CHARLIE BELL

(Charlie Will Bell III)

 

nato a: Flint (USA)

il: 12/03/1979

altezza: 191

ruolo: guardia

numero di maglia: 11

Stagioni alla Virtus: 2002/03

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

 

È ARRIVATO CHARLIE BELL

La Repubblica - 30/08/2002



Charlie Bell è arrivato a Bologna con la fama del predestinato e pure dell'indispensabile, data l'ecatombe di acciacchi bianconeri. E tanto per essere all'altezza, si è presentato con la maglietta degli Spartans di Michigan State, la sua università e quella di Magic Johnson, che Charlie ha riportato al titolo nel 2000. Magic l'aveva fatto nel '79, proprio quando Bell era nato: incroci da vincente, d'altronde la nomea che si è fatto è questa. Oggi farà le visite mediche e raggiungerà subito la squadra a Urbino per debuttare.
Dopo lo scudetto preso in 4 mesi con Treviso cosa si può fare per la Virtus?
«Vincerlo un'altra volta e anche il titolo europeo mi è scappato alla penultima partita. Vorrei arrivare fino in fondo, come credo la Virtus. So che a Bologna prendete la pallacanestro molto seriamente, si parla molto di basket, ci sono rivali alla porta accanto. Come nel basket universitario, in questo meglio che i pro».
L'Nba però doveva essere l'approdo per la nuova stagione: come mai il ritorno in Europa?
«Ho fatto i camp con Indiana e Utah, ma c'erano molte guardie e non molta voglia di cambiare. Non volevo restare ad aspettare. Il mio desiderio è giocare molte partite, il più possibile. Ed è meglio partire da inizio stagione, anche se l'ultima volta è stato positivo anche l'arrivo in corsa».
Date le circostanze diverse, potrebbe cambiare il gioco di Bell, che per quello che si è visto in Italia è un elemento dalle grandi «strisce» di canestri e anche qualche pausa?
«Non credo di dover mutare il mio basket. La Benetton era forte prima che io arrivassi e anche la Virtus lo è. Non voglio stravolgere niente, migliorare la squadra sì. Mi piace avere i palloni importanti, so di essere in grado di fare punti. Semplice, voglio essere in campo: ho fatto l'Nba, ma in panca con Dallas e Phoenix, la panchina a lungo non mi si addice. Non ho paura di prendere il tiro quando serve, ma vedo bene anche i compagni. Partendo dall'inizio della stagione, l'obiettivo è di fare meglio che nella passata, dove magari facevo sfracelli, ma solo per un quarto. Ho più tempo per migliorarmi e per trovare la giusta continuità».

 

CHE BELL GIOCARE NELLA VIRTUS

Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 02/11/2002


Ci sono almeno due motivi che rendono particolarmente appetibile il match con Trieste. La posizione di classifica dei giuliani – inaspettatamente, ma con pieno merito, secondi a quota 10 – e il ricordo dell'ultima sfida con Pancotto e i suoi ragazzi. In panchina c'era Giordano Consolini ed era l'11 marzo. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che Tanjevic è particolarmente legato a Trieste – partì da lì il progetto che l'avrebbe poi portato a Milano, a vincere uno scudetto con l'Olimpia – possiamo comprendere come, domani, la Virtus abbia mille motivi per vincere. E per ritrovare il pubblico delle grandi occasioni come una settimana fa (ancora sconosciuto, però, il numero degli abbonati, dopo la riapertura degli sportelli, seguita alla vittoria con la Benetton Treviso).
Intanto la Virtus sta trovando il miglior Bell. Quello che, con l'arrivo di altri terminali offensivi, non è più costretto a fare il boia e l'impiccato e arrivare a fine gara con la lingua che striscia per terra, per la fatica.
È in gran forma, Charlie, che parla di sé e del «concittadino» Dial.
«Ci siamo affrontati diverse volte a livello di college. E poi Flint, dove sono nato, e Detroit, dov'è nato lui, sono distanti 50 minuti di macchina». Dici Detroit e pensi ai motori, certo, ma anche a una franchigia che dodici anni fa riusciva a vincere l'anello. Erano i Pistons di Thomas e Dumars ma, sotto canestro, anche dei «bad boys».
Che i «cattivi ragazzi» di oggi possano essere proprio Charlie e Derrick? «Non so – ride Bell – se potremo essere i 'bad boys' o i 'good guys'.
Sicuramente possiamo giocare insieme e vincere. La strada che abbiamo iniziato nelle ultime settimane è quella buona. Dobbiamo solo continuare ad allenarci con lo stesso entusiasmo». Riprende intanto David Andersen – domani dovrebbe essere nei dieci – ma si ferma Gagneur, che non è certamente baciato dalla fortuna.
«Sono cambiate molte cose – insiste – dalla mia precedente esperienza con la Benetton. Un anno fa arrivai di rincorsa, difficile scalfire le gerarchie e i minutaggi di un gruppo già fatto. E poi là c'erano molto più tiratori. Nella Virtus trovo molto più equilibrio e più spazio. Per me è più divertente perché non è piacevole guardare dalla panchina. In ogni caso sono a disposizione del gruppo: faccio quello che serve per vincere».
Non conosce ancora il valore effettivo di questa Virtus, ma c'è un motivo. «Il peggio è passato? Non lo so, dipende anche dagli infortuni.
Il vero valore di questo gruppo, credo, lo si potrà capire quando sarà rientrato anche Smodis».

Bell il giorno della presentazione

BELL, LA VIRTUS NELLE MANI

di Francesco Forni - La Repubblica - 02/11/2002


Non c'è l'uomo della Provvidenza nella pallacanestro. La regola è arcinota: uno contro cinque non si vince mai, specialmente quando si frequentano quartieri alti. Charlie Bell, nonostante l'ottima impressione lasciata negli scorsi play-off con Treviso, non poteva essere la Soluzione ai problemi della Virtus rifondata. Sapeva anche di non esserlo, pur non rinunciando a mantenere un rapporto privilegiato con il canestro, probabilmente qualche volta un po' troppo intenso. Senza mezze metafore, fuori dalle righe, senza badar troppo a come andassero partita e sue percentuali, Charlie spesso ha continuato il suo gioco da terminale puro. Ora che la squadra ha un organico competitivo gli equilibri sono cambiati: Bell comunque rimane una delle opzioni fondamentali dell'attacco bianconero. Come ha mostrato mercoledì contro i polacchi. «Non posso prendermi la squadra sulle spalle. Non sono in grado: le responsabilità sono tante ed è fondamentale che i cinque in campo se le prendano, ognuno per la sua misura. La Virtus adesso è cambiata. È arrivato Dial, uno che conosco bene, quando eravamo a college io stavo a Flint, lui a Detroit, cinquanta minuti di highway. Sa come mi muovo e la cosa è reciproca. Anche Scarone e Koturovic sono innesti di peso. La squadra ha bisogno di un paio di settimane di buoni allenamenti e di trovare confidenza durante le partite. Poi credo che per tutti sarà davvero difficile metterci sotto». L'organico è stato ristrutturato in corsa: nella stagione passata a Treviso Charlie arrivò a bocce in movimento. Ci sono delle analogie? «Treviso era una squadra piena di tiratori di ottima qualità, questa Virtus mi sembra un po' più bilanciata nei ruoli, ma sono due situazioni molto diverse». E la Virtus odierna, rispetto all'ultima di Messina? «Troppo diverse: c'era il big man, Griffith. Ne è rimasto qualcuno, ma sono due squadre che non possono essere paragonate, differenti nella conformazione». Quello che veramente è cambiato è il suo impiego. D'Antoni, sfogliando la margherita, lo faceva entrare e «scaricare» per due o tre spezzoni di gara, di solito per 20': Boscia spesso lo ha dovuto far giocare sempre e anche nel futuro, pur calando il minutaggio, rimarrà un pezzo pregiato. Bell naturalmente ne è contento. «Questa è una grande chance per me. Ho l'occasione di far vedere quello che valgo. A Treviso sono entrato in un meccanismo già perfetto: tutti bravi, tutti si conoscevano. Non è stato un gioco da ragazzi inserirsi. Sono andato bene, però il desiderio, che è comune a tutti, era quello di giocare un po' di più, anche a me non piace stare tanti minuti in panchina. Nella Virtus ho l'occasione per fare questo salto e anche di divertirmi un po' di più. Il mio momento utile lo aspetto, poi cerco di fare quello che mi viene meglio, che senza l'appoggio e i giochi dei compagni difficilmente riesce». Il peggio è passato? «Questo non lo si può mai dire. Ci siamo rinforzati, le cose stanno andando abbastanza bene, ma bisognerà aspettare il rientro di Andersen e poi anche quello di Smodis, due pezzi forti, importanti. Con anche loro saremo a posto».
 

BELL: ASPETTIAMO SMODIS

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 27/11/2002


Se dieci giorni fa, dopo il derby, e le parole di Marco Madrigali — che per altro non l'ha mai nominato direttamente — gli fossero fischiate le orecchie, forse Charlie Bell avrebbe potuto nutrire qualche sospetto. Le orecchie, evidentemente, non gli hanno causato alcun disturbo e lui, nel frattempo, non ha più parlato di quella stracittadina. E di qualche forzatura, personale, che ha sollevato più di una perplessità. Perché se è vero che a inizio stagione Bell, per forza di cose, doveva fare il boia e l'impiccato — prendendosi responsabilità importanti — è innegabile che, a tutt'oggi, con alcuni rientri e ingaggi in corso d'opera, la squadra abbia più di una bocca da fuoco. E che, per cercare di vincere, e invertire la rotta, la Virtus dovrà trovare un maggior equilibrio offensivo. Ma lui, Charlie Bell, si è mai sentito chiamato in causa? «Veramente — obietta lui — non ho sentito nulla del genere. Tutto sommato, però, ci può stare anche perché quando perdi quattro gare di fila, come è accaduto a noi, si cominciano a cercare spiegazioni, ci si interroga. Io credo che questo periodo, però, ci sia servito. Lavorando in palestra abbiamo cominciato a fidarci maggiormente l'uno dell'altro.
Credo che il gioco di squadra, ora, possa avere il sopravvento».
Non ha ripensato alle soluzioni individuali (troppe) della stracittadina. Ma quella gara — 13 punti di vantaggio al 27' e una Fortitudo sull'orlo del baratro — l'ha vista e rivista più volte davanti a un videoregistratore. Per questo proprio Charlie offre una chiave di lettura personale. «Per me la gara è stata persa perché abbiamo permesso loro di conquistare troppi rimbalzi. Concedendo troppo in difesa. Ecco, se vogliamo crescere, se vogliamo migliorare, dobbiamo partire proprio dalla difesa».
Questa la ricetta di Charlie che un periodo del genere — sconfitte in serie, un po' di malumore e qualche polemica latente — l'ha già vissuto ai tempi del college. «Era il mio primo anno e le premesse erano le stesse di questa stagione. Ovvero un nuovo allenatore, nuovi giocatori, nuovo sistema. Però lavorando, e con un po' di pazienza, siamo riusciti a superare questa situazione. Sono sicuro che la stessa cosa succederà anche a noi. E i miglioramenti si vedranno, ancora di più, quando la squadra sarà al completo. Smodis, per esempio, è un lungo che può costringere le difese avversarie ad allargarsi perché tira bene e passa con la stessa facilità». Salgono le quotazioni di Matjaz, dunque, scendono leggermente quelle di Joey Beard, vittima di un problema muscolare che ne ha rallentato il recupero. Oggi, intanto, test con Ferrara per valutare le condizioni del gruppo (Miralles ha preso la strada di Rimini, Markovic quella di Udine) in vista del match di sabato con la Pippo Milano.
 

CHARLIE BELL OPERATO MERCOLEDI'

da www.virtus.it - 16/12/2002


La risonanza magnetica, eseguita oggi, ha evidenziato che Charlie Bell ha riportato una lesione del collaterale-mediale e della capsula posteriore del ginocchio destro. Il giocatore sarà operato nella giornata di mercoledì 18 dicembre dal dottor Alessandro Lelli, ortopedico di fiducia della Virtus Pallacanestro Bologna, a Villa Laura. La prognosi è di circa 3-4 mesi.

 

IO, ERIC E DIAL TRE DA PLAY-OFF

di Francesco Forni - La Repubblica - 12/03/2003

 

È tornato Charlie Bell, una mano in più per l'ennesima ripartenza della Virtus. Avrà poco tempo per cominciare a marciar forte e prendere confidenza. Non sarà facile, e anche la metafora usata ieri da Bianchini, pur riferita a Smodis, è illuminante. «È come uno che è cresciuto da rifugiato nel bunker ed esce dopo l'atomica. Tutto è diverso, un altro mondo». Bell, che fa oggi i 24 anni, non pare atterrito: è cambiata la Virtus, se non il mondo, ma a tutto si fa fronte. «Con Bianchini - ha detto ieri - non ci sono particolari incognite, però sono cambiati tanti giocatori. È stata dura guardarla da fuori, la squadra ha sempre dato molto, facendo una gran fatica. Sono qui per far bene e conto di essere un'arma in più, perché ci dobbiamo giocare ancora tutto». A metà via tra il candido e lo spaccone, Charlie ostenta ottimismo. «Non ho paura di uscire dal giro dei play-off. La classifica è molto stretta, abbiamo l'occasione di risalire bene, ci sono parecchie squadre messe come noi. È l'ora di cominciare a vincere: fuori casa è sempre andata male, qualche volta solo per caso. Tutte le squadre non vedono l'ora di batterci, vedono che hanno più chances che in passato. La musica cambierà: di qui alla fine, un paio in trasferte saranno nostre. Dovremo farlo, perché questi colpi serviranno per arrivare fino in fondo nei play-off». Bell aveva cominciato accanto a Rigaudeau, ora c'è Murdock. «È un veterano. Sa come giocare e non credo avrò problemi con lui, come non ne avevo prima». Al rientro a Treviso non ha trovato il tiro, ma le gambe (il nodo del suo recupero) ci sono state e a Bianchini è piaciuta la sua difesa. Il trio di mori con Dial e Murdock sarà proposto molto spesso. «Possiamo essere pericolosi e se la Virtus ha avuto lacune coi piccoli, noi tre daremo una mano. Anzi, potremmo diventare un importante punto di riferimento, cercando la velocità. Siamo in grado di farlo, è ora di farlo».