SMITH, VISITE OK E PRIMO ALLENAMENTO
di Marco Martelli - La Repubblica - 16/10/2003
Charlie Smith è pronto per la Virtus. è arrivato martedì sera, ieri ha passato le visite e fatto il primo allenamento, oggi riparte per la Grecia ritirare il visto. Se non incontra problemi, può farcela per esordire domenica a Scafati, sennò, più probabilmente, sarà in campo a Ferrara, quella dopo. Non c’è fretta, ora, anche se fin qui s’è dovuto fare tutto di corsa. Poco più di ventiquattr’ore in città e, a poco meno di 300.000 dollari per un anno, la Virtus ha ingaggiato Charlie Smith detto il Ragno. Il blitz è da raccontare.
Felpa bianca XXL, cappellino da pescatore, numero cinque valigie al seguito: all’aeroporto Marconi, Smith plana così, alle 22.30 di martedì. Ad accoglierlo, i suoi nuovi dirigenti: Tudini («No, non sono io il presidente, il number one è Claudio»), Sabatini, il coach Ticchi, il ds Santucci. Strette di mano e presentazioni, poi Charlie comincia a parlare del suo stato fisico, ciò che più preoccupa la dirigenza bianconera, e che ieri ha fatto avviare un’accurata serie di visite mediche.
Sono a posto, mi sento bene: in Grecia mi sono allenato un mese e mezzo senza saltarne uno. Sono però fermo da 5 o 6 giorni: non vedo l’ora di tornare in palestra.
Da Kozani a Bologna, un salto discreto.
L’esperienza in Grecia è andata male, ma non certo per il posto: avevamo una delle migliori palestre dove allenarci, non c’era motivo di lamentarsi. Ma il gioco non mi piaceva: troppo lento, non adatto alle mie caratteristiche. Non è andata bene e il coach ha deciso di tagliarmi: io non ho deciso nulla, non sono uno che lascia le squadre a metà. Qui invece troverò un tipo di basket che ricordo, un basket più veloce: so che alla squadra piace correre, e piace anche a me. Ruolo preferito? Guardia tiratrice.
Del nuovo mondo conosce ben poco, ma una cosa sì.
Ho giocato contro Cummings nella Nba: io agli Spurs, lui a Philadelphia. Gli altri li conoscerò strada facendo: però conosco la storia della Virtus, so che riempie il palazzetto, e ricordo che quando ero qui con Udine era la squadra migliore d’Europa». Vecchio continente, dopo il rifiuto della Nba. «Quest’estate ho giocato una buona Summer League, ma non mi hanno fatto offerte concrete. Avevo molte proposte dall’Europa, soprattutto dall’Italia: avevo scelto la Grecia per l’offerta economica migliore. C’è stata una guerra tra agenti? Non so cosa sia successo qui: io ho ascoltato solo Tony Dutt, che è il mio agente da circa sei mesi.
A Giampiero Ticchi brillano gli occhi.
Abbiamo bisogno di personalità e lui ne ha. è un grande giocatore, con grandi capacità offensive ma anche difensive. Tutto ruota attorno alle sue condizioni fisiche.
E se andasse male, la Virtus ha già pronta la riserva.
Ma non ci voglio nemmeno pensare - dice Ticchi -. Charlie è il primo della lista: qualcun altro, dopo di lui, c’è, ma vogliamo sperare che sia tutto a posto. Ho visto un paio di partite della Summer League: è andato bene. Ne ho vista anche una di quelle in Grecia: mi pareva che il problema fosse il non-ambientamento.
A Scafati, intanto, la Virtus avrà El Gringo. Ticchi si sta già stropicciando gli occhi per i primi allenamenti di Andres Pelussi: una furia, con cui Paolo Barlera ha dovuto subito fare i conti. Ma l’argentino non è ancora in peso forma. «Coach, non ci siamo: peso 110 chili» gli ha detto l’’animale’. Replica di Ticchi: «Devi arrivare a 106?». «No, a 118...».
SMITH: QUESTA VITTORIA PROVA CHE SIAMO UNA VERA SQUADRA
di Marco Martelli - La Repubblica - 13/11/2003
Cambio pelle in due giorni netti. Domenica, a Fabriano, una FuturVirtus inguardabile; a Badalona, invece, una Virtus capace di dominare 40' contro una squadra di categoria superiore. Evidentemente, la strigliata del patron Sabatini prima della partenza ha punto nell'orgoglio. «Ci ha detto di lottare, di giocare ogni partita come fosse l'ultima: e ci ha ricordato che chi gioca per la Virtus lo deve fare per vincere», questo il breve ed edulcorato sunto di Andrea Niccolai, prima di imbarcarsi sul volo di ritorno. Decisivo AirNick, con un ultimo quarto da 3 bombe e un assist: diversamente da domenica, dov'era andata male. «Mi piace essere protagonista, amo prendermi grosse responsabilità: questa è andata bene», ha aggiunto, per poi chiosare la giornata brandendo il microfono dell'aereo, ringraziando chi aveva accompagnato la Virtus a prendersi questa nobile vittoria. E chiedendo tanta gente per domenica (20 euro prezzo più economico, metà per gli under 18).
Ma Niccolai è solo una delle tante note liete di una serata che, come ha detto Charles Smith sull'aereo, «servirà come esempio per il futuro, perché ha fugato i dubbi sul nostro valore»: da Barlera, che senza problemi di falli ha 214 cm da far pesare; a McCormack, che partito in sordina sta crescendo in personalità; fino allo stesso Ragno, ormai incoronato leader. Ma soprattutto la nota lieta viene da Brkic, fuori a Fabriano per scelta tecnica, di bell'impatto martedì con 12 punti in 14', ma soprattutto grande reattività. Ciò che non deve fare la Virtus è vedere, ora, tutto rosa: il bilancio è 3-5 in campionato, a 4 vittorie da Reggio (e una sola sopra le ultime). Domenica arriva Rimini (8 punti), poi il calendario propone due match con formazioni che l'appaiano (a Sassari) o seguono (Novara): una vittoria in Uleb Cup farà morale, ma una striscia, anche mini, in campionato conterebbe di più. La vittoria sulla Joventut è poi servita anche a Ticchi per tirare un sospiro di sollievo: mai messo in discussione dalla società, è vero, ma lo stentato avvio aveva già fatto aggrottare qualche ciglia. Dopo essersi tolto dalla spalla la scimmia di Boniciolli, volato a Messina, Ticchi si toglie quella della vittoria, con gli annessi complimenti di Sabatini: la Virtus ha giocato corale, ha costruito tiri, è rimasta sopra anche con la panchina (Martìn a parte), lucrando gioie anche da Di Marcantonio, che in difesa ha mosso bene i suoi 125 chili. Ticchi ha ruotato 9 uomini nei primi 7', usandone alla fine 11 (dentro anche Noferini), con Ceresi a bagnare il piede negli ultimi 30": e su eventuali scelte dubbie nel finale, non c'è stato neanche tempo di recriminare. Solo da gioire. Questo basta, per ora. Da qui in avanti, si vedrà.
"FACILE SCEGLIERE. RICORDAVO LA VIRTUS NUMERO UNO D'EUROPA"
"Mi piace giocare e la Lega due va bene. Questo è un bel gruppo, mentre in Grecia non c'era dialogo. Adoro allenarmi con i giovani, imparano in fretta. E in questa squadra ce ne sono tanti"
di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 14/11/2003
Sotto la canotta da allenamento indossa una felpa dalle maniche lunghe. Il vero nemico di Charles Smith è il freddo. Ama il dialogo, impazzisce per il basket e, in allenamento, ogni tanto, si diletta in qualche palleggio come un calciatore. Ma d'oro sono le sue mani, non i piedi di questo ventottenne dal sorriso aperto che ancora si interroga sul motivo che abbia portato a questa singolare trasformazione della Virtus.
Smith, perché Bologna?
"Mi hanno cercato con grande insistenza. Mi hanno voluto e ricordavo la Virtus, il miglior club d'Europa".
Ora non più.
"Lo so, ma siamo una buona squadra".
Le hanno spiegato perché la Virtus non è più in Eurolega?
"Ci hanno provato. Non è facile rendersi conto di quello che è successo".
Lei da Nba a Legadue.
"Sì, ma prima di essere qua ero in Grecia, al Makedonikos. Nessun club di A mi ha cercato".
Avevamo letto di diverse richieste per lei.
"Non ne so nulla. E qua sto bene. Mi piace giocare, qua c'è la Legadue e la possibilità di affrontare la Uleb Cup. Sono contento di questa sistemazione. E che la Virtus goda di considerazione europea lo si intuisce dal fatto che, pur essendo in Legadue, gioca la Coppa".
A proposito di coppa, come spiegare la trasformazione da Fabriano a Barcellona?
"Serve la "chemistry", la chimica di squadra, ci vuole un po' di tempo per ottenerla, bisogna avere pazienza. E poi Fabriano è stata brava, hanno sempre fatto canestro. Nel basket succede. Ricordo la mia Udine ebbe la meglio sulla Virtus".
Sa che il suo ex coach Boniciolli è finito a Messina?
"Davvero? Non lo sapevo".
La Virtus e il triangolo.
"È un bel sistema, perché dà a tutti la possibilità di esprimersi al meglio. È il sistema di Bulls e Lakers".
E lei, per questa Virtus, cosa rappresenta? È il Michael Jordan o il Kobe Bryant?
"No, no (ride, ndr). Sono uno del gruppo. Il nostro è un buon sistema. Ci vuole pazienza, però, per trovare gli automatismi. I passaggi, gli scarichi, i blocchi. È tutta una questione di "timing". Abbiamo ottimi tiratori come Cummings, Niccolai".
Lei, Cummings, Niccolai: non serviranno tre palloni per ogni azione?
"Ma no, è solo una questione di intesa. Una volta che avremo raggiunto questo livello non ci saranno incomprensioni. I punti non contano, mi interessa vincere".
Che impressione le ha fatto il suo coach?
"Ottima. Ticchi è bravo. È attento ai particolari. Alle esigenze del gruppo. Il nostro è un bel gruppo".
Che può arrivare fino a dove?
"Spero che possa conquistare la promozione. È un gruppo che ora deve combattere e che ora può crescere".
Sicuro?
"Sì. Ci sono tanti giovani. Mi piace allenarmi con loro, imparano in fretta. Guardate il nostro capitano, Barlera".
Perché ha lasciato la Grecia?
"Per la prima volta in carriera non riuscivo ad avere dialogo con l'allenatore".
Lei è laureato in ..."comunicazione"
Quando smetterà di giocare?
"Vorrei fare il commentatore televisivo".
RAGNO SMITH ARMA TOTALE PER I SOGNI DI COACH BUCCI
Con lui in quintetto vincere la Legadue non è impossibile. Fuori campo ama la playstation, divora pollo e beve Coca Cola. Sul parquet il suo impatto è devastante sia in difesa che in attacco. Cresciuto con i suggerimenti di Pat Riley potrebbe avere un futuro a stelle e strisce.
di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 11/05/2004
C'è sempre un "ragno" nela storia della Virtus. Che sia bianco (Danilovic) oppure nero (Smith) poco importa. Conta che sappia battersi, che sappia vincere. Che possa lasciare un ricordo indelebile. Se i cori dell'altra sera, per lo Zar Danilovic, mostrano quanto siano cresciute l'affetto e la riconoscenza per l'attuale vice presidente del Partizan, le ultime prestazioni di Smith...Sasha vinceva gli scudetti e una storica Coppa Campioni, Charlie, forse, ha un compito più duro. Riportare nella massima serie una piazza che in Legadue si sente incompresa. Danilovic ha un ragno tatuato sulla spalla, Smith ha il nickname "The spider", che si porta dietro dagli States. Un'arma totale, Charlie, uno cresciuto ancora nei playoff.
Terminator. Per capire quale sia il suo impatto basta dare un'occhiata alle cifre. A quelle legate alla difesa. Bucci, che ha cambiato assetto della squadra, preferendo williams a Cummings, s è trovato senza il suo stopper designato (Vonteego appunto), ma il "sostituto" Smith, davanti a sé aveva Malik Dixon, 26 punti a serata, durante la stagione regolare, con il 42 per cento di realizzazione da tre. Nella serie con la Virtus, Dixon è sceso a 13,7 di media (quasi dimezzato il suo apporto offensivo), non solo: il "Mago" di Pavia ha tirato con la stessa "precisione", 6/23, sia da due sia da tre, con una percentuale pari al 26,1 per cento. In gara uno, con Ferrara, è stato lo stesso. McIntyre, prima di trovarsi di fronte Smith, nei playoff aveva viaggiato con 21,3 punti a sera con il 43,8 per cento dall'arco. Domenica sera McIntyre, mandato in tilt anche dai falli, ha chiuso con 5 punti e ¼ (25 per cento) dalla lunga distanza.
Dallas e videogiochi. Ma quali sono i segreti di Charlie? La sua passione è la playstation. Di più: c'è un gioco, chiamato Madden, che gli consente di sfogare il suo talento nel football americano. E anche il tifo perché è un fan dei Dallas Cowboys. La cittadina nella quale è nato, Forth Worth, è vicina alla metropoli nella quale, nel 1963, fu ammazzato il presidente Kennedy.
Braccia, pollo e cola. La Playstation, però, da sola non basta. E allora, per capire le difficoltà patite da Dixon prima e da McIntyre poi, bisogna dare un'occhiata all'apertura "alare" di Smith. Già, perché con le sue braccia riesce a mettere insieme due metri e dieci centimetri. Sufficienti a ostacolare la visuale di qualsiasi play che non abbia la stazza e l'altezza del "vecchio" Magic Johnson. Braccia lunghissime e una passione, in cucina, per il pollo e per la coca cola, delle quali è ghiotto.
Prima scelta. E il passato di Charlie? Cresciuto a Dunbar, Smith avrebbe poi frequentatp l'ateneo di New Mexico, trovando due compagni di squadra del calibro di Daniel Santiago (scudettato a Varese, e poi a Roma prima di tornare nella Nba) e Kenny Thomas (oggi a Philadelphia). Prima scelta nel 1997, Charlie è stato il secondo atleta di New Mexico a vivere un'esperienza del genere. Prima di lui solo quel Luc Longley che avrebbe vinto titoli e anelli con i Chicago Bulls di Michael Jordan.
Pat Riley e... Giocatore degli Heat di Miami (nuovo punto di contatto con l'altro ragno Danilovic), Charlie resta affascinato dalla personalità di Pat Riley del quale, tutt'oggi, ricorda i numerosi consigli e suggerimenti. Miami, poi, lo cede ai Clippers con Isaac Austin. Dopo la Cba ecco l'esperienza con Udine. Vince i playoff di Legadue e l'anno dopo, in A1, confeziona 24,2 punti a gara. Torna nella Nba, ma a Portland non gioca mai. Ecco la chiamata dalla Grecia, ma Charlie per fortuna non trova il feeling giusto con il tecnico del Makedonilos. E regala così il suo talento alla Virtus.
Futuro a stelle e strisce? La Virtus lo vorrebbe per il futuro. Lui, da buon statunitense, ha la Nba in testa. Con il club bianconero c'è un accordo sulla parola, per il futuro. Ma solo se, dopo la summer league, nessun club Nba gli strizzerà l'occhiolino.