DINO COSTA

(foto tratta da www.fip.it)

 

Nato a: Casalecchio di Reno (BO)

il: 28/01/1932

Stagioni in Virtus: dal 1967 al 1971

UN RICORDO DI GIGI TERRIERI

 

La domenica ero la voce dell’Unipol, che giocava in B. Adriano Chiarini, al quale affidavano il microfono Virtus, era impegnato con le giovanili. Dino Costa, direttore sportivo, disse che toccava a me.

IL BLOG DEL COACH: DINO COSTA

di Dan Peterson - 23/11/2020
 

Dino Costa è stata la primissima persona che ho conosciuto in Italia.  Sono arrivato a Linate a fine Maggio del 1973 per parlare con il club di un mio possibile ingaggio come allenatore.  Un viaggio allucinante: Santiago – Sao Paolo – Dakar – Parigi – Linate.  Ovvio, non conoscevo nessuno della Virtus.  Un uomo mi avvicina, prende in mano la mia valigia e mi dice, in un buon Inglese, “Come with me.”  Era Dino Costa, un consigliere della Virtus, mandato dall’Avv. Porelli a prendermi, insieme ad Achille Canna e nostro giocatore Americano, John Fultz.  Achille andava sull’Autostrada del Sole ad almeno 220 km all’ora, tempo record Linate-Bologna.

Dopo, ho saputo chi era Dino Costa, ex-coach della Gira Bologna, 1959-60 e anche 1964-67.  Ma anche Direttore Sportivo della Virtus, 1967-71.  Era molto importante nella Federazione, molto importante con il CAF, Comitato Allenatori Federali, anche loro Presidente.  Era uno che conosceva il basket e il mestiere dell’allenatore.  Era imprenditore, dirigente, commercialista, uno che conosceva ogni regola federale, ogni procedura in banca, ogni rapporto in Lega.  E’ stato importantissimo per l’Avv. Porelli perché gli dava una voce tecnica sul basket, uno che non sparava mai senza essersi sicuro di ciò che diceva.

Ho firmato con la Virtus con la condizione che potevo tornare in Cile per finire il mio contratto, che finiva il 31 Agosto 1973.  Nessun problema.  Dopo il mio rientro in Cile, l’Avv. Porelli è stato coinvolto in quell’incidente terribile in automobile, in cui due persone hanno perso la vita.  Durante il suo lungo periodo di recupero, Dino Costa ha tenuto le redini in mano, tenendo contatto anche con me.  Poi, è stato molto importante per me perché credeva in me.  Avevo cominciato gli allenamenti il 3 Settembre 1973, prima del ritorno dell’Avvocato.  Dino Costa teneva Porelli aggiornato: “Avvocato!  Peterson fa per noi.”   Un appoggio importantissimo.

Dino Costa vedeva quasi tutti i miei allenamenti.  Gli stava bene l’idea che prestavo tanta attenzione all’insegnamento dei fondamentali.  A lui e Porelli piaceva questo approccio perché volevano vedere i nostri giocatori migliorare.  Quindi, quando siamo partiti malissimo, 0-3, e le voci giravano che l'‘Omarino,’ che ero io, forse non era il coach giusto per la Virtus, Porelli faceva quadrato dietro di me e ogni discussione sulla mia permanenza con il club svaniva.  Ma non avevo dubbio che, dietro tutto, c’era anche la mano … e la voce … sottile di Dino Costa.  Ogni volta che mi vedeva, aveva una parola positiva o un consiglio azzeccato.

Sento Dino Costa, ancora.  Classe 1932, ha l’energia di uno dal 1972.  Poi, sin dall’inizio, ci prendevamo in giro: “Costa, di tutti i commercialisti nel mondo, sei quello che non vorrei MAI.  Mi porteresti via le mutande!”  Lui:  “Coach, anche i calzini!” Ovvio, scherzavo.  Infatti, le due grandi qualità di Dino Costa che ho apprezzato di più erano la sua onestà e la sua lealtà.  Per un coach è importante avere uno vicino che ti dice esattamente come stanno le cose ma senza demoralizzarti.  Ecco ciò che era Dino Costa per me alla Virtus.  Ho voluto sempre sentire la sua voce prima di prendere una decisione importante.  E lui non sbagliava mai.