MARIO CHALMERS

(Almario Vernard "Mario")

Festeggiamenti per Chalmers, che appena finite le visite mediche si reca al palazzo per vedere Virtus - Reyer (foto tratta da www.virtus.it)

 

nato a:  Anchorage, Alaska (USA)

il: 19/05/1986

altezza: 188

ruolo: playmaker

numero di maglia: 15

Stagioni alla Virtus: 2018/19

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

nato a: Sassari

il: 05/05/1995

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PIETRO ARADORI

 

 

nato a: Brescia

il: 09/12/1988

altezza: 196

ruolo: guardia

numero di maglia: 21

Stagioni alla Virtus: 2017/18

biografia su wikipedia

nato a: Sassari

il: 05/05/1995

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palmares individuale in Virtus: 1 Champions League

UFFICIALE: "MARIO" CHALMERS È UN GIOCATORE DELLA VIRTUS SEGAFREDO

tratto da www.virtus.it - 03/03/2019
 
 

Virtus Pallacanestro Bologna è lieta di annunciare l’accordo con il giocatore Mario Chalmers, grande veterano della Nba e due volte vincitore dell’anello con i Miami Heat, nel 2012 e 2013, a fianco di LeBron James.

Chalmers ha firmato un contratto per giocare fino al termine della stagione con i colori di Virtus Segafredo, con opzione per la stagione successiva.

“L’Italia e il suo basket sono una novità per me” sono le prime parole del talento americano, “e sono pronto e motivato per fare questa nuova esperienza in una società importante come la Virtus. Pronto per una pallacanestro diversa e per aprire un nuovo capitolo della mia carriera di giocatore. Pronto anche dal punto di vista fisico, per entrare nel gioco della squadra e dare il mio contributo”.

“Vogliamo una Virtus Bologna con orgoglio e ambizione”, commenta il Club Manager della società, Paolo Ronci. “Per Segafredo è una gioia avere dei campioni in squadra, da condividere con i tifosi virtussini e con gli appassionati dello sport, e la storia di questa azienda lo dice chiaramente. Ringrazio il dottor Massimo Zanetti e Luca Baraldi per l’entusiasmo che hanno mostrato nel concludere questa trattativa velocissimamente, per portare un grande talento come Mario Chalmers a Bologna. Ho passato con lui gli ultimi due giorni ed ho potuto notare la grande disponibilità di questo ragazzo. Questo dimostra una volta di più che le cose importanti non si vincono per caso”.

Chalmers indosserà la canotta col numero 15, scelta anche a Miami al momento dell’arrivo di LeBron James in squadra. Sarà a disposizione di coach Sacripanti a partire dalla trasferta di Basketball Champions League a Le Mans.

*  *  *

ALMARIO VERNARD “MARIO” CHALMERS è nato ad Anchorage, in Alaska, il 19 maggio 1986. Playmaker di 188 centimetri, ha frequentato la Bartlett High School nella sua città natale, vincendo i campionati statali nel 2002 e nel 2003, e per tre volte è stato eletto come miglior giocatore dello stato tra i pari età. Passato alla University di Kansas nel maggio 2004, con i Jayhawks ha vinto il titolo NCAA del 2008, segnando una tripla storica che mandò al supplementare la finale contro i Memphis Tigers di Derrick Rose e Chris Douglas-Roberts, poi vinta da Chalmers e compagni. Un tiro che resterà nella storia come il “Mario’s Miracle”, e che contribuì a farne l’MVP della Final Four per il titolo.

Nel Draft NBA 2008 è stato scelto al secondo giro, col numero 34, dai Minnesota Timberwolves, che l’hanno girato ai Miami Heat, con cui ha iniziato una splendida parabola nel più prestigioso torneo del basket internazionale, durata nove stagioni (sette a Miami, due con i Memphis Grizzlies) ed arricchita dalla conquista di due titoli con gli Heat nel 2012 e nel 2013, e dalla partecipazione a sei serie di playoff. Nella prima stagione a Miami ha giocato da rookie 82 partite partendo da titolare, alla media di 10 punti e 4,9 assist a gara. All’arrivo di LeBron James, gli ha ceduto di buon grado il numero 6, prendendosi il 15, e ha dato il via a una “alleanza” sportiva che ha dato frutti ricchissimi. I due anelli del 2012 e del 2013, come si è detto, con Mario in cabina di regìa e Sua Maestà LeBron a dispensare il suo grandissimo talento, sono l’apice dell’avventura. Nella stagione 2012-2013, prima dell’anello, arriva anche la serie di 27 successi consecutivi in regular season che ne fanno la seconda franchigia con la serie positiva più lunga della storia.

Iniziata la stagione 2015-2016 a Miami, dopo poche partite Chalmers si è trasferito ai Memphis Grizzlies nel novembre 2015. Dopo un infortunio al tendine d’Achille destro nel marzo 2016, è rimasto al palo nella stagione successiva ripresentandosi con la canotta di Memphis nel 2017-2018, annata in cui, completamente recuperato, ha disputato con i Grizzlies 66 partite, con 7,7 punti e 3,7 assist di media in 21 minuti di utilizzo.

In tutta la carriera Nba ha disputato 646 partite, con 8,9 punti, 2,5 rimbalzi, 3,7 assist e 1,5 palle recuperate in 26,7 minuti di utilizzo.

Attivo sul piano sociale, ha dato vita a una fondazione che aiuta bambini disagiati, la Mario V. Chalmers Foundation, con cui ha svolto varie attività compresa la scrittura di un libro per l’infanzia insieme alla madre Almarie, dal titolo “Mario Chalmers’ ABC’s of Basketball, Dream Big. Think Big. Play Big”.

 

 

Chalmers alla sua prima in maglia Virtus a Le Mans (foto tratta da www.oasport.it)

MARIO CHALMERS: “BOLOGNA, TI DARÒ TUTTO”

Il nuovo acquisto, bicampione Nba con Miami dopo essere stato re della Ncaa con Kansas, si presenta: “Cara Virtus, ti darò tutto: leadership, esperienza e vittorie. Dimostrerò che non sono finito”

di Andrea Tosi - La Gazzetta dello Sport - 06/03/2019

 

Non si vedeva da 30 anni un campione Nba firmato dalla Virtus. Almario Vernard Chalmers, per tutti più semplicemente Mario o Rio, ha colmato un vuoto che risaliva alla stagione 1988-89 quando l’avvocato Porelli chiamò a Bologna la terza torre Clemon Johnson a fare coppia con Sugar Richardson. Nel 1983 Johnson aveva protetto le spalle di Moses Malone e Doc J Erving come rincalzo di Philadelphia che trionfò nelle Finals alzando poi una Coppa Coppe e due Coppe Italia con la V nera. Prima di lui, era toccato al compianto Jim McMillian, il “duca nero”, che vinse l’anello coi Lakers e poi uno scudetto virtussino. Ora Chalmers è chiamato dalla Segafredo a ricalcare le orme e possibilmente i successi di queste leggende, ma prima di tutto a rilanciare se stesso dopo il declino causato da un grave infortunio. Venendo in Italia ha già un record: il primo straniero che ha vinto Nba e Ncaa.

Mister Chalmers, partiamo dalle sue origini di afroamericano nato in Alaska. Una casualità? 
“Sì perché mio padre Ronnie e mamma Almarie, da cui deriva il mio nome di origini ispaniche, sono nativi del North Carolina. Mio padre, sergente dell’Air Force, si è spostato molto per motivi di servizio facendo tappa anche ad Anchorage dove sono nato e cresciuto fino ai tempi del liceo”.

Il basket come è entrato nella sua vita? 
“Mamma ha giocato al college, è stata lei il mio primo coach. Poi è subentrato mio padre, buon giocatore a livello amatoriale. Insomma, è un fatto di famiglia. Ma il mio mentore è stato Trajan Langdon (ex Treviso), anch’egli prodotto di Alaska, da cui ho appreso l’arte del playmaking”.

Il suo talento è emerso al college col titolo Ncaa 2008. Si sentiva un predestinato? 
“Quando entrai a Kansas ero stato classificato tra i primi 12 giocatori liceali della Nazione. Il mio nome era già conosciuto, sentivo che avrei potuto fare una carriera importante”.

A Kansas il suo coach era Bill Self. È stato anche il suo maestro? 
“Sicuramente è l’allenatore a cui devo tutto. Ha lasciato che esprimessi liberamente il mio talento. Con lui ho vissuto il momento più intenso e indimenticabile della mia storia di giocatore quando vincemmo la finale per il titolo contro Memphis di Derrick Rose. Allo scadere dei tempi regolamentari, sotto di tre, segnai la tripla che portò Kansas all’overtime e poi al successo”.

La Nba lo ha chiamato nel draft 2008 al secondo giro passando subito da Minnesota a Miami dove è rimasto 7 anni. Che tipo di giocatore era a quel tempo? 
“Quello che sono oggi: un play puro che sa adattarsi alle situazioni in campo. Posso essere tiratore, passatore e difensore a seconda di quello che serve alla squadra”.

Nel 2010 agli Heat è arrivato LeBron James. C’è un video che vi ritrae litigare e quasi venire alle mani durante un time-out. Com’è stato il vostro rapporto? 
“Siamo entrambi due giocatori competitivi, quella volta la troppa adrenalina ci portò allo scontro. Ma non ci furono strascichi tra noi. Anzi, siamo molto amici, lo considero un fratello maggiore e venendo a Bologna gli ho postato un fotomontaggio che ci ritrae insieme a Wade in maglia Segafredo. LeBron ha gradito”.

Guidare da titolare il gioco di due fenomeni come LeBron e Dwyane Wade le metteva pressione? C’era una linea gerarchica da rispettare? 
“Nessuna pressione, passavo a chi di loro due era più libero per ricevere e tirare. E nessuno di loro ha preteso un trattamento di privilegio a scapito dell’altro”.

LeBron è il compagno più forte che abbia mai avuto? Qual è la dote che lo rende speciale? 
“Sicuramente il più forte, oggi lo insidia solo Paul George. LeBron è l’intelligenza applicata al basket. Se vorrà diventare coach, avrà successo anche il quel ruolo”.

I due titoli Nba che peso hanno nella sua vita? 
“Non porto gli anelli alle dita, mi basta il loro valore sportivo. Con quei titoli ho toccato il top della mia carriera”.

Col passaggio a Memphis sono iniziati i suoi guai. Causa la rottura del tendine d’Achille destro è rimasto fuori oltre un anno. Ha temuto per la carriera? 
“Più che altro ho dovuto battere i pregiudizi e le voci maligne che mi davano per finito. Ho lavorato tanto per recuperare e ce l’ho fatta”.

Al rientro, nella scorsa stagione, ha giocato tanto. Perché Memphis non l’ha confermata? 
“Il mio contratto era finito, ma avevo un accordo con coach Bickerstaff per il rinnovo che il g.m. Wallace ha respinto. Tra me e Wallace non c’era feeling”.

Fino alla proposta della Virtus lei è rimasto inattivo. Come mai? “Ho fatto un paio di workout estivi con Charlotte e Houston senza seguito. Nessuno mi ha offerto un contratto serio”.

Perché ha scelto l’Europa? 
“Volevo una chance per tornare in campo e dimostrare che sono ancora un giocatore vero. Ho cambiato agente e subito ho trovato lavoro”.

Aveva notizie sul basket italiano e sulla Virtus? 
“Langdon mi ha caldeggiato questa soluzione, poi ho sentito anche Curtis Jerrells che me ne ha parlato bene. So che alla Virtus hanno giocato Sugar Richardson e Manu Ginobili. E l’approccio coi tifosi è stato positivo”.

Ha visto la Virtus perdere sciupando un largo vantaggio contro Venezia. Cosa può aggiungere lei alla squadra? 
“Esperienza, leadership, mentalità vincente e capacità di gestire la pressione quando l’avversario è in rimonta. La Virtus è forte, ma ho visto che ha problemi a controllare la partita”.

Quale è il suo obiettivo oggi come giocatore della Virtus? 
“Ho vinto tre titoli, sono venuto per vincere ancora. La lega e la coppa, perché no?”.

 

 

LA PRESENTAZIONE DI MARIO CHALMERS

tratto da bolognabasket.it - 15/03/2019

 

Mario Chalmers è stato presentato ai media a Palazzo di Varignana.
Ecco le parole del numero 15 bianconero.

È la prima volta che gioco all’estero.
Prime impressioni a caldo: tutto bene, ottimo ambiente, i compagni e i tifosi mi hanno accolto con grande affetto e mi stanno facendo sentire a casa.
La principali differenze? Deve parlare il basket sul campo. La differenza è nella velocità.

Conosci la storia della Virtus? È un club tra i più storici in Italia. Qui hanno giocato Ginobili e Richardson, quotidianamente imparo. È l’Italia che ha scelto me. Non il contrario.

La squadra aveva bisogno di leadership e mentalità vincente.

Ho tanti amici che sono stati qui prima di me, come Tyshawn Taylor di Torino. Qui mi ricorda la NCAA.

La convivenza con Taylor? Due play che sanno gestire il pallone saranno di aiuto alla squadra. Siamo due leader, dobbiamo la portare squadra al successo.
Quello che succede, succede. Io amo il basket. Ho già avuto opportunità e soddisfazioni in carriera.

Il rapporto con LeBron James? Due settimane fa ho sentito il boss. Mi ha detto di divertirmi e godermi la mia esperienza.

La visita di Ray Allen? È in tour in Italia, lo scopo principale era andare a vedere Juventus-Atletico.
È tornato a Seattle. Abbiamo vinto tanto insieme, siamo molto amici. Mi ha fatto piacere che mi sia venuto a trovare.

Le tue condizioni? Sono stato lontano dai campi per un po’. Sto recuperando gradualmente. Il coach mi usa con calma. Nel giro di due settimane sarò al meglio.

A Miami il gioco era dinamico, ti trovi bene con Kravic? Si sono anch’io un giocatore da pick n’roll, lui è un ottimo giocatore, mi piace.

Hai già mangiato tortellini e tagliatelle? Ho provato ad assaggiare… se voglio tornare in forma meglio starne lontano.

È un bel posto per restare? Non ho pregiudizi. Vediamo giorno per giorno, pensiamo a vincere la coppa. Poi vedremo il futuro.

La tua famiglia? Ci è nato da poco un figlio. Mi raggiungeranno nel prossimo mese, avranno modo di godersi la città.

La squadra in campionato ha un record vinte/perse negativo. Nuovo coach, nuovo inizio, nuovo sistema: la stagione ricomincia adesso.

La firma in Big3? Ho firmato per essere pronto dopo l’estate. Questa l’unica motivazione.

 

CHALMERS: "VIVO PER MOMENTI COME QUESTO. DJORDJEVIC MI RICORDA PAT RILEY"

tratto da bolognabasket.it - 06/05/2019

 

Mario Chalmers ha disputato un’ottima finale di Champions League, mettendo tra l’altro il canestro che ha chiuso i giochi, a poco più di un minuto dalla fine.
La Champions League ha dedicato un articolo speciale al numero 15 della Virtus, che ha spiegato di aver ricevuto messaggi di incoraggiamento da Ray Allen e Dwyane Wade.

Nel secondo tempo soffrivamo un po’. Quando ho visto il momento di attaccare, ho visto il mio posto, dove voglio stare… vivo per grandi momenti come quello.
Il coach mi ha detto solo di giocare, ero un po’ sotto pressione nel primo tempo, ho provato a fare tutto da solo, l’allenatore mi ha detto di calmarmi, di godermi il momento, e quella era la cosa più grande per me.
Sasha è un allenatore dalla mentalità difensiva, mi ricorda molto Pat Riley, com’era ai Miami Heat. Sono abituato ad allenatori del genere.
Ho ricevuto molti messaggi dai miei amici, Ray Allen mi ha incoraggiato, Dwyane Wade mi ha incoraggiato… sapevano che stavo giocando una finale. Questo dimostra che tipo di fratellanza abbiamo, abbiamo un legame oltre il basket, ci sosteniamo a vicenda ovunque andiamo. Significa molto per me sentire il sostegno di quei ragazzi”
Il futuro? Qualunque cosa succederà, succederà. Mi godo questo momento, festeggio con i miei compagni di squadra, quando sarà il momento di decidere, ci penserò”