1943/44
CAMPIONATO NON OMOLOGATO
Una partita di basket tra militari USA in tempo di guerra
Virtus Bologna
Serie A: campionato non disputato
Partite della stagione
Giovanili
IL FILM DELLA STAGIONE
di Ezio Liporesi per Virtuspedia
La stagione 1943/44 vede un campionato strutturato in un girone finale con Reyer, Ilva Trieste, Ginnastica Triestina, Crda Trieste. A causa di un reclamo, il titolo vinto dalla Reyer non fu assegnato. Borletti Milano, Giordana Genova e Virtus Bologna furono invitate ma non parteciparono. Ridotta al minimo l'attività in casa Virtus, ma comunque viene disputato a febbraio in Santa Lucia un torneo volante, nel quale le Vu nere presentano due squadre, la A e la B, e a cui partecipa anche la polisportiva Cisponi. Sempre in Santa Lucia il 5 aprile Virtus A e Virtus B si affrontano in amichevole, vinta dalla squadra A 38-31. Nella squadra A è presente anche Ragnini, un giocatore che ha militato in qualche squadra romana. A parte qualche allenamento, si tratta della sua unica presenza in maglia Virtus.
L'incontro è particolarmente significativo perché si tratta dell'ultima partita disputata nella gloriosa palestra della chiesa sconsacrata. Successivamente vi si svolgerà ancora qualche allenamento prima che la palestra venga destinata ad altro, dopo essere stata sede della Virtus fin dal 1873. A giugno ritroviamo le V nere a Vignola, dove sconfiggono nettamente una rappresentativa modenese.
SOTTO LE BOMBE
tratto da "Il Mito della V Nera" 1871-1971 di A. Baraldi e R. Lemmi Gigli
L'attività riprende nella primavera 1944 per quel poco che la situazione sempre più incerta e drammatica riesce a consentire, col Paese occupato dagli eserciti stranieri, dilaniato dai bombardamenti e diviso in due dalla "linea gotica" che passa proprio attraverso la nostra regione. In marzo la Virtus - Bologna è stata dichiarata città aperta - organizza degli eventi sportivi.
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In giugno si rivede la squadra di pallacanestro (Vannini, Marinelli, Calza, Bersani, Cherubini, Muci, Bongiovanni, Martini) facile vincitrice di una Rappresentativa modenese a Vignola (82-20).
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Il 24 agosto, nella notte, Bologna subisce un'ennesima incursione aerea ed una bomba cade sui campi da tennis arrecando gravi danni agli impianti e rendendo pericolante la tribuna coperta.
LUCIANO TREVISI, FRANCO MARIANI E ANTONIO ROSINI: I TRE CESTISTI DELLA VIRTUS CADUTI IN GUERRA
di Ezio Liporesi per Virtuspedia
Quando scoppia la seconda guerra mondiale la Virtus pallacanestro è ancora molto giovane: i primi tornei disputati sono di una decina di anni prima, i primi campionati disputati fuori dai confini cittadini sono appena di circa un lustro. Quindi le vicende dei suoi giocatori impegnati in guerra riscontrano un interesse legato a una stretta cerchia di persone; non come, per esempio per il Bologna calcio, già assunto a glorie nazionali ed europee, i cui protagonisti hanno raggiunto una grandissima popolarità e le tracce, più o meno evidenti, lasciate da coloro che sono stati impegnati in guerra, o comunque toccati drammaticamente dalle vicende belliche, ha dato luogo nel secolo successivo ad un'ampia letteratura, come per l'allenatore Arpad Weisz e i giocatori Dino Fiorini e Mario Pagotto. Non poteva avvenire altrettanto per i portacolori delle V nere dei canestri, soprattutto se i protagonisti dei combattimenti rispondono a nomi che giocavano nelle giovanili o avevano al massimo sfiorato la squadra maggiore. Parliamo dei tre ragazzi della Virtus pallacanestro, Luciano Trevisi, Franco Mariani e Antonio Rosini, caduti in guerra su opposte fazioni, come capitò a tanti compagni di squadra di tante società, fino a pochi giorni prima a inseguire gli stessi obiettivi e le stesse ambizioni, poi su strade opposte che spesso conducevano alla stessa tragica fine. Di Luciano e Franco si trovano al massimo, nelle pubblicazioni storiche più attente, una mesta riga che ne sottolinea l'assenza alla ripresa dell'attività agonistica, in quanto periti in guerra, di Antonio nulla. Virtuspedia ha cercato di approfondire la storia di questi tre giocatori, fino ai loro ultimi momenti di vita. Luciano Trevisi, nato a Bologna il 13 maggio 1922, faceva parte delle giovanili bianconere e lo ritroviamo nella formazione che affronta nelle stagioni 1938/39 e 1939/40 il campionato G.I.L. (gioventù italiana littoria), uno dei tornei (l'altro era il G.U.F., gruppi universitari fascisti) che il fascismo aveva affiancato ai classici tornei per divulgare l'attività sportiva e farne uno strumento di propaganda; questi tornei erano disputati da squadre cittadine e, appunto quelle bolognesi, sia del G.I.L., che del G.U.F., erano in gran parte costituite da giocatori della Virtus. Fu così che Trevisi si trovò a giocare nel G.I.L. Bologna, insieme ad altri virtussini, alcuni dei quali diverranno campioni d'Italia negli anni successivi, come Gianfranco Bersani, Cesare Negroni, Marino Calza, Gianfranco Faccioli; gioca insieme anche a Raffaello Zambonelli, giocatore prima della guerra, poi brillante dirigente. Nella seconda stagione il cammino della squadra bolognese è brillante, tanto da giungere alle finali di Abbazia, nella provincia di Pola, nell'attuale Croazia. I bolognesi ci arrivano insieme alle squadre di Milano, Trieste e Napoli. Dopo aver perso contro i lombardi e i giuliani, i petroniani si riscattano battendo, il 5 maggio 1940, per 41-31 i campani, guadagnandosi la terza piazza. In quest'incontro Trevisi mette a segno 4 punti e sono i suoi ultimi su un campo di basket, perché Luciano non potrà seguire le orme dei suoi compagni. Nell'estate successiva ha infatti inizio la campagna del Nordafrica, nella quale Trevisi è impegnato come sottotenente. Qui troverà la morte il primo giorno di agosto del 1943, 81 giorni dopo la resa delle forze italo tedesche e la fine della campagna del Nordafrica, o perlomeno questa è stata la data in cui è stato registrato il suo decesso. Franco Mariani ha un fratello più grande, Alberto, classe 1921, che ha già disputato amichevoli con la prima squadra nel 1938/39; due stagioni dopo, a conflitto già iniziato, è nella seconda squadra Virtus che disputa il Campionato di Divisione Nazionale B e fa anche un'apparizione nella squadra maggiore che partecipa al campionato di Serie A (diventerà poi apprezzato arbitro internazionale). Lo ritroviamo nel 1944, esattamente il 31 marzo ad un allenamento della prima squadra in Santa Lucia; in quell'occasione c'è anche il giovane fratello Franco. Insieme a loro, oltre ai già citati Bersani e Cesare Negroni, ci sono altri bianconeri che conquisteranno allori tricolori e faranno la storia della Virtus pallacanestro, come Carlo Cherubini e, soprattutto, Giancarlo Marinelli e Venzo Vannini. C'era un ottavo giocatore, già compagno di squadra di Vittorio Gassman nel Parioli e nella nazionale, Fulvio Ragnini. Franco Mariani si stava affacciando quindi alla prima squadra, ma la sua storia cestistica finì praticamente sul nascere e la sua stessa vita terminò, troppo presto, poco tempo dopo a Monte San Pietro. Perirà con lui anche il cognato di Alberto, Antonio Rosini (per tutti Tonino), che pure giocava nelle giovanili Virtus ed era compagno di Franco, non solo sui campi di gioco, ma anche nella lotta partigiana. Luciano Trevisi perì lontanissimo dalla palestra di via Castiglione, Franco Mariani e Antonio Rosini a una manciata di chilometri, ma tutti lasciarono orfana la Virtus di tre cestisti, di tre ragazzi, che meritano di essere ricordati. Nel 1946, in memoria di Franco e Antonio, si disputò a Bologna la Coppa Mariani e Rosini, vinta dalla Virtus, davanti a Timo, Gira, Asip, Matteotti e Sempre Avanti.
Franco Mariani partecipò ad un allenamento della prima squadra, poco tempo prima di perire a Monte San Pietro
(foto tratta dal libro "Il mito della "V" nera")
Trevisi, deceduto in Africa (foto tratta dal libro "Il mito della "V" nera")
Rosini, anch'egli deceduto a Monte San Pietro
(foto fornita da Franca Antonia Mariani)
I Nomi di Antonio Rosini e Luciano Trevisi incisi su una lastra nel Sacrario del Cestista al Santuario della Madonna del Ponte a Porretta
E su un'altra lastra quello di Franco Mariani
PAOLO FERRATINI, LA VIRTUS, POI LA MORTE DA ALPINO
di Ezio Liporesi per Virtuspedia
Abbiamo sempre considerato le squadre del GIL Bologna e del GUF Bologna, compagini volute dal fascismo per partecipare ai corrispondenti campionati al fine di incrementare l'attività sportiva come veicolo di propaganda, delle squadre giovanili Virtus, in quanto formate prevalentemente da giocatori della Virtus. Per il GUF Bologna questo fu sancito ufficialmente a partire dal 28 settembre 1939, data della fusione tra GUF Bologna e Virtus Bologna Sportiva. La squadra che ne risultò fu Venzo Vannini (Cap.), Giancarlo Marinelli, Gelsomino Girotti, Galeazzo Dondi Dall'Orologio, Athos Paganelli, Renato Bernardi, Lino Rosssetti, Verardo Stivani, (tutti giocatori della prima squadra Virtus, Giancarlo Gubellini, che con la prima squadra disputerà gare amichevoli, a cui vanno ad aggiungersi Sassoli, Marchi, Beseghi e Paolo Ferratini. Da quel giorno Ferratini fu a tutti gli effetti un giocatore delle V nere.
Paolo, nato a Bologna il 19 febbraio 1917, dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo Ginnasio Luigi Galvani, si laureò presso l’ateneo bolognese in Ingegneria Civile (Sottosezione Trasporti) il 18 giugno 1940. Dopo aver superato l’esame di stato a Genova e nonostante gli inviti alla prudenza, soprattutto da parte del padre, legale del Credito Romagnolo, la scelta di rinunciare al rinvio (si era iscritto a Ingegneria Mineraria) e partire come volontario fu compiuta e la Scuola Centrale Militare di Alpinismo segnò la prima tappa di un destino che si sarebbe concluso tragicamente a Nikolajewka.
Assegnato, come molti altri ingegneri, all’artiglieria alpina, Paolo Ferratini fu inviato alla Scuola A.U.C. (Allievi Ufficiali di Complemento) di Lucca. Nominato Sottotenente venne destinato alla 32ª batteria del Gruppo "Bergamo" (2° Reggimento Artiglieria Alpina), comandata dal Cap. Bruno Gallarotti che lo ricorderà come uno degli artiglieri caduti a lui più cari. Raggiunse così Druento, in provincia di Torino, dove il suo reparto stava esercitandosi e dove conobbe un altro giovanissimo Sottotenente, il ventunenne Lorenzo Valditara, che così scrisse una volta divenuto Generale: "Con Ferratini fummo assieme per tutto il periodo della marcia al Don e delle operazioni difensive sul fiume nonché nei combattimenti della ritirata fino a Nikolajewka, condividendo spesso la stessa tenda e, all’addiaccio, la stessa coperta. A Nikolajewka Ferratini fu gravemente ferito durante l’assalto finale dell’abitato; trasportato dai suoi artiglieri in un'isba fu curato, per quanto possibile, dal Ten. medico Alliani ma morì durante la notte. Lo seppellii, con l’aiuto di alcuni soldati, alla base del campanile della chiesa, che allora mi apparve come la maggiore del paese. Al mio rientro in Italia, nell’aprile del ’43, andai a far visita alla madre, che trovai molto provata, com’era da aspettarsi". In precedenza, secondo quanto riferito dalla sorella di Paolo, Sofia Ferratini Vancini, il Comandante della 32ª batteria (l’allora Capitano Gallarotti) aveva comunicato personalmente alla famiglia il luttuoso evento. A conclusione della sua lettera il Gen. Valditara, ricorda i sentimenti che ha provato e che tuttora prova verso "quel bravo ufficiale" che lo onorò della sua amicizia.
Altre fonti parlano del Sottotenente Ferratini "…un ingegnere bolognese… che al momento della verità non si è scostato per un minuto dal proprio cannone" (che, in realtà, era l’obice da 75/13).
I documenti ufficiali riportano: "Caduto in combattimento in Russia, a Nikolajewka, dilaniato da scheggia di mortaio". Era il 26 gennaio 1943.
Già laureato in Ingegneria Civile, Paolo Ferratini nel novembre del 1941 si era iscritto, a Bologna, al terzo anno di Ingegneria Mineraria e gliene fu attribuita la Laurea Honoris Causa.
Ferratini nell'estate 1942 sul fronte russo
Il nome di Paolo Ferratini inciso su una lastra nel Sacrario del Cestista al Santuario della Madonna del Ponte a Porretta
CAMPIONATO 1944
di Ezio Liporesi per Virtuspedia
La Lega Basket riporta i risultati del campionato 1944, un girone finale con Reyer, Ilva Trieste, Ginnastica Triestina, Crda Trieste, disputato il 19 e 20 agosto con scudetto non assegnato. Il Crda Trieste fu invitato all'ultimo momento: avrebbe infatti dovuto disputare la finale della Serie B, ma anche il suo avversario, ill Dopolavoro Pirelli Milano dovette rinunciare alla trasferta veneziana. La Reyer vinse i tre incontri, la Ginnastica Triestina perse solo contro i veneziani, per 25 a 23. I triestini presentarono reclamo per un problema di cronometraggio: qualche minuto prima della fine giocatori e pubblico ritennero l'incontro concluso e, una volta chiarito l'equivoco e ripreso il gioco, il minuto perso non fu recuperato. Il reclamo fu accolto e fu deciso di ripetere la gara il giorno 21, lunedì, ma la Reyer presentò un esposto avverso alla decisione, non potendo disporre di tutti i giocatori in quella data. Il titolo non venne quindi assegnato. La Lega riporta che Borletti Milano, Giordana Genova e Virtus Bologna rinunciarono, come era già preannunciato sulla Gazzetta dello Sport del 19 agosto 1944. In un libro su quel campionato si afferma che queste tre squadre avrebbero vinto gironi regionali per poi rinunciare al concentramento finale. Lemmi Gigli, storico delle V nere, scrisse che l'attività nazionale era continuata solo a Trieste e Venezia e non nel resto d'Italia; inoltre riportò come unico incontro della Virtus un'amichevole disputata l'11 giugno 1944, a Vignola, contro una rappresentativa modenese. Nelle mie ricerche ho trovato un torneo volante in Santa Lucia il 20 febbraio, con Virtus A, Virtus B e Polisportiva Cisponi, un'amichevole Virtus A-Virtus B del 5 aprile (ultima gara disputata in Santa Lucia) e anche notizie di due allenamenti, sempre nella chiesa sconsacrata di via Castiglione, uno il 31 marzo e uno in aprile. La scrupolosità di Lemmi Gigli e Il dettaglio delle mie ricerche mi fanno pensare che se ci fossero state partite di qualificazione a livello regionale le avremmo trovate. La Gazzetta dello Sport, già citata, riportò che la Reyer non aveva disputato gare ufficiali prima di essere invitata a difendere il titolo vinto nella stagione precedente. La mia ipotesi è che le tre squadre rinunciatarie fossero state semplicemente invitate, al pari delle altre, al girone finale. A conforto della mia ipotesi c'è la classifica dell'anno precedente: 1. Reyer Venezia 35 2. Virtus Bologna Sportiva 34 3. Bruno Mussolini Roma 30 4. Ginnastica Triestina Trieste 26 5. Borletti Milano 23 6. CRDA Monfalcone 18 7. Ilva Trieste 18 8. GUF Livorno 10 9. GUF Napoli 9 10. Giordana Genova 8 11. GUF Pavia 6. Togliendo i 3 GUF (Gruppi Universitari Fascisti), probabilmente in altro impegnati, e la Bruno Mussolini Roma, che aveva motivi non solo territoriali per essere esclusa, ci sarebbero state tutte le formazioni.
IN RICORDO DI FRANCO MARIANI E ANTONIO ROSINI, VIRTUSSINI E PARTIGIANI
di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 25/04/2020
Franco Mariani nacque il 25 aprile 1926 a Bologna. Suo fratello Alberto, classe 1921, disputò amichevoli con la prima squadra nel 1938/39. Due stagioni dopo, con la seconda guerra mondiale già in atto, Alberto Mariani fece parte della seconda squadra Virtus che iscritta al Campionato di Divisione Nazionale B. Sempre nel 1940/41 si guadagnò anche un'apparizione nella squadra maggiore, unico suo gettone di presenza nel massimo campionato italiano. Il 31 marzo 1944 partecipò ad un allenamento della prima squadra in Santa Lucia; con nomi che fanno parte della storia delle V nere, come Gianfranco Bersani, Cesare Negroni, Carlo Cherubini, Giancarlo Marinelli e Venzo Vannini. C'era anche un giocatore che era stato compagno di squadra di Vittorio Gassman nel Parioli e nella nazionale, Fulvio Ragnini. A completare il gruppo di otto atleti era presente il fratello di Alberto, Franco Mariani, che cominciava ad affacciarsi, quindi, alla prima squadra, ma la sua storia sportiva finì praticamente sul nascere e la sua stessa vita terminò troppo presto. Infatti, se per Alberto il conflitto mise un brusco freno alla carriera di cestista, al fratello andò molto peggio: il primo poté riprendere la sua vita nella pallacanestro e divenne poi arbitro internazionale, trovandosi anche ad arbitrare la sua Virtus in vari tornei; il secondo perì in piena lotta partigiana, in località Fondo Vigo a Monte San Pietro il 27 agosto 1944. Con lui morì anche Antonio Rosini, detto Tonio, che era cognato di Alberto Mariani, infatti quest'ultimo aveva sposato Leda, sorella di Antonio. Rosini era stato compagno di Franco nelle giovanili delle V nere, ma condivideva con lui anche l'impegno su un fronte ben più impegnativo e pericoloso. Facevano entrambi parte del quinto battaglione Rosini della prima brigata Irma Bandiera Garibaldi: Franco con funzione di capo di SM di compagnia, Tonio era invece vice comandante di compagnia. Avevano, rispettivamente, diciotto e vent'anni. Franco e Antonio sono ricordati nel Sacrario di Piazza Nettuno e una targa rende loro omaggio anche nel Sacrario del Cestista al Santuario della Madonna del Ponte di Porretta Terme. Il 10 marzo 1946 al campo della piscina coperta dello stadio di Bologna, in memoria di Franco e Antonio, si disputò la Coppa Mariani e Rosini, vinta dalla Virtus, davanti a Timo, Gira, Asip, Matteotti e Sempre Avanti. Il 25 aprile 2020, Festa della Liberazione, si celebra anche il novantaquattresimo anniversario della nascita di Franco Mariani: un doppio motivo per celebrarlo, accomunando nel ricordo anche Antonio Rosini.
DAI CANESTRI ALLA RESISTENZA IL MARTIRIO DI MARIANI
Il cestista virtussino fucilato dai fascisti a 18 anni
di Luca Sancini - La Repubblica - 27/04/2020
"Gli atleti dovranno trovarsi domani alle 17 alla palestra di Santa Lucia. I convocati sono: Dondi, Marinelli, Bersani, Vannini, Alberto e Franco Mariani. Dirigerà l'allenamento l'arbitro internazionale Ugolini". Così il Carlino il 30 marzo del '44 annuncia il raduno della Virtus per disputare il campionato ridotto alle squadre del Nord, in partenza di lì a poco. Due allenamenti alla settimana, mercoledì e venerdì alle 17, e c'è anche Franco Mariani, il baby del gruppo, tra i virtussini che saranno il nerbo della squadra che vincerà poi quattro scudetti consecutivi. Con lui si allena anche un giovane, Carlo Muci, un Pozzecco della pallacanestro del dopoguerra, che la sua carriera la farà poi nel Gira, l'altra squadra di Bologna che sorge dopo la Liberazione.
Per la famiglia Mariani la pallacanestro è una religione. Virtussini e innamorati del basket, Alberto, il fratello, sarà poi uno dei più noti arbitri internazionali e Franca Antonia, la nipote che nel nome porta il suo ricordo, una delle protagoniste del basket femminile a Bologna, giocando tra serie A e B, anche nelle squadre del presidente Gianfranco Civolani. Gli studi, gli allenamenti, per Franco la guerra sembra lontana. Ma l'esercito di Salò chiama e lui, in una lunga lettera alla famiglia, spiega che dirà no, "prendendomi per mano la vita". Sono, per tanti ragazzi, i giorni i cui si può decidere un destino. Restare dalla parte delle autorità, cercare, nel caso suo, una fetta di privilegio come atleta e pensare solo alla pallacanestro, o prendersi i rischi di una vita alla macchia? Franco passa alla clandestinità e alla Resistenza, insieme ad Antonio Rosini, il fratello della fidanzata di Alberto, che gioca nelle giovanili della Vu. I due operano sulle colline nella zona di Monte San Pietro e Castello di Serravalle, sconvolte il 27 agosto del '44 da un rastrellamento eseguito dalla Guardia nazionale repubblicana comandata dai capitani Zanarini e Pifferi. Partigiani e civili sono rinchiusi in un'ottantina dentro la chiesa di Monte San Pietro. Per i sette trovati con le armi in pugno, c'è la pena della fucilazione. A Franco e Antonio, quando il giorno dopo vengono caricati su un camion verso Bologna, scappa un sorriso e una speranza. Forse c'è solo la prigione di San Giovanni in Monte nel loro destino, ma durante il tragitto ecco l'ordine: Scendete! Una scarica di mitra chiude la loro vita. I fascisti danno l'ordine di lasciare i loro corpi sul selciato per ore, a monito degli altri. Il 25 aprile del '45 Franco avrebbe compiuto 19 anni. Come ha ricostruito il sito Virtuspedia, nel '46 si disputò il torneo "Mariani e Rosini", che la Virtus vinse.
Mariani sorride nella foto, che nell'archivio dell'Anpi lo ricorda come combattente dal 1 maggio al 27 agosto 1944, capo di stato maggiore della Brigata "Irma Bandiera". Forse stava pensando ad un futuro da campione dentro Sala Borsa, il virtussino che scelse una vita da libero, lasciando cadere un pallone che non poté più riprendere tra le mani.