ALESSANDRO FROSINI
nato a: Siena
il: 22/09/1972
altezza: 207
ruolo: ala/centro
numero di maglia: 12
Stagioni alla Virtus: 1997/98 - 1998/99 - 1999/00 - 2000/01 - 2001/02 - 2002/03
statistiche individuali del sito di Legabasket
palmares individuale in Virtus: 2 scudetti, 3 Coppe Italia, 2 Euroleague, 1 SuperCoppa europea non ufficiale
ALESSANDRO FROSINI
"Il chi è chi" 96/97, redazione Superbasket
In netta crescita, ha imparato a cavarsela spalle a canestro e al buon tiro frontale dai 4 metri ha aggiunto quello dalla linea di fondo ...
Braccia lunghissime e piedi di marmo: con le prime riesce a sporcare moltissimi palloni (non stopperà mai tanto, ma nemmeno lascerà passare dalle sue parti troppe palle vaganti), nonostante i secondi ha un'eccezionale mobilità laterale ...
Quasi come i gamberi, scivola meglio di quanto sappia correre ...
Con il tempo ha imparato a cambiare l'inerzia personale delle gare: due o tre tiri sbagliati all'inizio non lo condizionano più ...
Il suo passaggio dalla Fortitudo alla Virtus è stato una "notizia" ...
ALESSANDRO FROSINI
year book 1997/98
Senese dell'Istrice, quest'anno ha cambiato la sua contrada cestistica. Scelta difficile e coraggiosa che solo un professionista maturo dalle spalle larghe avrebbe potuto sopportare. Non è stato un periodo facile quello che Ale ha dovuto superare ma è uscito dai prevedibili disagi del "trapasso" e delle polemiche anche più bieche senza sporcarsi e ancora più forte, nel carattere e in campo,di prima. In fin dei conti, piuttosto atipico come toscano (è nato a Siena il 22 settembre del 1972), in realtà non è mai stato fanatico del Palio: c'entra forse il fatto di aver lasciato molto giovane la Mens Sana per trasferirsi a Verona, dove ha disputato le sue prime quattro stagioni di serie A: molto buone le ultime due ad una media di circa 10 punti e 10 rimbalzi a partita.
I progressi più rilevanti li ha fatti registrare sul piano della continuità, dell'affidabilità e dell'incisività sulle partite. Maturando ha imparato anche a non farsi condizionare da un eventuale impatto sbagliato sul match, riuscendo a cambiare l'inerzia della sua prestazione gioco facendo, senza rinunciare ai suoi colpi, senza perdere fiducia ma continuando a testa bassa nel prendersi responsabilità e mettere comunque un mattone anche nelle giornate di minore ispirazione. S'è inserito nella Virtus con molta intelligenza e sensibilità: è un ragazzo con un fiuto affinato nel captare gli umori che lo circondano e capire le situazioni in cui si trova.
Tiene solidamente la posizione con i suoi 209 centimetri pesanti, sporca molti tiri, sa scivolare bene e ha buona tecnica di tiro anche dai 4 metri, sia frontale che sulla linea di fondo.
Ha vinto una Coppa Italia (con Verona nel '91) e, in azzurro, l'argento europeo di Barcellona, i Giochi del Mediterraneo nel '92 più due ori europei con le nazionali giovanili (juniores e under 22) e un argento mondiale juniores.
ALE SULL'ALTRA SPONDA: "IL DERBY NON MI SPAVENTA"
Dalla Teamsystem alla Kinder: ieri Frosini è stato presentato ufficialmente. "In fondo dei vecchi compagni troverò solo Myers". Messina: "Alessandro capisce il gioco come pochi. Sarà il nuovo Binelli"
di Gianni Cristofori - Il Resto del Carlino - 31/07/1997
Il giorno ufficiale del salto sull'altra sponda. Un giorno particolare per Ale Frosini ma sarebbe stato peggio parlarne in maggio quando la voce cominciò a diffondersi per Basket City alimentando polemiche che adesso, a bocce ferme da ormai due mesi, sembrano venticello di primavera. Altri tempi, altre squadre. Cappellari che diceva: "Faremo solo qualche ritocco" e invece ha cambiato nove decimi di Fortitudo; Cazzola e la Virtus ancora occupati a leccarsi le ferite della semifinale e del 7-0 negli ultimi derby e poi risorti nell'apoteosi di un'estate miliardaria.
Nel giorno ufficiale del "tradimento", Ale Frosini non sembra troppo preoccupato di quello che rappresenterà il derby ("In fondo dall'altra parte troverò solo Myers"), molto di più gli interessa il futuro legato a quattro anni di contratto in bianconero. "Per me è un grosso riconoscimento - dice -. Ho riflettuto molto prima di fare questa scelta, sono stati decisivi tanti motivi, non uno in particolare. Messina, che mi ha portato fino all'argento di Barcellona. È chiaro, dovrò fare esperienza, ma l'idea non mi spaventa".
Tre anni sull'altra sponda, non una partita. Cosa hanno lasciato?: "Un bel ricordo, un ottimo rapporto con i compagni e la società. Eravamo un bel gruppo, anche se poi è stato smantellato, e nonostante due scudetti mancati restano comunque i risultati più importanti della storia della Fortitudo. E poi, cosa importante, mi rimane la città, Bologna e il passaggio alla Virtus comporta soltanto un trasloco di appartamento. È chiaro che mi prenderò qualche insulto il giorno del derby ma sono cose che succedono anche sugli altri campi".
Eppure, due mesi fa, si è parlato di alto tradimento, di trattative scorrette, di una caviglia tenuta apposta in naftalina... Ale scuote la testa. "Ma se ho giocato anche con un'anestesia locale - spiega -. Quella finale scudetto l'avrei fatta su una gamba sola. Ma su una gamba sola non si può scendere in campo. In nazionale, poi, l'infortunio mi ha costretto a cominciare in ritardo e a saltare le prime amichevoli, non era una sciocchezza". Alfredo Cazzola taglia corto: "Con il suo agente abbiamo parlato a fine campionato. Frosini era un giocatore libero da contratto come tanti altri". Ettore Messina liquida la questione in un attimo ("Speculazione gratuita") e preferisce parlare del Frosini che si aspetta di vedere sul parquet: "Di Alessandro - dice - ho sempre apprezzato il costante miglioramento e la capacità di capire il gioco. Sarà un giocatore molto utile alla Virtus. Perché è un lungo atipico rispetto ai colleghi italiani, il naturale erede del Binelli che sapeva, e sa, colpire anche dai tre-quattro metri e aiutare i compagni che stanno sul perimetro. Avremo molta pressione fuori dall'area e Frosini può contribuire ad allentarla. Aspetto che Ale continui a progredire sul piano tecnico e su quello fisico, che acquisti ancora più mobilità laterale e più confidenza con i passaggi sotto pressione. Ma è giovane e per un centro, questo, è un grande vantaggio".
ERA LA DEA KALÌ, ORA È "SAPONJA"
La nuova vita di "Ale" Frosini, l'ex Fortitudo della Kinder. Scariolo lo vedeva con almeno sei braccia, per Danilovic invece è "quello dalle mani grosse". "A Parigi seguiremo i consigli di Rigaudeau. Papanikolau? La Virtus vince anche senza di lui"
di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 06/01/1998
Per Scariolo era la dea Kalì, perché sembrava avere almeno sei braccia. Per Danilovic è "Saponja", che in serbo suona più o meno così: "quello dalle mani grosse". Lui, molto più semplicemente, è Alessandro Frosini, un anno fa pivot della Fortitudo e, oggi, della Virtus.
Dal biancoblu al bianconero: differenze?
"Direi il nero. Il bianco è rimasto".
Tutto qua?
"Ho cambiato squadra, società, e compagni, ma la base è sempre quella, perché la pallacanestro è una sola. Poi la città è la stessa. A Bologna ero, qua sono rimasto".
Veniamo al presente: Kinder prima in Italia e in Eurolega. Impressioni particolari?
"Potrebbe essere l'anno buono. I presupposti per fare bene ci sono tutti. Ma è ancora presto per poter dire chi potrà vincere e quando".
Nel suo palmares l'argento azzurro di Barcellona e la Coppa Italia conquistata con Verona, giusto?
"Sì, ma quest'ultima non conta. Ero giovane, non giocavo praticamente mai. Ero nei dieci, ma non entravo in campo. C'ero anch'io, però è un trofeo che non sento mio".
Si può vincere senza Papanikolau?
"Per me sì. Lui ci ha dato molto, in palestra, rendendo ancora più competitivi gli allenamenti. Avrebbe potuto darci una mano anche in seguito, ma ha deciso diversamente e noi non possiamo farci niente".
Una fuga che lo spaventa?
"Assolutamente no: questa Kinder ha le spalle grosse e un organico valido per far fronte a qualsiasi situazione".
Prima Amaechi e poi il greco, Ravaglia e Morandotti fuori combattimento ancora per un po' di tempo. Per fortuna che è arrivato Crippa.
"Siamo partiti in tanti e ora, tra una cosa e l'altra, la coperta è diventata improvvisamente corta. Ma possiamo farcela: dobbiamo stringere i denti e aspettare con fiducia il ritorno dei due infortunati".
Domenica insolita per voi. Un rinvio che forse rischia di danneggiarlo, lasciandovi addosso un po' di ruggine: è d'accordo?
"Riprendere con la Viola sarebbe stato meglio, perché avrebbe consentito alla Virtus di avere un approccio più morbido. Però non credo che sia andato tutto sprecato. Anzi...".
Continui.
"Avremo un po' di ruggine perché ci mancheranno i quaranta minuti. Però abbiamo svolto un ottimo lavoro atletico. Abbiamo fatto benzina, insomma, e sono convinto che i benefici di quel che abbiamo fatto in questi giorni li sentiremo nei momenti più importanti della stagione".
Intanto si ricomincia subito con una trasferta europea.
"Già, Parigi".
Un team che Rigaudeau conosce abbastanza bene. Antoine è stato chiaro: saranno importanti i primi minuti per non date ai suoi connazionali troppa confidenza.
"Cercheremo di seguire alla lettera i suoi suggerimenti, entrando in campo sin dalla prima palla a due con la massima concentrazione".
Però quella ruggine...
"Torniamo sempre lì, non si scappa. La Kinder non ha alternative: deve stringere i denti e poi lavorare in difesa come ha fatto in tutti questi mesi".
Dopodiché?
"Beh, spero di raccogliere qualcosa. Ho vinto tanto a livello di nazionale giovanile, ma sono trofei che finisci per dimenticare presto. Quelli che contano maggiormente sono quelli che la Kinder, e il sottoscritto, vorrebbero conquistare gia in questa stagione".
LA METAMORFOSI DI ALE FROSINI
di Flavio Tranquillo - Bianconero anno 3, n. 14
È nata una stella. Dall'inizio della stagione l'escalation nelle prestazioni di Alessandro Frosini ha letteralmente esaltato tutti, tifosi, addetti ai lavori e semplici osservatori, chi galvanizzato chi semplicemente stupito della metamorfosi di un giocatore onestamente invisibile nella prima stagione in bianconero ed alterno nella seconda. Miracolo? Magie dello staff tecnico o della società? Alchimie varie? Nulla di tutto questo. La ricetta della felicità, di Frosini e di tutto l'ambiente, è quella della nonna, fatta cioè di ingredienti semplici ma troppo spesso dimenticati. Si chiamano tempo, fiducia e contesto, ed il caso dell'ex fortitudino è chiaro. Fatti salvi alcuni casi eclatanti non esiste l'immutabilità. Michael Jordan ovviamente sarà sempre e comunque Michael Jordan, ma con certi compagni ed un certo ambiente fatica a raggiungere i playoff; in diverse condizioni, anche se ha perso smalto atletico, domina e vince sei titoli. L'Italia di Tanjevic è quella di Parigi che ci fa venire i brividi a pensarci o quella che ci ha fatto venire i brividi contro Bosnia e Turchia pochi giorni prima? Di esempi del genere se ne potrebbero fare centinaia, quel che importa è la tesi. Frosini con tanta pressione addosso, la necessità di dover tirare fuori qualcosa in pochissimi minuti ed una struttura fisica e tecnica non adatta a questa esigenza è un giocatore che può essere inferiore alla media. Lo stesso "Fro", senza più gli occhi di tutti addosso, con meno concorrenza interna, con l'abitudine a vestire una certa maglia, con il lavoro fisico del Professor Grandi quello tecnico del Trio (che proprio in quanto lavoro e non magia abbisogna di tempo per avere effetto) è un'altra persona ed un altro giocatore. O meglio, è lo stesso, solo che ha più fiducia in se stesso, più fiducia da parte degli altri, più motivazioni, un contesto tecnico più adatto alle sue caratteristiche, e tante altre piccole sfumature che concorrono a fare di lui un giocatore che sposta davvero. Il duello contro Marconato e Rusconi è stato stravinto dal senese, significa che adesso c’è solo lui sotto canestro in Italia? Con il massimo rispetto non credo sia così: tutto è relativo, diceva quel tale, ed un altro ha detto con felice sintesi che "lo sport è solo attualità". Ora si tratta di ricordarsi di questo Frosini al suo primo (ed anche al secondo e seguenti) errore. E di ricordarsi sempre che nel basket fare la somma del talento dei singoli per immaginare il possibile rendimento di una squadra è profondamente sbagliato. Intanto come dimostra il nostro caso, il talento è grandezza destinata a pesare in maniera diversa in diverse situazioni. E poi quella somma è soggetta ad un moltiplicatore, chiamato chimica di squadra, che può rimpiccolirla o magnificarla di parecchie volte. Questo è il fascino, e non certo un limite, del nostro sport. Ricordiamocelo tutti, quando troppe volte facciamo considerazioni calcistico-impulsive sul tale fenomeno o sul tale brocco. Certo però, se qualcuno un anno fa mi avesse detto che Frosini...
UN GIGANTE DAI MEZZI INFINITI
di Emanuela Negretti - Bianconero numero speciale Giugno 1998
Non è stata certamente una stagione facile la sua. Ha avuto però il merito di avere avuto buon occhio quando quest'estate ha deciso di saltare sull'altra sponda del fiume. Ha lasciato una società con cui avrebbe vinto la Coppa Italia, per traslocare in quella che gli avrebbe permesso di stringere tra le mani la Coppa dei Campioni e lo scudetto. è vero, il suo rendimento non è stato dei più costanti, si è un po' perso durante la stagione. Alessandro è un ragazzo estremamente sensibile, le polemiche nate per il suo trasferimento lo hanno toccato molto. Si è sempre impegnato al massimo in allenamento, ma una volta davanti al pubblico, che lo "aspettava al varco", si bloccava.
Ma questo è psicologicamente elementare e quindi ci atteniamo ai fatti. Nessuno dello staff ha mai smesso di credere nei mezzi di questo gigante senese. è sempre stato spronato da compagni e allenatori. Dalla sua ha grandi mezzi fisici, un'altezza di tutto rispetto e una grande capacità di stare dentro l'area. Partito in quintetto durante l'inizio di stagione, ha poi dovuto far posto all'astro nascente Nesterovic, che dava più garanzie. Ma siamo sicuri che Frosini il prossimo anno potrà ancora dire la sua, anzi, sarà sicuramente un pilastro della squadra. Quest'estate poi sarà ai mondiali di Grecia, a disposizione di Tanjevic. Con un minutaggio adeguato probabilmente Ale riuscirà a scrollarsi di dosso quella ruggine che gli si è formata sopra i suoi preziosi ingranaggi.
FROSINI FORMATO GIGANTE
di Walter Fuochi - La Repubblica - 11/10/99
Accanto ai soliti noti, l'inossidabile ditta Rigaudeau & Danilovic, la Kinder che ha vinto a Treviso la sesta partita di fila ha ritrovato in qualche baule uno che forse non pensava più di avere. Non s’era mai visto, in bianconero, questo Frosini sicuro e potente, lontano cugino di quello che stava lì da due stagioni tetre, ammaccato da un periglioso salto di trincea, o forse solo emarginato dal divorante Nesterovic. Che, aperta parentesi, non tornerà, accidenti ai bar sport dei pataccari e a Internet, accidenti a chi ci crede e adesso magari Rascio lo pretenderebbe pure, se fuori dal PalaVerde, per una volta che non ha incassato berci in veneto, Alfredo Cazzola s'è sentito strillare dai (poco) suoi ultras che ci vorrebbe Rascio (e poi, pure la solita curva per tifare). Per chi s'accontenta, e ha un'idea di cosa significhi un quinquennale Nba a Minneapolis, è tornato Frosini: che non è la stessa cosa, ma è lo stesso qualcosa di forte. I numeri di oggi ingrossano la media forti di sole 5 partite, e si sa che una stagione intera è ben altro affare. Però sono almeno promettenti. All’ottavo anno vero di serie A, 'Fro' non ha mai segnato tanto, stoppato tanto e messo dentro tanta roba a occhi chiusi, con quel 73%. Certo, a Verona acchiappava più rimbalzi e fu per quello che la montante Fortitudo ci puntò alcuni miliardi per portarlo qui. E furono buoni quegli anni: crescita costante e maglia azzurra cucita addosso, fino al ratto virtussino e alla nuova vita, vincente ma non sempre felice, sull'altra sponda. Scudetto ed Eurolega, certo, ma da attore non protagonista. La Coppa Italia del gennaio scorso, stavolta da miglior giocatore del torneo. L'ultima estate, pure sul suo contratto, la mannaia dell'austerity: da un miliardo a poco più di mezzo. Frosini è tornato e, dicono in Virtus, neanche tutto intero. Adesso butta dentro tutto quel che riceve (o si guadagna a rimbalzo), ma ci sarebbe ancora, da ripulire dalla ruggine, quel tiro dai 3 metri che, ancora a Barcellona ’97, crivellò la Jugoslavia; o quel gancio in avvicinamento visto negli anni Fortitudo. La principale tenuta stagna è però in difesa: e lì gli sono già toccati scontri diretti con nomi importanti. Chiacig tenuto a 10 punti, Kidd a 6, Rusconi a 8 (e 3 soli rimbalzi), Marconato a 2 (più 3 rimbalzi). E poi, oltre ai faccia a faccia, Frosini ha fatto reparto da solo, dato che le amnesie di Michael Andersen stanno costando al danesone un turnover più lungo del previsto e il buono di Binelli resiste, ma assottigliato a pochi minuti.
Il tiro dalla media, una delle armi di Fro
FROSINI: "TANJEVIC, MI HAI DELUSO"
di Maurizio Becca - Il Resto del Carlino - 01/09/2000
Si è presentato al primo allenamento già rodato ed ha così superato senza particolare fatica le prime 'cure' del preparatore Cuzzolin. Alessandro Frosini, l'unico centro fisso nel travagliato scorso campionato, con l'arrivo di Griffith e Jestratjevic ha forse temuto per il suo posto in squadra ed ha voluto presentarsi già tirato.
No, non è stato quello. Ero fermo da un po' di tempo ed allora ho sentito il bisogno di andare in palestra.
La comitiva azzurra è in procinto di partire. Lei che ha 99 presenze è stato lasciato a casa dopo esser stato chiamato in primavera per le visite mediche. Ma Tanjevic non le ha mai telefonato?
No. In maggio mi chiamarono per gli accertamenti sanitari come tutti i probabili olimpici, poi non ho più saputo nulla.
Che giudizio può dare sui pivot che sono partiti per Sydney?
Posso rispondere con i dati che tutti conoscono: Camata ha fatto nelle fila della Muller Verona il suo primo campionato come pivot titolare, Maggioli viene dall'A2. Non credo occorra aggiungere altro.
Sotto i tabelloni delle squadre bolognesi si vedranno visi nuovi. Quali caratteristiche vede in Zukauskas, Griffith e... Barlera?
Il pivot lituano me lo ricordo bene per averlo affrontato quando giocava nello Zalgiris. Occupa tanto spazio e si sa far valere sia in difesa che in attacco col un tiro molto morbido. Griffith è bello grosso ed è il classico centro molto bravo a giocare spalle a canestro. È molto mobile per la stazza che ha. Barlera è giovanissimo ed ha margini immensi davanti a lui sia tecnici che fisici. Mi sembra portato a diventare un 5 anche se ha un buon tiro.
In campo con l'arrivo di Griffith cambierà posizione?
Non lo so. È probabile che il coach mi sposti e mi faccia giocare da 4. Non ho problemi.
FROSINI: "GIOCHERO' PER ME STESSO"
di Daniele Baiesi - Il Resto del Carlino - 06/09/2000
A poco più di 24 ore dall'inizio ufficiale della stagione della Kinder, Alessandro Frosini scalda il motore. È carico Fro, dopo un'estate passata ad allenarsi con il suo allenatore nella sua Siena. Si aspettava, probabilmente, una chiamata di Tanjevic; chiamata che non è arrivata, lasciandogli il consueto amaro in bocca. Morto un Papa se ne fa un altro, si dice da queste parti. "Vorrà dire che io giocherò per me stesso e per questo club - sintetizza Frosini - la Virtus che ha deciso di aprire un ciclo importante e che vuole vincere il più possibile. Ci tengo davvero". Dopo il campionato dello scorso anno, Frosini si ritroverà accanto un giocatore come Griffith, uno che prende spazio in tutti i sensi. "Ma possiamo giocare assieme" conferma Fro, che poi, sul colored della Virtus aggiunge: "È grosso, giocandoci contro in allenamento posso dirti che è un giocatore che prende benissimo posizione, che copre l'area. Ovviamente Rashard è un ottimo rimbalzista, e le sue qualità si vedono anche nella metà campo offensiva dove può far male dal post basso. Decisamente una presenza". Virtus non ancora al completo, che domani scenderà in campo contro la Bipop Reggio Emilia per la gara inaugurale del girone di Supercoppa. "Noi ancora siamo indietro, perché non essendo al completo il lavoro svolto è per forza parziale. Grazie all'aiuto degli juniores ci stiamo allenando bene, svolgiamo un discreto lavoro, atletica e palla, e poi stiamo cercando di dare un'impronta a questa nuova squadra, cercando di inserire i nuovi come Smodis, Griffith e Ginobili". La novità con la elle maiuscola saranno i 24 secondi: come vede Frosini la nuova regola? "Dal mio punto di vista significa che bisogna correre di più, e con noi far correre anche la palla senza pensarci troppo. Spero solo che questa nuova regola non induca troppe squadre a mettersi a zona, anche se credo che sarà magari una scelta quasi obbligata per le squadre un attimo più deboli. Non so, in NBA è vero che ci sono regolamenti appositi, ma credo anche che gli Stati Uniti siano una realtà troppo diversa dalla nostra anche dal punto di vista fisico. Vedremo come le squadre decideranno di adeguarsi".
RIGAUDEAU SI ERA CONFIDATO CON FROSINI
di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 12/01/2003
Rigaudeau si era confidato con lui ben prima che le voci su Dallas diventassero di dominio pubblico. «Mi ha detto – racconta Frosini – che sarebbe toccato a me. Che avrei dovuto fare il capitano. Mi ha fatto piacere che si sia confidato con il sottoscritto. E ora mi sento capitano a tutti gli effetti». Alessandro Frosini resta l'ultimo sopravvissuto di quella Virtus che fu profondamente rinnovata – dopo le esperienze con Komazec, Patavoukas, Prelevic e Galilea – nell'estate del 1997. Frosini non è solo perché, almeno, gli resta la compagnia di Giordano Consolini. «È passata tanta gente – ammette capitan «Fro» —. Tanti campioni ma anche tante meteore. Io una bandiera? Non so. Sicuramente, senza toglier nulla ad altri, mi sento importante per quello che ho fatto qua, in tutti questi anni».
Frosini è in scadenza di contratto e, visto quel che è successo ai suoi due predecessori — Abbio e Rigaudeau se ne sono andati nonostante accordi in essere con la V nera —, forse è meglio così. Non batte cassa, Fro, aspetta il suo turno. «Anche l'altra volta – commenta – facemmo tutto a fine stagione. Qua sto bene e rimarrei volentieri. Ma il contratto, ora, è l'ultimo dei miei pensieri».
Il problema maggiore, invece, si manifesta sul campo ogni qual volta la Virtus si allontana da Casalecchio. Chiamatelo mal di trasferta o allergia, il risultato non cambia: i bianconeri, in viaggio, le hanno sempre buscate (Fabriano compresa…).
«In Europa – insiste Alessandro – stiamo facendo benino. Abbiamo posto le basi per il passaggio al turno successivo, ma non è ancora abbastanza. Bisognerà cominciare a vincere anche in trasferta e, da questo punto di vista, credo che possa darci una mano la legge dei grandi numeri. Speriamo di rompere presto il ghiaccio, perché in palestra stiamo lavorando bene».
Dall'altra parte del campo, però, la Virtus troverà una Viola (palla a due alle 18,15) dal dente avvelenato. I rapporti tra i due club restano ottimi, ma sullo stretto non hanno dimenticato quelle fischiate, o meglio, quelle mancate fischiate della partita del girone di andata.
Quando Rombaldoni, per dirla tutta, gettò al vento un'occasione d'oro.
«La Viola – ammette Frosini – sta giocando molto bene e, in più, sta disputando un ottimo campionato. Hanno già perso in casa con la Benetton, per noi sarà un campo durissimo. E cominciare a vincere in trasferta, proprio dalla prima di ritorno, sarebbe un buon modo per riprendere la stagione, cercando di continuare a crescere».
FROSINI: "RESTO, PERO' QUALCOSA NON VA"
di Marco Martelli - La Repubblica - 02/02/2003
Nella Virtus che stasera cerca a Napoli la sua prima vittoria in trasferta, e siamo al decimo giro di pallina su una roulette lontana da casa, esplode l´ennesimo caso. C´è, o c´è stato, Frosini sulla porta d´uscita. E adesso, in quest´ennesima vigilia inquieta, occorre riparlarne. Così, il giorno dopo le dichiarazioni di Marco Pisani, il procuratore del capitano, che facevano presagire una partenza del giocatore verso il Tau Vitoria, è proprio lui a volerci tornar sopra, almeno per cercare di far chiarezza, dopo l´ennesimo fulmine di questa sconcertante annata bianconera.
«Sto bene a Bologna – dice dopo l´allenamento di ieri, e prima del volo su Napoli -, sono un giocatore della Virtus e il capitano della Virtus. Qui ho dato e vinto tanto, e voglio continuare a vincere in questa squadra». C´è però da spiegare quanto ha detto Pisani: il Tau, la chiamata, la posizione della Virtus. E magari decifrare un´uscita così a sorpresa e dai toni così forti.
«Sapevo che oggi sarebbero uscite queste dichiarazioni, anche se onestamente mi spiace che queste cose finiscano sui giornali. Non prendo le distanze dal mio agente, ma mi pare che il suo discorso sia stato più rivolto al futuro e alla prossima stagione. All´oggi, ho effettivamente avuto questa richiesta da Vitoria, ma è una cosa normalissima per un giocatore in scadenza di contratto. Loro si sono messi in contatto con la Virtus, con cui dopo ho parlato: non ho chiesto di andare via, loro mi hanno chiesto se volevo davvero andare. Ho risposto che non ci penso nemmeno, perché rimango giocatore della squadra di cui sono capitano. Almeno fino al 30 giugno 2003. Un eventuale rinnovo? Non mi hanno ancora chiesto nulla».
Uno dei punti forti delle dichiarazioni di Pisani riguardava Bianchini: in soldoni, poca stima nel ragazzo, un utilizzo poco rispettoso, e un rapporto difficile fin dai tempi della Fortitudo. Frosini ha commentato così: «Bianchini è l´allenatore di questa squadra: io ci gioco e quindi, quando sono in campo, cerco di giocare bene e dare il massimo per ciò che mi viene chiesto. Su Bianchini, il mio agente ha sicuramente usato parole forti, ma non posso negare che in questo frangente non mi sento utilizzato nel modo migliore: poi, c´è tutta la mia disponibilità a migliorare e trovarmi un ruolo che in questo periodo non sono ancora riuscito a trovare». Tornando al Tau e alla possibilità di lasciare la Virtus, Frosini chiosa in questo modo: «Trattativa finita? Io direi che è chiusa qui, per ora. Ma la cosa migliore, ora, sarebbe cominciare a vincere qualche partita».
Ci sta tutto, e non è detto che si possa vedere la replica dell'affare Rigaudeau: le posizioni sembrano piuttosto simili, nella forma e nella sostanza. Quanto a stasera, non resta che puntare sulla riscossa di un centrocampo appena asfaltato dai turchi, registrando come il reparto lunghi, l´altra sera passabile, non avrà Andersen, con la spalla malconcia, e avrà questo Frosini col mal di pancia. Infine, ce ne sarà da scegliere solo uno, fra Sekularac e Avleev.
IL QUASI MEZZO SECOLO DI ALESSANDRO FROSINI
Alessandro Frosini, nato a Siena il 22 settembre 1972, arriva alla Virtus nell'estate 1997 e rimane fino al 2003. Provenendo dalla Fortitudo, dove aveva già giocato e perso due finali, il suo trasferimento fa molta notizia a Bologna. Un rumore che, inizialmente, condiziona il rendimento di Ale, poi Frosini diventa una pedina fondamentale per un periodo che vede le V nere conquistare due scudetti, tre Coppe Italia, due Euroleghe, una Supercoppa europea non ufficiale e raggiungere altre tre finali europee, due di Eurolega e una di Saporta, e una di Coppa Italia. È l'unico, insieme a Rigaudeau, a essere in campo il 23 aprile 1998 nella conquista della prima Eurolega a Barcellona e il 5 maggio 2002 a Casalecchio, quando perdendo contro il Panathinaikos la possibilità di confermarsi campione d'Europa, la Virtus concluse il ciclo delle due squadre bianconere più forti di sempre, quella della doppia vittoria Eurolega-Campionato del 1998 e quella del grande Slam del 2001. E Alessandro nel 2003 divenne anche capitano della Virtus, sostituendo proprio Rigaudeau, quando Le Roi partì per Dallas e l'NBA. Fu una questione di pochissimi mesi, perché poi venne l'estate della cancellazione dell'affiliazione della Virtus e cominciò una nuova vita. Per Alessandro 2440 punti (ventesimo posto nella storia delle V nere) in 356 gare giocate (nono assoluto). Frosini, dopo aver lasciato la Virtus, con alle spalle tanti successi e una brillante carriera anche in Nazionale, giocò ancora per molti anni, poi è diventato un brillante direttore sportivo.
ALESSANDRO FROSINI
Ale Frosini arriva alla Virtus nell'estate del 1997 e vi rimane fino al 2003, vincendo due scudetti, tre Coppe Italia, due Euroleghe ed è in campo anche in tre altre finali europee. Il suo approdo in bianconero è un po' oscurato dal ritorno di Danilovic, dall'arrivo di Antoine Rigaudeau, ma fa comunque notizia perché passa dalla Fortitudo alle Vu nere. Lo stesso Alessandro avverte il peso di quel salto, ma con il tempo diventa una pedina fondamentale nei tanti successi della Kinder. Fece parte delle due squadre bianconere più forti di sempre, quella della doppia vittoria Eurolega-Campionato del 1998 e quella del grande Slam del 2001. Nella parte conclusiva della sua ultima annata bolognese fu anche capitano della Virtus, quando Rigaudeau partì per l'NBA. Ha brillato anche in nazionale e con altre maglie di club, Verona (dove vinse una Coppa Italia), Fortitudo (con la quale ha disputato due finali) prima di arrivare alla Virtus poi, quando partì, Pesaro, Biella, Caserta, Reggio Emilia, ma sicuramente il suo periodo più importante fu quello con la V nera sul petto. Chiuse la sua brillante parentesi alla Virtus con 2440 punti (ventesimo posto nella storia delle V nere) in 356 gare ufficiali (nono assoluto). Giocatore capace di fare da supporto a campioni celebrati, ma anche di ergersi a grande protagonista nel momento del bisogno e allora come non citare, nella sua ultima annata bolognese, quella più infelice per una Kinder ormai ridimensionata, la vittoria del 13 ottobre 2002, 84 a 75 contro Roseto, quando Ale segnò 21 punti, con 8 su 12 al tiro, 5 su 7 ai liberi e catturò 14 rimbalzi, di cui 10 offensivi. Lasciato il basket giocato è rimasto nell'ambiente come direttore sportivo.