VITTORIO FERRACINI
Tojo Ferracini in post basso
nato a: Pordenone
il: 08/11/1951
altezza: 204
ruolo: centro
numero di maglia: 12
Stagioni alla Virtus: 1971/72 - 1972/73
FERRACINI: PROBLEMI DI FANTASIA...
di Gianfranco Civolani - Giganti del Basket - Marzo 1972
Vittorio Ferracini programma tutto sul serio. Non è nemmeno maggiorenne, ma all'anagrafe risulta sposato con prole. Prequenta il liceo classico, la terza liceo al Minghetti, per l'esattezza, e sicuramente è parecchio indietro con gli studi, ma l'importante è avere un traguardo e il traguardo è una bella laurea in giurisprudenza, per il futuro meno immediato.
Il bimbone (con moglie e prole) nasce a Pordenone e cresce da quelle parti. Inutile ripercorrere i primi sentieri della gloria. Tanto vale fare la conoscenza con l'uomo. Vittorio otterrà la laurea quando la figliola avrà già toccato le elementari. In un certo senso è un modo di fare tutto molto rapidamente. Ma nel basket? Eh, nel basket c'è la dura pagnotta da rodere, c'è un robusto apprendistato, prima della gloria più vera.
D'altronde - fa lui - io voglio riuscire, ma non sono mica divorato dalla fretta. Per ora apprendo, mi preparo, sto con le orecchie dritte. Gioco in una squadra di mi opieno gradimento e penso che il futuro lavori per me, ecco tutto.
Tue lacune fondamentali?
Probabilmente non ho estro, non ho gran fantasia. Mi applico rigorosamente sui compiti che mi vengono affidati, ma forse mi ci applico troppo meccanicamente, senza metterci niente di mio.
E i pregi?
Appunto mi applico molto rigorosamente. Sono un validissimo esecutore. Forse per un allenatore i giocatori come me sono quelli ideali.
Traguardi cestistici immediati?
Migliorare.
Sei in ritardo sulle tue tabelle personali?
Sono un po' in ritardo, ma ripeto che non h ofretta. Con maggior fortuna oggi potrei essere più avanti, ma non è assolutamente un problema.
Dove può arrivare questa Norda?
Per ora questa Norda sta facendo delle opportune verifiche. Verifichiamo la nostra forza, voglio dire. Ma già l'anno prossimo potremo fare grandi cose. Tutti i giovani della Norda sono in costante progresso. E fra quei giovani mi ci metto pure io.
Messina - e questo posso dirlo io tranquillamente - stravede per il bimbone-papà. E attenzione: Gigi Porelli mi dichiara che "non c'è il minimo dubbio, Ferracini è già meglio di Stefanini". In sostanza c'è grande fede attorno a questa pertica che conosce l'arte del rimbalzo ma che al tempo stesso deve imparare a tirare da fuori, a far quadrare insomma il problemone del jump-shot a sue metri dal canestro.
Vent'anni, un matrimonio felice, una vita già programmata nel dettaglio, una costante applicazione sul parqut, una raccolta di indici di valutazione che tengono banco. Pare che al termine del biennio virtussino si riaprirà il discorso con il Simmenthal. Ma sembra anche che la Norda abbia i mezzi (contrattuali) per poter trattenere il ragazzo in città. Ora si tratta solo di continuare ad avere fede.
Un'approfondita didascalia ad una foto di Ferracini (tratta da Giganti del Basket)
Tratto da "Virtus - Cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro
La questione Ferracini, un episodio che non si può non ricordare. Era successo che Bogoncelli, presidente dell'Olimpia, aveva ceduto, con una scrittura privata, il giocatore alla Virtus. La scrittura privata - non riconosciuta dalla FIP - serviva a cautelare Bogoncelli per il rientro a Milano del giocatore dopo due anni bolognesi. Al termine di quel periodo ci furono alcune incomprensioni che portarono Bogoncelli a rivolgersi ad un tribunale per ottenere il cartellino di Ferracini. Bogoncelli ottiene ragione dal tribunale che gli recapita il cartellino giusto in tempo per il tesseramento privando la Virtus di un giocatore non più, dati i tempi, sostituibile. "Quello fu un episodio abbastanza brutto" racconterà Ferracini a Giganti del Basket "la cosa mi procurò anche insulti gratuiti come quelli di un giornalista che in occasione di Sinudyne-Innocenti dell'anno dopo, scrisse che la partita aveva un solo inconveniente, la presenza di due indesiderabili: l'arbitro tal dei tali e Ferracini. Aggiunse anche che non valevo niente come uomo, e che mi ero venduto, tutto senza aver mai parlato con me". "Non ho nessun rimpianto" è Porelli che parla "rifarei oggi le stesse cose. Loro, Bogoncelli e Rubini, non potevano fare le verginelle. Qualche anno prima doveva arrivare Cescutti in cambio di Sardagna. Non accadde mai".
Ferracini in gancio
(foto tratta dall'Archivio SEF Virtus)
UNA QUESTIONE D'ONORE
di Gianfranco Civolani - Giganti del Basket - Settembre 1982
"Una questione d'onore" è il titolo dell'articolo che nel 1973 Gianfranco Civolani scrisse per Giganti del Basket a commento della vicenda che in quei giorni vedeva protagonista da un lato Bogoncelli e dall'altro Porelli a proposito della proprietà di Ferracini. Come forse molti ricorderanno, Ferracini poi tornò all'allora Innocenti, contrariamente a quanto ritenevano i dirigenti della Sinudyne sulla base della scrittura privata sottoscritta a suo tempo tra Bogoncelli e la Virtus.
Come e quando nasce una dichiarazione di guerra? Beh, nasce esattamente nello stesso momento in cui Virtus e Simmenthal siglano quel certo accordo a riguardo di Ferracini. In quel preciso momento, ripeto, mi sento di confidare a tutti che il Simmenthal avrà gara durissima a riprendersi il giocatore. E infatti la Virtus si mette in una botte di ferro. Federalmente il giocatore è suo e viene stabilita una penale per ovviare all'ipotetico fatto (increscioso, ma non poi tanto ipotetico) di una violazione dell'accordo.
Accordo fra gentiluomini, teniamo presente. Il giocatore Ferracini resta un paio d'anni alla Virtus e poi rientrerà al Simmenthal. Se la Virtus non avrà gli stessi dirigenti, se insomma accadrà qualcosa di poco chiaro, dovrà essere corrisposta al Simmenthal una penale di trenta milioni e il giocatore resterà a Bologna.
Bene, sul piano del puro e semplice gentiluomismo, sul piano dei sacri principi etici non c'è dubbio che la ragione sta tutta dalla parte del Simmenthal. La Virtus ha violato un accordo di fondo, incontestabilmente. Ma la Virtus federalmente può procedere tranquillissima. Il cartellino di Ferracini non è in discussione e il ragazzo non può giocare nell'Innocenti.
Ovviamente l'Innocenti non è stata a guardare. Ha fatto pressione sul giocatore, gli ha assicurato un quantum decisamente allettante, in un certo senso gli ha teleguidato certe interviste tutte in chiave Innocenti. Risultato: il giocatore naturalmente ambirebbe giocare a Milano. E se è vero che ha firmato un cartellino anche per l'Innocenti, bisogna poi vedere se questo cartellino è stato depositato da Rubini in Federazione. Io non credo che questo cartellino sia stato depositato e dunque la situazione-tesseramento non ammette dubbi e alternative: Ferracini può giocare soltanto per la Virtus oppure può scegliere di star fermo. Ma figuratevi se un ragazzo di ventidue anni già chiamato agli onori della Nazionale accetterà di intristire a lungo sull'Aventino.
Ed ecco dunque che i due clubs in guerra decidono di ricercare una soluzione concordata. Porelli e Ugolini propongono un incontro a mezza via. Propongono cioè questo. Ferracini per un po' d'anni sta nella Virtus e poi torna all'Innocenti. L'Innocenti dice: quanti anni? Porelli propone tre e aggiunge che si può discutere semmai sul biennio. E così una bella sera ci si ritrova tutti a cena, ma proprio quando le cose marciano bene, ecco che un contrasto tra Ugolini e Bogoncelli compromette tutto quanto.
In sostanza la trattativa prosegue, ma l'Innocenti come può più fidarsi di un qualunque atto scritto controfirmato dalla Virtus? Come andrà a finire? Andrà a finire che Ferracini per questa stagione militerà nella Virtus. E forse che anche l'anno prossimo, chissà. E presso uno studio notarile sarà depositato tanto di accordo Sinudyne-Innocenti che prevederà il pagamento di penali-monstre per le eventuali inadempienze.
Del resto Ferracini non ha scelte. Gli conviene trarre il maggior lucro possibile da tutta la faccenda. L'Innocenti è disposta ad assicurare al giocatore emolumenti (capitolo lavoro e basket) pari a un milione e mezzo al mese. La Sinudyne per parte sua è disposta a ritoccare il contratto al ragazzo. E allora Ferracini sfrutti pure la situazione, è nel suo pieno diritto. E l'Innocenti si cauteli, ovviamente. Ma ci si ricordi che il coltello dalla parte del manico ce l'ha la SInudyne. Un coltello che taglia a fette ogni gentleman's agreement, ma sapete com'è: un accordo fra gentiluomini vale solo se le due parti intendono onorare tale qualifica. Altrimenti un gentleman's agreement che cos'è? é carta straccia, è il danno con la beffa.
La scrittura privata oggetto della discordia (foto Giganti del Basket)
FERRACINI: ADESSO L'HANNO SCOPERTO TUTTI
di Dino Meneghin - Giganti del Basket - Dettembre 1979
Una delle cose che mi hanno fatto più piacere sul finire dell'ultimo campionato è stato il riconoscimento pressoché unanime che la stampa ha attribuito a Toio Ferracini per l'incredibile campionato disputato dalla sua squadra, il Billy, anche se ovviamente mi aveva fatto meno piacere il fatto che molti di questi meriti il simpatico Toio se li era acquisiti giocando splendidamente contro la mia squadra e contribuendo alla nostra eliminazione dai play-offs.
Dopo anni di oscuro lavoro all'ombra di pivot americani ai quali andavano tutte le attenzioni ed i riconoscimenti dei critici, quest'anno, fors'anche per per la quasi totale responsabilità del lavoro affidatogli sotto i tabelloni, ci si è accorti che in campo c'è anche un certo signor Ferracini e che la sua presenza si fa sentire, eccome. Una scoperta un po' tardiva, che premia i tanti sacrifici fatti durante tutti questi anni da Toio che pure non ha mai mancato di impegnarsi a fondo pur sapendo che il più delle volte tutti i suoi sforzi sarebbero stati misconosciuti o poco considerati. Per chi invece come me, Ferracini l'ha conosciuto personalmente sul campo nel corso di molti duelli, la scoperta del suo valore era una cosa avvenuta ormai da tempo e quindi - lo ripeto - non posso che essere contento per lui della definitiva consacrazione avvenuta quest'anno in concomitanza con i successi della sua squadra. Toio Ferracini, del resto, è il classico avversario che, proprio perché poco dotato da madre natura di un tocco magico o delle qualità naturali che fanno grande un giocatore di basket, ha sopperito alle sue lacune con un grande impegno fisico ed una concentrazione totale e continuata per tutto l'arco di una partita, cose difficilmente riscontrabili in talenti naturali. In altre parole, mentre può capitare che un grande tiratore si conceda un momento di respiro o non trovi la giusta ispirazione, non può mai capitare che Ferracini si distragga o venga meno al suo lavoro fisico sotto i tabelloni. Oltre a queste caratteristiche, Toio ha capito - prima di molti altri - l'ìmportanza del lavoro difensivo nel basket e ci si è dedicato in maniera totale, diventando in tal modo nel giro di pochi anni uno dei pivot dal repertorio difensivo più completo ed agguerrito.
Marcamento d'anticipo, tagliafuori, tempismo sui rimbalzi, grande abilità nel difendere il pallone conquistato, ne hanno fatto un autentico specialista del marcare avversari anche più alti di lui, come ha dimostrato sia con il Billy che con la Nazionale. A questo punto, unite la sua concentrazione e la sua gagliardia fisica alla sua tecnica difensiva, ed avrete un quadro abbastanza completo della situazione che si presenta ad ogni avversario quando si trova ad affrontare Toio.
Ed è proprio facendo affidamento su queste sue qualità che i tecnici della società milanese e l'ex-allenatore della Nazionale Primo l'hanno sempre considerato uno dei punti insostituibili delle loro formazioni, anche quando i tifosi ed i critici gli avrebbero preferito magari qualche giocatore più prolifico o più completo tecnicamente.
Ma anche da questo punto di vista Toio ha smentito quest'anno molti dei suoi detrattori, dimostrando che all'occorrenza sa essere anche un discreto realizzatore ed un pericoloso attaccante. Tutto, probabilmente, è nato fin dal momento in cui, approdato a Milano in una squadra ricca di grandi tiratori e di giocatori dalla spiccata personalità offensiva, a lui fu chiesto unicamente di dedicarsi al lavoro sui blocchi, piazzando le spalle e le gambe belle larghe sulla strada dei difensori che tentavano di ostacolare tiratori come Brumatti, Cerioni, Iellini e via dicendo. Le non eccelso doti naturali di attaccante favorirono sicuramente questa "destinazione" e, un po' come successe anche a me durante i primi anni nell'Ignis, solo più tardi Toio fu messo nella condizione di rendersi pericoloso.
Adesso chi, onestamente, può concedersi il lusso di dargli spazio in quei quattro metri attorno all'area dopo quello che ha combinato contro di noi durante i play-offs?
E ancora: chi se la sente di lasciargli catturare un rimbalzo offensivo e di fargli arrivare la palla sui tagli con quella sua capacità incredibile di sgusciare in mezzo a mille braccia per depositare la palla nel canestro?
Ferracini superpivot, dunque? Beh, anche se non è Sojourner o Jura, personalmente sono convinto che Toio adesso come adesso sia uno dei nostri lunghi più efficaci, dove l'efficacia non significa necessariamente anche spettacolarità o strapotenza ma semplicemente il saper dare alla tua squadra quello che la tua squadra si aspetta da te in quel momento, dal punto di vista fisico e tecnico. Tutto questo molto probabilmente è anche frutto dell'equilibrio psicologico e della tranquillità raggiunti da Toio grazie anche all'aiuto ed al sostegno della simpatica moglie Cristina. Difficilmente l'ho visto nervoso, irritato, poco tranquillo; il che, per un giocatore del suo stampo è sicuramente un grosso vantaggio ed un'arma in più da giocare nei momenti che contano. E poi: provatevi a cercare un giocatore più attaccato di lui alla cosiddetta "bandiera" o colori sociali o spirito di squadra che dir si voglia: impossibile.
Col risultato che quando c'è battaglia vera, quella in cui sono in palio i due punti che contano ma anche qualche cosa di più, come è successo quest'anno nei tre storici incontri con la mia squadra, state sicuri che Toio Ferracini "c'è", lo si sente, non si tira indietro in nessuno scontro ed in nessuna occasione, fino all'ultimo secondo, prendendole, ma anche dandole. Insomma, il tipo di avversario che mi piace di più, il tipo di compagno che tutti vorrebbero avere.