ANDREA NOBILI

(foto tratta da www.virtus.it)

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DOPO VALLI RINNOVA ANCHE LO STAFF TECNICO

www.basketuniverso.it - 17/03/2015

 

E’arrivata oggi l’ufficialità del rinnovo di tutto lo staff tecnico della squadra bolognese che segue il già annunciato rinnovo di contratto di coach Giorgio Valli fino al 2017. Proprio il coach bolognese con il suo staff guideranno le V nere ancora per due anni: dunque tutto in ottica di una continuità che, nella città di Bologna, era una parola quasi rimossa dai vocabolari in questi ultimi anni. La stagione 2014-2015 non è ancora finita e anzi c’è ancora un possibile obiettivo playoff da raggiungere che, ad inizio stagione, sembrava un miraggio; nonostante questo si continua a pensare già alla prossima stagione. Dopo i rinnovi di Valli e del capitano Allan Ray, arriva anche il rinnovo, da parte di Villalta e della società bianconera, di tutto lo staff tecnico : gli assistenti Daniele Cavicchi e Christian Fedrigo, il preparatore fisico Carlo Voltolini e i fisioterapisti Andrea Nobili e Iacopo Marzocchi“E’ un altro passo che abbiamo intrapreso con convinzione ed entusiasmo” commenta il presidente Villalta.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: ANDREA NOBILI

Andrea Nobili, il "veterano": "Che viaggio veder crescere i giovani". Fisioterapista della prima squadra per sei stagioni, oggi ha scelto di dedicarsi al Settore Giovanile di Virtus Unipol Banca
tratto da www.virtus.it - 29/03/2019

 

Un veterano bianconero. Come altro si potrebbe definire Andrea Nobili, fisioterapista ed osteopata di professione, che sta vivendo la sua ottava stagione consecutiva alla Virtus? Arrivò da Imola, dove vive e dove si era già immerso nel mondo della pallacanestro lavorando per quattro anni all’Andrea Costa, nella stagione 2011-2012. Subito proiettato al seguito della prima squadra, con cui ha vissuto stagioni di passione, di caduta e di rinascita. Dalla scorsa stagione, per motivi familiari, ha chiesto di poter entrare a far parte del Settore Giovanile di Virtus Unipol Banca, e in società lo hanno accontentato, perché perdere un professionista del suo valore non è contemplato. Tanto più che, quando occorre, Andrea non si tira indietro se c’è da dare una mano a Giacomo Naldi, entrato al seguito della prima squadra lo scorso anno, e ad Andrea Ferlini.

“Proprio così, ho fatto una scelta che tenesse conto anche del tempo da dedicare alla famiglia, e non me ne pento perché mi considero sempre uno del gruppo. In questa stagione mi è comunque già capitato di seguire la prima squadra di Virtus Segafredo in trasferta, ad Avellino e due volte in giro per l’Europa. Mi fa piacere, con Jack Naldi ho legato subito e se c’è da dare una mano non mi tiro indietro”.

Partiamo da lì, allora. Dal rapporto con chi fa il tuo stesso mestiere.

“Con Giacomo ho un ottimo rapporto, ho trovato subito un collega preparato e mi ci sono relazionato senza problemi. Ci siamo sempre scambiati informazioni sui metodi di lavoro, ma lui non ha certo avuto bisogno di un tutor, è arrivato qui con le idee molto chiare e semmai gli ho dato una mano nel relazionarsi, all’inizio, con i collaboratori esterni della Virtus, a livello medico e fisioterapico. Abbiamo sempre avuto un rapporto professionale perfetto”.

Dopo sei anni a tu per tu con giocatori professionisti, ti sei trovato a rapportarti con ragazzi che il mondo dei “grandi” non l’hanno ancora conosciuto, a parte pochi elementi delle categorie maggiori. La differenza deve essere notevole.

“Sicuramente ci sono differenze, tempistiche diverse. Intanto, non si lavora più con un gruppo ristretto di persone, per di più abituate a certe dinamiche, ma con tanti ragazzi di età diverse, che impari a conoscere un po’ alla volta. Il Settore Giovanile ne conta più di cento, impossibile avere tutto il “quadro” sotto controllo. Ma il bello è vedere in questi ragazzi una gran voglia di giocare, vederli spendersi con un entusiasmo coinvolgente. La cosa più complicata è appunto che sono tanti. Quando ne hai dodici da seguire, nascono anche amicizie, legami forti. Con i più giovani mi sento una specie di “fratello maggiore”, se vogliamo dire così…”

Cosa cerchi di far capire a chi cresce coltivando il sogno di fare della pallacanestro un mestiere?

“La prima cosa che cerco di trasmettere a un giovane è che per migliorare deve essere sempre un po’ attento a sé stesso, al dono che ha ricevuto, quello di avere un fisico adatto a questa disciplina. In realtà, alcuni ragazzi di queste informazioni non hanno bisogno, perché questa attenzione l’hanno innata, fa parte del loro dna. Ad altri va insegnato che determinate azioni, anche quelle che sembrano più noiose, sono importanti e danno benefici. Le differenze comunque restano evidenti, nel mio campo: con un giocatore fatto e finito lavori sulle problematiche, coi giovani fai soprattutto un lavoro di prevenzione e puoi seguirli nella loro crescita, vederli diventare più grossi, più alti, più muscolosi, dare il tuo contributo a questo sviluppo. Un percorso che naturalmente va portato avanti in sintonia con gli altri membri dello staff, dagli allenatori al preparatore fisico al medico. Un viaggio molto entusiasmante”.

L’entusiasmo per il tuo mestiere traspare anche da queste parole. Così come il piacere di svolgerlo in un ambiente come quello della Virtus.

“Io sono innamorato di questo mondo, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. E il mio mestiere lo amo. Alla Virtus devo tanto, sono assolutamente convinto che è anche grazie a lei se sono diventato osteopata, se ho vissuto dal di dentro un mondo sportivo di alto livello. Sto bene in questa casa, sento questo posto come qualcosa di mio, se riesco ad aiutare qualcuno qui dentro è come se dessi una mano ad un mio familiare”.

In otto anni, avrai messo da parte uno scatolone di ricordi…

“Ho nitida nella mente anche la prima partita in cui mi sono trovato accanto alla panchina della prima squadra. Giocavamo ad Ancona, contro Montegranaro, c’era Alex Finelli come head coach e tanto per gradire debuttai dovendo seguire Ricky Minard, che si era infortunato ad una mano. Meglio così, subito in ballo senza se e senza ma. Ho ancora i brividi ricordando quel momento, e tanti altri che sono venuti dopo”.

Secondo anno al Settore Giovanile di Virtus Unipol Banca. In che mondo senti di essere atterrato?

“Ho iniziato a frequentarlo anche quando ero con la prima squadra, perché alle Finali Nazionali di categoria mi capitava spesso di essere convocato. È un settore davvero ben organizzato, credo che si stia facendo un lavoro fantastico. C’è ancora la volontà di trasmettere una morale ai giovani, non solo per avere dei giocatori o per fare business, ma per crescere ragazzi con uno spirito sportivo vero, genuino. E questo è ciò che mi fa sentire nel posto giusto”.