GIUSEPPE RUNDO
(detto "Pippo")
Rundo durante un time-out
nato a: Gioiosa Marea (ME)
il: 04/12/1946
altezza:
ruolo: ala
numero di maglia: 9
Stagioni alla Virtus: 1966/67 - 1967/68 - 1968/69 - 1969/70 - 1970/71
UN CAMPIONE DI GIOIOSA MAREA
Siciliano di nascita (è nato a Gioiosa Marea, ndr), ma tarantino di adozione, è il giocatore che ha dato più lustro al cestismo jonico. Una vita con i colori della Ricciardi, Rundo si è guadagnato la maglia azzurra con una progressione significativa. Con la casacca verde della Ricciardi, dai tempi del presidente Dario Perrucci a quelli di Giorgio Nicastro, dopo i primi raduni e i tornei internazionali ufficiali, è approdato nella nazionale sperimentale B e quindi nella rappresentativa che ha preso parte alle Universiadi di Budapest del ‘65. Dopo l’ingaggio da parte della Virtus Bologna, è stato chiamato da Nello Paratore nella massima rappresentativa azzurra, disputando i campionati mondiali in Uruguay nel ’67. Fu inserito nell’elenco dei 24 azzurrabili per le Olimpiadi del ’68. Complessivamente ha totalizzato 16 presenze in nazionale A, oltre a quelle nella nazionale B, nella nazionale militare e nella rappresentativa degli universitari. Giocando in serie A, è stato anche ritenuto a lungo dalla stampa specializzata dell’epoca uno dei giovani giocatori più interessanti: nella stagione sportiva 67.68, fu anzi considerato tra i top 30 del campionato di serie A. Risiede a Bologna.
Giuseppe 'Pippo' Rundo è nato a Gioiosa Marea il 4 dicembre 1946. Ha esordito nella nazionale di pallacanestro italiana il 28 maggio 1966, in occasione dell'amichevole Italia-Guinea 89-34 a Dessau. Il commissario tecnico Nello Paratore lo impiegò in altre quindici partite, nelle quali l'ala segnò trentadue punti. Ebbe l'occasione di giocare nel Mondiale di Uruguay 1967, in cui arrivò a segnare 11 punti al Paraguay. L'Italia si classificò nona.
UN PECCATO SMETTERE A 25 ANNI
di Giuseppe "Pippo" Rundo per Virtuspedia - 30/06/2018
Furono begli anni quelli trascorsi alla Virtus, come felici furono anche le esperienze in nazionale. L'unico rammarico è aver dovuto smettere a 25 anni, per una gomitata, presa a Cantù, che mi provocò il distacco della retina.
Giuseppe Rundo in entrata, nella partita di qualificazione a Mercedes contro il Messico (foto fornita dallo stesso Rundo)
GIUSEPPE RUNDO SI RACCONTA
di Nunzio Spina - basketcatanese.it - 08/04/2019
Un siciliano trapiantato in Puglia… L’infortunio che lo tira fuori dal basket a 25 anni… Spazio ai giovani in Uruguay… La personalità di Paratore… Contro il Paraguay…
Giuseppe Rundo è nato a Gioiosa Marea, in provincia di Messina, il 4 dicembre 1946. All’età di un anno e mezzo, seguendo il padre, arruolato nella Marina, si trasferì con la famiglia a Taranto, mantenendo comunque uno stretto legame con la Sicilia (dove è tornato tutti gli anni), terra di origine di entrambi i genitori. A Taranto è cresciuto anche cestisticamente, disputando campionati minori con l’Amatori Ricciardi. Qui fu il tecnico Elio Pentassuglia ad adocchiarlo, dalla vicina Brindisi, dove inutilmente cercò di attirarlo; grazie a lui, però, “Pippo” (come da tutti chiamato), venne convocato dal prof. Paratore per un raduno nazionale giovanile a Bassano del Grappa. Da allora si aprirono le porte della maglia azzurra: Nazionale universitaria, prima, poi “militare” e “B”, fino al debutto con la Nazionale maggiore in un torneo amichevole in Germania nel ’66. L’anno dopo la partecipazione al Mondiale in Uruguay. Giocatore intelligente e al servizio della squadra, nel ruolo di ala si faceva apprezzare per il tiro dalla media distanza. Fu la Virtus Bologna a impedire che il suo talento rimanesse sprecato in provincia: con le “V nere” disputò cinque campionati, dal ’66 al ’71, fino a quando la sua carriera non venne bruscamente interrotta da una gomitata rimediata in una partita di campionato, a Cantù, che gli procurò il distacco della retina. Tre interventi, mesi e mesi di ospedale, carriera chiusa a soli 25 anni.
«Con la maglia azzurra avevo già familiarizzato da più di un anno – tra Nazionale universitaria, Nazionale militare e Nazionale B –, ma quando nella primavera del ’67 il prof. Paratore mi convocò per i Mondiali in Uruguay provai una gioia incredibile; per me fu come indossarla per la prima volta! Quella era un’occasione che difficilmente poteva ripetersi; molti dei veterani avevano rinunciato per vari motivi, e così il Professore non ci pensò due volte a dare spazio ai giovani: con me c’erano almeno altri cinque debuttanti nella Nazionale A… Eravamo tutti eccitatissimi, ogni cosa ci sembrava tanto più grande di noi; abbiamo condiviso quell’esperienza con l’entusiasmo dei ragazzini, facendoci coraggio l’un l’altro…».
«Personalmente, non avevo mai attraversato l’oceano… Quando arrivammo a Montevideo trovammo molti immigrati italiani ad attenderci, ci accolsero festosamente, sventolando le bandiere tricolore, qualcuno piangeva anche di commozione; rimasi molto colpito! Non vi dico poi la prima partita a Mercedes, che capitava contro gli Stati Uniti: già entrare in campo fu una emozione fortissima, ancor più riuscire a realizzare qualche punto (6, n.d.r.)… Il primo canestro me lo ricordo ancora: fu in contropiede!».
«Seppure fosse una Nazionale alquanto improvvisata, giocammo molto bene sia contro gli USA che contro la Jugoslavia: qui c’era un certo Raznatovic, che segnò tanto contro di noi, e poi Korac, Gjergja… Anche Cosic, che però quella volta restò in panchina… Uscimmo battuti, ma soddisfatti della nostra prestazione… Le sconfitte che ci hanno pesato di più sono state quelle col Messico, sia nel girone di qualificazione che nello spareggio finale per l’ottavo posto: in entrambe le occasioni a punirci è stato quel giocatore straordinario che era Manuel Raga: aveva una elevazione e una sospensione davvero incredibili…»
«Dopo le prime tre partite lasciammo Mercedes per dirigerci addirittura in Argentina, a Cordoba, anche lì accolti calorosamente dalla comunità italiana… Per fortuna ci toccarono avversari molto più abbordabili, a partire dal Paraguay, contro cui realizzammo il massimo attivo, e anch’io ebbi l’opportunità di mettere a segno qualche canestro in più (in doppia cifra, 11 punti, n.d.r.)… Per la verità, da quel momento Paratore mi lasciò in panchina per le restanti partite, assieme a qualcun altro giovane; ma io accettai in silenzio, per me era già stato un sogno aver partecipato a un Mondiale… E praticamente si chiuse lì anche la mia avventura con la Nazionale… Comunque, sono rimasto sempre molto grato al Professore, che mi aveva portato nel giro azzurro quando ancora calcavo i campi della serie C con la maglia della Ricciardi Taranto… Paratore era un tecnico preparato, e soprattutto un uomo di grande personalità: parlava non so quante lingue, in qualsiasi parte del mondo si andasse a giocare c’era sempre qualcuno che lo conosceva e che si fermava a dialogare con lui…»
GIUSEPPE "PIPPO" RUNDO
Siciliano di nascita e tarantino d'adozione, arriva a Bologna che non ha ancora compiuto vent'anni, nell'estate del 1966. Nella prima stagione disputa tutte le partite, 22, segnando 97 punti. Il massimo nella combattuta gara di Varese, dove le V nere vengono sconfitte dall'Ignis 84-79; in quell'occasione Pippo realizza 15 punti. Sesto posto finale per la Virtus. Sul campo di Varese si trova bene, perché il 20 dicembre la Virtus sconfigge l'Ignis a domicilio e i migliori realizzatori sono proprio Rundo e Dado Lombardi con 16 punti. L'interruzione per le festività natalizie non offuscano la forma di Pippo, che alla ripresa, il 14 gennaio, ne segna diciotto nella vittoria 88-81 contro All'Onestà Milano, altra squadra congeniale a Rundo che al ritorno ne totalizza sedici, contribuendo al successo bolognese 69-74. A fine campionato Virtus terza con gli stessi punti della Partenope Ignis Sud Napoli, seconda. Sempre ventidue le presenze del giocatore nativo di Gioiosa Marea ma 183 i punti segnati. Nella stagione successiva Virtus solo decima e anche il rendimento di Rundo ne risente: segna 151 punti in 20 partite, saltando le prime due gare ufficiali dal suo arrivo a Bologna. Da segnalare i diciotto punti contro il Ramazzotti Roma, sconfitto 76-55, e i diciassette nella vittoria 74-60 contro il Petrarca Padova. Una presenza anche in Coppa Italia con 16 punti all'attivo. L'anno successivo la Virtus è settima, ma la classifica è un po' ingannevole, perché il piazzamento premia le V nere per classifica avulsa in un gruppo di quattro squadre, con solo due compagini che hanno collezionato meno vittorie. Con 156 punti in 22 gare Rundo è il quarto realizzatore dei bianconeri anche se i primi tre, Driscoll, Lombardi e Cosmelli, sono lontanissimi. Quattro presenza anche in Coppa Italia con 30 punti a referto. Il 1970/71 è una stagione tribolata: la Virtus vince solo cinque gare su 22, poi ne riesce a vincere una su due agli spareggi di Cantù e tanto basta per restare nella massima serie. ventidue sono i punti di Pippo nella sconfitta casalinga contro il Simmenthal, ma pesano di più i dieci segnati negli spareggi contro Biella, battuta con quel 68-49 che risulta decisivo per sancire il primato bianconero nel conteggio dei punti segnati e subiti perché Bologna, Biella e Livorno terminano tutte con una vittoria e una sconfitta. In 24 gare 216 punti per Rundo. In totale, cinque stagioni, 115 partite ufficiali, 849 punti segnati. Per Pippo anche 16 presenze in Nazionale e 32 punti segnati (13 e 26 durante la permanenza alla Virtus). Ebbe l'occasione di giocare nel Mondiale di Uruguay 1967, in cui arrivò a segnare 11 punti al Paraguay. L'Italia si classificò nona. Giocatore intelligente e al servizio della squadra, nel ruolo di ala si faceva apprezzare per il tiro dalla media distanza. Purtroppo dovette interrompere la carriera troppo presto: "Furono begli anni quelli trascorsi alla Virtus, come felici furono anche le esperienze in nazionale. L'unico rammarico è aver dovuto smettere a 25 anni, per una gomitata, presa a Cantù, che mi provocò il distacco della retina". Tre interventi, mesi di ospedale, carriera chiusa, ma l'amore per la V nera è ancora oggi vivissimo.