del dopo gara esprime tutto il proprio disappunto, dopo aver fatto i complimenti a Pesaro per la vittoria. Perché perdere ci sta, ma perdere la faccia no.

Solo se avremo un’offerta molto interessante - prosegue Sabatini - Spencer andrà in un altro club, altrimenti possiamo permetterci di tenerlo sull’ultima fila del palasport. Forse si è dimenticato che con noi ha un contratto per altri due anni. E comunque non si tratta di una questione di denaro, ma di vivere una partita assieme.

La Virtus aveva creduto nel giocatore, con un contratto lungo. Ora quel contratto potrebbe ritorcersi contro lo stesso Spencer.

Se qualcuno è interessato non può fare altro che telefonarci, però mi devono convincere con molto denaro: non è un segreto che per lui sono giunte richieste anche venti giorni fa. Se no, lo aspetta un periodo in cui potrà prendersi un momento di tempo per riflettere, perché si libererà solo in data primo luglio 2009.

La frattura appare insanabile.

Fuori da tutto, anche dagli allenamenti. Quasi tutti hanno il cellulare, se vuole può chiamarmi e farmi sorridere»

Quello che più ha irritato Claudio Sabatini, è stato il contesto in cui Dewarick Spencer si è lasciato andare: mancava il coach Renato Pasquali.

Qualsiasi sia l’umore, non era felice lui né lo eravamo noi: capita di perdere, ma tutti ricopriamo un ruolo. Non mi sembra neanche garbato il modo in cui si è comportato, l’avesse fatto con il primo allenatore... E invece ha tenuto questo atteggiamento con il vice, mentre Pasquali era a letto con la febbre. In lui ho notato la più assoluta mancanza di rispetto. E allora c’è un limite a tutto.

Indisponente, e non si tratta della prima occasione.

Tra quello che abbiamo dato noi e la sua prestazione, posso ritenere che siamo noi ad essere in credito. Il signor Spencer ci ha abituato ad atteggiamenti molto particolari, se giocasse bene si potrebbe anche sopportare qualcosa.

 

 

SPENCER: «PERDONATEMI»

di Daniele Labanti - Corriere di Bologna - 26/02/2008

 

Non è il primo, forse non sarà l'ultimo, è stato tanto infuocato domenica quanto «morbido» ieri, sebbene il dado ancora non sia tratto. Il caso- Spencer, deflagrato in modo roboante dopo la legnata subita dalla Virtus contro Pesaro, è l'ennesima tappa d'una stagione poco simpatica, ricca d'errori, litigi, sconfitte, incomprensioni, che Claudio Sabatini, stufo di perdere, di sbattere contro l'ira dei tifosi, di dover fare da balia ad una truppa irrequieta, s'è affrettato a dire di voler chiudere con «dignità». L'ultima è di Spencer, che prima rifiuta d'entrare in campo, poi, appurato che il club ha deciso di metterlo fuori rosa, esplode vomitando insulti sul gm Luchi e pure sul patron, che l'insegue fin sulle scale che conducono al parcheggio. Poi, cerca un punto d'incontro, una «pacificazione». E chissà cosa accadrà. È l'episodio simbolo della stagione del moretto, carattere difficile e pure peggio da gestire come giocatore, in campo — dove raramente è stato «dentro le righe » e bene lo si ricorda solo contro Roma e Pesaro nella Final Eight — e fuori, dove ha regalato problemi d'ogni tipo, fra locali visitati, abitudini stravanganti, appartamento da «custodire» e altre perle. Fuori rosa c'era finito ufficialmente una volta sola, assieme ai suoi compari, dopo la fuga d'ottobre in discoteca, prima di Cantù. Ma il Tau, a dicembre, lo saltò per una «sospetta» caviglia dolorante, infortunio improvviso quando diplomatico. Sabatini, comprensibilmente, ha colmato la misura, e magari presto cambierà idea ma domenica notte uno strappo robusto l'ha dato.

«Mi devo far perdonare — ha rilanciato Spencer — so d'aver sbagliato, so che non si fa quel che ho fatto. Voglio redimermi. Non mi va di parlare sui giornali delle mie opinioni in merito, non ho nulla da dire nè c'è da discutere. Rispetto la società, e chi ci lavora». Sono parole concilianti, la rabbia di Sabatini aveva i toni giusti per mettere il giocatore con le spalle al muro. Un giocatore che, fra campo ed extra, ha prestato lungamente il fianco all'attacco frontale che il club gli ha riservato dopo l'ennesima «stravaganza», il rifiuto d'entrare in campo nel quarto periodo contro Pesaro, gara gestita dal vice Daniele Cavicchi (Pasquali è influenzato). «È stato solo un momento di nervosismo, sono un competitivo e non voglio perdere. Passerà tutto, almeno lo spero, perché nelle famiglie si litiga, ci si scontra, e succede anche in quelle migliori. Io alla Virtus sto bene, voglio farmi perdonare».

Linea scaltra, quella di Spencer, che ufficialmente è stato messo «sul mercato e fuori rosa», in attesa che qualche società si faccia viva. «È sotto contratto fino al 2009 — ha detto Sabatini — e se non arriva un buy out interessante può anche restare a guardare fino alla scadenza. Abbiamo pazientato a lungo, almeno avesse giocato bene...». Una soluzione si troverà, ma questo turbine d'intemperanze, parolacce e gestioni ai limiti dell'impossibile ha di fatto ammazzato la stagione bianconera. Su questa deriva la Virtus ha presto perso il controllo e ora si trova nuovamente in acque limacciose, mentre le rivali accelerano e scovano nuovi equilibri. Ha puntato tutto sugli americani, la Vu nera: tre su quattro sono finiti fuori, uno resiste, il roster recupera i califfi ma di fatto è come se ogni settimana ricominciasse la stagione. L'inebriante incantesimo della Coppitalia ha esaurito il suo effetto, e il treno per i playoff all'incontrario va.