STAGIONE 1945/46

 

Il primo scudetto a Viareggio

Marinelli, Dondi, Calza, Foschi, Bersani, Vannini

Girotti, Rapini, Cherubini (foto tratta da "100mila canestri")

 

Virtus Bologna

Divisione Nazionale A-B: (dopo la prima fase, la Virtus prende il posto della Fortitudo Sisma vincitrice del girone regionale emiliano) fase semifinale Nord 1a classificata su 4 squadre (3-3); finali a Viareggio 1a classificata su 3 squadre (2-2); CAMPIONE D'ITALIA

 

FORMAZIONE
Venzo Vannini (cap.)
Gianfranco Bersani
Marino Calza
Carlo Cherubini
Galeazzo Dondi Dall'Orologio
Gianfranco Faccioli
Gelsomino Girotti
Giancarlo Marinelli
Luigi Rapini
Solo amichevoli: Cesare Negroni, Giovanni Gentili, Righetti
 
Allenatore: Guido Foschi

 

Partite della stagione

Statistiche individuali della stagione

IL FILM DELLA STAGIONE

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

I dirigenti della Virtus furono sospesi perché sospettati di troppa vicinanza al fascismo e così l’inizio del campionato fu disputato da una squadra mista Virtus-Fortitudo, sotto il nome di Fortitudo Sisma. Intanto i giocatori della Virtus si preparavano: in luglio avevano disputato due tornei volanti e un altro lo giocano il 10 marzo 1946, la Coppa Franco Mariani e Tonino Rosini, in ricordo dei due ex giocatori delle V nere, morti da partigiani sulle colline di Monte San Pietro. Dalla primavera del 1944 non era più disponibile la palestra della chiesa sconsacrata di Santa Lucia, si gioca quindi nel campo ricavato sopra la Piscina dello Stadio Comunale. Lo vince la Virtus battendo in semifinale l'Asip  65 a 37 e in finale la Timo 53 a 37½. Questa la classifica finale: 1) Virtus Bologna; 2) TIMO Bologna 3) Gira Bologna; 4) Asip Bologna; 5) Matteotti; 6) Sempre Avanti Bologna. Sempre in amichevole, sullo stesso campo la Virtus, perde una settimana dopo, contro il CS Lombardo Milano sezione Triestina 23 a 17, mentre il 31 marzo batte la Reyer 31 a 30, un buon segno premonitore. Nel frattempo la Fortitudo Sisma squadra mista aveva vinto il girone regionale emiliano comprendente anche Giovane Italia Reggio Emilia, Olimpia Ravenna e Libertas Ravenna, classificatesi nell’ordine. I dirigenti della Virtus vengono prosciolti solo a primavera, giusto in tempo perché la squadra possa riprendere la denominazione Virtus e vincere a Reggio Emilia, nelle giornate del 21 e 22 aprile, il girone B della fase semifinale nord. Nella giornata di domenica una netta vittoria contro il Genoa, 31 a 15, ma le gare decisive sono in programma il lunedì. In mattinata, con un irresistibile Girotti, autore di quattordici punti, le V nere battono la Ginnastica Torino per 26 a 19.  Nel pomeriggio l'incontro decisivo, arbitrato dal sig. Manfredi di Milano, contro il San Giusto Trieste: partono meglio i triestini, ma già a metà gara Bologna è davanti. Nella ripresa la Virtus allunga ulteriormente e termina vittoriosa per 31 a 25; migliore marcatore Cherubini con undici punti. Le finali sono in programma a Viareggio più di tre mesi dopo e la Virtus ci arriva viaggiando su un camion con seggiole legate alla meno peggio ed è alloggiata in un albergo pieno di zanzare; le gare si disputano su un campo in terra battuta. Il 26 luglio le V nere battono nettamente la Libertas Roma (che aveva sostituito i rinunciatari Postelegrafonici, squadra sempre della capitale che aveva vinto il girone Centro-Sud proprio davanti alla Libertas) 53 a 35, con diciannove punti del capitano Venzo Vannini e tredici di Gigi Rapini. Il giorno dopo la Virtus riposa, mentre la Reyer surclassa i romani. Il 28 luglio Bologna e Venezia si giocano il titolo. La gara ha inizio alle ore 19 e le battute iniziali sono a favore dei veneti, subito avanti 9 a 3, poi 12 a 8. La Virtus produce il massimo sforzo e con un parziale di 0 a 9 va in testa per 12 a 17. I bolognesi rifiatano un attimo e Venezia si avvicina: all'intervallo 16 a 17, tutto ancora da decidere. Nel secondo tempo Bologna ha più energia, Venezia si aggrappa soprattutto ai tiri liberi, ma alla fine la Virtus vince 31 a 35, con Rapini autore di undici punti: la Reyer, che tanti dispiaceri aveva dato ai bolognesi prima della guerra, è finalmente dietro. È il primo titolo italiano, vinto il 28 luglio 1946 e la data e il luogo consigliano di festeggiare con un tuffo nel Tirreno. Sarà il primo scudetto di una serie di quattro consecutivi, il primo trofeo di una serie lunghissima. Chi sono i nuovi campioni? Nomi leggendari: Venzo Vannini e Giancarlo Marinelli, venti stagioni (contando anche quelle di sole amichevoli) con le V nere, quattro scudetti a testa, reduci dall'argento agli Europei di Ginevra nel maggio precedente con la nazionale, avendo come compagni quattro giocatori della Reyer, i fratelli Stefanini, Fagarazzi e De Nardus; poi Gigi Rapini, cinque titoli con le V nere; Galeazzo Dondi Dall'Orologio, presente solo nelle due gare finali, per il quale il titolo di Viareggio rappresenta la fine della carriera da giocatore, ma sarà una bandiera bianconera anche come allenatore e dirigente; Gianfranco Bersani, quattro scudetti, famoso per avere un braccio più corto dell'altro, scomparso a soli 46 anni; Marino Calza, che chiude la sua esperienza virtussina vincendo il tricolore, con una particolare curiosità: otto dei nove punti messi a segno in quella stagione li realizzò nella prima gara di Viareggio; Carlo Cherubini, che aveva giocato nella Virtus 1936/37, poi ricompare nelle amichevoli che la Virtus disputa nel 1943/44 e 1944/45, infine gioca le prime due annate post belliche con due scudetti vinti; Gelsomino Girotti, in squadra fin dal primo campionato nella massima serie nel 1934/35 e che vincerà anche il secondo scudetto; Gianfranco Faccioli, impiegato solo nelle tre gare di Reggio Emilia, un altro che conclude la sua carriera in Virtus con lo scudetto. Accompagnatore cambista di quel primo titolo è Foschi, una vita nella Virtus, in seguito anche come dirigente.


 

APPELLO AL SINDACO

tratto dal Corriere Cestistico - Anno 1 - numero unico - 08/12/1945

 

SIGNOR SINDACO,

a nome di tutti gli sportivi bolognesi, il CANESTRO rivendica il diritto all’assegnazione della palestra S. Lucia allo sport.

Gli altri Enti, è dimostrato, possono sistemarsi nel migliore dei modi in altro locale: lo sport NO.

Ancora una volta i cestisti esprimono disciplinatamente il loro malcontento e chiedono comprensione alle Autorità, che sino ad oggi nulla hanno fatto per un settore tanto importante fuorché misconoscerlo ed impoverirlo dei suoi impianti tramutati in abitazioni, in locali commerciali, in depositi di legna, in ballatoi.

Signor Sindaco!

Voi siete il primo cittadino della “Dotta” ed avete l’obbligo di proteggere tutti i settori della vita cittadina.

Vi siete vantato (in Comune tutti si vantano di essere stati sportivi!) di aver praticato sport proprio nella palestra  S. Lucia: ebbene scendete ancora fra noi e dateci quella soddisfazione di cui abbiamo diritto.

Lo sport ha sempre fatto onore a Bologna tanto in Patria quanto all’estero.

 

Il primo numero del Corriere Cestistico è il numero unico dell'anno 1, uscito l'8 dicembre 1945 con l'appello al Sindaco per la riassegnazione alla Virtus della palestra di Santa Lucia.

 

20 DICEMBRE, UNA DATA TRISTE

tratto da "Il Mito della V Nera" 1871-1971 di A. Baraldi e R. Lemmi Gigli

 

Un'annata insomma di ricostruzione e di positivi fermenti. Ma proprio in questa delicata fase di riassestamento un altro e più duro colpo è riservato alla Virtus. Il 20 dicembre muore improvvisamente Alberto Buriani, da venticinque anni nostro magnifico e munifico presidente, un autentico benefattore della società. Al grande rimpianto per l'uomo, le cui vaste benemerenze sportive avevano superato - possiamo ben dirlo - i confini di Bologna e della sua Virtus, si unisce la trepidazione per la sorte del campo Ravone. Quell'impianto che lui aveva fatto costruire per la Virtus e che alla Virtus intendeva sicuramente lasciare. Ma purtroppo, per mancanza di precise disposizioni testamentarie, anche il campo segue l'iter ereditario. Più tardi, quando il consiglio direttivo - come vedremo - si accingerà ad acquistarlo, trovandolo... già comprato il giorno prima e proprio da un consigliere della società, il contraccolpo e le ripercussioni interne avveleneranno per diverso tempo i rapporti a livello dirigenziale. In questa triste fine 1945 la burrasca comunque è ancora lontana. Intanto la direzione della Virtus viene assunta, in qualità di reggente, dal segretario generale Dott. Negroni, le cui dote organizzative e la grande dedizione riescono provvidenziali in questo momento certamente tra i più travagliati nella storia della società.

 

TORNEO VOLANTE A BOLOGNA

di Arrigo Altimani (C.S.I. Reggio Emilia) - tratto da "La Pallacanestro a Novellara"

 

Appena dopo la guerra, nell’estate, partecipammo ad un torneo e giocammo contro la Virtus Bologna di serie A. Si giocava con l’handicap: ai giocatori che avevano militato in serie A o B il canestro veniva convalidato per un solo punto.

LA VIRTUS VINCE IL TORNEO VOLANTE DI PALLACANESTRO

Stadio - 11/03/1946

 

In una cornice di sole e di pubbico si è disputato ieri nel pomeriggio allo Stadio il torneo volante di pallacanestro intitolato alla memoria dei martiri "Franco Mariani e Tonino Rosini". È risultata vncente la "Virtus", seguita dal Circolo T.I.M.O. e dalla S. Gira. Le finali per i primi sei posti hanno visto i seguenti risultati: Virtus b. Timo 53 a 37 e mezzo; Gira b. Asip 32 a 5; Matteotti b. Sempre Avanti 57 e mezzo a 54.

VIRTUS - C.S.L. TRIESTINA 17 A 23

Stadio - 18/03/1946

 

Triestina: Fabiani (10), Rubini (4), Locchi (cap.) (2), Pellarin (3), Bossi, Pitacco (4), Pozar; Virtus: Vannini (cap.) (5), Marinelli (2), Bersani (4), Rapini L., Girotti (1), Cherubini (5), Calza. Arbitro: Valvola di Bologna.

 

Ad un pubblico accorso numeroso attorno al rettangolo di giuoco allestito nella piscina coperta dello Stadio, la Virtus ha dato ieri una grande delusione. La squadra bolognese ha perduto, ma ciò che più dispiace ha perduto attraverso una prova grigia, assai diversa da quella smagliante dell'altra domenica. La causa della sconfitta dei petroniani è imputabile precipuamente al doppio fattore negativo "nervosismo", che a un certo punto ha invaso i giocatori virtussini, e "imprecisione nel tiro". I triestini per contro hanno palesato una calma non comune nell'impostazione del giuoco, i cui temi sono apparsi fluidi e piacevoli, e una notevole insidiosità nel tiro al canestro. Del resto la compagine ospite ha palesato potenza, velocità, scatto, inseriti in una giovevole armonia tra i vari reparti.

Il primo tempo è stato a netto appannaggio dei triestini che hanno chiuso con 13 punti a 4. La ripresa, dopo un inizio di marca ancora triestina, vede alfine i bolognesi distesi all'attacco con un giuoco chiaro e veramente classico. Il vantaggio degli ospiti viene gradatamente ridotto, sino a trovare i virtussini a un solo punto dai giuliani. A questo punto però la compagine avversaria passa a un deciso contrattacco, riguadagnando il vantaggio acquisito nel primo tempo. L'epilogo della gara è dei triestini che terminano con 6 punti di vantaggio. Degli ospiti bene particolarmente Pellarin, Locchi e Rubini. Pubblico di oltre 2000 persone.

REYER - VIRTUS IN UN ATTESO CONFRONTO DI PALLACANESTRO

Stadio - 31/03/1946

 

La stagione d'oro della pallacanestro continua. eccoci al secondo spettacolo di gala: è di turno la Reyer.

Basterebbe il nome della squadra campione d'Italia per funzionare da calamita nei riguardi dello sportivo bolognese, ma gli incontri tra la Reyer e la Virtus superano il valore di un normale incontro tra squadroni. Ricorderete certamente le battaglie sostenute  dai due quintetti nella "Santa Lucia", durante la disputa degli ultimi campionati di massima divisione di cui erano i principali protagonisti. Ricorderete l'alta levatura del giuoco e della tecnica, snodantesi dallo scontro delle due migliori scuole d'Italia. Ricorderete infine quel gioco basso, sfiorante il terreno, basato su una continua serie di passaggi che ci davano l'impressione d'assistere alla costruzione di una rete, di una maglia, di un fine pizzo.

Domani, dopo l'incontro di calcio, nel bellissimo campo approntato nella Piscina coperta, che la Palladius Film ha gentilmente messo a disposizione della pallacanestro bolognese, assisteremo allo scontro di queste due forze che rimangono i più robusti piloni nazionali.

La Reyer si presenta con lo scudetto sul petto. Quello scudetto che produsse tanta amarezza ai tifosi felsinei in quanto fu soffiato alla beniamina Virtus per due canestri: uno a Bologna ed uno a Venezia. La sua attività in questi ultimi tempi non è stata copiosa. Il girone veneto le ha messo di fronte due squadre di classe molto inferiore, la Nello Galla di Vicenza e la Pol. Ponte di Brenta. In tali partite Montini e compagni hanno distribuito punteggi severissimi, ma è mancato il motivo d'impegno. Poco potremmo dire circa il rendimento dei campioni d'Italia se dovessimo basarci su tali incontri. Vi sono invece due fulgide vittorie su forti squadre dell'83.a Divisione Americana. Tutti i presenti sono stati d'accordo nel decretare il quintetto veneto più veloce e più stilistico. Gli americani stessi hanno riconosciuto tale speriorità. Quindi la Reyer è in forma e tende a mantener cucito sulle maglie quello scudetto che fa gola anche ai virtussini.

Scontro amichevole, ma scontro tradizionale, quindi combattutissimo.

I virtussini, dosate contro la C.S.L. Triestina le loro forza, visti i loro difetti, hanno in questi giorni effettuato severi allenamenti sotto gli occhi vigili e competenti del Dott. Dondi. Il fiato è migliorato, la manovra del pallone attraverso lavoro intersecante delle ali è nuovamente entrata nel bagaglio virtussino ed anche il tiro ha avuto dedicato molto tempo.

Così la preparazione della Virtus, che ha per meta la semifinale di Varese, va gradatamente perfezionandosi. Domani quindi secondo banco di prova.

Vi è però un altro fattore che servirà di sprone per diversi elementi a fare il loro miglior gioco. Nel maggio prossimo in Svizzera vi saranno i Campionati europei e si sente per l'aria odore di maglia azzurra. Gli sportivi avranno contemporaneamente la possibilità di controllare il rendimento di almeno tre quarti dei giocatori che comporranno la nostra rappresentativa nazionale.

L'incontro è fissato per le 17,30 e gli organizzatori hanno provveduto ad eliminare le pecche riscontratesi nell'organizzazione della partita precedente.

Formazioni. Reyer Venezia: Montini (Cap.), De Nardus, Fagarazzi F., Garlato, Penzo, Stefanini G., Stefanini F., Marsico; Virtus Bologna: Vannini (Cap.), Bersani, Rapini, Girotti, Marinelli, Cherubini, Calza.

VIRTUS-REYER: 31-30

Una grande partita

Stadio - 01/04/1946

 

Quando ha inizio la partita quasi tutti i posti sono occupati e questo dimostra che finalmente anche il nostro sport comincia ad avere parecchi sostenitori. Ed ha inizio la lotta, una lotta senza quartiere, una lotta tra volontà e decisione da una parte e stile e classe dall'altra.

I campioni d'Italia, anche se non nella formazione che vinse lo scudetto nel campionato "1942-43", hanno dimostrato che la tecnica della scuola veneziana non è andata dispersa ma è ancora all'avanguardia ed è più che mai salvaguardata. Ad ogni azione corrisponde un'azione degli avversari, così ad ogni canestro veneziano fa seguito un contrattacco bolognese.

Vannini, forse il migliore in campo, lotta con ogni forza e strappa al pubblico applausi su applausi, Bersani lo aiuta, ed insieme formano quel baluardo potente contro cui le azioni dell'attacco veneziano spesso s'infrangeranno.

All'attacco è avvenuto addirittura un miracolo. Le due ali, Rapini e Cherubini, corrono, saltano, prendono palloni imprendibili e mercé l'opera instancabile di Marinelli danno luogo ad incessanti azioni.

Specialmente Rapini ieri ha costruito la su "giornata capolavoro". Girotti, a sua volta, porge il suo preziosissimo aiuto ai compagni più giovani.

Per i veneziani vanno innanzitutto ricordati i fratelli Stefanini che costituiscono il fondamento della squadra. Questi due giocatori sono però i soli classici eredi del vecchio sistema veneziano, ché, gli altri, lo applicano sì, ma in tono leggermente minore.

La partita, come già si è detto, è stata un susseguirsi di attacchi e contrattacchi. Basti dire che alla fine del primo tempo la Reyer vinceva per uno scarto di due punti (19-17) e il massimo scarto, durante la partita, è stato di soli quattro punti, ciò fa dimostrare l'asprezza della lotta protrattasi fino all'ultimo istante, quando Marinelli ha ottenuto il "canestro" decisivo.

Virtus: Vannini (2), Bersani (2), Marinelli (11), Cherubini (2), Rapini (12), Girotti (2), Calza, Faccioli.

Reyer: Stefanini G. (7), Garlato (6), Fagarazzi (2), De Nardus (2), Stefanini S. (10), Montini (3), Penzo.

Buono l'arbitraggio di Miccoli.


 

FASE SEMIFINALE A REGGIO EMILIA

Reggio Democratica - 16/04/1946

 

Un evento molto importante per la pallacanestro reggiana si verifica ad aprile, allorché la F.I.P. decide di organizzare il Campionato Nazionale maschile Assoluto ed ospitare le squadre di Bologna, Torino, Genova, Trieste nella palestra di Via Guasco “che con opportuni riattamenti al fondo di gioco offrirà un terreno regolare e scorrevole”. L’intento principale dei dirigenti è “propugnare la bellezza della pallacanestro che a Reggio ha aperto una larghissima breccia e conta file compatte e solide di assertori in città e in provincia”.

La Virtus nelle qualificazioni di Reggio Emilia

Dondi Dall'Orologio, Girotti, Vannini, Marinelli, Bersani, Faccioli

Calza, Rapini, Cherubini

(foto tratta da "Il Mito della V nera)

HA VINTO LA VIRTUS BOLOGNA

I campionati assoluti maschili di pallacanestro

Reggio Democratica - 23/04/1946

 

Domenica s'è trattato solo di un prologo senza troppe pretese: le squadre si sono presentate ... sul loro valore e sulle loro possibilità. Lunedì mattina Virtus Bologna e S. Giusto Trieste hanno fatto un altro passo avanti ma si attendeva il pomeriggio e lo scontro delle due fortissime compagini che ci avrebbero detto chi si sarebbe affermato e chi sarebbe andato a disputarsi la finalissima. E lo spettacolo non ha tradito l'attesa: l'incontro centrale delle due giornate - cui ha assistito un bel pubblico - è corso via fluido, combattuto ed interessante, senza un attimo di sosta. Han dato il la alle azioni i triestini, ma alla fine del primo tempo i bolognesi avevano già riguadagnato il terreno perduto e s'erano portati in vantaggio.

Nella ripresa il gioco continuava senza intermittenza con fasi da trascinare all'applauso il pubblico assai spesso. I bolognesi aumentavano la condotta di gara, ma i triestini non erano da meno. In campo troneggiavano Vannini e Bersani tra gli emiliani e Millano e Dolcetti tra i rosso alabardati. La lotta non aveva tregua che al trillo finale dell'arbitro Manfredi: sei punti dicevano che la Virtus si era conquistata il diritto alle finali, ma ad un prezzo sudatissimo. I triestini non sono stati inferiori ai loro avversari, e qualche loro individualità ha fatto il paio colla riconosciuta bravura di Vannini, Bersani, Girotti (irresistibile in mattinata contro i torinesi).

 

 

LA VIRTUS BOLOGNA SOVVERTE IL PRONOSTICO E SI AGGIUDICA IL TITOLO DI CAMPIONE

di Enrico Formichi - Corriere dello Sport - 29/07/1946

 

La folla delle grandi occasioni era oggi ad assistere alla partita di finalissima del campionato italiano di pallacanestro fra la Virtus di Bologna e la Reyer di Venezia. L'attesa non è andata delusa perché il gioco è stato accanitissimo e la massa degli sportivi ha potuto avere la grande soddisfazione di salutare campione la Virtus Bologna. Erano dodici anni che la Virtus finiva al secondo posto del campionato e doveva venire a Viareggio per conquistare il titolo per la prima volta.

C'è voluta tutta la volontà dei bolognesi per avere ragione dei veneti che contavano su una squadra composta in prevalenza di nazionali. Ma oggi i bianchi della Virtus erano irresistibili, hanno travolto la difesa granata ed hanno contenute le violente fasi controffensive veneziane. Rapini, Marinelli, Vannini, Girotti, Cherubini sono nell'ordine da citare per la volitività e la irruenza con le quali hanno giocato, ma anche per precisione di tiro. Bersani e Dondi hanno pure bene coaudiuvato i compagni. Fra i veneziani Stefanini Sergio numero uno in campo. Dopo di lui De Nardus e Montini. In complesso una partita tiratissima, che è stata vinta meritatamente dai bolognesi che hanno voluto, fermamente voluto, questa vittoria.

Si inizia alle 19. Dopo schermaglie a metà campo, è Stefanini Giuseppe che tira un personale e si aggiudica un punto. Però sulla rimessa Rasini, avuto il pallone, si aggiudica il cesto portando in vantaggio la sua squadra. La risposta è immediata. Per merito di Stefanini sergio e di De Nardus il punteggio va a 9-3 per il Venezia. Marinelli, successivamente, diminuisce il distacco che però De Nardus e Stefanini aumentano ancora, portando il Venezia a 12-8. Il Bologna effettua degli spostamenti e la fisionomia del gioco muta completamente. La Virtus si fa sotto e nel giro di pochi minuti si giunge a 17 per la Virtus e 12 per il Venezia. Un ritorno granata e il primo tempo finisce 17-16. Il secondo tempo vede ancora i bianchi della Virtus all'attacco e mentre il Venezia aumenterà il punteggio soltanto con tiri liberi e con personali, i bolognesi marcano ancora su azioni ben chiare alcune delle quali hanno strappato gli applausi. L'incontro finiva così per 35 contro 30* in favore della Virtus.

Alla fine dell'incontro, i giocatori bianchi al centro del campo saltano e si abbracciano di gioia per la conquistata vittoria mentre il pubblico tutto preso dall'avvincente contesa, li applaude lungamente. Le squadre hanno giocato nelle seguenti formazioni:

VIRTUS BOLOGNA** - Girotti (1), Rapini (14), Vannini (12), Cherubini (8), Dondi (2), Bersani (2), Marinelli (6), Calza.

REYER VENEZIA - Stefanini Giuseppe (1), Stefanini Sergio (16), De Nardus (5), Montini (4), Parlato, Fagarazzi (3), Penzo (1), Marsico.

 

(*) Nota di Virtuspedia: Il punteggio esatto fu 35-31.

(**) La somma dei punteggi individuali dà 45, ma il tabellino corretto della Virtus è riportato da Il Resto del Carlino: Girotti 4, Rapini 11, Vannini 6, Cherubini 4, Ga. Dondi Dall’Orologio, Bersani 4, Marinelli 6, Calza.

 

LA VIRTUS BOLOGNA ETERNA SECONDA S'È PRESA FINALMENTE LA RIVINCITA

di Giuseppe Melillo - Corriere dello Sport - 31/07/1946

 

Erano molti anni, ormai, che la Reyer dominava in campo cestistico. Attraverso il suo sestetto giovane, magnificamente affiatato, combattivo, dal gioco veloce, pratico, entusiasmante. Erano molti anni e molti ancora se ne prevedevano.

Scomparso nel grigiore più piatto la Borletti di Milano, spentasi rapidamente la stella pur fulgida del C. S. Triestina di Milano, dispersosi il nucleo tutt'altro che disprezzabile, della Parioli Roma, decaduta la scuola triestina, che tanti campioni aveva dato alla pallacanestro italiana, non c'era rimasta che la vecchia risorta Virtus Bologna. Sì, proprio la gloriosa Virtus, che riformatasi soltanto da pochi mesi sull'ossatura della campione emiliana Fortitudo aveva di nuovo chiamato a raccolta i suoi anziani, ma ancor validi giocatori, Dondi, Vannini e Marinelli in testa, e le sue numerose speranze per ritentare la scalata ad un titolo da dodici anni ambito, e sfiorato con ottimi piazzamenti, ma mai conquistato. Una società che aveva nel coraggio e nella passione la sua forza. Coraggio e passione, che da soli erano stati più che sufficienti nell'aggirare gli enormi ostacoli di natura finanziaria ed organizzativa. Basterà rammentare la requisizione, da parte degli alleati, della palestra "Santa Lucia", l'unica in tutta Bologna, per ancor meglio documentare le difficoltà sempre crescenti del momento.

Venne nel frattempo la semifinale di Reggio Emilia. Per fortuna un accoppiamento non molto arduo a superarsi, che permise ai bolognesi di raggiungere la finale con una certa disinvoltura, sia pure con non eccessiva facilità. Speranze, però ben poche. Si sapeva e tutti, noi compresi, ne erano pienamente convinti, che la Reyer era fortissima, con i suoi cinque "nazionali", con il suo sano, costruttivo impianto di gioco. Si temeva, anzoi, anche per il secondo posto, minacciato dai campioni del Centro-Sud, il P.T.T. di Roma, e della quarta finalista, un'altra società capitolina, la Libertas. Tutti la davano spacciata, la vecchia Virtus. La vecchia sorpassata Virtus.

Ma in queste cose è il campo che decide. E sul campo la Virtus ha triplicato le sue energie, ha moltiplicato a dismisura il suo spirito di corpo e la sua tenacia e ha smentito pronostico e passato. Ha sorpreso tutti, nessuno escluso, aggiudicandosi mentalmente un titolo cui ormai più non sperava, cui ormai più non credeva, Un titolo che segnerà la piena ripresa della già fiorente pallacanestro emiliana.

Vorremmo fare dei nomi sulla base dei resoconti viareggini. Vorremmo elogiare come non mai Vannini, animatore della squadra tutta, Marinelli, Rapini, Cherubini, Girotti. Ma meglio non insistere oltre. Ha vinto la squadra. Non il singolo. E che tutti allora siano accomunati in un'unica piena lode.

E la Reyer? Ha lottato anch'essa con bell'ardore. Ha saputo avvantaggiarsi nella prima parte della gara, ma poi troppi errori ha commesso. Primo fra tutti quello di poggiare il gioco d'attacco unicamente su Sergio Stefanini, magnifico scattante giocatore, ma troppo marcato per poter funzionare da effettivo centro motore della squadra. E poi troppi uomini hanno accusato il caldo e la fatica, facendosi nettamente superare dagli avversari in mordente continuità. Ma il prestigio dei veneziani non ne esce sminuito. Un certo regresso v'è stato. Questo è indubbio. Ma anche sconfitta, la Reyer è uscita a testa alta dal raduno viareggino.

Chi ha deluso, invece, è stata la Libertas, Una Libertas incompleta, per la messa a riposo per motivi disciplinari prima di Primo e poi di Palermi e D'Elia. I romani di fronte alle due migliori sono apparsi dei modesti volenterosi principianti, facendosi appioppare in due partite qualcosa come 113 punti. E soprattutto dimostrando povertà di gioco, scarsa precisione nel tiro in canestro, deficiente preparazione tecnica ed atletica. Una prova grigia ed oscura da fare dimenticare ed al più presto per il buon nome delle salde tradizioni cestistiche romane.

Quanto al P.T.T., non vogliamo arzigogolare troppo sul suo ritiro non troppo convincente. Ad ogni modo, anche se presente, siamo dell'opinione, che non avrebbe davvero potuto minacciare minimamente la lotta a due, Reyer-Virtus, per il titolo italiano assoluto.

...

Vannini (Virtus Bologna) artefice principale del successo della sua squadra al torneo finale di Viareggio

(foto tratta dal Corriere dello Sport del 31/07/1946)

(articolo e foto forniti dalla collezione Luca e Lamberto Bertozzi)

TRIPUDIO A VIAREGGIO

tratto da "Il Mito della V Nera" 1871-1971 di A. Baraldi e R. Lemmi Gigli

 

Dopo l'agitata parentesi invernale menzionata nel capitolo precedente, la squadra ritorna sotto l'insegna della V nera. Si gioca sulla copertura della piscina coperta, un campo di fortuna insomma, ma è qui che Vannini e compagni preparano il gran momento. Alle semifinali di Reggio Emilia, Genoa, Gi.. Torino e San Giusto Trieste sono superate in tromba. Le finali a tre si giocano dal 26 al 28 luglio a Viareggio. Primo ostacolo, la Libertas Roma subito sbaragliata per 53-35. Ma è l'incontro con la Reyer che decide lo scudetto. E qui la Virtus, tra mille emozioni (Bersani e Vannini fuori per quattro falli), facendo appello alle risorse del cuore, riesce finalmente a piegare gli irriducibili avversari. 35 a 31 il risultato finale. La Virtus è per la prima volta campione d'Italia nella maggior divisione in campo cestistico. I trionfatori di Viareggio sono Venzo Vannini (capitano), Gianfranco Bersani, Giancarlo Marinelli, Luigi Rapini, Carlo Cherubini, Gelsomino Girotti, Galeazzo Dondi e Marino Calza. Accumunati ad essi Gianfranco Faccioli, impiegato nelle semifinali, ed i dirigenti accompagnatori Vittorio Fiorini e Guido Foschi.

A quella del titolo si aggiungono per Vannini e Marinelli soddisfazioni azzurre ai campionati europei di Ginevra dove l'Italia si classifica seconda dietro alla Cecoslovacchia. Campioni d'Italia e vice-campioni d'Europa: la consacrazione di Venzo e Giancarlo non poteva riuscire più completa.

 

Tratto da "Virtus - Cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro

 

Il campionato del 1946 ha una formula abbastanza complicata. Una prima fase prevede eliminatorie e concentramenti. La Virtus si qualifica a Reggio Emilia davanti al San Giusto Trieste. Il mini torneo finale si disputa a Viareggio. La prima sorpresa è che i Postelegrafonici di Roma non si presentano e vengono sostituiti dai concittadini della Libertas. Il campo di gioco era, tanto per dirla eufemisticamente, di assoluta fortuna. L'incontro decisivo mette di fronte due formazioni che già nell'ante guerra si erano date battaglia: Virtus Bologna e Reyer Venezia. Fino ad allora la vittoria, per un motivo o per l'altro era sempre andata ai veneziani. Questa volta invece non sarebbe andata a finire così. L'incontro fu drammatico e, usando probabilmente molto di più il cuore, il coraggio e il fegato che non la tecnica, le Vu nere centrarono finalmente l'obiettivo. E a centrarlo furono Gianfranco Bersani, Giancarlo Marinelli, Luigi Rapini, Carlo Cherubini, Gelsomino Girotti, Venzo Vannini, Galeazzo Dondi Dell'Orologio e Marino Calza con allenatore-accompagnatore Guido Foschi. Il punteggio finale fu 35-31 per la Virtus: per 4 punti gli eterni secondi furono per la prima volta primi. Sergio Stefanini, uno dei grandi del basket del dopoguerra ricordando quell'incontro ha sempre sostenuto che si era trattato di un incontro "rubato". Nelle sue parole però non c'era polemica, come accade purtroppo spesso oggi, ma goliardico spirito di rivalità, come goliardici furono i festeggiamenti per quella vittoria: lo avrebbe raccontato qualche anno dopo, Gigi Rapini che ricordò una partita di "squassaquindici" giocata sott'acqua proprio nell'euforia di quella vittoria inseguita e sognata per anni.

Cominciò così la prima serie di allori delle Vu nere della Virtus. "A poco a poco, i moschettieri dell'anteguerra lasciarono il posto ai ragazzoli oramai maggiorenni" racconta Aldo Giordani, sempre dalla rivista Pallacanestro: "Ai Rapini, ai Negroni, ai Cherubini. Giancarlo Marinelli fu l'ultimo ad ammainare bandiera. Restò fino al 4° titolo consecutivo: portava in Sala Borsa, nel nuovo tempio del basket felsineo, il vecchio spirito della Santa Lucia; e accanto a lui si riunivano i ragazzi come quando veniva la sera da San Ruffillo, a giocare partitelle d'allenamento contro il quintetto in maglia rossa di Napoleone Valvola, condottiero dei rincalzi virtussini".

 

DA SANTA LUCIA ALLA SALA BORSA

Il dopoguerra, la rinascita e gli scudetti della Virtus

Tratto da “I Canestri della Sala Borsa” – Marco Tarozzi

 

Ritrovarsi, ricominciare. Non è semplice, con le ferite della guerra ancora aperte. Bologna piegata da decine di incursioni aeree prova a sollevarsi dalle macerie. L’odore della paura lascia il posto a quello della speranza. C’è un mondo nuovo da scoprire, si sogna che, dopo tutto questo buio, sia migliore. Ritrovarsi, ricominciare. Anche lo sport prova a rimettersi in moto. Non c’è più niente, le priorità sono altrove. Ma ci si ingegna, si fa con quello che si trova. Dopo tanto soffrire bastano le cose semplici per divertirsi.

Il basket ha lasciato sul campo i suoi caduti. Alla Virtus Luciano Trevisi e Franco Mariani non rispondono più all’appello. Destini bruciati su fronti opposti, dopo essere stati fratelli nello sport. Manca la storica “casa” della palla al cesto, la palestra della chiesa sconsacrata di Santa Lucia, in via Castiglione. Serve ad altro, ora: all’istituto Aldini-Valeriani, per organizzarci corsi specializzati per muratori. Prima di tornare a vivere la città, bisogna ricostruirla.

La Virtus, che in Santa Lucia aveva stabilito anche la sede sociale, si accomoda al campo del Ravone. Si gioca anche altrove, in città: al campo di via del Piombo, alla palestra della Sempre Avanti, al Circolo Ferrovieri. Ci si arrangia in casa e soprattutto in trasferta, viaggiando su autocarri o dentro vagoni di terza classe e pasteggiando quasi sempre a panini. Ricorda Gigi Rapini, che di quegli anni è stato protagonista con la V nera sul petto: “Giravamo con un camioncino attrezzato con delle panche nel cassone. Ogni tanto, quando si finiva immersi nella nebbia, Girotti saliva sul predellino per dare indicazioni all’autista. Erano avventure, viaggi veri: andare a Trieste significava andare all’estero, ci voleva la tessera”.

Eppure alla fine a vincere è l’entusiasmo: il primo anno di pace è anche il primo anno di festa per la Bologna dei canestri. E per la Virtus, che va a vincere il titolo ’45-46, il suo primo scudetto, con una storica e soffertissima vittoria sulla Reyer Venezia a Viareggio: 35-31. Pensare che quella stagione di rinascita era iniziata con un clamoroso colpo di scena. Morto il grande Alberto Buriani, presidente della casa madre, la sezione pallacanestro soffre una crisi nera e trova il sostegno della Fortitudo Sisma e dell’onorevole Bersani. È un distacco, ma è breve: il tempo di vincere la fase provinciale e la squadra torna sui suoi passi, riabbracciando la causa della V nera. In tempo per quell’ultimo allungo verso il tricolore. Conquistato da capitan Vannini e da Bersani, Calza, Cherubini, Dondi Dall’Orologio, Faccioli, Girotti, Marinelli, Rapini, con Guido Foschi accompagnatore-cambista, antesignano del direttore tecnico di oggi. Giancarlo Marinelli e Venzo Vannini aggiungeranno a questa gioia anche quella del secondo posto conquistato con la Nazionale agli Europei di Ginevra (Nota di Virtuspedia: l'argento agli Europei era stato vinto in maggio). Sono loro, insieme a Galeazzo Dondi Dall’Orologio, i “senatori” del gruppo. Accanto a loro Gianfranco Bersani, arrivato in Santa Lucia dal bar delle scuole Galvani e mai più uscito dal mondo della V nera, e Gigi Rapini, che un’improvvisa e velocissima crescita adolescenziale aveva trasformato da ragazzino in carne in quello che per gli esperti sarebbe stato il primo vero pivot della pallacanestro italiana. Fatta salva una sorta di primogenitura di Giancarlone Marinelli “centro” universale che conobbe i fasti del basket dopo aver frequentato i campi dell’atletica e del rugby. Dondi chiude proprio con quel primo tricolore, per dedicarsi alla sua attività-vocazione di medico condotto prima, di affermato dentista poi. Restando a guidare la Virtus dalla panchina subito dopo il commiato dal campo.

 

OH, VIAREGGIO…

di Aldo Giordani – tratto da “Il Cammino verso la Stella”

 

Adesso si parla tanto di “final four”, adesso si guarda all'America, alla favolosa conclusione del suo campionato con la caratteristica e tradizionale “finale-a-quattro”. Ma proprio il primo campionato italiano del dopoguerra, quello del primo scudetto-Virtus, aveva programmato la sua conclusione con una “finale-a-quattro”; e fu anche l'unico assegnato in campo neutro.

Viareggio, andarci da Bologna è oggi una passeggiata. Andarci nel '46, fu un'avventura. Si passava dalla Porrettana, sui ponti di guerra gettati dalle forze d'occupazione, e s'impiegò un giorno intero. Le squadre giunte da più lontano ebbero una via crucis ancor più penosa. Anche la sistemazione era di fortuna. Non soltanto perché l'epoca dei grandi alberghi, per lo sport italiano, non era neanche all'orizzonte, ma perché i segni della guerra erano ancora visibili, e si viveva tra rovine e voragini in continuità.

La Virtus aveva affittato un camion, l'aveva attrezzato a… pullman sistemandovi delle seggiole legate alla meno peggio, e si era avviata all'ennesimo appuntamento tricolore. Ne aveva avuti molti, in precedenza: ma li aveva mancati tutti. Era stata l'eterna seconda. Dietro il Borletti prima, dietro la Reyer poi.

Viareggio. Adesso il nome evoca subito l'idea delle vacanze, dei divertimenti, delle notti mondane. Allora, per quei giorni di campionato, c'era soltanto la pensioncina familiare, la polvere del campo all'aperto che s'ingrommava sul pallone e sui corpi dei giocatori. Al fischio finale, era una fuga unica, vincitori e vinti, per buttarsi in mare e ristorarsi un poco. Anche d'inverno, del resto, non si sapeva neppure cosa fosse, la doccia calda. C'era la cannella dell'acqua gelata, ci si buttava sotto urlando per farsi coraggio, e ci si lavava così. Non era piacevolissimo, ma non è mai morto nessuno, per quelle frustate da brividi.

A Viareggio, per quel torneo tricolore, era la fine di luglio. Le squadre - come ho detto - dovevano essere quattro, in realtà furono solo tre. Presenti le due rappresentanti del Nord (e cioè Virtus Bologna e Reyer Venezia), presente una sola del centro-sud (la Libertas Roma di Perrella e Triches), perché il PTT Roma (la squadra di Tracuzzi e Lucentini) aveva dovuto rinunciare, in quanto molti dei suoi giocatori non avevano potuto effettuare la trasferta. (Nota di Virtuspedia: le squadre previste erano proprio tre, i Postelegrafonici, secondi del girone Centro-Sud, sostituirono la Libertas, che aveva vinto il girone, ma aveva rinunciato alla trasferta).

Entrambe le formazioni del nord piegarono la Libertas, e in quelle partite preliminari diede l'impressione di essere più forte la squadra lagunare, che tutti pertanto davano favorita per il titolo. Nel corso della stagione la Virtus aveva vinto in casa 31-30, ma era stata sconfitta a Venezia 29-21. Sono punteggi che oggi fanno sorridere, ma con le pallonesse del tempo, e senza i trenta secondi, ovvio che i canestri erano alquanto rari…

I veneziani si basavano sul gioco di Bepi Stefanini come trampolino di lancio per i canestri-piroetta del fratello Sergio, avevano Rico Garbosi in difesa e Marcello De Nardus in attacco.

Le “V nere”, a Viareggio, avevano piegato la Libertas Roma per 53-35. Si profilava dunque, l'ennesimo scontro tricolore, coi granata della “Misericordia” che in tempo di guerra avevano colto due scudetti. L'ultima volta era stato nel '43. Si disperavano, i bolognesi, per quei beffardi canestri da lontano, e qualche lacrima aveva inumidito il loro ciglio. Quante altre, in precedenza, avevano rigato amaramente i loro volti segnati dalla sforzo. Ma adesso, per il nuovo duello all'insegna dello scudetto, Galeazzo Dondi Dall'Orologio, col suo fisico di gladiatore, era tornato indenne dal gelo dell'Alpe greca; era tornato “Gelso” Girotti a prendere per le orecchie i compagni, a riordinare le fila, proprio quando, per una dolorosa decisione, era sembrato che dovesse addirittura sparire, nel caos del dopoguerra, lo squadrone delle “V nere” in campo bianco. Era tornato anche capitan Marinelli, giunto all'ultimo momento, per lo scontro decisivo, vinto dall'appello degli amici e dal richiamo irresistibile del campo.

Viareggio, è la sera della finale. Parve, nel vespero del trionfo (violaceo per i riflessi del sole di fuoco sui pini ubertosi) che sugli occhi commossi dei vincitori passasse il ricordo della vecchia, polverosa, cara Santa Lucia; dove Venzo Vannini e Gelsomino Girotti, dove Galeazzo Dondi e Giancarlo Marinelli avevano cinto i primi allori; dove Gigi Rapini, in un'estate sola si era messo in grado di giocare in prima squadra; dove i tifosi felsinei, appollaiati sulle scricchiolanti gallerie, amavano incitare i propri beniamini con grido festoso: Alè, alè Virtus; alè alè. Viareggio, quel giorno la Reyer fu piegata (35-31): e passò alla storia una delle primissime stoppate del nostro basket, un pallone inchiodato da Galeazzo Dondi sulla mano magica del “Caneon” Sergio Stefanini. Ricordo Foschi, l'accompagnatore che faceva i cambi e insomma fungeva da allenatore; ricordo Calza, ricordo Cherubini; ricordo Gianfranco Bersani, che poi diede anche vita - prima di lasciarci tanto immaturamente - ad un giornale di basket. Allora si giocavano venticinque minuti senza recuperi per ogni tempo, e si usciva per quattro falli. Allora era in tutto e per tutto un altro sport. Ma la classe di taluni sarebbe stata fulgida ancor oggi. C'era l'arbitraggio singolo, diressero gli incontri Maifredi di Milano e Follati di Livorno, si era adoperato nell'organizzazione il dottor Macchia di Livorno, aveva allestito il torneo la Virtus Lucca. Come non vedere, in quel primo scudetto toscano, una specie di segno premonitore per ciò che quella terra, dal Lombardi di ieri al Binelli di domani, ha rappresentato nella storia delle “V nere”. Erano tempi eroici, il basket non era ancora nato, la pallacanestro tentava di riprendersi.

Oggi per la Virtus gli scudetti sono dieci, oggi c'è una Stella. Quel primo triangolino (lontanissimo, quasi preistorico) non fu certo il meno glorioso. E la Stella è nata - questo  certo - sotto le stelle di quel caldo luglio viareggino.

 

QUEI PRODI

tratto da “Il Cammino verso la Stella”

 

Il ’45, è scoppiata la pace. Non c’è più niente, bisogna rimettere in piedi un po’ tutto. Duv’it, duv’el, dove sei, lui dov’è. Ci si cerca a tentoni, ci si chiama dentro dopo tanto chiamarsi fuori. In guerra sono caduti alcuni cestisti virtussini (Luciano Trevisi e Franco Mariani, ricordiamoli), ma proprio la pallacanestro Virtus è fra le prime sezioni a trovare la spinta per riannodare i fili.

Duv’it, duv’el. Ci siamo, ci siamo. Non abbiamo più la palestra, il Comune ci ha spossessato, la leggendaria e magica 5. Lucia di via Castiglione viene consegnata all'Istituto Aldini-Valeriani per farci corsi specializzati per muratori. Pazienza, non si può continuare a rincorrere sempre tutti i coriandoli del passato. In edicola non c’è più neanche il Resto del Carlino, al Carlin. Si chiama Giornale dell’Emilia e riprenderà poi il glorioso nome alcuni anni dopo.

Ci siamo, ci siamo. Contiamoci: Galeazzo Dondi Dall’Orologio, Marinelli, capitan Vannini, Bersani, Rapini, Cherubini, Girotti, Calza e un mazzetto di giovani virgulti (pulsa già sangue blu nelle vene di Renzino Ranuzzi) che dovranno garantire il domani. Racconta Galeazzo Dondi Dall’Orologio: “Fu la Fortitudo-Sisma a darci una prima mano. Naturalmente non avevamo una lira sparata e appunto la Sisma e l'onorevole Bersani presero a cuore noi giocatori che ci eravamo appena ritrovati. Io e Marinelli eravamo gi avanti con gli anni. Avevamo fatto insieme le Olimpiadi del '36 e l'anno dopo eravamo arrivati secondi agli europei di Riga. Io in guerra ne avevo passato di tutte. Lasciamo perdere le mie peripezie sui vari fronti e raccontiamo subito cosa accadde. Non avevamo più la Santa Lucia e ci adattammo a giocare al campo Ravone. Mettemmo la nostra “Vu nera” sul petto e per un po’ di tempo ci autogestimmo, sì, proprio come sto dicendo. Al concentramento di Reggio Emilia facemmo fuori il S. Giusto di Meo Romanutti e a fine luglio ci portammo a Viareggio per la finalissima. Il viaggio da Bologna lo facemmo in camion perché altri mezzi disponibili non ne avevamo trovati. Fu un viaggio per certi versi anche esilarante… L'accompagnatore era Guido Foschi. Cercava di tenerci a freno, qualche rara volta ci riusciva…

L'albergo era popolato da diecimila zanzare, ecco il primo ricordo che mi viene in mente. Giocammo sulla terra rossa. Tifosi? Nessun tifoso di parte. Un po' di sportivi curiosi, un po' di tifo molto generico e basta. Il match con i romani della Libertas fu abbastanza tranquillo. Un po' più complicato battere nel match decisivo la fortissima Reyer scudettata. Loro avevano i due Stefanini, Montini e altri bravissimi. Vincemmo di quattro punti, faceva un caldo feroce. Come festeggiammo? Facendo un tuffo in mare attorno alle otto di sera e poi tornando a Bologna. Le feste in città? Ma chi c'era in città a fine luglio? Andammo ognuno a casa propria. Eravamo contenti di essere arrivati primi, nient'altro”. Dondi non racconta altre cose. Non dice che da Bologna a Viareggio e ritorno il camion ogni dieci chilometri si apriva e compariva per la delizia dei paesani il deretano ignudo di uno dei prodi (si dice il peccato, solo il peccato). E poi quella famosa zona Virtus. Dondi e Marinelli l’avevano studiata alle Olimpiadi di Berlino. L’avevano copiata dagli americani e dai canadesi. Era una “due-tre” con puntuali adeguamenti, era una zonaccia impermeabile nella quale per esempio Venzo Vannini “castigava” senza pietà dalla parte sua…

Chi erano e furono quei prodi. L’impagabile Girotti (petroniano della più bell’acqua), capitan Vannini sempre pronto a cercare il pelo nell’uovo, il giovane leone Gigi Rapini; l’esangue tiratore Calza, il prezioso Cherubini e lo scultoreo Giancarlo Marinelli, uomo sempre in prima fila a spendersi, centrattacco (i calciofili lo etichettavano così) che catturava rimbalzi e che faceva sempre valere uno strapotere fisico e tecnico senza riscontri.

E poi il caustico Gianfranco Bersani (...)

 

LA PRIMA VOLTA

di Gianfranco Civolani - Bianconero numero speciale giugno 1998

 

Mai primi, una maledizione. Sempre dietro a Venezia o a Milano. E intanto viene la guerra e addio basket, addio Virtus, addio tutto. Ma nell'estate del quarantacinque si ritorna a vivere. Torna dal fronte Galeazzo Dondi e si ricongiunge - lui che veniva da Via Gargiolari - ai ragazzi di Via Castiglione.

Doni ha già quasi trent'anni e anche Giancarlo Marinelli non è più di primo pelo, ma con le V nere sul petto ci si riprova, ci si deve riprovare.

Le Final Four a Viareggio, estate del quarantasei. Una delle due squadre romane non partecipa perché i suoi giocatori sono stanchi e non ne vogliono. La Virtus non ha nemmeno i soldi per noleggiare un pullman. Come si fa? Si affitta una vecchia autoambulanza e ci si infila su per i tornanti della Porrettana e meno male che l'allegria non manca e quel burlone di Gelso Girotti a ogni fermata del cosiddetto automezzo espone le sue chiappacce alla vista delle più o meno verginali montanare. E così fra lazzi e frizzi si raggiunge Viareggio e il campo sterrato. E la pensioncina familiare che ospita i prodi di Bologna e ti dà quel poco che ti dà, ma l'allegria è contagiosa e insomma si fa venir notte sognando quel benedetto e irraggiungibile primo tricolore.

Roma è fatta a pezzi, ma c'è la Reyer di mezzo. Favoriti loro, con quei fratelli Stefanini, fratelli Sfracelli. La pensioncina ospita i prodi, ma soprattutto tremila zanzare e i prodi ammazzano il tempo anche tirando fendenti agli animalacci. E il giorno fatidico c'è la luminosa vittoria (35-31), c'è il primo scudetto della Virtus, c'è il tuffo ristoratore a fine gara nel Tirreno, c'è una magnata e una sbevazzata in compagnia e c'è il ritorno a casa dove nessuno attende gli eroi perché eravamo nel cuore del quarantasei e né il Bologna calcio né la Virtus potevano minimamente smuovere l'interesse di troppa gente affaccendata nella affannata ripresa di una vita normale sopo tanti orrori e tanti morti.

Cito gli eroi: Dondi, Bersani dal braccio corto (nel senso che aveva una braccione che misurava qualcosa di meno dell'altro) e il capitano Venzo Vannini e Marinelli, Girotti, il giovane Gigi Rapini, Cherubini, Calza e il cambista (oggi lo si sarebbe chiamato coach) Foschi.

Poi quei prodi vinsero altri tre scudetti di seguito. ma i trionfi della grande Virtus di questa stagione vengono da molto lontano, vengono dalle calure di Viareggio, dalle onde del Tirreno, dallo spirito guerriero di chi portava la V nera sul petto e nel cuore. E tornando a casa su quella scassatissima autoambulanza tutto sembrava così irreale e stupendo e anche le chiappacce di Gelsomino Girotti avevano un loro fascino più o meno indiscreto.

 

DOMINA LA VIRTUS DI RAPINI

tratto da "La leggenda del basket" di Mario Arceri e Valerio Bianchini

 

(...)

Vale la pena soffermarsi sul primo scudetto del dopoguerra, vinto dalla Virtus, perché presenta un curioso retroscena. Lo racconta Gianmarco Bresadola Banchelli, nel prestigioso volume pubblicato per il centenario della Fortitudo Bologna, la cui sezione pallacanestro vide la luce nel 1932. Già nel '35 la squadra era riuscita ad arrivare al girone di semifinale cedendo però a Trieste e Reyer, nella stagione che vide finire alle spalle di Ginnastica Roma e Ginnastica Triestina altre due squadre bolognesi: la Virtus e la squadra del Guf (la gioventù universitaria fascista, l'attuale Cus). La Fortitudo manteneva però un ruolo di secondo piano in città, alle spalle della Virtus "fiore all'occhiello del regime a Bologna", e proprio alla Virtus diede una grossa mano. Ecco il racconto di Banchelli:

L'iniziativa di maggior importanza di questo periodo fu quella che consentì alla Virtus di rimanere in vita, così come ci ha raccontato l'allora responsabile della sezione, il senatore Giovanni Bersani. Come successe? Parte il primo campionato del dopoguerra. La Federazione divide l'Italia in due gironi: Nord e Sud. Prima della guerra la Virtus aveva una delle squadre più forti, ma nell'immediato dopoguerra i suoi dirigenti erano stati sospesi dall'attività sportiva perché accusati di aver troppo collaborato con il regime fascista. Il presidente delle V nere era Negroni (il padre di Carlo e Cesare Negroni, giocatori degli anni '40 e '50 - ndrc) da sempre in buoni rapporti con Bersani: fra loro vi era profonda stima e amicizia. La Virtus non avrebbe potuto partecipare al torneo perché sospesa e così pure la Fortitudo perché non poteva costruire una squadra che fosse all'altezza delle avversarie. Decisero così di unire le forze delle due società. La squadra si formò senza troppe difficoltà e a Marinelli, pivot della Nazionale, venne affidato il ruolo di capitano. La squadra mista si iscrisse al campionato con il nome di Fortitudo, vinse il girone nord e si aggiudicò il diritto di disputare la finale con la Lazio di Roma. Quando mancavano pochi giorni alla sfida decisiva, i dirigenti della Virtus furono prosciolti. Come d'accordo la squadra riprese il suo nome e così fu la Virtus ad aggiudicarsi lo scudetto, anche se gran parte del merito va indubbiamente attribuito alla Fortitudo , che oltre al nome diede anche alcuni giocatori.

Ci sono alcune inesattezze. Secondo quanto recita l'Agendina della Pallacanestro 1957, redatta a cura di Martino Voghi su incarico di Aldo Mairano, da ritenersi dunque attendibile, la finale viene disputata con la Reyer Varese (? - ndrc) dopo aver eliminato la Libertas Roma e non la Lazio. La quarta semifinalista del concentramento conclusivo è sì un'altra squadra di Roma, ma i Postelegrafonici, che danno forfait per l'indisponibilità di alcuni giocatori. Al di là di questo trascurabile particolare, resta l'episodio in tutta la sua valenza, soprattutto se rapportato alla... feroce rivalità che sarebbe poi nata tra le due società e se si tiene conto che la Fortitudo avrebbe dovuto attendere più di mezzo secolo per conquistare, nel 2000, il primo scudetto della sua lunghissima e gloriosa storia.

 

Nota di Virtuspedia: in realtà la Libertas Roma sostituiva la Postelegrafonici Roma rinunciataria e le finali di Viareggio si disputarono con girone a tre all'italiana e non strutturato su semifinali e finali.

IL PRIMO SCUDETTO

di Ezio Liporesi

 

Il primo scudetto ha una storia molto particolare: i dirigenti della Virtus furono sospesi perché sospettati di troppa vicinanza al fascismo e così l’inizio del campionato fu disputato da una squadra mista Virtus-Fortitudo, sotto il nome di Fortitudo Sisma. Intanto i giocatori della Virtus si preparavano: in luglio avevano disputato due tornei volanti e un altro lo giocano il 10 marzo 1946, la Coppa Franco Mariani e Tonino Rosini, in ricordo dei due ex giocatori delle V nere, morti da partigiani sulle colline di Monte San Pietro. Dalla primavera del 1944 non era più disponibile la palestra della chiesa sconsacrata di Santa Lucia, si gioca quindi nel campo ricavato sopra la Piscina dello Stadio Comunale. Lo vince la Virtus battendo in semifinale l'Asip  65 a 37 e in finale la Timo 53 a 37½. Questa la classifica finale: 1) Virtus Bologna; 2) TIMO Bologna 3) Gira Bologna; 4) Asip Bologna; 5) Matteotti; 6) Sempre Avanti Bologna.

Sempre in amichevole, sullo stesso campo la Virtus, perde una settimana dopo, contro il CS Lombardo Milano sezione Triestina 23 a 17, mentre il 31 marzo batte la Reyer 31 a 30, un buon segno premonitore. Nel frattempo la Fortitudo Sisma squadra mista aveva vinto il girone regionale emiliano comprendente anche Giovane Italia Reggio Emilia, Olimpia Ravenna e Libertas Ravenna, classificatesi nell’ordine. I dirigenti della Virtus vengono prosciolti solo a primavera, giusto in tempo perché la squadra possa riprendere la denominazione Virtus e vincere a Reggio Emilia, nelle giornate del 21 e 22 aprile, il girone B della fase semifinale nord. Nella giornata di domenica una netta vittoria contro il Genoa, 31 a 15, ma le gare decisive sono in programma il lunedì. In mattinata, con un irresistibile Girotti, autore di quattordici punti, le V nere battono la Ginnastica Torino per 26 a 19.  Nel pomeriggio l'incontro decisivo, arbitrato dal sig. Manfredi di Milano, contro il San Giusto Trieste: partono meglio i triestini, ma già a metà gara Bologna è davanti. Nella ripresa la Virtus allunga ulteriormente e termina vittoriosa per 31 a 25; migliore marcatore Cherubini con undici punti. Le finali sono in programma a Viareggio più di tre mesi dopo e la Virtus ci arriva viaggiando su un camion con seggiole legate alla meno peggio ed è alloggiata in un albergo pieno di zanzare; le gare si disputano su un campo in terra battuta. Il 26 luglio le V nere battono nettamente la Libertas Roma (che aveva sostituito i rinunciatari Postelegrafonici, squadra sempre della capitale che aveva vinto il girone Centro-Sud proprio davanti alla Libertas) 53 a 35, con diciannove punti del capitano Venzo Vannini e tredici di Gigi Rapini. Il giorno dopo la Virtus riposa, mentre la Reyer surclassa i romani. Il 28 luglio Bologna e Venezia si giocano il titolo. La gara ha inizio alle ore 19 e le battute iniziali sono a favore dei veneti, subito avanti 9 a 3, poi 12 a 8. La Virtus produce il massimo sforzo e con un parziale di 0 a 9 va in testa per 12 a 17. I bolognesi rifiatano un attimo e Venezia si avvicina: all'intervallo 16 a 17, tutto ancora da decidere. Nel secondo tempo Bologna ha più energia, Venezia si aggrappa soprattutto ai tiri liberi, ma alla fine la Virtus vince 31 a 35, con Rapini autore di undici punti: la Reyer, che tanti dispiaceri aveva dato ai bolognesi prima della guerra, è finalmente dietro. È il primo titolo italiano, vinto il 28 luglio 1946 e la data e il luogo consigliano di festeggiare con un tuffo nel Tirreno. Sarà il primo scudetto di una serie di quattro consecutivi, il primo trofeo di una serie lunghissima. Chi sono i nuovi campioni? Nomi leggendari: Venzo Vannini e Giancarlo Marinelli, venti stagioni (contando anche quelle di sole amichevoli) con le V nere, quattro scudetti a testa, reduci dall'argento agli Europei di Ginevra nel maggio precedente con la nazionale, avendo come compagni quattro giocatori della Reyer, i fratelli Stefanini, Fagarazzi e De Nardus; poi Gigi Rapini, cinque titoli con le V nere; Galeazzo Dondi Dall'Orologio, presente solo nelle due gare finali, per il quale il titolo di Viareggio rappresenta la fine della carriera da giocatore, ma sarà una bandiera bianconera anche come allenatore e dirigente; Gianfranco Bersani, quattro scudetti, famoso per avere un braccio più corto dell'altro, scomparso a soli 46 anni; Marino Calza, che chiude la sua esperienza virtussina vincendo il tricolore, con una particolare curiosità: otto dei nove punti messi a segno in quella stagione li realizzò nella prima gara di Viareggio; Carlo Cherubini, che aveva giocato nella Virtus 1936/37, poi ricompare nelle amichevoli che la Virtus disputa nel 1943/44 e 1944/45, infine gioca le prime due annate post belliche con due scudetti vinti; Gelsomino Girotti, in squadra fin dal primo campionato nella massima serie nel 1934/35 e che vincerà anche il secondo scudetto; Gianfranco Faccioli, impiegato solo nelle tre gare di Reggio Emilia, un altro che conclude la sua carriera in Virtus con lo scudetto. Accompagnatore cambista di quel primo titolo è Foschi, una vita nella Virtus, in seguito anche come dirigente.

Ecco il tabellino completo dell'ultima partita:

Reyer Venezia: G. Stefanini 1, S. Stefanini 16, De Nardus 5, Montini 4, Parlato, Fagarazzi 3, Penzo 1, Marsico. (Manca un punto nei punteggi individuali).

Virtus Bologna: Rapini 11, Vannini 6, Girotti 4, Calza, Cherubini 4, Dondi Dall'Orologio, Bersani 4, Marinelli 6.

VIRTUS ALLO STADIO TRA LA SANTA LUCIA E LA SALA BORSA

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 21/09/2020

 

Marzo 1946, la Virtus è senza campo. La storica Santa Lucia viene ad altro adibita: l'ultima gara in via Castiglione si era giocata il 5 aprile 1944, un'amichevole tra Virtus A e Virtus B, vinta dai primi per 38 a 31. La ripresa post bellica si svolge sul terreno del Ravone, dove nel 1945 si disputa la finale del campionato provinciale con la Virtus che batte la formazione B 30 a 29 (c'è anche una Virtus C che giunge quarta). Intanto i dirigenti della Virtus erano sospesi perché sospettati di troppa vicinanza al fascismo e così l’inizio del campionato 1945-46 fu disputato da una squadra mista Virtus-Fortitudo, sotto il nome di Fortitudo Sisma. Quando si avvicina la primavera e s'intuisce che i dirigenti stanno per essere prosciolti c'è la necessità di allenarsi per riprendere il campionato sotto l'insegna della V nera. Si pensa allora allo stadio, c'erano stati infatti alcuni precedenti: il 16 maggio 1937 la Virtus aveva affrontato al Littoriale la Fortitudo in amichevole alle 9 del mattino; poco più di un anno dopo, il 28 maggio 1938, le V nere, trascinate dai 15 punti di Galeazzo Dondi Dall'Orologio, avevano battuto una Selezione di Alsazia e Lorena per 55 a 44, sul campo ricavato nella piscina dello Stadio. Così nell'impianto solitamente adibito a nuoto, tuffi e pallanuoto, il 10 marzo 1946 si gioca la Coppa Franco Mariani e Tonino Rosini, in ricordo dei due ex cestisti delle V nere, morti da partigiani sulle colline di Monte San Pietro. Il campo è ricavato sopra la Piscina dello Stadio Comunale. Lo vince la Virtus battendo in semifinale l'Asip  65 a 37 e in finale la Timo 53 a 37½. questa la classifica finale: 1) Virtus Bologna; 2) TIMO Bologna 3) Gira Bologna; 4) Asip Bologna; 5) Matteotti; 6) Sempre Avanti Bologna. Sempre in amichevole, sullo stesso campo la Virtus, perde una settimana dopo, contro il CS Lombardo Milano sezione Triestina 23 a 17. In una sfida petroniana - giuliana a pochi metri di distanza il Bologna ha battuto poco prima la Triestina 1-0, gol di Totti. Nello stesso luogo il 31 marzo la Virtus incontra l'eterna rivale Reyer, che prima della guerra era stato l'ostacolo insuperabile tra la Virtus e il primo scudetto. I veneziani chiudono il primo tempo avanti 19 a 17, il vantaggio massimo di una delle due squadre è 4 punti e in equilibrio si arriva fino alla fine, quando Marinelli segna il canestro del successo, 31-30. Successo di buon auspicio perché, una volta riammessa la Virtus conquisterà in aprile, nel girone semifinale di Reggio Emilia, il diritto a giocarsi il titolo a Viareggio e sarà proprio battendo Venezia 35 a 31 il 28 luglio 1946 che la Virtus conquisterà il primo scudetto. Dalla stagione successiva le V nere giocheranno le gare interne alla Sala Borsa, un campo che diventerà mitico come lo era stata la Santa Lucia, ma il primo titolo bianconero fu preparato nelle amichevoli disputate allo Stadio.

La Virtus ha appena vinto il primo scudetto a Viareggio:

Vannini, Dondi Dall'Orologio, Girotti, Marinelli

Calza, Rapini, Bersani, Cherubini

(foto tratta da Stadio)

IL PRIMO SCUDETTO TRE QUARTI DI SECOLO FA

di Ezio Liporesi - Cronache Bolognesi - 30/07/2021
 

Si pensa al futuro, ma è doveroso sempre uno sguardo al passato: proprio in questi giorni, settantacinque anni fa, la Virtus conquistava il suo primo titolo tricolore. I dirigenti della Virtus erano stati sospesi perché sospettati di troppa vicinanza al fascismo e così l’inizio del campionato fu disputato da una squadra mista Virtus-Fortitudo, sotto il nome di Fortitudo Sisma. Una volta prosciolti i vertici della società era già primavera del 1946 e tra il 21 e il 22 aprile le V nere vinsero tre gare a Reggio Emilia guadagnandosi la testa del girone B, davanti a San Giusto Trieste, Ginnastica Torino e Genoa FC. Pochi giorni dopo, Vannini e Marinelli vanno con la Nazionale a Ginevra a vincere l'argento, perdendo in finale 34 a 32 contro la Cecoslovacchia, il 4 maggio 1946. Bisogna aspettare, però, la fine di luglio per l'epilogo del campionato. Il 26 luglio la Virtus batte la Libertas Roma 53 a 35 con diciannove punti di Vannini, ma la gara decisiva è due giorni dopo contro la grande rivale Reyer Venezia. Bologna guida 17 a 16 all'intervallo, dopo un primo tempo a fasi alterne: buon inizio dei veneziani, imperioso ritorno felsineo con nove punti consecutivi per il 17 a 12, poi la reazione dei lagunari. Nel secondo tempo la Virtus è più fresca e riesce a condurre in porto il successo 35 a 31, vittoria che significa primo scudetto. Undici sono i punti di Rapini, ma tutti vanno accomunati nell'elogio ed ecco quello storico tabellino: Rapini 11, Vannini 6, Girotti 4, Calza, Cherubini 4, Dondi Dall'Orologio, Bersani 4, Marinelli 6. Il viaggio da Bologna su un camion con seggiole legate in modo rudimentale e il tuffo liberatore nel Tirreno al tramonto dopo la finale restano le immagini più romantiche di un titolo d'altri tempi.

IN VIAGGIO VERSO IL PRIMO SCUDETTO

Il 22 aprile 1946, i bianconeri prima batterono la Ginnastica Torino e poi il San Giusto Trieste volando verso le finali di Viareggio, che Venzo Vannini e compagni conquistarono con autorevolezza. Una squadra mista Virtus-Fortitudo iniziò col nome Fortitudo Sisma. Il giorno prima la Virtus aveva battuto 31-15 il Genoa, con 8 punti di Marinelli

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport Stadio - 22/04/2022

 

I dirigenti della Virtus furono sospesi perché sospettati di troppa vicinanza al fascismo e così l’inizio del campionato fu disputato da una squadra mista Virtus-Fortitudo, sotto il nome di Fortitudo Sisma. Intanto i giocatori della Virtus si preparavano: in luglio avevano disputato due tornei volanti e un altro lo giocano il 10 marzo 1946, la Coppa Franco Mariani e Tonino Rosini, in ricordo dei due ex giocatori delle V nere, morti da partigiani sulle colline di Monte San Pietro. Dalla primavera del 1944 non era più disponibile la palestra della chiesa sconsacrata di Santa Lucia, si gioca quindi nel campo ricavato sopra la Piscina dello Stadio Comunale. Lo vince la Virtus battendo in semifinale l'Asip 65 a 37 e in finale la Timo 53 a 37½. Questa la classifica finale: 1) Virtus Bologna; 2) TIMO Bologna 3) Gira Bologna; 4) Asip Bologna; 5) Matteotti; 6) Sempre Avanti Bologna. Sempre in amichevole, sullo stesso campo la Virtus, perde una settimana dopo, contro il CS Lombardo Milano sezione Triestina 23 a 17, mentre il 31 marzo batte la Reyer 31 a 30. Nel frattempo la Fortitudo Sisma squadra mista aveva vinto il girone regionale emiliano comprendente anche Giovane Italia Reggio Emilia, Olimpia Ravenna e Libertas Ravenna, classificatesi nell’ordine. I dirigenti della Virtus vengono prosciolti solo a primavera, giusto in tempo perché la squadra possa riprendere la denominazione Virtus e vincere a Reggio Emilia. C'è da giocare la Fase Semifinale Nord a Reggio Emilia. Domenica 21 aprile la Virtus batte 31 a 15 il Genoa, migliore bianconero Marinelli con 8 punti, ma le gare decisive sono in programma il lunedì. In mattinata, con un irresistibile Girotti, autore di quattordici punti, le V nere battono la Ginnastica Torino per 26 a 19. Nel pomeriggio l'incontro decisivo, arbitrato dal sig. Manfredi di Milano, contro il San Giusto Trieste: partono meglio i triestini, ma già a metà gara Bologna è davanti. Nella ripresa la Virtus allunga ulteriormente e termina vittoriosa per 31 a 25; migliore marcatore Cherubini con undici punti. La Virtus si qualifica così per le Finali di Viareggio dove conquisterà il primo scudetto.

 

I GIOCATORI DELLA BOLOGNESE "VIRTUS" CHE HANNO ATTINTO LA META DEL CAMPIONATO ITALIANO DI PALLACANESTRO

di Erardo Mandrioli - la Gazzetta dello Sport - 13/08/1946 (documento fornito dalla collezione Luca e Lamberto Bertozzi)

 

La ripresa della pallacanestro dopo la liberazione della  nostra città trovò i giocatori della Virtus in particolari difficili condizioni, che mettevano nelle più gravi incertezze gli stessi dirigenti del sodalizio. Requisita la bella palestra di Santa Lucia, che era divenuto il campo abituale di gioco dei virtussini, e svanita, nonostante tutti gli sforzi compiuti, la possibilità di riavere il magnifico locale coperto ancora a disposizione dello sport, sembrò, per un momento, che la Virtus si disinteressasse della pallacanestro e della squadra che pure aveva dato alla società non poche soddisfazioni. Dopo mesi e mesi di alternative, di speranze e di dubbi, la Virtus finì per lasciare in libertà i giocatori i quali sotto i colori della Fortitudo-Sisma disputarono il girone eliminatorio del campionato testé concluso. Unica eccezione: Marinelli, il quale preferì restare inattivo in attesa degli eventi. E questi maturarono, diciamo così, in modo naturale ché ultimata la fase preliminare del campionato tutti i giocatori poterono tornare alla società di provenienza per ricostituire quel forte ed omogeneo complesso che doveva vincere il campionato 1945-46.

La vittoria di Viareggio è stata anche la vittoria della volontà di giocatori i quali hanno gareggiato e lottato tutti per uno ed uno per tutti, sorreggendosi a vicenda nei momenti critici, non scoraggiandosi davanti al forte vantaggio iniziale della Reyer e nemmeno allorché, in seguito a quattro falli personali, Vannini e Bersani, le due colonne difensive della squadra, dovettero lasciare il campo. Lo stesso pubblico viareggino, resosi conto delle condizioni di inferiorità  in cui erano venuti a trovarsi i bolognesi, rivolse ad essi le sue simpatie ed i suoi incoraggiamenti che prima erano stati riservati ai veneziani.

Gi artefici della vittoria nel campionato italiano sono tutti atleti ben noti agli appassionati: riteniamo tuttavia interessante darne le note caratteristiche.

Vannini Venzo, classe 1914. Difesa, capitano della squadra fin dalla sua origine. Combattivo e tenace come pochi altri atleti, è l’animatore della squadra ed è pure un ottimo realizzatore, qualità che manca a troppe difese italiane. Nel 1939 vestì per la prima volta la maglia azzurra che non ha più lasciato. Negli ultimi campionati europei è stato validissima colonna difensiva della magnifica e sfortunata pattuglia degli azzurri. Nelle finali di Viareggio si è comportato da par suo ed è detto tutto.

Bersanì Gianfranco, classe 1919. Forma con Vannini una delle più forti e affiatate coppie difensive che si siano avute in Italia. Tempista eccezionale nel deviare il tiro avversario, brilla per i suoi passaggi sconcertanti e per il mirabile modo di trattare la palla. Negli ultimi tempi è sempre stato sul punto di entrare nella squadra Nazionale, ma senza raggiungere la meta. Vi arriverà senz’altro nelle prossime competizioni internazionali.

Dondi dott. Galeazzo, classe 1915, allenatore della squadra e giocatore di difesa. Dal 1936 fino all’interruzione bellica fece parte della Nazionale, Olimpionico nel 1936. Campione mondiale Universitario nel 1939. Giocatore già brillantissimo nel doppio gioco di difesa e di attacco, interruppe l’attività sportiva dal 1940 per motivi militari. Ha ripreso gli allenamenti giusto in vista delle finali, nelle quali ha dato il suo valido contributo.

Marinelli Giancarlo, classe 1915. Centro, Nazionale dal 1935 a tutt’oggi. Olimpionico e campione mondiale Universitario. A Ginevra, nei recenti campionati europei, quale capitano degli “azzurri”, disputò magnifiche partite. Ancora non si vede in Italia un centro che possa superarlo. Atleta completo sia fisicamente che tecnicamente, è il centro motore della Virtus. Attraverso lle sue mani passano quasi tutte le azioni e ben spesso è lui a concluderle.

Girotti Gelsomino, classe 1914. Avanti. Anch’egli vestì la maglia azzurra nel 1939. Completa con i giocatori di cui sopra il quadro dei “vecchi”. Il suo gioco è pieno di finezze ed astuzie e ben noto è il suo caratteristico caracollare per il campo di gioco.

Cherubini Carlo, classe 1918. Avanti, È il primo anno che milita nelle file della Virtus, pur essendosi forgiato alla sua scuola, ed ha ampiamente guadagnato i galloni. Scattante e volitivo, è il classico giocatore da contropiede, ma si disimpegna egregiamente pure quando la squadra “tiene” la palla.

Rapini Luigi, classe 1924. Avanti. È una delle più vive speranze della pallacanestro bolognese e italiana. Dotato di un “allungo” impressionante è un continuo allarme per la difesa avversaria. Che insista nella preparazione atletica e sarà un campione. Nelle finali di Viareggio è stato fra i giocatori più ammirati.

Calza Marino, classe 1918. Avanti. Fa parte della squadra virtussina già da anni ed è sempre stato un utilissimo elemento soprattutto per la precisione del tiro che, quando è in forma, è davvero un castigo di Dio.

Foschi Guido, accompagnatore. La sua non folta chioma è un completamento ormai indispensabile alla squadra virtussina, e le affermazioni di questa portano anche il suo nome. La sua competenza, la sua calma e sagacia nell’operare i “cambi” meritano il premio dello scudetto.

Intanto l’altra sera, a seconda di quanto avemmo ad annunciare, ai giocatori della Virtus vincitori del campionato è stata offerta una cena d’onore alla quale hanno partecipato numerosi soci del sodalizio cittadino e simpatizzanti. Attorno a Vannini, Marinelli e compagni erano, naturalmente, i dirigenti della Virtus i quali hanno voluto dimostrare ai valorosi atleti tutta la stima e la riconoscenza della società per il grande successo conseguito coi colori della vecchia e gloriosa Virtus in cui questa festeggia i suoi 15 lustri di vita. L’on. Giuseppe Dozza, sindaco di Bologna, rendendosi interprete dei sentimenti della cittadinanza sportiva bolognese, ha fatto dono ad ogni singolo giocatore presente a Viareggio di una medaglia ricordo, in argento, dell’artistico conio del Comune. compiacendosi vivamente per la vittoria conseguita nel nome di Bologna.

Il segretario generale della Virtus dott. Negroni, ha portato agli atleti vittoriosi il saluto dei soci tutti dando anche lettura delle numerose lettere di felicitazioni e di augurio pervenute dalle consorelle italiane, prima fra tutte la valorosa Reyer di Venezia la quale aveva inviato una simpatica e cavalleresca lettera. Infine Baratti, presidente del Comitato emiliano della F.I.P., ha colto l’occasione della presenza del primo cittadino bolognese per spezzare una lancia a favore della restituzione della palestra di S. Lucia al gioco della pallacanestro.