MAURIZIO FERRO

Maurizio Ferro in entrata

 

nato a: Venezia

il: 06/04/1959

altezza: 192

ruolo: guardia

numero di maglia: 9

Stagioni alla Virtus: 1981/82

statistiche individuali del sito di Legabasket

 

STRANO IL MIO DESTINO

di Maurizio Ferro - VMagazine - Novembre 2011

 

Strano il mio destino... Grazie ad un cesto della frutta, bucato, piazzato in un finestrone del mio cortile a 4 metri da terra, scopro l'amore per la pallacanestro. Tutti i giorni a tirare in quel cesto qualsiasi tipo di palla, tanto da indurre mia madre a portarmi a vedere la prima partita di basket con mio fratello Tullio al Paladozza di Bologna. Era il derby Candy-Cassera (Virtus-Fortitudo, per essere chiari...): vinse la Cassera a sorpresa, ma io non capico ancora bene...

L'anno seguente (67/68), mi lascio prendere definitivamente e vado a vedere tutte le partite di "V" ed "F" con i relativi abbonamenti. Essendo la Candy in lotta per lo scudetto, e mia mamma amica di giocatori, quali Cosmelli, Pellanera e Lombardi (che giocatore!) nei due derby simpatizzo per la Virtus Candy, che nello stesso anno perse lo scudetto in una partita contestatissima con l'Ignis Varese. Non posso dimenticare il grande Dino Meneghin, diciottenne, all'inizio della sua gloriosa carriera. Poi per me venne la svolta! Nel derby dell'anno successivo (68/69) Gary Baron Schull, infortunato, sulla carrozzella, si presentò in mezzo al campo di gioco e tutta la mitica Eldorado si strinse attorno a lui e vinse 66 a 62.

Da quel momento il mio amore per la Fortitudo diventa viscerale. Nello stesso anno nasce la sede della Furla, che diventa il mio abituale ritrovo dove inizio il primo corso di minibasket (anno 1969) e in quell'abituale ritrovo nasce la "Fossa dei Leoni", che vede tra i fondatori me, mio fratello, Manser, Nicola, ed altri giovanissimi. Vedendo ogni giorno l'allenamento dell'Eldorado divento il pupillo di Gary Schull. Dopo le partite casalignhe gli porto la borsa a casa sua, in Furla: sono anni indimenticabili! E nel frattempo, giocando nelle giovanili, con risultati interessanti, faccio il chierichetto nella chiesa della Furla nelle messe della domenica. Don Corrado, a fine funzione mi regalava diversi biglietti per la partita e io, regolarmente, li vendevo a metà prezzo ai vari amici...

Nel 1976 mi ritrovai ad esordire in serie A contro il Pagnossin di Gorizia: sembrava uno scherzo! Segnai due punti, ma sembrava uno scherzo! La domenica precedente ero, come sempre, con gli amici "fossaioli" fra gli spalti a Udine, pochi giorni dopo, all'età di 18 anni, mi ritrovai in panchina nella famosa finale di Coppa Korac, disputata a Genova, contro la Jugoplastika di Spalato. Perdemmo di tre punti e successe il finimondo, per via di un arbitraggio molto discutibile. Dopo due anni di gavetta, in panchina, gioco le ultime cinque partite da protagonista nella squadra che era già retrocessa matematicamente. La mia esplosione fu nel derby con il Gira di Bologna, segnai 18 punti, svoltando la partita. Ancora oggi dico grazie a John McMillen: con il suo "andiamo e divertiamoci" ci dava entusiasmo e ci toglieva la pressione. L'anno successivo avvenne la mia consacrazione di giocatore di A2, disputando un grande campionato con promozione in A e convocazione in Nazionale. Non posso dimenticare questo grande quintetto: Anconetani, Ferro, Arrigoni, Starks e Jordan.

Quel raduno per me fu disastroso. Nello stesso anno, 1980, mi acquistò la Virtus. La situazione mi sembrava paradossale, tanto più che provai a rifiutare gentilmente questo mio trasferimento, ma il mitico presidente Avv. Porelli, non proprio gentilmente, mi disse: "Va bene Ferro, ti compro e ti faccio giocare in serie C, nelle forze armate!". Al che gli risposi. "Va bene avvocato, mi ha convinto...". Quando uscii dall'ufficio mi rimase impressa la stretta di mano di Toio Pepoli: che personaggi allora! L'assurdità del mio passaggio alla Virtus fu di lasciarmi un anno in prestito alla Fortitudo. Vissi una stagione angosciante, fra alti e bassi, e una tifoseria spaccata in due. Fortunatamente una mia grande prestazione nel derby vinto nei tempi supplementari mi riconciliò con tutti, virtussini inclusi. Segnai 25 punti contro il mitico Duca Nero Jim McMillian, grande giocatore Nba degli anni '70. Debbo confessare che anche la costante frequentazione con una dolce ragazza brasiliana mi complicò l'annata... Mancammo i playoff per un punto, che peccato!

E venne la Virtus: grande esperienza, grande società, grandi giocatori come Villalta, Bonamico, Generali e Cantamessi, indimenticabili e ancora oggi amici. L'allenatore era il famoso Aza Nikolic, ma i risultati non furono esaltanti. Venimmo eliminati in semifinale di Coppa delle Coppe dal Real Madrid di Corbalan, Brabender, Rullan e Luick, e per un canestro di Zampolini da metà campo non giocammo la finale scudetto. Personalmente svolsi bene il mio compito di specialista al tiro da fuori e giocai un grande derby contro i miei amati ex. Questo nonostante il mio rapporto con il professor Nikolic fosse molto difficile, pur giocando assieme a lui a briscola, nelle lunghe trasferte in pullman. Un giorno, dopo l'ennesima discussione di basket, mi disse: "Fero! Tu come enciclopedia". Ricordo che a Madrid nella trasferta mi travestii da arabo e andi a parlargli: lui beccò, e poi scoppiò a ridere. Morale: in qualla partita entrai a 1 e 56 dalla fine, sotto di 20... Purtroppo, dopo essere stato dichiarato incedibile dall'Avv. Porelli, fui trasferito a Rieti, nel cambio con Brunamonti. Nell'estate stessa, dopo una partita giocata insieme a Roberto in Nazionale militare, mi consegnò il premio a lui assegnato come MVP, perché mi ritenne autore di una grande prestazione, infatti segnai 30 punti contro una squadra americana.

La mia carriera proseguì, due anni a Rieti, a Rimini, per 4 anni, con grandi risultati personali e di squadra, un anno a Forlì, uno ad Avellino, ed alla fine alla Scavolini Pesaro, con il grande coach Valerio Bianchini. Giocai il McDonald's Open e feci ottime prestazioni in Coppa dei Campioni. Ricordo che dopo una gara contro il Maccabi Tel Aviv, nella quale segnai 20 punti, nella successiva non entrai neppure in campo... Dopo aver perso lo scudetto a tavolino per la famosa monetina tirata a Meneghin il coach Bianchini mi disse: "se rimango a Pesaro, tu rimarrai sicuramente". Dopo pochi giorni andò a Roma al "Messaggero"... Tormai a Rimini, dove nell'annata 89/90 retrocedemmo in uno spareggio e nell'estate successiva mi ruppi un ginocchio. Fu l'inizio della mia fine da giocatore: ma proprio in quell'anno nefasto nacque l'amiciia con Carlton Myers. In breve diventammo grandi amici. Io che la palla, giocando, la passavo poco, a lui la passai anche 500-1000 volte al giorno, come allenamento, per il miglioramento del suo tiro. Ricordo il suo rifiuto a giocare per alcuni giorni per il mio mancato reintegro nella squadra di Rimini.

Carlton, dopo gli strepitosi anni giocati a Pesaro e a Rimini, venne acquistato dalla Fortitudo di Re Giorgio. Il grande coinvolgimento e l'amore per questa società, per Seragnoli e per i tifosi, rimarranno per sempre scolpiti nella sua mente per semper, come lui stesso ha attestato. Fu Carlotn a convincere il presidnete Seragnoli, che io già conoscevo ai tempi dell'Eldorado, ad inserirmi nel settore giovanile come allenatore ed in seguito come responsabile dello stesso. Nel primo anno di attività, essendo acneh talent scout, segnalai, per farlo contrattualizzare, Stefano Mancinelli ed in seguito persino Marko Jaric che, assieme ad Adam Filippi, scout nba dei Charlotte Bobcats di Michael Jordan, andammo a vedere in una partita di Coppa Korac, Verona-Peristeri. Durante i miei dieci anni di attività in qualità di allenatore alla Fortitudo ho disputato dieci finali nazionali con le varie categorie, dall'Under15 all'Under21, vincendo un campionato italiano nel 2006 con l'Under17 e arrivando due volte terzo, due volte quarto e cinque volte nelle prime otto.

Nel mio ultimo anno di responsabile alla Fortitudo vinsi il titolo italiano Under15, con l'allenatore Federico Politi. Ritengo molto gratificante nel mio lavoro svolto in Fortitudo l'essere risucito a produrre giocatori che attualmente giocano nelle varie categorie professionistiche d'Italia. Tra questi, convocati nelle varie nazionali giovanili, risultano: Piazza, Cortese, Sorrentino. Sanguinetti, Borra, Chiumenti, Chiarini, Corazza, Sighinolfi, Sonvi, Fin, Frattini, Mancin, Lollini, Suero, Lovatti, Diviach. Altri giocatori da me allenati: Pellacani, Legnani, Persiani, Pignatti, Zanatta, Bastoni, Giuliano, Santilli e non solo questi, ovviamente. Dopo un anno, 2008, da direttore sportivo presso i Crabs di Rimini ritorno alle origini di allenatore presso la mitica "Stella" di franco Colombari, dove inizia la mia attività lanciando giocatori quali: Morri, Scorrano, Tassinari, Fabbri. Tuttora mi trovo impegnato nel seguire Under 17 e 19 Elite.

State benone!

IL MIO PASSAGGIO ALLA VIRTUS

tratto da bolognabasket.it - 25/03/2021

 

Il mio passaggio in Virtus? Resterà sempre un mistero. Si disse fu Lucio Dalla, che mi voleva e convinse Gigi Porelli. La Effe come al solito era in bolletta, c’erano offerte di altri club ma fecero l’affare con la Virtus per 220 milioni di lire. Sono cresciuto in via San Felice, ho portato la borsa al Barone Schull, con mio fratello e qualche altro ho fondato la Fossa dei Leoni: cosa ci faccio io alla Virtus? Lo chiesi all’Avvocato, che ritengo sia stato un grandissimo dirigente, ma con me non sentì ragioni. Mi disse: “Ferro, se vuole posso cederla alle Forze Armate”. Dovevo ancora fare il militare, chinai la testa. Poi in Virtus ho conosciuto grandi persone, ma il mio sangue è sempre rimasto biancoblù.”


 

62 ANNI OGGI PER MAURIZIO FERRO, UNA STORIA DIFFICILE CON LE V NERE

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 06/04/2021

 

Nato a Venezia il 6 aprile 1959, ma ben presto a Bologna, si avvicina alla pallacanestro da bambino, grazie alle amicizie della madre nell'ambiente dei giocatori della Virtus. Le sue prime simpatie sono per le V nere, ma poi prevale la passione per Gary Schull, storico americano della Fortitudo. L'amore per la F lo porta ad essere tra i fondatori della Fossa, poi giocatore delle giovanili dove assapora i primi derby giocati, anche se sono stracittadine lontano dai riflettori. Arriva alla prima squadra con allenatore John McMillen ma nel 1980 viene ceduto alla Virtus, un trasferimento che fece scalpore, anche perché portò alla Fortitudo il capitano delle V nere Bertolotti. Ferro fu lasciato un anno in prestito alla società di via San Felice. In quella stagione si trovò in una posizione ambigua, giocando in una squadra che amava ma non era più la sua come prima e davanti a tifosi che in molti casi lo consideravano un "traditore". Il quintetto era intrigante: Anconetani, Ferro, Bertolotti, Jordan e Starks; una formazione però molto a trazione offensiva. L'ex capitano delle V nere e i due americani superavano a volte i trenta punti personali, il primo superò i 500 punti stagionali, mentre i due Usa andarono oltre i 600. Anche Ferro, noto per le sue qualità offensive, ebbe qualche acuto, ma non era più il Maurizio "leggero" delle stagioni precedenti. Era quindi una Fortitudo capace di segnare molti punti, ma anche di subirne tanti. Ci furono belle partite, tra le quali i due derby entrambi finiti al supplementare; perso quello di andata e vinto quello di ritorno con 20 punti di Jordan e Bertolotti, 25 di Ferro e 26 di Starks. Alla fine la squadra rimase fuori dai playoff, con 14 vittorie e 18 sconfitte, lo stesso ruolino di Forlì, che però approdò alla fase successiva grazie ai tre confronti diretti vinti. Nonostante il terzo attacco del campionato, a un solo punto dal secondo, quello della Squibb Cantù e a due dal primo, quello della Scavolini Pesaro, finì così il campionato della I&B, che pagò la seconda peggior difesa del torneo. Intanto tutta l'attenzione della città era rivolta alla imminente finale di Coppa dei Campioni della Virtus, che pur non vincendo nessun trofeo, in quell'annata entusiasmò i propri tifosi grazie al grande cuore che portò le V nere a un passo dal titolo continentale e alla bella della finale scudetto nonostante una serie incredibile d'infortuni che la privarono nei momenti decisivi di alcuni dei suoi uomini più importanti. Poi per Ferro l'arrivo in Virtus, con allenatore Aza Nikolic, un monumento della pallacanestro europea, ma anche un cultore del lavoro e della difesa e, fin da subito, Maurizio non entra nelle grazie del coach: subito in quintetto va Fantin, appena arrivato da Pordenone, con molta meno fanfara, ma più funzionale al tipo di basket voluto dall'allenatore delle V nere. Ferro lega con gli altri italiani, Bonamico, Villalta, Generali e Cantamessi, ma la sua posizione è complicata: deve cercare di convincere il proprio allenatore, ma non si sente a suo agio, sebbene i tifosi bianconeri lo abbiano accolto bene, ma soffre il giudizio di quella che era la sua "famiglia" fino a pochi mesi prima. Oltretutto la squadra è ringiovanita, dopo Bertolotti l'anno prima, è partito in estate anche Caglieris, non ci sono i grandi nomi stranieri degli anni precedenti, i Cosic, i McMillian, i Marquinho, ma due giovani americani di prospettiva, però ancora a corto di esperienza: Rolle e Fredrick. La squadra vive così di alti e bassi, anche se, tutto considerato, fa una buona stagione che, però non risalta di fronte ai tre primi posti e alle tre piazze d'onore nei sei campionati precedenti, periodo nel quale furono raggiunte anche due finali europee. In quel 1981/82, infatti, la Virtus si arresta in semifinale sia in Coppa delle Coppe, eliminata dal Real Madrid, sia in campionato, fermata a Pesaro dal canestro sulla sirena di Zampolini. Ferro fatica: nelle prime quattordici giornate fa nove volte virgola e segna in tutto sedici punti; bisogna aspettare la quindicesima giornata, il 6 dicembre per vederlo in doppia cifra, 12 punti nella vittoria contro Torino. Gennaio è il suo mese migliore: quattro volte su sei con almeno dieci punti, tra cui spiccano i 16 del 3 gennaio nel successo di Forlì e di tre giorni dopo nel derby, non sufficienti però a impedire la vittoria della Fortitudo con 32 punti a testa dei suoi ex compagni Jordan e Starks, ma soprattutto i 19 rifilati alla Reyer nell'ultimo giorno del mese. Da lì alla fine del campionato, però, le prestazioni di Ferro tornano nell'anonimato, ad eccezione dei 12 punti segnati nell'andata dei quarti di finale, persa in trasferta contro Cantù. Quaranta presenze e 163 punti, il totale in campionato. Dello stesso tenore la sua esperienza in Coppa delle Coppe: 29 punti in 7 gare, con il picco dei 12 punti realizzati contro il Crystal Palace Londra. In totale 192 punti in 47 gare (saltando solo la trasferta di Zagabria in tutta la stagione) alla media di 4,07 punti a partita. Un bilancio sicuramente non soddisfacente per un giocatore che era stato scelto per le sue doti offensive. Era stata una stagione difficile, ma Ferro non ebbe modo di ambientarsi nella sua nuova divisa: in estate fu ceduto. Se il suo arrivo era avvenuto in un trasferimento che aveva coinvolto capitan Bertolotti, una stella delle V nere, la sua partenza per Rieti entrò in un'operazione che portò a Bologna un giocatore (di solo una settimana più giovane di Maurizio), che non solo divenne più tardi capitano, ma che ha fatto la storia delle V nere per quasi vent'anni, Roberto Brunamonti.