GADDY: "VIRTUS IL MIO AMORE DA PLAYOFF E DA GRANDE FARÒ IL COACH COME VALLI"
Il play: "Con il tecnico ho un rapporto speciale. Restare? Ne stiamo parlando, adoro Bologna"
di Daniele Labanti - Corriere di Bologna - 06/03/2015
La Virtus ha fatto pace con il playmaker. Il pacificatore è sceso dal Nordovest degli Stati Uniti ed era sparito dai radar dei migliori club perché a 18 anni quando pareva avviato a un futuro nella Nba s’è sfasciato interamente un ginocchio e buonanotte. Per tutti, ma non per lui. Abdul Gaddy — 23enne educato, credente e devoto da Tacoma, Washington — non s’è mai arreso al destino, finendo tra le mani di Giorgio Valli. Ed è scoccato l’amore. «In estate ho parlato con il coach quando è venuto in America e ho capito cosa stava cercando. Ho saputo delle parole di stima che ha detto sul mio conto in Italia e le ho apprezzate. Per me sviluppare un buon rapporto con l’allenatore è fondamentale, Giorgio è un grande coach e una persona capace di entrare nella personalità di un giocatore per toccare le corde giuste. Comunichiamo molto, fuori e dentro al campo, questa è una delle basi della mia crescita».
Valli ha avuto anche molta fortuna, ha trovato un play americano mai arrivato in Europa che lo sta ad ascoltare.
«Per me è normale. Il gioco qui non è uguale al gioco là. Non importa la fama del coach, se vuoi giocare qui bisogna che lo stai ad ascoltare. Altrimenti combini dei guai».
Ora il vostro è un rapporto speciale?
«Lo è e ascolto a tutti i livelli, come gestire l’attacco, come cercare i compagni, come ruotare in difesa o posizionarsi in campo. In futuro vorrei fare l’allenatore e questa esperienza è cruciale».
Qual è stata la difficoltà più grossa che ha trovato in Italia?
«L’adattamento al gioco europeo riguardava tanti aspetti, le letture, la fisicità, gli arbitri. Noi cerchiamo di giocare di squadra, all’inizio passavo molto la palla ma ben presto le difese avversarie si adeguavano così abbiamo lavorato duro sul tiro. Ora sono molto più sicuro di me e posso segnare, ne abbiamo parlato a lungo con Valli per trovare l’equilibrio tra il playmaking e le conclusioni. Ho seguito Giorgio e Allan Ray, che è un veterano».
Quando sbagliava, aveva perso fiducia?
«No. I compagni mi urlavano di tirare, le squadre avversarie mi sfidavano al tiro perché avevo meno sicurezze ma adesso stiamo giocando bene, facciamo canestro, siamo tutti pericolosi».
Una Virtus da playoff, si dice...
«Non faccio previsioni, ma vi garantisco che lavoriamo duro. Dalla prima gara, quando nessuno ci considerava, siamo entrati in campo per vincere sempre. In questo sport può succedere di tutto. E se andremo ai playoff sarà una festa, soprattutto per i tifosi che sono fantastici e so da quanto aspettano una qualificazione».
Qual è il vostro segreto?
«Siamo uno spogliatoio unito, dove nessuno pensa alle sue statistiche. Qui non ci sono prime donne, ci carichiamo reciprocamente e vogliamo vincere. La gara persa immeritatamente a Roma senza Ray e Fontecchio ci ha dato grande fiducia perché ha fatto capire a tutti il nostro valore. Siamo consapevoli, ora».
Lei dà sempre l’idea di essere in controllo e nel quarto periodo quando c’è da vincere raramente sbaglia le giocate.
«È il mio carattere, sono un tipo tranquillo che quando la partita si scalda cerca di restare lucido. Sono l’uomo che deve tenere salde le redini della squadra, sono il leader e adoro giocare le ultime azioni per vincere. Lì bisogna fare la scelta giusta e aiutare i compagni, fare in modo che non si perdano. Ora sono un uomo, ho più consapevolezza».
Quale avversario l’ha messa più in difficoltà?
«Il livello dei play è alto. Dyson, Cinciarini, Vitali, Ragland e Pullen sono giocatori di assoluto livello».
La sua presenza in Virtus l’anno prossimo la diamo per certa?
«Stiamo parlando, è una possibilità concreta perché adoro Bologna e la Virtus. Io penso a giocare, abbiamo ancora dieci partite di regular season e poi speriamo non sia finita lì perché stiamo giocando davvero bene e ci divertiamo».
ABDUL GADDY: GIOCO MEGLIO NEI SECONDI TEMPI PERCHÉ CI TENGO, SONO TIMIDO MA VOGLIO ESSERE UN LEADER
di Stefano Brienza - Corriere dello Sport - Stadio - 28/01/2016
Gaddy, dopo un anno e mezzo lontano da casa e con la carta d’identità che si appesantisce, si sente sempre più vissuto? «Sì, ormai mi sento un uomo. Questa esperienza mi ha già dato tantissimo e continua a farlo ogni giorno. Mi sento sempre più veterano, imparo senza sosta da coach e compagni. E poi cresco anche come persona, se vogliamo invecchio. Mi prendo più cura del proprio corpo, sto attento a cosa mangi, e in generale sono più rilassato, soprattutto fra le mura casalinghe».
L’anno scorso ha firmato un biennale. Crede di rimanere in Europa a lungo? «Mi piace molto vivere qui, e ho l’opportunità di lavorare facendo ciò che amo. Prima di allora non ero mai uscito dagli USA, e chi mi conosce sa quanto mi abbia forgiato questo periodo. Però sai, “home is always home”, casa è sempre casa. In estate credo farò dei provini, ma sarei molto felice di tornare qui».
Martedì non si è allenato: quali sono le sue condizioni? «Ho avuto un fastidio al flessore della gamba destra ma lo staff mi ha aiutato a trattarlo. Oggi (ieri, ndr) mi sono allenato molto bene, e credo che per Capo d’Orlando sarò al top della forma».
Nella vittoria su Brindisi ha ancora una volta evidenziato le proprie qualità quando la posta in palio si fa pesante. «Ho notato che gioco sempre meglio nel secondo tempo perché ci tengo. Quando arriviamo alle fasi decisive mi preoccupo che ogni compagno sia nella posizione giusta, che riceva palloni puliti, che eseguiamo al meglio. Poi, che sia un canestro o un passaggio non importa. Quest’anno, dopo essermi parecchio ingrossato in estate, sto cercando sempre più di andare al ferro per sfruttare il fatto di essere una delle guardie più grosse della Lega».
Come ha reagito lo spogliatoio a tutti i cambiamenti? «Per me era una novità, l’anno scorso avevamo avuto solo un cambio. Cerco di non occuparmene e di fare il mio lavoro agevolando l’amalgama con chiunque arrivi. Adesso abbiamo accolto Kenny che è un ottimo giocatore».
Quanto è difficile essere un leader avendo un temperamento timido? «È un aspetto nel quale cerco sempre di crescere, perché sì, sono un tipo molto tranquillo e un po’ timido. Col passare del tempo voglio rompere sempre più il guscio ed uscirne, anche grazie all’aiuto dei compagni e del coach. È dura, ma ci lavoro».
Cosa è mancato alla Virtus negli ultimi mesi? «Non abbiamo un gran record ma ora veniamo da due ottime prestazioni, compresa Venezia. A livello fisico e tecnico siamo messi molto bene, quello che credo ci sia mancato è un po’ di chimica di squadra. Che ora si è notevolmente alzata. Siamo pronti ad affrontare il periodo chiave della stagione».
Tre gare di fuoco che definiranno i vostri obiettivi. «Cerchiamo di pensare una partita alla volta ed ora siamo focalizzati su Capo d’Orlando. Sono una squadra dura, ci hanno battuti all’andata e dobbiamo vincere senza mezzi termini. Sappiamo che è il ciclo che può cambiare la nostra stagione. Sappiamo che dopo queste tre gare potremo tornare in spogliatoio e, se avremo fatto il nostro lavoro, fissare un nuovo obiettivo. Venderemo cara la pelle».
ABDUL GADDY: CALENDARIO DIFFICILE, MA PRENDENDO UNA GARA ALLA VOLTA PROVEREMO A VINCERLE TUTTE
www.bolognabasket.it - 30/03/2016
Abdul Gaddy è stato intervistato da Stefano Brienza su Stadio. Ecco le parole del playmaker bianconero.
Abdul Gaddy, con Cremona è arrivata una vittoria di valore. E’ stata una grande vittoria, perché Cremona è un’ottima squadra e l’avevamo sofferta sia in prestagione che a casa loro. Abbiamo rispettato il piano partita, abbiamo vinto e siamo mollo felici di questo. Spesso la Virtus si è ritrovata ad inseguire, mentre domenica siete entrati in campo con il coltello fra i denti dal primo minuto, facendo il primo parziale.
È stata questa la chiave? Li abbiamo aggrediti da subito, parlando con coach Valli nel pregara avevamo fissato questo obiettivo essenziale. Alzare l’intensità dalla palla a due, soprattutto in difesa, li abbiamo tolti completamente dalla propria zona di comfort e abbiamo fatto la nostra gara. Ma per riuscirci poi devi durare 40′ su quel livello, e questo puoi farlo solo quando sei in ottima forma.
Ora la vostra difesa sugli esterni è asfissiante. Domenica scorsa le guardie cremonesi hanno faticato per tutta la gara. Il piano partita prevedeva di attaccare sul fisico le loro guardie. Sono troppo forti per permettere loro di giocare ai loro ritmi. È uno dei vantaggi migliori che possiamo prenderci, grazie a fisico ed attività di noi esterni la difesa rimane sempre il nostro punto di partenza.
La sensazione è che sia una squadra molto più in controllo. Il comando esercitato sulla gara è stato tutto nostro, finalmente. Anche e sopratutto dal punto di vista mentale. Le gare vanno condotte e chiuse. Anzi bisognerebbe chiuderle tutte cosi, in anticipo, mantenendo il margine ed evitando errori o paure dell’ultimo minuto. E’ stato molto importante per noi riuscire a vincere una gara del genere.
La salvezza rimane probabile ma non certa, gli incroci ancora non permettono di chiudere il discorso. Ma dopo una gara così pensare ai playoff è legittimo? Anche se è possibile, ancora non possiamo pensarci, Ora abbiamo un’altra gara molto difficile contro una squadra, Trento, che ad oggi i piavoff li farebbe. Squadra molto forte, che è approda la in semifinale di Eurocup. In generale abbiamo uno dei calendari più difficili. Dobbiamo pensare una gara alla volta. Poi, conquistata la salvezza, se ne avremo la possibilità non vediamo l’ora di poter competere per i playoff, e proveremo a conquistarli con tutto ciò che abbiamo. Andremo per i massimi.
Il vostro obiettivo, al di là dei calcoli, da qua a fine stagione? Vincerle tutte. Prendendone una alla volta, con grande concentrazione.