PAOLO FRANCIA
Paolo Francia, due brevi periodi da presidente
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Stagioni alla Virtus: presidente nel 1989/90 e nel 1990/91
GUALANDI PRESIDENTE DELLA VIRTUS
La Stampa - 18/07/1990
La Virtus ha un nuovo presidente: è Paolo Gualandi, industriale della cosmesi, eletto lunedì notte a maggioranza dall'assemblea della società sportiva. Sconfitta prevista per il presidente ucente Paolo Francia, protagonista di una battaglia societaria negil ultimi mesi con Gualandi, fino a lunedì suo vice. Francia e il suo "alleato" Giacomo Giovannetti, che hanno il 23% delle azioni della Virtus, non sono entrati neppure nel consiglio direttivo.
DALLAS SU UN PIATTO DI TORTELLINI
Sospetti e congiure, vendette e colpi bassi. La Virtus Knorr Bologna, una delle più gloriose del basket italiano, è dilaniata da faide interne. L'ex oresidente Paolo Francia ha deciso di portare in tribunale il nuovo numero uno, Paolo Gualandi, e l'avvocato Porelli, "deus ex-machina" della Virtus, per "irregolarità" nelle asemblee del consiglio d' amministrazione della società.
di Leonardo Iannacci - L'Unità - 10/11/1990
Una vecchia e antipatica storia di provincia. L'ex feudatario (Paolo Francia) del latifondo, scalzato dal giovane rampante e ambizioso valvassore (Paolo Gualandi), torna alla carica senza esclusione di colpi e trascina in tribunale il suo successore. Tutto quanto fa spettacolo sta diventando il motivo dominante della telenovela infinita di casa-Knorr, una società considerata fino a pochi anni fa un modello di serietà e stile. I nomi dei progonisti di questa storia fatta di congiure e di pugnalale alle spalle, sono sempre gli stessi. 1 ) L'avvocato Gianluigi Porelli, vicepresidente della Lega, da un ventennio padre-padrone della società e ispiratore occulto di tutti gli intrighi di palazzo Virtus; 2) Paolo Francia, direttore della Polipress del gruppo editoriale Monti, a suo tempo braccio destro (poi caduto in disgrazia) di Paolo Galgani ai vertici della Federtennis e presidente della Virtus fino a pochi mesi la; 3) Paolo Gualandi, imprenditore emergente e attuale numero uno della Knorr, l'uomo che ha fatto le scarpe a Francia con il «placet» dell'onnipotente Porelli. Sul piatto, naturalmente, la poltrona presidenziale della società di pallacanestro, simbolo a Bologna di potere non solo sportivo, ma anche economico e sociale.
Di ieri l'ultima puntata della poco edificante vicenda. Paolo Francia (che da tempo medita di rilevare tutto insieme a Cazzola, l'organizzatore del Motorshow), ha annunciato in una conferenza stampa che citerà in giudizio la Virtus Spa (la cassaforte finanziaria della società di basket) per alcune irregolarità del consiglio d'amministrazione. «Mi risulta che quattro assemblee tenute fra il '79 e l'88 - gli anni Porelli amministratore unico della società - siano state convocate irregolarmente. Questo mi fa pensare che anche nei passaggi di azioni ci possa essere stato qualcosa di poco chiaro. Ma con questo non voglio sfidare né Porelli né Gualandi: lo faccio per il bene della Virtus, per regolare to situazione».
Durante le assemblee «sospette» furono decisi aumenti di capitale (nel'79 da 250 a 400 milioni e nell'88 da due miliardi e mezzo atre) che secondo Francia sono irregolari. «Ci sono molte cose che non ho capito di Gualandi quando sono uscito dalla società - ha proseguito l'ex presidente - . II caso-Coldebella è stato gestito male; il nuovo palasport di Casalecchio è diventato un'iniziativa privata di Gualandi, un suo "affare", innvece che un fatto pubblico come deve essere un Impianto polivalente per tutta la città».
La controffensiva di Francia, che nelle prossime settimane pubblicherà persino un libro su questa intricata vicenda, ha preso in contropiede Porelli che durante la conferenza stampa ha chiesto più volte la parola, senza essere accontentato. «È vero, ho sbagliato. In quelle assemblee ho peccato di superficialità - ha detto poi in privato ai giornalisti -. Ma se con questa azione Francia spera di modificare la maggioranza e di rientrare in consiglio si sbaglia». Per ora, il nuovo capitolo della vicenda Knorr finisce qui anche se congiure e vendette, colpi bassi e ricatti - a sentire i suoi protagonisti - non sembrano affatto esaurirsi. La «Dallas » delle Due Torri rischia davvero di diventare un serial infinito.
È DI NUOVO FRANCIA IL PRESIDENTE DELLA VIRTUS
L'Unità - 29/11/1990
Paolo Francia torna sulla poltrona presidenziale della storica società di basket. Dopo le battaglie societarie degli ultimi tempi, la Virtus è stata ceduta definitivamente (il 71% delle azioni) alla Promotor Alfredo Cazzoia (l'inventore del Motorshow) mentre il 25% della società è nelle mani di Francia e dei suoi soci della Finvirtus. Spariscono dalla scena il presidente Paolo Gualandi che deteneva il 23% delle azioni societarie e poteva contare sull'appoggio del gruppo storico (54% della società) guidato da Porelli. Sembra cosi chiudersi l'era dell'avvocato Gianluigi Porelli, patron dei bianconeri per quasi un ventennio, che comunque manterrà suoi incarichi in società.
SABATINI DIVORZIA DA FRANCIA
di Valentia Desalvo - La Repubblica - 08/10/2003
A Palazzo, insomma. D'Accursio, però, convocati da Maurizio Cevenini per un'audizione sulla vicenda dalla commissione «Istruzione, cultura e sport». E, poiché uno strappo tira l'altro, l'addio di Sabatini a Francia si è trasformato in caso politico, con un'accusa del patron del FuturShow alla Giunta («mi hanno ignorato») mentre il battibecco s'allargava ai banchi, dividendo nettamente le sponde, facendo scattare Mazzanti (An) contro Cevenini (Ds). Il centro-sinistra con Sabatini e il centro-destra con Francia. Con la separazione finale dettata da Sabatini: «Non ci sarà nessuna fusione». Una riunione da riassumere, cominciata con una frase di Francia: «La grande Virtus da un punto di vista federale è morta». Lì per lì Sabatini ammicca, poi Francia aggiunge: «Sabatini ha acquistato Castelmaggiore: poi potrà unificarla alla scatola vuota acquistata da Madrigali, ma finora non si può chiamare Virtus la sua società. L'utilizzo della stella è una illegittimità regolamentare che può essere sanzionata dalla Federazione». Un affondo. Con la chiosa: «L'obiettivo è quello di arrivare ad una fusione, ma abbiamo il diritto-dovere di essere vigilanti e di verificare che il progetto Sabatini proceda sui binari della legittimità e della trasparenza». Con una coda nemmeno troppo allusiva: «Se la Carisbo fosse intervenuta prima, il presidente federale avrebbe dovuto riammettere la Virtus». Qui Sabatini scatta: «Che dici? I soldi c'erano e la Fip lo sapeva bene», è la sintesi lessicalmente corretta. Con una aggiunta successiva: «Per tenere la Stella sono pronto ad andare in galera». Ma la replica è ancora di Francia: «Voglio essere il carabiniere della Virtus». E qui Sabatini annuncia l'addio. Aprendo, in parallelo, il caso politico: «Sono esterrefatto, dalla Giunta (nessuno presente in commissione, ndr) non ho ricevuto né un telegramma, né una lettera di ringraziamento». E poi continua: «Mi piacerebbe che al palazzo venisse qualcuno del Comune. Certo, non darò via 140 tessere per loro come succede al PalaDozza». Più conciliante e "politica", invece, la sintesi di Francia: «Noi lavoriamo per l'integrazione a fine stagione e restituzione del settore giovanile. Non è cambiato nulla». Qualcosa forse sì.
VIRTUS1934, LA CHIUSURA DI UN PARACADUTE CHE NESSUNO HA VOLUTO APRIRE
di Enrico Faggiano - bolognabasket.it - 27/07/05
Non c'è solo il ritorno della Virtus in serie A a far girare indietro le lancette dell'orologio, a prima dell'estate 2003. A cancellare, almeno negli elenchi delle squadre iscritte ai campionati, ogni ricordo di quei fatti, c'è anche il trasferimento della Virtus1934 in quel di Foligno. Si chiude così l'esperienza del "paracadute bianconero", che a dire il vero nessuno ha mai voluto usare, in queste ultime due stagioni.
Cosa capitò, all'epoca, ce lo ricordiamo tutti. La Virtus "vera" non iscritta al campionato, e l'immediata affiliazione alla B1 di questa Virtus1934, che avrebbe dovuto - nelle intenzioni là nelle stanze dei bottoni - ereditare il mondo che, al piano di sopra, era esploso tra lodi e bond. "Un paracadute che speriamo di non aprire, ma che sarà pronto all'evenienza" dissero i dirigenti di allora. Ma il pubblico Virtus girò immediatamente le spalle a questa creatura, frettoloso erede di chi ancora si sognava non dovesse morire. "Perchè il sito virtus1934.it è stato registrato prima ancora della non iscrizione della Virtus?" si chiedevano gli internettari, che supponevano un eccesso di zelo nel cancellare la gloriosa V, tanto c'è già la '34. Poi, perchè non unire gli sforzi per salvare il salvabile, invece di pensare già al domani? Infine, la figura di Paolo Francia, presidente Virtus non al vertice degli amori della piazza fin dai tempi dell'interregno tra gli imperi Porelli e Cazzola. Insomma: schiantarsi con Claudio Sabatini, piuttosto che paracadutati dalla '34.
Non servì nemmeno la firma di Giordano Consolini, delfino dell'Amatissimo Ettore Messina, a scaldare i cuori. Mentre tutto l'interesse era rivolto alle trattative sabatiniane, la '34 fece mercato con quel poco che restava libero, in agosto, e la squadra di free-agents non uscì nemmeno malaccio. Nomi che dicevano meno di zero, a chi era da millenni abituato alle majors: Angiolini, Benzi, Fiasco, Perego, Cotugno ecc. Poca roba, insomma. Poi, la firma di Pilutti, che creò anche una involontaria confusione nel popolo di chi il basket lo segue di sfuggita. Il teorema era questo: Pilutti era a Castel Maggiore, che è diventato la Virtus. Pilutti è alla Virtus1934, quindi, questa è la Virtus. O no? No. E nemmeno le schermaglie sul DNA Virtus servirono a convogliare verso la '34 le simpatie del pubblico.
Dimenticata dai media, questa realtà, se non all'esordio. Se non altro, perchè il piatto era suggestivo: derby a Ozzano, e tentativo di costruire un po' di vintage attorno al manifesto Gira-Virtus. Ma i cori di scherno "Avevate Danilovic, avevate Nesterovic, ora siete qui in serie B" dei padroni di casa non avevano nessuna orecchia avversaria a cui rivolgersi. Solo curiosi, perchè il popolo della V nera aveva scelto altro. Tante partite al Paladozza, davanti a pochi intimi, anche perchè i prezzi erano più da Virtus che da B1. Solo qualche amico di Consolini, tra cui quel Messina che disse "Appena a casa guardo sul televideo il risultato della '34, per l'amicizia che ho con Giordano". La squadra fece un discreto campionato, per sciogliersi nel finale ed essere eliminata da Montegranaro nei playoff. Talento ce n'era, amalgama poco, cuore in molti casi anche meno.
Persa la sfida dell'eredità Virtus, la '34 venne poi, scorsa estate, inglobata all'Arcoveggio. "Una società satellite, dove indirizzare i giovani e chi non trova spazio nella prima squadra" si diceva 365 giorni fa. Ma giovani non ce n'erano, e la nuova V'34 venne rimpolpata da giocatori provenienti dalla C1 della Salus Annunziata, più qualche innesto di categoria (Barbieri, Ansaloni, Spigaglia, e la conferma di Ruini). Salvezza, niente altro.
Mandata a giocare a Budrio, quasi a volerla occultare tra le nebbie della Bassa, la nuova stagione della '34 è stata di altro anonimato, bassa classifica, fino al colpo di coda finale che evitò sia la retrocessione diretta che quella attraverso i playout. Poi, le tante voci. Si era quasi giunti alla riconferma, con trasferimento per il 2005/06 a San Lazzaro. Infine, la delibera del Consiglio Federale, che chiude la vicenda e lascia le chiavi del titolo a Foligno. Amen.
PAOLO FRANCIA ALL'AVVOCATO PORELLI: «DA PRESIDENTE VINSI IL PRIMO TROFEO EUROPEO»
Il Resto del Carlino - 22/06/2008
Una lunga storia, quella della Virtus, che appassiona e che fa discutere. L’altro giorno Porelli ha corretto il tiro ad alcune dichiarazioni di Alfredo Cazzola. Oggi è il turno di Paolo Francia.
Da sempre — dice Francia — Porelli omette i miei anni di presidenza, coincisi con due Coppe Italia vince e con il primo successo internazionale della Virtus, la Coppa delle Coppe, conquistata a Firenze con il Real Madrid. Quel successo non me l’ha mai perdonato. E nell’estate del 1990 mi estromise dalla presidenza, promuovendo la cessione delle quote a Paolo Gualandi.
Perché dice promuovendo?
Perché non riuscì a portarla a termine. Dopo Forlì e Firenze, due successi in breve tempo, eravamo in corsa per lo scudetto. Ma anziché lasciar tranquilla la squadra si organizzò il ribaltone. Io che avevo una quota esigua, il 4 per cento, non ero d’accordo. Gualandi acquistava azioni da 2.400 lire l’una per valore complessivo di 7,5 miliardi. Ma c’erano alcuni miliardi di immobili e i cartellini di Brunamonti, Binelli, Coldebella. Diciamo altri 20 miliardi. E non condividevo il progetto.
Che accadde quindi?
In estate Gualandi diventò presidente, eletto prima dell’acquisizione delle azioni. Io misi in atto una controfferta, sospinto da Sandro Mancaruso e con un po’ di amici alle spalle. La nostra offerta si materializzò intorno alle 3.200 lire per azioni, per un valore di 10 miliardi. In mio aiuto intervenne Cazzola. I soci vendettero tutto: Cazzola prese il 70 per cento, io e agli altri amici, il 30. A Natale ero di nuovo presidente. In sostanza il gruppo che faceva capo a Porelli, non ha mai venduto a Gualandi, ma a noi, tramite l’avvocato Pierluigi Bertani.
La Virtus, però, era sana.
Sul piano dei conti sì. Non su quello sportivo. La Virtus, prima del mio arrivo, era precipitata al di sotto della Fortitudo. Anni neri. Porelli ebbe il merito di prendere Clemon Johnson e Richardson. Io portai Messina a capo allenatore, rinnovando la squadra con Coldebella. E tentai di prendere Kukoc, grazie a Mira Poljo. Porelli non riconosce la mia esistenza? Pazienza. La storia non si cancella.
FRANCIA: "IO A CAPO DELLA VIRTUS SBAGLIATA. LA SALVO' SABATINI, PERO' RESTANO MISTERI"
di Francesco Forni - La Repubblica - 13/08/2010
Un conto è partire, un conto arrivare, e l'avviso ai naviganti che stanno per varare nuovi scafi inalberando il nobile vessillo della Fortitudo può darlo Paolo Francia, che nell'estate del 2003 varò la Virtus "sbagliata", finita presto sugli scogli. Prese invece il mare, tuttora felicemente solcato, quella di Claudio Sabatini. Le salvò l'anima sull'uscio del tribunale fallimentare, la travasò nel guscio comperato a Castelmaggiore, ci fece l'A2 con Ticchi e Bucci, Brunson e Smith, fino alla finale persa con Jesi (per salire, servì un altro anno, il magico 2005: promozione di qua, scudetto di là). L'operazione che fece lui 7 anni fa potrebbe oggi venir ricalcata da Budrio, guscio fresco per la buonanima della Effe che fu. La gabola è identica, poi, appunto perché salvò la detestata Virtus, piace poco agli ideologi della Fossa. Intanto però si galoppa: fra Sacrati e Romagnoli si tratta, con buona volontà di chiudere. Per una sola Effe. Di casa al PalaDozza.
Francia, al crac di Madrigali lei rispose creando la Virtus 1934, che ebbe subito un posto in B, ma non raccolse gran seguito, rivelandosi il cavallo perdente. Ricorda come mai?
La Virtus 1934 nacque come paracadute per salvare il settore giovanile e funzionò più che bene. Questo era l'obiettivo, con l'ingaggio di professionisti capaci come il povero professor Grandi, Consolini, Sanguettoli. Dopo due anni lo regalammo alla rinata Virtus di Sabatini, come ben sanno i genitori di quei ragazzi. Il fatto è stato quasi ignorato e Claudio è arrivato persino a dire la stramberia di aver salvato lui la Virtus '34 dal fallimento. Assurdo.
Ci vede analogie con l'attuale situazione della Effe?
Il percorso mi sembra differente. Per la Fortitudo di Sacrati i debiti sono diventati pubblici o quasi. Si sa di quant'è sotto. Nel 2003 invece il deficit di Madrigali non venne fuori e nessuno ha mai saputo quanti soldi gravarono sulla Carisbo, dell'allora direttore generale Paolo Lelli, e quanto il salvataggio della Vu costò agli azionisti. Sarebbe ora che quel "segreto" fosse rivelato. Come s'arrivò per davvero alla mancata dichiarazione di fallimento della Virtus, che avrebbe portato ad altri scenari? Anche per la 1934...
Altre diversità?
Allora la Fip mise fuori la Virtus, cancellandola. La Fortitudo di Sacrati, se vuole, è dentro, anche se in Prima divisione. Allora Sabatini fu abile, con un artifizio, a far credere che Castelmaggiore fosse la Virtus. Ma quell'anno in LegaDue, campionato che l'Aquila non potrà fare, non giocò la vera Virtus, che rinacque dopo.
Ma c'è ancora posto per due squadre?
Sarebbe tragico se così non fosse. I precedenti sono neri. Nelle città passate da due squadre a una è sempre finita male. Le tifoserie sono impenetrabili. Virtus e Fortitudo devono continuare le loro strade.
CORDATA ANTI-SABATINI CAPEGGIATA DA DUE EX-PRESIDENTI?
Due ex presidenti sembrano particolarmente attivi per acquistare la Virtus Bologna, non sembra infatti definitivamente escluso il capitolo “cambio di proprietà “anche se Claudio Sabatini sta muovendosi da par suo sul mercato, magari con qualche ballon d'essai, come ad esempio la cessione di Peteri Koponen che oggi procurerebbe una bella sommetta.
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Ma tornando al ritorno sulla scena degli ex presidenti virtussini, lavorerebbero nell'ombra ben due cordate di imprenditori bolognesi. La prima sarebbe stata messa assieme da Romano Bertocchi, il capotifoso che fra lo stupore nel 2004 fu fatto presidente da Sabatini dimostrandosi un ruolo di facciata utile nel fortunato rilancio delle "V nere" anche per scaricare le tensioni dell'esigente tifoseria. Perché si tratta di una persona di grande buonsenso, con amici importanti fra i quali Ettore Messina. Questa cordata avrebbe pronta solide credenziali e chiesto la consulenza di un supermanager dello sport professionistico per un'operazione di restyling, giusto per non essere inferiore alla ben nota capacità creativa di "Mister Futurshow" e avere a sua volta credenziali nel mondo imprenditoriale e dello sport Internazionale per un’operazione articolata di sport e marketing. Aspetterebbe però, questo gruppo X, il momento propizio per uscire allo scoperto temendo un rialzo e gli umori del proprietario che a fine stagione parlava di 5 milioni di euro per cedere il club e adesso sarebbe salito a 7,5. Tutti ricordano che Bertocchi ha dato le dimissioni al momento dell'ingaggio di coach Finelli, ritenuto eufemisticamente "un tecnico di sponda fortitudina " ma in realtà ritenuto inferiore come esperienza e titoli a quel grande nome che la piazza invocava dopo il divorzio con Lino Lardo, o un coach di talento con ottimi risultati quale viene considerato Luca Bechi, quello del lancio di Aradori e della semifinale di Biella, che piace alla piazza.
Nelle ultime ore si sarebbe fatto avanti però anche un gruppo Y coordinato da Paolo Francia, l'ex giornalista direttore di Rai Sport, un tempo molto vicino a Gianfranco Fini al quale ha dedicato una biografia, una firma come "vaticanista" e molto vicino alla famiglia Riffeser. Paolo Francia fu il presidente fra la gestione Porelli e quella di Paolo Gualandi, per una sola stagione, l'89-90 quando esibendo quella famosa giacchetta-portafortuna vintage e un pò troppo stretta, sollevò due trofei importanti, la Coppa delle Coppe e la Coppa Italia.