ALEKSANDAR DJORDJEVIC

(Aleksandar Dordević)

 

Djordjevic mentre guida il suo primo allenamento (tratto da www.virtus.it)

 

 

nato a: Belgrado (Serbia)

il: 26/08/1967

Stagioni in Virtus: 2018/19 - 2019/20 - 2020/21

DANIELE CAVICCHI

 (foto tratta da www.virtus.it)

Nato a: Bologna

Il: 17/06/1980

Stagioni alla Virtus (come viceallenatore): 2005/06 - 2006/07 - 2007/08 - 2011/12 - 2012/13 - 2013/14 - 2014/15 - 2015/16 - 2016/17

biografia su wikipedia

palmares individuale in Virtus: 1 scudetto, 1 Champions League

ESONERATO STEFANO SACRIPANTI. AL SUO POSTO ALEKSANDAR DJORDJEVIC

tratto da www.virtus.it - 11/03/2019

 

Virtus Pallacanestro Bologna comunica di aver esonerato l’allenatore della prima squadra Stefano Sacripanti. Con lui, vengono sollevati dal proprio incarico l’assistente allenatore Giulio Griccioli ed il preparatore atletico Carlo Voltolini.

Contestualmente la Società comunica di aver affidato l’incarico di guidare la prima squadra ad Aleksandar Đjorđjević, che sarà coadiuvato dall’assistente allenatore Goran Bjedov e dal preparatore fisico Mladen Mihajlovic.

A coach Sacripanti e al suo staff vanno i ringraziamenti per il lavoro svolto con professionalità in questi mesi, ed un sincero in bocca al lupo per il proseguo della carriera.

La conferenza stampa di Alexsandar “Sasha” Djordjevic si terrà domani, alle ore 19, al PalaDozza.

 

ECCO DJIORDJEVIC NUOVO TIMONIERE VIRTUS

tratto da www.virtus.it - 11/03/2019

 

ALEKSANDAR DJORDJEVIC è uno dei più grandi nomi del basket europeo, con alle spalle una carriera da giocatore di primissima fascia e oggi un curriculum da tecnico di prima grandezza. Nato a Belgrado il 26 agosto 1967, figlio di Bratislav, allenatore di spessore europeo, ha iniziato la carriera di giocatore nella Stella Rossa, passando poi al Radnicki e infine al Partizan, con cui ha debuttato nel mondo professionistico, vestendone i colori dal 1983 al 1992 e conquistando due titoli di campione di Jugoslavia (prima della dissoluzione della stessa), due Coppe di Jugoslavia, una Coppa dei Campioni nel 1992 e una Coppa Korac. Passato nel mondo della pallacanestro italiana, ha giocato nell’Olimpia Milano (vincendo nel 1993 la Coppa Korac) e nella Fortitudo Bologna, da cui si è separato per tentare l’avventura NBA con la canotta dei Portland Trail Blazers nel 1996. Tornato in Europa, ha giocato in Spagna nel Barcellona (dal 1997 al 1999) e nel Real Madrid (dal 1999 al 2002). Con la squadra catalana ha vinto due titoli spagnoli (1997 e 1999) e una Korac (1999), con il Real il titolo del 2000. Tornato in Italia, ha giocato a Pesaro fino al 2005, per chiudere la carriera nello stesso anno di nuovo all’Olimpia Milano.

Con la Nazionale jugoslava ha conquistato un oro al Mondiale 1998, tre titoli europei (1991, 1995 e 1997), e un bronzo continentale nel 1987, un argento alle Olimpiadi del 1996.

Da allenatore, Djordjevic ha iniziato proprio guidando Milano nella stagione 2005-2006, subentrando a Lino Lardo sulla panchina dell’Olimpia, e raggiungendo nella stagione successiva la semifinale dei playoff-scudetto e quella della Coppa Italia. Nella stagione 2011-2012 ha guidato la Benetton Treviso. Nel 2015-2016 ha guidato il Panathinaikos, conquistando la Coppa di Grecia, mentre nelle ultime due stagioni è stato al timone del Bayern Monaco, con cui ha conquistato una Coppa di Germania.

Da novembre del 2013 è Ct della Serbia, con cui ha conquistato la medaglia d’argento ai Mondiali 2014, alle Olimpiadi 2016 e agli Europei 2017.

 

 

SASHA O SALE, AMICO DELLO ZAR. LA SUA BOLOGNA ADESSO È LA V

di Daniele Labanti - corrieredibologna.corriere.it - 13/03/2019

 

Massimo Zanetti ha riportato Sasha Djordjevic a Bologna, presentandolo alla folla nel momento più complicato tra addii strazianti, risultati deludenti e squadra inceppata. Venticinque anni fa lo fece Giorgio Seragnoli, e forse della Fortitudo fu il primo colpaccio siglato a sancirne le ambizioni e la fame di successi. L’Emiro scucì due milioni e mezzo di dollari e lo sfilò a Milano, dove si stava trasferendo tutto il carrozzone Stefanel da Trieste con Bodiroga e compagni.

Uomo Partizan

Serbo, uomo Partizan, campione d’Europa con i bianconeri, vincente: ma non è Sasha Danilovic. Amici inseparabili, protagonisti di qualche derby e molti duelli, a cominciare da quello sul soprannome. «Ma perché mi chiamate Sale? Lui si chiama Predrag, il vero Sasha sono io» si stupì dopo i primi giorni bolognesi, quando arrivò accompagnato dalla bellissima moglie Seka che in un attimo divenne matrona della Fossa con un irriverente quanto affettuoso coro a lei dedicato. I due Sasha, all’epoca, erano degli dei. Nessuno li fermava, Djordjevic — fisico più normale, da playmaker vecchia scuola, ma dotato d’acume, tiro e velocità fuori dal comune — ispirò presto i giovanissimi cestisti dei campetti di Basket City che iniziarono a tirare da tre punti in contropiede, come faceva lui. Magari non con gli stessi risultati, perché Sasha — o Sale — in Fortitudo tirò da tre col 46,6% il primo anno e col 42,3% il secondo. Protagonista di un irreale avvio di stagione nel 1995, mentre il colpo di mercato Carlton Myers era fuori per infortunio, accese alcuni pomeriggi memorabili come i 48 punti con 61 di valutazione contro Varese, perla di otto partite condotte con onnipotenza e chiuse a 32 punti di media, 38 di valutazione, 70% da due, 49% da tre.

Il ritratto

Questo era il Djordjevic che i tifosi di oggi non hanno mai visto e che la Fortitudo congedò tanto rapidamente quanto scioccamente, affidandosi al ragionere John Crotty. Tra gli sfottò da derby ci finì anche questo scambio di mercato, canzonato dai virtussini che non se la passavano benissimo quell’anno orfani del loro fenomeno serbo volato nella Nba. Loro due, sempre insieme oggi, uno presidente della federazione serba e l’altro ct. Impossibile per lo Zar negare all’amico il nulla osta per tornare a Bologna, sull’altra sponda. «Saremo sempre amici, ma in campo ci siamo anche sfidati tanto» ha detto Sale in un’intervista al Corriere di Bologna di qualche anno fa, quando Treviso l’aveva chiamato a guidare l’ultima stagione dei Benetton. «L’unica certezza è che non allenerò mai la Stella Rossa. E la Virtus». Lo disse ridendo, la frase dove scivolano tutti, ma son passati quasi dieci anni e in mezzo Sale ha fatto tanta carriera. Il Panathinaikos, il Bayern Monaco, piazze ambiziose dove ha raccolto forse meno del previsto perché gli piace lasciare spazio agli uomini e ai giocatori. Con la Serbia, tre capolavori: argento agli Europei, ai Mondiali e alle Olimpiadi, due volte stoppato solo dagli Stati Uniti non senza lottare e sciorinare una pallacanestro gradevole.

La V nera sul petto

Ora lo espone la Virtus come leggenda arrivata a certificare le ambizioni della proprietà Segafredo, ma Sale trova un’altra Bologna rispetto a quella degli anni Novanta. La brace è accesa, sotto a tanta cenere accumulata dopo anni bui, costellati da difficoltà, radiazioni (per la V), fallimenti (per la Effe), retrocessioni. La rampa di lancio è lì, ma il missile va carburato. Potrebbe farlo un nuovo derby, facilmente prevedibile a partire dalla prossima stagione, proprio come ai tempi dei grandi serbi di Basket City.

L’incrocio con Danilovic

Danilovic e Djordjevic

Potevano incrociarsi già ieri, quando Danilovic sperava d’essere in città per salutare Alberto Bucci ma non ha trovato una coincidenza aerea. S’abbracceranno invece Sale e Sinisa Mihajlovic, rientrato a Bologna per salvarne la derelitta squadra di calcio. Uomini pratici, campioni ancora legati al campo e alla voglia di vincere che avevano quando infiammavano i tifosi. Con l’ex Jugoslavia, la città ha un rapporto privilegiato. Toccherà poi aiutare qualche tifoso a mandar giù il rospo di vedere Sale con la polo nera e una V gigante sul petto. Ormai è un salto che hanno fatto in tanti e non fa più notizia. All’epoca, nel ’94, meno appesantito di oggi, lo accolsero con un leggendario cappellino blu con le stelline, griffato Sale. L’avvio d’una storia d’amore che prometteva trionfi eterni e invece si stoppò presto. Ma Sale di strada ne ha fatta tanta, da quell’addio. Il talento, d’altronde, non gli è mai mancato. Ora la Virtus si riaffida a un serbo e gli mette tra le mani tutta la sua voglia di tornare grande.

 

DJORDJEVIC: "VOGLIO PORTARE LA VIRTUS IN EUROLEGA AL PIÙ PRESTO. PRIMA TORNIAMO, PRIMA LA VINCIAMO"

tratto da bolognabasket.it - 10/04/2019

 

Sasha Djordjevic, coach della Virtus, è stato intervistato da Paolo Bartezzaghi sulla Gazzetta dello Sport con il metodo della “botta e risposta”.
Un estratto delle sue parole.

Principale pregio. «Essere diretto». 
Principale difetto. «La trasparenza». 
Qualità migliore in una donna. «Saperti stare vicino, incondizionatamente. Da 32 anni sono con mia moglie e la apprezzo ogni giorno, sempre di più». 
Qualità migliore in un giocatore. «L’ambizione». 
Qualità migliore in un tecnico. «Essere un uomo di principi». 
Allenatore preferito. «Zeljko Obradovic». 
Partita indimenticabile. «Il ritorno dei quarti di Champions League col Nanterre».
Partita da dimenticare. «A Sassari tre giorni prima». 
Avversario più tosto. «L’avversario più difficile è il tempo. E il mio ego di m…» 
Eurolega o Nba? «Nba. Ma con la voglia di portare la Virtus in Eurolega al più presto. Perché prima torniamo, prima la vinciamo».
Parola preferita.«Due: libertà e famiglia». 
Soddisfazione più grande? «La famiglia, la nascita e la crescita delle mie figlie. Con mia moglie abbiamo fatto un bel lavoro. Sono un padre orgoglioso e un marito fortunato». Delusione più grande? «Per fortuna non l’ho avuta dalla gente ancora presente nella mia vita, ma da persone insignificanti di passaggio. Per questo non mi pesa. Le vere delusioni possono dartele solo le persone a cui tieni».

 

DJORDJEVIC: LA MIA OSSESSIONE E’ LA VIRTUS, STO METTENDO TUTTO ME STESSO IN QUESTO PROGETTO A LUNGO TERMINE

tratto da bolognabasket.it - 15/10/2019

 

Il coach della Virtus Sasha Djordjevic è stato intervistato da Luca Aquino sul Corriere di Bologna e da Piero Guerrini su Tuttosport.
Un estratto delle sue parole.

Come nasce la Virtus sola in testa alla classifica? Pensando a quali giocatori potessero essere dei punti di riferimento per Bologna. Su questo parquet sono passati grandissimi campioni, questo è stato uno dei tasti sui quali ho spinto per portare qui Milos Teodosic. Gli ho spiegato cosa potrà dargli Bologna, la passione e il modo in cui vive la pallacanestro questa città, la rivalità storica fra due club. Io ho vissuto i due anni più belli della mia carriera dal punto di vista delle emozioni.

Come sta avvenendo questo processo di crescita? Grazie alla meticolosità organizzativa che si rispecchia nelle idee e nelle ambizioni del signor Massimo Zanetti, dell’ad Luca Baraldi, del direttore generale Paolo Ronci. Abbiamo intrapreso un processo di crescita importante, con ambizione, in ogni settore. Partiamo da una base importante, la Virtus è è un valore riconosciuto. La mia idea è che lo sport in generale ha bisogno di essere comunicata attraverso il campo, dunque i giocatori e la loro grandezza. Lo abbiamo visto nel calcio, con l’ingaggio di Ronaldo da parte della Juventus, che ha innalzato tutto, aspirazioni delle rivali comprese. Per questo ho spinto tanto perché arrivassero giocatori importanti. Bologna vive la pallacanestro, il campo con quotidianità ha bisogno di legarsi emotivamente, noi dobbiamo puntare al massimo che si possa offrire. E’ una strada lunga e dura, una sfida con noi stessi, con le idee in cui crediamo. Non può esserci soltanto il desiderio, ma l’impegno dedicato, condiviso, per arrivare.

Quando sono arrivato ho detto che mi piace guardare il bosco che c’è dietro l’albero. Sto mettendo tutto me stesso, con il mio staff e la società in questo progetto di crescita a lungo termine, dove però c’è la parola “termine” che non mi piace. Non bisogna terminare, bisogna crescere e andare avanti per fare sempre di più con tempi che vorrei accorciare ma anche con la pazienza da parte di tutti.
Ha lasciato la Nazionale per concentrarsi sul club? Sì. Penso che dopo cinque anni arrivi il momento di dire basta, gli allenatori sentono quando è il caso di farlo e cercano nuove sfide. La mia ossessione oggi è la Virtus.

Cosa manca per sfidare Milano, non solo sul campo? Io non parlo mai degli avversari, dico piuttosto che rispettiamo e vogliamo giocarcela con tutte le squadre che ci hanno preceduto la scorsa stagione, a cominciare da Venezia che ha vinto scudetti e coppe di recente, è una realtà importante. E anche Sassari. Milano in questo momento, ha una licenza A di Eurolega, la possibilità di pianificare a lungo termine dunque. Ja una grande arena, strutture. In quella direzione vogliamo muoverci. Quello che manca a Bologna è la competizione con i grandi club continentali, come quando le due società giocavano la Final Four di Eurolega e questa era basket City per tutta Europa. E’ giusto sia così»

Cos’è scattato lo scorso anno per arrivare a vincere la Champions League? Abbiamo lavorato sulle nostre idee, c’è voluto tempo e ci sono mancate un paio di settimane per arrivarci anche in campionato. Si è creata empatia in poco tempo, quando arriva gente nuova deve proporre idee credibili e produrre risultati perché i giocatori crescano e diano il meglio.
Però, poi, avete cambiato tutto. Sì perché abbiamo voluto mettere la nostra zampa sulla costruzione della squadra, nell’ottica di questa progressione che vogliamo ottenere.

A fine stagione sarà soddisfatto se… Dopo l’ultima partita della stagione si tireranno le somme. Abbiamo obiettivi, ma per toccare il 10 devi aspirare a 12, se aspiri al 10 arrivi a 8 e non basta. Come insegnano i nostri vecchi maestri, bisogna lasciare un posto meglio di come l’hai trovato.

L’obiettivo immediato della Virtus è l’Eurolega? L’Eurolega è l’obiettivo, sì, ma l’obiettivo immediato è la gara con Andorra di Eurocup. Vogliamo arrivare ad avere una licenza di Eurolega per programmare a lungo termine.
La squadra ha già una faccia? Le mie squadre hanno una faccia, questo posso dirlo. L’attuale Virtus sta costruendo le basi. Io sono un entusiasta, ma anche realista. Siamo all’inizio, credo in quello che stiamo facendo e vedo che i ragazzi ci credono.

 

 

 

DJORDJEVIC, “ANDIAMO AVANTI SENZA FERMARCI. L’INTERCONTINENTALE? UN OBBLIGO CERCARE DI VINCERLA”

tratto da bolognabasket.it - 30/11/2019

 

Le parole di Djordjevic alla vigilia della gara con Cantù.

“Dopo qualche trasferta importante, sia in campionato che in coppa, siamo di ritorno qua, davanti ad un’altra partita importante per il nostro percorso. Tutte le gare casalinghe sono cruciali per i nostri obiettivi, e siamo consapevoli delle difficoltà: tutte le squadre contro di noi avranno motivazioni per batterci vista la nostra posizione. Questo non deve preoccuparci, ma deve essere una campana d’allarme per chi comunque lavora seriamente. Io ho preparato la partita con serietà, e sappiamo che loro possono vincere qui come hanno fatto a Cremona, per dimostrare il loro valore. L’allenatore è molto esperto, e cercherà di metterci in difficoltà. Noi torniamo in Fiera, torneremo ad allenarci lì dopo aver lavorato alla Porelli a inizio settimana: non sempre al completo, Gaines ha avuto un piccolo incidente casalingo tagliandosi con un bicchiere la mano sinistra anche se sta riprendendo ma andrà rivisto. Gli altri sono andati con continuità, e svolgendo un lavoro fisico importante, vedremo quando questo ci darà dei frutti, forse già domani ma forse più avanti perché il campionato è ancora lunghissimo.”

Hai visto cambiamenti dopo gli stimoli che hai dato in Coppa, tenendo alcuni titolari a riposo nel finale? “In società, non solo chi va in campo, tutti possono dare di più per crescere, e questo lo hanno capito anche i giocatori. Io sono un allenatore contento di avere questi ragazzi, che percepiscono i miei messaggi nella maniera giusta e io cerco di evitare l’errore di esagerare. Non c’è un manuale che spieghi quando finisce il coaching e inizi l’overcoaching: parliamo tanto, analizziamo tanto, e queste cose ci aiutano nel lavoro quotidiano. Ma, ripeto, non ci sono critiche verso singoli, solo il fatto che tutti possiamo fare meglio, e che io sono felice di allenarli”

Cantù segna poco, voi vincete quando ne fate tanti, sarà gara ad alto punteggio? “Difficile prevederlo dopo lo stop, tutti dovremo cercare di leggere la partita e capire se andare verso l’attacco o la difesa per portarla a casa. Possiamo segnare, possiamo difendere, ma ogni partita fa storia a sé e così sarà sempre, 60 o 90 punti, ma con l’obiettivo di farne fare uno di meno”

In settimana è arrivato un altro impegno per la stagione, la cosa cambierà i vostri programmi? “Toglieremo una trasferta impegnativa come quella con Varese e giocheremo questa final four, accolta con entusiasmo dal Dottor Zanetti e condivisa da tutti noi. E’ una opportunità di giocare per un titolo, è quello che si sogna quando inizi a lavorare, e la società di permette di farlo. Non conta il momento in cui arriverà, conta fare bene ed è un nostro obbligo cercare di vincerla. Dal punto di vista fisico e mentale sarà una estrema spesa, poi ci sarà subito dopo la Coppa Italia, quindi sarà compito mio ricaricarci per ripartire, dopo l’Intercontinentale, a prescindere dal risultato, verso quello che all’inizio era il nostro primo obiettivo stagionale. Ma ora è giusto pensare a Cantù”

Come ti è sembrata Cantù domenica? “L’ho vista, ma non solo quella partita. E’ squadra che se non togli quelli che sono i suoi punti di riferimento può infastidirti, noi siamo rispettosi e conosciamo le nostre qualità. E’ una signora squadra, con tante cose che possono fare bene, e tocca a noi fermare la loro fisicità, il loro gioco in campo aperto, e l’atleticità di chi può inventare tante cose”

Dicembre ha tante partite importanti, cambierai qualcosa nella gestione dei giocatori? “Si valuta partita per partita quella che è la condizione dei singoli, perché posso avere delle idee adesso e non sapere se saranno le stesse a fine mese. Vedremo poi in Eurocup, a seconda degli incroci che avremo, perché il primato è un dato che va bene, ma noi continueremo a giocare ogni partita”

Affrontare la capolista è uno stimolo in più per le avversarie. “E’ un cliche. Papaloukas aveva in mente l’idea di essere sempre meglio degli altri, uno dopo l’altro, per poi arrivare e non trovare davanti più nessuno. Si parla tanto della quinta, sesta, settima vittoria in fila, ma vogliamo evitare che qualcuno ci fermi. Non lavoriamo nell’imminente, ma cercando di limare e aggiungere particolari che ci possono dare ancora un salto di qualità, fisico e non solo”

Un commento sulla conferenza stampa di Mihajlovic, che ha commosso tutti? “Ieri sera gli ho parlato. Il mio rispetto verso di lui cresce di giorno in giorno, e lui sta dando un messaggio non solo a Bologna ma a tutto il mondo: la sua sincerità, la sua forza, è un comportamento esemplare. Sono orgoglioso di essere suo amico, imparo da lui tante cose come fanno tutti, e chapeau a lui come soprattutto alla sua famiglia”

Sai chi sarà fuori tra gli stranieri? “Vediamo come starà Gaines, poi ci ripenseremo. Ora non lo so, ma non che lo avrei detto, comunque, perché i giocatori devono stare sempre concentrati.”

Durante la sosta hai fatto recuperare il lavoro perso, per vari motivi, da Teodosic e Weems? “Weems ha ripreso con normalità e grande approccio mentale, oltre alla gratitudine verso la società che gli ha permesso di vivere questa situazione. Quando non c’era lo abbiamo pagato. Milos ha saltato qualche giorno, ma continua a lavorare come era stato inizialmente pensato. Io ci tengo però a dire che tutti i giocatori devono avere la sicurezza di essere fisicamente al top, leggo sui giornali che sarebbero stanchi, che l’allenatore può avere detto qualcosa, ma non è vero, siamo tutti freschi”.

 

DJORDJEVIC: HO SCELTO LA VIRTUS PER PORTARLA AD AVERE UNA CHANCE DI VINCERE. PER ORA NON ABBIAMO COMBINATO NULLA, CONTANO I FATTI

tratto da bolognabasket.it - 05/02/2020

 

Sasha Djordjevic ha rilasciato una lunga intervista a Flavio Vanetti sul Corriere della Sera.
Un estratto delle parole del coach bianconero.

La Virtus parte favorita in Coppa Intercontinentale e Coppa Italia? Premessa: sarà difficile, sul piano fisico, disputare due manifestazioni così ravvicinate e con un lungo viaggio di mezzo. Quanto alla Virtus, sarà solo una delle protagoniste. Sarà ambiziosa, ma non potrà non rispettare le avversarie. In particolare nella Coppa Italia considero le 8 finaliste tutte teste di serie: noi nei quarti sfideremo addirittura i campioni d’Italia di Venezia, squadra tosta.

Si aspettava la fuga in serie A? «Ho scelto la Virtus per cercare di portarla ad avere al più presto una chance di vincere: all’inizio erano solo programmi e desideri, ora invece vedo segnali di crescita. Però non abbiamo ancora combinato nulla: io sposo i fatti.
C’è qualcosa di nuovo di Djordjevic in questa Virtus? «Più che altro c’è il mio modo di vedere le cose. Sono esigente ed autocritico, pretendo il massimo da me stesso: mi spremo, sul piano sportivo, nel senso migliore della parola. Fin dall’inizio avevo un’idea di come progredire: vedo che funziona».

Come ha ritrovato Bologna? «Più bella, più internazionale. Vedo colore e calore. Ed è sempre pronta a sorridere e a essere allegra. Bologna oggi è più vicina al concetto di metropoli: in città si sentono lingue straniere. Vuole poi modernizzare i suoi impianti sportivi: è un altro messaggio importante».

Come ha ritrovato il campionato italiano dopo sette anni? «Più interessante: tutti possono battere tutti. Dopo anni al ribasso, c’è il rilancio. E questo grazie anche ad investimenti importanti, come quelli del dottor Zanetti e della sua Segafredo; al ritorno in serie A di realtà storiche quali Treviso, Roma e Fortitudo; e all’arrivo di campioni come Teodosic, Scola e Rodriguez. Però manca ancora una cosa: una Nazionale vincente».

Il guaio del basket italiano sono i giovani che non giocano? Non solo i giovani. Ma è altrettanto vero che potrebbero, anzi dovrebbero, lavorare di più. In un’edizione dei Giochi, LeBron James una mattina volle andare ad allenarsi alle 6; trovò Kobe Bryant, buonanima, che era già andato alle 5. Ecco, questo è l’esempio per i ragazzi: devono “stralavorare”, devono costruire il loro corpo.

Un deficit di fisicità? Vedo mediocrità nella base atletica dei giovani italiani. La storia che gli stranieri giocano di più è un alibi: dimostratemi che siete meglio di loro. In Eurolega, Milano ha provato a non ha utilizzato gli italiani nemmeno per un minuto: sarà un caso?

Superare l’Armani in una finale avrebbe un significato speciale? A me dà gusto battere chiunque».

Milos Teodosic è l’icona di questa Virtus. Milos è uno dei registi più talentuosi e geniali: è particolare, è bello da vedere, alza il valore dei compagni. Nel suo arrivo c’è il mio zampino: portarlo qui era decisivo per legarlo a un ciclo di crescita. Gli ho spiegato che avrebbe avvertito una passione che non aveva conosciuto da nessun’altra parte».

Il nemico più pericoloso per la Virtus? Il piacersi troppo, il pensare che sia tutto facile. La presunzione fa male: non dobbiamo credere di essere così bravi come scrivono».


 

DJORDJEVIC: LO SCUDETTO SAREBBE UN RICONOSCIMENTO PER LO SFORZO FATTO. MA RISPETTO QUELLI CHE SONO PAGATI PER DECIDERE

tratto da bolognabasket.it - 06/04/2020

 

Il coach della Virtus Sasha Djordjevic è intervenuto nel corso della Trasmissione “Tutti convocati” su Radio 24.
Le sue parole.

Siamo toccati tutti, pensare allo sport in questo momento può aiutare ma solo per un attimo perché è una situazione particolare. Tutte le città si sono e si stanno preparando, come per esempio la Fiera di Milano, come il palazzetto di Belgrado che si sta preparando per il peggio. I palazzetti in questo momento sono posti idonei per accogliere persone bisognose.

Parliamo tutti con tante emozioni, siamo tutti feriti. Siamo sportivi e siamo competitivi e a tutti piacerebbe vincere lo scudetto, questo è il primo pensiero dello sportivo. Ci sono però altri aspetti, sforzi economici da parte dei proprietari delle società. Nessuno andrebbe a celebrare lo scudetto e a goderselo ma potrebbe essere un riconoscimento per lo sforzo fatto. Nella mia opinione personale io rispetto quelli che sono pagati per decidere. Noi abbiamo onorato ogni partita che abbiamo giocato e ogni competizione, anche la Coppa Intercontinentale che è stata programmata dopo la nostra, di programmazione.

Dei nostri ragazzi sono rimasti solo Hunter e Gaines a Bologna, anche se Vince sta per partire anche lui perché suo padre potrebbe aver contratto il virus. Gli altri stranieri sono tutti tornati a casa loro. Ogni giorno comunque sono in contatto con tutti parliamo in gruppo tenendoci il morale alto. Un professionista quando scende sul suo campo di battaglia deve avere la testa libera altrimenti rischia in tutti i sensi, anche di infortunarsi. Questo è un pericolo che noi vogliamo evitare. Per un lungo periodo questo mancherà.

Al di là di questa situazione, devo ringraziare comunque i miei ragazzi perché quest’anno hanno sempre dato tutto e dimostrato tanto. Io a volte lo dico pubblicamente ma questo per un allenatore è il massimo. Loro sono tutti ovviamente arrabbiati, perché stavamo esprimendo il nostro gioco nel migliore dei modi: abbiamo ricreato una grande coesione con il pubblico, che ci seguiva e ci dava una mano. Le cinque partite in Fiera, insomma un cammino che mi ero disegnato in testa: una crescita passo per passo in cui capire anche cosa manca per raggiungere certi obiettivi. Quando tiro a canestro in allenamento tiro per segnare 10/10, se non riesco non vado a casa. Peccato sia successo tutto questo ma bisogna capire come aiutare l’ambiente a ripartire alla grande, continuando con quello che di buono è stato fatto quest’anno in tutta Italia. I tifosi sono aumentati sugli spalti, la Nazionale ha fatto delle buone prestazioni e io dico sempre che la Nazionale deve essere la connection con le società, una Nazionale che ha trovato anche giovani interessanti, tra cui anche qualche nostro giocatore di cui sono molto contento.

La nostra vita è fatta di saluti, abbracci, stringerci la mano, non solo nello sport. Speriamo di tornare presto e se lo sport potrà ricominciare a dare questo messaggio noi ci siamo, siamo pronti. È stato un brutto colpo per l’umanità ma ripartiremo.


 

DJORDJEVIC: "LA MIA VIRTUS AVRA UN’ANIMA PIU ITALIANA”

tratto da www.virtus.it -15/08/2020

 

Partita per il ritiro a Folgaria nella giornata di ieri, con una intervista rilasciata  a “Il Resto del Carlino” il coach della Virtus fa una prima sintesi del lavoro svolto dalla squadra.
“I ragazzi si sono presentati con una grande tenuta fisica e in questi mesi hanno avuto cura del loro corpo. Hanno avuto un atteggiamento molto serio e sono molto carichi: vogliono tornare a lavorare insieme”.

Siete partiti per Folgaria, quali sono gli obiettivi a cui punta in questo ritiro?
“Avere lo stesso livello di tenuta fisica, anche se non sarà facile, e poi costruire lo stesso modo di comunicare integrando i nuovi nel sistema. Abbiamo un aiuto
importante da chi è già qui dall’anno scorso per cui il loro inserimento sta andando nella giusta direzione”.

Ci descrive la nuova Virtus?
“Abbiamo cercato di inserire alcuni italiani come Awudu Abass e Amedeo Tessitori a cui bisogna aggiungere un giocatore di formazione italiana come Amar Alibegovic perché l’idea della società era quella di rinforzare l’identità azzurra. Nel mercato dell’estate scorsa abbiamo cercato atleti che non erano residenti
in Italia negli ultimi due anni per poter usufruire delle agevolazioni fiscali sottoscrivendo contratti pluriennali e quest’anno abbiamo aggiunto un solo straniero, Josh Adams”.

Ha ancora l’amaro in bocca per la passata stagione non conclusa?
“Ci ricorderemo di questo 2020, più per le disgrazie che ha creato il virus che per le questioni sportive. Ogni singola vita umana è il bene più prezioso che ci sia, però, noi siamo sportivi e dobbiamo parlare di scudetti, medaglie e vittoria. C dispiace, perché abbiamo fatto un salto di qualità più grande rispetto a quello che era previsto. Quattro anni fa Il dottor Zanetti è arrivato con la squadra che era in A2, poi 2 estati fa ci sono stati grandi cambiamenti per dare un’impronta forte. Le ambizioni sono grandi e tutti noi guardiamo in alto. Passo dopo passo proviamo ad arrivare lassù, cercando di starci poi più tempo possibile”.

Giocare la Super Coppa dopo appena un mese di lavoro è presto?
“Sì. Io le vedo come partite amichevoli, ma non è sbagliato averle messe in calendario. I giocatori non saranno pronti, ma era necessario partire. Si spera di tornare presto alla normalità e per iniziare bisogna imparare a convivere con la pandemia e per questo ci auguriamo che  presto i tifosi possano tornare nei palazzi. Noi sportivi ne abbiamo bisogno per il loro calore, così come la società per le risorse. Il momento è particolare, ma dobbiamo guardare in positivo”.

Un giudizio sul prossimo campionato italiano?
“Pandemia permettendo siamo sulla strada di avere un maggior impatto mediatico. Si sono create le condizioni per tenere un campione come Scola in Italia e
in una realtà storica come Varese. La consistenza e la fermezza di Venezia, la forza mediatica ed economica di Milano, la nostra ambizione come Virtus di investire sull’italianità, senza dimenticare la Fortitudo che con i suoi 4.500 abbonati è una forza della natura e che dimostra come BasketCity stia riemergendo.
Poi c’è Pesaro che ha puntato su un grande allenatore per ripartire, la conferma di Treviso, la crescita di una Trieste dove la passione è molto sentita, Brindisi
che rappresenta una intera ragione. La presenza di Roma e Sassari sempre in prima fila”.

Quali sono le scommesse per la prossima stagione?
“Continuare a lavorare sulla crescita dei giocatori, sia dal punto di vista tecnico e tattico che da quello fisico. Credo che quest’anno si vedranno ancora di più i progressi di Pajola, mentre vogliamo risposare il carattere guerriero di alcuni nostri giocatori per ricreare con i tifosi quell’ambiente che avevamo in casa e che abbiamo vissuti anche in trasferta. Tutti noi allenatori dovremmo, se avessimo la possibilità di avere quel tipo di giocatore, lavorare per dare un numero 5 alla nazionale italiana perché è carente nel reparto dei lunghi. Tessitori è stato preso anche per questo motivo e la nazionale è il vero motore del movimento e noi dobbiamo impegnarci anche per lei”.

E gli obiettivi quali sono?
“Alla Virtus si va in campo per i titoli e per le finali. Noi non sappiamo giocare in modo diverso: avremo rispetto di tutti e paura di nessuno”.

 


 

VIRTUS SEGAFREDO - JOVENTUT BADALONA 80-75 E SONO 100 VOLTE SULLA PANCHINA BIANCONERA PER DJORDJEVIC

di Ezio Liporesi - 23/03/2021

 

La Virtus batte Badalona 80-75 in gara uno dei quarti di finale di Eurocup. Una gara intensa da playoff europei, in cui la Virtus soffre a lungo, ma non deraglia mai, per poi prendersi un piccolo margine di vantaggio decisivo nell'ultimo quarto. Tutti in campo i dodici di Djordjevic in una serata speciale per il coach delle V nere: da quando è alla Virtus la squadra bianconera ha giocato 101 gare, ma ma contro Varese andò in panchina Bjedov, quindi questa è stata la sua partita numero 100 sulla panchina della Virtus. Dj è così entrato nel ristretto club dei "centenari", quinto assoluto dopo Messina, Bucci, Peterson e Tracuzzi.

DJORDJEVIC IMBOTTIGLIATO NEL TRAFFICO, ARRIVA A PALAZZO IN SCOOTER

tratto da bolognabasket.it - 10/06/2021
 
 

Una curiosità: ieri Sale Djordjevic ha rischiato di non arrivare in tempo alla Segafredo Arena. Il coach della Virtus, rimasto imbottigliato nel traffico come molti bolognesi ieri, a causa dell’incendio di un’auto, ha chiesto un passaggio a un tifoso in scooter, che l’ha portato al palasport giusto in tempo per fare il discorso pre-gara alla squadra.

ORGOGLIOSO

di Alexandar Djordjevic - 11/06/2021

 

Ci ricorderemo di questo traguardo, fatto in questa maniera, siamo tutti orgogliosi. So cosa vuol dire per Bologna e per la società. Lo sapevo anche all’inizio, quando sono venuto qua, cosa vuol dire arrivare a certi traguardi. Sono una persona coerente ed è giusto ripeterlo. Sono venuto a sfidare la gloriosa storia di questa società. Purtoppo ci abbiamo messo due anni per giocare i playoff. Lo ripeterò sempre, sono orgogliosissimo dell’anno scorso, e sono convinto che sarebbero stati altri playoff di questo livello, per intensità e unità. Stiamo costruendo, non dal tetto ma dalle basi. Sono molto orgoglioso e consapevole del momento. Devo dire grazie a tutti i giocatori, hanno reagito in varie occasioni come un gruppo pazzesco, per l’unità che abbiamo creato e per quello che abbiamo mostrato, questa relazione sincera me la porterò per sempre. La società ha preso la strada giusta, noi abbiamo cercato di mettere tutte le forze sull’obiettivo. A volte si vince, a volte no. Non aver passato il turno con Kazan è stata una grandissima delusione, però prima avevamo fatto 19 vittorie di fila, è stata un’annata storica anche in quella competizione. Poi abbiamo perso gara 2 a Kazan all’ultimo tiro e in gara 3 loro hanno vinto meritatamente, mettendoci in difficoltà, e noi non eravamo fisicamente e mentalmente pronti. In questi playoff si è vista la squadra che abbiamo costruito io, Paolo Ronci e Luca Baraldi – con il permesso del dottor Zanetti che ha fatto cose straordinarie – compresa la firma a stagione in corso di Belinelli – non era tutto scontato. Noi abbiamo campioni anche di un certo carattere, come Teodosic e Markovic. Si vede quando stiamo bene, siamo una squadra diversa. Alcuni giocatori italiani giovani sono cresciuti tantissimo, Pajola in primis ma anche tutti gli altri. Sono molto contento per il nostro guerriero, il capitano Ricci che ha alzato la coppa, perchè la sua etica del lavoro non è seconda a nessuno, Abass che ha capito il suo ruolo, Hunter che è riuscito a tornare sui livelli di prima, ma anche Josh Adams che ha patito la scelta di andare su altri due giocatori nel suo ruolo. Lui si è comportato da vero signore. Io una volta arrivato Belinelli ho dovuto fare delle scelte. Sono molto contento anche della crescita di Tessitori, e mi dispiace che si sia fermato, anche prima di Kazan con il Covid. Poco a poco siamo cresciuti e arrivati a questo livello, il massimo che un allenatore possa chiedere ai propri ragazzi. Sono orgoglioso anche dello staff, che si è comportato in maniera impeccabile: Goran, Mladen, Christian, Mattia e Tibiletti, ma anche il nostri tre fisio e il dottore. Tutto questo è un gran segno che lasciamo dietro di noi.


 

DJORDJEVIC: SONO SICURO CHE AVREMMO VINTO LO SCUDETTO ANCHE NEL 2020. FUTURO? NE PARLEREMO CON CALMA

tratto da bolognabasket.it - 13/06/2021

 

Sale Djordjevic è stato intervistato da Gazzetta dello Sport e Tuttosport.
Un estratto delle sue parole.

Bologna per il basket è una piazza esigente, piena di sapientoni. Il mio obiettivo era costruire qualcosa di nuovo, scardinando le abitudini e il pensiero del passato, il ricordo di successi e campioni che si perdono nel tempo. Per 20 anni la Virtus è sparita dall’Europa. Ho voluto tirare una riga spingendola a guardare avanti perché il basket è cambiato. Io, il mio staff, la squadra e il club l’abbiamo rimessa sulla mappa ricreando entusiasmo col ritorno dei tifosi: l’altra sera erano 2500 ma sembravano 25mila. Lo scudetto è frutto di questo lungo processo nel quale ho messo tutto il mio modo di pensare. E i miei risultati e soprattutto il gioco vanno valutati in questa ottica: quella del dopo e non del prima.

“Posso dire che lo scudetto è figlio di un lavoro di due anni. A volte ci si dimentica che anche la passata stagione avremmo potuto vincere, ci siamo fermati quando eravamo primi
in classifica, con l’entusiasmo del pubblico e della piazza a sostenerci. Sono sicuro che avremmo vinto anche nel 2020 e lo dico senza presunzione. Ho sempre grande fiducia nei gruppi che costruisco e quello dell’anno scorso così come quello attuale mi hanno trasmesso un solido feeling. Quel che è arrivato sul campo, ce lo siamo guadagnati.

Il futuro? Abbiamo finito di festeggiare il titolo da poche ore e vogliamo godercelo ancora. La prossima settimana mi incontrerò con la dirigenza per parlarne con calma ma credo sia evidente il risultato straordinario che tutti insieme abbiamo ottenuto.

GRAZIE SASHA

tratto da www.virtus.it -15/06/2021

 

Grazie Sasha,

Grazie per le soddisfazioni e per le vittorie raggiunte insieme. La notte di Anversa e la conquista del 16° Scudetto sono ricordi indelebili che rimarranno per sempre nella storia di questo glorioso Club.

Tutto il Club bianconero desidera ringraziarti per la passione con cui hai affrontato ogni giorno in Casa Virtus e augurarti il meglio per il tuo futuro professionale.

 

Luca Baraldi

Amministratore Delegato

Virtus Pallacanestro Bologna


 

ALEKSANDAR DJORDJEVIC

di Ezio Liporesi - Cronache Bolognesi - 18/06/2021

 

Quando arrivò, una delle perplessità del suo curriculum da allenatore erano le tante partite vinte a cui faceva da contraltare una bacheca abbastanza sguarnita. In una stagione piena ha confermato di essere allenatore da alto numero di vittorie, ma si è rivelato anche capace di vincere nelle sfide decisive. Tre mesi nel 2019, una stagione interrotta per covid nel 2019/20 e, finalmente quest'ultima annata completata, hanno posto Djordjevic nella storia delle V nere. Con un numero consistente di panchine, quinto assoluto nella storia Virtus, dopo Messina, Bucci, Peterson e Tracuzzi, per numero di panchine, 121, Dj è nella stessa posizione anche come partite vinte, 94, ma supera i quattro nomi leggendari citati come percentuale, 77,69%, quarto assoluto come percentuale di vittorie, a un passo dal terzo, quel Renzo Poluzzi che negli anni '40 vinse tre scudetti con il 77,94% di successi, ma il tecnico serbo è nettamente il primo tra gli allenatori delle V nere che hanno collezionato almeno settanta panchine. Rimarrà nella storia bianconera per il record di 10 vittorie su 10 gare nei playoff, ma anche per avere portato quest'anno la Virtus a un record di vittorie in Europa, 19 su 21, pari al 90,48%, mai conseguito prima dalle V nere nelle coppe internazionali; complessivamente nelle coppe internazionali Dj ha avuto un record di 36 vinte e 8 perse (81,82%), secondo solo a quello che Ettore Zuccheri fece registrare nella prima parte della Coppa dei Campioni 1980/81, con l'allora Sinudyne che vinse otto gare su otto, prima che il professore fosse sostituito. Queste cifre lusinghiere di Djordjevic non sono risultate però fini a sé stesse, ma hanno arricchito la bacheca della Virtus con la Champions League del 2019 e il recentissimo scudetto, titolo che mancava da vent'anni in casa bianconera. A contorno altre due finali disputate, la Coppa Intercontinentale e la Supercoppa nel 2020, la semifinale di Eurocup quest'anno e due quarti di finale in Coppa Italia; in più una stagione interrotta mentre era nettamente in testa in campionato e ai quarti di finale di Eurocup. Il tecnico serbo lascia in dote alla Virtus anche un gruppo coeso, composto da giocatori che sotto la sua guida sono spesso migliorati molto: primo fra tutti Alessandro Pajola, il quale ha ammesso l'importanza del coach nella sua crescita esponenziale, culminata in un mirabile playoff; ma anche Amar Alibegovic, arrivato a 26 anni, per la prima volta su palcoscenici di massimo livello e che si è guadagnato minutaggi importanti nella fase decisiva del campionato, gli stessi che ha avuto Awudu Abass, giocatore già più formato al suo arrivo, ma che ha acquisito affidabilità anche ai massimi livelli. Djordjevic ha poi saputo gestire situazioni non facili: ricompattò l'ambiente quando subentrò a Sacripanti, arrivando al successo in coppa; poi i problemi legati al covid che ha colpito alcuni giocatori; le difficili situazioni personali di alcuni stranieri; gli infortuni nella fase cruciale di questa stagione; gli inserimenti di Teodosic l'anno scorso a stagione iniziata, dopo le cure per la fascite plantare che lo affliggeva da tempo, e di Belinelli quest'anno, quando il campione di San Giovanni in Persiceto è arrivato in corsa; poi, soprattutto l'esonero e il reintegro a dicembre. Da tutto questo Djordjevic è sempre uscito saldamente e ha concluso da trionfatore, dirigendo dalla panchina dei playoff e soprattutto una finale scudetto con sicurezza e maestria, avendo di fronte una corazzata come Milano, guidata da uno degli allenatori più vincenti d'Europa. Opinione diffusa, per quel poco che conta anche la mia personale, è che tutto questo meritasse una riconferma, ma la società, ha pensato diversamente. Una società che, va ricordato, in cinque anni ha riportato la V nera dalla Legadue alla conquista di una coppa europea e poi allo scudetto, e che quindi merita la fiducia degli innamorati della V nera.

Djordjevic allenatore campione d'Italia 2020/21

DJORDJEVIC, UN ALTRO SASHA NELL'OLIMPO VIRTUSSINO

eurodevotion.com - 18/06/2021
 

Arriva a Bologna, sponda bianconera, due giorni dopo una delle notti più buie vissute dal popolo virtussino; quella della scomparsa del mitico Alberto Bucci, simbolo pe r antonomasia della virtussinitá.

Il 10 Marzo 2019, dopo un pareggio a Le Mans negli ottavi di Champions, la sconfitta nella sua Cantù costa la panchina a Pino Sacripanti. Il giorno dopo, nella sala stampa del Paladozza, viene presentato Sasha Djordjevic. Le sue idee sono chiare, come le parole che rilascia in conferenza.

Ho un grande rispetto per questa società, ma voglio anche sfidare la storia di allenatori e giocatori della Virtus cercando di fare meglio, è legittimo. Non guardo un albero senza guardare la foresta: dobbiamo portare questa società in una direzione che ho ben chiara in testa.

Le sue conferenze non saranno mai banali.

Il giorno dopo, la sua prima Virtus rifila trenta punti di scarto ai francesi. Il coach serbo, nonostante l’ottimo esordio, sa di ritrovarsi tra le mani una squadra scoraggiata; reduce da una sconfitta contro Cremona nelle semifinali di coppa Italia, fuori dalla zona playoff in campionato, con un quarto di finale da disputare contro una squadra che disputa un basket frizzante.

Il 27 Marzo le V nere cadono a Nanterre venendo travolti dall’entusiasmo dei transalpini. I bianconeri riescono a limitare il parziale perdendo di 8 punti.

Nella gara di ritorno, per la prima volta, si inizia a vedere la mano del coach ex Bayern; i volti dei virtussini comunicano una sorda aggressività, gli occhi degli uomini di Djordjevic mandano lampi che fulminano le vittime sacrificali di Nanterre. Non c’é partita, gli uomini in bianconero sembrano in missione ( e non sarà l’ultima volta). La Virtus vince di 15 punti (73-58) ribaltando il risultato dell’andata e si qualifica per le F4 di Anversa.

In campionato la Virtus sembra un’altra squadra, pallida e bianca come il cielo di mezzogiorno. Dopo la sconfitta interna con Pistoia, che preclude l’ingresso nei play off, i colored della Virtus hanno la brillante idea di andare a festeggiare in una discoteca milanese. Il coach serbo, snaturando la sua mentalità slava, perdona i festaioli per preparare al meglio l’evento in terra belga.

Qualche mese dopo nessun partecipante alla notte brava verrà confermato.

Ad Anversa la Virtus ci va con la pace in testa e il fuoco nel cuore.

Il coach serbo sa che la sua squadra non é la favorita, ma preferisce mettere le cose in chiaro.

“E’ un grande onore essere a questa Final Four, ne parlavamo poco fa anche con i miei colleghi. E’ importante, ora bisogna cercare di arrivare in fondo, e dobbiamo affrontare questo impegno con determinazione ma anche col sorriso sul volto, con grande entusiasmo e con il fuoco nel cuore. Affrontiamo una squadra che in Germania è ai vertici da tempo. Merito di una grande società, di una grande organizzazione e di grandi coaches. Hanno esperienza e fisicità, sarà una sfida intensa dal punto di vista fisico ed emotivo. Essere parte di questa avventura è davvero una cosa meravigliosa. La vivo con grande gioia, insieme ai miei giocatori, al mio staff, a tutta la società. Manifestazioni come questa sono treni che non si sa mai quando ripassano, e vanno vissute con serenità e con questo stato d’animo”.

Nella terra dei fiamminghi, sotto un cielo nuvoloso e cupo come una cappa di piombo, i giocatori virtussini tornano ad essere degli uomini in missione ( e non sarà l’ultima volta…). La Virtus disputa una F4 semplicemente perfetta, tatticamente e agonisticamente, comanda per 80 minuti e conquista, dieci anni dopo l’ultimo trofeo continentale, la Champion League.

Un successo, anzi un trionfo, che mette il coach serbo sempre più al centro del progetto bianconero.

Nell’estate successiva, Djordjevic indica la strada del futuro virtussino. Bisogna entrare nel mondo Euroleague. I bolognesi, allora, abbandonano la Fiba per trasferirsi in EuroCup. L’ingresso in Eurolega non deve tardare, l’obiettivo é la conquista di un altro trofeo continentale.

Prima l’uomo e poi il giocatore

Prima l’uomo e poi il giocatore, il coach serbo non usa mezzi termini per tracciare il mercato dei bianconeri. Gli uomini talentuosi ma digiuni di logica, probabilmente ti fanno vincere una partita, ma non ti fanno andare lontano; e il progetto di Djordjevic é a medio/lungo termine. Nell’estate 2019 si semina per i prossimi successi virtussini.

Arriva il colpo Teodosic, il suo braccio destro Markovic, il miglior centro della Champions, dallo spirito giovialone, Vince Hunter, e due americani con nomi poco altisonanti ma esperti del panorama europeo: Kyle Weems e Julian Gamble. Gente sposata, con figli (tranne Hunter), con un passato senza colpi di testa. A questo nucleo si aggiunge il capocannoniere del precedente campionato italiano: Frank Gaines.

La stagione inizia nel migliore dei modi. Le V nere, trascinate da un immenso Teodosic volano in testa alla classifica fin dalle prime giornate, nonostante qualche partita più sofferta del previsto.

Il primo grande evento é fissato per il giorno di natale; torna il derby di Bologna in serie A. Le mani dei virtussini scottano come un braciere e l’energia degli uomini di Djordjevic é intrepida e rovente come il soffio di un falo’. I bianconeri infliggono una severa lezione alla Fortitudo e si impongono nel derby con 32 punti di scarto. Quattro giorni dopo un altro derby attende la Virtus, questa volta la Segafedo Arena accoglie il derby d’Italia. Un antipasto della grande sfida che dovrà assegnare lo scudetto. Un antipasto, invece, di quella che sarà la serie finale 2020/21. Djordjevic vince anche la sfida con Messina e le V nere iniziano a sognare.

Le prime incomprensioni

A Belgrado, in EuroCup, arriva la prima sonora sconfitta. A Febbraio, un tour de force attende i bianconeri; la coppa Intercontinentale a Tenerife (cioccolattino per addolcire il contenzioso con la Fiba per il passaggio nel mondo Euroleague), le F8 di coppa Italia, la sfida interna contro il Partizan.

La Virtus perderà tutte e tre le sfide, creando il primo malcontento tra la dirigenza bianconera ed i primi segni di insofferenza del coach serbo. La trasferta alle Canarie, che sfiancherà i bolognesi, qualche giorno prima delle F8, creerà più di qualche malumore.

In campionato la Virtus domina. L’Olimpia Milano arranca, ed i virtussini inziano a credere nello scudetto. Nel frattempo sale in cattedra un virus che sconvolge i piani e i progetti delle società. A Belgrado, in campo neutro, si gioca lo spareggio per il passaggio del turno contro il Darussafaka. Gli uomini di Djordjevic vincono e convincono, lanciando segnali di ritrovata forma fisica e mentale.

Purtroppo questa risulterà l’ultima partita ufficiale della stagione 2019/20, che si concluderà con un pugno di mosche in mano per Teodosic e compagni. Una delusione che accompagnerà per molti mesi i virtussini, e che, probabilmente, nutrirà la fame nella serie che un anno dopo assegnerà lo scudetto 20/21.

Il peso della delusione

L’estate 2020 porta qualche correzione nel reparto italiano: partono Cournooh e Baldi Rossi, arrivano Abass, Alibegovic e Tessitori.

In campionato le V nere cadono diverse volte in casa, mentre in Europa marciano decisi senza troppi problemi. Zanetti, a novembre, decide di piazzare il colpo per ridare entusiamo ad un ambiente abbastanza depresso: il 27 Novembre la Virtus annuncia l’acquisto di Marco Belinelli!

Le parole del coach serbo durante la presentazione del numero 3 ex Spurs

Devo ringraziare presidente, non solo come allenatore di questa squadra ma come uomo di questo sport perché investimenti di questo genere non si vedono ogni giorno. Questa è la firma più importante del basket italiano negli ultimi 40 anni. Far tornare un giocatore di questo spessore in Italia in questo momento, in questa squadra è qualcosa di straordinario

La domenica successiva, l’attesa per l’esordio dell’ex enfant prodige é spasmodica, la Rai trasmette l’evento in diretta, ma ci sarebbe anche una partita da giocare. La Virtus ospita Sassari; tutti gli occhi sono sul numero 3, che alla fine non mette piede in campo. Un nervoso Djordjevic si fa espellere nel primo quarto dopo un battibecco con la terna. La Virtus perde in casa, e per completare l’opera, la società bianconera decide di esonerare Alaksandar Djordjevic.

Dopo una giornata letteralmente folle, o pazzerella come direbbe mister Segafredo, il coach serbo viene richiamato per riaccomodarsi in panchina.

La scossa

Gli impegi europei incombono e non c’é tempo per porsi troppe domande. La Virtus vola in costa azzurra per sfidare i monegaschi, e dopo un primo tempo da incubo, nello spogliatoio gli uomini bianconeri si guardano negli occhi e tornano in campo con il fuoco nel cuore. La gara di Monaco, insieme a gara 3 a Treviso, sarà ricordata come la gara della scossa.

In Italia le V nere continuano tra alti e bassi, mentre in Europa avanzano spazzando chiunque. Alle F8 di coppa Italia, la Virtus, al termine di una gara horror, ricade contro Venezia. Facendo etichettare i bianconeri dai tuttologi della palla a spicchi come la squadra che perde quando in palio vi é qualcosa di pesante.

EuroCup

Dopo aver eliminato agevolmente Badalona (2-0), la Virtus affronta l’Unics Kazan nella serie che, oltre alla finale di EuroCup, assegnerà un posto in Eurolega. Per gli addetti ai lavori si tratta di una finale anticipata.

Djordjevic la presenta cosi

Siamo pronti, maturi e concentrati per affrontare nella maniera migliore questa sfida. Abbiamo lavorato tanto e abbiamo vinto tutte le partite in EuroCup per avere il vantaggio del campo.

Purtroppo non potremmo usufruire in maniera totale di questo vantaggio, perchè saremo senza i nostri splendidi tifosi e questo ci dispiace.

Sono momenti della stagione davvero belli, storici, unici, che capitano non così spesso. Kazan è una squadra atletica, che ogni stagione rappresenta la forza del Campionato Russo, che da anni aspirano di tornare in EuroLega dopo averci giocato per tanto tempo.

E’ un Club storico, che ha passione e che ha nella dirigenza un nostro vecchio amico, Claudio Coldebella, che stimo sia come persona che come professionista, e che sono contento di affrontare.

I bolognesi, dopo aver vinto gara 1 non senza patemi, volano in Russia per cercare di chiudere i giochi. Davanti 5000 spettatori le V nere vanno sotto nel punteggio, anche pesantemente, rimontano eroicamente nel finale arrivando anche a pareggiare la gara. Nell’ultimo possesso, un particolare indirizza la gara, la serie e la stagione dei bianconeri. Djordjevic decide di far fallo per avere l’ultimo, e la possibilità di vincere, ma, un’incomprensione o un’ingenuità dei virtussini non manda in lunetta il giocatore prescelto (Brown) ma il letale Smith. Naturalmente, a questi livelli, ceete ingenuità non vengono perdonate; 2/2 per l’esterno americano e dall’altro lato palla persa per Teodosic. Kazan pareggia la serie e si torna a Bologna per lo spareggio.

In gara 3 l’aria sembra cedere il passo ai russi, la Virtus soffre il peso del demone dell’ansia e delle responsabilità, e cade sotto le triple di Canaan, i rimbalzi di Brown ed i canestri tagliagambe di Jamar Smith. L’Unics sbanca Bologna e vola EuroLega ( e in finale). Per la Virtus si spalancano le porte dell’inferno. Il resto della stagione sembra solo una atroce agonia.

In queste parole tutta la delusione del coach serbo

Hanno avuto quattro giocatori davvero nella partita, più Canaan che alla fine ha messo un tiro davvero fortunato dopo una buona difesa, credo sia stato quello il tiro della vittoria. Abbiamo combattuto, ma in difesa non siamo stati sufficienti. Se gli avversari segnano 107 punti in una partita come questa vuol dire che non hai fatto un buon lavoro. Hanno tanti tiratori e trattatori di palla, nel quarto periodo hanno fatto giocate semplici ed efficaci. Dobbiamo tenere la testa alta ed essere orgogliosi di come abbiamo giocato questa Eurocup, con sole due sconfitte, anche se abbiamo mancato l’obiettivo di andare in finale e in Eurolega, ed è una grande delusione. Questo è lo sport, dobbiamo tenere duro e andare avanti”.

Playoff scudetto

Mentre il sole non ha ancora asciugato la rugiada della delusione post-Kazan, i bianconeri terminano la stagione regolare al terzo posto, dopo una sconfitta interna contro Trento. Questa sarà l’ultima sconfitta stagionale di Teodosic e compagni.

Nei quarti, contro Treviso, la Virtus da l’impressione di essere una squadra ingiallita e incartapecorita. I bianconeri vincono le prime due gare a Bologna, soffrendo più del previsto, e in gara 3, nel primo tempo, affondano sotto le triple di Logan.

Su quello che é avvenuto nello spogliatoio alla fine del primo tempo di gara 3 son stati fatti tanti banchetti nella fantasia. Sicuramente, dal ritorno in campo, da quel secondo tempo, gli uomini di coach Djordjevic hanno gonfiato la loro cresta di muscoli iniziando la loro missione.

10 uomini in missione

Con Tessitori out, Djordjevic decide di lasciar fuori dalle rotazione il piccoletto Josh Adams per puntare tutto sui suoi dieci uomini.

Dieci uomini che fin da gara 1 della serie semifinale (contro Brindisi), si presenteranno in campo con la testa alta, le narici ben aperte, il petto massiccio e soprattutto un sangue ardente. Per i pugliesi non c’é scampo, la Virtus é affamata, la pace e la tranquillità dello spirito camminano con Teodosic, e i bianconeri liquidano Brindisi con un sorprendente 3-0.

In finale c’é la strafavorita Olimpia Milano, i pronostici dei ben informati prevedono un 4-0/4-1 per i meneghini.

In effetti, saranno soltanto 4 le partite che assegneranno il tricolore. Le parole di Djordjevic nel pre gara elettrizzano i sensi dei suoi uomini e vi fanno scorre il fuoco. Gli uomini in missione si ricordano del motto gattopardesco “superiore a molti, pari a chiunque”, guardano l’Olimpia negli occhi, senza abbassare mai lo sguardo. Mai.

La Virtus, dopo la vittoria in gara 1 al Forum, simboleggiata dai recuperi di Pajola, i canestri di Teodosic e la tripla nel finale di Markovic; sembra un avvoltoio che volteggia su un cane moribondo.

Le altre tre partite, preparate alla perfezione dal coach serbo, sono soltanto un esibizione dei bianconeri fino alle porte delo scudetto. Un tricolore che non si stampa sulla canotta della Virtus da ben venti anni.

Il cielo sulla testa dei virtussini ormai é limpido, azzurro mare come il cielo nei dipinti di Magritte.

La Virtus sconfigge l’Olimpia Milano 4-0 e si laurea campione d’Italia.

In questa vittoria sento tanto orgoglio. È il primo passo, e spero che questa società possa sempre giocare finali per vincere titoli. I ragazzi giocano per me? Sì, giocano anche per me. Sono orgogliosissimo di loro. Ragazzi come questi non si trovano da nessuna parte”.”Vorrei dedicare questo Scudetto a tutti i tifosi, e non soltanto i nostri, che hanno perso un anno di basket a causa della pandemia. E ai miei ragazzi, ovviamente, che hanno sopportato le mie urla tutti i giorni, al mio staff, ai medici e ai dottori”.

Una bella frase rappresenta l’operato di coach Djordjevic sulla panchina della Virtus: “Quello che puo la virtù di un uomo non va misurato dai suoi sforzi ma dalla sua normalità”

Il coach dopo aver vinto Champions (2019) e scudetto (2021), lascia, come ben previsto, la panchina bianconera.

Da oggi un altro Sasha risiede nell’olimpo virtussino.

DJORDJEVIC, “ALLENARE QUESTO GRUPPO PER ME É STATA UNA SCUOLA. TEODOSIC? CON LUI NON TI ANNOI MAI”

tratto da bolognabasket.it - 19/06/2021

 

Le parole di Djordjevic a marca.com

“L’idea del progetto era quella di riemergere e poter giocare le finali, c’era un grosso budget, abbiamo inserito giocatori di grande valore e abbiamo giocato un grande finale di stagione. Sono molto grato ai miei giocatori. È stata una scuola per me essere in grado di guidare un gruppo di persone in un ambiente così strano. La pandemia ci ha fatto fermare al meglio.
Teodosic? Ogni giorno è fantastico, con lui non ti annoi mai ed è quello che mi è sempre piaciuto. È un maestro, ci migliora tutti. Questi giocatori sono unici, lo conosco dal 2014 e so che è unico.
L’Eurolega? Se la merita assolutamente e soprattutto dopo aver vinto il campionato, ma ci sono alcune regole che devono essere seguite. Abbiamo avuto una possibilità contro Kazan e non l’abbiamo avuta. Un altro motivo per venire a Bologna è stato quello di cambiare la Champions League per l’Eurocup e cercare l’Eurolega. C’è un buon investimento, un buon ambiente.A volte bisogna guadagnarselo proprio in campo e penso che dopo questo risultato in finale gli organizzatori dovrebbero pensare alla Wild Card”.

SASHA COME DAN E TERRY

Vittorie "oltreconfine". Il primo coach straniero a regalare lo scudetto alle V nere fu Peterson nel 1976. A lui subentrò Driscoll, che non fallì l'obiettivo. Proprio come ha fatto Djordjevic quest'anno
di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 03/07/2021

 

Quella degli allenatori non italiani è una tradizione abbastanza lunga nelle V nere della pallacanestro: il primo era stato Strong negli anni '50 (Ugolini alla guida della Virtus dal 1934 al 1939, ma anche arbitro, allenatore della nazionale, poi segretario del Bologna Calcio era nato in Romania ma era italiano), eclettico americano che si divideva tra football americano, baseball e basket, giocatore e allenatore che già aveva fatto grandi cose nel Gira; poi agli inizi degli anni '60, reduce dall'esperienza alla guida della nazionale iberica (uno Scariolo ante litteram), lo spagnolo Kucharski, che la Virtus aveva già affrontato da avversario quando ancora giocava e da allenatore deteneva fino a pochi giorni fa la migliore percentuale di vittorie con 77,03%, tra gli allenatori che hanno guidato le V nere almeno in settanta gare, ora superato da Djordjevic con il 77,69%; nel 1966 arrivò Sip, grande giocatore e allenatore, nella Hall of Fame del basket cecoslovacco, ma che a Bologna non lasciò tracce indelebili: Il primo allenatore straniero a portare la Virtus allo scudetto fu Dan Peterson, giunto a Bologna nel 1973, reduce dall'esperienza alla guida della Nazionale del Cile. Se Djordjevic esordì con la vittoria in Champion League, l'allenatore nativo dell'Illinois, portò subito nella bacheca bianconera la Coppa Italia 1974 e, dopo due anni, in perfetta sincronia con tecnico serbo, il titolo tricolore che mancava a Bologna da vent'anni. Era il 7 aprile 1976, quando la Virtus battendo la Snaidero diventò irraggiungibile nella poule scudetto per i campioni d'Europa della Mobilgirgi Varese. Un quintetto storico, con Caglieris, Antonelli, Bertolotti, Driscoll e Serafini, poi Bonamico, Valenti, Martini, Sacco e Tommasini. Dan restò altre due stagioni a Bologna, ma collezionò solo finali, due in campionato nelle prime edizioni dei playoff, perse contro la stessa Varese, e una in Coppa delle Coppe, dove fu Cantù a prevalere. Il perno della squadra di Peterson, negli ultimi tre dei suoi cinque anni bolognesi, era senz'altro Terry Driscoll, alla sua seconda esperienza in Virtus, dopo quella del 1969/70. Ottimo Realizzatore, arcigno difensore, grande rimbalzista, eccellente passatore, un vero uomo squadra. Quando Peterson partì, destinazione Milano, fu proprio Terry a prenderne il posto in panchina, una scelta che risultò naturale per chi aveva già notato le sue doti di allenatore in campo. Dopo un inizio non brillantissimo, un periodo di adattamento in verità solo di alcune partite, la sua Sinudyne diventò bellissima e in due stagioni arrivarono due scudetti. Il nucleo italiano era sontuoso, con Caglieris, Bertolotti, Generali, Villalta e i fidati Valenti e Martini, ma l'apporto straniero altrettanto significativo con Wells e Cosic il primo anno, mentre nel secondo il formidabile pivot croato fu affiancato da un altro fenomeno, l'americano McMillian, già campione Nba con i Los Angeles Lakers. Come Djordjevic, anche Driscoll, lasciò la Virtus da campione d'Italia, anzi per Terry fu proprio l'addio al basket, per intraprendere tutt'altra carriera professionale. Un caso non unico nella storia della Virtus, più tardi è capitato anche a Ettore Messina, che nel 1993, dopo avere riportato le V nere allo scudetto dopo nove anni, lasciò la panchina bianconera per andare a guidare la Nazionale azzurra, per poi ritornare alla Virtus nel 1997. Tanti anni prima, Guido Foschi, nel 1946, aveva portato la Virtus al primo scudetto, un titolo rocambolesco, I dirigenti della Virtus erano stati sospesi perché sospettati di troppa vicinanza al fascismo e così l’inizio del campionato era stato disputato da una squadra mista Virtus-Fortitudo, sotto il nome di Fortitudo Sisma e solo dopo la riabilitazione della dirigenza bianconera le V nere arrivarono al titolo giocando le ultime cinque partite a tutti gli effetti come Virtus. Poi Foschi lasciò il posto a Poluzzi che conquistò negli anni seguenti consecutivamente tre scudetti. Nikolic, Bisacca, Cosic, Hill, Tanjevic, Markovski allungarono, dopo Driscoll, la lista dei coach bianconeri stranieri, Bob Hill vincendo anche una Coppa Italia, ma solo con Djordjevic è tornato lo scudetto.