ALBERTO BUCCI

(dirigente)

Alberto Bucci nel 1995/96: un dirigente che stava anche in campo.

 

nato a: Bologna

il: 25/05/48 - 09/03/2019

Stagioni alla Virtus: 1995/96 - 2015/16 - 2016/17 - 2017-18 - 2018/19

biografia su wikipedia

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'MISTER BUCCI, FACCIA PURE IL PRESIDENTE'

di Walter Fuochi – La Repubblica – 16/01/1996

 

La Virtus basket avrà, dalla sua assemblea del 29 gennaio, un nuovo presidente. Lo conoscono già tutti: sarà Alberto Bucci, che del club campione d'Italia è pure l'allenatore. Annunciato ieri, in conferenza stampa, dal proprietario Alfredo Cazzola, il caso è unico, nello sport italiano di vertice. Qualcosa di simile si può trovare solo nel supermarket della Nba, ai cui scaffali il patron della Buckler guarda spesso. Pat Riley, il più celebre dei coach americani, è allenatore, presidente e pure azionista (al 20%) dei Miami Heat: gode di uno stipendio miliardario e s'è attribuito pure 300 dollari al giorno di diaria. M.L. Carr, ex giocatore famoso per come sventolava l'asciugamano per incitare i compagni, ha percorso quest'anno la strada opposta: era presidente dei Boston Celtics, non trovava un coach che gli piacesse e alla fine in panchina ha sistemato se stesso. Cazzola deve aver pensato a queste storie quando ha proposto a Bucci di rilevarlo come presidente, restando lui proprietario della Virtus.

Si sono accordati in pochi secondi. In realtà, poco o nulla cambierà al vertice della Buckler, almeno fino a che Cazzola non l'avrà venduta, come annunciò due settimane fa e come ha ribadito ieri, non negando però di poter proseguire, come i suoi atti rendono ormai trasparente. Cazzola-Bucci era già prima l'asse forte della Buckler, qualcosa di più d'un rapporto presidente-allenatore: in pratica, riassumevano l'intera società, che il proprietario teorizza "corta" (affiancata invece da una squadra "lunga"). La collaborazione è stretta, le frequentazioni familiari, tra le due ville a un tiro di schioppo, sull'altopiano di Sasso Marconi, poco fuori città. 46 anni Cazzola, 48 Bucci, stessa infanzia al quartiere popolare della Bolognina, stessi pomeriggi nei cortili del collegio dei Salesiani, i due s'erano persi di vista. Il patron, al Nord Europa, avviava le sue fortune, quando il coach già batteva il marciapiede del basket: Fortitudo, Rimini, Fabriano, Livorno, Verona, Pesaro e Virtus le squadre della sua carriera, ricca di 3 scudetti, tutti a Bologna, e altrettante Coppe Italia.

Le battute sono scontate: Bucci tratterà con se stesso, allo specchio, contratti e premi, s'infliggerà richiami e multe. In realtà, il rinnovo biennale del contratto da allenatore gli era già stato garantito prima. La sua vita resterà di palestra. Consigli strategici sulla costruzione della squadra ne dava già. Le parole per dirlo, i due, le hanno scelte così. Cazzola: "Annuncio con orgoglio che Bucci è il nostro nuovo presidente. Gli ho sempre dato il massimo della fiducia, lui non si è mai tirato indietro". Bucci: "Ho accettato perché c'è Alfredo. Non cambia niente nel gruppo, lavoreremo alla stessa maniera. Andrò in Lega, posso dare un contributo guardando i problemi con un'ottica tecnica che là talvolta manca. Vorrei essere una voce per tutti i miei colleghi". Ma intanto, sempre ieri, Cazzola ha annunciato la sua nuova proposta a tutti i proprietari di club: contare di più e farsi rappresentare di meno. Ha spedito un fax per avere allo stesso tavolo, il 27 gennaio in un meeting in Lega ("la nostra piccola confindustria"), tutti i padroni dell'A1: "per decidere cosa vogliamo fare da grandi, in un basket avviato verso un totale professionismo". Cazzola nega di voler fare il manager di questa Superlega: è indubbio che vorrebbe trainarne le riforme.

CARO BUCCI, FACCIA IL PRESIDENTE

Cazzola affida la sua carica al tecnico bolognese. Il patron della Virtus convoca i proprietari dei club in Lega: "Chi spende miliardi deve decidere". Per la prima volta in Italia un tecnico sarà anche numero uno della società. Alberto: "Accetto volentieri perché al timone c'è sempre Cazzola"

di Gianni Cristofori - Il Resto del Carlino - 16/01/1996

 

Della serie "Non finirà mai di stupirvi". A una dozzina di giorni dall'annuncio ufficiale "vendo tutto e mi ritiro", Alfredo Cazzola estrae dalla manica un altro asso e lo getta sul tavolo di un'affollatissima conferenza stampa. Tutti sapevano che lì, nella sede della Promotor di via Milazzo, il padre-padrone virtussino avrebbe annunciato il nome del nuovo presidente della società, ma nessuno si aspettava che il nome fosse quello di Alberto Bucci. Eppure è così: il coach della Bolognina, quartiere che ha visto giocare da piccolo anche Cazzola, sarà il primo tecnico nella storia del basket italiano a ricoprire contemporaneamente il duplice incarico seguendo la strada tracciata da Pat Riley a Miami.

"Una scelta simpatica", aveva annunciato mister Motor Show nel parterre di Piazza Azzarita prima di Buckler - Cx Siena. E molti hanno pensato a Dante Stefani che di Cazzola è grande amico e ha un cuore bianconero. Troppo ovvie le altre candidature per essere prese in considerazione, ma a nessuno è venuto in mente che Alberto Bucci è l'uomo che nei momenti difficili (e questo lo è) ha con il proprietario della squadra-campione un rapporto privilegiato, profondo e di grande stima. E soprattutto è il personaggio più adatto per rappresentare il basket giocato, con tutte le sue problematiche e i suoi problemi, negli uffici della Lega. Un po' provocazione, un po' atto di fiducia, quello di Cazzola, forse un tentativo di far trovare un interlocutore diverso, sicuramente accattivante, ai colleghi delle altre società e al mondo esterno.

Ecco perché, dal 29 gennaio, data dell'assemblea dei soci, Bucci sarà il nuovo presidente. "Un'idea nata pochi giorni fa - spiega Cazzola ribadendo che non cambia la sua decisione di vendere la società - e che ha provocato in entrambe le parti grande entusiasmo. È una scelta che nasce all'interno di un gruppo affiatato e ristretto che ha ottenuto grandi risultati. Non poteva essere altrimenti".

"E io ho accettato - risponde Bucci - perché me l'ha chiesto Cazzola. Non credo ci saranno problemi sedendo contemporaneamente sulla panchina e dietro una scrivania, forse avrò qualche difficoltà all'inizio soprattutto perché dovrò misurare le parole distinguendo bene se farle uscire dalla bocca dell'allenatore o da quella del presidente. Presidente - dice ridendo - che ovviamente ha massima fiducia nell'allenatore anche se per adesso non è previsto alcun aumento di stipendio. Ma a parte gli scherzi, credo di poter dare un piccolo contributo portando una voce tecnica all'interno della Lega. Penso che questo sia l'aspetto più importante della mia nuova carica".

Ma le sorprese di Cazzola non si esauriscono qui. Proprio ieri, dalla sede della Promotor, è partito un fax indirizzato a tutti i proprietari delle società di A1. Una convocazione-invito per un "meeting" che dovrebbe tenersi il 27 gennaio negli uffici della Lega. Organizzato, ovviamente, dal patron bianconero., probabilmente il risultato del compromesso raggiunto dopo la presentazione delle dimissioni da parte del numero uno virtussino in giunta. "Sono contento - dice - di aver sollevato un gran polverone, di aver improvvisamente provocato un dibattito. Chiaro che il basket c'era prima di noi e ci sarà anche dopo, ma è ora di cominciare a chiederci cosa faremo da grandi. Non dobbiamo ritrovarci al circolo della caccia per fare quattro chiacchiere, abbiamo investito miliardi e per questo siamo imprenditori del basket professionistico. Credo che la Lega debba diventare la nostra Confindustria e i suoi uffici servano anche per dicutere del nostro futuro". Parole di chi giura di voler vendere e di non essere interessato a diventare manager della Lega. "Sì, lo confermo. Cerco un acquirente".


 

IL RITORNO DI BUCCI: "PER OTTENERE GRANDI COSE CI VUOLE GRANDE DESIDERIO"

di Massimiliano de Panfilis - www.virtus.it - 26/02/2016

 

Una carriera entusiasmante: 3 scudetti, quella della stella e tanto tanto altro, 7 stagioni da capoallenatore in 3 stint diversi, succede a Francesco Bertolini alla presidenza bianconera. Alberto Bucci presidente non è novità assoluta, proprio dopo un ventennio da quel 1996 dove aveva già ricoperto temporaneamente questa prestigiosa carica. In un freddo pomeriggio di fine febbraio, ricomincia l’avventura.

Pietro Basciano, presidente Fondazione Virtus – “Quando ci siamo visti con Alberto per parlarne, ho trovato una carica in lui che neanche un diciottenne ha, mi ha dato una lezione di vita e ho capito quanto è profondo l’animo di questa persona, è sono fermamente convinto sia una scelta giusta, è un bolognese e conosce meglio di noi questo mondo, ha lavorato e ha nel cuore la Virtus e ha a cuore le sorti di questa società. Nel momento in cui gli è stata chiesta una mano per la società, non c’è stato in lui il minimo dubbio, chiedo la massima collaborazione visto che il momento non è dei più facili. La carica e la voglia di fare di Alberto sarà trascinante, ridarà una scossa all’ambiente. In Fondazione abbiamo fatto fatica a trovare una figura adeguata per fare il presidente, ammettiamo gli errori (solo gli ignoranti non lo fanno) e andiamo avanti”.

Dopo aver salutato i presenti, il nuovo presidente della Virtus Alberto Bucci prende la parola, visibilmente emozionato, nonostante la sua storia.

“Ho detto sì con entusiasmo perché penso di poter contribuire e fare qualcosa di buono per le VuNere, una società speciale”.
“Oggi ci insegnano che superare gli altri è la cosa migliore, ma io sono qui per lavorare bene con le altre persone che ci sono, e sono convinto ce la faremo. Ho avuto tantissime esperienze favolose con la Virtus, tutti, giocatori, tecnici, dirigenti, sono stati artefici fondamentale per i successi del passato per questa società ed è la cosa più importante. Il pubblico ha goduto di questo, oggi la situazione è più difficile, il momento di empasse è chiaro e il cuore non batte più con la stessa intensità. Andare a una festa con l’amico è facile, quando l’amico è malato fai più fatica ad andarlo a trovare. I bolognesi ci diano un credito, per ripartire per un futuro migliore, non voglio fare appelli ma pensiamo quanto è stato bello il passato (cita tra le altre l’Avv. Porelli tornando in pullman scendendo in Piazza Azzarita, la gioia smisurata dei tifosi al rientro da Barcellona all’aeroporto)”.

“La società oggi ha bisogno, i giocatori hanno bisogno, qui cerchiamo soluzioni (e oggi l’unica che dobbiamo cercare è la salvezza), non colpevoli, poi una volta raggiunta faremo di tutto perché la Virtus vada bene e riprenda il posto che merita. Faccio già da oggi la dichiarazione che se un domani ci fosse una persona capace e col cuore e sangue bianconero, che volesse prendere in mano le redini della società io non farò subito un passo indietro ma 2, anzi 22. Per il bene della Virtus. Fare risultato è necessario e per farlo occorre avere passione, desiderio, se i giocatori giocano col cuore e sputando sangue, bisogna comunque applaudirli, lo scopo oggi è quello di rimanere in serie A, dirò a Valli di star sereno e sorridere, che la sua posizione è tranquilla e lavorando bene si andrà avanti. L’assenza di Ray è stata drammatica per questa squadra, poi tutte quando le cose non vanno per il verso giusto, tutto riesce più difficoltà, ad esempio molte partite punto a punto sono andate nell’altra direzione. Tutti vogliamo vincere, l’ambiente è motivato ma ci sono momenti in cui sono quelli che ti stanno intorno a farti sentire bene, anche se tu sei malato, e non è solo una metafora ma prendo ad esempio il mio caso. Se pensi che stai male è tutto difficile, io finisco domenica il sesto ciclo di chemio, ma oggi vedo solo il bello delle cose, sono contento di svegliarmi ogni mattina e faccio tutto con una vitalità forse che prima non avevo. Potrei morire stasera, magari sotto a un camion, quindi il concetto è che io e noi vogliamo vivere tutto quel che si può al massimo e dare il massimo, sempre, l’obiettivo comune per cui tutti lavoriamo qui oggi è la salvezza. E sono confidente che ce la faremo”.

Gli auguri ricevuti da tutti il mondo del basket e non solo lo supportano, dal presidente della Lega Marino a quelli di Petrucci, da Ettore Messina direttamente da San Antonio, a quelli di Carletto Ancelotti da Monaco di Baviera. Scherzosamente ammonisce il reggiano che quando si incontreranno, da oggi terrà le parti di Rumenigge (presidente Bayern).

“Io sono arrivato qui nel ‘83, nel ‘93 e nel 2003, sempre chiamato per vincere a distanza di un decennio, questa invece è un’avventura diversa e dobbiamo salvarci, ho 67 anni e non so per quanto vivrò ancora, ho accettato questa sfida di getto, non penso a come verrò ricordato, soprattutto se non dovesse andare come speriamo, mi interessa la gente, credo nella gente, darò tutto quello che ho per la felicità della Virtus, sono un sognatore che ha preso a volte tante fregate, ma meglio avere una fregata e un amico in più, che non prenderne mai perché sei senza amici”.

“Pur essendo un allenatore, non darò consigli a Valli se lui stesso non me li chiederà, lo metterei in difficoltà, non disturbo il coach che è bravo, al massimo sarò contento se la mia presenza servirà da stimolo per i ragazzi e collegare il cervello al cuore. Ho cominciato ad allenare grazie a Beppe Lamberti, Fortitudo, lui mi ha dato lo spirito e io lo ho imitato, nell’83 Porelli mi corse dietro, ero appena stato espulso a Fabriano per un arbitraggio indecente, chiedendomi se avessi già firmato e mi disse di aspettare, quella volta mi vennero le lacrime agli occhi e capii che nella vita le cose succedono. E sono belle”.

Daniele Fornaciari, dopo aver raccontato qualche aneddoto riguardante il nuovo Presidente, gli regala una cravatta ovviamente griffata Virtus, più sobria di quelle sfoggiate da Bucci, ma di buon auspicio per un futuro che deve essere più luminoso.


BUCCI: "VORREI FARVI INNAMORARE"

di Giorgio Burreddu - Corriere delle Sport-Stadio - 05/07/2016

 

"Quando mi hanno detto che avevo un tumore ho creduto di morire, e allora ho pensato alle cose belle che mi stavo portando via, alle cose positive, a quelle che avevo fatto, a mia mamma e al mio papà, a mia moglie, ai figli, agli amici e a qualche emozione. Non porti via i soldi, gli oggetti, la barca, le piscine, le case. Ti porti via le emozioni. Mi chiedete come si progetta il futuro. Dico questo: noi siamo abituati a lamentarci che il passato è sempre troppo veloce, che ci voltiamo ed è già alle spalle, mentre il futuro è sempre troppo lento ad arrivare. Ma noi viviamo ora adesso e qui, dobbiamo vivere bene questa giornata, allora uno può programmare il presente: il futuro è una conseguenza. Magari quello della Virtus non è un presente facile, c'è bisogno di lavorare, c'è bisogno di gente che venga con entusiasmo. E' facile dire la Virtus vinceva, la Virtus faceva, la Virtus era. E' vero. Ma c'erano imprenditori che investivano al di là di qualsiasi cosa, mettevano sul piatto ogni anno una potenza molto grossa, e di conseguenza si agiva. Adesso è diverso. Ritrovare quelle cose è difficile. Gente che voglia collaborare ce n'è, ma qui ci vuole gente che creda nelle cose, che creda che fare qualcosa per i giovani e per lo sport è importante, che creda che nella vita non è importante quel che ci portiamo via quando finisce, ma è importante quello che lasciamo». L'emozione rende l'uomo libero. Di vedere le cose da punti di vista differenti. Come fa Alberto Bucci, con la sua voce modulata e soffice che sembra panna montana. E per fortuna che ancora ci sono questo questi signori con le rughe e che prima di dire una cosa fanno una pausa, pensano, e prima di parlare sorridono anche un po'. C'è chi la retrocessione della Virtus l'ha definita un lutto (è Ramagli, e ci sta). Bucci invece preferisce ripartire da qui: «E' stato un immenso dispiacere. L'ho vissuto dentro, nell'anima, ma ho cercato di pensare subito che non devi mai piangerti addosso. Bisogna fermare le lacrime e i pianti. Più tempo perdi e meno tempo hai per sistemare le cose".

Allora parliamo di futuro: come si progetta?

"Ci vorrebbe qualcuno che si innamori di questo progetto. Non voglio sindacalizzare sui soldi della gente, ci mancherebbe. Ma è chiaro che abbiamo delle idee, delle volontà, delle aspirazioni. Sarebbe strano il contrario".

Tipo essere ripescati in A?

"Me lo auguro. Tornare su noi, e anche Fortitudo, perché no. L'A1 costa molto, costa il doppio per le tasse che ci sono. Niente è facile".

Cosa state facendo perché diventi realtà?

"Siamo lì, ci vogliamo provare. Ci siamo. Noi portiamo tutte le opzioni, le idee, le cose positive che possiamo fare. C'è l'assemblea di Lega (oggi ndr). Poi tutto andrà portato al consiglio federale".

Ma il ripescaggio è un bene o un male? Nel senso: guadagnarsi la promozione non è meglio?

"Noi abbiamo sbagliato e siamo retrocessi, però ci sono tante situazioni che dovete analizzare voi e non io. Magari molte volte retrocedi perché spendi spero più del doppio in tasse?".

Ritrovare un derby passa sopra al fatto di ritrovarlo in A2?

"Delle volte ti toccano cose che non vorresti, ma ti toccano. Il derby è la vita di Bologna, il derby è basket city, è qualcosa di bello e di meraviglioso. Bologna ha una grande civiltà sportiva. Siamo diventati basket city anche e grazie al derby".

Quindi non è finita un'era?

"Ma no. A volte inciampi, cadi, e ti rompi un ginocchio. Devi solo avere la forza di alzarti e camminare. La Virtus è lì, ha voglia di continuare, ha voglia di andare avanti".

Si è mai pentito di accettare la presidenza? Il suo nome fatalmente resterà anche (ovviamente non solo) legato a questa stagione.

"Pentito? Macché. Quando faccio una cosa la faccio con entusiasmo. Ho un'età che mi permette di farlo. Tanta gente mi ha fermato e mi ha detto di crederci, che ci credono anche loro. E' così, e quindi bisogna solo lavorare a fare le cose giuste. Poi penso che l'importante sia il rispetto verso la Virtus, verso la sua storia. Questo sì".

Ramagli cosa può dare in più al progetto Virtus?

"Può dare la sua esperienza per quello che ha fatto nel settore giovanile, per quello che ha fatto ad alto livello coi giovani. E uno che conosco, lo conosco bene, e sono contento perché darà un contributo importante".

Che tipo di squadra sarà la Virtus del prossimo anno?

"Cerchiamo di mettere dentro più giovani possibile. Ma bisogna stare attenti e fare le cose con la testa. Se vai in A1 diventa anche importante non bruciarli. Ci vuole rotazione, bisogna saperli gestire. Diverso l'A2, perché magari puoi investirci un po' di più anche e ti ritrovi in casa gente importante".

Sul mercato come avrete intenzione di operare?

«Noi sappiamo che cosa ci interessa, ma chiaramente non possiamo fermare giocatori che sarebbero importantissimi in A2 ma meno importanti in A1. Bisogna vedere, aspettare e considerare tutto».

Campagna abbonamenti. Trovato ha poco tempo per metterla insieme e sarà un tassello fondamentale per ripartire bene la prossima stagione.

«Ci siamo già incontrati e ne abbiamo parlato. Anche qui, abbiamo progetti e soluzioni. E' uno dei tasselli, senza dubbio. Ma non possiamo raccontare alla gente delle bugie, non vogliamo gabbare nessuno. La campagna abbonamenti sarà adeguata».

Pagliuca è sempre uno di vostri super-tifosi? Quanti abbonamenti farà per darvi una mano?

«Gente come lui può farne uno, due abbonamenti, venire a vedere le partite e stop. Invece no. Ha dato un contributo molto importante, per cui quando lo incontro gli stringo sempre la mano e gli dico grazie».

A Valli invece cosa ha detto? Se n'è andato via così?

«Non voglio più pensare al passato. Il silenzio è la miglior medicina per le ferite. Serve a tutti. Anche a Valli, che farà bene dove andrà. Ci sono momenti in cui le storie finisco, e poi si parla di eroi o di colpevoli. La colpa adesso sarà solo la mia. Perché bisogna avere la forza di prendersi la responsabilità».

 

BUCCI: IL PALAZZO PIENO L'EMOZIONE PIÙ BELLA DELLA SERATA. BILANCI A GENNAIO, MA SE I GIOVANI SONO QUESTI SIAMO COMPETITTIVI

tratta da bolognabasket.it - 04/10/2016

 

Dopo la vittoria all’esordio il presidente della Virtus Alberto Bucci è stato intervistato da Luca Sancini su Repubblica.
Ecco le sue parole: Prima della palla a due mi sono girato e ho visto il palazzo pieno. L’emozione più grande della serata.

Bucci, che effetto fa ritrovare buona parte di un popolo che sembrava disperso, ma poi riappare in tribuna senza troppi proclami di fede? E’ la risposta migliore, e lì non avevo dubbi. Puntiamo su cuore e appartenenza, poi arriveranno anche i bei canestri.

Secondo tempo: Jones perde un pallone a metà campo e in tre della Virtus si lanciano a terra a cacciarlo. E lei si alza in piedi a pugni chiusi, come davanti a una schiacciata. E’ vero, ho esultato perchè quella è l’immagine da cui ripartire. Uno dei tre era Lawson, che con la partita che stava facendo non aveva certo bisogno di quel gesto per guadagnarsi stima. E invece l’ha fatto, sono piccoli particolari ma fanno capire molto di un gruppo e dello spirito che sta nascendo.

Seduto vicino c’era Massimo Zanetti, il patron della Segafredo, lo sponsor. Che vi siete detti? Mah, credo di avergli anche tirato due gomitate: io durante le partite mi agito, urlo, mi muovo. Gli ho detto “mi scusi, l’ho colpita”. E lui: “faccia, faccia, non si preoccupi”. Sono felice che sia venuto e che abbia visto questa squadra e questo pubblico, al di là del risultato, comunque importante per partire col piede giusto. Dobbiamo farlo innamorare della Virtus e serate come quella di domenica aiutano.

E dei ragazzi che dice? Tutto il bene possibile. Penso a Danilo Petrovic, ha 17 anni ed è entrato da titolare, a marcare uno come Bobby Jones. Penna ha fatto una grande partita, Oxilia e Pajola hanno dato il loro contributo. E Ramagli li ha messi in campo sul match punto a punto. Aspetterei gennaio per fare un bilancio, ma se i giovani della squadra hanno un impatto così, allora diventiamo competitivi e potremmo avere qualche ambizione in più.

Lo scorso anno quando arrivò disse che voleva vedere più sorrisi dal coach. Valli aveva i suoi problemi, Ramagli pare più ottimista. L’ho voluto io perchè ha qualità umane e tecniche: personalità nel confronto coi veterani, capacità di dialogo coi più giovani. Sta facendo un lavoro eccellente.

BUCCI: I NOSTRI GIOVANI SONO MERAVIGLIOSI, E NOI VOGLIAMO CHE SI CONFRONTINO CON LE DIFFICOLTÀ PER CRESCERE

tratto da bolognabasket.it - 14/10/2016

 

Il presidente della Virtus Alberto Bucci è stato intervistato dal Resto del Carlino, confermando tra l’altro che la società aderisce alla raccolta fondi promossa dal quotidiano bolognese per il palasport di Arquata del Tronto.
Ecco le sue parole:

Partecipare alla raccolta fondi per il palasport di Arquata del Tronto è un atto dovuto. Noi per questo tipo di iniziative ci saremo sempre e per essere ancora più protagonisti, oltre al classico box dove il pubblico potrà versare la propria offerta, domenica contro Mantova ci saranno anche 4 ragazzi del settore giovanile che in divisa andranno a raccogliere le offerte del pubblico.

Questo significa che la Vu Nera non è solo pallacanestro, ma volete che veicoli anche dei valori? Non siamo noi a volerlo, la Virtus l’ha sempre fatto. In questo caso si tratta di aiutare una comunità che è stata colpita dal terremoto, in futuro purtroppo ci saranno altre occasioni. Prenderemo la palla al balzo non solo in campo, perchè vogliamo stare in mezzo e vicino alla gente.

Tra questi valori c’è anche la responsabilità di crescere i giovani? Per chi arriva da noi c’è un impegno preciso con la famiglia. Poi c’è chi andrà più lontano e chi dovrà accontentarsi, ma il nostro impegno educativo c’è sempre. Io sono contento che sia stato accolto il mio progetto di dare spazio a 4 giovani che secondo me possono giocare in A2, ma noi non lavoriamo solo con loro.

A giudicare dalla prestazione di Imola, la sua è stata una scelta azzeccata. Di chi è il merito? Un mix tra i loro compagni e l’allenatore. Ramagli ha il coraggio di metterli in campo sullo 0-0 e non quando la squadra è avanti di 20-30 punti, i compagni sono bravi ad accettare e mascherare i loro alti e bassi e i loro errori. Non vorrei esagerare con gli aggettivi, ma dire che sono meravigliosi mi sembra l’appellativo giusto. Si è creato un buon gruppo, dove chi ha più esperienza non si fa problemi a dare una pedata nel sedere se è necessario, ma dopo un minuto ha già resettato e dà un’altra possibilità a chi per crescere ha anche bisogno di sbagliare.

Il pubblico avrà la stessa pazienza, o dopo Imola si aspetterà sempre l’alto livello? I nostri tifosi sono competenti e vogliono bene alla Virtus. Sanno che l’unica cosa che abbiamo garantito è il massimo impegno in ogni partita. Questo vale per tutti, con una piccola differenza: chi ha esperienza sa che il pubblico non si delude se si esce dal campo non avendo più nulla da spendere. I giovani – invece – a volte si bloccano per la paura di deludere. Loro devono giocare senza la paura di commettere un errore. Chi ci viene a vedere sa che il loro rendimento potrà essere altalenante.

Sta tentando di proteggere i suoi ragazzi? No. Noi non siamo come quei genitori spazzaneve che puliscono costantemente la strada ai loro figli, ma per farli crescere vogliamo che si confrontino con le difficoltà che sono in grado di affrontare. Non abbiamo paura che possano commettere un errore di troppo, ma allo stesso modo sappiamo che giocare una buona partita è un passo importante verso il traguardo, ma non è il traguardo.

BUCCI: "QUESTA SQUADRA ENTRERÀ NEL MUSEO DEL CLUB. E ORA 5 STRANIERI E 7 ITALIANI"

tratto da bolognabasket.it - 23/06/2017

 

 

Il presidente della Virtus Alberto Bucci è stato intervistato da Andrea Tosi sulla Gazzetta dello Sport
Ecco un estratto delle sue parole.

Sul valore della promozione. Tantissimo e non solo sotto l’aspetto sportivo. Più che una risalita è stata una catarsi. Avevamo bisogno di ripartire con uno spirito diverso dagli anni precedenti. Quella retrocessione nessuno la voleva, ma ci voleva. E’ servita per spezzare anni di salvezze stentate che avevano allontanato molti tifosi. La stagione di A-2 ci ha purificati favorendo anche un ricambio generazionale tra i nostri abbonati. Oggi abbiamo tanti giovanissimi alle nostre partite.

Sul suo stato di salute. Non nascondo la mia malattia, gli esami non vanno bene, ma il basket mi dà una grande carica per vivere nel presente e per guardare ancora avanti.

Sul paragone fatto da Ettore Messina tra questa promozione e lo scudetto della stella. Ettore è sempre molto caro con me. Ha ragione perché non contano i titoli in sé ma il momento in cui li cogli. Questo successo rappresenta la nuova era Virtus. E questa squadra entrerà nel museo del club.

Sulla voce di aver salvato coach Ramagli dopo la sconfitta interna contro Casale. È stato il momento più difficile ma anche più decisivo della stagione. Gli siamo stati vicini, anche i consigli servono in un rapporto di condivisione. La squadra stentava ad inserire Stefano Gentile. Da lì ha fatto 6 successi di fila in trasferta che ci hanno lanciati in A.

Sulla nuova Virtus. Faremo 5 stranieri più 7 italiani. L’idea è prima consolidarci poi rinforzarci. Il prossimo campionato ci indicherà i ruoli sui quali intervenire con giocatori di qualità.

 

BUCCI: "LA VIRTUS È LA COMPAGNA DI UN BELLISSIMO VIAGGIO, PER ME È DIVENTATA TUTTO"

tratto da bolognabasket.it - 02/07/2017

 

Il presidente della Virtus Alberto Bucci è stato intervistato dal Resto del Carlino, e ha ripercorso le tappe della sua carriera in bianconero.
Ecco una sintesi delle sue parole:

Gli inizi in Fortitudo (1973/74) e dieci anni dopo l’arrivo in Virtus. Per ingaggiarmi l’avvocato Porelli mi inseguì per le scale a Fabriano, mentre uscivo dal campo perché ero stato espulso e fin da subito feci esperienza con la sua finta durezza. Vinciamo la stella a Milano, lui non mi fa i complimenti e mi dice che per vincere uno scudetto io ero dovuto andare alla Virtus, io rispondo che era la prima volta che allenavo in serie A e lui finisce la discussione ammettendo che pure lui commette degli errori. Era una persona generosa e una volta mi disse che il suo obiettivo era vincere ogni quattro anni, diversamente la pallacanestro perdeva di interesse. Ho avuto tanti presidenti, lui è stato l’unico a dirmi una cosa del genere.

Il primo ritorno con Cazzola. E’ il 1993/94. Alfredo mi chiama, avevamo frequentato i salesiani insieme ed eravamo della Bolognina e mi chiede di allenare la Virtus, dicendomi che capiva il fatto che non si potessero vincere tanti scudetti consecutivamente. Il nostro rapporto era molto forte, ero spesso a casa sua e la nostra sintonia si rivelò importante, nel lavoro non ti regala nulla ma era riconoscente.

La promozione in serie A. Credo che la nostra stagione possa racchiudersi in un aneddoto. A metà campionato Spissu non sta giocando bene. Gli chiedo se si sente stanco: lui mi dice che ha 22 anni e non ha il diritto di sentirsi stanco. Questa è una frase che non mi dimenticherò mai perché vuol dire che non cercava scuse: se giocava male era perché giocava male e non perché era stanco. E questo è un altro fatto di una squadra che dava segnali di una compattezza unica, tutti hanno voluto dare il loro contributo.

La Virtus per Alberto Bucci. E’ la compagna di un bellissimo viaggio, che prima o poi so che finirà. A volte finisce perché vai via, a volte perché la vita finisce. Mi ha dato tanto perché quando sono arrivato ho vinto lo stella e nel tempo è diventata un’amante, un’amica, una sorella o una figlia. Sono andato e ho allenato e lavorato da altre parti, ma per me la Virtus è diventata tutto.

Sull’iniziale rifiuto della Virtus, per i suoi problemi a camminare. E’ vero e mi era dispiaciuto, poi incontrai Beppe Lamberti e mi disse che mi avrebbe fatto allenare tutte le squadre del settore giovanile della Fortitudo. Quel rifiuto e quell’esperienza mi hanno insegnato il rispetto per il lavoro degli altri ed è il motivo per cui io auguro alla Effe di salire l’anno prossimo. Noi dobbiamo abituare il nostro pubblico, che è fantastico, al rispetto reciproco: godere della propria vittoria non implica compiacersi della sconfitta dell’avversario. Non è nelle mie corde: io sto bene quando vince la Virtus, ma non sono contento se hanno perso gli altri. Non ho invidia per nessuno, ho smesso di odiare perché perdi tempo, stai male tu e chi è odiato gode nel farti star male. Non posso preoccuparmi di chi non mi vuole bene.

Sull’apertura del prossimo capitolo. Non si è chiuso un capitolo, la promozione è un paragrafo di un capitolo che vuole rivedere la Virtus ai vertici della pallacanestro italiana. Io spero si esserci, quando non ci sarò più spero che la V nera sia ancora più avanti, non so quanto durerà la mia vita. Noi faremo come quel trenino che lentamente attraversa le montagne, ma alla fine arriva dove dovrebbe arrivare.

 

BUCCI: “CAMPAGNA ABBONAMENTI DOPO METÀ AGOSTO. IL PUBBLICO GIUSTAMENTE SOGNA UN CAMPIONATO DI VERTICE, IO OGGI DICO PLAYOFF"

tratto da bolognabasket.it - 27/07/2017

 

Il presidente della Virtus Alberto Bucci è stato intervistato sul Resto del Carlino.
Ecco un estratto delle sue parole:

Sulla campagna abbonamenti. Partiremo dopo la metà di agosto, perchè vogliamo avere la squadra pronta.

Su un possibile campionato di vertice. Questo è quello che il pubblico giustamente sogna e io posso dire che è bello sognare, ma se io adesso dovessi avere un obiettivo direi che voglio entrare nei playoff. Nel primo anno che ritorniamo in serie A, entrare subito nei playoff sarebbe un grande risultato perchè ci sarebbe grandi risposte sul futuro: sapere di cosa questa squadra ha bisogno per migliorare la nostra posizione nella stagione successiva.

Un esame di maturità? Credo che sia una prova di una squadra che si riaffaccia alla serie A. Dei giocatori che sono retrocessi non è rimasto nessuno e c’è una squadra che viene dalla serie A2, perciò dobbiamo misurarci con questo nuovo campionato. E’ vero che Alessandro Gentile, Pietro Aradori e Shane Lawal, se verrà, sono giocatori di alto livello, ma vanno messi insieme, ognuno deve ritagliarsi il suo spazio e gli deve essere data la possibilità di tirare fuori il meglio di se stesso.

Sulla scelta forte di Aradori e Gentile. E’ molto bello. Sono le cose che ci hanno affascinato. Un giocatore come Aradori che dice voglio stre qui, voglio finire la mia carriera qui: è un fatto positivo perchè sta dicendo che vuole diventare un giocatore Virtus e non vuole essere uno che un giorno è qui e poi va da un’altra parte. Alessandro ci ha detto “voglio la maglia numero zero” perchè voglio ripartire da qui. Per stare con noi si è ridotto lo stipendio di un sesto e questo è un altro risultato importante. Non è sufficiente dire che si parte con il piede giusto, perchè si comincia in maniera giustissima, poi anche con gli altri giocatori che stiamo valutando cerchiamo persone che possano integrarsi nella nostra squadra. Lawal ha già giocato per Ramagli, è stato compagno di Umeh e viene qui dipinto da tutti come un ragazzo eccezionale. Se tutto va come deve andare prenderemo un ottimo giocatore.
Chi ha deciso? La decisione finale è stata solo mia e di questo mi assumo tutte le responsabilità del caso.

Sul capitano. Non ho ancora parlato con Ramagli e non voglio andare a indagare su cosa Alessandro vuole fare. Credo che sarà Guido Rosselli, essendo anche il giocatore con più anni sulla carta di identità.

Sul fatto di non aver lasciato dopo la promozione. Faccio un esempio. Io dopo la Virtus avevo 7 squadre di A1 che mi cercavao, ma l’avventura che mi piaceva di più era quella di Livorno anche se era in A2. Lì abbiamo fatto la finale scudetto ed è finita dopo 4 anni. Ancora una volta avevo tante squadre che mi cercavano in A1, ma sono andato a Verona sempre nel secondo campionato. Devi fare le cose che ti fanno battere il cuore, se no non fai mai niente. Ho un’oetà che non ho il pensiero di dire “vengo via da vicitore”. Io sto bene, mi emoziono ancora a stare con la squadra, a parlare coi giocatori, nel vedere la gente che viene a palazzo. Sto bene, mi batte ancora il cuore, ho sempre fiducia nel mondo. L’importante è che la testa e il cuore si siano parlati e riescono a dire abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, abbiamo fatto quello che ci ha emozionato ed è per questo che sono felice.

 

 

BUCCI: “FAREMO UNA SQUADRA DI CUI ESSERE ORGOGLIOSI”

tratto da bolognabasket.it - 12/08/2017

 

Il presidente Virtus Alberto Bucci ha parlato a Luca Sancini di Repubblica. Un sunto dell’intervista.

“Il presidente Zanetti mi ha incoraggiato a costruire una squadra di cui andare orgogliosi, gli ho detto che può fidarsi. Cerchiamo un lungo che voglia stare qui un po’ di anni, quindi non trentenne.
Il rischio che i reduci dello scorso anno abbiano pochi spazi? Ho sfidato Ndoja a far canestro anche in serie A, mentre Rosselli è una bandiera. Avranno meno minuti ma non per questo meno importanza, saranno il ponte con il pubblico.
Il Paladozza? Contento di tornare, ma il Comune deve aiutarci. Erano stati previsti lavori al parquet in settembre, per questo non abbiamo organizzato amichevoli casalinghe, e ora sono stati rifissati in dicembre con il rischio di spostare partite già fissate. Per noi sarebbe un danno.
Campagna abbonamenti? Parte il 21, con premi per chi c’era lo scorso anno e pochi ritocchi”

 

IL PANATHLON BONONIA PREMIA ALBERTO BUCCI CON LA "TORRE DI MARATONA"

tratto da www.virtus.it - 08/12/2017

 

Un riconoscimento prestigioso per Alberto Bucci, presidente di Virtus Pallacanestro. E’ la “Torre di Maratona” che gli sarà consegnata dal Panathlon Club Bononia mercoledì prossimo, 13 dicembre, al Circolo Bononia di via Castiglione. Un premio ottenuto “con pieno merito per le doti umane e professionali e per l’importante promozione in Serie A della Virtus Pallacanestro”, recita la motivazione dello stesso.
La consegna sarà effettuata nel corso di una serata conviviale a cui sono invitati esponenti della società e del mondo sportivo, oltre che i giornalisti sportivi dei media cittadini.
Al termine della parte conviviale, un momento di dialogo sarà moderato da Alfredo Cazzola, indimenticato presidente e patron bianconero, oltre che amico d’infanzia di Bucci che sotto la sua guida societaria è stato anche allenatore vincente e già una prima volta presidente (nel 1996) della V nera. L’occasione giusta per approfondire i temi dello sport e dell’importanza anche sociale del movimento cestistico nella Città dei Canestri.

 

CIAO, ALBERTO. GRAZIE DI TUTTO

tratto da www.virtus.it - 09/03/2019

 

Virtus Pallacanestro Bologna, Fondazione Virtus e tutto il mondo della V nera dicono addio al Presidente, Alberto Bucci, che ci ha lasciato stasera dopo essersi battuto per otto lunghi anni, da guerriero generoso e tenace, per il bene prezioso della vita. Tutta la Società si stringe in un grande abbraccio a Rossella, Beatrice, Annalisa e Carlotta, a tutti i familiari e amici di un grande uomo, e condivide con loro questo momento di infinito dolore.

Ciao, Alberto. Sei nella Storia della Virtus. Grazie per averci regalato quella Stella che brillerà per sempre su di noi. Nessuno potrà mai dimenticare quello che ci hai insegnato.

 

ALBERTO BUCCI: LA FIDUCIA NEL FUTURO, LA VIRTUS NEL CUORE

di Marco Tarozzi - www.virtus.it 09/03/2019

 

Alberto Bucci ha vissuto intensamente, profondamente la sua vita. Anche queste ultime stagioni, rese più difficili da una malattia di cui non aveva timore di parlare, senza nasconderla. “Mi dicono: perché ne parli così apertamente? Rispondo: di cosa dovrei vergognarmi? Mica ho rubato…”

Quando il destino ha messo a dura prova la sua esistenza, lui ha fatto tesoro dell’esperienza, trasformandola in positività. Come quando, tante volte, si era trovato a spiegare che il pensiero della morte poteva trasformarsi un un inno all’esistere. “Non ho paura di morire. L’idea che un giorno io debba morire mi fa sentire vivo. Mi fa apprezzare ogni giorni che passo su questa terra, il tempo che dedico a mia moglie, alle mie figlie, ai miei affetti”.

La Virtus è sempre stata parte di questa vita, di questi affetti. Fin da quando ci arrivò per la prima volta, chiamato dall’Avvocato, da Gigi Porelli in persona. Una fiducia che ripagò andando a vincere subito lo scudetto della stagione 1983-1984. Non uno scudetto qualunque: il decimo, nella storia bianconera. Quello della Stella.

Eppure, l’Avvocato non gli aveva chiesto di diventare imbattibile. “La sua fu una lezione importante. Mi disse: vorrei arrivare a vincere uno scudetto ogni quattro anni, perché a vincere troppo si finisce per abituare la gente, in fondo anche ad annoiarla. E così, quando tornai alla Virtus chiamato da Cazzola, negli anni Novanta, e infilai due scudetti consecutivi dopo quello vinto da Ettore Messina, lui mi ricordò quelle parole: ecco, mi disse, ora la gente rischierà di annoiarsi…”

Non fu esattamente così. La gente si è divertita, con Alberto Bucci in panchina. E lui è entrato da attore protagonista nel mondo della V nera, vincendo tre scudetti, due edizioni della Coppa Italia, una Supercoppa Italiana, guidando la squadra dalla panchina per sei stagioni in tre diversi periodi, diventandone presidente per volere di Cazzola nel 1996, tornando a rivestire la stessa carica vent’anni dopo, il 25 febbraio 2016.

Tanto ha fatto, nel mondo della pallacanestro, anche oltre la Virtus. Capolavori furono gli anni giovanili tra Rimini e Fabriano, travolgente la cavalcata dalla A2 fino alla finale-scudetto del 1989 alla guida della Libertas Livorno (e indimenticabile la ferita di quella sconfitta contestata e contrastata con Milano), perle preziose le Coppe Italia vinte con Verona e Pesaro e le promozioni conquistate con Fabriano, Livorno e Verona, sempre ripartendo con spirito d’avventura, senza mai paura di affrontare il futuro.

Perché per Alberto, uomo incredibilmente e totalmente moderno, la vita andava costruita vivendo il momento. “Inutile guardare il passato. Ancora meno utile pensare al futuro. Tra un attimo tutti noi potremmo non esserci e tutto quello che avevamo pianificato svanire. Bisogna avere il coraggio di gustarsi il presente e vivere pienamente ogni attimo”.

Un pensiero che la malattia aveva certamente reso più solido, ma che gli apparteneva fin dai tempi dell’adolescenza, quando ai Salesiani divenne amico di quel ragazzo che dopo aver fatto fortuna e acquistato la Virtus, lo volle accanto a sé per renderla grande: Alfredo Cazzola.

Ai ragazzi, alla loro formazione e crescita, pensava continuamente. In pieno “spirito Virtus”, che è quello di educare i giovani e prepararli alle sfide della vita, prima ancora che a quelle del campo. E spesso ne parlava, alle conferenze in cui la sua grande capacità di comunicare e motivare trovava migliore espressione. “I bambini a cinque o sei anni raccontano storie bellissime, ricche di colori e parole. Bisogna saperli ascoltare, perché altrimenti quando saranno adolescenti non ci ascolteranno più. I figli sono una ricchezza: quando torniamo a casa, cerchiamo di parlare con loro. Se non ascoltano, facciamoli parlare. E se non parlano, facciamolo noi. Un po’ alla volta si creerà il collegamento. Non abituiamoli all’assenza, non permettiamo al nostro lavoro di allontanarci da loro”.

Nel 2015, la pallacanestro italiana ha riconosciuto l’enorme contributo di Alberto Bucci, aprendogli le porte della Hall of Fame della Fip, consegnandolo alla storia e alla gloria. Lui ha accettato con orgoglio la nomina. Sempre ragionando del domani del basket, senza mai voltarsi indietro, sviluppando idee originali sulla disciplina sportiva che è stata la sua vita, con grandissima lucidità: “La pratica sportiva è cambiata. Non possiamo fermarci a guardare indietro, dobbiamo prendere atto di questo e costruire uno spettacolo sportivo adeguato, in grado di rispondere alle esigenze del pubblico. Negli sport di squadra siamo al cospetto di una rivoluzione. Bisogna ricostruire gli schemi di gioco su questo, immaginando una strategia diversa in ogni fase di gioco, in grado di esaltare la tecnica. Si può e si deve fare, per salvaguardare lo spettacolo.”

Tre anni da presidente bianconero. Vivendo subito, con dolore, quella che sembrò a tutti una catastrofe sportiva, la retrocessione di cui lui, arrivato a quella carica tardi durante la stagione 2015-2016, non aveva alcuna colpa. Avrebbe potuto salutare, invece è ripartito per riportare la Virtus dove meritava, e merita, di stare. “Non posso pensarla in queste condizioni, e non voglio abbandonare la nave”. E’ rimasto sulla tolda, a far rinascere la squadra con la forza delle parole e delle idee. In una sola stagione è arrivata la promozione, il ritorno in Serie A, poi anche un posto nella Final Eight di Coppa Italia, che non incrociava la strada della Virtus da sei lunghe stagioni. E a seguire l’avventura di Virtus Segafredo, trovando subito feeling con Massimo Zanetti, col quale ha condiviso il grande sogno di una Virtus di nuovo tra le grandi della pallacanestro italiana. L’obiettivo che la proprietà tiene ben dritto davanti a sé, da oggi anche in memoria di un uomo che ci ha creduto fino in fondo.

Alberto Bucci se ne è andato dopo aver regalato al popolo bianconero quello che sognava. Dopo avergli restituito l’orgoglio. Se oggi il PalaDozza è di nuovo un meraviglioso catino pieno di passione ed emozione, gran parte del merito è suo. Voleva che quella tornasse ad essere la casa della Virtus, e che fosse piena di luce e di calore. Riuscire a realizzare quel sogno è stata la sua ultima, grande impresa.

 

CIAO ALBERTO, È SOLO UN TIMEOUT

Il ricordo di Bucci del cronista amico di una vita

di Walter Fuochi - bologna.repubblica.it - 10/03/2019

 

Contro la malattia combatteva da anni. Lo sapevano tutti, ne aveva parlato lui per primo, senza falsi pudori. «Sto lottando, ma è dura», aveva scritto negli ultimi sms agli amici di una vita. Parlandoci, ne avevano colto una voce più stanca, una volontà più vacillante. Da ieri sera Alberto Bucci non combatte più. Il lungo male se l’è portato via, a 71 anni, togliendolo alla sua famiglia, alla moglie Rossella e alle tre splendide figlie, al basket che lo piange, senza distinzione di maglie né bandiere, alla Virtus Bologna, di cui restava presidente, dopo esserne stato, per ben tre volte, allenatore: perché sempre, quando la Virtus pendeva, richiamava il suo Cincinnato dalle spiagge riminesi.

Il primo a crederci fu l’avvocato Porelli, quando Alberto era un vecchio ragazzo, l’allenatore rampante che veniva dai Salesiani, quartiere popolare della Bolognina: venne lo scudetto dell’84, il titolo della stella, il più caro a lui e a tanti, il decimo della gloriosa Virtus. Poi lo riarruolò Alfredo Cazzola, a metà anni 90: altri due tricolori. Infine, nel 2004, ricorse alla sua saggezza di uomo di sport a tutto tondo anche Claudio Sabatini, che la Virtus doveva riportare dall’A2 all’A1. Bucci non ce la fece, si fermò sull'ultima soglia, ma seminò. La promozione sarebbe arrivata l’anno successivo.
 

Tre scudetti a Bologna, tanto bel basket a Pesaro e a Livorno (lo scudetto mancato per un decimo di secondo contro Milano nell’89), a Verona e a Rimini, era partito dalla Fortitudo, l’altra squadra bolognese, che gli diede la prima panchina in A, subentrando a Dido Guerrieri. Già allora, a meno di trent’anni, Alberto lottava: da subito, la polio gli aveva segnato una gamba. E lui, in calzoncini corti come tutti i “sani”, in tempi in cui pensieri e parole politically correct ancora non smussavano il duro quotidiano di chi aveva qualcosa meno degli altri, dondolava e sorrideva. Sfidava, senza complessi. Si era anche specializzato, di recente, come motivatore, praticava una filosofia impastata di studi e di vita. Carlo Ancelotti, amico fraterno, ed Ettore Messina dal Texas, che volle come assistente in quello scudetto dell’84, avviandolo da lì ai noti firmamenti, erano ieri sera tra i primi a dolersi per la scomparsa.

Al PalaDozza l’avevano visto fino a poche partite fa, prima fila di parterre. L’ultimissima, a Firenze, Coppa Italia. Operato il giorno prima alla testa. «Che fai, Alberto, vai davvero?». «Il medico ha detto che posso». Pochi giorni dopo, rintracciato a casa, fu debolissimo. «Non sto bene, ti richiamo io». Poi il ricovero. Ieri sera, ormai attesa, la notizia della resa. Solo un time out, Alberto. A chi resta avrebbe detto di ricominciare. A giocare e a lottare.

CIAO ALBERTO

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Otto anni di lotta contro la malattia, un male che si faceva ogni giorno più crudele, non possono far dire che la notizia della scomparsa di Alberto Bucci sia giunta inaspettata, ma ugualmente ha lasciato un senso di vuoto, di smarrimento. Alberto diceva sempre che le parole hanno un valore molto relativo, se non accompagnate dall'esempio e di esempi Bucci ne ha lasciati tanti, dopo averci affascinato con le parole con cui così bene sapeva descrivere il basket, lo sport, la vita. Appena appresa la notizia, i ricordi si sovrapponevano, ma nessuna parola riusciva a sintetizzarli, e mi sono presto reso conto che nessun racconto poteva rappresentare un personaggio così amato dalla famiglia, dagli amici, dalla sua Virtus, dai suoi ex giocatori, ma anche dagli avversari. Amava dire che non bisogna mai smettere di rincorrere i sogni e Alberto non lo diceva solamente: i sogni li aveva sempre rincorsi, pur menomato da una polio giovanile, fu allenatore vincente ovunque, da Rimini (dove Tino al porto di Rimini, tra un motore aggiustato e l'altro, me ne tesseva le lodi), a Fabriano, a Verona, a Livorno e a Pesaro e, naturalmente alla Virtus, dove fu per ben tre volte allenatore e due volte presidente; poi i successi ottenuti anche nei tempi più recenti come allenatore delle nazionali over. I sogni però li inseguiva attraverso un impegno costante nel lavoro, lo ha dimostrato anche in questi ultimi tempi, c'era sempre, nonostante la malattia, ma lo dimostrò anche nel 1989, ai tempi di Livorno, quando volle andare in panchina, proprio contro la Virtus, nonostante una dolorosissima colica renale. Inutile elencarne nel dettaglio i tantissimi successi, più significativo parlare dei rapporti con i suoi giocatori, che Bucci sapeva anche strigliare, ma che sapeva motivare in maniera unica e con i quali instaurava rapporti di grandissima umanità. E Alberto, quando ti parlava, aveva la splendida prerogativa di fare sentire l'affetto che  aveva per gli amici veri, fossero giocatori, giornalisti, tifosi o persone al di fuori del basket. Sapeva dare carica e al tempo stesso tranquillità, spronava a dare tutto per raggiungere l'obiettivo, ma solo a quel punto, diceva, si può accettare serenamente la sconfitta, senza drammi. Ora non solo la Virtus, ma tutta la pallacanestro nazionale potrebbero apparire più sole, ma se sapremo tutti fare tesoro degli insegnamenti e degli esempi di Bucci, il suo sorriso ci accompagnerà.

 

L’EREDITÀ DI ALBERTO BUCCI, UN PATRIMONIO
CHE CUSTODIREMO GELOSAMENTE

Il Presidente guardava al futuro: un insegnamento prezioso per quanti insegnano basket ai ragazzi di Virtus Unipol Banca
tratto da www.virtus.it - 16/03/2019

 

Oggi che Alberto Bucci ci ha lasciato, mi piace sottolineare l’attenzione che ha sempre avuto non solo per il Settore Giovanile, ma in generale verso i giovani. Nelle nostre chiacchierate, mi stimolava a dimostrare di volere bene ai nostri giocatori, anche nella durezza degli interventi che noi allenatori talvolta dobbiamo mostrare. Ci tengo a salutarlo, e ringraziarlo per un contributo che magari da fuori non era necessariamente percepito, ma è stato fattivo per la nostra attività e per il modo in cui si è comportato con me, facendomi sempre sentire il suo supporto e l’appprezzamento per il nostro modo di crescere i ragazzi che vivono quotidianamente alla Porelli.

Ciao Alberto, ci mancherai molto nel rapporto quotidiano e ci mancherà il tuo sostegno continuo. Grazie di tutto.

 

Federico Vecchi
Responsabile Settore Giovanile
Virtus Unipol Banca

 

——

 

Alberto Bucci credeva nei giovani. Forse proprio per questo è rimasto, per tutta la sua vita, uno spirito giovane, curioso del domani e affamato di futuro. Ai ragazzi sapeva parlare, dai ragazzi sapeva farsi ascoltare, perché conosceva il loro linguaggio che è quello del cuore, quello di chi non deve pesare le parole se ha un concetto da esprimere.

 

Quante volte il Presidente è venuto a Bologna, la sua amata e mai dimenticata Bologna, e ha varcato la soglia della palestra Porelli, o del Csb come nell’ultima festa del Minibasket, per confrontarsi con i più piccoli atleti della V nera, e soprattutto con i loro genitori. Perché anche a loro, che hanno la grande responsabilità di indicare la via ai propri figli, Alberto aveva molto da dire. Ascoltarlo era una lezione affascinante, e lui era un libro aperto al quale attingere. Non metteva barriere, non c’erano gelosie: le sue esperienze erano a disposizione di tutti, e lui le raccontava con il fuoco dentro.

 

“Sono cresciuto ai Salesiani” spiegava sorridendo, “in un ambiente in cui l’attenzione verso il mondo dei giovani, sportivi e non solo, è sempre stata massima. Quando sono arrivato alla Porelli ho trovato la stessa sensibilità, la voglia di costruire caratteri e personalità, prima ancora che talenti del parquet. il nostro lavoro parte dai più piccoli ed arriva ai grandi in una congiunzione perfetta, in un solido intreccio di rapporti. Questi sono davvero i grandi valori che la nostra società ha dentro, e li può esibire con orgoglio”.

 

In ogni momento, parlando della Virtus del futuro, Alberto ha avuto ben chiari i valori che Gigi Porelli professava quando si mise in testa di dar vita alla struttura che oggi porta doverosamente il suo nome. Sapeva bene, Bucci, cosa aveva mosso l’Avvocato e sua moglie Paola, perché con quell’uomo dall’aria severa ed autorevole, in realtà innamorato della Virtus e di quelli che la popolavano, si era trovato subito in feeling, fin da quando lo aveva chiamato la prima volta, nella stagione 1983-84, per andare a vincere la Stella.

 

“Quando costruì questa palestra, Porelli aveva sogni che in gran parte si sono realizzati. Attraverso i tanti titoli italiani che il nostro settore giovanile ha vinto, da allora ad oggi, ma soprattutto attraverso la formazione di tanti ragazzi che sono diventati veri atleti e veri uomini dentro le mura dell’impianto che oggi porta il suo nome, Un ragazzo deve avere lo spirito, la voglia di venire a giocare rispettando i tanti principi che la Virtus sostiene e coltiva:  l’importanza del percorso scolastico, la lealtà nei confronti dei compagni, il rispetto di sé stesso”.

 

Lui il traguardo lo aveva sempre avuto ben chiaro davanti a sé, e sognava che questo accadesse anche ad ogni singolo elemento di questo Settore Giovanile. I nostri giovani, ripeteva, “un giorno dovranno essere uomini corretti e onesti, rispettosi di sé stessi e degli altri. E auguro loro di capire che la vita è una  cosa meravigliosa, il regalo più bello che hanno avuto dai loro genitori. Non si può sapere quali traguardi potranno raggiungere, ma dovunque arrivino auguro loro di farlo dopo aver espresso il meglio di quello che hanno dentro”.

 

Affascinati dalle parole, anche i genitori dei nostri ragazzi uscivano da questi incontri col Presidente un po’ più ricchi dentro. Perché lui aveva una stella da indicare anche a loro.

 

“Ascoltate i vostri figli, quando vi parlano. Non abbiate fretta, non seppellite le loro parole sotto ai problemi quotidiani, di vita o di lavoro. Ascoltate il loro richiamo, perché solo così non farete passare loro la voglia di aprirsi con voi, di sentirvi vicini”.

 

Alberto Bucci ci ha lasciato, ma le sue parole riecheggiano tra le pareti della Porelli, del Csb, ovunque ci sia qualcuno che trasmette i valori della Virtus. E in quelle parole lui resta vivo, e più che mai presente, tra noi. E continua a guidarci.

 

 

ROSSELLA BUCCI: LO SCUDETTO SAREBBE STATO IL CORONAMENTO DEI SOGNI DI ALBERTO

tratto da bolognabasket.it - 22/06/2021

 

Rossella Bucci, moglie di Alberto, è stata sentita da Dario Cervellati per Stadio. Un estratto dell’intervista.

“È incredibile pensare a quanti tifosi e a quanta gente che non conosco mi parli ancora di lui. Mi emoziona tanto questa cosa. Grazie ad Alberto ho avuto l’opportunità di avere contatti con persone che mi hanno arricchito tanto. Mi ha lasciato un patrimonio umano inestimabile.
Il giorno dello scudetto mi sono arrivati un sacco di video dagli amici di Alberto. Io non ero in casa. Stavo seguendo gli aggiornamenti del punteggio sul cellulare, poi mi sono andata a rivedere tutto quello che mi ero persa. Sarebbe stato il coronamento dei suoi sogni. Per la promozione era andato in giro per tutta Bologna sul pullman. Lui la Virtus l’amava davvero tanto. La mattina si svegliava e subito pensava a cosa potesse fare per migliorarla. Diceva “domani devo dire questo, fare quest’altro.
Lui sapeva che la squadra sarebbe tornata Campione d’Italia. Diceva sempre “spero di esserci ancora l’anno prossimo per vederlo” e l’anno dopo ripeteva la stessa frase. Anche nei suoi ultimi giorni, quando non stava per niente bene, continuava a partecipare alle riunioni in audio-conferenza. E penso che questo lo abbia aiutato a tenere botta. Per lui non c’era cosa più bella di quando a fine partita i giocatori, anche i più giovani e gli stranieri che non conoscevano la sua storia da allenatore, andavano ad abbracciarlo. Erano spontanei: vuol dire che apprezzavano la sua umanità. E per Alberto era importantissimo”