ANDREA BONA
Bona a Folgaria (foto tratta dai microfilm de "Il Resto del Carlino")
nato a: Roma
il: 01/05/1978
altezza: 197
ruolo: guardia
numero di maglia:
Stagioni alla Virtus: 1999-00
(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo allenamenti)
ANCHE L'"AMERICANO" BONA ANDRÀ IN RITIRO CON LA KINDER
Il Resto del Carlino - 28/07/1999
Un nuovo acquisto per la Kinder. In realtà si tratta solo di un giovane dal grande futuro che ha chiesto di aggregarsi, per allenarsi, alla truppa bianconera, prima di rientrare negli States.
Si tratta di Andrea Bona, 21 anni, romano, 197 centimetri per 102 chili, reduce dalla prima stagione Ncaa a Fresno State. Per prepararsi al nuovo impatto con l'università di Jerry Tarkaman, Bona ha chiesto alla Virtus di ospitarlo. A Folgaria il ragazzone potrà misurarsi con Abbio - uno dei giocatori che più ammira - e con Danilovic.
Messina avrà un uomo in più per rendere ancora più competitivi gli allenamenti. E, se un giorno non dovesse approdare nella Nba, magari Bona potrebbe anche ricordarsi di questa vacanza bianconera.
BONA SOGNA L'NBA. MA SE LA VIRTUS...
La guardia romana torna negli States dopo l'esperienza di Folgaria che giudica fantastica: "Qui tutto è all'insegna della più grande professionalità. Ho lavorato con campioni come Danilovic e Abbio e da Messina ho imparato tante cose. Nei miei pensieri c'è anche la Kinder"
di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 21/08/1999
Oggi riparte per gli States. Ma dentro la valigia conserverà un ricordo davvero speciale. Quello del ritiro a Folgaria, con la Virtus dei campioni. Un'ottima scuola per Andrea Bona, giovane di belle speranze che punta con decisione alla Nba. Intanto, la guardia romana è attesa da altri tre anni con Fresno State.
Buongiorno, Bona. Ci racconti l'esperienza a Folgaria.
"Fantastica. Mi sono trovato molto bene. Un esempio di grande professionalità: dal presidente, Cazzola, all'allenatore, Messina. Senza dimenticare gli altri".
Ma dal punto di vista agonistico?
"Super. Ho avuto la possibilità di allenarmi con campioni come Danilovic, Abbio e Sconochini. Sono stati pochi giorni, ma molto importanti".
Il suo sogno, però, è la Nba.
"Calma. Prima di tutto il mio obiettivo è finire questi tre anni all'università. Poi potrò pensare al paradiso della pallacanestro. Per ora posso dire che, anche dal punto di vista dello studio, si tratta di un aspetto importante e formativo".
Cosa studia?
"Lingue. Il primo anno è andato così così perché mi avevano accusato di aver copiato un compito. La situazione si è risolta ma intanto ho perso sei mesi. Per fortuna è stato l'anno più duro. Quello da freshman è sempre così. Me l'ha confermato anche...".
Chi?
"Jerry Tarkaman, il coach. Ci siamo sentiti in questi giorni. Mi ha detto di insistere. Non posso tirarmi indietro".
Ma lei ha un modello?
"Nella Nba mi piace Charles Barkley, per la sua testardaggine, perché è cattivo. In Italia, invece, anche se il ricordo è più sfumato, penso a Meneghin. Penso a Dino: uno che menava, uno che incuteva timore e rispetto negli avversari".
Ma Dino era un pivot. E allora?
"D'accordo. Ma a me interessa la sua mentalità. Mi piacerebbe incontrarlo e scambiare quattro chiacchiere".
Ci tolga una curiosità: Com'è finito a Folgaria?
"Tutto è nato dal mio ex procuratore, Tojo Ferracini. Vive a Bologna, conosce molto bene Roberto Brunamonti e quando sono stato invitato sono stato molto contento".
Ha accettato subito?
Certo. Ero sicuro di arrivare in un ambiente di professionisti. In più ho avuto il vantaggio di legare subito con i compagni".
Il professor Grandi ricorre talvolta alle partite di calcio. Una stranezza?
"Assolutamente no. Il modo migliore per creare un gruppo.
Sia sincero: in testa, non l'ha mai negato, ha la Nba. Ma se un giorno la Virtus dovesse bussare alla sua porta?
"Da qui, alla fine dei tre anni all'università possono succedere tante cose. Certo che nei miei pensieri, dopo questa esperienza, c'è anche la Virtus. Non si sa mai dove si può arrivare".
Ma il Bona giocatore, com'è?
"Posso dire come mi descrivono".
Lo faccia.
"Dicono che ho molta grinta e altrettanta cattiveria e che nessuno, per questo motivo, si diverte quando deve giocare contro di me. Poi sono una guardia e, oltre alla difesa, credo di avere anche un buon tiro".
Sembra i ritratto del pupillo di Ettore Messina.
"Non credo di essere diventato, in pochi giorni, il suo pupillo. Però da lui ho imparato molte cose. Ci tenevo a conoscerlo perché me ne avevano parlato spesso. Il sergente di ferro, mi dicevano...".
E invece?
"Prima di tutto un grande allenatore. Mi ha colpito un fatto: quando parla lui cala il silenzio. Tutti attenti e zitti, anche se ti chiami Danilovic o Abbio. Un grande senso di rispetto nei suoi confronti. Mi piace. E poi fuori dal campo è una persona molto cortese e gentile".
Un'ultima domanda: che differenze ci sono tra Italia e Stati Uniti?
"Là c'è molta più fisicità. Ogni partita è una guerra. Una guerra che comincia molto tempo prima, in allenamento. È lì che ti giochi le tue carte per avere un posto in squadra. Poi c'è un'intensità maggiore, anche perché si allenano più di quello che facciamo noi. Anche sei ore al giorno. Chissà, forse un giorno ci adegueremo anche noi capendo che solo in palestra si può crescere".
Insomma, si sente un po' un pioniere.
"Sì, in fondo è così".