DERBY

 

Un derby dei primi anni '70: Schull cerca di stoppare Albonico

 

GUELFI E GHIBELLINI DEL DUEMILA SU UNA STRADA INFINITA COME IL DERBY

di Enrico Schiavina - tratto da "DERBY! Fortitudo-Virtus - Storia di una rivalità senza fine

 

Prima della pallacanestro ci erano riusciti solo gli antichi romani. C'è una cosa sola che spezza in due Bologna come il derby di basket: la via Emilia. Una linea retta che taglia in due la città in modo netto, come un'arancia: da una parte la collina, dall'altra la pianura. Ma non è una divisione in parti uguali - un po' più grande e popolata la metà sopra, un po' più ricca e verde quella sotto - come non lo è la divisione della città secondo credo cestistico.

Illustri osservatori della vita cittadina dicono che a Bologna ormai non si discute più di nulla, che tutto si è appiattito. Non fanno discutere la politica, l'economia, la cultura, la vita sociale. L'unica cosa che veramente divide la città, ormai, sarebbe la pallacanestro. Non sapremmo dire se veramente Bologna è così ferma in tutto il rsto, di certo sappiamo però che non è mai stata così ferocemente schierata dietro alle sue due squadre di basket.

E se la divisione forse non è una buona cosa, almeno il confronto, anche se acceso, talvolta aspro, è sicuramente un valore.

Per questo il derby di basket di Bologna è un grande patrimonio della città, un qualcosa che la fa discutere, fremere, soffrire, amare. Che la tiene viva, anche spezzandola in due, proprio come la via Emilia. "Dividere per unire" è il concetto che ricorre spesso quando i cittadini di Siena cercano di spiegare il significato del loro Palio: l'uno contro l'altro fino alla morte nei giorni della grande sfida, tutti assieme sotto i colori cittadini il resto dell'anno, con un senso civico che ha pochi confronti nel resto d'Italia.

Qualcosa di simile succede a Bologna, anche se è certamente fuori luogo e abusato il paragone derby-Palio che talvolta capita di sentire. Palio e derby sono diversissimi, ma qualcosa in comune ce l'hanno. Non tanto perché forgiano un fortissimo senso di appartenenza verso il proprio clan, e di conseguente avversione verso quello opposto, al punto di sperare prima nell'altrui sconfitta che nella propria vittoria: questo accade anche in altre rivalità sportive.

Sono uniche piuttosto le capacità di catalizzare l'attenzione di tutta una città verso una competizione di cui il resto d'Italia capisce poco - una corsa di cavalli in piazza, il gioco del basket - scatenando passioni violente e altrove quasi incomprensibili. E la conseguente convinzione che la propria festa, e più in generale la propria città, sia unica, sia la più bella del mondo. Credersi meglio degli altri in fondo non è peccato, se si lavora onestamente, e magari si finisce per esserlo veramente, migliori. Almeno in qualcosa. Che Bologna sia un'isola felice, da un punto di vista cestistico, non ci sono assolutamente dubbi: in nessun altro posto i bambini piccoli imparano prima il terzo tempo che lo stop di petto, appendono prima i poster di Myers o Danilovic di quelli di Baggio o Signori. Canestri in ogni condominio, squadre di tutti i livelli e per tutte le età, ovunque gente che gioca, o che allena, o che organizza, o che guarda giocare, testimoni attivi di un immenso amore per questo sport, più della solita, trita osservazione sul fatto che nei bar i-quotidiani-sono-sempre-piegati-alla-pagina-del-basket, peraltro verissima.

Isola felice la città, nella testa di chi viene da fuori, spesso lo è ancora. La recente campagna elettorale per il governo della città - o i fatti, a seconda di come la si vede - ha un po' lavato il cervello alla sua gente, convincendola di non essere più il Bengodi, ma una via di mezzo tra il Bronx e Calcutta, quanto a delinquenza, degrado e povertà. Anche se poi per i "forestieri" da noi si lavora, si mangia, ci si diverte, si vive meglio. Non sarà più la Bologna di una volta, come dicono gli anziani oggi, ma c'era chi diceva la stessa cosa negli anni '80 pensando ai '60, e chi lo diceva nei '70 rimpiangendo i '50... Il fatto è che non può più essere la Bologna di una volta, il mondo gira veloce e tutto cambia, deve cambiare. Persino a Palazzo d'Accursio la cui storica "presa" ci ha dimostrato che i bolognesi sono ancora capaci di litigare per la politica, di sfidarsi in una dura competizione (come un derby, finita all'ultimo tiro: 50,69 a 49,21 dopo un "supplementare") su campi diversi dalla pallacanestro.

Lungi da qui un tentativo di trovare accostamenti politici, o anche solo sociologici, alle due grandi matrone del basket bolognese. La politica non c'entra se Dio vuole, e non per disprezzo alla politica stessa, ma perché il derby è qualcosa di veramente trasversale, ed è bello per questo, quando propone contrasti stridenti nella vita quotidiana, tipo professore F contro studente V, capufficio V contro impiegato F, salumiere V contro casalinga F...

Ci hanno provato in tanti a mettere altri colori vicino al biancoblù (il rosso della Bologna più popolare, operaia e comunista) o al bianconero (il bianco della classe medio-alta ieri, l'azzurro di commercianti e professionisti oggi) ma sono abbinamenti che ormai non hanno nessun significato, se mai ne hanno avuto in passato.

Perché di contraddizioni a questo teorema se ne trovano a volontà: la Fortitudo ha radici fortemente cattoliche, in passato è stata molto vicina alla Dc, ed oggi è retta da mani capitaliste; mentre la Virtus, tradizionalmente laica, è stata in affari con l'imprenditoria rossa e le Coop, pesca nei ceti medi, era (è?) la favorita della classe dirigente di sinistra. Nel calderone delle contraddizioni politiche poi possiamo purtroppo metterci anche qualche spiacevole infiltrazione di estrema destra, in certe espressioni di tifo più crudo, da entrambe le parti, fortunatamente emarginate. Per quasi tre decenni Virtus-Fortitudo ha voluto dire ricchi contro poveri, patrizi contro plebei, ma oggi moltissimi nuovi ricchi tengono alla F, mentre il tifo virtussino si è tolto parte di quella patina nobiliare che ha avuto per una vita, anche se le poltrone di prima fila a Casalecchio costano 4 milioni l'una, e la gente fa la fila per comprarle.

Impossibile tracciare l'identikit del virtussino e del fortitudino medio del Duemila. Alla Virtus spesso ci si avvicina per tradizione familiare, perché qualcuno ti presta una tessera, anche se grazie agli spazi di Casalecchio sono finiti i tempi nei quali i non abbonati non entravano praticamente mai, e le liste d'attesa duravano anni.

Un'epoca nella quale accadeva spesso che chi veniva respinto andava a vedere la Fortitudo, dove il posto si trovava sempre, e ne rimaneva avvinghiato, anche se non è questa la genesi tipica del tifoso blù. Piuttosto, negli anni '70 e '80 si diventava fortitudini per spirito di contraddizione ("ribellione" ci sembra un termine eccessivo), per non seguire la massa, e perché a certuni nello sport viene spontaneo schierarsi con i più deboli.

Vale anche il discorso contrario, ovviamente: nelle (poche) stagioni di predominio fortitudino sul campo, i bastian contrari neutrali finivano per simpatizzare Virtus.

Ma nel derby, come nel resto del mondo, l'omologazione avanza, la globalizzazione incombe.

E le due Nazioni, così diverse per storia e ideologia, oggi sono vicinissime per organizzazione, solidità economica, obiettivi: un occhio all'Europa, l'altro ai cuginastri, ma prima di tutto professionalità.

Vale anche per i tifosi, non solo per le società. Loro spesso non lo sanno, ma ormai si somigliano moltissimo, a parte alcune eccezioni ancora valide (la Fossa, il parterre Virtus, sono ancora quelli di una volta) e si stanno venendo incontro a una velocità sorprendente. Gli uni acquisiscono i pregi (calore, colore e ironia biancoblù, compostezza bianconera) e i difetti (irosità e vittimismo biancoblù, snobismo, atteggiamenti alla andiamo-via-prima-che-sennò-becchiamo-il-traffico bianconeri) degli altri.

Il pubblico fortitudino si è virtussinizzato, quello virtussino si è fortitudinizzato, su questo non ci sono dubbi. Un processo di osmosi ben simboleggiato dai due uomini-faro, le guide materiali e spirituali dei due schieramenti. Alfredo Cazzola, dalla Bolognina all'impero-MotorShow, self made man ruspante e battagliero, sempre pronto a sfidare il mondo nell'interesse dei suoi colori: in poche parole, un fortitudino perfetto. E Giorgio Seragnoli, famiglia potentissima, tycoon dell'industria e della finanza che può comprarsi tutto, senza limite di spesa: il prototipo del presidente virtussino. Accanto a lui il presidente degli industriali, Volta, e adesso persino un petroliere libico, che ha fatto mettere una doppia V (lettera che nell'alfabeto di Pellacani era stata soppressa) vicino al sacro simbolo della F scudata. Non c'è niente da fare, il mondo cambia.

Per i notabili della città, per le camicie di sartoria con iniziali ricamate, resta comunque il parterre Virtus il luogo più in della Città del Basket; la costosissima tessera che hanno in tasca dà loro diritto di mostrare l'abbronzatura e insultare pesantemente gli arbitri ad ogni chiamata contraria, o magari sventolare banconote da centomila - almeno quattro o cinque, se no si fa la figura dei pidocchiosi - sotto il naso dei direttori di gara, sempre e comunque comprati da Seragnoli. In questo, i fortitudini da parterre sono lievemente diversi: anche loro sfilano sorridenti prima della partita, indossando abiti casual ma all'ultima moda con studiata nonchalance, poi, quando le cose si mettono male, agli arbitri (ovviamente istruiti da Cazzola) vorrebbero saltare direttamente al collo, e qualche volta serve la polizia per impedire che lo facciano davvero.

... omissis (si parla della Fossa dei Leoni) ...

Tutti gli altri hanno bisogno di essere guidati, così come i virtussini per sostenere la squadra hanno bisogno di essere trascinati dalle trombe dell'orchestra, mai viceversa. Ma è soprattutto a questo esercito di gente normale, di una parte e dell'altra, che deve dire grazie il basket: sono loro che hanno costruito il mito di "Basket City". Grazie alla loro perseveranza negli anni, alla loro passione per il gioco, al loro presenzialismo, fedeltà ai colori, o qualsiasi cosa sia che li spinge a cadenza settimanale o persino bisettimanale a prendere posto sulla solita poltroncina.

Non importa se qualche volta le partite sono brutte, o senza storia fin dal primo minuto: loro ci sono sempre. E ogni estate, anno dopo anno, ce ne sono circa 10.000 disciplinatamente pronti a versare in anticipo sui conti correnti dei due club i soldi che giustificano la costruzione di due delle squadre più forti d'Europa nella stessa città.

Tra abbonamenti e biglietti le due bolognesi fatturano quasi come tutto il resto del basket italiano messo assieme, ma oltre agli incassi del botteghino (nel 1998/99, sommando le due società, 10.582 abbonati, quasi 400.000 presenze, oltre 20 miliardi in incassi) c'è un flusso indiretto meno evidente, ma non meno importante. A Bologna il basket fa vendere magliette e cappellini, quotidiani e riviste specializzate, panini e caffè, mantiene aperti due negozi di gadget monotematici (F e V in tutte le salse) in pieno centro, fa lavorare decine di persone per i due staff societari, giocatori e procuratori - quelli che si arricchiscono di più -  ma anche maschere, parcheggiatori, baristi, agenzie viaggi, fino alle pizzerie e ai pub del dopopartita... Un fiume di denaro indotto, che crea occupazione per un bel po' di famiglie, bolognesi e non, visto che una parte finisce fuori città con le trasferte, ormai spesso anche fuori Italia.

Tutto questo grazie al basket, o meglio grazie a quella incredibile passione-fedeltà di cui sopra, figlia della tradizione, certo, ma vigorosamente corroborata dalla rivalità. Per fare Basket City servono l'una e l'latra, la cultura cestistica e la rivalità F-V: non ci fosse questo dualismo, non ci sarebbe nemmeno il resto.

Diciamolo: alla Fortitudo serve la Virtus, alla Virtus serve la Fortitudo. È la competitività, il senso del campanile coniugato alla storia, che negli anni ha continuamente spronato l'una a far meglio dell'altra. Da sempre, per la gente di via San Felice la Virtus è una specie di balena bianca (... e nera), il grande nemico inseguito da una vita, l'obiettivo di tutti gli sforzi, perennemente, ottusamente nel mirino. In Virtus forse non è sempre stato così, quando la Fortitudo era povera la si guardava freddamente come una vicina antipatica più che una rivale, ma la sua crescita e la sua aggressività hanno alimentato un'avversione di rimando non meno profonda, non meno accanita.

Interpretando bene i sogni del fortitudino medio, Seragnoli fin dall'inizio della sua gestione spiegava che tutti quei soldi non li spendeva per diventare il numero uno d'Italia, o il numero uno in Europa, ma solo perché voleva essere il numero uno a Bologna. Per un po' c'è anche riuscito, ma Cazzola, competitivo come pochi, dalla sfida che gli veniva dai vicini di casa ha saputo trarre la spinta per costruire la Virtus più vincente di sempre, quella del 24 aprile e 31 maggio 1998. Così si è arrivati alla corsa agli armamenti di fine anni Novanta, alle due superpotenze contrapposte capaci di saccheggiare l'intero basket italiano pur di non perdere colpi nella folle guerra cittadina. Al punto da inimicarsi tutto il resto d'Italia, da sentirsi accusate di aver rovinato il campionato con la troppa bolognesizzazione, e tutto per una sciocca lite di cortile.

Fini pensatori da un po' di tempo ammoniscono le due contendenti a smetterla di ragionare in termini così provinciali, ci spiegano che esiste un mondo anche al di fuori dei confini di Bologna, e persino in città qualcuno se ne è convinto... Così quando sul tabellone luminoso del palazzo passano i risultati dagli altri campi e "loro" hanno perso, il boato di esultanza si continua a sentire, forte e spontaneo, ma prima ci si preoccupa dei "nostri". Se poi a "loro" è andata male, tanto meglio...

Per tutte e due ormai conta solo vincere, scudetti, coppe, qualsiasi cosa, altrimenti la stagione è un fallimento, indipendentemente da com'è andata ai cugini. E il derby non è solo la sfida diretta, ma il confronto di quel che rimane nelle due reti alla fine della stagione: io ho vinto una coppetta, tu una coppina, qual è la più bella?

Questi Guelfi e Ghibellini del ventesimo secolo (e presto del ventunesimo) sono gli unici in Italia, forse al mondo, ad aver scelto il basket come terreno di confronto. Nello sport italiano di derby veri, capaci di spaccare letteralmente in due una città, ce ne sono solo quattro: quelli di calcio, Roma-Lazio, Milan-Inter, Toro-Juve, Genoa-Samp.

Gli altri sono surrogati di derby, sono solo rivalità fra città vicine che magari corrono per lo stesso obiettivo, ma non durano nel tempo (ricordate i rancori di Bologna-Cesena nel calcio? Oggi chi ci pensa più?...) e non sono degni della parolina magica - derby - usata ed abusata nelle cronache sportive.

Nel basket è esistito un solo altro derby, vero e sanguigno come quello bolognese: quello di Livorno, ma è sparito con una insana fusione nel 1991. Ci sono stati derby a Milano e Roma, ma facevano ridere, ce ne sono di sentiti in altri sport, ma niente di paragonabile. In America ci sono molte, storiche rivalità del basket-college, bellissime e antiche, ma figlie di un'altra cultura, che non c'entra col campanile. Restando al basket, ci sono derby infuocati e di altissimo livello tecnico a Atene e Istanbul, ma quelle sono grandissime città e le squadre ne rappresentano una porzione, un quartiere.

Il derby di Bologna invece è unico anche perché non divide la città in zone, ma arriva dappertutto con entrambi i partiti: in ogni casa, in ogni scuola, in ogni ufficio c'è la V e c'è la F. Sì, una volta esisteva un "Rione Fortitudo", quello attorno alla vecchia sede di via San Felice, e una teoria (mai provata) vuole che tutta la parte ovest della città, da via Saffi a Santa Viola a Borgo Panigale, tenda verso il biancoblù. Indimostrabile, come l'impressione che sia invece la parte nord, da via Milazzo all'Arcoveggio passando per la Bolognina cara a Cazzola, il territorio più bianconero. In realtà oggi la V e la F sono distribuite ovunque: in centro, in periferia e anche in provincia, sia la metà di collina che la metà di pianura, dove la febbre è più recente, ma non meno forte.

Pianura-collina, colina-pianura. Virtus-Fortitudo, Fortitudo-Virtus. Per dividere (e unire) le prime, c'è voluta la via Emilia, tracciata dal console Marco Emilio Lepido nel II secolo avanti Cristo e resistita per più di due millenni quasi identica, solo ingrandita e ammodernata, ma mai modificata nella sua idea originale, quella di correre fino al Mare.

Per dividere (e unire) le secondo è stato inventato il derby, anche lui è diventato sempre più grande, importante, ricco, ma rimasto immutato nello spirito.

Durerà come la via Emilia, altri duemila anni? Vorremmo poterlo verificare, vivendoli tutti a Bologna.

Danilovic-Myers: l'essenza stessa dei derby degli anni '90

I SALTAFOSSI

Giocatori, allenatori e dirigenti tesserati per le squadre bolognesi che, nella loro storia, sono state in Serie A

(aggiornata alla stagione 2023/24)

 

Nome Fortitudo Gira Oare Moto Morini S. Agostino
Pietro Aradori G Pietro Aradori G        
Stefano Attruia G Stefano Attruia G        
Giuliano Battilani G/A   Giuliano Battilani G      
Sani Becirovic G Sani Becirovic G        
Marco Belinelli G Marco Belinelli G        
Loris Benelli G Loris Benelli G Loris Benelli G      
Gianni Bertolotti G Gianni Bertolotti G        
Valerio Bianchini A Valerio Bianchini A        
Brett Blizzard G Brett Blizzard G        
David Bluthenthal G David Bluthenthal G        
Roberto Bonaga G   Roberto Bonaga G      
Marco Bonamico G Marco Bonamico G        
Giorgio Bongiovanni G   Giorgio Bongiovanni G      
Matteo Boniciolli A Matteo Boniciolli A        
Alberto Bucci A/D Alberto Bucci A        
Massimo Bulleri G   Massimo Bulleri G      
Carlo Caglieris G Carlo Caglieris G        
Luigi Camosci G Luigi Camosci G        
Achille Canna G   Achille Canna G      
Roberto Casoli G Roberto Casoli G        
George Chaloub G       George Chaloub G  
Roberto Chiacig G Roberto Chiacig G        
Paolo Conti G   Paolo Conti G  Paolo Conti G Paolo Conti G Paolo Conti G
Franco Degli Esposti          Franco Degli Esposti G
John Douglas G John Douglas G        
Mauro Di Vincenzo A Mauro Di Vincenzo A Mauro Di Vincenzo A      
Matteo Fantinelli G Matteo Fantinelli G        
Vittorio Ferracini G Vittorio Ferracini G        
Sergio Ferriani G     Sergio Ferriani G    
Maurizio Ferro G Maurizio Ferro G/D        
Alessandro Finelli A Alessandro Finelli A        
Alessandro Frosini G Alessandro Frosini G        
Germano Gambini G Germano Gambini A/D       Germano Gambini G
Renzo Garbellini G   Renzo Garbellini G      
Franco Gironi G   Franco Gironi G      
Gelsomino Girotti G Gelsomino Girotti G        
A.J. Guyton G A.J. Guyton G        
Kenny Hasbrouck G Kenny Hasbrouck G        
Marko Jaric G Marko Jaric G        
Beppe Lamberti G Beppe Lamberti G/A Beppe Lamberti G/A      
Aristide Landi G Aristide Landi G        
Raniero Lebboroni G   Raniero Lebboroni G      
Alberto Locci G   Alberto Locci G      
Dado Lombardi G/D Dado Lombardi G        
Silvio Lucev G   Silvio Lucev G/A      
Walter Magnifico G Walter Magnifico G        
Paolo Magnoni G   Paolo Magnoni G      
Zare Markovski A Zare Markovski A        
Emilio Marcheselli G Emilio Marcheselli G Emilio Marcheselli G      
Moris Masetti G Moris Masetti G Moris Masetti G      
Domenico Mele G Domenico Mele G        
John McMillen G John McMillen G/A        
Marco Milic G Marco Milic G        
Riccardo Morandotti G   Riccardo Morandotti G      
Paolo Moretti G Paolo Moretti G        
Carlo Muci G   Carlo Muci G      
Eric Murdock G Eric Murdock G        
Luigi Mutti G Luigi Mutti G        
Giuseppe Nannucci G   Giuseppe Nannucci G      
Romano Nardi G Romano Nardi G Romano Nardi G      
Carlo Negroni G   Carlo Negroni G      
Aza Nikolic A Aza Nikolic A        
Daniel O'Sullivan G Daniel O'Sullivan G        
Gianni Paulucci G Gianni Paulucci G/D        
Marco Pedrotti G   Marco Pedrotti G      
Corrado Pellanera G Corrado Pellanera G        
Stefano Pillastrini A Stefano Pillastrini A        
Pierluigi Poggioli G Pierluigi Poggioli G        
Concetto Pozzati G Concetto Pozzati G        
Patricio Prato G Patricio Prato G        
Maurizio Ragazzi G   Maurizio Ragazzi G      
Antonio Randi G     Renzo Randi G    
Renzo Ranuzzi G/A   Renzo Ranuzzi G   Renzo Ranuzzi G  
Luigi Rapini G   Luigi Rapini G/A      
Tomas Ress G Tomas Ress G        
Rinaldo Rinaldi G     Rinaldo Rinaldi G    
Franco Rizzi G Franco Rizzi A   Franco Rizzi G    
Guido Rosselli G Guido Rosselli G        
Michele Ruzzier G Michele Ruzzier G        
Gherardo Sabatini G Gherardo Sabatini G        
Sandro Samoggia G Sandro Samoggia G Sandro Samoggia G   Sandro Samoggia G  
Franco Sanguettoli A         Franco Sanguettoli G/A
Marco Santucci D Marco Santucci G Marco Santucci G      
Gianfranco Sardagna G Gianfranco Sardagna G     Gianfranco Sardagna G Gianfranco Sardagna G
Zoran Savic G Zoran Savic G/D        
Giovanni Setti G   Giovanni Setti G      
Matjaz Smodis G Matjaz Smodis G        
Marcel Starks G Marcel Starks G        
Verardo Stivani G Verardo Stivani G        
James Larry Strong A   James Larry Strong A/G      
Mario Suttini G   Mario Suttini G      
Emidio Testoni G   Emidio Testoni G      
Piero Valenti G Piero Valenti G        
Mario Viscardi G Mario Viscardi G Mario Viscardi G      
Ettore Zuccheri G/A Ettore Zuccheri A Ettore Zuccheri A      
Dario Zucchi G       Dario Zucchi G  
Dino Zucchi G       Dino Zucchi G  

 

Legenda (elenco aggiornato alla stagione 2017/18)

G: giocatore

A: allenatore

D: dirigente

 

Essendo questo virtuspedia e non basketcitypedia ho messo solo i giocatori che hanno fatto parte della Virtus, escludendo quindi giocatori che sono stati solo in altre squadre bolognesi come Albertazzi, Dalla Mora, Blasi, ecc.

Gli ex-virtussini che hanno giocato in altre squadre bolognesi, li considero anche se hanno giocato in serie inferiori alla A (come Morandotti e Ragazzi nel Gira in B1). So che la tifoseria Fortitudo potrebbe inorridire, ma ho tenuto conto dei giocatori che hanno giocato nella Biancoblù Basket in Legadue e non di eventuali che hanno giocato negli Eagles, quando questa era in pratica diventata una succursale giovanile della Virtus.

IL SALTO DEL FOSSO

di Roberto Cornacchia per Virtuspedia

 

Sono molti i giocatori che hanno indossato le maglie sia di Virtus che di Fortitudo, a sono ancora di più se consideriamo anche le squadre del passato come il Gira, l'Oare e il Moto Morini, senza contare il periodo precedente alla partecipazioni ai campionati ufficiali dove si annoverano anche le formazioni dell'A.P. Galvani (dall'omonimo istituto scolastico), della Pro Juventute, della G.U.F. (Gioventù Fascista Universitaria), della Bologna Sportiva (società con la quale vi sarà la fusione nel 1935). Era un'epoca in cui il professionismo non era neanche lontanamente concepibile e quando un giocatore usciva da una squadra l'opzione automatica era cercare ingaggio presso una delle altre squadre della città.

Se si escludono gli studenti americani e stranieri in genere che frequentavano l'università bolognese, i primi "forestieri" portati dal basket a Bologna furono quelli del trio Galliera: Calebotta, Canna e Alesini nei primi anni '50 e all'epoca gli ingaggi erano sotto forma di una Lambretta o di un impiego. Ciò nonostante lo scambio di canotta cittadini rimase una costante fino agli anni '70, periodo in cui il basket cominciò a mostrare i primi "sintomi di professionismo" diffuso.

Quindi, non essendoci più la sottintesa necessità di rimanere in città, a determinare i passaggi da una sponda all'altra del basket felsineo furono dapprima il volere rimanere in un ambiente apprezzato e già evidentemente conosciuto, e poi i soldi veri e propri soprattutto da quando la Fortitudo ha cominciato a rivaleggiare per capacità di spesa con la Virtus, con i derby di mercato che si svolgevano d'estate, fra i presidenti che si sfidavano a suon di acquisti di giocatori.

Per molti si è trattato di un "normale" passaggio da una squadra ad un'altra, alcuni invece furono vissuti come dei veri e propri tradimenti: forse i più sofferti sono stati quelli di Frosini dalla Fortitudo alla Virtus e quelli di Lombardi e Belinelli nel senso inverso. Segue un elenco di coloro che hanno indossate le canotte di più di una squadra di Bologna, anche se probabilmente, soprattutto per giocatori degli anni '60 e precedenti qualcuno mi sarà sfuggito.

IL MIO DERBY SBAGLIATO

Marco Bonamico (1976)
"Ero un giovane che lottava per affermarsi e i quella Fortitudo trovai la stessa voglia di arrivare. Ma nel mio cuore c'è solo la V".

di Lorenzo Sani - Il Resto del Carlino - 05/02/1994

 

Correva l'anno 1976 e quell'anno è proprio corso via. L'anno dell'unico "derby sbagliato" di Marco Bonamico, maglia Alco, vittoria Sinudyne 89-80. "Vogliamo parlare della preistoria, sono un vecchietto, non posso ricordarmi cosa facevo da bambino".

Gli altri, i "cugini" di Bonamico si ricordano e non solo come avversario. Dicono che fra tutti i virtussini lei sia quello che sentono più vicino a via San Felice. Accetta o rifiuta sdegnosamente?

"Beh, premesso che l'anagrafe non si cancella ed io sono Virtus dalla nascita, posso prendere questo concetto anche come un complimento. Ricordo che quell'anno per me non è stato difficile identificarmi con lo spirito Fortitudo e con quell'attaccamento alla maglia. Il non arrendersi mai, la voglia di prendersi rivincite contro tutti e contro tutto era la mia stessa matrice in quegli anni, io stesso lottavo per affermarmi come giocatore, lottavo per venirne fuori e la parentesi in maglia Alco contribuì certamente".

Marco Bonamico sta con gli indiani o coi cowboy?

"Sto con gli indiani, anche se porto gli stivali da cowboy. Ma sono anche convinto che ogni tanto non sia sbagliato dare spazio al maraglino che è dentro di noi.

Possono rivivere oggi derby e sfide leggendarie come quelle di una volta?

"Sono cambiati molto i tempi. Io posso solo augurarmi che non cambi lo spirito di chi vive questa nostra pallacanestro. Forse la Fortitudo sa un po' di parrocchia, ma è una parte importante della città. La Virtus rappresenta più il sistema solido, rodato in tutti questi anni, la macchina che va da sola. Il senso di partite come quella di stasera mette a confronto anche quelle realtà che probabilmente una volta erano più distanti di oggi, questo è vero. Ma l'importante, ripeto, è che non vada perso lo spirito, parlando di noi giocatori penso che il professionismo non debba diventare un paravento, ma alla fine debba sempre emergere in uguale maniera l'amore per le cose che si fanno, intese non solo come freddo lavoro".

Perché allora è così difficile trovare campioni-bandiera, uomini simbolo per le nostre squadre?

"Penso, a questo proposito, che ci sia un preciso disegno destabilizzante che sta prendendo piede da diverso tempo. Un giocatore simbolo può diventare anche scomodo e forse un caso paradigmatico potrebbe essere quello di Albertazzi. Non voglio entrare in analisi tecniche o mettere il naso nelle strategie di mercato in casa altrui, ma secondo me era doveroso, dopo tanti anni di battaglie per la sopravvivenza in Serie A, di lotta col coltello tra i denti, di salvezze conquistate all'ultima giornata, ora che la società ha un respiro diverso e soprattutto altri traguardi, offrire un posto a Tazzi. E il suo caso non è certo l'unico. Nel dubbio, noi giocatori, ormai da tempo, siamo abituati a non aspettarci niente, men che meno quel pizzico di sacrosanta riconoscenza".

Si sente davvero tanto un derby giocato?

"Poche storie, si sente un casino. L'altro giorno, prima di andare ad Udine, sono passato da Piazza Azzarita ed ho incontrato Brunamonti. Secondo voi di cosa abbiamo parlato?".

 

 

Maurizio Ferro (1981)
"Fu un errore andare alla Virtus, ma con quella squadra conobbi compagni eccezionali. Il danno per me fu mostruoso: persi tutto"

 

Un solo derby da nemico, un solo derby sbagliato per Maurizio Ferro, fondatore della Fossa dei Leoni, cuore e anima Fortitudo, ceduto nell'80 alla Virtus, rimasto ancora una stagione in via San Felice e approdato all'altra sponda l'anno successivo. Nella sua unica partita di campionato in maglia Sinudyne, contro il Latte Sole realizzò 16 punti, che non bastarono però alla sua squadra per vincere (85-96).

Ricordi, immaginiamo, che sono ancora abbastanza vivi.

""Ricordo quel giorno, come se fosse ieri. Come ricordo tutti i derby, uno ad uno, quelli vissuti prima da tifoso, in Fossa, e poi da giocatore. La prima volta che mi capitò di giocare contro la Fortitudo, io in maglia Virtus, era in precampionato. La vigilia fu per me veramente angosciante, c'erano state anche molte polemiche all'epoca del mio trasferimento. In molti ci rimasero male ed è una cosa che mi ha fatto soffrire. Tanto più che in quell'unico derby di campionato stavo per fare l'ex per davvero, cioè quello micidiale che colpisce la sua squadra del cuore. Mi buttarono dentro nel secondo tempo ed ho fatto sempre canestro".

Sono passati più di dieci anni, come giudica oggi quel salto di barricata?

"Per me fu un errore tremendo andare alla Virtus, lo dico con estrema serenità. Poi quando ti ci trovi in mezzo accetti anche volentieri il destino, tra l'altro ho trovato gente eccezionalein squadra, come Bonamico, Villalta e tanti altri".

Si dice che il suo passaggio alla Virtus fu anche un colpo al cuore che Porelli volle dare alla tifoseria Fortitudo. Vero o falso?

"Sinceramente è una storia che non ho mai capito e circolano disparate versioni. Di sicuro col mio passaggio alla Sinudyne il colpo basso arrivò. Eravamo in ballottaggio io e Magnifico e fu John McMillen a convincere l'avvocato. So che un mio sponsor era Lucio Dalla, mi ha detto Porelli che ha insistito parecchio perché mi acquistasse. Non so se poi è tutto vero o sono leggende, perché in verità l'avvocato mi disse pure che ero incedibile e l'anno dopo ero a Rieti. Sì, quel trasferimento mi procurò un danno mostruoso, prima mi tolsero dalla Fortitudo, poi mi sradicarono da Bologna. Ma non posso certo negare di avere sbagliato anch'io".

Maurizio Ferro sta con gli indiani o coi cowboy?

"Sono sempre stato con gli indiani, quindi nel basket a Bologna, con la Fortitudo. Per me San Felice è l'infanzia, don Corrado Parisini, il cavalier Lucchini e noi, in 50, io, mio fratello Tullio, Valentini, Manservisi ed altri a fondare la Fossa per seguire la squadra. Siamo sempre stati in pochi contro tanti, poveri contro borghesi, quando arrivavano Siena, Pesaro, oppure i derby, subivamo. Fu allora che nacque il gemellaggio con la curva Andrea Costa, quelli del Bologna. Così abbiamo ristabilito un attimo le proporzioni. Noi abbiamo la faccia tosta e l'anima un po' maraglia ma, credetemi, va vene così".

Cinque giocatori da Fortitudo che non hanno mai indossato la maglia biancazzurra?

"Gentile, Myers, Morandotti, Pittis e poi ci meto anche Mario Boni che, nonostante le recenti disavventure, mi sembra proprio uno vero".

Il derby per eccellenza, almeno per noi

LAMONICA: ZANCANELLA AVEVA RAGIONE, ERA FALLO DI WILKINS

tratto da bolognabasket.it - 26/10/2022

 

Ospite ieri sera a Basket On Er, Icaro Tv, ch.18 DT:

Luigi Lamonica, commissioner arbitrale: “Oltre alle due Olimpiadi, 2008 e 2012, alla quale ho partecipato, uno dei ricordi più belli della mia carriera è la famosa gara 5 del ‘98: Zancanella secondo me aveva ragione, era fallo di Wilkins, quantomeno dalla sua posizione toccava fischiare. Tra l’altro, su quel fischio non ci fu nessuna protesta.

 

DERBY GRAFFITI

di Franco Montorro - Giganti del Basket - 7-13/06/1993

 

È "Il derby", l'unico rimasto a disposizione degli appassionati dopo la scomparsa della stracittadina di Livorno e in attesa che l'Aresium erediti definitivamente il ruolo che fu dell'All'Onestà-Mobilquattro-Xerox (ricordate Chuck Jura contro il Simmenthal?). Sul numero 22 di Giganti abbiamo parlato delle molte squadre concentrate nel raggio di pochi chilometri: una volta accadeva anche di... peggio, con diverse formazioni in una sola città, e le conseguenti rivalità. Era situazione comune a Bologna, ma anche a Roma. Oggi quel sapore particolare e del tutto irripetibile della "lontananza-vicinanza" fra due tifoserie lo possono apprezzare solo all'ombra delle Due Torri (per chi farà il tifo l'Asinelli? E la Garisenda? è una domanda campata in aria solo perché le pietre non hanno un'anima, ma scommettiamo che tutti i tifosi bolognesi vorrebbero identificare la loro squadra con l'Asinelli, più alta, più dritta, più spettacolare e rappresentativa della corta, tozza e stortignaccola Garisenda?). Questo è l'anno del derby ritrovato, dopo tre stagioni passate dalla Fortitudo nel purgatorio (anzi, inferno dell'A2). Un derby che ha corso il rischio di diventare lontanissimo, non più tardi di un anno fa, quando la Mangiaebevi respinse il fantasma della Serie B solo all'ultima partita. Un derby che ha un grande avvenire dietro le spalle. Un derby, "Il derby", perché comunque vadano le cose a Milano o altrove rimarrà sempre la stracittadina con il maggior carico di storia e leggenda; la partita che si vive per 365 giorni all'anno, la rivalità che infiamma gli animi anche e soprattutto fuori dal palasport. A proposito di palasport, la Fortitudo ha annunciato l'intenzione di giocare le due o tre partite più importanti della prossima annata nel nuovo impianto di Casalecchio, quello finora "abiurato" dalla Virtus. E volete che fra le partite più importanti non ci sia il derby? Magari "i" derby, perché complice la Coppa Italia potrebbero essere quattro. E complice il destino, ai augura qualcuno, potrebbero diventare sei, sette, magari anche nove. Sì, ma in quel caso, nel caso di una finale scudetto fra Virtus e Fortitudo basterebbe allestire il parquet al centro dello stadio Dall'Ara per soddisfare tutte le richieste? Sogni di Bologna, dolci come i ricordi del passato. Soprattutto quelli di una ventina d'anni fa, illustrati dalle fotografie di queste pagine, quando popolavano le scene fior di primattori. Li vedete, Driscoll e Schull (anche nelle vesti di cantante), Serafini con Andrea Mingardi, che da giovane sembrava vecchio e adesso, "over 50", è in una forma mai vista) e Polesello. Poi, Lombardi, Bonamico e Bertolotti, che sono stati soldati per entrambi gli eserciti. E infine Sacchetti "intruso" perché iscritto nelle file di "partiti" che non ci sono più, come il Gira, grande rivale Virtus. Tutto intorno, il pubblico: compreso Jimmy il Fenomeno, compresa una ragazza che non sa darsi pace per la vittoria delle "odiate" V nere. Tutto quanto fa spettacolo.

TUTTI I DERBY

in ordine crolonogico

(aggiornata alla stagione 2023/24)

 

n. stagione competizione in casa p in trasferta p   V 65 F 47 scarto +244
1 1966/67 stagione regolare Fortitudo Cassera 66 Virtus Candy 73   1   +7
2 1966/67 stagione regolare Virtus Candy 63 Fortitudo Cassera 78     1 -15
3 1967/68 stagione regolare Virtus Candy 69 Fortitudo Eldorado 57   1   +12
4 1967/68 stagione regolare Fortitudo Eldorado 78 Virtus Candy 68     1 -10
5 1968/69 stagione regolare Fortitudo Eldorado 86 Virtus Candy 65     1 -21
6 1968/69 stagione regolare Virtus Candy 62 Fortitudo Eldorado 66     1 -4
7 1969/70 stagione regolare Fortitudo Eldorado 67 Virtus 64     1 -3
8 1969/70 stagione regolare Virtus 71 Fortitudo Eldorado 70   1   +1
9 1970/71 stagione regolare Virtus Norda 53 Fortitudo Eldorado 71     1 -18
10 1970/71 stagione regolare Fortitudo Eldorado 83 Virtus Norda 60     1 -23
11 1971/72 stagione regolare Fortitudo Eldorado 73 Virtus Norda 78   1   +5
12 1971/72 stagione regolare Virtus Norda 59 Fortitudo Eldorado 61     1 -2
13 1972/73 stagione regolare Virtus Norda 75 Fortitudo Alco 68   1   +7
14 1972/73 stagione regolare Fortitudo Alco 58 Virtus Norda 71   1   +13
15 1972/73 Coppa Italia Fortitudo Alco 67 Virtus Norda 61     1 -6
16 1973/74 stagione regolare Fortitudo Alco 65 Virtus Sinudyne 73   1   +8
17 1973/74 stagione regolare Virtus Sinudyne 62 Fortitudo Alco 60   1   +2
18 1974/75 stagione regolare Fortitudo Alco 66 Virtus Sinudyne 91   1   +25
19 1974/75 stagione regolare Virtus Sinudyne 67 Fortitudo Alco 83     1 -16
20 1975/76 poule scudetto Virtus Sinudyne 88 Fortitudo Alco 71   1   +17
21 1975/76 poule scudetto Fortitudo Alco 81 Virtus Sinudyne 84 dts 1   +3
22 1976/77 stagione regolare Virtus Sinudyne 89 Fortitudo Alco 80   1   +9
23 1976/77 stagione regolare Fortitudo Alco 77 Virtus Sinudyne 82   1   +5
24 1977/78 stagione regolare Fortitudo Alco 82 Virtus Sinudyne 84   1   +2
25 1977/78 stagione regolare Virtus Sinudyne 88 Fortitudo Alco 83   1   +5
26 1978/79 stagione regolare Virtus Sinudyne 79 Fortitudo Mercury 77   1   +2
27 1978/79 stagione regolare Fortitudo Mercury 68 Virtus Sinudyne 79   1   +11
28 1980/81 stagione regolare Fortitudo I&B 100 Virtus Sinudyne 102 dts 1   +2
29 1980/81 stagione regolare Virtus Sinudyne 101 Fortitudo I&B 107 dts   1 -6
30 1981/82 stagione regolare Fortitudo Latte Sole 79 Virtus Sinudyne 81   1   +2
31 1981/82 stagione regolare Virtus Sinudyne 85 Fortitudo Latte Sole 96     1 -11
32 1981/82 fase a orologio Virtus Sinudyne 92 Fortitudo Latte Sole 71   1   +21
33 1982/83 stagione regolare Fortitudo Latte Sole 93 Virtus Sinudyne 95   1   +2
34 1982/83 stagione regolare Virtus Sinudyne 97 Fortitudo Latte Sole 85   1   +12
35 1983/84 Coppa Italia Fortitudo Yoga 79 Virtus Granarolo 99   1   +20
36 1983/84 Coppa Italia Virtus Granarolo 92 Fortitudo Yoga 76   1   +16
37 1984/85 stagione regolare Fortitudo Yoga 78 Virtus Granarolo 85   1   +7
38 1984/85 stagione regolare Virtus Granarolo 89 Fortitudo Yoga 79   1   +10
39 1985/86 Coppa Italia Fortitudo Yoga 69 Virtus Granarolo 58     1 -11
40 1985/86 Coppa Italia Virtus Granarolo 91 Fortitudo Yoga 64   1   +27
41 1986/87 Coppa Italia Virtus Dietor 82 Fortitudo Yoga 67   1   +15
42 1986/87 stagione regolare Virtus Dietor 82 Fortitudo Yoga 83     1 -1
43 1986/87 stagione regolare Fortitudo Yoga 85 Virtus Dietor 108   1   +23
44 1987/88 Coppa Italia Virtus Dietor 82 Fortitudo Yoga 78   1   +4
45 1987/88 ottavi play-off Virtus Dietor 75 Fortitudo Yoga 85     1 -10
46 1987/88 ottavi play-off Fortitudo Yoga 77 Virtus Dietor 70     1 -7
47 1988/89 stagione regolare Fortitudo Arimo 83 Virtus Knorr 100   1   +17
48 1988/89 stagione regolare Virtus Knorr 70 Fortitudo Arimo 102     1 -32
49 1989/90 stagione regolare Fortitudo Arimo 67 Virtus Knorr 77   1   +10
50 1989/90 stagione regolare Virtus Knorr 78 Fortitudo Arimo 90     1 -12
51 1993/94 Coppa Italia Fortitudo 81 Virtus Buckler 83   1   +2
52 1993/94 Coppa Italia Virtus Buckler 101 Fortitudo 60   1   +41
53 1993/94 stagione regolare Fortitudo 72 Virtus Buckler 75   1   +3
54 1993/94 stagione regolare Virtus Buckler 78 Fortitudo Filodoro 70   1   +8
55 1994/95 stagione regolare Virtus Buckler 85 Fortitudo Filodoro 81   1   +4
56 1994/95 stagione regolare Fortitudo Filodoro 84 Virtus Buckler 83     1 -1
57 1994/95 fase a orologio Virtus Buckler 82 Fortitudo Filodoro 70   1   +12
58 1995/96 stagione regolare Virtus Buckler 76 Fortitudo Teamsystem 73   1   +3
59 1995/96 stagione regolare Fortitudo Teamsystem 82 Virtus Buckler 71     1 -11
60 1995/96 fase a orologio Fortitudo Teamsystem 87 Virtus Buckler 71     1 -16
61 1996/97 stagione regolare Fortitudo Teamsystem 80 Virtus Kinder 63     1 -17
62 1996/97 stagione regolare Virtus Kinder 63 Fortitudo Teamsystem 67     1 -4
63 1996/97 play-off (semifinali) Fortitudo Teamsystem 71 Virtus Kinder 62     1 -9
64 1996/97 play-off (semifinali) Virtus Kinder 62 Fortitudo Teamsystem 75     1 -13
65 1996/97 play-off (semifinali) Fortitudo Teamsystem 95 Virtus Kinder 80     1 -15
66 1997/98 stagione regolare Virtus Kinder 78 Fortitudo Teamsystem 77   1   +1
67 1997/98 Coppa Italia Fortitudo Teamsystem 73 Virtus Kinder 64     1 -9
68 1997/98 stagione regolare Fortitudo Teamsystem 71 Virtus Kinder 69     1 -2
69 1997/98 eurolega (quarti) Virtus Kinder 64 Fortitudo Teamsystem 52   1   +12
70 1997/98 eurolega (quarti) Fortitudo Teamsystem 56 Virtus Kinder 58   1   +2
71 1997/98 play-off (finale) Virtus Kinder 80 Fortitudo Teamsystem 81     1 -1
72 1997/98 play-off (finale) Fortitudo Teamsystem 76 Virtus Kinder 78   1   +2
73 1997/98 play-off (finale) Virtus Kinder 69 Fortitudo Teamsystem 76     1 -7
74 1997/98 play-off (finale) Fortitudo Teamsystem 57 Virtus Kinder 59   1   +2
75 1997/98 play-off (finale) Virtus Kinder 86 Fortitudo Teamsystem 77 dts 1   +9
76 1998/99 Supercoppa Virtus Kinder 59 Fortitudo Teamsystem 66     1 -7
77 1998/99 stagione regolare Fortitudo Teamsystem 57 Virtus Kinder 56     1 -1
78 1998/99 Eurolega (girone) Virtus Kinder 72 Fortitudo Teamsystem 74 dts   1 -2
79 1998/99 stagione regolare Virtus Kinder 74 Fortitudo Teamsystem 87     1 -13
80 1998/99 Eurolega (girone) Fortitudo Teamsystem 67 Virtus Kinder 65     1 -2
81 1998/99 Eurolega (semifinale) Virtus Kinder 62 Fortitudo Teamsystem 57   1   +5
82 1999/00 stagione regolare Fortitudo Paf 72 Virtus Kinder 56     1 -16
83 1999/00 stagione regolare Virtus Kinder 66 Fortitudo Paf 74     1 -8
84 2000/01 stagione regolare Virtus Kinder 99 Fortitudo Paf 62   1   +37
85 2000/01 stagione regolare Fortitudo Paf 71 Virtus Kinder 66     1 -5
86 2000/01 Eurolega Virtus Kinder 103 Fortitudo Paf 76   1   +27
87 2000/01 Eurolega Virtus Kinder 92 Fortitudo Paf 84   1   +8
88 2000/01 Eurolega Fortitudo Paf 70 Virtus Kinder 74   1   +4
89 2000/01 play-off (finale) Virtus Kinder 86 Fortitudo Paf 81   1   +5
90 2000/01 play-off (finale) Fortitudo Paf 71 Virtus Kinder 77   1   +6
91 2000/01 play-off (finale) Virtus Kinder 83 Fortitudo Paf 79   1   +4
92 2001/02 stagione regolare Fortitudo Skipper 80 Virtus Kinder 79     1 -1
93 2001/02 stagione regolare Virtus Kinder 94 Fortitudo Skipper 63   1   +31
94 2002/03 stagione regolare Fortitudo Skipper 80 Virtus 71     1 -9
95 2002/03 stagione regolare Virtus 70 Fortitudo Skipper 82     1 -12
96 2005/06 stagione regolare Fortitudo Climamio 93 Virtus Vidivici 81     1 -12
97 2005/06 stagione regolare Virtus Vidivici 84 Fortitudo Climamio 86     1 -2
98 2006/07 stagione regolare Virtus Vidivici 64 Fortitudo Climamio 60   1   +4
99 2006/07 stagione regolare Fortitudo Climamio 81 Virtus Vidivici 92   1   +11
100 2007/08 stagione regolare Fortitudo Upim 80 Virtus La Fortezza 63     1 -17
101 2007/08 stagione regolare Virtus La Fortezza 92 Fortitudo Upim 95 dts   1 -3
102 2008/09 stagione regolare Virtus La Fortezza 93 Fortitudo Gmac 67   1   +26
103 2008/09 stagione regolare Fortitudo Gmac 74 Virtus La Fortezza 75   1   +1
104 2016/17 stagione regolare A2 Virtus Segafredo 87 Fortitudo 103 Kontatto 86 dts 1   +1
105 2016/17 stagione regolare A2 Fortitudo 103 Kontatto 79 Virtus Segafredo 72     1 -7
106 2019/20 stagione regolare Virtus Segafredo 94 Fortitudo 103 Pompea 62   1   +32
107 2020/21 Supercoppa Fortitudo 103 Lavoropiù 73 Virtus Segafredo 87   1   +14
108 2020/21 Supercoppa Virtus Segafredo 84 Fortitudo 103 Lavoropiù 86     1 -2
109 2020/21 stagione regolare Fortitudo 103 Lavoropiù 71 Virtus Segafredo 91   1   +20
110 2020/21 stagione regolare Virtus Segafredo 81 Fortitudo 103 Lavoropiù 73   1   +8
111 2021/22 stagione regolare Virtus Segafredo 76 Fortitudo 103 Kigili 70   1   +6
112 2021/22 stagione regolare Fortitudo 103 Kigili 82 Virtus Segafredo 85   1   +3

 

PUNTI E PRESENZE VIRTUS NEI DERBY CONTRO LA FORTITUDO

(aggiornata alla stagione 2023/24)

 

GIOCATORE PUNTI PRESENZE
RENATO VILLALTA 386 27
ALESSANDRO ABBIO 364 36
PREDRAG DANILOVIC 354 18
ANTOINE RIGAUDEAU 303 25
ROBERTO BRUNAMONTI 299 27
GIANNI BERTOLOTTI 257 18
AUGUSTO BINELLI 253 47
LUIGI SERAFINI 204 18
MARCO BONAMICO 188 20
GIANFRANCO LOMBARDI 177 8
EMANUEL GINOBILI 166 10
RADOSLAV NESTEROVIC 153 16
SCONOCHINI HUGO 152 15
ALESSANDRO FROSINI 144 29
PAOLO MORETTI 142 9
ZORAN SAVIC 140 14
MARKO JARIC 138 10
JOHN FULTZ 137 6
TERRY DRISCOLL 127 8
ARIJAN KOMAZEC 120 8
DOMENICO FANTIN 119 17
ZAMBALIST FREDRICK 119 5
RASHARD GRIFFITH 113 9
ELVIS ROLLE 105 9
CLAUDIO COLDEBELLA 102 12
MASSIMO COSMELLI 102 8
CARLO CAGLIERIS 100 10
MASSIMO ANTONELLI 94 10
GREG STOKES 82 6
MILOS TEODOSIC 74 7
MICHAEL RAY RICHARDSON 74 3
RENATO ALBONICO 72 11
MATJAZ SMODIS 72 10
DAVID ANDERSEN 67 13
JIM MCMILLIAN 66 2
KYLE WEEMS 63 7
PIERANGELO GERGATI 61 7
JAN VAN BREDA KOLFF 60 3
TOM MCMILLEN 59 2
PIETRO GENERALI 57 9
BANISLAV PRELEVIC 53 5
DUSAN VUKCEVIC 53 5
CLEMON JOHNSON 52 4
GUILHERME GIOVANNONI 51 6
JOHN ROCHE 51 2
FLAVIO CARERA 49 16
RICCARDO MORANDOTTI 49 13
GIAMPAOLO RICCI 49 5
MICHAEL UMEH 46 2
AMAR ALIBEGOVIC 45 5
BRETT BLIZZARD 45 4
MIKE SILVESTER 43 6
JULIAN GAMBLE 43 5
KRIS LANG 43 4
CLIFF LEVINGSTON 43 3
SAM WILLIAMS 42 2
VINCE HUNTER 41 5
ALESSANDRO PAJOLA 39 8
CHRISTIAN DREJER 39 4
EMILIO MARCHESELLI 39 4
PIERO VALENTI 38 14
MARCO BELINELLI 38 3
TRAVIS BEST 38 3
ORLANDO WOOLRIDGE 38 2
CHARLIE BELL 37 2
DAVID BLUTHENTHAL 37 2
GIUSEPPE RUNDO 35 10
DOUG COOK 35 2
MARCO SPISSU 35 2
ETTORE ZUCCHERI 34 8
KOSTAS PATAVOUKAS 34 5
MARTY BYRNES 34 3
WALTER MAGNIFICO 33 5
FABIO DI BELLA 33 4
ROBERTO CHIACIG 31 4
LAURO BON 31 2
DERRICK DIAL 30 2
KYLE MACY 30 2
AWUDU ABASS 29 4
KEITH LANGFORD 29 2
BILL EDWARDS 29 1
JOSH ADAMS 28 4
GIAMPIERO SAVIO 28 2
GUIDO ROSSELLI 28 2
MARCOS LEITE MARQUINHO 28 2
MASSIMO SBARAGLI 27 6
KRESIMIR COSIC 27 2
LORIS BENELLI 26 10
ALAN ANDERSON 26 2
KEITH SWAGERTY 26 2
SHARROD FORD 26 2
CORRADO PELLANERA 25 4
EARL BOYKINS 25 2
DAVIDE BONORA 24 9
STEFAN MARKOVIC 24 5
VITTORIO FERRACINI 24 5
DAVE MILLS 23 2
CLAUDIO CRIPPA 22 15
CARL ENGLISH 21 2
JAKARR SAMPSON 21 2
SAULIUS STOMBERGAS 21 2
ROBERTO RAFFAELE 20 4
JOE BINION 20 3
GIORGIO BUZZAVO 18 8
KENNY LAWSON 18 2
MAURIZIO RAGAZZI 18 2
RUSLAN AVLEEV 17 2
DANIEL HACKETT 17 1
DEWARICK SPENCER 17 1
RUSS SCHOENE 17 1
MATTEO LANZA 16 4
MAURIZIO FERRO 16 3
MOUHAMMADOU JAITEH 15 2
DELONTE HOLLAND 15 1
AUGUSTO GIOMO 14 4
PETTERI KOPONEN 14 2
FLOYD ALLEN 14 1
MARIO MARTINI 13 14
SANI BECIROVIC 13 1
AMEDEO TESSITORI 12 6
ANDREA CROSARIOL 12 3
AL SKALECKY 12 2
GIORGIO GIOMO 12 2
JIM OLIVER SMITH 12 2
VLADO ILIEVSKI 12 1
ANDREA MICHELORI 11 4
ALEX RIGHETTI 11 2
KEVIN HERVEY 10 1
FRANCESCO CANTAMESSI 10 5
TY-SHON ALEXANDER 10 1
ANDRES PELUSSI 9 2
DANILO NANNI 9 2
DEJAN KOTUROVIC 9 2
KLAUDIO NDOJA 9 2
MICHELE RUZZIER 9 2
ANTHONY BONNER 9 1
ISAIA CORDINIER 9 1
NICO MANNION 9 1
MASSIMO SACCO 8 10
NIKOLA JESTRATIJEVIC 8 4
GABRIELE SPIZZICHINI 8 2
LUCA GARRI 7 2
ZARKO PASPALJ 7 2
JAMIE ARNOLD 7 1
JOSÈ LUIS GALILEA 6 4
KEN LACEY 6 2
NIKOLAOS EKONOMOU 6 2
DIMITRI LAUWERS 6 1
DONNIE MCGRATH 6 1
MICHAEL OLOWOKANDI 6 1
VITTORIO GALLINARI 5 4
ANTONIO CALEBOTTA 5 2
FEDERICO LESTINI 5 2
GERMAN SCARONE 5 2
DAVID COURNOOH 5 1
FRANK GAINES 5 1
ENRICO RAVAGLIA 4 6
DAN O'SULLIVAN 4 5
ENRICO BERETTA 4 5
ALESSANDRO GOTI 4 4
ALESSANDRO DANIELE 4 3
DAVID BRKIC 4 3
ADOLFO MARISI 4 2
GIORGIO BORGHETTI 4 2
LOEONARDO CONTI 4 2
TOMMASO OXILIA 4 2
DAVIDE BRUTTINI 4 1
REYSHAWN TERRY 4 1
LUCA ANSALONI 3 6
DAMIANO BRIGO 3 4
MARKO MILIC 3 2
CLICO RIGHI 2 9
GIANLUCA LENOLI 2 6
PAOLO CAPPELLI 2 5
FRANCO REGNO 2 4
ALFREDO DI TOMMASO 2 2
FILIPPO BALDI ROSSI 2 2
ILIAN EVTIMOV 2 2
LORENZO PENNA 2 2
MORIS MASETTI 2 2
SILVIO GIGENA 2 2
BENNETT DAVISON 2 1
IGNACIO RODILLA 2 1
MICHAEL ANDERSEN 2 1
STEFAN NIKOLIC 2 1
MATTEO PANICHI 0 7
UGO GOVONI 0 7
STEFANO RANUZZI 0 6
FABIO RUINI 0 5
MARCO PEDROTTI 0 5
ALDO TOMMASINI 0 4
FABRIZIO AMBRASSA 0 4
LORENZO DERI 0 4
OSCAR GUGLIOTTA 0 4
RICCARDO MALAGOLI 0 4
DANIELE SORO 0 3
ENRICO MORA 0 3
PAOLO BARLERA 0 3
ROBERTO VIOLANTE 0 3
TULLIO DE PICCOLI 0 3
VALENTINO BATTISTI 0 3
CLAUDIO TOMMASINI 0 2
DANILO PETROVIC 0 2
FRANCO NATALI 0 2
MARCO BARALDI 0 2
MATTEO BARBIERI 0 2
MARIO PORTO 0 2
MASSIMILIANO ROMBOLI 0 2
MAURIZIO PEDRETTI 0 2
MICHELE NOVI 0 2
RICCARDO MORASCHINI 0 2
ROBERTO NERI 0 2
TOMMASO TASSO 0 2
ALBERT MIRALLES 0 1
ALESSANDRO LEOMBRONI 0 1
ALESSANDRO RANOCCHI 0 1
DAVIDE GONZO 0 1
ERIC MURDOCK 0 1
FRANCESCO ORSINI 0 1
GIAMPIERO FORNI 0 1
GIANLUCA TRISCIANI 0 1
GIORGIO CALZONI 0 1
GIOVANNI SETTI 0 1
MARCO CERON 0 2
MASSIMO BULLERI 0 1
MATTEO BERTOLAZZI 0 1
MATTEO DA ROS 0 1
SIMONE BONFIGLIO 0 1
STEFANO ATTRUIA 0 1
STEFANO MASCIADRI 0 1
TOMAS RESS 0 1
WILL CONROY 0 1
YANNICK GAGNEUR 0 1

 

PRESENZE E VITTORIE ALLENATORI VIRTUS NEI DERBY CONTRO LA FORTITUDO

(aggiornata alla stagione 2023/24)

 

ALLENATORE GIOCATI VINTI
ETTORE MESSINA 30 16
ALBERTO BUCCI 15 11
DAN PETERSON 10 9
NICO MESSINA 5 3
SANDRO GAMBA 5 3
JAROSLAV SIP 5 2
ZARE MARKOVSKI 4 2
ROBERTO BRUNAMONTI 4 0
AZA NIKOLIC 3 2
KRESIMIR COSIC 3 1
MATTEO BONICIOLLI 2 2
MAURO DI VINCENZO 2 2
TERRY DRISCOLL 2 2
BOB HILL 2 1
ETTORE ZUCCHERI 2 1
NELLO PARATORE 2 1
VITTORIO TRACUZZI 2 0
SERGIO SCARIOLO 2 2
BOGDAN TANJEVIC 1 0
RENATO PASQUALI 1 0
RENZO RANUZZI/MARIO DE SISTI 1 0
STEFANO PILLASTRINI 1 0
VALERIO BIANCHINI 1 0

 

 

La bomba di Vukcevic che ha deciso il secondo derby del 2008/09.

DERBY AMICHEVOLI

(aggiornata alla stagione 2023/24)
 
 
ANNI '30

Luogo

Data

Partita

Risultato

V

F

ND

Bologna

27/11/1932

Virtus Bologna – Fortitudo Bologna

13-10

1

 

 

Bologna

19/03/1933

Fortitudo Bologna - Virtus Bologna A

5-18

1

 

 

Bologna

02/04/1933

Fortitudo Bologna - Virtus Bologna B

39-6

 

1

 

Bologna

29/05/1933

Virtus Bologna B - Fortitudo Bologna

10-20

 

1

 

Bologna

26/11/1933

Fortitudo Bologna A – Virtus Bologna B

12-39

1

 

 

Bologna

10/12/1933

Fortitudo Bologna B – Virtus Bologna A

3-50

1

 

 

Bologna

07/01/1934

Virtus Bologna A – Fortitudo Bologna

14-23

 

1

 

Bologna

14/01/1934

Fortitudo Bologna - Virtus Bologna B

14-11

 

1

 

Bologna

1934

Virtus Bologna B – Fortitudo Bologna

38-14

1

 

 

Bologna

15/12/1934

Virtus Bologna C – Fortitudo A

23-44

 

1

 

Bologna

26/12/1934

Virtus Bologna B - Fortitudo B

 

 

 

1

Bologna

1935

Virtus Bologna A - Fortitudo A

53-34

1

 

 

Bologna

08/11/1936

Virtus Bologna Sportiva A - Fortitudo Bologna

24*-18

1

 

 

Bologna

16/05/1937

Virtus Bologna Sportiva – Fortitudo Bologna

 

 

 

1

*Virtus partita con svantaggio di 10 punti.

 

Disputati

Vinti

Persi

Non disponibile

14

7

5

2

 

 

ERA MODERNA

Luogo

Data

Partita

Risultato

V

F

ND

Piacenza

1965

Fortitudo Cassera Bologna - Virtus Candy Bologna

67-97

1

 

 

Bologna

15/10/1966

Fortitudo Cassera Bologna - Virtus Candy Bologna

86-68

 

1

 

Bologna

1967

Fortitudo Cassera Bologna - Virtus Candy Bologna

76-51

 

1

 

Faenza

1967

Fortitudo Eldorado Bologna - Virtus Candy Bologna

68-66

 

1

 

Vidiciatico

1967

Fortitudo Bologna - Virtus Candy Bologna

55-76

1

 

 

Boario

05/10/1968

Fortitudo Eldorado Bologna – Virtus Candy Bologna

80-64

 

1

 

Bologna

09/11/1968

Fortitudo Eldorado Bologna - Virtus Candy Bologna

54-68

1

 

 

Bologna

16/04/1970

Fortitudo Eldorado Bologna - Virtus Bologna

58-71

1

 

 

Bologna

14/10/1972

Virtus Norda Bologna – Fortitudo Alco Bologna

84-62

1

 

 

Bologna

26/10/1973

Virtus Sinudyne Bologna – Fortitudo Alco Bologna

81-66

1

 

 

Imola

15/12/1973

Fortitudo Alco Bologna - Virtus Sinudyne Bologna

79-78

 

1

 

Borgotaro

14/09/1975

Virtus Sinudyne Bologna – Fortitudo Alco Bologna

67-75

 

1

 

Reggio Emilia

20/09/1976

Virtus Sinudyne Bologna – Fortitudo Alco Bologna

99-85

1

 

 

Bologna

01/10/1976

Virtus Sinudyne Bologna – Fortitudo Alco Bologna

76-67

1

 

 

Rieti

02/10/1977

Virtus Sinudyne Bologna – Fortitudo Alco Bologna

102-83

1

 

 

Piacenza

1977

Fortitudo Alco Bologna - Virtus Sinudyne Bologna

84-80

 

1

 

Reggio Emilia

26/10/1978

Virtus Sinudyne Bologna – Fortitudo Mercury Bologna

95-96 dts

 

1

 

Reggio Emilia

16/09/1980

Virtus Sinudyne Bologna – Fortitudo IeB Bologna

93-103

 

1

 

Bologna

02/09/1981

Fortitudo Latte Sole Bologna - Virtus Sinudyne Bologna

83-80

 

1

 

Bologna

11/09/1981

Virtus Sinudyne Bologna – Fortitudo Latte Sole Bologna

102-66

1

 

 

Bologna

09/09/1983

Virtus Granarolo Felsinea Bologna – Fortitudo Yoga Bologna

79-67

1

 

 

Bologna

26/01/1984

Virtus Granarolo Felsinea Bologna – Fortitudo Yoga Massalombarda Bologna

 

 

 

1

Bologna

23/02/1984

Virtus Granarolo Felsinea Bologna – Fortitudo Yoga Massalombarda Bologna

 

 

 

1

Bologna

12/09/1986

Virtus Dietor Bologna  – Fortitudo Yoga Bologna

100-87

1

 

 

Bologna

25/03/1987

Virtus Dietor Bologna – Fortitudo Yoga Bologna

 

 

 

1

Bologna

15/09/1987

Fortitudo Yoga Bologna - Virtus Dietor Bologna

110-103

 

1

 

Bologna

26/11/1987

Virtus Dietor Bologna – Fortitudo Yoga Bologna

 

 

 

1

Teramo

26/11/1989

Virtus Knorr Bologna – Fortitudo Arimo Bologna

95-89

1

 

 

Bologna

14/09/1990

Fortitudo Aprimatic Bologna - Virtus Knorr Bologna

84-71

 

1

 

Bologna

26/09/2006

Fortitudo Climamio Bologna – Virtus Vidivici Bologna

77-68

 

1

 

Casalecchio

28/09/2006

Virtus Vidivici Bologna – Fortitudo Climamio Bologna

65-79

 

1

 

Bologna

10/09/2007

Fortitudo Bologna – Virtus Bologna

94-86

 

1

 

Casalecchio

12/09/2007

Virtus Bologna – Fortitudo Bologna

74-79

 

1

 

Bologna 15/09/2018 Virtus Segafredo Bologna - Fortitudo Lavoropiù Bologna 81-60 1    

 

Disputati

Vinti

Persi

Non disponibile

34

14

16

4

 

TOTALI

 

Disputati

Vinti

Persi

Non disponibile

48

21

21

6

 

PORTICI, PARQUET, PARROCCHIE E PALLONI

Una città e il basket: Bologna. Mini-sceneggiatura sull'amore a prima vista tra le "Due Torri" e i canestri: dal "parterre" regale del Palasport alle osterie fuori porta, dai play-ground periferici ai coriandoli, da  una guerra tra frati ad un derby di serie C

di Enrico Franceschini - Superbasket - 1979

 

Prima fila del parterre felsineo in rapida carrellata: "teen - ager" all'ultima moda, signore biondissime e bellissime, Achille Canna in gilet, volti ormai noti di antichi "aficionados", Charlie Ugolini in pompa magna con accompagnatrice di turno, passerella di vecchie glorie (Calebotta, Gambini, Sardagna), di portafogli ben disposti (Berti, Gandolfi, Moruzzi), di silhouette mozzafiato.

Dissolvenza. Campetto all'aperto in periferia con canestri malconci appesi a tabelloni sbrindellati. Partita all'ultimo sangue con tecnica da scapoli e ammogliati ma entusiasmo e colpi bassi, fra dieci di tutte le età, qualcuno con i mocassini della domenica, gli altri in All Star, Adidas, Mecap, Lotto, magliette stelle e strisce, polsini, ginocchiere, fascia in testa alla John Fultz, insomma tipico abbigliamento da NBA e simili.

Dissolvenza. Travolgente schiacciata al rallentatore del nerissimo Marvin Roberts, vista dall'anello alto del palasport.

Dissolvenza. Viuzze dietro piazza Maggiore, undici di una qualsiasi mattina d'autunno-inverno, mercerie, osterie centenarie, mercatini di frutta e verdura incastrati nei muri delle case. Kresimir Cosic che esce sorridente da un negozio di bigiotteria gioielleria, poi sulla porta si fa avanti, pipa puzzolente all'angolo della bocca, Peppino Cellini che attacca: "Il basket a Bologna? È una malattia. Ma non si spiega in due parole...".

Prima o poi un documentario da tenere negli archivi del fenomeno sport dovranno girarlo per forza all'ombra delle Due Torri e forse la sceneggiatura non sarà tanto diversa da questa appena inventata. Bologna e il basket appunto: un'antologia di ricordi,un'orgia di sensazioni,una storia che si frantuma e moltiplica per 70 chilometri di portici medievali. Bologna e il basket si spiega, volendo, con la crudezza delle cifre; tre squadre in A1, una in B (nella vicina Imola), tre in C, due in D, quasi cento tra Promozione e Prima Divisione, oltre ad un florido settore donne, ai giovanili, agli amatori. O anche celebrando i cento e passa anni della Virtus (solo la Reyer, in Italia, è così vecchia), gli scudetti, gli astri americani (Schull, McMillen, il matto Elliot, lo stesso Terry Driscoll) o il primo pivot italiano, Nino Calebotta. Tuttavia il fenomeno si raccontameglio, fornendo un quadro con più colore e profondità, partendo da tanti dettagli, sfumature, umori che hanno profumato di basket da cima a fondo la Bologna grassa, rossa e dotta.

È vero, innanzitutto, che nell'arena vociante sempre ben gonfia, alle cinque della sera si distinguono due settori di estrazione lontana: il basket salottiero, elegante, chiacchierone ai bordi del parquet, con i big in primo piano, le seconde linee, gli allenatori famosi e meno, i dirigenti, gli amici e le amiche dei giganti, tutti sotto le luci della ribalta, e il basket della parrocchia, che segue con occhio ipercritico, che confronta e impara come fosse a scuola.

Il basket di parrocchia a Bologna ha molti seguaci e una bella storia: quella delle sfide  sotto i colli tra Vulcal e Castiglione, fra due chiese oltre che due società, una d'estrazione più popolare, la seconda più fica e ricercata; tempi non lontani, sette, otto anni fa, ma in qualche modo superati dal basket d'oggi, tempi che hanno sfornato generazioni di campioni locali tuttora in campo in A, in B, in C, i tempi insomma in cui Giardini e Bernardini passavano interi pomeriggi nel cortile di S. Mamolo, in cui i frati, tra una bestemmia sussurrata e un pater, ave, gloria, festeggiavano con sfide d'alto livello e cene luculliane nello splendido sagrato la fine di una stagione, con medaglie ricordo per tutti  e scherzi pestiferi per i più timidi ed impacciati.

Bologna palpita e respira di queste atmosfere di quartiere, che siano i colli o il Pilastro, la storia è sempre la stessa: tanti ragazzi a giocare, tanta passione, qualche impianto e, ultimamente, anche soldi e sponsor. Dopodiché la Prima Divisione è in molti casi un campionato serio e ragionato, dove trovi il ragazzino che promette bene, il quarantenne ex serie A o l'ex tiratissimo "Bonaga è meglio di Raga" dei tempi della G.D. Ma poi, dovunque vai, dovunque è possibile, alla palestra del liceo Righi, in quella lillipuziana della chiesetta fuori S. Mamolo, trovi magari il sabato notte o la domenica mattina, ragionieri, impiegati, artisti, studenti in corso e fuori corso che tirano e insaccano il paniere.

Oppure basta pensare alle sfide  (quando ancora si facevano) fra giornalisti alla Pallavicini, con Gianni Cristofori del Carlino, Carlo Cavicchi di Autosprint, il sottoscritto, Martini (che adesso allena l'Imola), l'hockeysta Montuschi, Castelli e altri ancora; oppure il rito della domenica, quando puoi girare fra S, Giovanni in Persiceto, Anzola, Zola Predosa, Casalecchio, lo Sferisterio, il Palasport (mattina o pomeriggio) e vedi sempre un buon numero di stesse facce, oppure capiti alla palestra Kennedy di San Lazzaro il giorno che c'è il derby di "C" fra Malaguti e Consorzio Latte e ci sono Porelli e Ugolini, Biondi che si presenta in roboante BMW mentre la gente calcola lo stipendio che gli passano, l'immancabile Dino Costa, due Jaguar coupé parcheggiate a parte, Aldo Tommasini che è anche cognato di Sanguettoli, perché ha sposato una sorella di Marco, Gianni Curati, Marco Cuppini, le donne incredibili ("positivamente" sottolineano gli habitué della squadra) dei giocatori del Consorzio, Carpano, Righini, Tomba, Albertini, insomma proprio tutti i protagonisti d'élite o di serie D del basket bolognese, con la febbre addosso come se si giocasse Emerson - Sinudyne e il buon umore del ritrovarsi insieme che fa dire "misura, c'han messo persino il tavolo ai giornalisti", vedendo Roveri e Peppino con un riservato stampa davanti agli occhi. A Bologna capita anche questo: si incontrano e si sorrdono amabili in tribuna d'onore gli assessori comunali di parte avversa, il democristiano Tesini col suo segretario Rovati, ?????, consigliere comunale di Democrazia Proletaria e, quando capita da queste parti, Cesare Rubini, che è un Principe prima di tutto.

I ritrovi sono tanti e la moda li fa girare come trottole impazzite. Comunque proviamo a citarne qualcuno: la pizzeria D'amore, in via San Felice, ospita giornalisti, tifosi e giocatori minori dopo le partite, la pizzeria Pino, a Porta S. Stefano, prepara la cena di mezzanotte il mercoledì e venerdì a molte squadre dopo l'allenamento e vi trovate anche Sacchetti, Anconetani e company, molti tifosi anche nella pizzeria di Porta Saragozza, dove la domenica sera l'unico argomento è il basket, poi due classici, pizzeria "I Gaetano" e ristorante "Franco", al bar Wolf, in via Massarenti, fra un ham and eggs, una coca cola e le vocianti comitive di studenti americani, c'erano una volta Fultz, Gary Baron Schull, Connie Hawkins per il periodo (lunghetto nonostante il licenziamento Alco) che s'è fermato in città, ma anche ora capitano gli americani di turno, all'osteria il Moretto, Porta S. Mamolo incontri Martini, anche Bonamico e Pedrotti, mentre i più anziani (Bertolotti e i suoi  amici) vanno a cena da Vito o alla Borgatella. Infine, dedicato ai cacciatori di autografi, tutte le squadre che vengono a Bologna si fermano all'hotel Garden, mentre tutti i giocatori, allenatori, dirigenti delle tre bolognesi prima o poi passano dal negozietto di Peppino per l'immancabile chiacchierata. Sul basket naturalmente: "Di cos'altro si può parlare a Bologna?".

SORRISI E GIARDINI

di Enrico Schiavina - Superbasket summer edition 2009

 

Non è una summer league. Non è una passerella per vip o semivip. Non è un'occasione di far vacanza a sbafo come certi eventi fuori stagione. Quello dei Giardini Margherita è solo un torneo estivo. Senza grandi pretese, nato solo per far giocare all'aperto giocatori di tutti i tipi, per lo più delle serie minori, e passare qualche serata di basket all'aria aperta, per sfuggire all'afa. Ma non è un torneo qualunque. è il più antico d'Italia - quest'anno si è giocata la 28esima edizione - e la sua collocazione gli conferisce un prestigio che va molto oltre la sua semplicità. Nel cuore del parco pubblico che sta nel cuore di Bologna, il campetto dei Giardini Margherita ha un fondo in cemento grezzo, vecchi tabelloni di plastica, ferri che paiono sbilenchi e retine sdrucite dall'uso quotidiano dei tantissimi frequentatori. Anche se ogni tanto lo rimettono a nuovo, il suo fascino sta proprio in queste condizioni precarie: è il campo di battaglia di sfide infinite nelle quali giocatori sconosciuti talvolta mettono in difficoltà il grande nome. Si gioca a cavallo tra giugno e luglio, il torneo ufficialmente si chiamerebbe "Playground" ma tutti più semplicemente parlano dei "Giardini". E il mix tra giocatori dilettanti e pro di passaggio spesso fa detonare casi limite: in quasi trent'anni ne sono successe di tutti i colori tra situazioni imbarazzanti, momenti tecnicamente suggestivi, provocatori, anche commoventi. Quella che segue è solo una selezione tra un mare di aneddoti.

RICHARDSON - Il grande Sugar ha giocato più volte ai Giardini. Anche se in età avanzata, quando comunque era ancora popolarissimo, specie a Bologna. Contro di lui nasce la leggenda di un giovanissimo Matteo Soragna, cui tutti urlano una specie di tormentone: "Minaccialo!". Era una specie di parola in codice, inventata da Alessandro Gemelli (dirigente di banca e coach nelle minori, ma uno dei tanti piccoli ras dei Giardini), che in realtà presupponeva che Soragna attaccasse il più possibile Richardson per farlo stancare. Tanto lui, Micheal Ray, l'italiano non lo capiva. Diventò una belva, invece, quando subì l'onta di una plateale stoppata, evidentemente una grave mancanza di rispetto nel suo codice d'onore cestistico. A stoppare Richardson fu il carneade Paolo Zanardi, giovanili Fortitudo, mai visto più in alto della C1.

MIKE BROWN - Di gente che in Nba c'è stata anni prima, o ci sarebbe andata anni dopo. ai Giardini ne è passata tanta. Diverso il caso di Mike Brown, che ci ha giocato nel bel mezzo della sua carriera Nba, nove anni e una finale di conferenze con gli Utah Jazz. Dai tempi di una militanza a Desio rimasto amico di Claudio Crippa, a sua volta amico di Emilio Marcheselli, che lo porta ai Giardini. "Per la prossima partita posso portare un amico?" chiede cortesemente Crippa ai suoi ospiti bolognesi, sentendosi rispondere di sì, ma a patto che non sia un rompiscatole... Qualche giorno dopo Crippa si presenta con una montagna di muscoli nera che quasi non entra tutta nella sua auto... Di Mike Brown si racconta una terrificante schiacciata sulla testa del povero "Banana" Gualandi, e lunghi dopopartita a tavola (da sempre, il locale di riferimento è il Mulino Bruciato) a raccontare storia di Nba, in un discreto italiano, a una platea rapita. Ma la sua squadra non vincerà quell'edizione del torneo.

BONI - Nel 1994 Mario Boni è sulla bocca di tutti. Capocannoniere di Serie A a 30 e passa di media, ma fermo da gennaio per il caso doping. Dopo una deludente esperienza nella CBA, Supermario ha una gran voglia di giocare. Lo porta a Bologna il suo amicone Giacomo Zatti, un habitué dei Giardini. C'è grande attesa per vederlo in campo, i giornali hanno pompato a dovere l'evento, ma gli arbitri hanno qualcosa da ridire: "è squalificato, non può giocare" dicono. La gara non inizia, il pubblico (in molti erano venuti per vedere il top-scorer di A1 di nuovo in azione) rumoreggia. La replica degli organizzatori è che gli arbitri li manda sì la FIP, ma il torneo non è sotto egida federale, quindi può giocare chiunque. Lunghe discussioni, alla fine prevale il buonsenso. Boni gioca, e crivella il canestro, come al solito.

NICCOLAI - Pare che le cose siano andate così: qualcuno chiama Mario Boni per chiedergli di giocare ai Giardini, ma quel giorno lui si sta per sposare. "Non posso venire, ma qui c'è un mio amico, te lo passo" dice Mario. Il telefono passa di mano: "Mi chiamo Andrea, se mi volete vengo". è Andrea Niccolai, fresco di passaggio da Montecatini a Roma per circa 12 miliardi di lire. Ovviamente, nessuno nella capitale sa che il loro preziosissimo acquisto sta rischiando caviglie e ginocchia su un campetto d'asfalto, ma il caso vuole che quella sera dai Giardini passi Piero Parisini, dirigente della Virtus Roma. "Non ci crederai, ma ero a Bologna e degli amici mi hanno invitato a fare due tiri, poi sono arrivati gli altri giocatori, e tutta questa gente, non sapevo ci fosse un torneo..." è il goffo tentativo di giustificarsi di Niccolai, poco prima che inizi la partita. Parisini capisce tutto, ma è di larghe vedute, chiude tutti e due gli occhi, lascia che il Nick produca il suo show: 45 punti e vittoria del titolo.

SCARONE E FOIERA - 38 punti in una serata di magie a ripetizione, c'è la firma di un esplosivo German Scarone su quella che molti ricordano come una della più belle finali di sempre. è l'edizione del 1995, una sera passa per i Giardini Margherita anche PJ Carlesimo, e pare resti molto colpito dalla prestazione di un giovane Francesco Foiera. Il quale gioca di nascosto, senza il permesso del suo club di appartenenza, facendosi chiamare solo "Charlie", soprannome che gli è rimasto appiccicato addosso per sempre.

MESSINA - L'estate del 2002 è quella dell'addio a Bologna del coach che ha fatto la storia recente della Virtus. Ai ferri corti con la proprietà Madrigali, che Messina andrà via lo sanno tutti, ma non c'è stata l'occasione per un abbraccio al pubblico bianconero. Si decide di farlo ai Giardini, non c'è tempo per lanciare l'evento sui media, ma è sufficiente il tam-tam tra i tifosi. Mai vista tanta gente attorno al campetto, a occhio sono tremila persone, aggrappate ovunque per ascoltare le sue poche parole di ringraziamento. Quasi commosso, Ettore. Non più virtussino, mai così virtussino.

PELLACANI - "Black Nino" ha vinto tre volte i Giardini. Negli anni '90,da giocatore-organizzatore della squadra dell'Accademia delle Belle Arti, la sua alma mater. Ne va quasi più orgoglioso che dello scudetto vinto con la Benetton del '92. Portava con sé fior di giocatori di serie A dell'epoca da Stefano Vidili a Carlo Della Valle, da Piero Montecchi a Claudio Pol Bodetto. Le società spesso non davano la liberatoria per giocare sul cemento, ma lui convinceva tutti ugualmente, magari sostenendo il peso di un'assicurazione apposita. Oggi, con i giocatori pro, accade di rado. Con l'Accademia ha giocato anche Fabio De Luigi, oggi comico di successo.

BONORA/1 - Davide Bonora ha vinto di tutto, tra Virtus, Benetton e Nazionale: scudetti, coppe, Europei. Ma non ha mai vinto ai Giardini. Ha avuto il premio di miglior giovane del torneo, da cadetto della Virtus, ma da giocatore affermato ha dovuto incassare sconfitte e umiliazioni personali. Ricorda benissimo "avversari che mi sono passati sopra, come Bruno Cané o Paolo Nerozzi". Sono nomi che non dicono nulla a chi non conosce il folto sottobosco bolognese, ma rappresentano l'esempio del classico giocatore da campetto. Ce ne sarebbero tanti altri, che hanno fatto la storia del torneo senza essere mai emersi nel basket "vero". L'identikit: scaltro, rapace,molto motivato (specie contro gli avversari famosi, che al contrario non spingono mai al massimo), non teme impatti e cadute sul cemento e soprattutto conosce bene i tabelloni, che rispondono molto meno di quelli regolamentari. La "tabellata", il tiro di sponda anche da lontano, ai Giardini paga sempre.

BONORA/2 - Il volto di Alessandro "Jack" Bonora è piuttosto noto a Bologna: presentatore-giornalista del mondo delle tv locali, per 13 estati consecutive si è prestato a fare da allenatore-macchietta ai Giardini. Ma dopo 13 anni di attesa, la sua grande notte è arrivata. Nel 2008, ha vinto finalmente il torneo, con una squadra sponsorizzata da un suo programma tv e circondata da un nugolo di avvenenti groupies... Una squadra imbottita di esperti giocatori di B1 ha fatto il sua capolavoro in semifinale, battendo i campioni uscenti che schieravano addirittura due nazionali, Stefano Mancinelli e Daniel Hackett, sconfitti di 1 punto da una folgorante tripla di tabellone da nove metri in tuffo di Daniele Casadei. Nel 2009 Bonora ha poi mancato l'intero torneo (era Las Vegas per i campionati mondiali di poker, l'altra sua passione...) ma è tornato in tempo per la finale, vincendola. Ora è imbattuto da due stagioni.

SESSO - Anni fa fece scalpore la comparsa dello sponsor Hatù, che a tutte le serate era presente con una specie di uomo-sandwich travestito da gigantesco profilattico e regalava ai passanti campioni del prodotto che reclamizzava. Niente rispetto alla recente comparsata di Maurizia Paradiso, testimonial di un sito piccante sponsor di una squadra. L'ex pornostar, dopo aver a lungo urlato ai suoi che in caso di vittoria li avrebbe premiati tutti con una - diciamo così - prestazione particolare, si è denudata ed ha fatto invasione di campo saltando addosso agli esterefatti giocatori (c'è il video su YouTube).

FOSSA - Quella dei Leoni, naturalmente. Per alcuni anni ha iscritto una sua squadra, reclutando per lo più fortitudini ed ex fortitudini, convinti a giocare per amor di bandiera e qualche birra. Le loro partite erano diventate degli happening: tamburi, bandiere, fumogeni, tifo da stadio, di solito accompagnati da abbondanti grigliate nel prato adiacente il campo. Lo spirito della Fossa ha seriamente contribuito a rilanciare l'attenzione verso un torneo che aveva mostrato un po' la corda. Poi alcuni suoi elementi hanno rovinato tutto scatenando una gigantesca rissa durante la finale del 2007 per la quale è servito l'intervento della polizia (i responsabili del gruppo si sono poi autosqualificati dal torneo a tempo indeterminato). Con la Fossa tra gli altri hanno giocato anche Gek Galanda (prima volta di un capitano della Nazionale ai Giardini) e Dan Gay (26 rimbalzi per lui, record) assieme al figlio Louis.

RISSE - Quella della Fossa è stata solo la più famosa, ma non è certo stata la prima né l'ultima di una lunga serie di risse e gazzarre varie. Tra cazzotti, partite sospese e bottiglia lanciate in campo il campionario è vario: l'agonismo ai Giardini non manca mai. Ancora Micheal Ray Richardson protagonista, negli anni 90, quando rispose a insulti e cori offensivi piovuti dalle tribunette prima dedicando una serie di tiri liberi tirati dal basso (e tutti insaccati), poi lanciando un bacio alla panchina avversaria, che ricordò quello famoso a Valerio Bianchini di una finale di Coppa Italia. Da lì scintille, contatti ed espulsioni a raffica.

Un'altra volta Fabrizio Bertolini (presenze in A nella Fortitudo e a Treviso) trovò da dire con uno spettatore che gli aveva urlato qualcosa. Fermò il gioco, andò a cercare lo spettatore, gli disse il suo nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Poi aggiunse: "Se non mi trovi, sono al bar". E riprese a giocare.

LAMMA - Davide Lamma è stato uno dei più affezionati frequentatori del torneo. Non voleva mancarlo per nessun motivo al mondo. Nell'estate 2003 Lamma è in Nazionale A, e Recalcati gli raccomanda di non giocare sul pericoloso cemento dei Giardini. "Certo, farò solo atto di presenza, per salutare gli amici" risponde il play bolognese. Mentendo: Davide gioca, anzi resta in campo38 minuti... E Recalcati lo scopre dai giornali. Al successivo raduno il CT gli fa una lavata di capo, ma poi lo perdona e lo convoca per gli Europei di Svezia (risulterà importante contro la Francia nella finale per il bronzo, che ci diede il pass per le Olimpiadi). Lamma giocherà ancora ai Giardini, per la squadra della Fossa. E proprio ai Giardini, simbolicamente, firmerà il contratto con la Fortitudo, stringendo la mano a Sacrati per le foto di rito. Quando Sacrati ancora poteva mostrarsi in pubblico...

 

Una tifosa fortitudina in lacrime

«UNA GARA COME LE ALTRE». È DERBY ANCHE NELLE GAFFE

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 14/04/2006


Storie di derby, storie di luoghi comuni. Di frasi celebri, passate alla storia (della stracittadina) e dei punti di ritrovo, per Fortitudo e Virtus. Parole celebri? Si comincia con un’imperdonabile gaffe di Terry Driscoll. Siamo alla fine degli anni Sessanta, ancora una volta, come in occasione della prima stracittadina, è dicembre. Terry Driscoll, giovane universitario sbarcato da poco nel Bel Paese, confida a un cronista. «Schull? Non lo conosco».
La Fortitudo — è il 21 dicembre 1969 — vince il derby, 67 a 64. Driscoll segna 17 punti, il Barone ne infila 30 e alla fine può togliersi pure un sassolino dalla scarpa. «Forse, ora, ha capito chi sono».
Passano trentuno anni. Nessuno, nel frattempo, dimentica l’identità dell’avversario. Ma l’errore è in agguato. Per Andrea Meneghin «il derby? E’ una gara come tutte le altre». È il 23 dicembre 2000, il Menego segna 3 punti ed esce per 5 falli. La Virtus vince 99 a 62: la frase finisce per bollare l’avventura di Andrea all’ombra delle Due Torri.
Le frasi celebri, però, possono caratterizzare anche il dopo-derby. È il 17 novembre 2001: si gioca in piazza Azzarita, Marko Jaric sbaglia l’ultimo tiro e la Fortitudo di Matteo Boniciolli vince 80 a 79. Una sconfitta della Virtus? Nossignore, almeno per Ettore Messina. «Usciamo dal PalaDozza con un buon pareggio», il paradosso di Ettore. Al quale la frase non porta certo fortuna. È l’anno dell’esonero (poi rivisto) di Ettore da parte di Madrigali. È l’anno dell’addio alla V Nera da parte del coach oggi al Cska Mosca.
Dai luoghi comuni ai luoghi di ritrovo il passo è breve. La Fortitudo è cittadina — gioca al PalaDozza — la Virtus è divenuta periferica: gioca a Casalecchio e la maggior parte dei giocatori trova casa a Castel Maggiore. La Fortitudo, a tavola, si trova spesso alla Braseria, da Ivo e Simone. Dove non mancano i giocatori Virtus ma, fino a qualche mese fa, era molto facile trovare Savic e Basile, oggi a Barcellona. L’alternativa alla Braseria è la trattoria di Ugo, a Ponte Rivabella. Tra una canotta di Payton e una di Pippen c’è spazio anche per quella di Pilutti, autografata da tutta la squadra. «Sto aspettando quella del ‘Mancio’ — dice Ugo Bertolini —. La canotta del capitano è una tradizione».
Proprio il gruppo degli italiani — Mancinelli, Belinelli e Rombaldoni — e coach Repesa sono i più affezionati. La Virtus (da capitan Pelussi allo storico speaker, Gigi Terrieri) hanno ritrovato le atmosfere del Mulino Bruciato, in via Selva di Pescarola. Luciano Andalò ha riaperto da dicembre e, il Mulino, è tornato a essere un punto di riferimento per chi ama il basket. In bianconero, certo, ma anche a colori.

 

LA VIRTUS NASCE SEMPRE PRIMA

di Ezio Liporesi per Virtuspedia - 23/11/2019

 

In una intervista comparsa sul sito provinciadicomo.it il 20 novembre 2019, Carlo Recalcati ha affermato che la nascita della Fortitudo è precedente a quella della Virtus. È d'obbligo, a questo punto, ristabilire la verità, alla cui ricerca Virtuspedia ha dedicato lungo e diffuso impegno.

La Società Sezionale di Ginnastica, che è l'attuale S.E.F. Virtus, nasce il 17 gennaio 1871, mentre la Fortitudo il 3 ottobre 1901. per quanto riguarda la pallacanestro mi dilungo maggiormente.

La Virtus vede allestito il suo primo campo di pallacanestro già nel 1920, o immediatamente dopo, com'è riscontrabile in una fotografia sul libro Il Mito della V nera; il 1920 è l'anno di costruzione del Centro Sportivo Ravone, tuttora esistente. Nel 1924 il cap. Vittorio Costa (che come atleta della Virtus era già stato in gioventù campione d'Italia di Staffetta e aveva vinto un torneo di Scherma), a Bologna inizia il gioco della Palla al Cesto. Nel giugno, la squadra universitaria che gareggia a Firenze nei rispettivi Giochi e nel torneo di Palla al Cesto, vincendolo, è formata completamente da atleti virtussini. È un primo vagito della Sezione Virtus, che ancora non si può dire costituita, ma dopo pochi anni, verso la fine di quel decennio, nel 1929, sei ragazzi dell'atletica, Vittorio De Simoni, Ermenegildo De Luigi, Almo Padovani, Gastone Colombo, Riccardo Chiaffarelli e Piero Grigioni danno in pratica il via alla Sezione Pallacanestro. Infatti, già nel 1930 la Virtus partecipa al Campionato di Prima Divisione - Zona Emilia, con addirittura due squadre. La prima gara di quel campionato è disputata dalla squadra B il 19 marzo 1930, mentre la squadra A, che osservava il turno di riposo nella prima giornata, entrò in gioco quattro giorni dopo. Da notare che quello stesso 19 marzo 1930 comincia anche l'attività giovanile, scende in campo, infatti, anche la squadra allievi. Fino al 1932/33 la Virtus disputa solo campionati emiliani (in verità con sole squadre di Bologna), tornei invernali di propaganda e tornei volanti; poi nel 1934 partecipa al primo campionato di carattere nazionale, la Prima Divisione, in realtà la seconda serie, ed è promossa nel massimo campionato che disputa dall'anno successivo ininterrottamente, pausa bellica a parte, fino al 2003, anno delle note vicissitudini.

Per quanto riguarda la Fortitudo è il cavaliere Degli Esposti ad allestire il primo campo e nel 1931 la prima squadra di pallacanestro disputa il campionato della Curia. Per trovare un torneo di più rilevanza bisogna aspettare il terzo Torneo Invernale di Propaganda che nella sua prima giornata, il 27 novembre 1932 (stesso anno di fondazione della sezione pallacanestro), in Santa Lucia, vede la Virtus battere la Fortitudo 13-10. Pochi mesi dopo, nel marzo 1933 inizia il Campionato Regionale Emiliano di Seconda Divisione con anche la Fortitudo al via. Poi, dopo una lunga vita nelle serie minori (nel 1960/61 la serie B), la Fortitudo approdò nel massimo campionato acquisendo il titolo del Sant'Agostino nella stagione 1966/67, preceduta da altre realtà bolognesi, nell'ordine il G.U.F. Bologna, il Gira, l'Oare, la MotoMorini e lo stesso Sant'Agostino.

Com'è quindi riepilogato nella seguente tabella, qualunque parametro di misura temporale si voglia prendere, la Virtus ha sempre preceduto la Fortitudo:

Evento

VIRTUS

FORTITUDO

Fondazione Casa Madre 1871 1901
Primo torneo 1924 1931
Nascita Sezione Pallacanestro 1929 1932
Tornei Invernali di Propaganda 1930 1932
Campionati Emiliani 1930 1933
Campionato nazionale 1934 1960
Massimo Campionato 1935 1966




 

GLI EROI SCHULL E DRISCOLL CREARONO LA LEGGENDA

di Gianni Cristofori - Il Resto del Carlino - 02/11/2007

 

Un evento come il derby di BasketCity, ha bisogno di grandi eroi e, soprattutto, di grandi duelli. E i grandi duelli sono quelli tra grandi avversari. Perché pochi, tra i tifosi che stavano seduti in piazza Azzarita negli anni Sessanta, ricordano le sfide vinte da Angelini o Bruni, da Cosmelli o Lombardi, ma non dimenticheranno mai Schull e Driscoll, anche se il Barone e il Bostoniano si sono incontrati, faccia a faccia, due sole volte. E fu un pareggio: 67-64 per l’Aquila, con 30 del Barone e 71-70 per la V nera. Era la stagione ’69/’70, e piazza Azzarita, piena come un uovo fu, in entrambe le occasioni, il solito bollente e fumoso palcoscenico del derby tra due squadre in periodo di scarse soddisfazioni.

La Fortitudo di Beppe Lamberti aveva però qualcosa in più da mettere sul piatto della bilancia. Il peso rappresentato dalla striscia positiva di 3 derby e il carisma di Gary Baron Schull, il guerriero di Florida State che aveva scelto di creare il suo regno tra via San Felice e via Nannetti, magiando la pizza alla Bella Napoli e bevendo il caffè al bar Donini. Meglio passare le ore libere lì, in mezzo a tanti amici veri, piuttosto che vivere e giocare con i Cincinnati Royals che lo avevano scelto al quarto giro dei draft 1967. Schull era diventato subito un eroe vincendo da solo due derby ed era stato portato in trionfo sulla carrozzella, con una gamba ingessata, nell’unica sfida che non aveva giocato, ma che la Fortitudo aveva vinto il 23 febbraio 1969.

Nell’immaginario dei tifosi, nella stagione ’69/’70 gli dei del basket, da celebrare nel derby, divennero due. La Fortitudo aveva il Barone ma la Virtus trovò miracolosamente il Bostoniano. Terry Driscoll fu un capolavoro diplomatico dell’avvocato Porelli ma anche un investimento finanziario di enorme livello, per l’epoca. La Virtus strappò Terry Driscoll ai professionisti della Nba. I Detroit Pistons, che lo avevano scelto con il numero 1, offrirono, a quello che nelle ultime stagioni era stato il miglior giocatore del Boston College, 175mila dollari per tre stagioni, ma Porelli vinse l’asta con i 60mila annuali che convinsero Terry all’avventura bolognese. Schull e Driscoll comincarono così a prepararsi al derby sull’onda emotiva dei tifosi che avevano un grande duello in più da godersi. Schull dormiva con la foto di Driscoll attaccata alla parete della camera da letto per ricordare il volto del nemico da battere. Terry, fresco di college e meno avvezzo alle battaglie, patì l’esordio e un infortunio a una caviglia e arrivò alla prima sfida con un peso insopportabile di aspettative e di tensioni. Il 21 dicembre 1969 fu sconfitta bianconera e Schull vinse il suo personale derby per 30 a 17.

Risultato che poteva ripetersi il 15 marzo 1970, giorno della seconda sfida stagionale. E che, in effetti, sembrò al popolo bianconero inevitabile quando, in un derby che Schull stava giocando meglio del suo avversario, Lino Bruni infilò, a 37 secondi dalla fine il libero del vantaggio biancoblù:70-69. Ma il secondo lo sbagliò e mentre piazza Azzarita ammutoliva sull’azione offensiva della Virtus che si spense contro il ferro, dalla mischia sbucò la manona del Bostoniano per il tap in vincente. I liberi sbagliati da Marco Calamai sembrarono così la naturale conclusione di un derby che solo Schull o Driscoll potevano vincere.

Per trovare un’altra sfida così emotivamente forte ed epicamente decisiva bisognerà aspettare quasi trent’anni. Il giorno in cui, era il 23 novembre 1997, Carlton Myers e Sasha Danilovic si trovarono di fronte per la prima volta. Da allora 13 duelli e un bilancio quasi pari (7-6 per Sasha) che si è chiuso il 4 dicembre 1999, stagione del primo scudetto per l’Aquila. Tra quelle due date, emozioni ed episodi irripetibili, sfide europee e tricolori che Virtus e Fortitudo, negli anni del Barone e del Bostoniano nemmeno immaginavano.

Più pesanti le vittorie di Danilovic, ma enorme il rispetto per il nemico Myers, unico biancoblù, quando vestì la maglia Paf, ad uscire dal PalaMalaguti tra gli applausi virtussini. Era il 19 giugno 2001 e Danilovic aveva già passato il testimone di leader a Ginobili. Quel giorno, idealmente, l’ovazione fu anche per il Barone, un avversario, che avrebbe meritato di uscire tra gli applausi trent’anni prima. Per aver dato al derby un senso avventuroso dal quale Myers e Danilovic, probabilmente hanno imparato tante cose. Anche il rispetto per l’avversario.

 

IL DERBY PER GLI USA

di Alexander Wolff - Sports Illustrated - Traduzione di Sandra Zucchini

 

Ecco come il famoso settimanale sportivo americano ha raccontato, a parole e disegni, la sfida tra Virtus e Fortitudo. Un ritratto fatto dopo la finale stracittadina del 1998.

 

IlDerbyPerGliUSA.pdf (460,3 kB)

ED È SUBITO DERBY

L'attesissima Virtus - Fortitudo tiene già banco sotto le Due Torri. A tre settimane del match in programma alla Segafredo Arena, biglietti "bruciati" e tifoserie in fibrillazione. Cominciamo a rivivere la storia della stracittadina bolognese
di Ezio Liporesi - Corriere delle Sport - Stadio - 06/12/2019

 

Natale in vista e a Bologna, oltre alla consueta attesa, si avverte una fibrillazione particolare: il 25 dicembre si gioca il derby Virtus - Fortitudo, una sfida che manca dal 2017, quando le due squadre si divisero le vittorie in Legadue, ma nella massima serie è assente addirittura dal 2009, quando, sul +2 Fortitudo, una tripla di Dusan Vukcevic decise un derby condotto a lungo dai bianconeri, ma che era passato momentaneamente negli ultimi secondi nelle mani dei biancoblu. Finì 74-75, vinse la Virtus che era in trasferta. Vukcevic mise una firma serba su quel derby, non famosa come quella di Danilovic nel 1998, ma che per tanti anni è stato l'ultimo fotogramma del derby bolognese. Ora la sponda Virtus spera che l'impronta serba, riconoscibile non solo nel fenomeno Teodosic, ma anche in Markovic e nell'allenatore Djordjevic, sia nuovamente decisiva. Mentre la parte Fortitudo ripone le sue speranze sul coach della promozione e del buon avvio in serie A, Antimo Martino, ma anche sull'ex capitano della Virtus Aradori, che in estate ha saltato il fosso, ultimo di una lunga serie, o sul vecchio drago Mancinelli, che nel 2009 c'era e nei due secondi che rimasero dopo il canestro di Vukcevic, fece svanire, con un tiro contro il tabellone, l'ultima speranza dell'allora Gmac in crisi, non solo di risultati.

Il derby, da sempre, oltre che in campo, si gioca sugli spalti, ad esso sono legati veri e propri record della tifoseria, come le diciotto ore e un quarto di fila per ottenere un biglietto nel 1988: erano primi derby di playoff, prima si erano avuti in post season, nella poule scudetto (con titolo Virtus) del 1975-76, ma mai ad eliminazione diretta e quella volta a essere eliminate furono le V nere. Non solo primati però, anche incredibili coreografie, come la V formata da tante mutande fortitudine abbassate; oppure sulla curva opposta nella fase ad orologio del 1994-95 un enorme quadrante che al posto delle varie ore recava uno scudetto, perché a quel tempo quelli vinti dai bianconeri erano dodici. Una grande attesa che è stata anche questa volta confermata dalla vendita, in pratica già completata a quasi tre settimane dalla partita, di tutti i miniabbonamenti per quattro gare e i biglietti, ultima possibilità di assistere al match per chi non è in possesso di un abbonamento Virtus, che gioca in casa.

Una storia lunga quella del derby a Bologna. La Virtus, che con un torneo di palla al cesto vinto a Firenze nel 1924 da suoi atleti, vanta la primogenitura della pallacanestro bolognese, quando cominciò l'attività della sezione pallacanestro nel 1930 si trovò a giocare campionati regionali e altri tornei con sole squadre di Bologna. Si giocarono quindi una serie lunghissima di derby, tra i quali anche il primo contro la Fortitudo, il 27 novembre 1932 in Santa Lucia (13-10 per i padroni di casa), nell'ambito del terzo torneo invernale di propaganda. Nel marzo successivo la Virtus partecipò al suo terzo campionato regionale, per la Fortitudo fu il primo e si poté assistere ai primi derby di campionato. Solo nel 34 la Virtus fu iscritta per la prima volta a un campionato nazionale, quello di prima divisione, disputando i primi derby bolognesi in un torneo nazionale, contro il G.U.F. Galvani (mentre le gare contro la Fortitudo continueranno fino al 1937, ma solo a livello di tornei). In quel 1934 le V nere furono promosse in divisione nazionale, così cominciarono i derby nel massimo campionato italiano: In quella stagione contro il G.U.F. Bologna, poi dopo la guerra fu il turno di quelli contro il Gira, poi a seguire le sfide contro Oare, MotoMorini e Sant'Agostino. Fu proprio da quest'ultima che la Fortitudo, nel 1966, acquistò i diritti per partecipare alla serie A, dando il via a una lunga serie di derby contro la Virtus, in quella che diventerà la stracittadina per antonomasia del basket bolognese, fino ai giorni nostri. Unica eccezione a finei anni '70 quando una rinascita del Gira ripropose le sfide Virtus - Gira e permise anche alla Fortitudo di avere come avversaria bolognese nella massima serie una squadra che non vestisse i colori bianconeri.

Se il pubblico è così centrale nella stracittadina, altrettanto importanti sono i luoghi che li ospitano. Quello di Natale sarà nella nuova Virtus Segafredo Arena, costruita alla Fiera specificatamente per una serie di cinque partite di campionato, con particolare attenzione al derby di Bologna e a quello d'Italia contro l'Olimpia del 29 dicembre. Vediamo però un po' di storia dei campi che hanno ospitato le gare Virtus - Fortitudo. Negli anni '30, derby tutti da considerarsi amichevoli, compresi quelli dei campionati con sole squadre bolognesi, la Virtus giocava in casa nel campo ricavato nella chiesa di Santa Lucia, a quei tempi anche sede della Casa Madre; la Fortitudo ospitava i rivali nel campo di via Saffi. L'ultimo derby di quel periodo fu però disputato al Littoriale, nella zona della piscina, il 16 maggio 1937 alle nove di mattina. Con un lungo salto voliamo al 1966, coprendo un vuoto di ventinove anni: da allora, escludendo le sfide amichevoli, disputate a volte anche fuori città, il campo di gioco degli incontri di campionato è stato il Palasport di Piazza Azzarita, non ancora PalaDozza, fino a metà degli anni '90, quando entrò in gioco anche l'impianto di Casalecchio e da allora i due impianti hanno ospitato le stracittadine. È successo anche per gli ultimi due derby, in Legadue: vinto dalla Virtus all'Unipol Arena, 87-86 dopo un supplementare il numero 104 tenendo conto di tutte le gare ufficiali, mentre quello successivo lo vinse la Fortitudo in Piazza Azzarita. In questi 105 derby sono conteggiati, naturalmente, anche quelli di Coppa Italia ed Eurolega, disputati negli stessi due campi, con sole due eccezioni: il 28 aprile 1973 la Fortitudo sconfisse la Virtus in Coppa Italia a Cremona, il 20 aprile 1999 nella Final Four di Monaco le V nere sconfissero l'Aquila 62-57, approdando alla finale. Dalle sfide di quartiere degli anni '30 si era passati a correre per il massimo titolo continentale.

A Natale si aprirà la stagione dei derby in Fiera e anche se la Virtus Segafredo Arena è una struttura provvisoria, forse una nuova epoca è cominciata.

 

 

 

QUELLI CHE IL DERBY...

Viaggio nella storia della stracittadina. Il bilancio dell'era moderna dice 59-46 per i bianconeri, ma la storia della partita che infiamma Bologna è fatta da grandi uomini, non solo numeri

di Ezio Liporesi - Corriere delle Sport - Stadio - 13/12/2019

 

Furono 14 i derby degli anni trenta, suddivisi tra campionati, tornei invernali di propaganda, tornei volanti, tutte manifestazioni cui partecipavano sole squadre bolognesi, e amichevoli. Sono 48 i derby amichevoli dell'era moderna, iniziata con la stagione 1966/67, la prima della Fortitudo nella massima serie; nello stesso periodo ammontano a 105 quelli ufficiali. Analizzando solo questi ultimi, con la Virtus in vantaggio 59-46, in un'ipotetica unica sfida iniziata nel 1966 e lunga più di mezzo secolo, la Fortitudo dovrebbe recuperare 163 punti. Tra questi derby, gare di Coppa Italia, Supercoppa italiana, Campionato ed Eurolega, si possono trovare alcune curiosità numeriche indiscutibili, altre di carattere qualitativo e quindi più opinabili.

 

Il più lungo: 14 gennaio 1999 Eurolega, Virtus - Fortitudo 72-74 d2ts - Nel secondo girone di Eurolega partita che sembra avviata verso il successo biancoblù, ma a 4" dalla fine Rigaudeau pareggia a quota 57 con una tripla di tabella. Il francese si ripete in modo identico all'inizio del supplementare, lanciando i bianconeri verso la fuga, ma sul più sei a 1'10", 69-63, inizia la rimonta della Teamsystem, coronata da due liberi di Damiao, 70-70. Nel secondo supplementare la Fortitudo segna solo quattro punti, ma le bastano per vincere, perché la Virtus si ferma a due. Ancora decisivi i liberi, stavolta Karnisovas a 4", per decidere l'unico derby della storia durato 50 minuti.

Il più violento: 24 marzo 1998 Eurolega, Virtus - Fortitudo 74-62 - Si gioca gara uno dei quarti di finale di Eurolega, chi vince la serie porta per la prima volta Bologna alla Final Four. È una gara (con grandi assenti Rigaudeau da una parte e Wilkins dall'altra) che la Kinder controlla abbastanza agevolmente, ma sul 62-49 a 2'10" succede l'imprevedibile: si scatena una rissa furibonda, Fucka, Savic e Abbio sono i primi ad azzuffarsi, ma poi intervengono tutti o quasi, con Myers e Danilovic particolarmente accesi. Alla fine gli arbitri cacciano Savic, Abbio e Morandotti della Virtus, Fucka, Myers e tutta la panchina della Teamsystem, in tutto dieci espulsi. Rimarrà nei ricordi come il derby della rissa.

Il più incompleto: 26 marzo 1998 Eurolega, Virtus - Fortitudo 56-58 - Passano due giorni e si gioca gara due. Squalificati Savic e Abbio tra i bianconeri, Myers e Fucka nelle file dei biancoblù. Le V nere mancano ancora di Rigaudeau, la F recupera Wilkins. È proprio l'ex stella NBA a mettere per lungo tempo l'impronta sulla gara, con la Fortitudo avanti anche con distacchi in doppia cifra, ma negli ultimi cinque minuti le V nere piazzano un parziale di 5-14 e volano verso la per la Final Four di Barcellona, dove conquisteranno per la prima volta il massimo trofeo continentale.

Il più lontano: 20 aprile 1999 Eurolega, Virtus - Fortitudo 62-57 - Derby giocato a Monaco per la Final Four di Eurolega, in palio l'accesso in finale; è il sesto derby stagionale e i precedenti li hanno vinti sempre i biancoblù, uno in Supercoppa, due in campionato e due nel secondo girone d'Eurolega, ma questo vede il trionfo dei bianconeri.

Il più incredibile: 31 maggio 1998 Campionato, Virtus - Fortitudo 86-77 dts - L'unico derby (a parte la Supercoppa di 112 giorni dopo che, per il peso specifico del trofeo e per il fatto di giocarsi in gara unica, ha sicuramente una rilevanza inferiore) che, a prescindere dal vincitore, avrebbe comunque al termine assegnato un titolo. Fu il derby che coronò un'annata incredibile in cui se ne giocarono 10 (6-4 il bilancio a favore della Virtus), quello che concluse un'irripetibile serie di finale, tra due squadre della stessa città, con quattro vittorie in trasferta prima della sfida definitiva, con quattro gare su cinque concluse nei 40' con divari da zero a due punti. Fu anche il derby del tiro da quattro di Danilovic che permise, in gara cinque, alla Virtus di guadagnarsi i supplementari, con lo stesso Sasha che in 4'58" (dal 39'42" fino a venti secondi dal termine del supplementare) fu capace di segnare 13 punti con 2 su 2 da due, 2 su 2 da tre, 3 su 3 ai liberi, aggiungendovi anche due assist. Un'altra singolare curiosità sta nel fatto che dopo dieci derby di quella stagione, al 40' di quell'ultima sfida, le due squadre, in questa speciale gara di 400 minuti, avevano segnato entrambe 691 punti; inoltre avevano vinto entrambe un trofeo, la Fortitudo la Coppa Italia, eliminando in semifinale la Virtus, la quale rispose con l'Eurolega, dopo aver superato nei quarti l'Aquila. Per spareggiare punti e trofei furono necessari cinque minuti aggiuntivi.

Il più contestato: 9 novembre 1980 Campionato, Virtus - Fortitudo 100-102 dts - A quattro secondi dalla fine Gianni Bertolotti, capitano dei primi tre scudetti Virtus dell'era moderna, passato in estate alla Fortitudo, segna i due liberi dell'88-86 biancoblù, e si appresta a diventare l'uomo derby; in quei quattro secondi, la sponda Fortitudo giura qualcosa in più, la palla vola da Valenti a Generali a Villalta appostato sotto il canestro avversario pronto a imbucare il pareggio. Siamo in epoca ancora lontana dall'istant replay, così si va supplementare, dove le V nere prevalgono 100-102. Dalla stracittadina di Bertolotti diviene quella di McMillian, autore di 40 punti, ma soprattutto diventa il derby dei quattro secondi.

Il più ricco di punti: 7 gennaio 1981 Campionato, Virtus - Fortitudo 101-107 dts - È il derby di ritorno e ancora Bertolotti protagonista degli istanti che portano al quarantesimo minuto. Gianni segna il 90-91, Caglieris (un altro ex) avrebbe i liberi per vincere, però ne segna uno solo e si va al supplementare, nel quale i biancoblù scappano e vincono la stracittadina dei 208 punti segnati.

Il meno ricco di punti: 1 novembre 1998 Campionato, Fortitudo - Virtus 57-56 - Noto anche come derby della paletta, fa registrare solo 113 punti globali a referto per questa gara giocata nel giorno dei Santi e il cui protagonista diventa il direttore sportivo della Fortitudo Santi Puglisi che per ben due volte abbassa la paletta, che indica il raggiungimento del bonus falli, alzata dal tavolo. Vince la F con un parziale di 5-0 nell'ultimo minuto.

Il più decisivo (playoff esclusi): 14 marzo 1976 Campionato, Fortitudo - Virtus 81-84 dts - Nella poule scudetto le V nere hanno già collezionato 8 vittorie su 8 gare, ma in questo derby inseguono a lungo. Quando si trovano sul più uno a un secondo dalla fine Benevelli, in lunetta, ha l'occasione per frenare la corsa bianconera, ma Amos realizza un solo libero, rinviando il verdetto al supplementare; prevalgono i bianconeri e continuano la corsa verso quel titolo che riconquisteranno dopo vent'anni.

Con il maggior divario Fortitudo: 5 marzo 1989 Campionato, Fortitudo - Virtus 70-102 - Conosciuto come il derby del grande freddo, il meno 32, come ricordano le magliette ideate da Nino Pellacani. Una gara senza storia, con un'unica attenuante per i bianconeri, l'assenza dello squalificato Richardson, che aveva condotto i suoi al successo nell'andata con 33 punti. Migliore in campo Askew, 28 punti.

Con il maggior divario Virtus: 16 settembre 1993 Coppa Italia, Virtus Fortitudo 101-60 - Dopo il grande freddo venne il grande caldo, +41. È la gara di ritorno degli ottavi di Coppa Italia. Gli uomini di Bucci hanno già vinto all'andata di due punti, ma al ritorno non servono calcoli, i bianconeri dominano mandando i dieci uomini a referto con punti, distaccando nettamente la Fortitudo.

Con minor punteggio di una squadra: 13 dicembre 1970, Virtus - Fortitudo 53-71 - È forse la peggiore Virtus della storia quella del 1970/71, vince solo 5 partite sulle 22 di campionato e si salverà solo agli spareggi di Cantù. I derby non fanno eccezione e la Fortitudo li domina entrambi. In quello di andata Schull ne segna 24 per l'Eldorado, mentre i bianconeri segnano solo 53 punti, minimo assoluto nelle sfide tra V e F.

Con maggior punteggio di una squadra: 1 marzo 1987, Virtus - Fortitudo 108-85 - La Fortitudo, quando era terza in coabitazione, ha vinto il derby d'andata contro la Virtus capolista, ma poi i biancoblù vincono solo 4 gare su 17, sono costretti ai playout, dove il calvario continua fino alla retrocessione. Tra le sconfitte del girone di ritorno anche il derby dominato dalla Dietor, con 31 punti di Brunamonti e 25 di Fantin, ma soprattutto con il massimo punteggio storico di una delle due squadre nel derby.

Quello del pugno - 17 settembre 1986 Coppa Italia, Virtus - Fortitudo 82-67 - Gara secca dei sedicesimi di Coppa Italia, ma secco è anche il pugno che John Douglas rifila a Fantin. Espulso John, che quattro anni dopo giocherà un'unica gara a gettone con la V sul petto, e via libera per la Dietor di capitan Villalta mattatore con 26 punti.

Quello della fila più lunga: 10 aprile 1988 Campionato, Virtus - Fortitudo 75-85 - Dalla A2 la Fortitudo si guadagna promozione e accesso ai playoff, dove incontra gli avversari di sempre. È la prima volta in un playoff e l'attesa è grandissima. Due tifosi Virtus affrontano una fila di 1095 minuti per accaparrarsi un biglietto. Nonostante un ammirevole Marcheselli, 21 punti, i bianconeri non riescono a sopperire all'assenza di Brunamonti (in panchina solo per onor di firma) e perdono gara uno.

Quello del sorpasso: 13 aprile 1988 Campionato, Fortitudo - Virtus 77-70 - Dopo tre giorni, per gara-due la situazione è la medesima e la vittoria della Fortitudo non è mai in discussione. Dopo 17 anni la Fortitudo è di nuovo davanti alla Virtus in classifica.

Quello della rimonta: 3 aprile 2001 Eurolega, Fortitudo - Virtus 70-74 - Gara tre di semifinale di Eurolega, la Kinder ha vinto le prime due in casa, ma al PalaDozza la gara sembra segnata, gli uomini di Recalcati guidano infatti di diciotto punti dopo tre quarti, 63-45. In 8'12" la Virtus produce un parziale strabiliante di 1-25 di fronte a un'avversaria impietrita, raggiungendo il 64-70. Quando la Paf si risveglia è troppo tardi e le V nere approdano alla finale, trampolino verso la conquista della seconda Eurolega.

Quello più sorprendente: 23 dicembre 2000 Campionato, Virtus - Fortitudo 99-62 - Risultato inaspettato, non tanto per l'esito a favore della Virtus, quanto per le proporzioni, più 37 contro una squadra che fin lì aveva 10 su 10 in campionato. Tutti i bianconeri segnano punti, l'ultimo è Brkic con una tripla allo scadere.

L'ultimo nei playoff: 19 giugno 2001 Campionato, Virtus - Fortitudo 83-79 - Gara tre di finale con la vittoria della Virtus che chiude il percorso netto nei playoff, 9 su 9. Dopo la stagione 1997/98 è l'annata in cui si giocano più derby, otto (7-1 Virtus); quello conclusivo è anche quello che sancisce il grande slam della Virtus, che trionfa in campionato, dopo i successi in Coppa Italia ed Eurolega.

L'ultimo in Serie A: 29 marzo 2009 Campionato, Fortitudo - Virtus 74-75 - La Virtus guida a lungo, anche con vantaggi significativi, ma negli ultimi secondi, una Fortitudo orgogliosa sorpassa con due liberi di Strawberry, cercando un colpo d'ala che la possa risollevare dai bassifondi della classifica e sollevare il morale sotto i tacchi per una situazione societaria non rosea. Tutto vanificato da una prodezza di Vukcevic: tripla decisiva.

L'ultimo: 14 aprile 2017 Campionato, Fortitudo - Virtus 79-72 - Annata degli inconsueti derby in Legadue, per una supremazia non solo cittadina, essendoci solo un posto sul veicolo che porta in serie A. La Virtus vince a fatica quello d'andata, più sicuro il successo della Fortitudo in quello di ritorno, ma a fine stagione saranno i bianconeri a far festa.

Quello di De Vries: 12 gennaio 1975 Campionato, Virtus - Fortitudo 67-83 - Nella stracittadina d'andata netto successo bianconero, con protagonista McMillen, quasi 30 punti di media in quell'annata di pendolarismo tra il basket a Bologna e gli studi a Oxford. Con 37 punti e 18 rimbalzi Tom ha surclassato De Vries, uscito mestamente per cinque falli, gli ultimi due di sfondamento. Nel ritorno ci si aspetta la replica, invece Ron reagisce: stavolta i 18 rimbalzi sono suoi, conditi anche da 29 punti, riuscendo anche a limitare McMillen a "soli" 22; per la Fortitudo un fattore decisivo che trasforma il meno 25 dell'andata in un più 16.

Quello di Schull: 21 dicembre 1969 Campionato, Virtus - Fortitudo 64-67 - Nonostante un colpo ricevuto al sopracciglio, il Barone continua a imperversare, segna 30 punti e cattura 20 rimbalzi, venendo poi, giustamente, portato in trionfo dalla sua gente. Per la Fortitudo è il quarto derby consecutivo vinto.

Quello di Driscoll: 15 marzo 1970 Campionato, Virtus - Fortitudo 71-70 - Potrebbe vincere il quinto di fila l'Eldorado al ritorno: a 37", sul 69 pari, Lino Bruni ha due liberi, ma ne segna uno solo, dall'altra parte la Norda sbaglia, ma a rimbalzo Driscoll spunta a rimbalzo e segna il tap-in vincente, interrompendo la striscia biancoblù. Dovrebbe essere il derby di Terry, ma allo scadere Calamai si guadagna due liberi, che però fallisce e da qui nasce un'etichetta, il derby di Calamai, molto ingenerosa: tanti giocatori hanno influito sul risultato del derby con errori decisivi, alcuni sono già stati citati, ma ce ne sono tanti altri, capitò persino a Danilovic, uno che i tiri decisivi, non solo nelle stracittadine, raramente li sbagliava, ma nel 1995 fallì il gol partita. Allora questa gara del 1970, preferisco chiamarla il derby di Driscoll.

Quello di Moretti: 30 ottobre 1994 Campionato, Virtus - Fortitudo 85-81 - Danilovic è squalificato e la Fortitudo è favorita. Paolo, però, si traveste da serbo: 26 punti, 6 su 9 da due e 14 su 16 ai liberi, 11 falli subiti e i punti decisivi nel finale.

Quello dell'esordio di Brunamonti allenatore: 9 marzo 1997 Campionato, Virtus - Fortitudo 63-67 - Subentrato a Bucci il giorno prima, Roberto, dopo essere stato tante volte protagonista in campo, deve subito cimentarsi nel suo nuovo ruolo. Non basta l'orgoglio bianconero contro avversari superiori. Dopo aver arricchito la bacheca bianconera con la conquista della Coppa Italia, in aprile Brunamonti ritrova la Fortitudo in semifinale playoff, con un verdetto analogo al suo debutto: secco 3-0 e così si conclude la breve ma intensa esperienza di allenatore dell'ex capitano bianconero.

Quello di Pasqua: 13 aprile 1974 Campionato, Virtus - Fortitudo 62-60 e 15 aprile 2006 Campionato, Virtus - Fortitudo 84-86 - Due volte si è giocato il derby il sabato di Pasqua. Nel 1974 la Sinudyne domina il primo tempo, 46-32. Al sesto della ripresa è ancora a più 14, poi inizia la rimonta dell'Alco fino al 62-60, quando inizia il festival dell'errore: Antonelli sbaglia entrambi i liberi, Bergonzoni fallisce il canestro del pareggio, nuovo errore bianconero, Orlandi parte in contropiede ma inciampa e cade. A questo punto la Virtus tiene palla, rinuncia tre volte ai liberi e vince. Nel 2006, dopo due quarti equilibrati, 39-39 al 20', la Fortitudo scappa fino a più 15. al 35' è ancora avanti di 14, ma si scatenano le V nere, che impattano con un indemoniato Di Bella, 84-84, ma a decidere è l'unico canestro della gara di Green, vince la F.

Quello dell'Epifania: 6 gennaio 1982 Campionato, Virtus - Fortitudo 85-96 e 6 gennaio 2017 Campionato, Virtus - Fortitudo 87-86 dts - Due derby anche il 6 gennaio. Nel 1982, sconfitta all'andata di due punti, il Latte Sole si riscatta, trascinato dal duo americano Starks-Jordan, autori di 32 punti a testa. Nel 2017 si gioca il derby dopo otto anni di astinenza ed esattamente com'era finito l'ultimo giocato termina questo, con la vittoria di un punto della Virtus, stavolta dopo un supplementare, raggiunto dai bianconeri grazie a una schiacciata di Lawson. Nell'overtime a 1'13" una tripla di Umeh dà il più due bianconero, dopo, in mezzo a una serie di errori, segna un solo libero Knox, non sufficiente a togliere la vittoria alla Segafredo.

Quello di Natale: il prossimo. Presto sapremo se sarà ricordato così o ci riserverà qualche particolarità più significativa; se vedrà una squadra prevalere decisamente o se sarà equilibrato, come spesso è successo, ben 30 su 105 si sono infatti conclusi dopo supplementari o con distacchi non superiori ad un canestro.

 

 

 


 

VERDETTO FINALE

Ben 28 dei 105 derby ufficiali sono stati una sfida senza domani o una gara di una serie senza appello. Scopriamo come andò...

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 20/12/2019

 

Chi uscirà sconfitto dal derby di Natale avrà comunque l'opportunità di rifarsi nel corso del campionato: il derby, per quanto molto sentito, non esprimerà, dal punto di vista esclusivamente del risultato, una sentenza definitiva. Non è sempre stato così. Ben 28 dei 105 derby ufficiali sono stati, infatti, una sfida senza domani o una gara di una serie senza appello. Partite che in alcuni casi assegnavano un trofeo, in altri permettevano solo alla vincente di proseguire il cammino nella manifestazione per la quale quel derby era in programma. Queste sfide sono state di tre tipologie: le serie playoff, nel campionato italiano o in Eurolega, con la necessità, per prevalere sull'avversario, di arrivare a un determinato numero di vittorie, due o tre; le gare secche, con il verdetto emesso, inesorabilmente, al termine della singola sfida; le eliminazioni dirette con gare di andata e ritorno e responso determinato in base alla somma dei punti delle due partite. Qui di seguito, più in dettaglio, la storia di queste ventotto stracittadine.

Le serie playoff. Sono state sei, quattro di campionato e due di Eurolega. Tanto fu equilibrata la serie di finale del maggio 1998, chiusa solo al supplementare della quinta partita, tanto furono senza storia le altre cinque. Curiosamente la Fortitudo si è aggiudicata le prime due: 2-0 negli ottavi di playoff del 1988; 3-0 nella semifinale del 1997. In entrambi i casi la Fortitudo venne piegata nel turno successivo, nei quarti da Cantù la prima volta, in finale contro Treviso la seconda. Poi cominciò la riscossa bianconera: 2-0 nei quarti di Eurolega 1998, con approdo dei bianconeri alla final four di Barcellona, dove conquistarono il titolo; 3-2 nella finale di campionato un paio di mesi dopo, nella prima finale scudetto tra le due squadre; 3-0 nella semifinale di Eurolega nel 2001, che portò le V nere in finale, vincendo la quale contro il Tau, si aggiudicarono il secondo massimo trofeo continentale; identico punteggio nella finale di campionato nella stessa stagione, la seconda sfida tricolore tra le due rivali. In queste serie, dopo un 5-0 tutto Fortitudo, un 11-2 a favore della Virtus. Totale 4 serie a 2 per la V nera, 11-7 contando i singoli derby. I bianconeri ne ricavarono quattro titoli, gli scudetti direttamente, gli allori europei nel prosieguo delle competizioni.

Le gare secche. Anche in questo caso sei. Si cominciò con il concentramento dei quarti di finale di Coppa Italia nel 1973 a Cremona; Brill Cagliari e Splugen Venezia a fare compagnia alle bolognesi. Derby in semifinale con vittoria dell'Alco sulla Norda, anche qui inizio targato Fortitudo, che però fu poi fermata dai sardi. Sempre in Coppa Italia, nel 1986 e 1987, sempre a livello di sedicesimi di finale, la Virtus eliminò i biancoblù, per essere poi eliminata, rispettivamente, nei quarti dalla Scavolini e negli ottavi da Reggio Emilia. La squadra di via San Felice, ancora nella coppa nazionale, si riscattò nel 1998 con il successo in semifinale nella Final Four di Casalecchio, antipasto della conquista del primo trofeo della sua storia di due giorni dopo, contro la Benetton. Scottata dalle sconfitte in Eurolega e Campionato citate sopra, la Fortitudo si consolò a settembre, raggiungendo il secondo trofeo, la Supercoppa, in palio tra i vincitori di Coppa Italia e scudetto. L'anno dopo le due rivali si ritrovarono a Monaco, nella semifinale della Final Four di Eurolega. Questa volta a prevalere fu la Virtus, che poi però dovette arrendersi in finale contro lo Zalgiris. Bilancio di queste gare uniche in perfetta parità, 3-3, ma la Fortitudo ne ha ricavato due titoli, la Virtus nessuno.

Le gare di andata e ritorno a eliminazione con differenza canestri. È successo due volte, entrambe in Coppa Italia, con identico esito, senza neppure bisogno di fare calcoli. Sarebbe uscito, infatti, lo stesso verdetto anche se fosse stata una serie playoff: 2-0 per la Virtus nei sedicesimi di finale nel 1985, negli ottavi otto anni dopo. Nel primo caso ancora Pesaro a sbarrare la strada dei bianconeri nei quarti, nel secondo le V nere arrivarono fino alla Final Four di Casalecchio, dove, sconfitte in semifinale da Verona, terminarono terze, vincendo la finalina contro Trieste. Bilancio di 2-0 per le V nere, 4-0 conteggiando le singole partite, ma nessun trofeo da mettere in bacheca.

In totale fece festa, qualificandosi al turno successivo o conquistando il trofeo, la Virtus nove volte, la Fortitudo cinque. Nel bilancio di questi derby 18-10.

A parte qualche accoppiamento nei turni iniziali di Coppa Italia, stabiliti per motivi geografici, le altre sfide sono nate dai risultati conseguiti nelle varie competizioni. Il derby di Natale riproporrà la stracittadina dopo due anni e mezzo e in serie A dopo oltre dieci anni, ma se la rivalità sarà quella tradizionale, il prossimo Virtus - Fortitudo proporrà la novità del campo, Virtus Segafredo Arena, struttura provvisoria creata appositamente per ospitare le ultime gare di campionato dell'anno 2019 della Virtus, la squadra che giocherà in casa il 25 dicembre. Torneranno prima o dopo, però, anche le sfide senza appello: già in Coppa Italia a febbraio? Oppure nei playoff?

 


 

CORREVA L'ANNO 1976...

Precedenti storici

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 24/12/2019

 

Nel marzo 1976 la Virtus capolista incontrò la Fortitudo neopromossa; nello stesso mese le due squadre si affrontarono anche a livello giovanile e trionfò sempre la F. Incredibilmente, la stessa identica situazione di questo mese di dicembre. Il derby dei grandi andrà come 43 anni fa?

Il giorno di Natale si gioca il derby numero 106, tra la Virtus capolista e la Fortitudo neopromossa, protagonista fin qui di un ottimo campionato. In questo mese di dicembre Virtus e Fortitudo si sono incontrate anche a livello giovanile, per ben tre volte, con tre successi biancoblù: il 7 dicembre a Castel Maggiore, in casa della Fortitudo che ha stritolato la Virtus 97-70 in una sfida di panchine che racchiudeva tanta storia, Fucka su quella biancoblù, Consolini su quella bianconera; due giorni dopo l'under 18 bianconera di Luca Ansaloni è stata battuta in casa, alla palestra Porelli dalla Fortitudo di Politi per 88-94; l'indomani la Fortitudo del coach Menichetti ha espugnato la Porelli, battendo la squadra guidata da Rota per 74-81. La cosa più curiosa è che un simile incastro di eventi si ebbe anche 43 anni fa: nel mese di marzo 1976 si affrontarono le squadre maggiori e tre squadre giovanili. La Virtus, anche allora capolista, nel corso della poule scudetto, affrontò il 14 marzo la Fortitudo, pure in quell'occasione neopromossa, giunta alla poule dalla A2: vinsero i bianconeri 81-84 dopo un tempo supplementare, ma soprattutto alla fine di un'emozionante contesa. Dominò, inizialmente, l'Alco di Aza Nikolic, poi la Sinudyne rimontò e sorpassò gli avversari; negli ultimi minuti, sul 68-67 Virtus, le squadre non sbagliarono più, con sorpassi continui: Benevelli, Bertolotti, Leonard, Driscoll, Leonard, Antonelli, Benevelli, Antonelli, e in pratica tutto come prima 76-75. A un secondo dalla fine Fortitudo in lunetta, ma Benevelli segnò solo un libero su due, costringendo le squadre a cinque minuti supplementari che videro il trionfo della squadra allenata da Dan Peterson. Poco meno di un mese dopo la Sinudyne vinse il suo settimo scudetto. In quei giorni si ebbero tre derby "minori", anche in quella stagione tutti favorevoli alla Fortitudo. Andamento simile a quello dei grandi, ma con esito diverso, ebbe il derby juniores: l'Alco di Zucchini, guidato in campo da Dal Pian, volò sul 37-23, ma le V nere, allenate da Roberto Martini e trascinate in campo da Bertuzzi e Pietro Generali, rimontarono e sorpassarono, poi però allo scadere decise un canestro di Melloni, 81-80 per la F che giocava in casa. Più netta la vittoria in trasferta degli allievi biancoblù di Di Vincenzo sulla Sinudyne di Coraducci, 46-80. Era una Virtus di nome, se non di grandissimo talento. In quel derby, infatti, c'erano Pedretti e Bellandi, autori rispettivamente di 7 e 15 punti: Maurizio arrivò fino alla prima squadra, Dario fu brillante allenatore, purtroppo entrambi prematuramente scomparsi; come non entrato risultò a referto Andrea Tosi, in seguito più fortunato come giornalista. Facile anche la vittoria dei cadetti biancoblù di Zoccadelli, contro quelli bianconeri di Dovesi, 101-57. In campo molti futuri protagonisti in prima squadra: tra i vincitori Ferro e Dal Pian, negli sconfitti oltre al già citato Pedretti, aggregato anche nella categoria superiore, Baraldi, Porto, Govoni, Marchetti.

La sponda che palpita per la V nera spera che il giorno di Natale anche il derby dei grandi termini come 43 anni fa (e magari anche il campionato), chi ama i biancoblù aspira a ribaltare la storia.

Ecco i tabellini

Marzo 1976

Prima Squadra: Fortitudo Alco Bologna - Virtus Sinudyne Bologna 81-84 dts

Alco: Rusconi 6, Casanova, Leonard 31, Benevelli 17, Biondi, Giauro 9, Polzot 3, Benelli 4, Arrigoni 12, Polesello. (All. Nikolic).

Sinudyne: Caglieris 10, Antonelli 26, Valenti, Sacco, Martini, Bonamico, Driscoll 15, Serafini 17, Tommasini, Bertolotti 16. (All. Peterson)

Juniores: Alco - Sinudyne 81-80

Alco: Marchesi 9, Macchiavelli n.e., Savini n.e., Melloni 19, Dal Pian 23, Mandrioli n.e., Cinti 10, Moggi 17, Andalò 2, Di Marco 1. (All. Zucchini).

Sinudyne: Tarozzi n.e., Musolesi 10, Muratori 10, Canna 8, Meluzzi 11, Toselli 2, Generali 12, Bertuzzi 19, Grossi 8. (All. Martini).

Allievi: Sinudyne - Alco 46-80

Sinudyne: Savigni 8, Desiata, Giordani 2, Colliva 4, Tosi n.e., Bellandi 15, Onofri 6, Zuffa 4, Maini n.e., Pedretti 7. (All. Coraducci)

Alco: Parchi 4, Quaia 2, Rocchi 14, Baroni 4, Angelini 11, Serra 16, Dal Pian 4, Freddi 19, Toselli 5, Malossi 1. (All. Di Vincenzo)

Cadetti: Alco - Sinudyne 101-57

Alco: Marchesi, Baldelli 24, Janni Marco 26, Costa, Janni Mauro 8, Zuin 3, Moggi, Ferro 16, Sarra 12, Dal Pian 12. (All. Zoccadelli).

Sinudyne: Bellandi n.e., Colliva, Govoni 10, Baraldi 13, Marchetti 8, Porto 12, Gamberini, Pepoli 4, Onofri 4, Pedretti. (All. Dovesi).

Dicembre 2019

Under 18: Virtus BPER Banca Bologna - Fortitudo Cassa di Ravenna Bologna 88-94

Virtus: Deri 26, Frascari 3, Colombo 5, Scagliarini 7, Guastamacchia 15, Salsini, Orsi 5, Barbieri 4, Solaroli 14, Ferdeghini 6, Galli, Martini 3. (All. Ansaloni)

Fortitudo: Franco 24, Prunotto 11, Giacomi 7, Simon 11, Buscaroli 12, Battilani 15, Biasco, Micheletto 5, Branchini 1, Longagnani 8, Tornimbeni, Marini ne. (All. Politi)

Under 16: Fortitudo Cassa di Ravenna Bologna - Virtus BPER Banca Bologna 97-70

Fortitudo: Niang 34, Manna 21, Griguolo 10, Sciarabba 7, Cavazzoni 7, Pavani 5, Gruppioni 4, Grigoli 4, Zedda 3, Fantini 2, Rando, Cilloni ne. (All. Fucka).

Virtus: Collina 12, Malaguti 5, F. Penna 9, Franceschi 15, Cappellotto 2, Cattani 9, Cassanelli, Barbato, Venturi 6, Franzoni, Martini, Terzi 12. (All. Consolini)

Under 15: Virtus BPER Banca Bologna - Fortitudo Cassa di Ravenna Bologna 74-81

Virtus: Cappellotto 8, Ciobanu 17, Faldini 12, Francesconi 13, Landi 2, Gambini, Pesci, Mondini Branzi 4, Pappolla, Franzoni 16, Roversi 2. (All. Rota).

Fortitudo: Lagna 23, Venturi 12, Callegari 12, Natalini 6, Zagnoni 7, Masina 6, Bonfiglioli 12, Pietrantonio 3, Savino, Bernardi, Fazio, Gabrielli n.e. (All. Menichetti).

 

 


 

DERBY AL DETTAGLIO

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Totali   112 (65 V - 47 F)

  • Campionato (51 V - 40 F)

                        Serie A - A1 (50 V - 39 F)

                                    Stagione regolare (40 V - 31 F)

                                    Orologio (2 V - 1 F)

                                    Poule scudetto (2 V - 0 F)

                                    Playoff (6 V - 7 F)

                                                Ottavi (0 V - 2 F)

                                                Semifinali (0 V - 3 F)

                                                Finale (6 V - 2 F)

                        Legadue (1 V - 1 F)

  • Eurolega (6 V - 2 F)

            Girone (0 V - 2 F)

            Playoff (6 V - 0 F)

                        Quarti (2 V - 0 F)

                        Semifinali (4 V - 0)

                                    Serie (3 V - 0 F)

                                    Final Four (1 V - 0 F)

  • Coppe Italiane (8 V - 5 F)

            Supercoppa (1 V - 2 F)

            Coppa Italia (7 V - 3 F)

                                    Girone (2 V - 0 F)

                                    Sedicesimi (3 V - 1 F)

                                    Ottavi (2 V - 0 F)

                                    Quarti (0 V - 1 F)

                                    Final Four Semifinali (0 V- 1 F)

 


 

UNA VITTORIA INSIPIDA

Risale al 1998 l'unico precedente tra Virtus e Fortitudo in Supercoppa. Biancoblù vincitori della Coppa Italia, bianconeri con lo scudetto sul petto: vinsero i primi, ma senza esagerare nei festeggiamenti. Le bruciature di Eurolega e campionato erano ancora troppo fresche... MVP del match Alessandro Abbio: 19 punti, ma anche recuperi e difesa
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport-Stadio - 03/09/2020

 

Il 4 e 7 settembre si giocheranno i due derby tra Virtus e Fortitudo nell'ambito del girone di Supercoppa. C'è un unico precedente che risale al 1998. In quell'occasione si trattava di una gara secca che assegnava il trofeo, tra la vincitrice dello scudetto e chi si era aggiudicata la Coppa Italia. Quest'anno è un torneo molto più ampio, quattro gironi con le squadre vincenti che accederanno alla Final Four, ma l'attesa per il derby di Bologna c'è sempre. In quest'occasione si aggiunge un'incredibile fame di basket, dopo tanti mesi di astinenza, causa covid-19 e questa voglia di pallacanestro non sarà certo placata dalle prime gare ufficiali che Segafredo e Lavoropiù avranno disputato in Supercoppa prima dei derby. Saranno le stracittadine numero 107 e 108 in competizioni ufficiali e nell'ultimo decennio se ne sono contate solo tre: le due giocate in Legadue, con vittorie casalinghe, bianconera a Casalecchio e biancoblù in piazza Azzarita, poi quella di andata del Natale scorso, dominata dalla Virtus in fiera. Rispetto alle ultime sfide la collocazione è totalmente ribaltata: la Fortitudo giocherà la gara in casa all'Unipol Arena, mentre le V nere ospiteranno gli avversari al PalaDozza, in attesa di giocare il campionato alla Segafredo Arena, dove si disputerà anche la Final Four di Supercoppa. Riavvolgendo il nastro riaffiorano invece i ricordi di ventidue anni fa. A Casalecchio la Virtus si presenta incompleta per le assenze di Sconochini e Danilovic. Hugo è uscito dalla gara interna contro la Viola, in Coppa Italia, con una contusione al vasto mediale della gamba destra, mentre Sasha, dopo l'operazione, ha saltato tutto il precampionato ed esordirà solo alla seconda di campionato in ottobre. Nel primo tempo la Kinder resta a galla, 32-33, dopo essere stata anche avanti 28-23, grazie al 14 su 15 ai liberi (sarà 20 su 23 alla fine), ma con solo otto canestri realizzati. Nella ripresa i bianconeri cedono alla stanchezza e, pur rimanendo in partita fino al 38' (55-58), cedono 59-66. Molto bene Abbio, che parte con undici punti in sedici minuti e porta i suoi al più cinque, annullato da un 4-10 (6 dei quali realizzati da Fucka); ottima la ripresa di Nesterovic, nella quale segna undici dei suoi quindici punti, ma male Rigaudeau al tiro, nonostante i dieci punti, e anche nell'organizzazione del gioco (5 perse). Non giudicabile la prima gara ufficiale di Paspalj, dopo due amichevoli. Zarko, arrivato alla Virtus per sostituire Savic, palesemente non è ancora pronto, ma in realtà, nella breve parentesi alle V nere, farà vedere molto raramente gli sprazzi della sua classe e chiuderà prima di Natale non solo la sua avventura bolognese, ma anche la sua brillante carriera. Per la Fortitudo le armi vincenti sono la difesa e il contropiede con Fucka su tutti, 17 punti in 23 minuti, anche se il migliore realizzatore biancoblù è il solito Myers con 19 punti. Carlton ha preso meno tiri del solito in una gara in cui  la Teamsystem ha mostrato un grande equilibrio nei tiri tentati: dieci Myers, nove Mulaomerovic e Fucka, otto Karnishovas. Il finale è un po' surreale. I vincitori, al secondo trofeo della loro storia, festeggiano ma non c'è entusiasmo: il primo febbraio hanno vinto la Coppa Italia, eliminando in semifinale le V nere, ma poi nella sfida per l'accesso alla Final Four di Eurolega sono stati eliminati proprio dai bianconeri che poi gli hanno tolto uno scudetto che in gara quattro e cinque di finale sembrava vicinissimo; la delusione è ancora tanta e non è certo un trofeo come la Super Bison Cup a poterla mitigare. D'altro canto gli sconfitti in questa sfida settembrina hanno ancora la pancia piena dalla storica doppietta Eurolega e Campionato e non si strappano le vesti per questa sconfitta nel primo trofeo ufficiale stagionale (la squadra di Messina aveva vinto il 30 agosto, contro la Muller Verona, la Coppa Europa, una sorta di Supercoppa non ufficiale, messa in palio tra i vincitori della massima competizione continentale e la formazione vincitrice della Coppa Korac). Anomala anche la scelta del migliore giocatore dell'incontro: il trofeo riservato all'MVP, che solitamente viene assegnato ad un elemento della compagine vincitrice, finisce nelle mani di Alessandro Abbio. Per Picchio 19 punti, ma anche recuperi, difesa e 32 di valutazione sul 60 complessivo della squadra. Ettore Messina si consola pensando alla sua squadra rimasta in partita fino all'ultimo nonostante le gravi assenze, dall'altra parte Pero Skansi gongola convinto di aver trovato la chiave per battere la Virtus, dopo che la Fortitudo ha perso sei derby su dieci disputati nella stagione precedente (bilancio da dividere in parti uguali con Bianchini) e soprattutto i più importanti; ma in realtà la stagione 1998-99 vedrà la Fortitudo vincere i primi cinque derby, ma perdere quello più pesante, la semifinale di Eurolega nella Final Four di Monaco.

Ecco il tabellino della SuperCoppa

Virtus 59

Fortitudo 66

Virtus: Binelli, Crippa 5, Abbio 19, Panichi, Frosini 3, Ravaglia, O'Sullivan 4, Nesterovic 15, Rigaudeau 10, Paspalj 3.

Fortitudo: Mulaomerovic 8, Jaric, Pilutti, Fucka 17, Damiao 6, Myers 19, Gay, Karnishovas 10, Chiacig 4, Betts 2.


 

MEZZO SECOLO E CENTO DERBY FA COMANDAVA LA F, POI LA SVOLTA

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 18/11/2020

 

Domenica 22 novembre 2020 è in programma il derby numero 109. Mezzo secolo prima si giocò quello numero nove. La Virtus, che già aveva perso cinque delle prime otto stracittadine, uscì nettamente sconfitta anche da quella, giocata in casa, per 53 a 71. Al ritorno andò anche peggio: l'Eldorado superò la Norda 83 a 60. Era una Virtus veramente ai minimi termini che affrontava il punto più critico della sua storia già quarantennale: la squadra vinse solo cinque partite in quel campionato e si salvò solo agli spareggi di Cantù. Alla fine di quella stagione la Fortitudo aveva quindi conquistato il 70% dei derby complessivi, vantando un vantaggio di più quattro rispetto alle V nere, 7 a 3. Mai più la società di via San Felice si trovò in una situazione così favorevole nel computo delle stracittadine. Nella stagione successiva la Virtus vinse all'andata e perse al ritorno, mantenendo inalterata la differenza di vittorie a fine campionato, anche se guadagnò qualcosa nella differenza percentuale. Le due vittorie bianconere del 1972/73 furono l'inizio della risalita bianconera, attenuata dalla sconfitta nel derby di Coppa Italia a Cremona. La nuova doppietta virtussina nella stagione successiva (quel 1973/74 in cui le V nere vinsero la Coppa Italia dopo un digiuno di diciotto anni) pareggiò il conto dei derby di campionato, ma la Fortitudo rimase in vantaggio nel calcolo complessivo grazie a quel successo di Cremona dell'anno precedente. Il 1974/75 lascò le cose inalterate, con un successo a testa: la Virtus vinse all'andata, sopravanzando la F nelle gare di campionato (non succedeva dalla sfida numero tre) e impattando il conto complessivo; poi perse al ritorno. Le sfide della poule scudetto 1976 furono cruciali: all'andata vinse la Virtus ritrovandosi, rispetto ai rivali, nella stessa posizione raggiunta dopo la gara di andata del campionato precedente, ma nel ritorno la Sinudyne concesse il bis, in un'emozionante gara conclusasi dopo un supplementare; quella vittoria, non solo lanciò le V nere verso lo sprint che le avrebbe portate al settimo scudetto, ma determinò un definitivo vantaggio nel conto dei derby: 11 a 9 in campionato e 11 a 10 in totale. Da allora la Virtus prese il largo. Quelle due gare furono, infatti, anche l'inizio della striscia più lunga della lunghissima storia di confronti tra la V e la F: tra il 1976 e il 1980, quando la Virtus vinse 102 a 100, ancora dopo un tempo supplementare, le V nere infilarono una serie di nove successi consecutivi portando il conto totale sul 18 a 10 e da allora la Fortitudo ha sempre inseguito. Quel filotto di successi fu interrotto nella gara di ritorno, di nuovo finita all'overtime, ma stavolta in favore della IeB. Dopo una vittoria per parte nella stagione regolare del campionato 1981/82, a partire dalla fase orologio della stessa stagione, i bianconeri iniziarono un'altra serie di sette successi consecutivi, portandosi sul 26 a 12. Le cinque vittorie consecutive bianconere tra il 1993 e 1994 portarono il conto sul 37 a 18, ma il massimo divario si ebbe dopo la gara di andata del campionato 1995/96: venti derby in più vinti dalla Virtus, 39 a 19. Qui cominciò la rimonta della F con ben sette vittorie consecutive, interrotta dal primo derby 1997/98, anno di gloria per la Virtus che vinse Eurolega e scudetto, ma anche stagione del primo trofeo Fortitudo, la Coppa Italia, e annata in cui si disputarono dieci derby, sei dei quali vinti dalle V nere. Poi con cinque successi consecutivi nei primi cinque derby della stagione 1998/99, l'aquila arrivò a dimezzare il divario, di qualche anno prima, 45 a 35 (perché tra la fine del 1995 e il febbraio 1999 la Virtus vinse solo le sei sfide del 1997/98). La serie negativa fu interrotta dal derby più "alto" della storia bolognese, il sesto di quella stagione: quello che la Virtus vinse a Monaco nella Final Four di Eurolega 1999. Con le due vittorie del 1999/2000 la Fortitudo si portò sul 46 a 37, un meno nove che non si verificava dal 1982. Il 7 a 1 (gli ultimi sei consecutivi) della stagione 2000/01, quella del Grande Slam bianconero, allargò di nuovo la forbice, 53 a 38. I quattro derby vinti dalla Fortitudo nell'ultima stagione prima della clamorosa estate Virtus 2003, con la perdita dell'affiliazione, e in quella del ritorno in A1 portarono il conto sul 54 a 43. La tripla di Vukcevic che decise il derby del 2009 fermò il conto sul 58 a 45 dopo 103 derby. La retrocessione, poi la sparizione della Fortitudo crearono quasi otto anni di vuoto. Le due squadre si ritrovarono in serie A2, quella bianconera dopo la retrocessione, quella biancoblù in risalita dopo la ricostituzione di una nuova società: quell'anno si spartirono il bottino (ma il colpo grosso lo fecero le V nere con la conquista della Coppa Italia di Legadue e della promozione). Il Natale 2019 riporta il derby in serie A con un più trentadue Virtus, poi la spartizione dei derby nella recente supercoppa fissa il conto sul 61 a 47.

TRENTADUE ANNI FA IL DERBY DI SUGAR

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 20/11/2020

 

20 novembre 1988. Derby in casa Fortitudo, una delle stracittadine più attese, infatti, nella primavera precedente, negli ottavi dei playoff, la Yoga, proveniente dalla serie A2, aveva eliminato la Dietor, posizionandosi così davanti ai bianconeri, fatto che non avveniva dal 1971, quando le V nere si salvarono negli spareggi di Cantù. Dopo però era iniziata l'ascesa della Virtus, con la conquista della Coppa Italia, di quattro scudetti, il raggiungimento della finale di Coppa delle Coppe e di Coppa dei Campioni, mentre la Fortitudo oscillava tra qualche acuto, come il terzo posto e la finale di Coppa Korac del 1976, ma anche le delusioni di alcune retrocessioni in serie A2. Poi era venuto quel 2-0 nei playoff come una rivincita attesa tanti anni e ora era la Virtus alla ricerca del riscatto, della rivendicazione del primato cittadino. Le cose in estate erano molto cambiate: l'avvento dello sponsor Knorr, l'arrivo del direttore tecnico Dan Peterson di ritorno a Bologna, il nuovo allenatore Bob Hill, le stelle NBA Clemon Johnson e Sugar Micheal Ray Richardson, l'ennesimo ritorno di Bonamico, l'arrivo di Gallinari, a formare, con i confermati Villalta, Brunamonti, Binelli e Sylvester, una squadra di grande esperienza: l’età media dei primi otto giocatori, quelli che si dividono la quasi totalità del minutaggio, è elevatissima, quando la stagione sarà terminata, a parte Binelli, saranno tutti oltre i trent'anni, da Brunamonti che li avrà appena compiuti, a Sylvester prossimo ai trentotto. Il palazzo è pieno come sempre, nella Virtus assente Marcheselli, al suo posto Setti, ma è un dettaglio. Subito si vede che Sugar sente la partita e quando Richardson è ispirato il risultato non è in discussione e lo spettacolo neppure. Michael Ray segna 33 punti (come quattro giorni prima nella vittoria per 87 a 85 contro l'Olimpia Milano capolista, quando fece anche l'assist per il canestro vincente di Villalta), manda a bersaglio nove triple e domina letteralmente la gara. All'intervallo le V nere conducono già 39 a 50 e il finale è di 83-100. Johnson segna 21 punti, cattura 7 rimbalzi e stravince il duello con Artis Gilmore, Bonamico 16 (con un curioso 66,7 % da due punti, da tre e ai liberi), Brunamonti 15 più 8 rimbalzi (migliore dei suoi per ciò che riguarda i palloni catturati sotto i tabelloni) e Sylvester 11. Soprattutto, però, le V nere mettono in campo un'intensità che fa, a volte, apparire storditi i giocatori di Di Vincenzo: i bianconeri sono più reattivi a rimbalzo, nei recuperi, sulle palle vaganti, sono letteralmente scatenati e Sugar è il trascinatore con le sue braccia levate al cielo e i baci alla folla dopo i canestri più significativi; come la leggendaria tripla dopo il taglio lungo la linea di fondo, sotto il canestro sovrastato dalla Fossa, quando Micheal Ray raccolse e buttò via un rotolo di carta igienica, prima di scoccare il tiro che terminò nella retina. Sei giorni dopo Sugar fu MVP e migliore realizzatore con 37 punti (e ancora nove canestri pesanti) nell'All Star Game di Roma.

Virtus Knorr: Bonamico 16, R. Brunamonti 15, Silvester 11, Gallinari, Villalta 4,  Setti, Cappelli, Binelli, Richardson 33, C. Johnson 21.

Fortitudo Arimo: Albertazzi 14, Masetti 7, Zatti 4, Pellacani 5, Bucci 14, Dallamora, Neri, Giarletti 8, Gilmore 14, Banks 17.

IL BLOG DEL COACH: UMBERTO PEPOLI (E IL DERBY)

di Dan Peterson - 21/11/2020

 

 Mi ha scritto Buzzavo a proposito del derby:   “Gary Schull era carico ed immarcabile!  Nostro coach, Nello Paratore, mi dice: ‘BUZZAVO, FAI QUELLO CHE VUOI MA STENDILO! Io, da ‘buon’ Trevigiano, entro in campo e la prima volta che Gary entra per fare canestro gli do un gran cazzotto da stendere un bue!  Nessuno ha notato che durante l’azione era intervenuto anche Lombardi che con un anello nel dito sfregia la tempia di Gary! È successo il pandemonio come si può immaginare e il Gary, tutto sanguinante, si rialza e termina la partita vincendo il derby alla grande.  Io sono stato espulso dall’arbitro Vietti, paonazzo!

    “Pensate ai tifosi e dirigenti della Fortitudo, aver vinto il Derby, con il loro idolo portato in spalle con ancora tutto il sangue addosso.  Appena terminata la partita, Umberto Pepoli, amico e protettore di Porelli, mi viene vicino e mi dice, ‘Stai tranquillo, seguimi. Io conoscevo molto bene Pepoli.  Mi metto tranquillo e, a spintoni, in mezzo ai tifosi, raggiungiamo la parte sotto, dove c’era la pista di atletica. Qui arrivano molti tifosi della Fortitudo, con a capo Gianni Paulucci, che inveisce contro di me, giustamente, e sembra che mi vogliono picchiare. La tensione è alta e ci troviamo io, Pepoli e qualche giocatore e dirigente della Virtus da una parte e Paulucci con i tifosi dall’altra. 

     “Paulucci continua ad inveire contro di me e la Virtus. Pepoli, calmissimo fa segno di stare calmi i di farci passare. Paulucci e i tifosi insistono.  Pepoli dice a Paulucci, ‘Se non ci fai passare ti devo spaccare la faccia.’  Questo glielo ripete tre volte.  Paulucci, credendosi forte con i tifosi alle spalle, continua e Pepoli gli dà due tremendi cazzotti!  Alla fine, con Paulucci a terra sanguinante, passiamo indisturbati ed andiamo negli spogliatoi. Per non farla lunga sono rimasto chiuso in casa per 4 giorni ed ho dovuto chiamare Gary che mi venisse a prendere a casa e, passando per via San Felice siamo andati a prendere un aperitivo da Zanarini. Pace fatta ed è ritornata la serenità.”


 

IL BLOG DEL COACH: DERBY

di Dan Petrson - 19/11/2020

 

Non posso fare una serie di Blog sui miei anni come coach della Virtus Bologna, 1973-78, senza parlare del Derby contro la Fortitudo Bologna, grande rivale del nostro club.  Sarebbe come parlare di Bologna senza citare le Due Torri, i Tortellini o la Piazza delle Sette Chiese.  Dopo due anni con la Nazionale del Cile, pensavo di sapere qualcosa del Basket FIBA.  Certo, mi mancava conoscenza della Serie A ma ero convinto di risolvere quello in poco tempo.  All’inizio, però, nessuno mi parlava di quelle cose.  Invece, mi parlavano solo del Derby, la Fortitudo.  Mi ero detto, “Ma è una partita come un’altra; vale solo due punti.”  Grande errore di presunzione!

Poi, ho imparato, pian piano, della storia del Derby, che aveva solo sette anni di vita, 1966-73.  In quel periodo, il conteggio, compresa una partita di Coppa Italia, era 9-6 a favore della Fortitudo!  Ma non facevo dramma.  Dicevo a Porelli: “Oh, ci danno 4 punti in classifica se vinciamo il Derby?  O solo 2 punti come una partita qualsiasi?”  La verità, come si capisce da quella frase: ero troppo stupido per capire la situazione.  Ovvio, i tifosi nostri soffrivano la situazione in maniera totale.  Dicevano: “La Fortitudo gioca come leoni, noi come conigli.”  Esagerato, sicuro.  Protagonisti assoluti per la Fortitudo in quel periodo erano due

Coach Beppe Lamberti, Classe 1937, Bolognese doc, ex-Virtussino, dal 1954-60.  Poi, ha allenato nel settore giovanile della Virtus.  Poi, passa alla Fortitudo come capo allenatore quando la ‘F’ viene promossa in Serie A nel 1966.  Li allena per 7 anni, ottenendo risultati oltre ogni aspettativa, anche 9-6 nei Derby, con una squadra spesso fatta da scarti da altri club.  Giocavano con uno spirito di chi vuole far vedere quanto vale, che vuole qualche rivincita.  Cioè, i nani con il coltello fra i denti.  Ai tempi, avevano poco pubblico ma un grande cuore e aveva questo genio in panchina … e nello spogliatoio.  L’Anti-Virtus in persona.  Il Piccolo Gigante.

Giocatore Gary ‘Baron’ Schull.  Non ho mai allenato contro Gary Schull, un pivot di 203 cm.  Lui concludeva la carriera con la Fortitudo nel Maggio del 1973 e io sono arrivato alla Virtus nel Settembre del 1973.  Quindi, non l’ho nemmeno visto giocare.  Ma lui era già una leggenda a Bologna.  La foto di lui, sanguinante, sotto, è emblematica dello spirito con cui lui, letteralmente, ‘sputava sangue’ per la F Blu.  Posso dire che, nella nostra società c’era grande stima e grande rispetto … anzi, reverenza … per il Barone.  Quante volte un nostro dirigente o tifoso ha detto, “Avessimo noi un leone così!”   E’ ancora il giocatore ‘simbolo’ della Fortitudo.

La Fortitudo ha licenziato Beppe Lamberti nel Maggio del 1973.  Loro due, personaggi storici, non c’erano quando sono arrivato a Settembre.  Ma loro ombra, sì.  Lamberti era 9-6 nei Derby; Gary Schull vinceva i Derby da solo.  Cominciavo a capire il Derby.  Poi, non capire il Derby a Bologna è come non capire il Palio a Siena!  Per il Torneo Battilani del mio primo anno mi chiesero chi volevo affrontare nella prima partita.  Dissi “Fortitudo.”  Per me, un avversario così andava sfidata, non giocata.  Mi davano del pazzo.  Abbiamo vinto, 81-66.  Poi, abbiamo vinto il Torneo.  Ma, a Bologna, parlavano solo del Derby.

UN MESE DI GRANDE PASSIONE

I derby di novembre. Oggi in campo Virtus e Fortitudo, come già successo in questo periodo altre dodici volte nella storia di Basket City. "Sugar" Richardson fu protagonista nel 1988 con 33 punti di cui 9 triple

di Ezio Liporesi - Corritere dello Sport - Stadio - 22/11/2020

 

Dei 108 derby ufficiali tra Virtus e Fortitudo, dodici sono stati disputati a novembre. Il primo fu il 7 novembre 1976: la Virtus campione d'Italia, che poi dominerà la stagione regolare con diciannove vittorie in ventidue gare, alla quarta giornata ha la meglio sull'Alco, 89-80, mattatore capitan Bertolotti con venticinque punti. Passano quattro anni e due giorni, ma le V nere hanno nuovamente il tricolore sul petto, è il 9 novembre 1980 e si gioca l'ottava giornata. Passerà alla storia come il derby dei quattro secondi. Protagonista ancora Gianni Bertolotti, passato nel frattempo alla Fortitudo: appunto a quattro secondi dalla fine segna i due liberi che sembrano dare la vittoria alla IeB, ma la Sinudyne riesce nel tempo rimanente a trovare Villalta sotto canestro e il nuovo capitano pareggia, poi i bianconeri vincono al supplementare. Maestoso protagonista della gara Jim McMillian, autore di quaranta punti, ma sulla sponda Fortitudo si recrimina su quel canestro per il quale, secondo il parere degli sconfitti padroni di casa, i campioni d'Italia avrebbero impiegato più del tempo indicato dal cronometro. Il 24 novembre 1982 ancora in casa la Fortitudo e ancora vittoria della Virtus al fotofinish per 93 a 95 nel tredicesimo turno. Tra i bianconeri, che da poco hanno alla guida Di Vincenzo al posto di Bisacca, i due giovani americani, Fredrick segna trenta punti, Rolle venti. L'11 novembre 1984 torna la tradizione del derby novembrino con la Virtus tricolore, che vince in casa della Yoga alla settima giornata: è ancora un giocatore a stelle e strisce a dominare la partita: i ventidue punti di Van Breda Kolff portano la squadra di Bucci al successo, 76-85. Nel 1986/87 il derby è in programma il 26 novembre in casa della Dietor che sta facendo corsa di testa con dieci vittorie in dodici gare, ma anche la Yoga è nelle alte posizioni di classifica ed è proprio la Fortitudo a guidare la gara. La Virtus recupera e sorpassa nel finale, prende cinque punti di vantaggio, ma si fa rimontare e sull'errore di Byrnes festeggia la F, 82-83, con Bucci, i fratelli Douglas, Gualco, Zatti e l'ex Ferracini protagonisti. Tutti gli occhi su basketcity, poi le cose andranno a rotoli: la Virtus uscirà subito in due partite nei quarti di finale dei playoff, la Fortitudo addirittura andrà ai playout e da lì in A2. Il 20 novembre 1988 il derby ha un sapore particolare: pochi mesi prima nei playoff la Fortitudo ha eliminato la Virtus e ora l'attende in casa sua all'ottava giornata, ma i bianconeri hanno un altro volto, sono arrivati Richardson e Johnson, assi NBA, e in panchina Bob Hill. Proprio Sugar si scatena sotto la fossa, mette a bersaglio nove triple, fa trentatré punti giocando tutti i quaranta minuti, come Johnson che ne segna ventuno e la gara non ha storia: 83 punti per i padroni di casa, 100 per gli ospiti, equamente divisi tra i due tempi. Si salta poi al 24 novembre 1996, undicesimo appuntamento del torneo e questa volta il dominio è biancoblù, 80-63: Myers ne fa trentuno, mentre dall'altra parte non bastano i ventiquattro di Komazec, che l'anno dopo non c'è più, ma è tornato Danilovic ed è proprio lui il mattatore del derby del 23 novembre, decima giornata: segna ventisei punti e i due liberi del decisivo sorpasso, 78-77. Ancora non si sa che di derby se ne giocheranno ancora nove in quell'annata speciale e la Virtus ne vincerà sei, ma soprattutto quelli decisivi sulla strada per la conquista del massimo titolo europeo e quelli fondamentali per lo scudetto. Passa un altro anno e il primo novembre, al settimo impegno di campionato ancora un solo punto a dividere le due squadre: ma stavolta vince la Fortitudo 57 a 56, un derby passato alla storia per il minor numero di punti segnati, ma soprattutto come derby della paletta. Solo 113 punti globali per questa gara giocata nel giorno dei Santi e il cui protagonista diventa il direttore sportivo della Fortitudo Santi Puglisi che per ben due volte abbassa la paletta, che indica il raggiungimento del bonus falli, alzata dal tavolo. Vince la F con un parziale di 5-0 nell'ultimo minuto. Il miglior realizzatore è Danilovic con sedici punti, ma vincono i quindici di Karnishovas e Myers, i tredici di Fucka, i sei di Jaric e i quattro di Mulaomerovic e Damiao per una Fortitudo che manda solo sei giocatori con punti a referto. La Fortitudo vincerà i primi cinque derby di quella stagione ma perderà quello alla Final Four di Monaco. Il 17 novembre 2002 ancora un solo punto a favore della Skipper all'undicesima giornata: 80-79 con venti punti di Fucka. Stracittadina rimasta nella memoria come quella del pareggio, per una battuta di Messina negli spogliatoi. La Virtus si vendicherà al ritorno rifilando trentuno punti ai rivali, con ventinove di Jaric, passato in bianconero. Una Kinder molto meno stellare di quella dell'anno prima verrà sconfitta il 16 novembre 2002 per 80 a 71 alla decima di campionato. I bianconeri avanti nei primi tre quarti anche con vantaggi in doppia cifra, crollano dopo il più tredici del 27', subiscono un parziale di 33-8 e precipitano a meno dodici; Kovacic, diciannove punti, il protagonista principale. Il 3 novembre 2007, ottavo turno, non c'è storia: Jenkins segna ventidue punti e l'Upim vince 80-63. Bilancio in perfetta parità per i derby di novembre, sei vittorie a testa: la Virtus ha vinto le prime quattro sfide, la Fortitudo le ultime quattro e vittorie alternate nei quattro derby centrali.

 


 

IL BLOG DEL COACH: DERBY – BLACK SUNDAY

di Dan Peterson - 22/11/2020

 

L’anno scorso, dopo 9 anni senza il Derby in A-1, Bologna ha riavuto ‘Basket City,’ grazie al ritorno della Fortitudo nella massima serie. Certo, nel 2016-17, c’era il Derby ma in A-2.  Con tutto rispetto per l’A-2, il Derby in A-1 è un’altra cosa.  Per festeggiare questo ritorno, il Resto del Carlino, con la firma di Alessandro Gallo, ha fatto un inserto di ben 16 pagine, il che ci dice quando conta il Derby a Bologna!  Una delle pagine è stata dedicata a me: “Peterson, il Re del Derby.”  Perché questo onorifico?  Perché avevo un record di 9-1 in 10 Derby, il che valeva una percentuale di vittoria del 90,0%.  Oggi, però, parlo dell’unica sconfitta, che brucia ancora!

Era nel 1974-75. Avevamo una squadra molto più forte di loro.  Nell’andata, abbiamo vinto per 91-66, facendo giocare il secondo quintetto diversi minuti.  Ma, prima del ritorno, a Gennaio, avevamo una trasferta a Leningrado in Coppa delle Coppe per giocare contro lo Spartak di coach Vladimir Kondrashin e stelle come Alexander Belov, Ivan Dvorny e Vladimir Arzamazkov.  La settimana prima, nostro deus ex machina, l’Avv. Gianluigi Porelli, litiga con l’agenzia di viaggi, la Boninia, che voleva farci partire da Roma per evitare la possibilità della nebbia a Milano.  Porelli licenzia la Bononia e ingaggia l’Hotel Plan, che programma la partenza da Linate.

Domenica battiamo IBP Roma a Bologna, 93-77.  Subito dopo, pullman a Milano, dove dormiamo.  Lunedì mattina a Milano: una nebbia da far paura!  Niente voli!  Verso le 18.00 prendiamo un volo per Berlino Ovest.  Dormiamo lì.  Martedì: passaggio a Berlino Est, volo per Varsavia, poi un volo per Mosca, poi un volo per Leningrado.  Arrivammo distrutti.  Mercoledì ci ha battuto lo Spartak, 93-70, con un arbitraggio terrificante: eravamo a -6 con 4’00” da giocare.  Giovedì sera, volo per Helsinki.  Milano è ancora chiuso.  Dormiamo ad Helsinki.  Venerdì sera, volo per Genova poi pullman a Bologna, arrivando dopo mezzanotte, ore 01.30 di Sabato mattina.

Siamo stanchi, arrabbiati per la sconfitta e l’arbitraggio, preoccupati per il ritorno.  Il giorno dopo, il Derby.  Ci aspetta il grande Aza Nikolic in panchina.  Era Fortitudo-Virtus, quindi la nostra panchina era davanti alla Fossa dei Leoni.  Il coro: “Peterson, pistola!  Aza ti fa scuola!”  Siamo sotto zero in ogni senso e loro giocano una partita strepitosa, stendendoci, 83-67.  Un disastro.  Mercoledì battiamo lo Spartak, 69-58, ma siamo fuori per quozienti canestri.  A cena, dopo, Porelli prende ogni responsabilità: “Colpa mia.  La trasferta.  Leningrado.  Il Derby.  L’eliminazione.”  Il giorno dopo, ha fatto pace con la Bononia.

Vorrei trovare un alibi per la sconfitta. Niente. Un arbitraggio perfetto. La verità: Aza Nikolic ha fatto il suo solito capolavoro e loro pivot Americano, Ron De Vries, un 211 cm da NBA, è stato il migliore in campo.  Quindi, niente scuse.  Come succede in queste situazioni, ho cercato di ‘cambiare’ la partita con la tattica.  L’ho cambiato, sì, in peggio!  Qualcuno disse, “Il Derby è una partita come un’altra.”  L’ho detto anch’io.  Bene, non lo è.   Quella partita mi fa male al cuore, ancora: “Peterson, pistola!  Aza ti fa scuola!” Mi rimbomba nelle orecchie.  Non è stato ‘Il Professore’ per niente.   Foto:  prima di quel Derby, Aza Nikolic e il sottoscritto.


 

DALLA REYER AL DERBY, I GIORNI DI NATALE IN BIANCONERO

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 25/12/2020

 

Quattro volte la Virtus è scesa in campo il giorno di Natale in gare di campionato. Nel 1938 fu l'unica volta in trasferta e contro una squadra non emiliana: una sconfitta a Venezia contro la Reyer 34-32; migliore dei bolognesi con 7 punti “Vanni” Canepele, che fu anche un grande tennista della Virtus. Settant'anni anni dopo, il 25 dicembre fu festeggiato con una vittoria su Ferrara per 78-63. Il ricordo delle gare delle ultime due stagioni è ancora vivo in tutti; nel 2018 fu battuta Reggio Emilia con un 81-69 per nulla agevole, anzi deciso da un 12 a 0 finale che ha spezzato l'equilibrio, grazie soprattutto al 21 punti di Punter e ai 19 di Taylor; l'anno scorso la Fortitudo subì un perentorio 94 a 62 dalle V nere che schiacciarono letteralmente gli avversari (con dodici schiacciate fu infatti stabilito il nuovo record societario), trascinate dai 32 punti di Weems e dai dieci assist a testa del duo serbo Teodosic-Markovic.

Altre due volte i bianconeri scesero in campo il giorno di Natale, ma per gare amichevoli. Nel 1949 in occasione del 6° Torneo Internazionale di Natale di Bruxelles, contro l’Entente Brabançonne sconfitto 43-35 (il giorno dopo le V nere furono sconfitte dal Racing Club Bruxelles, così tutte le squadre si trovarono a due punti e ad aggiudicarsi il torneo fu il Partizan Belgrado con differenza canestri +8, davanti ai bolognesi a +3); nel 1953 la Virtus Minganti affrontò a Tunisi una selezione locale battendola 80-47 e fu la prima di 4 vittorie della tournée in terra tunisina (con la Virtus rinforzata dai prestiti di Giancarlo Asteo e Federico Marietti della Ginnastica Roma); tre giorni dopo, nell’ultima di queste gare, ad Hammamet Calebotta ne fece 68, migliore prestazione assoluta di un giocatore delle V nere.

 

Le gare di campionato:

 

25 dicembre 1938

Reyer Venezia - Virtus Bologna Sportiva                                          34-32

(Dondi Dall’Orologio 5, Girotti 6, Marinelli 6, Canepele 7, Vannini 4, Bernardi 0, Paganelli 4)

 

25 dicembre 2008

Virtus La Fortezza Bologna – Carife Ferrara                                     78-63

(Ford 15, Koponen 7, Moraschini 0, Lestini 0, Righetti 6, Boykins 0, Giovannoni 4, Chiacig 14, Langford 14, Malagoli 0, Vukcevic 14, Arnold 4)

 

25 dicembre 2018

Virtus Segafredo Bologna - Reggiana Grissin Bon Reggio Emilia    81-69

(Punter 21, Pajola 0, Taylor 19, Baldi Rossi 3, A. Cappelletti 4, Kravic 13, M'Baye 8, Cournooh 7, Qvale 6, M. Berti 0, Venturoli 0)

 

25 dicembre 2019

Virtus Segafredo Bologna - Fortitudo Pompea Bologna                   94-62

(Gaines 5, Deri 0, Pajola 1, Baldi Rossi 2, Markovic 7, Ricci 8, Cournooh 7, Hunter 15, Weems 32, Nikolic 2, Teodosic 5, Gamble 10)

 

Le amichevoli:

 

25 dicembre 1949

Entente Brabançonne - Virtus Bologna                                              35-43

(Marinelli 6, Bersani 4, Ranuzzi 4, Rapini 14, Bendandi 0, Dino Zucchi 0, Ferriani 7, Carlo Negroni 8, Setti, Rinaldi)

 

25 dicembre 1953

Selezione Tunisina - Virtus Minganti  Bologna                                  47-80

(Ferriani, Rapini, Carlo Negroni, Calebotta, Dario Zucchi, Borghi, Battilani, Marietti, Asteo)

 


 

VENTIDUE ANNI FA IL DERBY A MONACO

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 20/04/2021

 

20 aprile 1999. Allo stadio Dall'Ara il Bologna affronta la gara di ritorno della semifinale di Coppa Uefa contro il Marsiglia, dopo lo 0-0 ottenuto in Francia. Intanto a Monaco Virtus e Fortitudo scrivono un'altra pagina indelebile della storia di Basketcity, senza dubbio uno dei punti più alti nella storia della città dei canestri: si affrontano, infatti, nella Final Four di Eurolega, in semifinale, per guadagnare l'accesso alla finalissima di due giorni dopo. Parte fortissimo la Kinder, reduce da cinque derby persi in stagione, l'ultimo vinto è quello che le ha consegnato lo scudetto 1998. Le V nere, orgogliose, ferite dall'affermazione dell'allenatore biancoblù, che ha parlato di mutande tremolanti in casa Virtus, partono forte; 23-9 con 10 su 12. La Fortitudo è tradita dai suoi big Mulaomerovic (5 punti), Myers (18 punti ma solo 4 nella ripresa) e Karnisovas (2 punti), protagonista decisivo di tre dei cinque derby vinti dai biancoblù. Così la rimonta avviene con un quintetto atipico, Jaric, Myers, Pilutti, Betts e Gay; all'intervallo il vantaggio della Kinder è di soli due punti, 34-32, e a inizio ripresa la Fortitudo si avvicina ancora, 35-34, al 21'15", ma qui gli uomini di Messina piazzano un parziale di 13-0 decisivo. La gara termina 62-57. Ottimo Nesterovic, 16 punti, 7 su 9 dal campo, 2 su 2 dalla lunetta e 6 rimbalzi. Bene Sconochini, 12 punti, 2 su 4 da due, 1 su 1 da tre, 5 su 7 ai liberi, 3 assist e una gran difesa, come pure quella di Abbio, Crippa e Nesterovic; dodici punti anche per uno stoico Danilovic, protagonista nonostante il dolore alle caviglie; da segnalare anche i dieci rimbalzi di Frosini. La Fortitudo arrivava alla Final Four in gran forma: dopo il quarto posto nel girone avevano, infatti, eliminato 2-0 i greci del Panathinaikos, che avevano fin lì perso una sola gara su sedici, e con lo stesso score il Real Madrid, dopo aver sempre battuto la Kinder in stagione; paga, però una sudditanza, frutto forse ancora dell'epilogo della stagione precedente, quando dopo aver vinto la Coppa Italia (facendo fuori proprio la Virtus in semifinale) persero contro le V nere la serie dei quarti di finale di Eurolega, porta d'ingresso per la Final Four di Barcellona, e quella di finale scudetto, trampolini sui quali la Virtus trasse la spinta per divenire Campione d'Europa e d'Italia. Più faticoso l'approdo a Monaco delle V nere: dopo il secondo posto alla fine delle fasi a girone e aver eliminato con relativa facilità il Maccabi, la Kinder perse a Pau gara uno, per poi battere i francesi a Casalecchio e nella sfida decisiva in Francia. Poi i bianconeri si presentarono in Germania con un Danilovic acciaccato, ma con la voglia di provare a ottenere il massimo. Le grandi energie fisiche e nervose consumate in semifinale, privarono poi la Virtus delle forze necessarie a bissare il titolo dell'anno precedente e in finale lo Zalgiris ebbe la meglio.

IL DERBY DELLA RIMONTA

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio -  03/04/2020

 

Uno dei derby più incredibili che si siano giocati a Bologna. Era la stagione 2000/2001, Virtus e Fortitudo si sfidavano da alcuni anni ai vertici, non solo in Italia ma anche in Europa. Nel 1999 erano arrivate addirittura entrambe nella Final Four di Monaco, dove le V nere si aggiudicarono l'unico derby giocato in terra straniera. In Eurolega le due squadre bolognesi si trovarono, in quella primavera del 2001, a doversi giocare l'accesso alla finale che si sarebbe disputata al meglio delle cinque gare. Stessa formula anche per le semifinali. Si trattava, infatti, della stagione inaugurale dell'Eurolega targata Uleb, mentre parallelamente la FIBA organizzò la Suproleague. La Virtus targata Kinder si aggiudicò le prime due gare nella sua tana di Casalecchio, surclassando la Fortitudo in gara uno per 103 a 76, con meno facilità nel secondo incontro, vinto per 92 a 84. Gara tre era in programma il 3 aprile al PalaDozza di Piazza Azzarita. Una vittoria dei bianconeri significava accesso alla finale, un successo della Paf avrebbe prolungato la serie a gara quattro, che si sarebbe giocata ancora in casa dei biancoblu. Gara tre in programma al Paladozza, dove la Virtus non vinceva un derby dal 1994/95 e uno in trasferta dalla stagione ancora precedente (le successive vittorie fuori casa furono a Casalecchio). La Paf aveva perso quattro gare in una settimana, due in campionato oltre alle due stracittadine; però in casa era stata sconfitta solo tre volte in campionato, ma era ancora imbattuta in coppa. La gara è dominata dai padroni di casa, 22-17 al 10', 36-23 dopo un 9-0 susseguente al passaggio in panchina di Griffith gravato di tre falli, 40-32 al 20' e 63-45 a fine terzo quarto, con una Fortitudo che fin qui ha girato come un orologio svizzero. Messina, disperato e con l'obiettivo ormai di reagire per prepararsi bene a gara quattro, inserisce Bonora e mette a sedere Jaric. Comincia un parziale incredibile di 1-25: due liberi di Frosini, 63-47, triple di Ginobili a 8'55" e a 7'07", 63-53, poi quattro liberi dell'argentino (10 punti filati), 63-57 a 5'53". Segna Frosini a 5'00", 63-59, a 4'39 Zukauskas con un libero ferma lo 0-14 bianconero, ma non l'inerzia Kinder: a 4'26 canestro pesante di Rigaudeau, 64-62; a 3'44" i due arbitri Amoros e Tsanidis non sono d'accordo sul fischio, così doppio fallo: sfondamento di Rigaudeau e quinto di Fucka. A 3'31 Frosini pareggia a quota 64. Griffith stoppa Bowie e va a realizzare il vantaggio, 64-66, Rigaudeau prende il quinto fallo di Myers e segna i due liberi, poi Bonora ruba palla e Griffith schiaccia, 64-70 a 1'48", timeout Fortitudo. Un'incredibile rimonta, con una Kinder leggera, cui viene tutto facile e una Paf pietrificata dalla paura di vanificare tre quarti ottimamente giocati. Tripla di Meneghin, ma Ginobili non trema, 67-72. Ancora da tre Basile a 32", 70-72. Sbaglia Frosini ma non Griffith, 70-74. Per Rashard (6 su 8 da due e 5 su 7 in lunetta) ed Emanuel 17 punti (12 nel gran finale, di cui 10 filati), 14 di Rigaudeau, 9 di Frosini (3 su 4 da due e ai liberi) e 8 di Jaric, ma il lavoro di Bonora, anche se non scritto nelle cifre è stato fondamentale. La Paf alla quinta sconfitta consecutiva, segna un solo libero in oltre otto minuti (Zukauskas) e non realizza canestri da due: nell'ultimo suo quarto arriva a 7 punti, contro 29, grazie alle due triple degli ultimi 100". Fortitudo sorretta soprattutto dalla linea italiana: 20 punti di Myers, con 4 su 7 da due, 2 su 5 da tre e 6 su 8 in lunetta, 14 a testa per Meneghin e Fucka. La Virtus vola in finale contro il Tau e vincerà il titolo di campione d'Europa in una stagione che la vedrà trionfare anche in coppa Italia e campionato, completando un meraviglioso Grande Slam. La Fortitudo uscirà in semifinale nella Final Eight di Coppa Italia e raggiungerà la finale tricolore, ma subirà un altro secco 3-0 dalla Kinder, che chiuderà la stagione con un netto 7-1 nei derby, dal 99-62 del 23 dicembre in stagione regolare, all'83-79 del 19 giugno che assegnò lo scudetto.

SCUDETTO A KM ZERO

22 anni fa, Kinder Teamsystem. La finale più emozionante di sempre, l'unica decisa da un supplemenatre alla quinta partita, l'unica con lo scudetto assegnato da una stracittadina
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 31/05/2020

 

31 maggio 1998. La finale più emozionante di sempre, l’unica decisa da un supplementare alla quinta partita, l’unica con lo scudetto assegnato da una stracittadina. In campo da una parte e dall'altra due squadre fortissime, con campioni di assoluto valore. Quattro partite equilibratissime, con vittorie sempre delle squadre in trasferta, decise da divari di un punto, due, sette, ancora due e l'ultima addirittura con la necessità di andare oltre i 40 minuti regolamentari. Quello era il decimo derby della stagione fino ad allora cinque in favore della Virtus e quattro della Fortitudo. Entrambe avevano già vinto un trofeo importante: I biancoblù la Coppa Italia, che andava oltre il valore di quella competizione, perché era la prima conquista della storia della sezione pallacanestro Fortitudo, vinta eliminando in semifinale proprio la Kinder. I bianconeri avevano risposto estromettendo gli avversari nei quarti di Eurolega, andando poi a Barcellona a conquistare il massimo trofeo europeo dei canestri, anche in questa caso una prima volta nella lunga e gloriosa storia delle V nere. Per capire quella gara cinque bisogna riavvolgere il nastro a qualche secondo prima dell'inizio del supplementare. A diciotto secondi dalla fine Danilovic realizza il famoso tiro da quattro, cioè canestro da dietro l'arco (e non di poco) più tiro libero per il fallo di Wilkins. Poi Rivers si proietta a canestro, ma quando Rigaudeau tenta l'estrema difesa, il play americano perde il pallone sbattendoselo sul ginocchio; Abbio prova il canestro vincente, ma viene stoppato e Attruia si trova con la palla in mano quando suona la sirena. A questo punto, dopo dieci derby le due squadre hanno realizzato esattamente 691 punti a testa in 400 minuti. Serve il supplementare per decidere a chi assegnare lo scudetto. Già fuori per falli Myers da una parte, Sconochini e Savic dall'altra. Si parte con l'errore al tiro di Wilkins, poi Danilovic, dopo un lungo palleggio, serve l'assist schiacciato a terra per Nesterovic che segna appoggiando al tabellone, Fucka pareggia in terzo tempo da centro area. Sasha ripete l'azione d'attacco precedente, ma questa volta scarica a Binelli che subisce il quinto fallo di Gay, sostituito da Chiacig; Skansi toglie anche Wilkins per O'Sullivan. Gus realizza solo il secondo tiro libero, più uno Virtus. Dall'altra parte Fucka cerca l'assist per O'Sullivan, Rigaudeau recupera il pallone, lancia Danilovic verso il canestro avversario, Attruia commette fallo e il numero cinque bianconero realizza entrambi i liberi, 77-74. La Fortitudo soffre l'assenza di un tiratore, Rivers ferma il palleggio salta ma non trova nessun compagno da servire e ricade a terra, infrazione di passi. Timeout Skansi, che rimette in campo Dominique. Danilovic serve Binelli appostato in mezzo alla zona avversaria, movimenti sul perno e semigancio fallito, ma Gus si proietta a rimbalzo, schiaffeggia il pallone che cade nelle mani di Abbio e riparte l'azione della Kinder. Rivers prova a scippare Picchio ma la palla esce e rimangono undici secondi alla Virtus per finire l'azione. Danilovic penetra, lascia il pallone davanti alle mani protese di Chiacig e la sfera entra nella retina, più cinque per le V nere. Rivers fallisce da tre, Chiacig cattura il rimbalzo e subisce il fallo di Nesterovic, ma realizza solo il secondo libero. Danilovic scorazza per il campo in palleggio passa sotto il canestro avversario, poi cede il pallone a Rigaudeau che si alza in sospensione, ma non tira, restituisce la palla al compagno che, al trentesimo secondo dell'azione, scocca il tiro da tre che s'infila a bersaglio, 82-75. A un minuto dalla fine quel canestro è un vero e proprio macigno sulle speranze della Teamsystem. Wilkins sbaglia da tre, rimbalzo Binelli, palla a Danilovic, poi Rigaudeau, Nesterovic, ancora le Roi, passaggio ad Abbio che subisce fallo da Fucka e segna altri due punti dalla lunetta. Gregor fallisce da tre, altro rimbalzo di Binelli, palla ad Abbio, lancio a Danilovic che va a schiacciare, 86-75, con un parziale di 18 a 3. Rivers segna due inutili punti, poi Fucka commette intenzionale su Danilovic. Sasha, fino al tiro che ha cambiato il destino del derby e del campionato aveva segnato sette punti, con 3 su 5 da due punti, 0 su 5 da tre e 1 su 2 in lunetta, dopo ne ha infilati tredici, con 2 su 2 da tre punti, 2 su 2 da due, 3 su 3 nei tiri liberi e due assist; ora che la gara è decisa si può permettere il lusso di fallire i due liberi conclusivi. Abbio batte la rimessa serve Danilovic e giustamente è lui che termina con il pallone in mano. Il pubblico di parte bianconera invade il campo, per la Virtus è il quattordicesimo scudetto, per la Fortitudo la terza finale persa consecutiva.

Ecco il tabellino.

Kinder: Danilovic 20, Crippa, Abbio 22, Nesterovic 14, Sconochini 13, Binelli 1, Savic 10, Rigaudeau 6, Frosini. Ne: Hansell.

Teamsystem: Gay, Attruia, Fucka 14, Myers 27, Wilkins 2, O'Sullivan, Chiacig 17, Rivers 17. Ne: Moretti e Galanda.

Arbitri: Zancanella di Este (Padova) e Lamonica di Pescara. Note: tiri liberi: Kinder 23/36; TeamSystem 22/25. Usciti per 5 falli: 38'56" Savic (67-68), 39'11", Myers (69-67), 39'12", Sconochini (68-69), 41'50" Gay (74-74). Tiri da tre punti: Kinder 3/15 (Danilovic 2/7, Abbio 1/3, Sconochini 0/1, Rigauedau 0/3, Savic 0/1); TeamSystem 5/21 (Fucka 0/1, Myers 3/9, Wilkins 0/2, Rivers 2/9). Spettatori 8.135 per un incasso di 462.292.670.

DODICI ANNI, IL TEMPO SI È FERMATO

Il campionato di calcio è fermo per gli impegni della Nazionale, il Bologna ha come allenatore Sinisa Mihailovic, Mancinelli è in forza alla Fortitudo e nella Virtus gioca un serbo di talento: sembra... domani, ma è il 29 marzo 2009

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 27/03/2021

 

Ultima domenica di marzo, il campionato di calcio è fermo per gli impegni della nazionale, il Bologna ha come allenatore Sinisa Mihailovic, in città è in programma il derby di basket, Mancinelli è in forza alla Fortitudo e nella Virtus gioca un serbo di talento, che nell'anno solare ha in calendario il trentaquattresimo compleanno, amatissimo dalla sponda bianconera, ma a volte criticato per gli errori nei finali di partita. Siamo nel 2021, ma potremmo essere anche nel 2009, quando tutto era uguale e il giocatore serbo non era Milos Teodosic ma Dusan Vukcevic. Oggi si gioca la centodecima stracittadina, allora non si era tanto indietro nel conto, era infatti la numero 103. Dal 6 gennaio 2017, quando il derby è tornato dopo quasi nove anni di assenza, se ne sono disputati infatti solo sei: due in A2, due in Supercoppa, con bilancio in parità, e due nel massimo campionato, entrambi vinti nettamente dalle V nere. Prima ci si era fermati al 29 marzo 2009, praticamente dodici anni fa. Riavvolgendo la bobina del tempo si rivive quella gara. Il primo quarto è molto brutto, la Gmac ha 3 su 18, la Virtus, in trasferta, con 6 su 14 comanda 7-13. Biancoblù a galla con i rimbalzi offensivi. Nel secondo quarto le V nere allungano ancora, vanno sul 10 a 25, ma a questo punto Terry perde palla, poi prende tecnico per proteste. La gara s'innervosisce, prende tecnico anche Langford e risale la Fortitudo, arriva a meno cinque, 26-31, con Huertas in evidenza. Qui il brasiliano carica Terry in velocità, e rimedia fallo e tecnico. Una moneta cade dalla curva Calori, piove in capo a Terry: l'oggetto viene raccolto e consegnato dal ferito che va in panchina con un cerotto sulla fronte che sanguina. Si continua nel dubbio: sarà ancora gioco vero o il preludio a uno 0-20 a tavolino?  I primi venti minuti terminano sul 30-34. Nella ripresa Strawberry sorpassa, 38-37, primo vantaggio della Fortitudo, mentre Terry è già stato mandato sul cubo dei cambi da Boniciolli, con un gesto di grande sportività. Vukcevic riporta subito sopra La Fortezza, ma non solo, con otto punti filati lancia le V nere a più dodici, 41-53. Boykins fallisce la tripla e così la squadra di casa torna a meno sei all'ultima pausa, 49-55. A cinque minuti dal termine la Virtus è ancora a più otto, ma non ha mai il colpo del ko. Mancinelli impatta a 2'25", 66-66. Poi un colpo per parte fino alla fine. Strawberry a dieci secondi dalla sirena segna due liberi che portano avanti la Gmac per la seconda volta, 74-73. La Virtus che ha quasi sempre condotto, a parte essere stata pochi secondi a meno uno, si trova con le spalle al muro e vede la sconfitta maturare. Vukcevic parte in palleggio si alza da tre con le mani in faccia di Strawberry e manda in estasi la Bologna bianconera, 74-75. Mancano due secondi che, dopo il timeout chiamato da Pancotto, fruttano solo un tiro disperato di Mancinelli, nettamente fuori bersaglio. Punteggi molto distribuiti nella squadra vincente: oltre al match winner Vukcevic, quattordici punti (0 su 2 da due, ma 3 su 3 da tre e 5 su 6 ai liberi) e quattro assist, dodici punti Boykins (5 su 16), nove per Giovannoni, Langford, Blizzard e Ford (quest'ultimo ha catturato anche sette rimbalzi), sette di Koponen, quattro di Terry (più sette rimbalzi) e due di Chiacig. Per gli sconfitti 24 di Huertas, 17 di Papadopoulos, 13 di Strawberry e 9 di Mancinelli. L'allenatore del Bologna, il serbo Mihajlovic, presente in parterre, ha visto un derby deciso da un suo connazionale, una cosa certo non nuova in casa Virtus. La Virtus meno di un mese dopo tornò a vincere un trofeo dopo sette anni, l'Eurochallenge, la Fortitudo sei settimane dopo quella sfortunata gara retrocesse mestamente in A2 e quel derby numero 103 è entrato nella storia delle stracittadine, non solo per la sua emozionante conclusione, ma anche perché per molti anni rimase l'ultimo disputato a Bologna.

Fortitudo Gmac 74: Huertas 24, Gordon 6, Mancinelli 9, Cittadini 2, Malaventura, Lamma, Slokar, Bagaric 1, Strawberry 13, Papadopoulos 17, Fucka, Achara 2. Allenatore Pancotto.

Virtus La Fortezza 75: Ford 9, Koponen 7, Blizzrd 9, Righetti, Boykins 12, Giovannoni 9, Chiacig 2, Langford 9, Tommasini, Malagoli, Vukcevic 14, Terry 4. Allenatore Boniciolli.

CORSI E RICORSI

Domani, 16 ottobre, andrà in scena la quarta giornata, proprio come 28 anni fa. Le analogie tra i due anni sono diverse, ma in quel sabato fu il "derby di Reatto". Quella stracittadina fu vinta dai bianconeri per un soffio, 72-75.
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 15/10/2021

 

Campionato 1993/94, sabato 16 ottobre, in anticipo, come anche Benetton - Scavolini, rispetto alle altre gare domenicali, la Virtus gioca la quarta giornata di campionato. In realtà le V nere hanno già vinto quattro partite, perché dopo i primi due turni di campionato hanno anticipato al 7 ottobre la quinta giornata in programma il 24 dello stesso mese, perché i bianconeri erano impegnati dal 21 al 23 nell'Open di Monaco. Le analogie tra il 1993 e il 1994 non si fermano però alla data del calendario e alla disputa della quarta giornata. Quella Virtus giocava come oggi con il tricolore sul petto, frutto di uno scudetto vinto dopo un digiuno di molti anni: ne erano passati nove dal titolo della stella, mentre l'11 giugno 2021 la Segafredo ha vinto un titolo a vent'anni da quello che completò il Grande Slam. Un'altra analogia si trova in panchina: Ettore Messina dopo aver vinto il titolo del 1993 lasciò le V nere per andare ad allenare la Nazionale italiana, sostituito da Bucci, di ritorno dopo aver vinto lo scudetto e la Coppa Italia nel 1984; anche il coach dell'ultimo campionato vinto, Djordjevic, non è più l'allenatore della Segafredo, sostituito questa volta da un coach che proviene da una nazionale, di cui è ancora allenatore, la Spagna, e anche per Sergio, si tratta in un certo senso di un ritorno, perché fu l'allenatore della Virtus nella traumatica estate del 2003, quando alle V nere fu tolta l'affiliazione, anche se in realtà non ebbe mai modo di allenarla. Quello che oggi è diverso, rispetto al 16 ottobre di ventotto anni fa è l'avversario: ora è Trieste in una gara abbastanza di routine, anche se la città giuliana è una delle culle della pallacanestro nazionale e in passato, ai tempi della Ginnastica Triestina, grande rivale della Virtus, tanto che più di una volta le due squadre sono arrivate ai primi due posti del campionato. Curiosamente Virtus e Ginnastica Triestina vantano un numero uguale di primi e secondi posti, 16 per i bolognesi, 5 per i triestini. E Trieste è legata anche all'ultima promozione delle V nere, quella che nel 2017, ha visto la Segafredo guadagnare la massima serie prevalendo su una nuova società, la Pallacanestro Trieste 2004 erede della Pallacanestro Trieste. Bologna e Trieste hanno infatti in comune un amore per il basket che ha portato negli anni tante squadre ed entrambe hanno avuto l'onore di avere contemporaneamente tre squadre nella massima serie. Nel 1993 invece l'avversario era di quelli, sebbene meno storici a livello di massima serie, con i quali la rivalità era ai massimi gradi: la Fortitudo. Dunque il derby, la gara attesissima. Oltretutto, nonostante la stagione fosse agli albori, c'erano già stati in settembre due precedenti per gli ottavi di Coppa Italia. La Virtus li aveva vinti entrambi: di due punti in trasferta il 12 settembre e, quattro giorni dopo, di ben 41 punti in casa, distacco che ancora oggi rappresenta il record nelle stracittadine. Il primo di campionato risultò molto più equilibrato. La Virtus paga le condizioni di alcuni giocatori appena ritornati dalle nazionali e la Fiortitudo parte forte e sta a lungo sopra, anche 38-26 al 16'. Per vedere il primo vantaggio bianconero occorre attendere il 50-52 al 28'30" con una tripla di Danilovic, ma la Filodoro torna avanti 64-59. La Buckler piazza un parziale di 14-5, aperto da una tripla di Sasha e chiuso da due liberi sempre del numero cinque serbo, e ribalta il punteggio, 69-73. Esposito accorcia da oltre l'arco, Gay sorpassa ma Reatto gli fischia sfondamento, resta 72-73. Comegys avrebbe l'1+1 per sorpassare, segna il primo, ma l'arbitro aveva già fermato il gioco per far ripetere il tiro, che questa volta viene fallito e Brunamonti chiude con due liberi, 72-75. Per la Virtus un sospiro di sollievo per la Fortitudo le recriminazioni per una gara che si è vista sfuggire in volate e che verrà ricordata in via San felice come il derby di Reatto.

 



 

CON IL DERBY DEL 3 DICEMBRE 1972 INIZIA LA RIMONTA

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 03/12/2021

 

Dei primi dodici derby ufficiali dell'era moderna (negli anni trenta se ne erano disputati nei campionati regionali), la Virtus ne vinse solo quattro, la Fortitudo il doppio. Con questo bilancio si affronta il derby numero nove, il 3 dicembre 1972. A fine primo tempo il punteggio è 47-37, che diventa 61-49 al 9' della ripresa; la Fortitudo prova a recuperare, arriva sei minuti dopo  a meno sei sul 65-59, ma in un minuto e mezzo viene respinta indietro, 71-61, Gergati rinuncia a tirare due tiri liberi e i bianconeri controllano il finale della gara, che termina 75 a 68. Grandi protagonisti Fultz, con 23 punti, e Serafini con 21. In doppia cifra anche Bertolotti (12) e Albonico (11). Completarono il bottino gli 8 punti di Gergati. Dall'altra parte Stefanini (16) e Viola (14) fecero meglio di Schull (13); ne segnarono poi 12 Orlandi e 10 Arrigoni, ben cinque giocatori in doppia cifra, ma dagli altri arrivarono solo i 3 punti del grande ex Pellanera. La Virtus vincerà anche la stracittadina del girone di ritorno (per la prima volta le Vu nere li vincono entrambi).

Il derby del 3 dicembre fu il primo di una serie di ventisei, spalmati tra il 1972 e il 1985, nei quali la Fortitudo raccolse pochissimo, solo quattro vittorie, mentre le Vu nere se ne aggiudicarono ventidue, ribaltando completamente la supremazia cittadina. Se si afferma che il derby sfugge spesso a qualsiasi pronostico, non fu quello il caso, infatti in quel periodo la Virtus era nettamente più forte, vinse quattro scudetti e due Coppe Italia (manifestazione che non si disputò nel periodo compreso tra i due successi bianconeri del 1974 e del 1984) mentre la Fortitudo cominciò un'altalena tra la serie A1 e la serie A2 che terminerà solo ad anni Novanta già iniziati.

Virtus: Albonico 11, Gergati 8, Fultz 23, Bertolotti 12, Serafini 21, Benelli, Ferracini, Martini ne, Sacco ne, S. Ranuzzi ne.

Fortitudo: Sgarzi ne, Orlandi 12, Biondi ne, Stagni, Viola 14, Pellanera 3, Schull 13, Arrigoni 10, Stefanini 16, Boscherini ne.




 

LE SFIDE NATALIZIE

Il racconto delle cinque stracittadine giocate nella settimana che precede Natale: dal sangue del Barone biancoblù, a uno scatenato Weems, ce n'è per tutti i gusti

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio -19/12/2021

 

Sono cinque finora i derby disputati tra Virtus e Fortitudo nella settimana di Natale, quella che va dal 19 al 25 dicembre. La Virtus non aveva iniziato bene, poi ci si è sempre trovata più a suo agio. Il primo, infatti, disputato il 21 dicembre 1969, fu vinto dall'Eldorado che giocava in casa per 67 a 64 su una Virtus senza sponsor, con una grande V nera sul petto. Grande protagonista della gara fu Gary Schull, autore di 30 punti con anche 20 rimbalzi; concluse la partita sanguinante e fu portato in trionfo dai suoi tifosi. L'americano fu ben supportato da Picchio Orlandi che realizzò 17 punti. Non bastarono dall'altra parte i 18 di Cosmelli, i 17 di Terry Driscoll e i 13 di Lombardi. In campo altri nomi storici della pallacanestro bolognese: nella Fortitudo l'ex virtussino Corrado Pellanera e Paolo Bergonzoni, nella Virtus Ettore Zuccheri e Gigi Serafini. La Fortitudo era da pochi anni nella massima serie e dei primi dodici derby dell'era moderna (se ne erano giocati negli anni trenta nei campionati regionali) ne vinse otto, tra il 1966 e il 1972. Poi iniziò un lungo periodo di netto predominio della Virtus che se ne aggiudicò 22 su 26. Driscoll si prese così la rivincita otto anni dopo, il 20 dicembre 1978, nella sua seconda stagione bolognese, ma non era più in campo: dopo avere condotto la Sinudyne a uno scudetto, a due secondi posti e a una finale di Coppa delle Coppe aveva abbandonato il parquet e si era seduto sulla panchina, per iniziare un biennio da allenatore che avrebbe portato alle Vu nere altri due titoli tricolori. In quel derby i protagonisti sul campo furono altri: Cosic con 22 punti e Wells con 19 trascinarono le Vu nere, che ebbero anche 14 punti di Bertolotti, 13 di Caglieris e 11 di Villalta, insomma tutto il quintetto in doppia cifra, mentre dalla panchina non arrivò alcun punto. Tra gli sconfitti 23 punti di Starks, 18 di Cummings, 16 di Arrigoni e 10 di Biondi. Completarono il bottino Casanova (6), Stagni (2) e l'ex Benelli (2). Decisivo nel finale un'infrazione di passi fischiata a Cummings, finisce 79-77 per la Virtus che faceva gli onori di casa. Passano undici anni, è il 23 dicembre 1989, ospita la F in diretta rai, ed è il primo derby di Ettore Messina capo allenatore, sull'altra panchina siede Mauro Di Vincenzo. Il principale protagonista è Brunamonti, 21 punti, 4 su 7 da due, 3 su 6 da tre e 4 su 4 ai liberi, con anche 7 rimbalzi e 3 recuperi; Richardson ne segna 15, ma soprattutto vive una gara nella gara con il pubblico avversario e ne scatena la reazione dopo un'esultanza plateale successiva ad un suo canestro. L'episodio è verso la fine del primo tempo che si conclude 42-29 per la Knorr. Nella ripresa l'Arimo prova la rimonta e arriva a meno sei. Sul 46-38 scompare dal referto un canestro di Bucci, comunque la Fortitudo torna a meno sei sul 60 a 54, ma la Virtus riprende certezze e chiude 77 a 67. Gli altri bianconeri a segno furono Bon (14), Binelli (12), Coldebella (9) e Clemon Johnson (6). Fortitudo sorretta soprattutto da Bucci (22) e McNealy (19). È l'ultimo derby natalizio al Palasport di Piazza Azzarita. Passano altri undici anni, questa volta esattamente, si gioca infatti il 23 dicembre 2000 a Casalecchio, è l'undicesima giornata. La Fortitudo ci arriva da campione d'Italia e con dieci vittorie, la Virtus con una sola sconfitta, ma sono i bianconeri a dominare, vincono 99 a 62. Virtus senza Sconochini e Jestratijevic, ma s'inizia subito con Jaric, passato proprio l'estate precedente dalla F alla V, a rubare palla a Myers e a volare a schiacciare. La Paf regge nel primo quarto, 22-20, poi la Kinder scappa, 57-36 al 20', con i bianconeri che tirano col 79%, (23 su 29). Nel secondo quarto decisivo un parziale di 11-0, che ha portato le Vu nere sul 46-28. Il terzo periodo (nel quale la Virtus può permettersi anche di stare 4' senza segnare) termina 75-51 e la gara 99-62 con il massimo vantaggio firmato da una tripla di Brkic allo scadere. Un +37 record per il distacco nei derby di campionato (il precedente era il +32 della Fortitudo nel marzo 1989), secondo solo al +41 con cui la Virtus vinse il derby in casa di Coppa Italia nel 1993. Grandi protagonisti Rigaudeau (19 punti con 5 su 8 da due, 1 su 3 da tre e 6 su 7 in lunetta) e Jaric (15 punti con 5 su 7 da due, 1 su 2 da tre, 2 su 3 ai liberi e ben 7 palloni recuperati dei 24 della Kinder). In doppia cifra anche Abbio con 14, Ginobili con 13, Andersen con 11, poi 9 di Griffith, 7 di Frosini, 6 di Smodis, 3 di Brkic e 2 di Bonora. Differenza impietosa anche nei rimbalzi, 38 a 15 e nella valutazione, 124 a 45. Poco da salvare tra gli sconfitti, i 20 punti di Myers, i 14 di Fucka e gli 11 di Galanda. Sottotono Basile, Meneghin, Vrankovic e Autry. Fortitudo raggiunta e superata in classifica proprio grazie alla vittoria nel confronto diretto, ma sarà solo il primo di sette derby vinti dalle Vu nere in quella stagione su otto disputati. Se il derby di undici anni prima fu il trampolino che lanciò Messina esordiente verso la conquista della Coppa Italia e della Coppa delle Coppe, primo trofeo europeo della Virtus, quello dell'antivigilia di Natale del 2000 fu per un Messina all'apice la spinta verso la conquista del Grande Slam, le vittorie in Coppa Italia, Eurolega e Campionato. Virtus e Fortitudo sono due squadre molto forti che vengono da annate vincenti, nessuno può prevedere che il derby scomparirà per due anni (2003/04 e 2004/05) perché alla Virtus verrà cancellata l'affiliazione e ripartirà dalla Legadue attraverso l'acquisizione di Castel Maggiore e, qualche anno dopo alla Fortitudo andrà anche peggio, perché alla cancellazione dell'affiliazione si abbinerà il fallimento, tanto che nel marzo del 2009 si giocherà il derby ufficiale numero 103 (ironia della sorte proprio il numero di matricola della Fortitudo che sarà cancellato), risolto a favore della Virtus da una tripla di Vukcevic quasi sula sirena, stracittadina che rimarrà l'ultima per molti anni. E a questo punto dovremmo parlare proprio del primo derby dopo quella lunga astinenza: era infatti programmato per il 23 dicembre 2016, esattamente sedici anni dopo quello del +37. Le due squadre erano in Legadue, la Virtus appena retrocessa, per la prima volta sul campo, la nuova Fortitudo in ascesa dalle categorie inferiori. Tre giocatori della Virtus erano però impegnati nell'Europeo under 18, Tommaso Oxilia, Lorenzo Penna e Alessandro Pajola. Allora il derby viene rinviato, si gioca il 6 gennaio e lo vince la Virtus, che a fine stagione sarà promossa, 87 a 86 dopo un supplementare, un solo punto di scarto, come nell'ultimo del 2009. Per ritrovare un incontro Virtus-Fortitudo natalizio bisogna quindi aspettare ancora un po' e questa volta è proprio un derby di Natale a tutti gli effetti, si gioca infatti il 25 dicembre 2019 alla Virtus Segafredo Arena e sarà l'ultimo prima della pandemia, l'ultimo disputato con il palazzo pieno. Termina con un punteggio molto simile a quello di diciannove anni prima, gli stessi punti Fortitudo, cinque in meno per la Virtus Segafredo, che vince 94 a 62, con 32 punti di Weems, mentre il migliore della Pompea, Sims, ne segna la metà. Tra i bianconeri spiccano anche i dieci assist a testa di Markovic e Teodosic e le dodici schiacciate di squadra, che rappresentano il record societario. Era il derby numero 106 e il prossimo, il numero 111, sarà ancora un derby della settimana che precede Natale (il sesto), si giocherà infatti il 19 dicembre 2021. Nel computo totale comanda la Virtus 63-47, in quelli natalizi è avanti 4-1.

BERTOLOTTI RE DEL DERBY

di Ezio Liporesi - 02/01/2022

 

Campionato 1976/77, quindicesima giornata, 2 gennaio 1977. La Virtus campione d'Italia, con il tricolore sul petto, conquistato nell'aprile precedente, uno scudetto che mancava alle Vu nere da 20 anni, deve affrontare la Fortitudo nel derby. La Sinudyne ha vinto dodici delle quattordici gare precedenti, ha patito un solo calo nella nona e decima giornata, con le sconfitte a Roma e in casa contro Varese. Non è una sorpresa, le Vu nere venivano anche da un precampionato sfavillante, cinque tornei vinti con quindici vittorie in quindici incontri, più altre due vittorie in amichevole contro Fortitudo e Pesaro: 17 su 17! In quella domenica d'inizio del 1977 è reduce dal successo contro Forlì, ottenuto nell'ultima gara dell'anno precedente, il 29 dicembre per 122 a 97, un punteggio che le Vu nere raggiungeranno altre tre volte nella loro storia ma senza mai superarlo. L'Alco, che fino al 29 dicembre era appaiato a Forst Cantù e Mobilgirgi Varese con tre sconfitte, perdendo proprio in casa della Mobilgirgi è stato staccato dalle due squadre lombarde. Dunque due sole vittorie separavano le due squadre bolognesi prima del derby. Nella Fortitudo tutto il peso dell'attacco è sulle spalle di Leonard (37 punti con 16 su 24 al tiro e una quindicina di rimbalzi catturati), Raffaelli (18) e l'ex Benelli (16): i tre segnano 71 dei 77 punti dell'Alco, ci sono poi i 4 punti di Biondi e i 2 di Casanova, a secco Stagni, Orlandi, Arrigoni e Bonamico, in prestito proprio dalla Virtus, non entrato Baldelli. Più distribuiti i punteggi in casa Sinudyne: il mattatore è Bertolotti, autore di 24 punti, poi ci sono i 18 di Driscoll, i 12 di Serafini, i 10 di Villalta e gli 8 di Antonelli e Caglieris. Completano il punteggio bianconero i 2 punti di Valenti, senza segnae hanno concluso Sacco, Martini, e Pedrotti. Davanti a 7000 spettatori, la prova di squadra delle Vu nere ha avuto la meglio sulla grande prestazione dell'americano della Fortitudo, 82 a 77 per la Sinudyne che aveva vinto anche il derby di andata per 89 a 80. Da sottolineare la grande precisione in lunetta: il primo tiro libero fallito della gara si è registrato dopo qualche minuto della ripresa. Dopo la stracittadina gruppo sgranato in testa, Sinudyne 26, Forst 24, Mobilgirgi 22, Alco 20. Le quattro squadre concluderanno davanti a tutte la regular season (Virtus 38, Varese e Cantù 30, Fortitudo 28) e anche il campionato con la Mobilgirgi campione, la Virtus seconda, Fortitudo terza e Forst quarta. Al settimo posto il Gira, proveniente dalla serie A2, ma che nei playoff ha fatto tremare la Virtus che ha dovuto faticare per qualificarsi alle semifinali, proprio a scapito dei concittadini.

Fortitudo 77: Stagni, Orlandi, Casanova 2, Leonard 37, Biondi 4, Bonamico, Raffaelli 18, Benelli 16, Arrigoni, Baldelli ne.

Virtus 82: Caglieris 6, Valenti 2, Antonelli 10, Sacco, Martini, Villalta 10, Driscoll 18, Serafini 12, Pedrotti, Bertolotti 24.



 

LA BILANCIA DI BASKET CITY

di Ezio Liporesi - Basket Vision - 15/05/2022
 

Venerdì la Virtus ha festeggiato il successo in Eurocup, con la parata della squadra sul pullman per le vie della città, come era successo nel 2017 per la promozione. Dopo cinque anni gli stessi volti per le strade ad applaudire, ma due soli i visi comuni sul "carro": Pajola e Baraldi. Il primo che rappresenta la continuità sempre sottolineata dalla dirigenza, rappresentata dal secondo. La Virtus nei cuori di tantissimi, come nei diecimila di mercoledì, anzi qualcosa meno perché c'erano anche un po' di turchi (a proposito sportivissimi un paio si sono fermati per fare i complimenti, altri hanno scambiato le sciarpe, come dovrebbe sempre essere ma troppo spesso non è). La Fortitudo nei tantissimi cori, sia la sera della finale, sia nella parata, a ricordare sempre che l'Italia è paese di contrade anche quando si vola in Eurolega. E allora vediamo cosa è successo all'altra sponda cittadina quando le V nere hanno festeggiato un trionfo europeo. Nel 1990, nel 2009 e nel 2022, mentre la Virtus conquistava rispettivamente Coppa delle Coppe, Eurochallenge ed Eurocup la Fortitudo è retrocessa; nel 1998 e 2001 quando i bianconeri sono diventati campioni d'Europa e d'Italia, i biancoblu sono stati i più acerrimi rivali, sconfitti nella finale nazionale e nelle sfide che portavano la prima volta in Final Four e la seconda in finale. Nel 2019, anno della Champions League, la F è ritornata nel massimo campionato dopo dieci anni.

GENERAZIONE DV0

di Alessio Guidi - 02/03/2023
 

Quando nasci a Bologna (e Provincia) già alle scuole elementari sei “della Fortitudo” o “della Virtus”, il giorno del derby non esistono amici o parenti, o sei di qua o sei di là. Nel corso degli anni il derby di Basketcity ha sempre “segnato” la stagione, a volte salvandola e a volte deprimendola, negli anni d’oro ha assegnato scudetti e accessi alla finale di Eurolega. Le statistiche dicono che sommando tutti i derby siamo arrivati a 112, con la Virtus che ne ha vinti 65 e la Fortitudo 47. Il derby è una partita sentita da tutti i bolognesi che provoca inevitabilmente “blagate” per mesi e mesi. Proprio oggi ricorre il quindicesimo anniversario dell’ultima vittoria della Fortitudo in un derby di A1 (02/03/2008), pertanto si può affermare che a Bologna (e Provincia) c’è una generazione di quindicenni che da quando sono nati non hanno mai visto la Fortitudo vincere un derby in A1, da qui la GENERAZIONE DV0 (derby vinti zero).


 

 

IL DERBY D'ITALIA

 

C'è chi dice che il derby di Bologna sia diventato un appuntamento sentito soprattutto a causa dei tifosi della Fortitudo, che avevano bisogno di giustificare una stagione con una singola vittoria piuttosto che con il piazzamento finale in classifica, e che la rivalità che più coinvolgeva i virtussini fosse sempre stata, in realtà, quella con l'Olimpia Milano, l'unica società che al momento ha vinto più scudetti della Virtus e contro la quale ha battagliato per la vittoria finale per decine e decine di volte. Una rivalità storica, nata negli anni '50/'70, quando il dominio del basket italiano aveva immancabilmente matrici lombarde e la Virtus inanellava collezioni di piazzamenti onorevoli senza mettere nulla in bacheca.

OLIMPIA - VIRTUS, GIOCA ANCHE LA STORIA

Il primo incontro nel campionato del 1935 e lo vinsero i bianconeri

di Gianni Cristofori - Il Resto del Carlino - /05/2007

 

Vanno in campo 40 scudetti, cioè poco meno della metà di quelli assegnati nella storia del nostro basket. Venticinque vittorie dell'Olimpia, 15 della Virtus. A memoria facciamo un po' di nomi andando ol tre la stretta cronologia dei campionati e il colore delle maglie: Riminucci, Rubini, Jellini, Masini, Meneghin, Pieri, Bradley, Lombardi, Driscoll, Cosic, Calebotta, Canna, Binelli, Brunamonti, Villalta e un Dan Peterson diviso a metà tra le due storiche piazze.

L'ultimo tricolore se lo sono giocati faccia a faccia 21 anni fa. Era l'Olimpia di Dan Peterson, Meneghin, D'Antoni e Bariviera contro la Virtus di Albertone Bucci, Van Breda Kolff, Villalta e Brunamonti. Fu quello uno scudetto di polemiche (due giornate di squalifica a Meneghin per un polsino scagliato con violenza contro la panchina dopo il quinto fallo) e di battaglie culminate con il blitz bianconero a Milano il 27 maggio 1984, blitz che consegnò alla V nera la stella da cucire sulle canotte e da esporre nel logo societario.

Più vicine nel tempo le sfide di semifinale. L'ultima risale infatti a 11 anni fa (campionato 1995/96) e la Virtus, allora griffata buckler non seppe sfruttare il favore del fattore campo ottenuto con il primo posto in regular season (la Stefanel Milano arrivò poi al tricolore partendo dalla quinta posizione). Finì 3-1 per Milano, ma era, quella, una virtus appena divorziata da Danilovic e con la coppia Komazec-Woolridge brava soprattutto a guardarsi allo specchio, ma incapace di tirare fuori gli artigli negli appuntamenti decisivi. L'Olimpia, invece, aveva un Bodiroga in piena maturazione tecnica e un Fucka in fase di netta crescita.

Era andata molto meglio, per Bologna, la semifinale dell'anno prima quando la Virtus seppe sfruttare il fattore campo vincendo le tre partite casalinghe, volando così verso lo scudetto, il terzo consecutivo conquistato con Danilovic che quella semifinale firmò con una media di 26 punti a partita nelle tre vittorie sotto le Due Torri.

Nel decennio successivo la Virtus ha continuato a vincere (altri due scudetti) mentre l'Olimpia ha vissuto stagioni meno brillanti pur restando sempre, a differenza dei bianconeri devastati dalla gestione Madrigali, nell'elite del nostro basket.

Adesso c'è una grande occasione per entrambe e sarà, domani, la quarta volta che Virtus e Olimpia si affronteranno in questa stagione. Per adesso ha prevalso il fattore campo. Due volte hanno vinto i bianconeri a Bologna (83-73 in campionato e 87-85, dopo un supplementare, nella final eight di Coppa Italia), una volta i biancorossi a Milano (88-76). E proprio quest'ultima partita, che ha rovesciato il risultato dell'andata, permette ora all'Olimpia di avere a disposizione il match ball casalingo.

Che è un bel vantaggio, ma non un passaporto verso la finale scudetto, perché la pressione su Milano è ben diversa da quella su Bologna dove la semifinale e il ritorno in Eurolega sono obiettivi stagionali in netto anticipo rispetto al programma di rientro tra i grandi. Poi, il fascino dell'evento cancellerà precedenti, previsioni e speranze come succede da quel 22-21 per i bianconeri, matricole di serie A, che nel 1935 dette il via alla sfida più affascinante del nostro basket.


 

LA STORIA INFINITA

Il primo match fu nel 1936, nel girone finale. I milanesi vinsero entrambi gli incontri e si aggiudicarono il primo scudetto

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio  - 27/12/2020

 

Quando la Virtus, all'inizio del 1936, si trovò a dovere incontrare per la prima volta l'Olimpia Borletti Milano, nel girone finale del campionato in cui erano inserite anche Ginnastica Roma e GUF Trieste, le V nere avevano già avuto incontri con la pallacanestro milanese ed erano state esperienze felici. Nel 1934 a Firenze, fu contro l'US Milanese che i bianconeri guadagnarono la promozione in Divisione Nazionale. Finì 16 a 14, grazie ad un canestro da metà campo di Palmieri, fin lì a secco sia contro i milanesi, sia due giorni prima nel 17 a 16 contro la Ginnastica Roma. La stagione seguente, nel primo massimo campionato disputato dai bianconeri, Bologna e Milano non ebbero contatti diretti, ma nella stagione 1935/36 la Virtus fu inserita nel girone B, con GUF Padova, Ginnastica Torino e Filotecnica Milano. Le V nere vinsero tutti gli incontri e si qualificarono quindi per il girone finale, dove trovarono, appunto, per la prima volta l'Olimpia. Contro Ginnastica Roma e GUF Trieste i bolognesi riuscirono a prevalere sia in casa sia in trasferta, ma l'esito finale del campionato fu deciso dalle due sfide contro il Borletti, che prevalse sia a Milano, sia in Santa Lucia. L'Olimpia si aggiudicò il suo primo titolo, chiudendo il girone in testa con dieci punti, seguita dalla Virtus con otto, poi i romani con quattro punti e i triestini a due. La classifica finale mostra come le due sconfitte della Virtus, contro quelli che diventeranno gli eterni rivali nel campionato italiano, furono chiaramente decisive ai fini dell'esito finale. La formazione delle V nere di quella stagione presentava nomi mitici come Galeazzo Dondi Dall'Orologio e Gelsomino Girotti, che saranno protagonisti di scudetti dopo la guerra; e altri come Athos Paganelli, Lino Rossetti e Napoleone Valvola, che erano in formazione nella promozione del 1934; poi i due monumenti Venzo Vannini e Giancarlo Marinelli che appartengono a entrambi i gruppi e che per vent'anni furono bandiere delle V nere. A completare gli otto titolari quel Nunzio Stallone che fu il primo straniero della Virtus. In squadra anche le riserve Bigliardi, Brisco e Facchini. L'allenatore era Vittorio Ugolini, nato a Galati, in Romania, che guidò la Virtus dal 1934/35 al 1938/39. Ugolini, nel 1937, aveva anche guidato la nazionale italiana al fianco del CT Decio Scuri, alla conquista dell'argento, perdendo la finale 24 a 23 contro la Lituania; in quella squadra azzurra figuravano anche Dondi Dall'Orologio e Marinelli. Vittorio va ricordato, però, anche e soprattutto come eccellente arbitro: nel 1932 aveva diretto l'incontro Rappresentativa Bolognese - Kalev Tallin del 17 gennaio 1932 (vinto dagli ospiti 86 a 12), con in campo nella squadra di casa Paganelli e Valvola, e la finale dei Giochi olimpici del 1948, vinta dagli Stati Uniti sulla Francia per 65 a 21. Ugolini si dedicò anche al calcio, per quasi quarant'anni fu segretario del Bologna, come ebbe modo di raccontare uno dei maestri del giornalismo sportivo bolognese, Giulio Cesare Turrini: "Era una pallacanestro che si giocava all'aperto, dove si tirava anche un solo personale, di arbitri ce n'era uno, il più conosciuto fra tutti era Vittorio Ugolini, che è ancora là a sgrugnarsi le cose del football, nella segreteria del Bologna FC, e SpA, che vuol dire: speriamo pure ancora". Ugolini fu infatti Segretario del Bologna dal secondo dopoguerra al 1977, per poi rimanere a collaborare nella segreteria fino al 1983. Un anno prima era stato insignito dal CONI della Stella d'Oro Dirigenti.

DUE SCUDETTI SBANCANDO MILANO

A distanza di cinque anni, doppio successo in terra meneghina. Nel 1979 guidati da Driscoll, nel 1984 con Bucci in panchina: storia di titoli vinti nella tana del miglior nemico dei bianconeri

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 17/04/2021

 

Il campo di Milano riporta inevitabilmente alla mente due scudetti guadagnati dalle V nere in trasferta nel capoluogo lombardo. Nel 1979 la Virtus aveva vinto gara uno e si presentò, il 6 maggio, in casa del Billy di Dan Peterson, alla prima stagione su quella panchina, dopo cinque, splendidi, anni bolognesi. I milanesi erano andati oltre le più rosee aspettative, con una squadra che presentava una lacuna abbastanza importante nel gioco della pallacanestro, tanto da venire ribattezzati "Banda Bassotti". Dopo un primo tempo passato a inseguire, le V nere diedero sfogo al loro talento, con Caglieris e Cosic a dipingere passaggi, Bertolotti e Villalta a disegnare parabole destinate alla retina, Generali a dare solidità all'insieme e l'eclettico Wells a liberare tutta la sua energia. Poi Valenti e i non entrati Martini, Goti e Govoni. In panchina al suo primo anno da allenatore, Driscoll diresse con maestria da direttore d'orchestra navigato che accompagna voci e strumenti che vanno a memoria, accomunando talento e ispirazione: 92-113 il risultato finale, non un semplice dato statistico, ma la fotografia di uno strapotere bianconero. L'ottavo scudetto entra in bacheca. Cinque anni dopo ci si gioca di nuovo il titolo a Milano, ma questa volta regna l'equilibrio. La Granarolo Felsinea è già passata a Milano in gara uno, ma i milanesi hanno risposto vincendo a Bologna, prima e unica sconfitta interna stagionale per la Virtus. Verdetto quindi rinviato alla bella, di nuovo in terra lombarda, in programma il 27 maggio 1984. I milanesi devono fare a meno di Meneghin, strascichi della partita di Bologna; la Virtus ne approfitta per comandare anche con margini importanti, ma la Simac rientra sempre e a ventinove secondi dalla fine è a meno uno, avendo a disposizione anche i liberi per sorpassare. Bariviera li sbaglia entrambi e Brunamonti schiaccia il pallone della sicurezza, 74-77 e scudetto numero dieci a Bologna, il titolo della stella. Forte trazione italiana, con capitan Villalta, implacabile tiratore, Brunamonti regista ormai di assoluto valore, Bonamico, il freddo marine dei tiri finali, Fantin una sicurezza in difesa e al tiro; poi un pilastro come Rolle, americano non abbastanza apprezzato, ma capace di produrre punti e rimbalzi e il magnifico Van Breda Kolff, uomo squadra per eccellenza, ma dotato di pura tecnica, capace di canestri, rimbalzi, difesa, assist sempre con la medesima classe. A completare l'organico Valenti, il "gregario" al quarto scudetto con le V nere, Binelli al primo di una lunga serie di titoli, e ancora Lanza e Daniele. In panchina Alberto Bucci, al suo primo anno alla Virtus. Villalta e Valenti sono le V di Virtus che legano l'ottavo e il decimo scudetto, presenti entrambi, uno grande protagonista, l'altro utilissimo comprimario, quasi a simboleggiare i due caratteri necessari per creare una grande squadra. La rivalità tra Virtus e Olimpia Milano affonda le radici nella storia della pallacanestro italiana e quei due titoli tricolori vinti dalle V nere nel capoluogo lombardo rappresentano un fiore all'occhiello per la società bolognese.

NON C'È DUE SENZA TRE...

Virtus-Olimpia amarcord

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 05/06/2021

 

La Virtus incontrò per la prima volta Milano nei playoff nel 1979: finale scudetto e vittoria delle V nere 2 a 0, sancito da un netto 113-92 in trasferta. Un quintetto con Caglieris, Wells, Bertolotti, Villalta e Cosic, guidato in panchina da Terry Driscoll, travolse la "Banda Bassotti" dell'ex Dan Peterson. Le due squadre si ritrovarono cinque anni dopo e la Virtus di Bucci, con in campo Brunamonti, Van Breda Kollf, Bonamico, Rolle e Villalta, superstite, insieme all'affidabile Piero Valenti, di cinque anni prima, si guadagnò la stella con due vittorie in trasferta, rendendo non decisiva l'unica sconfitta casalinga della stagione. L'anno dopo la squadra di Peterson, nella sua corsa verso il titolo, si prese la rivincita nei quarti di finale, eliminando in due partite i bianconeri, nella stessa formazione della stagione precedente. Dovettero passare dieci anni per ritrovare le due squadre di fronte nei playoff: fu una sfida inedita in termini di tabellone, era infatti in semifinale e la Virtus conservò il fattore campo vincendo 3-2 contro l'Olimpia guidata da Tanjevic e volando in finale verso il tredicesimo scudetto, terzo consecutivo. In panchina di nuovo Alberto Bucci e in campo ancora Brunamonti a fare da guida a Coldebella, Danilovic, Moretti, Morandotti, Binion, Carera e Binelli, un altro che aveva vissuto il trionfo del 1984. L'anno dopo, sempre in semifinale, risposta dei milanesi, che ribaltarono il fattore campo e vinsero 3-1 eliminando la Virtus. Nella sfida prevalse ancora la squadra che avrebbe poi vinto il titolo, in finale contro la Fortitudo. Passarono undici anni e fu di nuovo semifinale: questa volta fu la Virtus di Markovski a battere la squadra lombarda per 3 a 1, con due successi a Milano e la gara decisiva vinta a Casalecchio. Sulla panchina milanese Djordjevic con assistente Coldebella. Tra i grandi protagonisti, per le V nere, capitan Di Bella, Best, Blizzard, Crosariol, Drejer, Giovannoni, Ilievski, Vukcevic e Michelori, che s'infortunò proprio in quella serie, dovendo dare forfait in una finale, nella quale Siena approfittò anche dell'assenza di Lang. Passarono otto anni e nei quarti s'incontrano la prima contro l'ottava, senza storia il 3 a 0 a favore dell'Olimpia, troppo forte per una Virtus già paga di avere raggiunto i playoff. In tutto tre finali, per ora 2-0 Virtus, tre semifinali, 2-1 per le V nere, due quarti di finale, entrambi appannaggio dei milanesi. Tra le due squadre anche una serie playoff negli ottavi di finale in Eurolega nel 1997, vinta da Milano 2-1. Nelle sette occasioni precedenti nei playoff di campionato, sulla panchina delle V nere per quattro volte Bucci, una a testa per Driscoll, Markovski e Valli. Sulla panchina milanese tre volte Peterson, due Tanjevic, una Djordjevic e Banchi. Nella sfida europea invece un fatto curioso: la prima partita della serie vide in panchina Bucci, che fu sostituito proprio dopo quella gara da Brunamonti (anche se ufficialmente, per questioni di patentino, l'allenatore risultava Frattin), il quale condusse la squadra nelle altre due partite; alla guida dei milanesi c'era Marcelletti. L'attuale allenatore della Segafredo, Djordjevic, dopo aver vissuto la sfida sulla panchina milanese, la vivrà su quella bolognese, mentre per Messina sarà la prima volta di un Bologna-Milano nei playoff, da allenatore capo.

CAMPIONI DA IMITARE

La storia dei protagonisti delle indimenticabili finali scudetto giocate e vinte contro Milano

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport-Stadio - 08/06/2022

 

Quarta finale scudetto tra Virtus e Milano e, finora, dominio assoluto delle V nere. Tre scudetti, otto vittorie contro una, cinque successi su cinque nelle partite in Lombardia. Si iniziò nel 1979, con il primo trionfo della Sinudyne: 94 a 81 il 3 maggio in Piazza Azzarita, addirittura 113-92 tre giorni dopo al Palazzone di San Siro. Dopo un primo tempo equilibrato, terminato 50-49 per i padroni di casa, la squadra bolognese scappò nella ripresa, partendo con sedici punti consecutivi e volando via in un tripudio di bandiere bianconere e rossoblù (poco prima allo stadio di San Siro un Bologna alla ricerca di punti salvezza strappò un punto al Milan che con quel pareggio vinse il titolo). Caglieris e Cosic imbeccarono gli spietati Villalta e Bertolotti, rispettivamente 32 e 28 punti, e per il Billy di Dan Peterson, al suo primo anno milanese dopo le felici stagioni alla Virtus, non ci fu scampo. Terry Driscoll, passato dal campo alla panchina proprio per sostituire Peterson, trionfò al primo colpo. Il numero dieci bianconero fu grande protagonista anche cinque anni dopo. La Virtus allenata da Alberto Bucci si presentò a Milano il 20 maggio 1984. Una gara perfetta portò la Granarolo Felsinea a battere la Simac 86 a 82. Tre giorni dopo tutto era pronto per la festa, la Virtus era imbattuta in casa dopo diciotto vittorie consecutive, ma inciampò proprio sotto lo striscione d'arrivo. Ebbe però la forza di tornare a Milano e vincere nuovamente, 77 a 74, con 25 punti di Villalta e la schiacciata della staffa di Brunamonti. Al ritorno a Bologna in piena notte  venne accolta da una folla oceanica alla in una piazza Azzarita straordinariamente illuminata. Era stata un'idea del custode, Amato Andalò, che accese tutte le luci del Palasport. Il terzo trionfo è storia recente: dodici mesi fa la Segafredo, guidata in panchina da coach Djordjevic, vinse contro tutti i pronostici, anzi spazzò via Milano in sole quattro gare, ribaltando anche il fattore campo sfavorevole e completando il suo percorso netto di dieci vittorie nei playoff. Il bilancio diventa più equilibrato nelle semifinali playoff, sempre a vantaggio dei bolognesi, 2-1 nelle serie, 7-6 nelle singole gare. Scendendo ancora dominio milanese nei quarti di finale, due volte qualificati con un totale 5-0. Molti dei campioni in carica saranno in campo anche nelle prossime finali: Teodosic, Belinelli, Weems, Pajola, Alibegovic, Tessitori, che non giocò la scorsa finale perché infortunato, mentre quest'anno toccherà ad Abass sostenere da fuori i compagni dopo aver lottato sul campo dodici mesi fa. La Virtus dovrà però far leva anche sui "nuovi", Hackett, Shengelia, Jaiteh, Sampson, Cordinier, Hervey, Mannion, Ruzzier, Ceron, Udoh. Non a caso li abbiamo inseriti tutti, anche quelli che per un motivo o per l'altro mai saranno tra i dodici, perché lo scudetto del 2021 arrivò da un gruppo coeso che trovò grandi motivazioni. La Virtus quest'anno ha già vinto Supercoppa e, soprattutto Eurocup, guadagnandosi l'accesso all'Eurolega del prossimo anno, quindi ha già alle spalle una stagione positiva, ma cercherà di mettere anche la ciliegina sulla torta. Milano ha vinto solo la Coppa Italia ed è animata da propositi di rivincita dopo la bruciante sconfitta della stagione scorsa.

 

TRADIZIONE NON RISPETTATA

Oltre al primo ko all'ultimo atto contro Milano, nei 10 precedenti i bianconeri non avevano mai perso in finale con il fattore campo a favore
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 21/06/2022

 

Per la prima volta la Virtus ha perso una finale contro Milano (aveva vinto le tre precedenti) e per la prima volta non ha sfruttato il favore del campo amico: tutte le finali finora disputate dalla Virtus, con il vantaggio del fattore campo nell'eventuale bella, la Virtus le aveva vinte. Si cominciò nel 1979: la Virtus con Driscoll al primo anno di allenatore, vinse 2-0 contro il Billy di Dan Peterson, che aveva lasciato al bostoniano la panchina dopo aver riaperto la bacheca delle V nere dopo molti anni, con la Coppa Italia del 1974 e lo scudetto del 1976. Milano fu annientata con un secco 2-0, chiuso con un netto 113-92 nella gara di ritorno in Lombardia. Era la Virtus di Kresimir Cosic, Owen Wells, Charly Caglieris, Gianni Bertolotti, Renato Villalta, Pietro Generali, Mario Martini e Piero Valenti. L'anno dopo altro 2-0 contro Cantù questa volta, con un immenso Jim McMillian che aveva preso il posto di Wells. Nel 1993 la Virtus sconfisse 3-0 la Benetton Treviso. Fu il primo scudetto di Ettore Messina, al primo anno italiano di Predrag Danilovic; in campo anche Bill Wennington, Roberto Brunamonti, Paolo Moretti, Riccardo Morandotti, Claudio Coldebella, Augusto Binelli e Flavio Carera. Bis l'anno dopo contro Pesaro sconfitta 3-2 alla bella. Non c'è più Wennington, ma neppure Levingston che l'aveva rilevato, ma Russ Schoene dà il suo importante contributo. Non c'è neppure Messina in panchina, è andato a guidare la nazionale. Al suo posto Alberto Bucci, un gradito ritorno dopo lo scudetto della stella vinto nel 1984. Tris consecutivo nel 1995, di nuovo un 3-0 contro la Benetton Treviso; il pivot è Joe Binion e c'è anche Alessandro Abbio. Terzo scudetto consecutivo anche per Danilovic che lascia la Virtus per volare in NBA. Nel 1998 è tornato Sasha Danilovic ed è lui a firmare uno storico scudetto vinto al supplementare di gara cinque, acciuffato proprio dal famoso canestro da quattro dell'asso serbo, protagonista anche dei cinque decisivi minuti. Oltre al numero cinque ci sono ancora Abbio e Binelli, poi il francese Antoine Rigaudeau, Rasho Nesterovic, Zoran Savic, Claudio Crippa, Hugo Sconochini, Alessandro Frosini: una grande squadra che si è laureata anche campione d'Europa. Tre anni dopo Danilovic ha smesso di giocare, ma ha un degno erede in Emanuel Ginobili che guida la Virtus al Grande Slam. In campionato a cedere in finale è nuovamente la Fortitudo, questa volta annientata con un 3-0. Ad Abbio, Frosini e Rigaudeau si sono affiancati Davide Bonora, cresciuto nelle giovanili bianconere, poi Matjaz Smodis, Marko Jaric, David Andersen, Rashard Griffith e Fabrizio Ambrassa. Come detto quell'anno la Virtus non vinse solo lo scudetto, ma anche Coppa Italia ed Eurolega ed anche in questo caso fu una serie con bella in casa, sfruttata battendo 3-2 il Tau Vitoria. Poi le promozioni del 2005 e 2017, 3-0 in finale, rispettivamente contro Montegranaro e Trieste. In panchina nel primo caso Giordano Consolini, nel secondo Alessandro Ramagli. Riepilogando sette finali scudetto, una di Eurolega e due finali playoff di Legadue, in totale dieci serie di finale trionfali in cui la Virtus avrebbe dovuto giocare la bella in casa, anche se poi solo in tre occasioni si fece ricorso alla gara decisiva.

 

GLI ALTRI DERBY

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Se il derby a Bologna è sinonimo di Virtus - Fortitudo, una rivalità nata attraverso una storia di oltre cento derby, di tanti campioni, che si sono sfidati dapprima per il campanile, poi per gli scudetti e anche addirittura in una final four europea, la stracittadina ha radici molto più antiche; tralasciando i molteplici derby dei primi anni trenta, quando nei campionati emiliani, che in realtà erano competizioni cittadine, perché tutte le squadre iscritte erano di Bologna, ogni gara era un derby, abbiamo catalogato qui di seguito tutti i derby (ad esclusione di quelli con squadre cittadine che hanno sfidato la Virtus solo in gare amichevoli, questi li trovate nella sezione bilanci con altre società) con le altre squadre di Bologna: il Gira, la Motomorini, il Guf Galvani, il Guf Bologna, l'Oare e il S. Agostino; dal numero di derby disputati, dal numero di squadre cittadine, potete capire che il nome di basket city ha radici lontane e, da vera regina di basket city, la Virtus ha un bilancio vincente non solo nei confronti della Fortitudo, ma anche di tutte le altre squadre di Bologna.

 

VIRTUS - GUF GALVANI

in ordine crolonogico

(aggiornata alla stagione 2020/21)

 

n. stagione competizione in casa p in trasferta p   V 2 G 0 scarto
1 1933/34 prima divisione Virtus 27 Guf Galvani 17   1   +10
2 1933/34 prima divisione Guf Galvani 14 Virtus 18   1   +4

 

GLI ALTRI DERBY: VIRTUS - GUF GALVANI E VIRTUS - GUF BOLOGNA

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 08/12/2020

 

Quando nel 1934 Virtus e GUF Galvani si allinearono al via del campionato di prima Divisone, il secondo per importanza in Italia, il basket bolognese usciva finalmente dai confini cittadini. Fino  a quel momento campionati regionali, che in realtà non vedevano mai partecipare squadre provenienti da altri comuni fuori Bologna, e tornei invernali di propaganda avevano visto affrontarsi tante squadre della città. Tuttavia Virtus e Galvani era una classica, si erano affrontate in quei tornei quasi una ventina di volte con le varie formazioni (spesso le squadre presentavano due o addirittura tre squadre). Le V nere la maggior parte delle volte uscivano sconfitte contro quel Galvani di Paganelli e Dondi Dall'Orologio, ma in quel 1934 Paganelli era passato alla Virtus, così nell'eliminatoria, che si disputò con la formula di andata e ritorno, la Virtus ebbe la meglio. Il 25 febbraio, in casa, vinse 27-17 e vale la pena di ricordare la prima formazione della Virtus in un campionato nazionale: Paganelli, Pirazzoli, Marinelli, Rossetti, Vannini, Cao. Due settimane dopo si ebbe il medesimo esito, vittoria in trasferta per 18 a 14. La Virtus era qualificata e continuò la sua marcia verso la promozione. Il Galvani, che aveva visto apporsi davanti la sigla GUF (Gruppi Universitari Fascisti), fu eliminato. L'anno dopo, nel massimo campionato, la Virtus approdò al girone finale che fu dominato dalla ginnastica Roma che vinse le sei gare. La Ginnastica Triestina perse solo con i romani e chiuse al secondo posto. Bologna, rappresentata da Virtus e GUF Bologna, fu relegata agli ultimi due posti. Le V nere, a cui era approdato anche Dondi Dall'Orologio, battendo due volte i concittadini terminarono terze. Queste quattro gare furono gli unici quattro derby giocati prima della seconda guerra mondiale da squadre bolognesi a livello nazionale. Nel periodo che precedette la guerra, a partire dal 1930, tanti furono i derby a carattere locale disputati dalla Virtus, in campionati, tornei e amichevoli. Le avversarie più famose, oltre a GUF e Galvani, erano la Bologna Sportiva, polisportiva voluta da Arpinati, che dopo la caduta in disgrazia del gerarca fu inglobata nella Virtus, la Pro Juventute, la Fortitudo, la Salus e il Dopolavoro Ferroviario.

VIRTUS - GUF BOLOGNA

in ordine crolonogico

(aggiornata alla stagione 2023/24)

 

n. stagione competizione in casa p in trasferta p   V 2 G 0 scarto
1 1934/35 divisione nazionale Virtus 19 Guf Bologna 14   1   +5
2 1934/35 divisione nazionale Guf Bologna 23 Virtus 27   1   +4

 

VIRTUS - GIRA

in ordine crolonogico

(aggiornata alla stagione 2023/24)

 

n. stagione competizione in casa p in trasferta p   V 31 G 5 scarto
1 1948/49 serie A Virtus 38 Gira 33   1   +5
2 1948/49 serie A Gira 26 Virtus 33   1   +7
3 1949/50 serie A Virtus 33 Gira 30   1   +3
4 1949/50 serie A Gira 29 Virtus 38   1   +9
5 1950/51 serie A Gira 29 Virtus 48   1   +19
6 1950/51 serie A Virtus 54 Gira 42   1   +12
7 1951/52 serie A Gira 32 Virtus 36   1   +4
8 1951/52 serie A Virtus 48 Gira 37   1   +11
9 1952/53 serie A Virus 45 Gira 58     1 -13
10 1952/53 serie A Gira 40 Virtus 43   1   +3
11 1953/54 serie A Gira 63 Virtus Minganti 50     1 -13
12 1953/54 serie A Virtus Minganti 53 Gira 64     1 -11
13 1954/55 serie A Virtus Minganti 51 Gira Preti 39   1   +12
14 1954/55 serie A Gira Preti 54 Virtus Minganti 54       0
15 1955/56 serie A Gira Preti 33 Virtus Minganti 70   1   +37
16 1955/56 serie A Virtus Minganti 55 Gira Preti 50   1   +5
17 1956/57 serie A Virtus Minganti 45 Gira Preti 42 dts 1   +3
18 1956/57 serie A Gira Preti 54 Virtus Minganti 64   1   +10
19 1957/58 serie A Gira Santipasta 43 Virtus Minganti 70   1   +27
20 1957/58 serie A Virtus Minganti 69 Gira Santipasta 57   1   +12
21 1958/59 serie A Gira Santipasta 64 Virtus Oransoda 85   1   +21
22 1958/59 serie A Virtus Oransoda 78 Gira Santipasta 68   1   +10
23 1959/60 serie A Virtus Oransoda 78 Gira 58   1   +20
24 1959/60 serie A Gira 57 Virtus Oransoda 91   1   +34
25 1960/61 serie A Gira Lovari 49 Virtus Idrolitina 61   1   +12
26 1960/61 serie A Virtus Idrolitina 62 Gira Lovari 53   1   +9
27 1963/64 serie A Gira Fides 69 Virtus Knorr 93   1   +24
28 1963/64 serie A Virtus Knorr 81 Gira Fides 62   1   +19
29 1964/65 serie A Virtus Knorr 78 Gira Fides 65   1   +13
30 1964/65 serie A Gira Fides 63 Virtus Knorr 77   1   +14
31 1968/69 Coppa Italia Virtus Candy 51 Gira Brumor 50   1   +1
32 1976/77 poule classificazione playoff Virtus Sinudyne 75 Gira Fernet Tonic 79     1 -4
33 1976/77 poule classificazione playoff Gira Fernet Tonic 68 Virtus Sinudyne 77   1   +9
34 1977/78 stagione regolare Gira Fernet Tonic 91 Virtus Sinudyne 108   1   +17
35 1977/78 stagione regolare Virtus Sinudyne 103 Gira Fernet Tonic 80   1   +23
36 1978/79 stagione regolare Gira Amaro Harris 77 Virtus Sinudyne 82   1   +5
37 1978/79 stagione regolare Virtus Sinudyne 100 Gira Amaro Harris 101     1 -1

 

Rapini marcato da Macoratti e Giorgio Bongiovanni, durante un Virtus - Gira in Sala Borsa

(foto tratta dal libro "I canestri della Sala Borsa")

GLI ALTRI DERBY: VIRTUS - GIRA

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 04/12/2020

 

Lo Sporting Club Gira nasce nel 1921 come società ciclistica in onore di Costante Girardengo. Nel 1945 aprì una sezione pallacanestro. Il primo contatto indiretto tra Virtus e Gira si ha il 10 marzo 1946 alla piscina coperta dello Stadio. Entrambe partecipano alla Coppa Franco Mariani e Tonino Rosini, organizzata per ricordare due atleti della Virtus caduti di guerra, tragicamente scomparsi sulle colline di Monte San Pietro nel 1944. Le V nere, che avrebbero dopo pochi mesi conquistato il primo titolo, vinsero quel torneo, il Gira finì terzo, ma le due formazioni non s'incontrarono. Il derby tra Virtus e Gira fu il primo ad avere una storia lunga e, pur non arrivando ai numeri ultracentenari di Virtus - Fortitudo, ha segnato più epoche. Ne sono stati disputati trentasette. I primi otto li vinse la Virtus, a partire dalla stagione 1948/49 (quando il Gira raggiunse la massima serie), conclusa con il quarto scudetto consecutivo. Il primo di questa serie d'incontri si svolse il 5 dicembre 1948 in una Sala Borsa gremita di folla. L'arbitro era il romano Pinto che diresse con molta serenità un incontro a tratti molto acceso, come quando Battilani, in quel periodo in forza al Gira, ma che era stato e tornerà a essere punto di forza delle V nere, colpì abbastanza duramente l'ex compagno Ranuzzi. Il migliore realizzatore tra i bianconeri fu Ferriani, autore di undici punti, poi Bersani e Ranuzzi con nove. Tra gli sconfitti undici punti per Ragnini. La Virtus, sotto 14 a 18 a fine primo tempo, riuscì a recuperare, anche grazie all'uscita per raggiunto limite di quattro falli personali di Battilani, Garbellini e Strong. Erano anni in cui la seconda squadra di Bologna arrivava, in classifica, lontana dalle V nere. Nell'ultima di queste quattro stagioni in cui i bianconeri fecero il pieno nelle sfide contro il Gira, un'altra bolognese, l'OARE, giunse penultima in classifica. Nel 1952/53 il primo successo del Gira, di tredici punti in casa dei bianconeri, allenati da Strong che aveva inseguito la vittoria nel derby da giocatore del Gira e si ritrovò a perderlo anche al primo tentativo sull'altra sponda; al ritorno ci fu il riscatto, anche se con molta più fatica, 40 a 43. In classifica dietro Milano, Virtus seconda con 30 punti e Gira terzo con 29. Posizioni invertite l'anno dopo: girini secondi e bianconeri terzi con dieci punti di distacco, anche in virtù dei due derby persi dalle V nere. Nella stagione successiva le V nere si aggiudicarono il titolo, ma il Gira, quarto, impose il pareggio alla Virtus nel derby di ritorno: con gli arancioni avanti 54-52 a pochi secondi dalla fine, Tracuzzi rubò palla a Lucev, servì Canna che, subito fallo, trasformò i due liberi. Pareggio storico, è infatti l'unico nella storia dei derby a Bologna, ma sarebbe potuto costare caro alla Virtus. Infatti, alla penultima giornata con un solo punto di vantaggio sulla Ginnastica Triestina, le V nere persero in mattinata a Pesaro; proprio il Gira nel pomeriggio batté i triestini in Sala Borsa, così le V nere restarono in testa al campionato e la domenica dopo vinsero il titolo battendo l'Olimpia Borletti Milano. Gira quarto, Motomorini settimo, nella prima delle sue prime quattro stagioni nella massima serie, che la vedranno in un paio di occasioni stare davanti al Gira. La stagione successiva i bianconeri si confermarono tricolori, il sesto scudetto, ma diedero il via anche a una serie di sedici derby consecutivi vinti contro il Gira (dodici nelle sei stagioni dal 1955/56 al 1960/61, anno della retrocessione del Gira dopo spareggio; altri quattro vinti dalle V nere al ritorno degli arancioni nella massima serie, nel 1963/64 e 1964/65). Nella stracittadina di andata del 1956/57 le V nere erano dovute ricorrere a un tempo supplementare per prevalere. Poi nel 1959 si ebbe la fusione tra la Mazzini Motomorini Bologna e il S. Agostino e fu con questa denominazione che nel 1959/60 la squadra si affiancò a Virtus e Gira nel massimo campionato, ma giunse ultima. Era la quinta stagione consecutiva con tre formazioni bolognesi nel torneo di vertice e la sesta in totale. Nel 1965 il Gira scivolò in serie B e venne promosso il S. Agostino, che però dopo un campionato disputato da seconda squadra di Bologna, nel 1966 (anno in cui il Gira perse lo spareggio per risalire) cedette i diritti alla Fortitudo. La storia Virtus-Gira non finì: nel 1968-69 il Gira perse il suo diciassettesimo derby consecutivo contro le V nere, ma in Coppa Italia, perché gli arancioni erano scivolati in serie B. Si trattò di una sconfitta di misura, 51 a 50. Nel 1977 il Gira, targato Fernet Tonic, nel frattempo risalito in A2, venne promosso ed ebbe accesso ai playoff, dove trovò anche Alco e Sinudyne. Otto squadre divise in due gironi, le prime due ammesse alle semifinali; il Gira approfittando dell'assenza di Bertolotti sconfisse subito la Virtus, interrompendo così la serie di sconfitte. La Virtus tricolore con Caglieris, Driscoll, Villalta, Antonelli, Serafini, battuta dal Fernet di Masini, Bariviera, Sacchetti, Anconetani, Patterson. Le V nere rimedieranno, grazie anche alla sofferta vittoria nel derby di ritorno, giocato a Reggio Emilia, approdando così alle semifinali. Alla fine Virtus seconda, Fortitudo terza e Gira settimo, prestazione che non andava a migliorare quella del 1958, con Virtus, Gira e Motomorini nell'ordine, dal secondo al quarto posto. I due campionati successivi videro altri quattro derby Virtus - Gira: i bianconeri vinsero i primi tre ma non l'ultimo, perso per 101 a 100. Era il primo aprile 1979 e fu l'ultimo confronto ufficiale tra le due squadre. Al termine del campionato Fortitudo e Gira retrocedettero, quindi il 1978-79 fu anche il nono e ultimo massimo campionato con tre squadre bolognesi. Dopo il 1979 vennero i trasferimenti del Gira, prima a Castel San Pietro, poi a Ozzano e dal 2011 mantenne solo il settore giovanile. Il bilancio complessivo racconta di trentuno vittorie Virus (una in Coppa Italia) e cinque successi del Gira, con un pareggio. Diciannove i derby amichevoli, anche qui con netta supremazia dei bianconeri, con 14 vittorie e 3 sconfitte accertate, mentre di due gare non è pervenuto il risultato (partitelle di allenamento, una del 1977 e l'altra del 25 gennaio 2001, organizzata soprattutto per permettere alla Virtus di provare il playmaker americano Justin Love). Il primo incontro amichevole si giocò al campo di via De' Marchi il 21 maggio 1950 e fu vinto dal Gira 33-30, l'ultimo il 3 ottobre 2007 a Ozzano vide prevalere la Virtus sponsorizzata La Fortezza, 86 a 76.

QUANDO BOLOGNA SI SPACCÒ SUCCESSE UN '48

Il derby non debuttò con Virtus e Fortitudo: subito dopo la guerra iniziò la saga fra la V nera e il Gira. Con la stessa dose di passione e polemiche. La sfida inaugurale con il neonato club vide il successo dei bianconeri per 36-33. Un'epoca segnata da molti campioni come il fenomenale americano Strong, ottimo tecnico anche nel baseball. Fu il gesuita Frank Germain a firmare il primo storico trionfo dei "girini". Quella volta che il ruvido Rino Di Cera fece saltare i nervi al grande Johnson cacciato dagli arbitri per un cazzotto

di Franco Cristofori - Il Resto del Carlino - 03/12/2005

 

Il primo derby della storia. Dici derby e pensi a Virtus e Fortitudo, senza pensare che tanti anni prima che la F e la V infiammassero Bologna, di derby in serie A ce n'erano già stati tanti e pure traboccanti di passione e di polemiche. Già, perché prima della Fortitudo ci fu il Gira a contendere ai bianconeri il primato sotto le Due Torri. La prima di una lunga serie di sfide fu alla quarta giornata della stagione 1948/49 con uno scenario ben più moderno di quanto si possa supporre. Da una parte una squadra più forte, la Virtus, già scudettata tre volte, piena di nazionali e con un pubblico strabocchevole e storicamente competente; dall'altra una società, il Gira, nato solo qualche anno prima e che inseguiva, insieme ai risultati, anche la popolarità in una piazza monopolizzata dai bianconeri. Per la cronaca, quel derby finì 36-33 per la Virtus e il neonato Gira avrebbe dovuto aspettare parecchio prima di uscire vittorioso dalle mura della Sala Borsa. Facce da derby. Pensi ai personaggi che hanno segnato le sfide cittadine e pensi a Schull, Driscoll, Lombardi e Picchio Orlandi. Ma ci sono facce da derby molto più antiche e segnate da tante battaglie.Tutti ricordano le lezioni morali e tecniche dei Nikolic, dei Peterson, dei Cosic e del Barone ma dimenticano gente come Jimmy Strong, Frank Germain e Rino Di Cera. Difficile riassumere quello che, per esempio, portò a Bologna uno come Strong nell'immediato dopoguerra. Jimmy era uomo che sapeva giocare e insegnare basket così come sapeva giocare e insegnare baseball. Uno che nella pallacanestro è stato su entrambe le sponde avendole amate entrambe con passione. Uno che, quando stava col Gira, fece la promessa di andare a piedi a San Luca se mai fosse riuscito a vincere un derby contro la Virtus ma che, per ironia della sorte, fu proprio quando passò sulla panchina bianconera che il Gira vinse la sua prima sfida cittadina.
Era il 7 dicembre del '52 ed è proprio in questa occasione che ritroviamo un altro protagonista che in queste sfide raggiungeva l'apice dell'agonismo e della voglia di vincere. È Frank Germain, un gesuita dalla buona carriera universitaria a Scranton che, facendo il militare in una base Usa a Vicenza, decise di giocare a Bologna con il Gira. Ne firmò 22 su 58 in quella vittoria storica e beffarda per Jimmy Strong ma detenne soprattutto per anni il primato di marcature in campionato con 53 punti. Giocava da centro puro contro i pari altezza ma quando lo marcava uno più alto usciva dall'area e tirava a due mani da sette metri. Chi non aveva le mani fatate di Frank Germain ma il compito di fare lo stopper sull'avversario più pericoloso era Rino Di Cera, un altro che il derby l'ha segnato, prima con il rifiuto di passare in bianconero, poi con un episodio, a dire il vero non troppo tecnico, per la verità, passato alla storia di BasketCity. Se il Gira aveva Germain, la Virtus rispose in quegli anni con un altro americano di gran livello, quel Johnson che dopo aver studiato medicina nella nostra Università, fece poi una carriera strepitosa negli Stati Uniti. Di Cera in un derby ebbe il compito di marcarlo e deve averlo fatto in una maniera abbastanza rude tanto che Johnson ad un certo punto del derby gli tirò un diretto destro. Non solo il gigante bianconero mancò l'avversario, ma fu cacciato dagli arbitri nello spogliatoio. Quasi quarant'anni prima della rissa che segnò un derby europeo tra Fortitudo e Virtus.

 

GIRA - VIRTUS, IL DERBY È STATO UNA FESTA

Palasport di Ozzano tutto esaurito per aiutare "La casa dei risvegli". Kinder troppo forte e 10 punti di Brkic

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 26 novembre 1999

 

Una festa che quelli di Ozzano, o meglio, quelli del Gira, hanno organizzato nel migliore dei modi. Gli "arancioni" del Gira si mescolano ai bianconeri della Virtus e l'impianto di Ozzano è preso d'assalto da 1.200 persone che per nulla al mondo, nonostante la temperatura polare (all'esterno), avrebbero rinunciato a questo confronto, vent'anni dopo l'ultimo faccia a faccia.

E se fuori dall'impianto - dove si fatica a parcheggiare perché da Bologna arrivano veramente in tanti - fa un freddo cane, dentro fa caldo. Quel tipo di caldo che solo un derby è in grado di sprigionare.

Non c'è tensione, non c'è animosità, ma c'è tanta voglia di divertirsi e di contribuire alle sorti del progetto "La casa dei risvegli Luca De Nigris". A bordo campo per questa festa si sono mobilitati in tanti: ci sono Villalta e Sacchetti, Carletto Muci, Ettore Zuccheri, l'avvocato Porelli, Ranuzzi, Benelli. Tocca ad Andrea Mingardi fare gli onori di casa mentre, durante la presentazione delle squadra, Danilovic e Morandotti si scambiano, scherzosamente, gesti minacciosi. Ricky, addirittura, sembra voler affibbiare un calcione all'ex compagno. I due si abbracciano e ridono. Peccato solo che Morandotti, per un problema al ginocchio, non abbia potuto giocare. La Virtus riabbraccia tre ex perché, oltre a Morandotti, ci sono Bon e il giovane Marco Pappalardo. È il ragazzino vero e proprio showman, a Ozzano s'è già ritagliato una claque, c'è il club "Pappa" a lui intitolato. Poi si parte: Piero Millina si guarda attorno e rispetto a Bruni, suo predecessore nel 1979, guarda la panchina e scopre che non può contare sui centimetri e la classe di Steve Hayes e Marvin Roberts. Messina, rispetto a Driscoll, non ha gli scomparsi ma indimenticabili Cosic e Wells. Ma c'è Danilovic. E Sasha il duro, Sasha il cattivo, interpreta la parte alla grande. Dieci minuti esatti per il serbo che si diverte e, soprattutto, diverte. Sasha che fa l'americano verrebbe da dire: quando esce c'è un'ovazione. La Kinder parte subito 10-0 poi, complice i tre falli rapidi di Frosini, consente il rientro del Gira a bersaglio con i siluri di Coppo, Grossi e Bon. Il Gira è solo a due punti, 10 a 12, ma poi la Virtus riparte. E Messina dà spazio al talento di Brkic, che per ora può giocare solo a livello di giovanili. Il giovanotto è nato a Cesena, ma mamma e papà sono serbi e per le leggi italiane potrà scegliere la cittadinanza solo al compimento dei 18 anni. E la nazionale juniores perde così un talento che a Ozzano ha dimostrato di essere un bel prospetto.

Ecco, infine, il tabellino dell'incontro, arbitrato da Stanghellini e Rimauro, finito sul 90-65 per la Virtus, dopo che la prima frazione si era chiusa sul 47-26.

Gira Calderini: Guarino 8, Bassi 6, Grossi 8, Cagnin 16, Pappalardo 7, Bergami, Coppo 3, Rolando 11 (con l'aggiunta di 6 rimbalzi e 3 stoppate), Nicolosi ne, Morandotti ne, Arbetti 3, Bon 3. All. Millina.

Virtus Kinder: Danilovic 7, Bonora 14, Siniscalco 2, Brkic 10 (4 su 5 al tiro), Pulvirenti 7, Ansaloni 13, Binelli 14, Frosini 12, Michael Andersen 11, David Andersen ne.

C’ERA UNA VOLTA IL DERBY CON IL GIRA

Il racconto dell’altra stracittadina tutta bolognese. Sono trentasette, in totale, le stracittadine disputate dalle V nere contro gli arancioni. Una storia da rileggere.

di Ezio Liporesi – Corriere dello Sport – Stadio – 31/07/2020

Il derby Virtus - Fortitudo è stato disputato oltre cento volte, anche contando solo quelli dell'era moderna, disputati in campionati nazionali a partire dal 1966, tralasciando quelli disputati in tornei locali negli anni '30 e quelli amichevoli. Anche il derby tra Virtus e Gira arrivò a numeri significativi, ne furono disputati trentasette. I primi otto li vinse la Virtus, a partire dalla stagione 1948/49, quella del quarto scudetto consecutivo, fino al 1951/52, due per ogni annata sportiva. Erano anni in cui la seconda squadra di Bologna arrivava, in classifica, abbastanza distanziata dalle V nere. Nell'ultima di queste quattro stagioni un'altra bolognese faceva capolino, l'OARE, penultima in classifica e terza in città. Nel 1952/53 il primo successo del Gira, di tredici punti in casa dei bianconeri, allenati da quello Strong che aveva inseguito la vittoria nel derby da giocatore del Gira e si ritrova a perderlo nuovamente al primo tentativo sull'altra sponda; al ritorno c'è il riscatto suo e della squadra, anche se con molta più fatica, 40 a 43. In campo nomi altisonanti: per la Virtus Ferriani, Bersani, Carlo Negroni, Rapini, Battilani, Gambini, per il Gira Di Cera, Macoratti, Germain, Muci, Lucev, i due Bongiovanni. L'equilibrio cittadino si ripercuote anche sulla classifica: dietro la Milano campione, la Virtus è seconda con 30 punti, il Gira terzo con 29. Le posizioni s'invertono l'anno dopo, con più distacco, i girini secondi a 38, i virtussini terzi con dieci punti di distacco, risultato frutto anche dei due derby persi dalle V nere. Nella stagione successiva c'è il riscatto delle V nere che si aggiudicano il titolo, ma il Gira, quarto, si toglie la soddisfazione di pareggiare il derby di ritorno, facendosi poi perdonare quel punto sottratto ai bianconeri nella penultima giornata: la Virtus sconfitta in mattinata a Pesaro, tira un sospiro di sollievo nel pomeriggio quando il Gira batte la Ginnastica Triestina in Sala Borsa e quel risultato permette alle V nere di mantenere un punto di vantaggio in classifica sui triestini e la domenica dopo di aggiudicarsi il titolo battendo l'Olimpia Borletti Milano. Quel pareggio tra Virtus e Gira del 13 marzo 1955 fu rocambolesco: gli arancioni conducono 54-52 a pochi secondi dalla fine, quando Tracuzzi ruba palla a Lucev, serve Canna che subisce fallo e trasforma i due liberi. Quel pareggio è storico, anche perché è l'unico nella storia dei derby a Bologna. Il Gira arriva quarto e il Motomorini settimo, nella prima delle sue prime quattro stagioni tra i grandi, che la vedranno in un paio di occasioni stare davanti al Gira. La stagione successiva vede non solo il secondo tricolore dei bianconeri ma, tornando al derby tra bianconeri e arancioni, anche l'inizio di una striscia di sedici derby consecutivi della Virtus, anche se in quello di andata del 1956/57 le V nere devono ricorrere a un tempo supplementare per prevalere: dodici nelle sei stagioni dal 1955/56 al 1960/61, anno nel quale il Gira retrocede dopo spareggio; altri quattro sono vinti dalle V nere al ritorno degli arancioni nella massima serie, nel 1963/64 e 1964/65. Nel frattempo nel 1959 si ebbe la fusione tra la Mazzini Motomorini Bologna e il Sant'Agostino ed è con questa denominazione che nel 1959/60 la squadra si affianca a Virtus e Gira nel massimo campionato. È la quinta stagione consecutiva con tre formazioni bolognesi nel torneo di vertice e la sesta in totale. Nel 1965 il Gira retrocede e viene promosso il Sant'Agostino, che però dopo un campionato disputato da seconda squadra di Bologna, nel 1966 (anno in cui il Gira perde lo spareggio per ritornare su) cede i diritti alla Fortitudo e qui, per i derby, comincia un'altra epoca. La storia Virtus-Gira non è però finita: nel 1968-69 il Gira perde il suo diciassettesimo derby consecutivo contro le V nere, ma in Coppa Italia, perché gli arancioni sono scivolati in serie B. Si tratta, però di una sconfitta di misura, 51 a 50. Nel 1977 il Gira, targato Fernet Tonic, che nel frattempo era risalito in A2, viene promosso ed accede ai playoff, dove ci sono anche Alco e Sinudyne. Le otto squadre che si disputano il titolo sono suddivise in due gironi, con le prime due ammesse alle semifinali; il Gira capita con la Virtus e, approfittando dell'assenza di Bertolotti le fa subito lo sgambetto: interrompe così la serie di sconfitte. È la Virtus con il tricolore sul petto, senza il suo capitano, ma con Caglieris, Driscoll, Villalta, Antonelli, Serafini; il Fernet risponde con Masini, Bariviera, Sacchetti, Anconetani, Patterson. Poi le V nere riusciranno faticosamente a rimediare la falsa partenza, grazie anche alla sofferta vittoria nel derby di ritorno, giocato a Reggio Emilia, approdando così alle semifinali. Alla fine Virtus seconda, Fortitudo terza e Gira settimo, prestazione che non migliorerà comunque quella del 1958, con Virtus, Gira e Motomorini nell'ordine, dal secondo al quarto posto. I due campionati successivi vedono altri quattro derby Virtus - Gira: i bianconeri vincono i primi tre ma perdono l'ultimo, 101 a 100. È il primo aprile 1979 ed è l'ultimo derby tra le due squadre. Al termine del campionato Fortitudo e Gira retrocedono, quindi il 1978-79 è anche il nono e ultimo massimo campionato con tre squadre bolognesi. Il bilancio complessivo racconta di trentuno vittorie Virus (una in Coppa Italia) e cinque successi del Gira, con un pareggio.

GIRA - VIRTUS DA RECORD: PIÙ 37 PER LE V NERE 65 ANNI FA

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 13/11/2020

 

13 novembre 1955. I campioni d'Italia della Virtus affrontano il derby contro il Gira. Dirette dagli arbitri Pinto di Roma e Luglini di Monfalcone le due squadre scendono sul campo della Sala Borsa, giunta alla sua ultima stagione d'impianto di casa delle squadre bolognesi. Giocano in trasferta i campioni in carica, ma in un derby ha importanza relativa. Nel primo tempo le V nere conducono ma il Gira regge: all'intervallo 28 a 21 per i bianconeri. Nel secondo tempo il crollo del Gira: in pochi minuti la Virtus raddoppia il vantaggio con un parziale di 10 a 3 e si porta sul 38 a 24. A questo punto la squadra allenata da Garbellini cede nettamente e le V nere scappano letteralmente via, chiudendo vittoriose per 70 a 33. Canna e Calebotta con 14 punti, Rizzi e Gambini con 12 i migliori dei bianconeri, mentre per gli sconfitti dieci punti a testa per Lucev e Rapini, rispettivamente futuro e passato della Virtus pallacanestro. Quei trentasette punti di scarto inflitti dagli uomini di Tracuzzi agli avversari rappresentano il massimo distacco dei derby tra Virtus e Gira. Solo in tre occasioni si sono registrati differenze di punteggio uguali o maggiori nei derby disputati dalla Virtus, sempre in favore dei bianconeri: il 23 dicembre 2000 Virtus - Fortitudo si concluse 99-62 (+37); il 16 settembre 1993, in Coppa Italia i bianconeri sconfissero i biancoblù 101-60 (+41); il 18 ottobre 1959 il S. Agostino fu battuto dalle V nere 47-91 (+44) e quest'ultima gara costituisce il record per quanto riguarda il divario tra le squadre nelle stracittadine giocate dalla Virtus.

Ecco il tabellino del 13 novembre 1955:

Gira Preti Bologna - Lucev 10, Rapini 10, Di Cera 2, Sanguettoli, Pizzi, Movroutsis 8, Macoratti, Paoletti 3, Flutti, Piras.

Virtus Minganti Bologna - Alesini 12, Battilani, Borghi 2, Calebotta 14, Canna 14, Gambini 6, Carlo Negroni 8, Randi 2, Rizzi 12, Tracuzzi.

VIRTUS - OARE

in ordine crolonogico

(aggiornata alla stagione 2023/24)

 

n. stagione competizione in casa p in trasferta p   V 2 O 0 scarto
1 1951/52 serie A Virtus 62 Oare 39   1   +23
2 1951/52 serie A Oare 32 Virtus 42   1   +10

 

30 marzo 1952: Ferriani in OARE - Virtus 32-42

GLI ALTRI DERBY: VIRTUS - O.A.R.E.

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 24/11/2020

 

La stagione 1951/52 è una delle nove in cui Bologna ha avuto tre squadre nel massimo campionato. Oltre a Virtus e Gira, fece la sua apparizione l'O.A.R.E. (Officina Automobilistica Riparazioni dell'Esercito). Così le V nere si trovarono ad affrontare due volte questa formazione. Le due squadre si erano già affrontate in amichevole nella stagione precedente in occasione dell'inaugurazione del campo della Fortitudo e la Virtus aveva vinto 38-24. Il primo incontro ufficiale si disputa il 13 gennaio 1952 e i bianconeri prevalgono nettamente, 62 a 39. Il migliore realizzatore è Dino Zucchi autore di 15 punti, a seguire Ranuzzi con 13 e Rapini con 12. In campo ci sono anche altri nomi mitici, come Ferriani (7), Carlo Negroni (2), Bersani (4), Battilani (6), Gambini (1). C'è anche un americano, Wiener, che segna 2 punti: lascerà pochissime tracce della sua permanenza bolognese, 12 punti in 8 partite. A completare i dieci, Bencivenni. Al ritorno, il 30 marzo 1952, le V nere prevalgono 42 a 32, la formazione è quasi la medesima, con la sola variante di Villani al posto di Wiener. Più della metà dei punti bianconeri sono messi a segno da Ranuzzi (13) e Rapini (11). La Virtus concluderà il torneo al secondo posto, dietro l'Olimpia Milano, l'O.A.R.E. retrocederà insieme alla Pallacanestro Pavia. Virtus e O.A.R.E. si ritroveranno in amichevole nel 1952/53 e nel 1954/55: nella prima occasione le V nere usciranno sconfitte 65-53, nella seconda avranno la meglio per 72-43.

VIRTUS - CESTISTICA MAZZINI MOTOMORINI

in ordine crolonogico

(aggiornata alla stagione 2023/24)

 

n. stagione competizione in casa p in trasferta p   V 7 M 1 scarto
1 1955/56 serie A Virtus Minganti 69 Motomorini 59   1   +10
2 1955/56 serie A Motomorini 45 Virtus Minganti 57   1   +12
3 1956/57 serie A Motomorini 58 Virtus Minganti 64   1   +6
4 1956/57 serie A Virtus Minganti 62 Motomorini 52   1   +10
5 1957/58 serie A Virtus Minganti 79 Motomorini 59   1   +20
6 1957/58 serie A Motomorini 50 Virtus Minganti 64   1   +14
7 1958/59 serie A Motomorini 64 Virtus Minganti 72   1   +8
8 1958/59 serie A Virtus Minganti 74 Motomorini 81     1 -7

 

Dario Zucchi tenta di opporsi ad Achille Canna in un Motomorini - Virtus 50-64 del 4 maggio 1958

(foto tratta dal libro "I canestri della Sala Borsa")

GLI ALTRI DERBY: VIRTUS - MOTOMORINI (CESTISTICA MAZZINI)

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 27/11/2020

 

Nella seconda metà degli anni cinquanta, approda nella massima serie, rimanendovi per quattro stagioni, la Cestistica Mazzini, nata nel 1950 e conosciuta da tutti con il nome del suo sponsor Motomorini, facente capo ad Alfonso Morini. La Virtus campione d'Italia incontra così in otto incontri ufficiali la Motomorini, vincendo i primi sette e perdendo soltanto l'ultimo. La prima sfida è del 4 dicembre 1955, quando la Virtus tricolore batte i concittadini, anch'essi bianconeri, 69-59 con 22 punti di Alesini e 21 di Rizzi. Le V nere, avviate alla conferma del titolo, vincono anche al ritorno 45-57: "Cranio" Alesini è ancora il miglior realizzatore con 15 punti, seguito da Canna con 14. Virtus prima e Motomorini settima a fine campionato, in mezzo il Gira, quarto. Nel campionato successivo le sfide non sono più in Sala Borsa, ma al Palazzo dello Sport: all'andata 58-64 in casa Motomorini, con 27 punti di Canna, al ritorno 62-52, con 16 di Rizzi, 12 di Canna e 11 a testa per Alesini e Calebotta; Virtus seconda, precedendo proprio la Motomorini, mentre il Gira è ottavo. Nella stagione seguente con 27 punti Alesini trascina la Virtus sia all'andata che al ritorno: 79-59 e 50-64. Virtus, Gira e Motomorini in fila indiana dietro l'Olimpia a fine torneo. Nel 1958/59 ancora protagonista Alesini all'andata, 64-52 con 23 di Mario, ben supportato da Fletcher Johnson, 19 punti. Al ritorno l'americano segna 21 punti, ma non bastano ad evitare la prima sconfitta della Virtus contro la Cestistica Mazzini, 74-81. Virtus seconda, Motomorini quarta e Gira settimo. A questo punto la società Cestistica Mazzini si fonde con il Sant'Agostino, prendendo il nome di quest'ultima società. Nella stagione 1956/57 due anche gli incontri amichevoli: nel 1956 nella semifinale del torneo Rosa del Tirreno, con vittoria della Virtus 75-56; nel maggio dell'anno dopo, rivincita della Motomorini vincitrice del Premio Comune di Bologna, battendo in finale 54-51 la Virtus, che in semifinale aveva prevalso sul Gira.

VIRTUS - S. AGOSTINO

in ordine crolonogico

(aggiornata alla stagione 2023/24)

 

n. stagione competizione in casa p in trasferta p   V 4 S 0 scarto
1 1959/60 serie A S. Agostino 47 Virtus Oransoda 91   1   +44
2 1959/60 serie A Virtus Oransoda 80 S. Agostino 51   1   +29
3 1965/66 serie A S. Agostino Alcisa 91 Virtus Candy 94 dts 1   +3
4 1965/66 serie A Virtus Candy 82 S. Agostino Alcisa 77   1   +5

 

Calebotta si appresta a contrastare Bini in un Virtus - S. Agostino nel 1959/60

(foto tratta dal libro "Il S. Agostino")

GLI ALTRI DERBY: VIRTUS - S. AGOSTINO

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 01/12/2020

 

Tra il 18 ottobre 1959 e il 30 gennaio 1966, Virtus e S. Agostino s'incontrano undici volte, anche se solo quattro sono gare ufficiali di campionato. La squadra di Porta Castiglione non riuscì mai a spuntarla, a volte perse nettamente, ma in altre occasioni la vittoria le sfuggì proprio per un nonnulla. La prima assoluta fu nel campionato 1959/60: Il S. Agostino era una neopromossa e aveva inglobato anche la Cestistica Mazzini, più nota con il nome dello sponsor, la Motomorini. Le V nere strapazzarono letteralmente gli avversari che giocavano in casa. La squadra allenata da Tracuzzi partì fortissimo, 0-13, e per gli uomini di Franco Sanguettoli non ci fu nulla da fare; sotto per 17-38 a metà gara, la progressione dell'Oransoda fu inesorabile. Le V nere trionfarono 47-91, un +44 che rappresenta il massimo distacco nei derby disputati dalla Virtus. Il migliore tra i vincitori fu Sardagna con 20 punti. Al ritorno il distacco fu solo un po' meno vistoso, ma la vittoria della Virtus fu nettissima. Verso fine stagione ci fu un derby equilibrato, ma in amichevole: solo un punto questa volta a favore della squadra più blasonata, 74-73. Il S. Agostino arrivò mestamente ultimo con solo tre vittorie e fu condannato alla retrocessione. Il derby così venne a mancare per un po' di tempo. Mentre il S. Agostino cercava di risalire nella massima serie si disputarono altri tre derby amichevoli. Due si disputarono nella stagione 1963/64 e, naturalmente l'Alcisa (nel frattempo a Porta Castiglione era arrivato lo sponsor) li perse entrambe: il primo, terminato 98-70, si disputò il 20 ottobre 1963 e l'incasso fu devoluto in favore delle vittime del Vajont, il torrente che undici giorni prima aveva spazzato via Longarone e i paesi vicini a causa della frana caduta nel bacino creato dalla diga che porta il nome del torrente stesso; un paio di mesi dopo la Knorr ebbe la meglio 69-60. Altra partita senza punti in palio nella successiva annata e ancora un successo Virtus, 62-53, nella stagione che riporta l'Alcisa tra le grandi. Poi il 1965/66, ultima stagione del S. Agostino, vede ben 5 derby contro la Virtus. Il primo è la finale del Torneo di Carrara il 19 settembre, finisce 115-100 per la Candy con 29 punti di Lombardi. Sedici giorni dopo Gianfranco si ripete con gli stessi punti e porta i suoi alla vittoria 89-80 nella prima Coppa Emilia, non bastano all'Alcisa i 30 punti di Hill e i 21 di Sardagna. Le V nere si aggiudicano il torneo con tre vittorie, segue la Fortitudo, poi il S. Agostino e chiude a zero punti il Gira. L'ultimo giorno di ottobre le due squadre tornano a incontrarsi in campionato: è il loro derby più combattuto, la Virtus vince infatti in trasferta, ma le occorre un supplementare per spuntarla 91-94, con 30 punti del solito Lombardi, un incubo per il Sant'Agostino. Altro torneo in dicembre, la Coppa Candy, vinta dall'Honved Budapest. La Candy prevale 85-76 sull'Alcisa e la precede, chiude la classifica il Levski Sofia. Il 30 gennaio la Virtus vince 82-77 il derby di ritorno, una gara combattuta, anche se non come quello dell'andata. L'ultima stracittadina tra le due squadre: a fine stagione il S. Agostino, che si è guadagnato la salvezza, cede il titolo sportivo alla Fortitudo e comincia un'altra storia.

DERBY 11 MARZO

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 11/03/2022

 

Gara di ritorno dell'eliminatoria Zona Nord-Est del campionato di Prima Divisione 1934, è l'11 marzo. Si tratta del primo campionato a livello Nazionale disputato dalle V nere, dopo gli anni dei campionati denominati regionali, ma di fatto cittadini. La Virtus affronta il GUF Galvani e gioca in pratica la sua seconda partita in un torneo in ambito nazionale. I bianconeri, già vincitori all'andata 27-17 si impongono anche in questa gara di ritorno per 14-18.

Ventesima giornata del campionato 1950/51, è l'11 marzo 1951. In Sala Borsa si gioca Virtus - Gira. Il titolo è ormai lontano (la Virtus terminerà terza, ma lontana da Borletti e Ginnastica Roma) e allora questa sfida stracittadina è ancora più sentita. All'andata i bianconeri si erano imposti in casa del Gira per 29 a 48 e le V nere vincono anche la partita del girone di ritorno per 54 a 42 con 14 punti di Dino Zucchi, 12 di Rapini e 9 di Carlo Negroni.

Ecco il tabellino completo delle V nere:

Bendandi, Bersani 8, Ferriani 7, Lanzarin, Carlo Negroni 9, Rapini 12, Rinaldi 2, Dario Zucchi 2, Dino Zucchi 14, Roberto Bonaga.

Ventesima giornata del campionato 1972/73, è l'11 marzo 1973. Al Palasport si gioca Alco - Norda. Le V nere hanno già vinto all'andata per 75 a 68, ma qui manca Fultz, con stivaletto di gesso a bordo campo; Serafini gioca solo gli ultimi sei minuti a causa di uno strappo inguinale, ma c'è un grande Bertolotti che segna 30 punti e anche grazie alla difesa a zona che manda in confusione gli avversari, la Norda vince 58-71. dopo un effimero vantaggio Fortitudo, 20-15, Gergati dà alla squadra ritmo e canestri da fuori; dopo 8'30" la Virtus sorpassa 20-21, alla pausa è 30-36 e ad inizio ripresa, con un parziale di 0-6, la Norda si porta sul 30-42. A sei minuti dal termine, sul 52-59 entra Serafini e la Virtus chiude definitivamente il conto 58-71. Per la prima volta la Virtus vince i due derby di campionato.

Ventiduesima giornata del campionato 2006/07, è l'11 marzo 2007. Al Paladozza la Vidivici vince il derby numero 99 tra Virtus e Fortitudo: 81 -92 il finale di una partita palpitante. Le V nere si concedono il bis stagionale al PalaDozza, trascinata dai 22 di Blizzard e dai 24 di Drejer. Gran partenza della Vidivici, che vola sul 2-10 dopo 4'. Drejer sembra quello dei giorni migliori fin dalle prime battute, ed è lui, con 8 punti in 6', l’ispiratore del break che vale il +14 per le Vu nere al 7'. Ataman mischia le carte e spreme 6 punti preziosi da Norris, per il 16-24 di inizio secondo quarto, il primo si era chiuso 13-24; dall’altra parte, gravato di due falli, Travis Best lascia spazio a Ilievski. La Virtus non si scompone e strappa di nuovo ispirata anche da due triple filate di Brett Blizzard, arrivando sul +18 al 15'. Le iniziative personali di Belinelli sono il baluardo biancoblù dopo il +20 firmato da Vuckevic, e la Climamio chiude a -18 all’intervallo. La ripresa sembra da subito un’altra storia, all’insegna di un ritmo molto superiore e di una striscia di Edney, che infila 10 punti in 4'30" e riporta a -10 la Climamio. Sontuosa la risposta di Blizzard, che spara 3 triple letali, respingendo il ritorno dei padroni di casa fino al -8 di fine terzo quarto, 61-69. La Virtus ripropone Best, gravato di 4 falli, ma l’ex Nba non è in giornata; chi si innalza sugli scudi, invece, è James Thomas, che fa la voce grossa sotto canestro con punti e rimbalzi. Mancinelli sigla il -2 al 33', ma la reazione bianconera è ancora superba: tripla frontale di Drejer (al primo cesto della ripresa), suo assist per la schiacciata di Lang e nuovo +7 dopo 1’, 71-78; tripla di Blizzard per il +8, 73-81. Best esce per falli e lascia la Vidivici con una dote di 6 punti da difendere in poco più di 2'. Edney sigla il -4, ma la giocata decisiva la firma Dusan Vuckevic, con la tripla che chiude i giochi a 60" dal termine.

LE NOVE STAGIONI CON TRE SQUADRE DI BOLOGNA NELLA MASSIMA SERIE

di Ezio Liporesi

Virtus - Gira - O.A.R.E.         1951-52
Virtus - Gira - Motomorini      1955/56 - 1956/57 - 1957-58 - 1958-59
Virtus - Gira - Sant'Agostino  1959-60
Virtus - Gira - Fortitudo.        1976-77 (playoff con il Gira proveniente dalla A2) - 1977-78 - 1978-79

DERBY STRETTI

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - dal 29/08/2023 al 02/02/2024
 

La storia della Virtus, attraverso i derby più emozionanti, quelli vinti dalle V nere, con uno scarto non superiore ai 6 punti, al supplementare o terminati in parità quando il regolamento lo consentiva.

 

Virtus - Gira 38-33 - 5 dicembre 1948

Quarta giornata del massimo campionato 1948/49, quello che si concluderà con il quarto scudetto consecutivo delle V nere. Virtus e Gira si affrontano nel derby. Il Gira all'intervallo è avanti 18 a 14 e recrimina anche su molti tiri liberi falliti. Nella ripresa la rimonta bianconera fino al 38-33 finale. La gara si svolse in una Sala Borsa particolarmente gremita. Ferriani risultò il migliore nella formazione campione d'Italia.

Virtus: Marinelli (3), Bersani (9), Negroni Carlo (6), Ferriani (11), Ranuzzi (9), Setti, Zucchi Dino, Zucchi Dario, Rinaldi, Bertoncelli.

Gira: Strong (2), Ragnini (11), Battilani (5), Garbellini (4), Muci (4), Perin (1), Locci (2), Sanguettoli (1), Bonaga (3), Suttini.

Arbitro: Pinto di Roma.

 

Virtus - Gira 33-30 - 20 novembre 1949

Gara molto emozionante ed accesa, Renzo Ranuzzi viene espulso, ma alla fine la Virtus prevale 33-30.

Virtus: Bendandi, Bersani (4), Negroni Carlo (5), Ferriani (7), Ranuzzi (2), Zucchi Dino, Zucchi Dario, Rinaldi, Marinelli (6), Rapini (9).

Gira: Strong (4), Battilani (2), Garbellini, Bongiovanni Giorgio (11), Bongiovanni Alfonso, Perin (2), Locci, Sanguettoli, Bonaga, Di Cera (11).

Arbitro: Antonini di Milano e Testa di Torino.

 

Gira - Virtus 32-36 - 9 dicembre 1951

Un derby rocambolesco nel dicembre del 1951: un primo tempo tutto del Gira, chiuso 14-6, ma con i girini che si rinchiudono in una prematura "mela" per conservare il vantaggio al riposo. Il secondo tempo si apre con un parziale di 3-22 che lancia la Virtus verso la vittoria. Sala Borsa stipata e il cronista di Stadio Roberto Tranquillo auspica la costruzione di un Palazzo dello Sport per la città di Bologna. I lavori cominceranno nel 1954 e l'inaugurazione sarà nel 1956.

Gira: Bongiovanni Giorgio (9), Presca (5), Di Cera (4), Sanguettoli (10), Muci, Garbellini (3), Flamini, Locci, Bongiovanni Alfonso, Lelli (1).

Virtus: Battilani, Bersani, Ferriani (10), Ranuzzi (5), Rapini (13), Negroni Carlo (4), Zucchi Dino (4), Gambini, Bencivenni, Wiener.

Arbitri: Casini di Roma e Luglini di Monfalcone.

 

Gira - Virtus 40-43 - 22 marzo 1953

Il 7 dicembre 1952 il Gira aveva battuto la Virtus a domicilio: non si trattava solo della prima vittoria degli arancioni contro i bianconeri dopo 9 derby di campionato vinti dalle V nere contro il Gira, ma anche della sconfitta della Virtus dopo una serie di 35 vittorie in casa che durava dal 1949/50 (ultima sconfitta risaliva al 18 dicembre 1949). Chiaramente al ritorno c'è spirito di rivalsa e i bianconeri, dopo aver chiuso il primo tempo in vantaggio di un punto, 27 a 26, vincono 43 a 40 in casa del Gira.

Gira: Bongiovanni Giorgio (7), Presca (7), Germain (10), Lucev (7), Di Cera (6), Macoratti (2), Muci, Garbellini (1), Perin, Locci.

Virtus: Battilani (2), Bersani (2), Ferriani (8), Ranuzzi (13), Rapini (10), Negroni Carlo (7), Zucchi Dino (1), Gambini, Zucchi Dario.

Arbitri: Luglini di Monfalcone e Sticotti di Udine.

 

Gira - Virtus 54-54 - 13 marzo 1955

Dopo 10 vittorie della V nere e 3 dei Girini, il 13 marzo 1955, per la prima volta il derby Virtus - Gira termina in pareggio e rimarrà l'unica volta in 37 edizioni di campionato. Con arbitri Sussi di Livorno e Luglini di Monfalcone, il primo tempo registra un certo equilibrio di azioni. La Virtus affronta l'avversario con l'arma dei tiri piazzati (Zia è in gran forma e insacca di precisione). Al sesto minuto entra Tracuzzi e movimenta il gioco. Nella ripresa la Virtus trova continuità e al sesto ha cinque punti di vantaggio, al decimo il divario è n doppia cifra, 47-37, la Virtus rallenta e in tre minuti il Gira si fa sotto pericolosamente, 47-46. Un minuto dopo parità a quota 48. Al 15' e al 16' il punteggio è ancora in equilibrio. Entra Tracuzzi ma le cose non cambiano. Sul 50 pari si entra nei tre minuti finali. Gira in vantaggio con Lucev, ma Canna pareggia in contropiede. Mancano venti secondi, Garbellini segna dalla media distanza, ma poco dopo Canna subisce fallo sotto canestro ed è freddissimo nei liberi. Sfuma la possibilità di vincere per il Gira che tornerà al successo contro la Virtus in campionato solo nella poule di classificazione per i playoff del 1977, dopo averne persi diciassette. Con il pareggio di quel 13 marzo la Virtus continuò la sua marcia verso lo scudetto, il suo quinto. Non fu solo l'unico pareggio tra Virtus e Gira, ma l'unico in un derby con le V nere in campo e anche l'ultimo pareggio della Virtus in campionato e in Sala Borsa (nelle coppe per questioni di differenza canestri qualche pareggio in seguito c'è stato, l'ultimo a Le Mans il 5 marzo 2019 in Champions League). Infatti la conclusione senza vincitori né vinti durerà nel massimo campionato solo per il termine di quel torneo e per quello successivo. Poi, in concomitanza con il trasferimento del campo di casa dalla Sala Borsa di via Ugo Bassi al Palazzo dello Sport in Piazza Azzarita, fu abolito il pareggio e in caso di parità al quarantesimo minuto fu introdotto il tempo supplementare di cinque minuti, da giocarsi ad oltranza in caso di ulteriore parità. Curiosamente la prima gara che vide la Virtus impegnata nel tempo supplementare fu ancora un Virtus Gira terminato 45 a 42 nella seconda giornata del campionato 1956/57. La Virtus poi si troverà ovviamente a giocare i tempi supplementari in tante occasioni con un record di tre verificatosi ben tre volte: in Snaidero Udine - Virtus 84 a 78 del 2 febbraio 1969, Virtus Vanoli Cremona 116-100 del 26 dicembre 2010 e Virtus - Enel Brindisi 115-109 del 24 gennaio 2016.

Gira: Bongiovanni Giorgio (4), Mascioni (13), Lucev (10), Di Cera (7), Fontanesi, Perin,  Macoratti (16), Garbellini (4), Locci, Cappelletti.

Virtus: Battilani, Borghi, Calebotta (23), Canna (7), Gambini (5), Negroni Carlo, Verasani, Rizzi (3), Tracuzzi (1), Zia (15).

Arbitri: Sussi di Livorno e Luglini di Monfalcone.

 

Virtus - Gira 55-50 - 12 febbraio 1956

Era un febbraio particolarmente gelido, ma quel giorno in Sala Borsa faceva un caldo torrido, era in programma infatti Virtus - Gira e non era un derby qualunque. Già il campionato 1955/56 si concluse presto, subito dopo la metà di marzo, ma addirittura il verdetto per l'assegnazione del titolo arrivò più di un mese prima, proprio quel 12 febbraio: battendo i concittadini le V nere diventarono irraggiungibili in classifica, conquistando di fatto il sesto titolo tricolore. Quella stracittadina, però, ebbe anche un'importanza che travalicò i confini di quella stagione, fu infatti il quarto di quel campionato (nella massima serie c'era anche la Motomorini) e quindi l'ultimo derby disputato dalle V nere in Sala Borsa: infatti la pallacanestro bolognese dall'annata sportiva successiva si trasferì nel nuovo Palasport di Piazza Azzarita. Meno di un anno prima, nell'aprile 1955 il Gira battendo la Ginnastica Triestina nella penultima giornata aveva permesso alle V nere, sconfitte a Pesaro, di restare al comando della classifica, facendo ai bianconeri un regalo fondamentale per la conquista del quinto scudetto; ora di nuovo il Gira nel giorno della festa, ma non è stata una gara facile. La Virtus Minganti era sotto 18 a 21 al termine del primo tempo e solo nella ripresa è riuscita a prendere il vantaggio decisivo per la vittoria finale arrivata con il punteggio di 55-50. Le restanti cinque gare, la sconfitta di Pavia e quattro vittorie, servirono solo a sancire l'esatta classifica finale con le V nere prime con 19 vittorie in 22 partite e undici punti di vantaggio sulla seconda, l'Olimpia Milano.

Virtus: Alesini (13), Battilani n.e., Borghi, Calebotta (14), Canna (15), Gambini (7), Negroni Carlo (4), Randi n.e., Rizzi (2), Tracuzzi n.e.

Gira: Di Cera (6), Rapini (9), Mouroutsis (11), Macoratti (12), Lucev (12), Paoletti, Muci n.e., Sanguettoli n.e., Pizzi n.e., Flutti n.e.
 

Virtus - Gira 45-42 dts - 28 ottobre 1956

Bologna è già la capitale del basket. In serie A ci sono ben tre squadre, il 12 settembre è stato inaugurato il nuovo Palasport con il Trofeo Mairano, riservato alle squadre nazionali e in quella italiana figuravano ben sette "bolognesi": Alesini, Calebotta, Gambini e Canna della Virtus Minganti, Lucev e Macoratti del Gira Preti e Sardagna della Moto Morini (anche Lucev e Sardagna diventeranno poi giocatori della Virtus). Alla prima giornata di campionato le tre squadre della città vincono tutte: il Gira in anticipo, nella prima gara di campionato disputata in piazza Azzarita, batte la Stella Azzurra Roma, la MotoMorini strapazza il Simmenthal, la Virtus, unica delle tre a giocare in trasferta, passa a Viareggio. Alla seconda giornata, la Virtus gioca la sua prima gara nel nuovo impianto, ed è un derby: il 28 ottobre i bianconeri devono, infatti, affrontare il Gira. Nervosismo in campo, nel primo tempo non è una bella gara e le due formazioni vanno al riposo sul 12 a 11. Nel secondo tempo cresce il livello del gioco, ma la partita resta combattutissima e al quarantesimo il punteggio è di 40 pari. Da quest'anno non è più ammesso il pareggio e c'è l'innovazione del tempo supplementare, cinque minuti in più per decretare la squadra vincitrice e nel caso di ulteriore parità se ne giocano altri finché una delle due compagini non prevale. É il primo supplementare disputato dalle squadre bolognesi, il primo al palasport, il primo in un derby, ma anche il primo nel campionato italiano. Prevalgono alla fine le V nere guidate da Tracuzzi per 45 a 42. Sarà anche l'unico, dei trentasette derby Virtus - Gira, trentasei di campionato e uno di Coppa Italia, terminato con la necessità di giocare i cinque minuti aggiuntivi.

Virtus: Canna (10), Andreo n.e., Alesini 9, Borghi n.e., Calebotta (8), Rizzi (6), Gambini (3), Negroni Carlo, Chalhoub (4), Lamberti (5).

Gira: Lucev (9), Di Cera, Paoletti (3), Macoratti (16), Mouroutsis  (6), Muci (2), Angelini n.e., Rapini (6), Flutti, Angori n.e.

Arbitri: Chimenti e Sussi di Livorno.

 

Motomorini - Virtus 58-64 - 15 dicembre 1956

Prima di questo incontro, dal 18 novembre al 9 dicembre, per un intreccio curioso del calendario e dei risultati, la Virtus aveva battuto tre squadre in quel momento al vertice: Stella Azzurra Roma, Pesaro e, dopo la sconfitta a Varese, il Simmenthal Milano. ritrovandosi al comando con gli stessi milanesi e i varesini. Si gioca al Palazzo dello Sport, di sabato sera in anticipo alle ore 22, il terzo derby tra la Cestistica Mazzini, più nota come Motomorini, dal nome del proprietario sponsor, Commendator Morini ed è una sfida molto più combattuta delle precedenti. La Virtus soffre, sta sotto anche di sei punti nel primo tempo, chiuso in svantaggio 32-31, poi fatica anche nella ripresa, ma nel finale recupera e vince 58-64, con 27 punti di Canna, 12 di Alesini, 9 di un Calebotta menomato per un ginocchio malandato (anche Negroni ha giocato in condizioni precarie essendo febbricitante) e 7 di Chalhoub importante nel finale. La sconfitta di Varese a Milano lascia le V nere al comando insieme al Simmenthal, un motivo in più per festeggiare la vittoria nel derby.

Motomorini: Roubanis (12), Zucchi (2), Sardagna (21), Cozzi (14), Ranuzzi (3), Castaldi (4), Salomoni (1), Zagatti (1), Veneri, Geminiani.

Virtus-Minganti: Gambini (2), Alesini (12), Rizzi (5), Canna (27), Calebotta (9), Borghi, Negroni (2), Andreo, Chalhoub (7), Lamberti.

Arbitri Luglini e Plocker di Monfalcone.

 

S. Agostino - Virtus 91-94 dts - 31 ottobre 1965

Dopo il Gira, l'O.A.R.E. e la Motomorini è la volta di un altro derby bolognese. Il Sant'Agostino, la squadra di Porta Castiglione, era già stata nella massima serie nel 1959/60, una delle nove annate nelle quali Bologna presentava tre squadre al via, le altre al solito erano Virtus e Gira (nelle quattro stagioni precedenti era stata la Motomorini a far compagnia a bianconeri ed arancioni, poi la squadra del commendator Morini nel 1959 si sciolse), ma in quella stagione le V nere non ebbero difficoltà a battere il S. Agostino con larghissimi punteggi. Tutt'altra storia nel 1965/66, il Gira è appena retrocesso e quindi le sfide Virtus Candy - S. Agostino Alcisa rappresentano gli unici derby bolognesi. Quello di andata è già alla seconda giornata, con la Virtus "in trasferta". Alle V nere sono necessari 30 punti di Lombardi, 22 di Cosmelli e un tempo supplementare per avere ragione degli avversari. Risultato finale 91-94.

I punteggi dei bianconeri:

Virtu Candy: Giomo Augusto (2), Pellanera (6), Lombardi (30), Zuccheri (10), Werner (14), Dondi Dall’Orologio Giovanni, Cosmelli (22), Calebotta (2), Bonetto (4), Borghetti (4).

 

Virtus - S. Agostino - Virtus 82-77 - 30 gennaio 1966

Anche al ritorno la Virtus soffre, ma alla fine la spunta 82-77, con 32 punti di un grande Zuccheri, 18 di Werner e 10 di Cosmelli. Così il bilancio dei derby ufficiali contro il S. Agostino è di 4-0, ma l'anno dopo la squadra di Porta Castiglione cederà il titolo alla Fortitudo...l'inizio di un'altra storia di derby.

I punteggi dei bianconeri:

Virtus Candy:  Giomo Augusto (7), Pellanera (7), Lombardi (2), Zuccheri (32), Werner (18), Dondi  Dall’Orologio Giovanni, Cosmelli (10), Calebotta, Bonetto (6), Borghetti.

 

Gira - Virtus 50-51 - 3 novembre 1968

Sedicesimi di finale di Coppa Italia 1968/69, gara unica. Il Gira da qualche anno è retrocesso, ma ritrova la Virtus nel primo incontro di Coppa Italia. Vincono le V nere, ma di strettissima misura, 50-51. Il cammino della Virtus, dopo aver eliminato Livorno sempre in partita secca, si arresterà poi al quarti di finale, nel doppio confronto contro Padova.

 

Virtus - Fortitudo 71-70 - 15 marzo 1970

Ottavo derby tra Virtus e Fortitudo e fin qui il bilancio è sfavorevole alla Virtus, 2-5, ma soprattutto le V nere hanno perso quelli più combattuti, gli ultimi due, di quattro punti nel girone di ritorno del campionato precedente e di tre punti nella gara di andata del campionato in corso ed ha una striscia aperta di quattro sconfitte. Ma quel 15 marzo la storia cambia. In realtà sembra inizialmente che la Virtus (senza sponsor) si avvii verso l'ennesima sconfitta, infatti sono gli uomini di Lamberti, cresciuto in Virtus, a partire meglio, accumulando nei primi 15 minuti 16 punti di vantaggio, 20-36, ma con sei improvvisi contropiedi a bersaglio i bianconeri riescono a ridurre notevolmente il disavanzo con questo parziale di 12-0, andando al riposo sotto di sole 4 lunghezze, 32-36. Nella ripresa l'Eldorado continua a gestire la gara, ma ben presto i suoi giocatori si caricano di falli, permettendo alla Virtus di stare aggrappata al match. La Fortitudo sembra comunque in grado di prevalere, grazie soprattutto ai 29 punti di Schull, che però commette qualche fallo di troppo e sbaglia qualche tiro, tenendo così in vita le V nere. A 12" dal termine, sul 69-70, un tap-in di Driscoll, dopo un'incursione di Cosmelli, permette alla Virtus il sorpasso che risulterà decisivo, 71-70. Infatti nell'ultima azione Calamai, appena entrato al posto di Angelini, uscito per 5 falli, usufruisce di 2 liberi, ma li fallisce entrambi, decretando il successo della squadra di Paratore, tra il tripudio dei tifosi bianconeri. Lombardi con 22 punti, Cosmelli con 21 e Driscoll con 16, tra cui il canestro della vittoria, i migliori bianconeri. Per la prima volta la Virtus batte la Fortitudo di stretta misura...accadrà tante altre volte.

Virtus: Beretta, Regno n.e., Lombardi (22), Zuccheri (4), Rundo (1), Buzzavo, Serafini, Driscoll (16), Cosmelli (21), Nanni (7).

Fortitudo: Sgarzi n.e., Orlandi (10), Bergtonzoni (10), Pellanera (10), Cavallini, Calamai, Bruni (5), Schull (29), Pagnanini, Angelini (6).

Arbitri: Rossini di Milano e G. Burcovich di Venezia.

 

Fortitudo - Virtus 73-78 - 2 gennaio 1972

Novemila persone al derby del 2 gennaio, palasport anche oltre il tutto esaurito (i dati ufficiali parlano di 7271 paganti e un migliaio di abbonati, per un incasso di 12.626.870 lire). L'atmosfera ancora festosa per il recente Capodanno, ma soprattutto per l'impresa delle V nere nella precedente gara, la vittoria 82-79 contro il Simmenthal del 23 dicembre, induce Porelli a inventarsi un fuori programma: ed ecco Jimmy il fenomeno, Luigi Origene Soffrano, pugliese di Lucera, classe 1932, che partecipò in quasi cinquant'anni di carriera ad oltre cento film soprattutto come comparsa, conosciuto in ambito sportivo per le sue irruzioni frequenti nelle manifestazioni sportive. Quel giorno è affiancato da due miss in minigonna, stivaloni bianchi e maglietta Norda, una bionda e una mora, ad elettrizzare il pubblico. La Virtus, che il calendario pone in trasferta, parte forte, 0-6 e al 13' è avanti 21-33; all'intervallo più dieci per i bianconeri, 34 a 44. Nella ripresa le V nere scappano, 48-68 a metà secondo tempo. Lamberti, allenatore Fortitudo cresciuto in Virtus, ordina una difesa a uomo aggressiva, mentre Nico Messina, allenatore bianconero, fa esperimenti e così il divario diminuisce ma la Virtus non rischia mai e vince 73-78. Derby nel derby la solita sfida Fultz-Schull vinta dal primo che ha segnato 27 punti contro i 24 del Barone. In doppia cifra per le V nere Bertolotti, 17 punti, Albonico e Serafini 10; nella squadra di casa Bergonzoni con 15 punti, l'ex Lombardi con 12 e Stefanini con11. Entrambe le squadre hanno segnato con soli sei uomini.

Fortitudo Eldorado Bologna: Bacci, Orlandi (9), Bergonzoni (15), Stefanini (11), Stagni, Pellanera (2), Bruni, Bianchi, Schull (24), Lombardi (12).

Virtus Norda Bologna: Albonico (10), Gergati (8), Sacco, Beretta, Benelli, Buzzavo, Fultz (27), Ferracini (6), Serafini (10), Bertolotti (17).

Arbitri: Vietti di Padova e Albanesi di Busto Arsizio.

 

Virtus - Fortitudo 62-60 - 13 aprile 1974

Sabato di Pasqua. Al palasport di piazza Azzarita, tutto esaurito, è in programma l'attesissimo derby di basket. Infortunato Gianni Bertolotti, Dan Peterson, allenatore della Sinudyne, affronta la stracittadina schierando in campo solo sei uomini, affidandosi sempre alla difesa a uomo, mentre Alberto Bucci, coach dell'Alco, mette sul parquet otto giocatori, alternando zona e uomo. Splendido primo tempo della Virtus, chiuso avanti di quattordici punti, con 16 su 28 al tiro, oltre il 57%. I bianconeri sono trascinati da un ottimo Serafini che, oltre a marcare McGregor, mette a segno anche un 5 su 5, che diventerà alla fine un 10 su 16, 20 punti totali; meglio del numero tredici, per punti segnati, fa il suo compagno Fultz, 24 punti con 6 su 11 (11 su 19 alla fine). A parte McGregor, deficitaria la Fortitudo nella prima frazione: Fabris 0 su 6, Arrigoni 0 su 4, Viola 2 su 6 e Biondi 0 su 3. A inizio ripresa l'Alco arriva a meno sei, ma al 26' si è di nuovo sul più quattordici per le V nere, 46-32. I pochi uomini ruotati dall'allenatore della Virtus fanno affiorare un po' di stanchezza, ma al 33' i bianconeri conservano ancora dieci punti di vantaggio. Passano ancora due minuti e mezzo e la Fortitudo si fa minacciosa sul 56-50 e al 16'30" è sotto solo di quattro punti, 58-54. Trascorrono altri novanta secondi, ma il divario resta immutato, 60-56. La Virtus sbaglia con Benelli da sotto; comincia la volata con la squadra di Bucci priva di McGregor, Fabris e Arrigoni fuori per raggiunto limite di falli. Sbaglia Fultz, lo imita dall'altra parte Orlandi, poi nuovo errore, questa volta di Serafini, e allora l'Alco accorcia ulteriormente con Stefanini, 60-58 a un minuto e mezzo dalla fine. Segna Fultz, poi Orlandi per il 62-60, ma commettendo fallo, Antonelli sbaglia, però, entrambi i liberi e si rimane sul più due per la Virtus. Bergonzoni fallisce il canestro del pareggio, nuovo errore bianconero, Orlandi parte in contropiede ma inciampa e cade. A questo punto la Virtus congela il gioco, tiene palla, rinuncia per ben tre volte ad andare in lunetta e vince 62-60, riuscendo a non pagare dazio per gli otto tiri liberi sbagliati da Gergati, Antonelli, Serafini e Benelli nel pieno della rimonta avversaria. Un successo tanto faticoso, quanto meritato. L'Alco paga la tardiva entrata in partita. La Virtus raggiunge così a quota otto la Fortitudo nel conto dei derby vinti in serie A: un evento storico, da allora, infatti, mai più la Fortitudo sarà in vantaggio nel computo totale in campionato. A fine campionato la Sinudyne arriverà quinta con trenta punti. Dopo il termine del campionato si disputerà la fase finale della Coppa Italia a Vicenza: saranno proprio le V nere a trionfare, battendo in semifinale il Saclà e in finale la Snaidero Udine. La Fortitudo terminerà invece al penultimo posto del campionato, con otto vittorie in ventisei gare, davanti alla Maxmobili Pesaro e appaiata a Fag Napoli e Snaidero. Furono proprio queste ultime a salvarsi negli spareggi di Genova, ma l'Alco, retrocessa, fu poi ripescata grazie alla rinuncia del Saclà Asti, che nella stagione successiva s'iscrisse alla serie B.

Virtus Sinudyne: Albonico (2), Gergati (2), Antonelli (6), Fultz (24), Serafini (20), Benelli (8), Valenti ne, Natali ne, Ranuzzi ne, Pedrotti ne.

Fortitudo Alco: Bergonzoni (4), Viola (12), Arrigoni (6), McGregor (20), Fabris, Orlandi (10), Biondi, Stefanini (8), Monari ne, Sgarzi ne.

Albanesi di Busto Arsizio e Carmina di Milano.

 

Fortitudo-Virtus 81-84 dts - 14 marzo 1976

Derby in trasferta. Antonelli parte in sordina, poi un timeout lo sveglia e segnerà alla fine 26 punti. L’Alco che aveva preso vantaggio viene avvicinato e poi raggiunto, ma la gara si gioca sul filo dell’equilibrio: sul +1 Virtus, Benevelli allo scadere fa 1 su 2 dalla lunetta e si va al supplementare. Nella Virtus segnano solo in cinque, ma bastano per mettere un altro importante tassello nella corsa scudetto: Vince la Sinudyne 84-81 (primo tempo 37-38, secondo tempo 76-76).

Fortitudo Alco: Rusconi (6), Casanova, Leonard (31), Benevelli (17), Biondi, Giauro (9), Polzot (2), Benelli (4), Arrigoni (12), Polesello.

Virtus Sinudyne: Caglieris (10), Antonelli (26), Valenti, Sacco, Martini, Bonamico, Driscoll (15), Serafini (17), Tommasini 0, Bertolotti (16).

Arbitri: Fiorito e Martolini di Roma.

 

Fortitudo-Virtus 77-82 - 2 gennaio 1977

Campionato 1976/77, quindicesima giornata, 2 gennaio 1977. La Virtus campione d'Italia, con il tricolore sul petto, conquistato nell'aprile precedente, uno scudetto che mancava alle Vu nere da 20 anni, deve affrontare la Fortitudo nel derby. La Sinudyne ha vinto dodici delle quattordici gare precedenti, ha patito un solo calo nella nona e decima giornata, con le sconfitte a Roma e in casa contro Varese. Non è una sorpresa, le Vu nere venivano anche da un precampionato sfavillante, cinque tornei vinti con quindici vittorie in quindici incontri, più altre due vittorie in amichevole contro Fortitudo e Pesaro: 17 su 17! In quella domenica d'inizio del 1977 è reduce dal successo contro Forlì, ottenuto nell'ultima gara dell'anno precedente, il 29 dicembre per 122 a 97, un punteggio che le Vu nere raggiungeranno altre tre volte nella loro storia ma senza mai superarlo. L'Alco, che fino al 29 dicembre era appaiato a Forst Cantù e Mobilgirgi Varese con tre sconfitte, perdendo proprio in casa della Mobilgirgi è stato staccato dalle due squadre lombarde. Dunque due sole vittorie separavano le due squadre bolognesi prima del derby. Nella Fortitudo tutto il peso dell'attacco è sulle spalle di Leonard (37 punti con 16 su 24 al tiro e una quindicina di rimbalzi catturati), Raffaelli (18) e l'ex Benelli (16): i tre segnano 71 dei 77 punti dell'Alco. Più distribuiti i punteggi in casa Sinudyne: il mattatore è Bertolotti, autore di 24 punti, poi ci sono i 18 di Driscoll, i 12 di Serafini, i 10 di Villalta. Davanti a 7000 spettatori, la prova di squadra delle Vu nere ha avuto la meglio sulla grande prestazione dell'americano della Fortitudo, 82 a 77 per la Sinudyne che aveva vinto anche il derby di andata per 89 a 80. Da sottolineare la grande precisione in lunetta: il primo tiro libero fallito della gara si è registrato dopo qualche minuto della ripresa. Dopo la stracittadina gruppo sgranato in testa, Sinudyne 26, Forst 24, Mobilgirgi 22, Alco 20. Le quattro squadre concluderanno davanti a tutte la regular season (Virtus 38, Varese e Cantù 30, Fortitudo 28) e anche il campionato con la Mobilgirgi campione, la Virtus seconda, Fortitudo terza e Forst quarta. Al settimo posto il Gira, proveniente dalla serie A2, ma che nei playoff ha fatto tremare la Virtus che ha dovuto faticare per qualificarsi alle semifinali, proprio a scapito dei concittadini.

Fortitudo Alco: Stagni, Orlandi, Casanova (2), Leonard (37), Biondi (4), Bonamico, Raffaelli (18), Benelli (16), Arrigoni, Baldelli n.e.

Virtus Sinudyne: Caglieris (6), Valenti (2), Antonelli (10), Sacco, Martini, Villalta (10), Driscoll (18), Serafini (12), Pedrotti, Bertolotti (24).

Arbitri: Fiorito e Martolini di Roma.

 

Fortitudo-Virtus 82-84 - 30 ottobre 1977

Seconda giornata di campionato. Parte 4-0 la Fortitudo, poi punteggio a lungo in equilibrio: 14-14 al 7', 23-22 al 10'. Trascinata da Roche (30 punti) e Driscoll (20), la Sinudyne, guidata da Dan Peterson, sorpassa e allunga con sei punti consecutivi in due minuti, 23-28. Il dominio bianconero continua (una perla il rimbalzo di Driscoll con lancio in contropiede a Roche che vola a canestro) e all'intervallo le V nere comandano 38-52. Al 10' sono ancora 14 i punti di vantaggio dei bianconeri, 56-70. Qui con imperiosa rimonta (parziale di 18-6) l'Alco raggiunge quasi la Virtus, 76-74 al 36'. Allunga la Sinudyne con Roche, ma l'Alco torna a meno due, 84-82. Ci sarebbe anche il pareggio di Biondi ma viene annullato dagli arbitri per un fallo antecedente in attacco. Palla Virtus e punteggio che non muta più. Alla fine nervosismo e tafferugli con intervento della polizia e anche qualche arresto. Un brutto finale di un bel derby. Decisiva la prima coppia americana della Virtus, infatti questa è la prima stagione del doppio straniero.

Fortitudo Alco: Valenti, Casanova (2), Cummings (14), Raffaelli (26), Biondi (15), Orlandi, Ferro n.e., Benelli (7), Arrigoni (4), Polesello (14).

Virtus Sinudyne: Caglieris (12), Baraldi n.e., Antonelli, Roche (30), Martini n.e., Bonamico (12), Villalta (10), Driscoll (20), Pedrotti n.e., Bertolotti.

Arbitri: Fiorito e Martolini di Roma.

 

Virtus-Fortitudo 88-83 - 4 gennaio 1978

Anche il derby di ritorno, giocato di mercoledì, tiene tutti con il fiato sospeso fino alla fine, con le due squadre che anche in questo caso superano gli ottanta punti. Finisce con cinque punti di vantaggio per la Virtus, 88-83, lo stesso divario che separava le due squadre all'intervallo, 42-37. L'andamento dei due derby rispecchierebbero maggiormente la stagione precedente, con Virtus seconda e Fortitudo terza, che non il 1977/78 che vede, dopo questo derby e dopo 13 gare giocate le V nere in testa con Gabetti Cantù e Mobilgirgi Varese con 20 punti, mentre la Fortitudo chiude la classifica con soli 4 punti insieme all'Emerson Genova.. Nella Virtus ancora protagonisti i due americani: Driscoll ripete i 20 punti dell'andata, Roche passa da tre a 21, ma è comunque il migliore realizzatore dei suoi. Un'importante mano la dà Villalta con 18 punti. Dall'altra parte Cummings con 33 e Raffaelli con 20 mettono a segno la maggior parte del punteggio dell'Alco. In doppia cifra anche Biondi con 12.

Virtus Sinudyne: Caglieris (7), Baraldi n.e., Antonelli (8), Roche (21), Martini n.e., Bonamico (6), Villalta (18), Driscoll (20), Pedrotti n.e., Bertolotti (8).

Fortitudo Alco: Valenti (4), Casanova (4), Cummings (33), Raffaelli (20), Biondi (12), Orlandi n.e., Ferro n.e., Benelli (2), Arrigoni (8), Serra n.e.

 

Virtus-Fortitudo 79-77 - 20 dicembre 1978

La Virtus si affaccia al derby avendo perso 4 delle prime 6 gare di campionato. Driscoll si affida alle certezze: 22 punti di Cosic, 19 di Wells, 14 di Bertolotti, 13 di Caglieris, 11 di Villalta, non segna Martini e Generali, non entrano Valenti, Goti e Govoni. Dall'altra parte 23 punti di Starks, 18 di Cummings, 16 di Arrigoni e 10 di Biondi. Il primo tempo termina 41-35, ma la gara si decide nel finale, 79-77. Un'iniezione di fiducia per la squadra allenata da Terry Driscoll, in un percorso che la vedrà crescere ancora fino ad arrivare allo scudetto.

Virtus Sinudyne: Caglieris (13), Valenti n.e., Goti n.e., Wells (19), Martini, Villalta (11), Cosic (22), Generali, Govoni n.e., Bertolotti (14).

Fortitudo Mercury: Stagni (2), Casanova (6), Cummings (18), Starks (23), Biondi (10), Ianni n.e., Ferro n.e., Benelli (2), Arrigoni (16), Tardini n.e..

Arbitri: Zanon di Venezia e Gorlato di Udine.

 

Gira-Virtus 77-82 - 13 gennaio 1979

Dopo il derby vinto a dicembre contro la Fortitudo, la Virtus si ripete a gennaio battendo il Gira. La Virtus comanda di cinque punti all'intervallo, 37-42, e mantiene il distacco anche a fine gara, 77-82. Grande protagonista capitan Bertolotti, 28 punti, 13 su 17 al tiro, 2 su 2 in lunetta, 7 rimbalzi. Ottima anche la partita di Cosic, 19 punti, con 8 su 12 e 3 su 3 ai liberi più 8 rimbalzi. In doppia cifra anche Villalta (14) e Wells (10).

Gira Amaro Harrys: Santucci (2), Hayes (22), Bernardi n.e., Di Nallo (3), Ghiacci n.e., Anconetani (4), Sacchetti (20), Frediani (4), Franceschini (6), Roberts (16).

Virtus Sinudyne: Caglieris (5), Wells (10), M. Martini n.e., Villalta (14), Generali (4), Cosic (19), Bertolotti 28, Valenti (2), Goti n.e. Govoni n.e.

Arbitri: Filippone e Cagnazzo di Roma.

 

Fortitudo-Virtus 100-102 dts - 9 novembre 1980

Derby in casa Fortitudo, vinto dopo un supplementare dai bianconeri 102-100, trascinati da McMillian autore di 40 punti (+10 rimbalzi); sul 14-12 per i bianconeri l’americano ha già segnato 10 punti, Ferro non riesce a marcarlo e viene sostituito da Di Nallo. Le cose migliorano un po’ per l’I&b e anche se il duca continua a mietere punti, la Virtus si trova ad inseguire per quasi tutto il resto dell’incontro (50-47 a metà gara). Nella ripresa, quando Generali entra per Marquinho, le V nere rimontano e la parità viene raggiunta con un canestro del solito McMillian sull’80-80, poi si continua con un canestro per parte fino a quando sul punteggio di 86 pari a 4 secondi dalla fine, l’ex Bertolotti si guadagna due liberi che realizza. Valenti lancia lungo Generali (6+8), da lì a Villalta (16) che appostato sotto canestro pareggia realizzando il suo secondo canestro della ripresa tra la gioia virtussina e la disperazione della Fortitudo. Nel supplementare la Fortitudo conduce ancora 92-90 e 94-92 ma poi la Virtus riesce a spuntarla 100-102. Doppia doppia anche per Bonamico (15+10), vicinissimo ci è andato Marquinho (20+9).

Fortitudo I&B: Bertolotti (21), Jordan (29), Ferro (12), Starks (24), Anconetani (8), Di Nallo (4), Tardini (2), Dal Pian n.e., Maguolo n.e., Balugani n.e..

Virtus Sinudyne: Caglieris (1), Valenti (4)., Cantamessi n.e., Martini n.e., Villalta (16), Marquinho (20), Generali (6), McMillian (40), Bonamico (15), Porto n.e.

Arbitri: Zanon di Venezia e Gorlato di Udine.

 

Fortitudo-Virtus 79-81 - 25 ottobre 1981

La Virtus, guidata da Aza Nikolic sta avanti tutta la gara, 48-42 all'intervallo, e il vantaggio bianconero tocca anche gli undici punti. ma Jordan (34) e Starks (23+13) tengono in partita il Latte Sole fino alla fine, che vede comunque le V nere vincere di due punti, con Fredrick (24), Villalta (18+10), Fantin (15), Bonamico (12) e Rolle (10+13) in doppia cifra.

Fortitudo Latte Sole: Bergonzoni (8), Iacopini (4), Mina (6), Dal Pian, Anconetani, Santucci (4), Starks (23), Jordan (34), Tosetti n.e., Vicinelli n.e.

Virtus Sinudyne: Fredrick (24), Fantin (15), Cantamessi, Pedretti n.e., Ferro n.e., Villalta (18), Rolle (10), Generali (2), Govoni n.e., Bonamico (12).

Arbitri: Duranti e Vitolo di Pisa.

 

Fortitudo-Virtus 93-95 - 24 novembre 1982

Derby con Di Vincenzo alla sua seconda partita sulla panchina Virtus, dopo aver sostituito George Bisacca. Fredrick 30 punti (10 su 18 da due, ma solo 10 su 16 ai liberi) e 6 recuperi trascina le V nere al successo. Già avanti 38-48 all'intervallo, la Virtus riesce a gestire il ritorno Fortitudo, 93-95. Per Rolle 20 punti (e 11 rimbalzi), 17 di Villalta (con anche 10 rimbalzi), 12 di Bonamico

Fortitudo Latte Sole: Gualco (28), Bergonzoni (14), Dal Pian, Mina (7), Bradshaw (19), Borghese (2), Iacopini (4), Roberts (19), Zatti n.e., Tardini n.e.

Virtus Sinudyne: Brunamonti (6), Fredrick (30), Fantin (2), Masetti n.e., Villalta (17), Rolle (20), Generali (8), Govoni n.e., Bonamico (12).

Arbitri: Paronelli di Varese e Casamassima di Cantù.

 

Virtus - Fortitudo 82-78 - 29 settembre 1987

Sedicesimi di finale di Coppa Italia. Gara secca. Nel torneo amichevole, due settimane prima, la Virtus ha perso dalla Fortitudo, quell'anno in A2, buttando via un enorme vantaggio e c'è aria di rivincita. Il migliore marcatore delle V nere, allenate da Kresimir Cosic,  è Sylvester con 17 punti, autore anche dei punti decisivi nel finale.

Virtus Dietor: Brunamonti (13), Marcheselli (4), Fantin (11), Conti, Sbaragli (7), Cappelli, Villalta (4), Stokes (12), Allen (14), Sylvester (17).

Fortitudo Yoga: Recchia, Albertazzi (5), Zatti (9), Bucci (14), Dallamora, Masetti (18), Garnett (21), Bryant (11), Pol Bodetto, Cessel.

 

Fortitudo-Virtus 81-83 - 12 settembre 1993

Gara di andata degli ottavi di finale di Coppa Italia. Nel truno precedente la Virtus ha eliminato Padova. Sontuoso primo tempo delle V nere, 31-47 al 18'30, poi la F piazza un parziale di 5-0 e chiude il tempo 36-47. Continua la rimonta nella ripresa, sorpasso e allungo, al 34' è sul 72-67, con un parziale a cavallo dei due tempi di 41-20. Reagisce la Virtus, guidata da Moretti, 24 punti con 7 su 10 dal campo e 7 su 8 dalla lunetta: parziale bianconero di 3-16 e Buckler di nuovo al comando 75-83. La Fortitudo non ci sta e finisce con un 6-0, fissando il punteggio sull'81-83. Vince la Virtus, ma la qualificazione resta da giocarsi nel ritorno, nel quale una Virtus straripante farà registrare un +41 storico.

Fortitudo Filodoro: Fumagalli (5), Esposito (27), Dallamora (2), Comegys (21), Gay (16), Blasi, Aldi (5), Casoli (5), Zecca n.e., Sciarabba n.e.

Virtus Buckler: Brunamonti (5), Danilovic (16), Coldebella (4), Savio (5), Moretti (24), Binelli (6), Livingston (16), Morandotti (5), Carera (2), Brigo.

Arbitri: Cazzaro di Venezia e Baldini di Firenze

 

Fortitudo-Virtus 72-75 - 16 ottobre 1993

La Virtus paga le condizioni di alcuni giocatori appena ritornati dalle nazionali e la Fiortitudo parte forte e sta a lungo sopra, anche 38-26 al 16'. Per vedere il primo vantaggio bianconero occorre attendere il 50-52 al 28'30" con una tripla di Danilovic, ma la Filodoro torna avanti 64-59. La Buckler piazza un parziale di 14-5, aperto da una tripla di Sasha e chiuso da due liberi sempre del numero cinque serbo, e ribalta il punteggio, 69-73. Esposito accorcia da oltre l'arco, Gay sorpassa ma Reatto gli fischia sfondamento, resta 72-73. Comegys avrebbe l'1+1 per sorpassare, segna il primo, ma l'arbitro aveva già fermato il gioco per far ripetere il tiro, che questa volta viene fallito e Brunamonti chiude con due liberi, 72-75.

Fortitudo Filodoro: Fumagalli (9), Esposito (29), Dallamora (1), Comegys (15), Gay (14), Blasi (2), Aldi, Casoli (2), Zecca n.e., Sciarabba n.e.

Virtus Buckler: Brunamonti (6), Danilovic (31), Coldebella (8), Savio (7), Moretti, Porfiri n.e., Livingston (12), Morandotti (4), Carera (5), Brigo (2).

Arbitri: Reatto di Feltre e Colucci di Roma.

 

Virtus - Fortitudo 85-81 - 30 ottobre 1994

Nel derby senza Danilovic, è Moretti a vestire i panni del serbo, 26 punti, 6 su 9 da due e 14 su 16 ai liberi, 11 falli subiti e i punti decisivi dell'85-81. Era però iniziata non bene con la Fortitudo avanti 25', 44-50 all'intervallo e 44 -53 al 20'20", poi la reazione bianconera con le V nere che arrivano anche al più sette sul 73-66 al 33', dopodiché la Buckler regge il ritorno della Filodoro e Moretti segna gli ultimi 4 liberi, decisivi i due che realizza a 8" dal termine per il +4, 85-81. Bene anche Coldebella che marca Djordjevic segna 17 punti,e tira con 6 su 10 da due e 5 su 5 ai liberi, cattura 6 rimbalzi e vanta anche 1 assist e 3 recuperi, unica nota dolente le 7 perse; per Binelli 11 punti, 3 su 6 da due e 5 su 5 ai liberi con anche 5 rimbalzi, Carera 10 punti con 5 su 6. Alla Fortitudo non bastano i 22 punti di Djordjevic, i 21 di Esposito, gli 11 di Frosini.

Virtus Buckler: Brunamonti (5), Carera (10), Morandotti (7), Coldebella (17), Moretti (26), Abbio (4), Battisti n.e., Binelli (11), Binion (5), Soro n.e.

Fortitudo Filodoro: Blasi, Casoli (5), Damiao (5), Djordjevic (22), Esposito (21), Frosini (11), Gay (8), Pezzin (2), Pilutti (7), Raggi n.e.

Arbitri: Zancanella di Este e Tullio di Fermo.

 

Virtus - Fortitudo 76-73 - 29 ottobre 1995

Il 30 ottobre di un anno prima Moretti era stato il mattatore del derby, invece in questo 29 ottobre è fuori. C'è invece, al rientro dopo oltre 5 mesi di assenza, Myers nella Fortitudo. Anche questa volta la firma sul successo delle V nere è italiana. Con Woolridge opaco (comunque 17 punti, ma due soli canestri nella ripresa) e Komazec (28 punti) decisivo solo nella parte centrale del, secondo tempo, a condurre le danze sono Coldebella, che limita Djordjevic, Morandotti, ma soprattutto Brunamonti e Carera: il capitano segna dieci punti in sei minuti nel primo tempo, con due canestri da due e due triple, senza errori e, dopo che i primi 20 minuti si erano chiusi sul 42-41, nei sette minuti della ripresa realizza, sull'unico tiro scoccato, il canestro pesante del 70-59 che sembra chiudere la gara; Carera, dopo la reazione Fortitudo, con un parziale di 1-9 che a un minuto dal termine porta la F sul meno 3, 71-68, è il protagonista del finale, con la stoppata a Djordjevic e l'unico punto della sua gara, quello che fissa il finale sul 76-73.

Virtus Buckler: Brunamonti (13), Carera (1), Morandotti (7), Coldebella (8), Abbio, Komazec (28), Binelli (2), Woolridge (17), Orsini n.e., De Piccoli n.e

Fortitudo Teamsystem: Blasi, Damiao, Djordjevic (20), Myers (15), Frosini (2), Gay (22), Ruggeri (8), Pilutti (6), Barbieri n.e., Grossi n.e.

Arbitri: Cazzaro di Venezia e Pozzana di Udine.

 

Virtus - Fortitudo 78-77 - 23 novembre 1997

Una Virtus lanciatissima, imbattuta in Coppa Italia e campionato e con una sola sconfitta in Eurolega, incontra una Fortitudo in difficoltà. Non c'è Amaechi, partito improvvisamente per l'Inghilterra con un bagaglio di 60 kg; per una convocazione della nazionale inglese, ma tutti capiscono che non tornerà. Partita equilibrata, massimi vantaggi Kinder +8 e Teamsystem +5, primo tempo 35-33; V nere avanti di sette punti due volte nella ripresa, ma Attruia, con 10 punti in 10 minuti riporta sotto i suoi. La gara si decide in volata ai tiri liberi Fucka (2 su 6 totale ai personali) ne sbaglia 3 su 4 e, a 16" dal termine, sul punteggio di parità, Attruia fa solo 1 su 3, dopo aver subito fallo da Danilovic, mentre lo stesso Sasha, a 4" dallo scadere infila i due liberi decisivi, 78-77. Non si sa ancora che è il primo di dieci derby stagionali, ma dopo i cinque derby persi nella stagione precedente è una vittoria di grande peso specifico. E non si sa neppure che questa sarà la vittoria nelle stracittadine della stagione di minore peso specifico.

Virtus Kinder: Morandotti n.e., Abbio (10), Frosini (9), Sconochini (3), Binelli (1), Nesterovic (6), Rigaudeau (10), Ruini n.e., Savic (13), Danilovic (26)

Fortitudo Teamsystem: Attruia (10), Chiacig (3), Conlon (1), Fucka (4), Galanda n.e., Moretti, Myers (19), O'Sullivan (8), Rivers (14), Wilkins (18).

Arbitri: Facchini di Massa Lombarda e Taurino di Vignola.

 

Fortitudo - Virtus 56-58 - 26 marzo 1998

Quarti di finale di Eurolega 1997/98. Ci sono i derby, bisogna vincerne due su tre per andare alla Final Four di Barcellona, dove sarà in palio il massimo titolo europeo. Gara uno la vince nettamente la Kinder 64-52, una partita passata alla storia per la famosa rissa, ma il 26 marzo 1998 c'è anche una gara due. Squalificati Savic e Abbio tra i bianconeri, Myers e Fucka nelle file dei biancoblu, che però recuperano Wilkins, mentre è ancora fuori Rigaudeau nelle V nere, entrambi hanno dovuto saltare la prima sfida. Nella partita di ritorno il quintetto Virtus è composto da Crippa, Danilovic, Sconochini, Nesterovic e Frosini, risponde la Fortitudo con Rivers, Vidili, Galanda, Wilkins e Chiacig. Subito in vantaggio la Virtus 0-2, ma l'ex stella NBA comanda la gara, (in parte supportato da Vidili, non da un abulico Rivers), fin quasi alla fine e sono suoi otto punti che lanciano la Fortitudo sul 17-11. Al 17' punteggio sul 35-21, alla pausa 36-26. A cinque minuti dalla fine Fortitudo a +7, apparentemente in controllo, nel finale però le V nere con caparbietà recuperano e a 74" dalla fine Danilovic sorpassa, 54-55; i bianconeri, con un parziale di 14-5 negli ultimi cinque minuti, staccano il biglietto per la Final Four, davanti a un'impietrita e incredula Teamsystem: 56-58 il verdetto finale. I grandi protagonisti di gara due sono Danilovic con 23 punti e Sconochini con 15, ma anche un magnifico Crippa.

Virtus Kinder: Gonzo n.e., Morandotti, Frosini (5), Sconochini (15), Binelli (6), Nesterovic (4), Crippa (5), Ruini n.e., Ress n.e., Danilovic (23).

Fortitudo Teamsystem: Attruia (3), Gay (2), Chiacig, Vidili (11), Moretti, O'Sullivan (10), Rivers (4), Wilkins (23), Galanda (3), Bonaiuti n.e.

Arbitri: Betancor (Spagna) e Koller (Slovacchia).

 

Fortitudo - Virtus 76-78 - 21 maggio 1998

La Virtus ha dominato gara uno di finale ma l'ha persa allo spasimo per una fischiata nell'ultimo secondo di gioco. In gara due Savic sorpassa al 5', 7-8, al 10'30" Rivers commette il terzo fallo, 14-17, poi la Kinder piazza un parziale di 0-10 che la porta sul 16-27. Il primo tempo si chiude sul 26-38. Chiacig segna quattro canestri a inizio ripresa, ma i bianconeri controllano e al 33' sono sul 44-63. La gara sembra chiusa, anche perché Danilovic imperversa (30 punti, primo canestro al 6', ma già 14 punti al riposo) e Savic e Nesterovic (che però avrà 4 falli già al 22') ingabbiano in una morsa Fucka (2 su 8) e Wilkins (1 su 7). Qui Rivers si scatena, infila una serie di 7 triple consecutive (alla fine 8 su 8 per lui) e riporta la Fortitudo a meno uno, sempre con due liberi di Rivers a 8". Tre secondi dopo, sul meno tre, ne segna uno solo, il secondo. Fucka impedisce due volte la rimessa, toccando il pallone prima e prende l'antisportivo che chiude la gara, 76-78. La Kinder subisce 40 punti in trenta minuti poi 36 nei restanti dieci, ma esce vittoriosa.

Virtus Kinder: Crippa, Abbio (12), Frosini (2), Sconochini (4), Binelli (2), Nesterovic (3), Rigaudeau (14), Hansell, Savic (11), Danilovic (30).

Fortitudo Teamsystem: Attruia (3), Gay (5), Chiacig (10), Fucka (4), Moretti (2), Myers (11),  O'Sullivan (2), Rivers (33), Wilkins (6), Galanda n.e.

Arbitri: Facchini di Massa Lombarda e Taurino di Vignola.

 

Fortitudo - Virtus 57-59 - 28 maggio 1998

Fortitudo a un passo dal titolo. Matchball con le campane che arrivano sugli spalti per far festa. All'8' V nere già in bonus e Danilovic a 3 falli senza aver effettuato un tiro, fortunatamente c'è Sconochini che riesce a chiudere 4 contropiedi, ma il vantaggio di 12-16 dell'11' dura poco. Primo tempo chiuso sul 34-30, al 30' 54-41, ma qui la Virtus inizia un parziale di 3-18, Fucka esce al 31' per 5 falli, Binelli dà la carica dopo un canestro segnato, la zona (idea di Consolini) è un rebus per la Teamsystem, segna solo una schiacciata Wilkins e un libero Rivers, Myers forza. Dopo un 2-12 si è sul 56-53 a 2'10", con un gioco da tre punti di Rigaudeau, ancora Antoine per il meno 1, un solo libero di Rivers e Abbio dà il vantaggio con una tripla 57-58 (le V nere non erano avanti dal 14'30"), poi segna anche un libero, Wilkins non mette la tripla carpiata allo scadere e si va a gara 5 (Virtus più forte della caviglia a pezzi di Sasha, della contrattura di Rigaudeau, dei problemi muscolari a un braccio di Savic, dei guai alla schiena di Binelli).

Virtus Kinder: Crippa, Abbio (11), Frosini, Sconochini (11), Binelli (2), Nesterovic (2), Rigaudeau (17), Hansell, Savic (10), Danilovic (6)

Fortitudo Teamsystem: Attruia (4), Gay (4), Chiacig (6), Fucka (6), Moretti, Myers (15), O'Sullivan n.e., Rivers (11), Wilkins (11), Galanda.

Arbitri: Colucci di Napoli e Cicoria di Milano.

 

Virtus -Fortitudo 86-77 dts - 31 maggio 1998

La finale più emozionante di sempre, l’unica decisa da un supplementare alla quinta partita, l’unica con lo scudetto assegnato da una stracittadina. Quattro partite equilibratissime, con vittorie sempre delle squadre in trasferta, decise da divari di un punto, due, sette, ancora due e l'ultima addirittura con la necessità di andare oltre i 40 minuti regolamentari. Il decimo derby della stagione fino ad allora cinque in favore della Virtus e quattro della Fortitudo. Entrambe avevano già vinto un trofeo importante: I biancoblù la Coppa Italia, che andava oltre il valore di quella competizione, perché era la prima conquista della storia della sezione pallacanestro Fortitudo, vinta eliminando in semifinale proprio la Kinder. I bianconeri avevano risposto estromettendo gli avversari nei quarti di Eurolega, andando poi a Barcellona a conquistare il massimo trofeo europeo dei canestri, anche in questa caso una prima volta nella lunga e gloriosa storia delle V nere. Per capire quella gara cinque bisogna riavvolgere il nastro a qualche secondo prima dell'inizio del supplementare. A diciotto secondi dalla fine Danilovic realizza il famoso tiro da quattro, cioè canestro da dietro l'arco (e non di poco) più tiro libero per il fallo di Wilkins. Poi Rivers si proietta a canestro, ma quando Rigaudeau tenta l'estrema difesa, il play americano perde il pallone sbattendoselo sul ginocchio; Abbio prova il canestro vincente, ma viene stoppato e Attruia si trova con la palla in mano quando suona la sirena. A questo punto, dopo dieci derby le due squadre hanno realizzato esattamente 691 punti a testa in 400 minuti. Serve il supplementare per decidere a chi assegnare lo scudetto. Già fuori per falli Myers da una parte, Sconochini e Savic dall'altra. Si parte con l'errore al tiro di Wilkins, poi Danilovic, dopo un lungo palleggio, serve l'assist schiacciato a terra per Nesterovic che segna appoggiando al tabellone, Fucka pareggia in terzo tempo da centro area. Sasha ripete l'azione d'attacco precedente, ma questa volta scarica a Binelli che subisce il quinto fallo di Gay, sostituito da Chiacig; Skansi toglie anche Wilkins per O'Sullivan. Gus realizza solo il secondo tiro libero, più uno Virtus. Dall'altra parte Fucka cerca l'assist per O'Sullivan, Rigaudeau recupera il pallone, lancia Danilovic verso il canestro avversario, Attruia commette fallo e il numero cinque bianconero realizza entrambi i liberi, 77-74. La Fortitudo soffre l'assenza di un tiratore, Rivers ferma il palleggio salta ma non trova nessun compagno da servire e ricade a terra, infrazione di passi. Timeout Skansi, che rimette in campo Dominique. Danilovic serve Binelli appostato in mezzo alla zona avversaria, movimenti sul perno e semigancio fallito, ma Gus si proietta a rimbalzo, schiaffeggia il pallone che cade nelle mani di Abbio e riparte l'azione della Kinder. Rivers prova a scippare Picchio ma la palla esce e rimangono undici secondi alla Virtus per finire l'azione. Danilovic penetra, lascia il pallone davanti alle mani protese di Chiacig e la sfera entra nella retina, più cinque per le V nere. Rivers fallisce da tre, Chiacig cattura il rimbalzo e subisce il fallo di Nesterovic, ma realizza solo il secondo libero. Danilovic scorazza per il campo in palleggio passa sotto il canestro avversario, poi cede il pallone a Rigaudeau che si alza in sospensione, ma non tira, restituisce la palla al compagno che, al trentesimo secondo dell'azione, scocca il tiro da tre che s'infila a bersaglio, 82-75. A un minuto dalla fine quel canestro è un vero e proprio macigno sulle speranze della Teamsystem. Wilkins sbaglia da tre, rimbalzo Binelli, palla a Danilovic, poi Rigaudeau, Nesterovic, ancora le Roi, passaggio ad Abbio che subisce fallo da Fucka e segna altri due punti dalla lunetta. Gregor fallisce da tre, altro rimbalzo di Binelli, palla ad Abbio, lancio a Danilovic che va a schiacciare, 86-75, con un parziale di 18 a 3. Rivers segna due inutili punti, poi Fucka commette intenzionale su Danilovic. Sasha, fino al tiro che ha cambiato il destino del derby e del campionato aveva segnato sette punti, con 3 su 5 da due punti, 0 su 5 da tre e 1 su 2 in lunetta, dopo ne ha infilati tredici, con 2 su 2 da tre punti, 2 su 2 da due, 3 su 3 nei tiri liberi e due assist; ora che la gara è decisa si può permettere il lusso di fallire i due liberi conclusivi. Abbio batte la rimessa serve Danilovic e giustamente è lui che termina con il pallone in mano. Il pubblico di parte bianconera invade il campo, per la Virtus è il quattordicesimo scudetto, per la Fortitudo la terza finale persa consecutiva.

Virtus Kinder: Danilovic (20), Crippa, Abbio (22), Nesterovic (14), Sconochini (13), Binelli (1), Savic (10), Rigaudeau (6), Frosini, Hansell n.e.

Fortitudo Teamsystem: Gay, Attruia, Fucka (14), Myers (27), Wilkins (2), O'Sullivan, Chiacig (17), Rivers (17), Moretti n.e., Galanda n.e..

Arbitri: Zancanella di Este e Lamonica di Pescara.

 

Fortitudo-Virtus 57-62 - 20 aprile 1999

Allo stadio Dall'Ara il Bologna affronta la gara di ritorno della semifinale di Coppa Uefa contro il Marsiglia, dopo lo 0-0 ottenuto in Francia. Intanto a Monaco Virtus e Fortitudo scrivono un'altra pagina indelebile della storia di Basketcity, senza dubbio uno dei punti più alti nella storia della città dei canestri: si affrontano, infatti, nella Final Four di Eurolega, in semifinale, per guadagnare l'accesso alla finalissima di due giorni dopo. Parte fortissimo la Kinder, reduce da cinque derby persi in stagione, l'ultimo vinto è quello che le ha consegnato lo scudetto 1998. Le V nere (squadra in trasferta), orgogliose, ferite dall'affermazione dell'allenatore biancoblu, che ha parlato di mutande tremolanti in casa Virtus, partono forte; 9-23 con 10 su 12. La Fortitudo è tradita dai suoi big Mulaomerovic (5 punti), Myers (18 punti ma solo 4 nella ripresa) e Karnisovas (2 punti), protagonista decisivo di tre dei cinque derby vinti dai biancoblù. Così la rimonta avviene con un quintetto atipico, Jaric, Myers, Pilutti, Betts e Gay; all'intervallo il vantaggio della Kinder è di soli due punti, 32-34, e a inizio ripresa la Fortitudo si avvicina ancora, 35-34, al 21'15", ma qui gli uomini di Messina piazzano un parziale di 13-0 decisivo. La gara termina 57-62. Ottimo Nesterovic, 16 punti, 7 su 9 dal campo, 2 su 2 dalla lunetta e 6 rimbalzi. Bene Sconochini, 12 punti, 2 su 4 da due, 1 su 1 da tre, 5 su 7 ai liberi, 3 assist e una gran difesa, come pure quella di Abbio, Crippa e Nesterovic; dodici punti anche per uno stoico Danilovic, protagonista nonostante il dolore alle caviglie; da segnalare anche i dieci rimbalzi di Frosini. La Fortitudo arrivava alla Final Four in gran forma: dopo il quarto posto nel girone avevano, infatti, eliminato 2-0 i greci del Panathinaikos, che avevano fin lì perso una sola gara su sedici, e con lo stesso score il Real Madrid, dopo aver sempre battuto la Kinder in stagione; paga, però una sudditanza, frutto forse ancora dell'epilogo della stagione precedente, quando dopo aver vinto la Coppa Italia (facendo fuori proprio la Virtus in semifinale) persero contro le V nere la serie dei quarti di finale di Eurolega, porta d'ingresso per la Final Four di Barcellona, e quella di finale scudetto, trampolini sui quali la Virtus trasse la spinta per divenire Campione d'Europa e d'Italia. Più faticoso l'approdo a Monaco delle V nere: dopo il secondo posto alla fine delle fasi a girone e aver eliminato con relativa facilità il Maccabi, la Kinder perse a Pau gara uno, per poi battere i francesi a Casalecchio e nella sfida decisiva in Francia. Poi i bianconeri si presentarono in Germania con un Danilovic acciaccato, ma con la voglia di provare a ottenere il massimo. Le grandi energie fisiche e nervose consumate in semifinale, privarono poi la Virtus delle forze necessarie a bissare il titolo dell'anno precedente e in finale lo Zalgiris ebbe la meglio.

Fortitudo Teamsystem: Mulaomerovic (5), Jaric (17), Pilutti (5), Fucka, Damiao (3), Myers (18), Gay (2), Karnisovas (2),Cittadini n.e., Betts (5).

Virtus Kinder: Danilovic (12), Crippa (3), Abbio (7), Nesterovic (16), Sconochini (12), Binelli (2), Frosini (3), O'Sullivan, Rigaudeau (7), Panichi n.e.

Arbitri: Betancor (Spagna) e Rems (Slovenia).

 

Fortitudo-Virtus 70-74 - 3 aprile 2001

Uno dei derby più incredibili che si siano giocati a Bologna. Era la stagione 2000/2001, Virtus e Fortitudo si sfidavano da alcuni anni ai vertici, non solo in Italia ma anche in Europa. In Eurolega le due squadre bolognesi si trovarono, in quella primavera del 2001, a doversi giocare l'accesso alla finale che si sarebbe disputata al meglio delle cinque gare. Stessa formula anche per le semifinali. Si trattava, infatti, della stagione inaugurale dell'Eurolega targata Uleb. La Virtus targata Kinder si aggiudicò le prime due gare nella sua tana di Casalecchio, surclassando la Fortitudo in gara uno per 103 a 76, con meno facilità nel secondo incontro, vinto per 92 a 84. Gara tre era in programma il 3 aprile al PalaDozza di Piazza Azzarita. Una vittoria dei bianconeri significava accesso alla finale, un successo della Paf avrebbe prolungato la serie a gara quattro, che si sarebbe giocata ancora in casa dei biancoblu. Al Paladozza la Virtus non vinceva un derby dal 1994/95 e uno in trasferta dalla stagione ancora precedente (le successive vittorie fuori casa furono a Casalecchio). La Paf aveva perso quattro gare in una settimana, due in campionato oltre alle due stracittadine; però in casa era stata sconfitta solo tre volte in campionato, ma era ancora imbattuta in coppa. La gara è dominata dai padroni di casa, 22-17 al 10', 36-23 dopo un 9-0 susseguente al passaggio in panchina di Griffith gravato di tre falli, 40-32 al 20' e 63-45 a fine terzo quarto, con una Fortitudo che fin qui ha girato come un orologio svizzero. Messina, disperato e con l'obiettivo ormai di reagire per prepararsi bene a gara quattro, inserisce Bonora e mette a sedere Jaric. Comincia un parziale incredibile di 1-25: due liberi di Frosini, 63-47, triple di Ginobili a 8'55" e a 7'07", 63-53, poi quattro liberi dell'argentino (10 punti filati), 63-57 a 5'53". Segna Frosini a 5'00", 63-59, a 4'39 Zukauskas con un libero ferma lo 0-14 bianconero, ma non l'inerzia Kinder: a 4'26 canestro pesante di Rigaudeau, 64-62; a 3'44" i due arbitri Amoros e Tsanidis non sono d'accordo sul fischio, così doppio fallo: sfondamento di Rigaudeau e quinto di Fucka. A 3'31 Frosini pareggia a quota 64. Griffith stoppa Bowie e va a realizzare il vantaggio, 64-66, Rigaudeau prende il quinto fallo di Myers e segna i due liberi, poi Bonora ruba palla e Griffith schiaccia, 64-70 a 1'48", timeout Fortitudo. Un'incredibile rimonta, con una Kinder leggera, cui viene tutto facile e una Paf pietrificata dalla paura di vanificare tre quarti ottimamente giocati. Tripla di Meneghin, ma Ginobili non trema, 67-72. Ancora da tre Basile a 32", 70-72. Sbaglia Frosini ma non Griffith, 70-74. Per Rashard (6 su 8 da due e 5 su 7 in lunetta) ed Emanuel 17 punti (12 nel gran finale, di cui 10 filati), 14 di Rigaudeau, 9 di Frosini (3 su 4 da due e ai liberi) e 8 di Jaric, ma il lavoro di Bonora, anche se non scritto nelle cifre è stato fondamentale. La Paf alla quinta sconfitta consecutiva, segna un solo libero in oltre otto minuti (Zukauskas) e non realizza canestri da due: nell'ultimo suo quarto arriva a 7 punti, contro 29, grazie alle due triple degli ultimi 100". Fortitudo sorretta soprattutto dalla linea italiana: 20 punti di Myers, con 4 su 7 da due, 2 su 5 da tre e 6 su 8 in lunetta, 14 a testa per Meneghin e Fucka.

Fortitudo Paf: Autry, Fucka (14), Ruggeri, De Pol, Myers (20), Basile (6), Zukauskas (9), Galanda (4), Meneghin (14), Bowie (3).

Virtus Kinder: Abbio (5), Bonora, Jestratijevic, Frosini (9), Ginobili (17), Rigaudeau (14), Jaric (8), Andersen (2), Griffith (17), Smodis (2).

Arbitri: Radic (Croazia), Amoros (Spagna) e Tsanidis (Grecia).

 

Virtus - Fortitudo 86-81 - 14 giugno 2001

La Virtus ha già vinto Coppa Italia ed Eurolega, e in finale playoff deve incontrare la Fortitudo. In gara uno la Kinder deve fare a meno di Bonora. Ospiti avanti 6-12, poi un 7-0 dei padroni di casa e primo tempo concluso 19-20, poi a inizio secondo periodo antisportivo a Basile e tecnico ed espulsione di Recalcati: 6 liberi e 2 possessi che portano i bianconeri sul 32-24. Griffith in panchina con 3 falli, Fortitudo con 4 piccoli e così la Paf rimonta e chiude il tempo sotto di un solo punto, 41-40. Basse percentuali, 12 su 28 della Virtus, 11 su 30 della Paf, con solo Rashard sufficiente (alla fine 2 su 4, 4 su 6 ai liberi e 9 rimbalzi); Ginobili ha segnato un solo canestro in schiacciata, Myers 0 canestri e 7 liberi (alla fine 4 su 8 dal campo e 14 su 16 dalla lunetta, con 13 punti nell'ultimo quarto ma sbagliando da libero la tripla del sorpasso). Il terzo quarto parte con 6 punti di Gill a cui risponde Marko con 5, poi sale in cattedra Ginobili e la Kinder va sul 57-48 al 25'15". Rigaudeau con tripla e tap in porta i suoi sul 66-54 al 30'. Nell'ultimo periodo, dal 35' rimonta della Fortitudo, con il risveglio di Myers, 7 punti filati, poi 2 di Gill che fanno uno 0-8 per il 70-68. Poi arrivano il quinto fallo di Griffith e il pareggio con Fucka 72-72 a 2'48". Lo sfondo di Fucka, poi Ginobili con libero e tripla riporta a +4 le V nere 76-72. A 35" decisiva la tripla di Jaric, 79-74. Finisce 86-81.

Virtus Kinder: Abbio (3), Jestratijevic, Frosini (10), Ginobili (24), Rigaudeau (13), Jaric (19), Andersen (5), Griffith (8), Smodis (4), Ambrassa.

Fortitudo Paf: Gill (17), Fucka (15), De Pol (8), Myers (23), Basile (3), Zukauskas (2), Galanda, Meneghin (9), Bowie (4), Pilutti n.e.

Arbitri: Colucci di Caserta e Mattioli di Pesaro.

 

Fortitudo-Virtus 71-77 - 16 giugno 2001

Vinta Gara uno ecco Gara due di finale scudetto nel 2000/01. Si gioca al Paladozza. La Virtus ha subito Rigaudeau e Jaric con tre falli (2 punti in due nel primo tempo). Il primo quarto si chiude 23-19, il secondo in parità, con importanti minuti di Bonora, buone cose di Abbio, che azzera Myers e segna 7 punti, e un diligente cercare Griffith, 38-38. Poi le Roi segna 7 punti a inizio terzo quarto, 11 punti dei 20 della Kinder in questo periodo, al 30' è 54-58. Rigaudeau con la tripla fa 56-66 (prima di commettere il quarto fallo), Smodis il 58-69. Gill propizia il 66-69, ma le Roi segna 4 liberi su 4, poi Myers riporta la F a meno 5 a 1'10", 68-73, ruba palla a Rigaudeau, ma poi subisce la stoppata di Ginobili che propizia il contropiede di Rigaudeau, 68-75. Finisce 71-77, con la Paf che paga il 3 su 22 da tre. Il massaggiatore della Virtus, Piazza, viene colpito da un oggetto, probabilmente una pila. Grande protagonista Rigaudeau, che segna 19 punti nella ripresa, gli ultimi 8 della sua squadra: 21 punti, 3 su 4 da due, 1 su 2 da tre, 12 su 13 ai liberi nei canestri ballerini del PalaDozza; 14 punti Smodis con 4 su 5 da tre; 13 punti e 12 rimbalzi per Griffith.

Fortitudo Paf: Gill (17), Fucka (17), De Pol (5), Myers (18), Basile (4), Zukauskas (4), Galanda, Meneghin (2), Pilutti, Bowie (4).

Virtus Kinder: Abbio (10), Griffith (13), Rigaudeau (21), Smodis (14), Ginobili (8), Bonora (2), Jaric (5), Frosini (4), D. Andersen, Ambrassa

Arbitri: Grossi di Roma e Tola di Viterbo.

 

Virtus - Fortitudo 83-79 - 19 giugno 2001

Dopo il successo in Coppa Italia e in Eurolega e le 8 vittorie nei playoff, mancava solo la terza gara di finale contro la Fortitudo per completare un'annata fantastica. I bianconeri cominciarono nervosi, con un 2 su 5 ai liberi e 4 palle perse; l'orgoglio della Fortitudo sembrò venire fuori e con un parziale di 3-11 la Paf si portò sul 18-23, prima che due liberi di Ginobili fissassero il punteggio al 10', 20-23. Un parziale di 13-0, con Abbio a sparare e Griffith a spazzare, a inizio secondo quarto (quindi 15-0 totale), portò la Kinder sul 33-23. I cinque minuti di burrasca Fortitudo furono fermati da quattro liberi di Fucka, che con Myers mise a segno 26 dei 36 punti con cui la Paf chiuse i primi 20 minuti, 44-36. Una stoppata di Ginobili a Myers e una rubata propiziarono i due contropiedi del più 12 (48-36), conclusi, rispettivamente, dallo stesso argentino e da Rigaudeau. Myers si oppose alla sentenza con 9 degli 11 punti del quarto, mentre di là c'era un Griffith falloso ai liberi (alla fine 7 su 16 dopo l'1 su 7 di gara 2) e così al 30' la gara era ancora aperta, 57-47. Smodis provò a chiuderla, 62-47, ma ancora Myers non si arrese e arrivò a tentare la tripla del possibile meno tre. Quando uscì, con 33 punti all'attivo, ovazione di entrambe le tifoserie, ma lo scudetto prese la via della Virtus, 83 a 79, con un Danilovic esultante nel tunnel, da dove seguì l'incontro, vicino a Brunamonti. Si chiuse così una stagione memorabile per le V nere: grande Slam, con Coppa Italia, Eurolega e scudetto, 68 vittorie in 78 gare ufficiali, con una striscia di 33 consecutive, 7 derby vinti su 8.

Virtus Kinder: Abbio (15), Bonora, Frosini (2), Ginobili (10), Rigaudeau (6), Jaric (18), Andersen (3), Griffith (21), Smodis (8), Ambrassa n.e..

Fortitudo Paf: Gill (10), Fucka (21), De Pol, Myers (33), Basile (5), Zukauskas (2), Galanda (2), Meneghin, Bowie (6), Pilutti.

Arbitri: Cazzaro e D'Este di Venezia.

 

Virtus - Fortitudo 64-60 - 29 ottobre 2006

La Virtus si issa solitaria in testa alla classifica vincendo un derby dopo quattro anni. La Effe perde troppe palle e chiude sotto il primo quarto (13-11). Regna l'equilibrio (mai più di cinque punti di margine), 26-26 al 20'. Al thè, un solo uomo con 3 canestri (Best). Una tripla di Blizzard alla terza sirena mette la Virtus sul più cinque all´ultima frazione, 46-41. Cavaliero infila tre bombe, col sorpasso a 3'33'': 55-56. Di Bella riporta sopra le V nere, Best segna la tripla del 62-58 a 48". Blizzard firma il più cinque con un libero, poi dopo il canestro di Cavaliero, Best riporta la Vidivici a più quattro a 22'', 64-60. Per Travis 17 punti (massimo delle sue prime giornate in bianconero) in 24 minuti, 5 su 8 da due, 2 su 5 da tre e 1 su 4 in lunetta. Minuti per tutti, dai 24 di Best e Blizzard ai 6 di Evtimov, passando per i 10 di Malagoli (3 punti).

Virtus Vidivici: Lang (2), Best (17), Blizzard (8), I. Evtimov (2), Drejer (3), Crosariol (6), Giovannoni (7), Gugliotta, Vukcevic (4), Di Bella (10), Davison (2), Malagoli (3).

Fortitudo Climamio: Edney (2), Mancinelli (7), Shumpert, Belinelli (6), Hamann (10), Cavaliero (11), V. Evtimov (6), Bluthenthal (8), Ress n.e., Thomas (10), Bruttini n.e., Fultz n.e.

Arbitri: Lamonica di Pescara, Sabetta di Termoli e M. Duranti di Pisa.

 

Fortitudo-Virtus 74-75 - 29 marzo 2009

Il primo quarto è molto brutto, la GMAC ha 3 su 18, la Virtus, in trasferta, con 6 su 14 comanda 7-13. Fortitudo a galla con i rimbalzi offensivi. Nel secondo quarto le V nere allungano ancora, vanno sul 10 a 25, ma a questo punto Terry perde palla, poi prende tecnico per proteste. La gara s'innervosisce, prende tecnico anche Langford e risale la Fortitudo, arriva a meno cinque, 26-31, con Huertas in evidenza. Qui il brasiliano carica Terry in velocità, e rimedia fallo e tecnico. Una moneta cade dalla curva Calori, piove in capo a Terry: l'oggetto viene raccolto e consegnato dal ferito che va in panchina con un cerotto sulla fronte che sanguina. Si continua nel dubbio: sarà ancora gioco vero o il preludio a uno 0-20 a tavolino? I primi venti minuti terminano sul 30-34. Nella ripresa Strawberry sorpassa, 38-37, primo vantaggio della Fortitudo, mentre Terry è già stato mandato sul cubo dei cambi da Boniciolli, con un gesto di grande sportività. Vukcevic riporta subito sopra La Fortezza, ma non solo, con otto punti filati lancia le V nere a più dodici, 41-53. Boykins fallisce la tripla e così la squadra di casa torna a meno sei all'ultima pausa, 49-55. A cinque minuti dal termine la Virtus è ancora a più otto, ma non ha mai il colpo del ko. Mancinelli impatta a 2'25", 66-66. Poi un colpo per parte fino alla fine. Strawberry a dieci secondi dalla sirena segna due liberi che portano avanti la Gmac per la seconda volta, 74-73. La Virtus che ha quasi sempre condotto, a parte essere stata pochi secondi a meno uno, si trova con le spalle al muro e vede la sconfitta maturare. Vukcevic parte in palleggio si alza da tre con le mani in faccia di Strawberry e manda in estasi la Bologna bianconera, 74-75. Mancano due secondi che, dopo il timeout chiamato da Pancotto, fruttano solo un tiro disperato di Mancinelli, nettamente fuori bersaglio. Punteggi molto distribuiti nella squadra vincente: oltre al match winner Vukcevic, 14 punti (0 su 2 da due, ma 3 su 3 da tre e 5 su 6 ai liberi) e quattro assist, 12 punti Boykins (5 su 16), 9 per Giovannoni, Langford, Blizzard e Ford (quest'ultimo ha catturato anche 7 rimbalzi), 7 di Koponen, 4 di Terry (più sette rimbalzi) e 2 di Chiacig. Per gli sconfitti 24 di Huertas, 17 di Papadopoulos, 13 di Strawberry e 9 di Mancinelli.

Fortitudo GMAC: Huertas (24), Gordon (6),  Mancinelli (9), Cittadini (2), Malaventura, Lamma, Slokar n.e., Bagaric (1), Strawberry (13), Papadopoulos (17), Fucka n.e., Akara (2).

Virtus La Fortezza: Ford (9), Koponen (7), Terry (4), Righetti, Boykins (12), Giovannoni (9), Chiacig (2), Langford (9), Malagoli, Blizzard (9), Tommasini, Vukcevic (14).

Arbitri: Paternicò di Piazza Aemerina, Taurino di Modena e Ursi di Livorno.

 

Virtus - Fortitudo 87-86 dts - 6 gennaio 2017

La sfida Virtus - Fortitudo, che torna dopo 2840 giorni da quel 29 marzo 2009. L'ultimo possesso Virtus fu di Dusan Vukcevic, l'ultimo possesso Fortitudo di Stefano Mancinelli. Palla a due alle 20,45, per vedere di chi sarà il primo possesso del derby numero 104. In parterre Binelli, Abbio e Frosini. Dopo il minuto di raccoglimento per la morte di Pascutti, indimenticabile bomber del Bologna, e di due tifosi, uno per parte, il primo possesso è Fortitudo e anche il primo canestro, un tiro pesante da metà campo di tabellone di Mancinelli allo scadere dei 24". La Virtus risponde con un parziale di 8-0, aperto da Umeh e da lui chiuso in contropiede dopo un furto di Rosselli, in mezzo canestri di Michelori e Spissu. ma la Fortitudo è avanti 10-11 dopo il primo quarto. L'equilibrio permane anche nel secondo quarto con vantaggi minimi, ma una tripla di Spissu dà il più quattro alle V nere, 31-27 Rosselli a fil di sirena fa 33-30, con il suo unico canestro dal campo (ma 10 su 10 dalla lunetta). Mancinelli blocca Umeh, ma all'attacco successivo non Spissu, 35-30, poi un parziale di 0-4, riduce il vantaggio a un solo punto, prima di uno scambio di triple, quella bianconera di Umeh. Lawson per il 40-37, quindi la Virtus va al massimo vantaggio, 46-40, con due triple di Umeh (dal 35-34 al 46-40 9 punti su 11 di Umeh), poi subisce un parziale di 0-7, tutto di Italiano, 46-47. Due liberi di Spissu fermano l'emorragia, ma subito una tripla e, dopo il minuto di sospensione e un'infrazione di 24", un canestro rimettono sotto i bianconeri, 48-52, parziale di 2-12. Altri due liberi di speranza, stavolta di Spizzichini, ma la F risponde con la stessa moneta, 50-54. Tripla bianconera di Spissu, poi ancora liberi di là e di qua, quelli bianconeri di Penna, poi chiude la tripla di Ruzzier, 55-59. Massimo vantaggio Fortitudo sul 55-61, poi parziale di 6-0, liberi di Rosselli, tripla di Spissu e Lawson che però mette solo un libero ma la Fortitudo torna avanti, 63-68. Lawson schiaccia a fil di sirena, ma  Kontatto allunga ancora, 65-71. Ancora Rosselli in lunetta Umeh fa tre liberi su quattro, 70-73, Mancinelli segna la tripla e fa il quinto fallo, Rosselli due liberi, Spizzichini a rimbalzo d'attacco, la Fortitudo perde palla e Lawson pareggia, con una schiacciata, 76-76. Dopo solo errori, supplementare. Gioco da tre punti di Umeh, tripla di Montano e sulla palla persa bianconera, gioco da tre punti di Candi, sbaglia Lawson, Candi fa passi e Umeh impatta dalla lunga distanza, Lawson porta avanti i suoi, Italiano da tre e Fortitudo avanti; altro passi di Candi e tripla di Umeh. Spizzichini prende sfondamento ma Spissu perde palla, Knox un solo libero, rimbalzo Rosselli, Lawson non tiene un pallone sotto a 38". Sbaglia Ruzzier, ma Umeh fa passi a rimbalzo, sbaglia Montano prende rimbalzo e perde palla, rimessa Virtus a 2". Vittoria 87-86. Dopo 2840 giorni sempre più uno Virtus. Umeh 29 punti, 5 su 10 da tre, 5 su 11 da due e 4 su 5 ai liberi, con due triple nel supplementare; Umeh, dal 35-34 al 46-40 fa 9 punti su 11 con 3 triple (gli altri due di Lawson) e di nuovo nel supplementare fa 9 punti su 11 con due triple (quella del pareggio e del definitivo vantaggio) e un gioco da tre punti (gli altri due di Lawson). Lawson 14 punti; Rosselli 12, con 8 rimbalzi e 7 assist, 8 falli subiti, 25 di valutazione, migliore dei suoi, nonostante l'1 su 9 al tiro; undici rimbalzi di Michelori.

Virtus Segafredo: Spissu (20), Umeh (29), Pajola, Spizzichini (4), Ranocchi, Petrovic, Ndoja, Rosselli (12), Oxilia (4), Michelori (2), Penna (2), Lawson (14).

Fortitudo 103 Kontatto: Mancinelli (9), Nikolic, Raucci (2), Italiano (16), Ruzzier (19), Knox (3), Costanzelli n.e., Di Pace n.e., Gandini, Montano (24), Candi (13), Campogrande.

Arbitri: Ursi di Livorno, Bartoli di Trieste e Bongiorni di Pisa.

 

Virtus - Fortitudo 76-70 - 19 dicembre 2021

Derby numero 111, novantesimo in campionato. Segna subito Pajola, Aradori perde palla per infrazione di campo, Teodosic segna da tre, Sampson completa il 7-0, timeout Martino. Sampson firma con una schiacciata anche il più nove, 14-5, poi un parziale Fortitudo di 5-15 e il primo quarto si chiude 19-20. Una tripla di Alexander e un canestro di Jaiteh aprono il secondo periodo, 24-20, Durham accorcia, Jaiteh schiaccia su assist di Alexander, che poi fallisce in penetrazione, Tessitori cattura il rimbalzo e Belinelli dopo alcuni errori firma i suoi primi punti con un tiro da tre, poi Jaiteh arrotonda con un libero su due, 30-22. Tessitori conferma il più otto, 32-24. Feldeine mette la tripla, ma Sampson e Tessitori riportano le Vu Nere al massimo vantaggio, 36-27. Parziale di 0-8 e Fortitudo quasi a contatto, 36-35. Chiude il quarto un canestro di Belinelli, 38-35. L'assist di Pajola per Sampson apre il terzo quarto, 40-35, poi arriva un parziale di 3-16 (sul 41-39 si fa male Sampson e non rientrerà più) e Kigili avanti 43-51. La Virtus risponde con un 12-2 (due triple di Alexander, in mezzo quella di Ruzzier, poi un libero di Jaiteh e sul rimbalzo il canestro di Weems), 55-53. Dopo il pareggio di Borra altri due punti di Ruzzier, 57-55 al 30'. Sorpasso di Aradori con una tripla in apertura di ultimo quarto, contro sorpasso ancora di Ruzzier da due, e di nuovo Aradori segna due punti dall'altra parte, 59-60. Tripla di Belinelli, ma pareggia Borra. Alexander mette un solo libero, Beli entrambi, 65-62. Feldeine pareggia, Ruzzier con un bel canestro e Tessitori con due liberi allungano, 69-65. Aradori impatta con un tiro da quattro (fallo di Belinelli), 69-69. Lunga sequenza di errori, poi Jaiteh fa due gol dalla lunetta, 71-69, Groselle li sbaglia entrambi, ma Belinelli fallisce da tre e allora Durham prende il quinto fallo di Pajola sulla tripla, ma mette un solo libero, 71-70. Teodosic che dopo il primo canestro da tre, aveva infilato 12 errori, 7 da due e 5 da tre, segna una tripla fondamentale a 1'22", che se non è decisiva come quelle di Danilovic nel 1998 e di Vukcevic nel 2009, mette una grande ipoteca sul derby. Teodosic fa fallo su Groselle (gli arbitri controllano il video, ma non è intenzionale), il lungo Fortitudo fallisce altri due personali (1 su 7 dalla lunetta negli ultimi 3 minuti per la Kigili) e Jaiteh suggella su assist di Belinelli, 76-70. Belinelli migliore realizzatore con 12 punti, ma 4 su 13 al tiro; Jaiteh 10 punti, con 3 su 5 e 4 su 6 ai liberi più 8 rimbalzi; per Alexander 10 punti con 3 su 6 da tre e anche 5 rimbalzi in 17 minuti; per Ruzzier 9 punti con 4 su 6 al tiro (uno splendido suo passaggio dietro la schiena a Jaiteh non è stato convertito da Mam che ha fallito la schiacciata); di Teodosic si è detto, anche 5 assist per lui, 4 per Pajola e Belinelli, Virtus predominante a rimbalzo, 52-39, con il grande apporto di Weems che ne ha catturati 14. Tutti i 10 bianconeri scesi sul campo hanno realizzato. Valutazione 92 a 68. Un derby dal punteggio incredibilmente simmetrico, quarti dispari 20-19 Fortitudo, quarti pari 19-15 Virtus. La Virtus ha segnato 19 punti in ognuno dei 4 quarti del derby: nessuna squadra in Serie A/A1 dall'introduzione dei 4 periodi (2000/01) aveva mai realizzato lo stesso punteggio in ogni periodo.

Virtus Segafredo: Tessitori (6), Belinelli (12), Pajola (4), Alibegovic (3), Ruzzier (9), Jaiteh (10), Alexander (10), Barbieri n.e., Ceron n.e., Sampson (9), Weems (5), Teodosic (8).

Fortitudo 103 Kigili: Manna n.e., Gudmundsson, Aradori (20), Mancinelli n.e., Durham (12), Zedda n.e., Procida, Benzing (4), Feldeine (17), Charalampopoulos (2), Groselle (10), Borra (5).

Arbitri: Lanzarini di Bologna, Bongiorni di Pisa e Valzani di Martina Franca.

 

Fortitudo - Virtus 82-85 - 13 marzo 2022

Il derby numero 112 tra Fortitudo e Virtus vede i bianconeri con tanti assi in campo ma anche un quintetto di lusso fuori: Pajola, Belinelli, Abass, Shengelia, Udoh. Subito 3-0 F, poi la Virtus prende il comando ma si farà spesso raggiungere. 8-13 con 9 punti di Hackett (alla fine saranno 17, con 4 su 5 da due, 2 su 4 da tre, 3 su 3 in lunetta, 7 rimbalzi, 4 assist), ma la Fortitudo arriva a meno uno, 19-20, prima dei cinque punti delle V nere che chiudono il quarto, 19-25. La squadra di casa raggiunge il pareggio a quota 34, poi la Segafredo piazza otto punti consecutivi, 34-42. Nuovo riavvicinamento sul 43-44, poi Weems sfrutta l'assist di Milos e si va al riposo, 43-46. La Kigili sorpassa anche, nel terzo quarto, ma con un imperioso finale di periodo la Segafredo si porta al 30' sul punteggio di 57-68. Nell'ultimo quarto le V nere vanno due volte a più tredici, ma la Fortitudo rosicchia velocemente punti e si arriva in volata. A quattro minuti il divario è di soli due punti, la Virtus torna a più cinque a un minuto e mezzo, ma la Fortitudo arriva a meno uno negli ultimi venti secondi. Fallo su Weems, 0 su 2 in lunetta, ma Cordinier lotta a rimbalzo e conquista palla. Fallo su Mannion, 2 su 2. Mancano una decina di secondi, Feldeine tira subito da lontano, è corto ed è la vittoria numero 65 (a 47) delle V nere nei derby ufficiali, la numero 51 (a 40) in campionato. Su tutti Hackett, poi 12 punti di Sampson, 10 di Hervey, 9 di Mannion, Alibegovic e Cordinier.

Virtus Segafredo: Tessitori, Mannion (9), Alibegovic (9), Hervey (10), Ruzzier n.e., Jaiteh (5), Hackett (17), Ceron n.e., Sampson (12), Weems (6), Teodosic (8), Cordinier (9).

Fortitudo 103 Kigili: Manna n.e., Frazier (14), Aradori (2), Mancinelli n.e., Durham (9), Niang n.e., Procida (15), Benzing (19), Feldeine (8), Charalampopoulos (5), Groselle (10), Borra.

Arbitri: Rossi di Arezzo, Borgioni di Roma e Paglialunga di Massafra.