ALESSANDRO LELLI

nato a: Bologna

Il: ?/?/1955

Stagioni in Virtus:

 

SCARPE E FASCIATURE DIETRO AGLI INFORTUNI

Sandro Lelli, l'ortopedico della Serie A, lancia l'allarme ginocchio: "Le lesioni aumentano e sono sempre più gravi". Nel mirino anche il poco riposo e la preparazione atletica

di Lorenzo Sani - Il Resto del Carlino - 06/02/1995

 

Nel suo genere è oramai diventata una strage. Lo confermano i numeri, la progressione incontrollabile degli infortuni che sta colpendo come mai, in passato, la nostra pallacanestro. "L'aspetto più preoccupante non é solo l'aumento numerico ma è cresciuta moltissimo la gravità delle lesioni", dice Alessandro Lelli, bolognese, 6452 interventi al ginocchio dal 1982 ad oggi, il chirurgo ortopedico che ha avuto per le mani il destino di mezza serie A, da Vincenzino Esposito a Davide Bonora. I dati di questa escalation sono allarmanti. Le lesioni isolate ai legamenti hanno superato quelle del menisco, che una volta invece era la principale causa d'infortunio. Negli ultimi due anni poi, guardando ai cestisti delle categorie maggiori, il numero delle lesioni che coinvolge tutti i legamenti ha nettamente superato quello delle lesioni isolate. C'è un altro aspetto del problema, dietro ogni infortunio di questo tipo, magari l'anno prima, c'era una sofferenza alle caviglie. Caneva e McNealy, tanto per fare due nomi, i legamenti, Bonora aveva una fascite plantare. Parlando in generale, spesso giocatori e società sottovalutano certi infortuni, spesso si chiede ai ragazzi di stringere i denti e giocare lo stesso. Poi però c'è il rischio di pagare un dazio pesante tutto in una volta: la problematica del ginocchio aumenterà sempre di più se non si interviene sulla preparazione atletica in senso complessivo, se non si vigila sull'utilizzo delle caviglie".

Quali sono, secondo lei, le principali cause?

"Le cause sono molteplici e per arrivare ad una conclusione si debbono considerare gli elementi che possono concorrere, dal tipo di calzature alte e rigide, che bloccano le caviglie e, di conseguenza, scaricano sul ginocchio, all'utilizzo di bendaggi rigidi e non funzionali, non eseguiti cioè con un cerotto elastico. Sotto questo aspetto è pericolosissima nel giovane l'esasperazione dell'emulazione dei professionisti: bisognerebbe vietare ai praticanti al di sotto dei 16 anni l'utilizzo di particolari calzature, dei bendaggi, delle ginocchiere. Poi ovviamente vanno considerati la struttura fisico anatomica dell'atleta, il tipo di preparazione atletica che sostiene, solitamente poca e troppo generalizzata; la maggior parte delle squadre fa si e no una decina di giorni, poi, durante l'anno, per un club che ha le coppe ed è sempre assoggettato ai rischi del calendario, se ne fa davvero poca. Si può tratteggiare ormai un rapporto molto preciso sull'aumento del numero di partite e quello degli infortuni nelle singole squadre, anche i tipo di parquet ed i vari lucidi che si usano, possono concorrere alla causa".

Stranamente, però, la squadra che ha lavorato di più in estate è la Stefanel. Che poi ha avuto tanti guai.

"Quello della Stefanel è un tipo di preparazione, diciamo così, alla slava. Le uniche tre ernie al disco alla Virtus, e mi riferisco alle operazioni subite da Brunamonti, Villalta e Sylvester si registrarono nello stesso tipo di preparazione atletica, ai tempi di Cosic. Altro elemento negativo l'abbattimento dei tempi di riposo. Dopo le Olimpiadi i giocatori del Dream Team hanno avuto un mese, i nostri, quelli del giro delle nazionali, si e no una settimana. C'è scarsa collaborazione tra giocatore e medico, ma in genere c'è ancora poca sensibilità verso questo grave problema. Raramente, dopo un'operazione chirurgica, un allenatore mi ha chiesto notizie sul tipo di lesione del suo giocatore, l'unica eccezione, finora è Franco Marcelletti. Sono tante le cose che si possono fare. Certamente un passo avanti sarebbe sviluppare i rapporti e lo scambio di informazioni tra medico e medico, ma nella realtà poi è più facile avere una buona collaborazione con i colleghi che lavorano con i team dell'NBA. Sarebbe anche importante favorire incontri e momenti di approfondimento tra gli specialisti e la federazione, ma solo per fare un esempio molto concreto, idea e organizzazione del convegno in programma durante la Final four di Coppa Italia, nel quale tratteremo proprio questo argomento, non sono partiti da Roma, ma da un ex giocatore, Vittorio Gallinari".

 

LELLI RIENTRA NELLO STAFF MEDICO KINDER

Il Resto del Carlino - 28/07/2000

 

Un ritorno in bianconero. Alessandro Lelli, uno dei chirurghi più apprezzati in Italia — sotto i suoi ferri sono passati giocatori come Pozzecco, Esposito, Bonora, Savic e Sconochini — rientra alla Virtus, dopo una pausa di tre stagioni. Se n'era andato, il dottore, nell'estate del 1997: il casus belli era stato rappresentato dalla caviglia di Arjian Komazec, che poi era finito sotto i ferri, per sistemare un'articolazione che non gli dava tregua. Ma a lui, comunque, hanno continuato a far riferimento, in queste stagioni, Ricky Morandotti, e lo scomparso Chicco Ravaglia, che aveva dedicato il suo rientro proprio al chirurgo che gli aveva sistemato il ginocchio, dandogli la possibilità di tornare a essere un giocatore (e che giocatore!) importante. Alessandro Lelli sarà il consulente del club bianconero: con lui lavoreranno Roberto Rimondini, il doc che meriterebbe il premio fedeltà per aver lavorato nell'ombra (ma con scrupolo e professionalità) in tutte queste stagioni, e Arcangelo Troccoli.

 

IO, MEDICO E TIFOSO: CHE NOTTE

di Emilio Marrese - Repubblica - 21/04/2001

 

Il mnago del menisco si chiama Alessandro Lelli. È lui il chirurgo bolognese e virtussino che ha rimesso in piedi Rashard Griffith in «otto giorni, un record», come ama sottolineare.

È bastato dire "alzati e schiaccia" o c' è dell' altro?

C'è una tecnica chirurgica particolare che ho studiato negli Stati Uniti e ho importato in Italia apportando personalmente alcune modifiche. Con questo tipo di intervento il menisco lesionato viene vaporizzato, un po' come se venisse bruciato. Il recupero lampo è dovuto al fatto che non si fanno danni al tessuto circostante.

Griffith è stato il primo giocatore a beneficiare di questa tecnica?

Sì, anche perché in Italia la uso solo io e da un paio di mesi. Rashard aveva la stessa lesione di Rigaudeau ma il francese ha impiegato i classici 25 giorni. Devo dire che certi risultati record si ottengono con la collaborazione del paziente - e con Griffith siamo andati sul velluto -, di un bravissimo preparatore atletico e di un bravissimo massaggiatore. Lunedì si era già allenato, ma poi per altri problemi non aveva potuto giocare martedì.

E su questo rinvio c'era anche stata un po' di polemica.

Un po' di nervosismo. La cosa più giusta l'ha detta Madrigali: è difficile che due medici vadano d'accordo. Io avevo visto Rashard lunedì ed era a posto, poi sono subentrati altri problemi internistici, cioè la bronchite, e il medico internista ha preferito tenerlo a riposo altre 24 ore. C'era la mia voglia di farlo giocare, prima come medico e come tifoso virtussino, così è nato qualche disguido. Ma io e il dottor Rimondini siamo andati e andremo sempre d'accordo.

Si aspettava di vedere Griffith così tonico come se avesse preso un'aspirina?

No, nemmeno io ci credevo. Pensavo che avrebbe giocato 10-12 minuti e ci avevo anche scommesso su con dei colleghi. Invece ne ha fatti 24 e poteva anche farne di più. Stava benissimo, aveva le ginocchiere solo per bellezza. Alla fine l'ho visitato e il ginocchio era asciutto. Rashard era contento, mi ha ringraziato.

Non c' è alcun margine di rischio in questi recuperi sempre più affrettati?

Assolutamente no. Se anche ce ne fosse stato un milionesimo non l'avrei fatto giocare. La salute dell'atleta prima di tutto. Con Cazzola a suo tempo ebbi da dire proprio perché io volli difendere la salute di Komazec. Con questa tecnica non c'è rischio, e applicata anche agli infortuni ai legamenti sono convinto che i tradizionali sei mesi di recupero possano dimezzarsi.

Quanto costa questa apparecchiatura?

Centinaia di milioni.

E se ad un amatore capitasse lo stesso infortunio quanto gli costerebbe l'intervento?

Nulla, io opero per la mutua. Si fa fare l'impegnativa dal suo medico curante e viene qui a Villa Laura. Per me Griffith o un idraulico sono la stessa cosa.

Ha un idraulico di 120 chili?

No, ma le ginocchia sono tutte uguali. Stamattina ho operato una ballerina di 35 chili. Non c'è differenza tra lo sforzo cui sono sottoposte le ginocchia di Griffith e quelle dell'idraulico.

Diciamo che l' idraulico forse ha meno fretta di tornare al lavoro.

Sì, certo. E comunque la differenza è che non ha uno staff di fisioterapisti che poi possano rimetterlo in pista in otto giorni.

Se la Virtus alzerà questa coppa chiederà il premio anche lei?

No, io faccio il medico. Sono tifoso di tutti i giocatori che opero, da Pozzecco a Gentile a Esposito, operato proprio stamane. Poi il cuore è con la Virtus, ovvio.

 

"DI SANI NON RISPONDO PIÙ"

Lelli interviene sul caso Becirovic

Il Resto del Carlino - 20/03/2003

 

"Ho seguito il giocatore fino a un mese fa, da allora non ne rispondo più", firmato Alessandro Lelli, ortopedico di fiducia della Virtus. Il giocatore in questione, quello "ricusato", è il "bimbo da 5 milioni di dollari", Sani Becirovic. Che ha scelto, sorprendendo Lelli, ma anche Ugo Cavina, il terapista che ha seguito la sua rieducazione, di cambiare centro.

"Non rispondo più del suo recupero - dice Lelli -. Stava andando benissimo, come dimostrava l'ultima artroscopia. E il lavoro di Cavina era perfetto, perché Ugo era con me in sala operatoria, quando ho effettuato l'intervento".

Il nocciolo della questione sta proprio qui. "Cavina gode della mia totale fiducia - insiste il chirurgo - e, quel che è peggio, è che il fisioterapista al quale si è rivolto Becirovic non sa nulla dell'intervento che ho effettuato".

Una "ricusazione" in piena regola. "Non mi assumo più alcuna responsabilità, perché il suo futuro non dipende più da me".

Dopo l'intervento verbale del chirurgo al quale, proprio ieri sera, al PalaDozza, s'è rivolto il giocatore.

"Dottore, per favore, dai un'occhiata al mio ginocchio, mi fa male", le parole di Sani che indica l'articolazione sinistra che da un mesetto non è più sotto il controllo di Lelli e di Cavina, che lo seguiva al Centro Azzarita.

Lelli annuisce. Vedrà il giocatore oggi, ma il futuro di Becirovic - ieri sera doloroso dopo sei mesi di costanti progressi - è legato a Forlì.

LELLI:«NESSUNA ACCUSA A BOSCIA»

Il Resto del Carlino - 06/04/2003



Il dottor Alessandro Lelli, ortopedico di riferimento della Virtus torna a parlare dei suoi rapporti con Boscia Tanjevic. «Alla luce degli articoli apparsi in questi giorni in merito ad una mia "ipotizzata" pubblica quanto privata polemica con l'allenatore Tanjevic, tengo a precisare che quanto da me esposto, è stato volontariamente o involontariamente assolutamente travisato in quanto non mi sono mai permesso di criticare il lavoro svolto da Tanjevic, con il quale peraltro mi sono sempre trovato d'accordo sia professionalmente che a livello personale. Il mio "J'accuse" era del tutto volto a livello generale sul lavoro di "équipe" indispensabile per il successo di qualsiasi squadra che invece molto spesso viene a mancare comportando conseguenze negative a tutti livelli.»

 

KOPONEN GIOCAVA "ROTTO". SCOPPIA LA LITE SULLA DIAGNOSI

di Stefano Valenti – Repubblica – 27/01/2010

 

Massimo Faraoni, gm della Virtus, sull'infortunio al piede di Koponen, che ha già fatto chiudere la stagione del finnico, s'è sentito di tutto. Comprese, domenica, le voci a volume alto negli spogliatoi della Station, prima del match con Cremona. Vuole spiegare cos'è successo?

Un episodio che m'ha sorpreso, una volta che mi è stato raccontato dai presenti.

Riguarda il dottor Alessandro Lelli, vero?

Il dottor Lelli, consulente ortopedico della Virtus, alla presenza di uno degli assistenti, di un membro della società ed alcuni dei giocatori già presenti in spogliatoio, s'è lasciato andare ad alcune esternazioni, diciamo amare, ad alta voce. A mio giudizio, non andavano fatte a pochi minuti da una gara così importante.

Si parla della gestione dell'infortunio di Koponen. Ha una sua versione?

Io non ho mai parlato con Lelli dell'infortunio di Petteri. Il mio referente è il medico sociale, dottor Rimondini. E mai mi sono permesso di fare affermazioni o dichiarazioni su questa situazione. Inoltre, nello sfogo di Lelli, m'è stato assicurato che il mio nome non è mai stato fatto. Forse, il suo nervosismo può esser ricollegato alla richiesta da parte di Koponen di inviare i file della risonanza magnetica al piede sinistro ai medici della nazionale finlandese. Prassi, peraltro.

E loro, nell'esame del 19 marzo, ci hanno visto qualcosa di diverso: ossia, la microfrattura.

E l'hanno comunicato al giocatore. Ora, la lettura seguita a quell'esame viene contestata.

Cosa è accaduto successivamente?

Il giocatore s'è lamentato di questa diversità di diagnosi. I medici finlandesi hanno poi inviato una mail col loro parere. E venerdì m'ha telefonato il loro commissario tecnico, Henrik Dettmann. Da parte mia ho riferito alla proprietà.

S'è corso un rischio, facendo giocare Koponen?

Non è una risposta che posso dare io. Il giocatore è stato sottoposto ad esami, presenti il nostro medico sociale e il team manager. La Virtus tratta con massima attenzione e tutela i suoi giocatori. Koponen ha seguito il programma di terapie che lo staff medico ha ritenuto opportuno.

Lei parla da gm della Virtus. Società che da sempre si affida alla consulenza del dottor Lelli.

Non voglio far polemica, ma neanche passare per quel che non sono. In 31 anni di carriera ho sempre avuto ottimi rapporti con medici e fisioterapisti. Nel rispetto dei ruoli. Per questo il mio referente è Rimondini e non Lelli, professionista di cui ho massima stima. Ma se lui deve comunicare con la Virtus, siamo io e l'allenatore. Non le mura di uno spogliatoio, alla vigilia di una partita delicata e in nostra assenza.

Diciamo che Lelli, sempre nel prepartita, ha scelto di parlare con Sabatini.

Che da noi è sempre informato quotidianamente di quel che accade. Se c'era un malessere sulla vicenda Koponen, andava manifestato il giorno prima. Avremmo ascoltato.