RENATO PASQUALI

Coach Pasquali chiama lo schema dalla panchina (foto tratta da www.virtus.it)

Nato a: Jesolo

il: 31/07/54

Stagioni alla Virtus: 2007/08 - 2008/09

Come viceallenatore: 1989/90 - 1990/91 - 1991/92 - 1992/93

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia.it

 

VIRTUS, LE PRIME PAROLE DI RENATO PASQUALI

di Miro De Giuli - www.bolognabasket.it - 22/01/2008

 

Claudio Sabatini: Ringrazio Pasquali, che ho chiamato ieri alle 14 e che alle 18 era già a Bologna. Non c’è bisogno di presentarlo, solo ringraziarlo per aver accettato questa sfida, per cercare di continuare il progetto a metà del campionato. E la speranza è che accetti di restare con noi anche per la prossima stagione.

Renato Pasquali: Ringrazio subito Sabatini per avermi dato fiducia; per me tornare alla Virtus è un sogno che non pensavo si sarebbe potuto realizzare, dopo aver lavorato in questa società con grande orgoglio e capendo cosa vuol dire fare parte della Virtus. E’ per questo sono stimolato davanti al progetto da portare avanti; essere in Virtus è diverso dall’essere in altre società, perché c’è una storia da difendere, ed essere parte di questo mi inorgoglisce e mi emoziona. I tempi per capire dove sono stato proiettato sono stati brevi: ieri mi hanno telefonato, sono tornato a casa, ho dormito poco pensando alle tante cose da mettere a posto, sono subito ripartito malgrado tantissime persone mi abbiano cercato telefonicamente e non abbia ancora avuto modo di rispondere. Ora sono qui, in una piazza che ha visto grandi campioni e che ha raggiunto grandi traguardi e obiettivi importanti, altra cosa che mi fa sentire emozionato. Penso che il compito che mi è stato chiesto di portare avanti non sarà facile, chi mi ha preceduto ha fatto il meglio che si poteva fare, con tutto quello che è capitato, e io cercherò di capire cosa si può modificare e cosa si deve portare avanti delle cose buone rimaste, perché penso che Pillastrini abbia fatto cose buone, mentre ci sono state tante problematiche imprevedibili. Conto molto sul fatto che per alcuni giocatori questa possa essere una ripartenza, quindi un azzeramento dei fatti precedenti, positivi e negativi: chi ha fatto bene dovrà riconfermarsi, chi non è partito con il passo giusto avrà la possibilità di mettersi in pari con gli altri. E queste sono le parole che dirò alla squadra: tutti, ora, potranno riproporsi.

Che idea si è fatto di questa Virtus?

Intanto l’ho guardata da addetto ai lavori, e non da possibile allenatore: vedevo che non giocava come una squadra di Pillastrini, in cui qualche giocatore non stava rispondendo come lui pensava, poi c’era la mancanza di un leader che nei momenti di difficoltà fosse faro per i compagni e potesse prendersi le giocate importanti. Alcuni americani poi, avevano scritta in faccia la loro inesperienza in un basket diverso da quello praticato negli States. Con il tempo ho visto dei passi in avanti, qualche modifica verso quelle che erano le idee dell’allenatore, e oggi come oggi vedo sbilanciamento tra i lunghi, dove servirà più presenza difensiva. I casi Michelori e Crosariol? Sabatini mi ha già fatto presente la situazione, per cui prima di valutare personalmente aspetto gli allenamenti, non sminuendo il panorama che mi è stato descritto.

Non vengo qui pensando che ci siano macerie da ricostruire, e il quattordicesimo posto ci va stretto: poi, se Pillastrini avesse vinto domenica, ci sarebbe una situazione diversa e io non sarei qui. Penso che il cambio dell’allenatore serva più che altro per permettere ai giocatori di ripresentarsi in una chiave diversa, perché alcuni sono venuti qui con idee che hanno condizionato l’ambiente e che ora necessitano di un interlocutore diverso, indipendentemente dal fatto che questi abbiano ragione o no.

Chi deve essere il mio leader?

Mi hanno parlato molto bene di Best, che comunica poco ma si fa intendere abbastanza: molto professionale, ha dato un messaggio di carisma a cui i suoi compaesani si sono già allineati. Parametrato al minutaggio che potrà avere, dovrà essere lui il leader. Poi ho un ottimo rapporto con Giovannoni, che a Kiev ho avuto perché volevo un giocatore di personalità e senza paura negli ultimi minuti delle partite. Diversamente da altri allenatori gli ho chiesto di fare quanto era nelle sue corde, cercando di nascondere i suoi difetti, e a lungo mi ha accontentato. Qui lo scorso anno giocava e aveva questo ruolo, ma in un contorno diverso; adesso, forse perché stanco dall’estate con la Nazionale, può non aver trovato una struttura di squadra adeguata a lui.

Quanto starà qua?

Io vorrei starci dieci anni, ma quello che conta è che chi verrà al posto mio possa trovare un buon lavoro già fatto.

Quale sarà la prima mossa di Pasquali?

Prima cosa, capire di cosa ha bisogno questa squadra. A livello dei singoli, molti li conosco già e li ho allenati, non conosco gli americani ma so quale è il loro modo di giocare. I tempi stretti non ci permettono di fare molta poesia, dovremo andare per tentativi sapendo che le cartucce da sparare sono poche, e gli esperimenti non sono tanti. Andare a Lubiana è modo per dare la possibilità ai singoli di redimersi. Io posso dire che questa è una opportunità che tutti gli allenatori sarebbero orgogliosi di avere, quella di allenare la Virtus: a me è capitato quando mai pensavo che ci sarebbe stato spazio, dato che di sostituzioni non se ne parlava e le grandi in difficoltà sembravano in ripresa. Tanto che nelle settimane precedenti avevo avuto contatti con squadre di A2, B, o in Germania: ma io voglio progetti, non stipendi, e non mi sono fatto prendere dall’angoscia di non avere una squadra da allenare, altrimenti avrei avuto una occupazione già da due mesi. Ho valutato le offerte senza pensare che ero disoccupato, e questo mi ha portato, a ieri, a ricevere la telefonata di Sabatini.

Pensa al mercato?

In questo momento il parco giocatori è ampio, anche se qualcuno è ai box con tempi di recupero diversi: prima di sfoltire bisogna pensare alle necessità odierne. Sostituire, invece, deve partire dal presupposto che tante mosse non ne abbiamo, avendo due tesseramenti, che diventano tre se non consideriamo Michelori. Certo, se ci fosse un rimbalzista sul mercato, ci penseremmo, ma per adesso miglioriamo chi c’è: poi, nel caso, Sabatini ha detto che non si tirerà indietro.

Il contratto è 1+1, che obbiettivi ci sono ora?

La società mi ha chiesto la salvezza, in modo intelligente, e poi penseremo ai passi successivi. Questo non vuol dire che, una volta salvi, tireremo i remi in barca: piuttosto, meglio non essere superficiali e non pensiamo a semifinali o qualificazione all’Eurolega, problemi lontani da quella che è la nostra situazione attuale. Per meritare la riconferma, valuteremo da quanto sarò gradito e ne riparleremo a fine stagione, ma non ci sono per adesso altri obiettivi.

 

REGALI... PASQUALI

di Jack Bonora - www.jarring.it – 02/04/2008

 

È un po’ che non scrivo su Jarring, non so se abbiate sentito, o meno, la mia mancanza, ma mi ripropongo. Del resto i lettori sono come le donne: speri di affascinarli in eterno, e se un giorno smetti di scrivere speri ti cerchino ovunque, bisognosi di te, invece scopri che hanno trovato un altro che scrive meglio e si dimenticano. Visto che, anche su questo sito, di gente che scrive meglio del sottoscritto ce n’è tanta, meglio ritornare subito in pista! La verità è che non c’è più tantissimo da scrivere, perché il Bologna sta facendo il suo ottimo campionato e, attualmente, sarebbe promosso in serie A, la Fortitudo vivacchia, la Virtus agonizza. Scrivo perché fiuto un serissimo pericolo e, allora, mi metto avanti, sapendo che mi farò un nemico, forse due.

Chi? Pasquali e Sabatini. Leggo che il patron bianconero avrebbe già praticamente confermato l’attuale coach anche per la prossima stagione, e questa mi sembra una follia. Renato Pasquali non era stato preso per salvare La Fortezza, che, peraltro, non ha ancora salvato, ma per portarla ai playoff: diciamo quindi che ha completamente fallito. Senza dimenticare che questo allenatore ha potuto usufruire di Michelori reintegrato, a Pillastrini tale beneficio non era stato concesso, di Best, in gran spolvero, di Bulleri, incisivo nelle ultime gare, di Blizzard. Ha perso Di Bella, protagonista di una stagione luci e ombre e ha perso Spencer e Crosariol, ma, in questo caso, le voci di spogliatoio paragonavano la cessione alla rimozione di due… Vabbè non lo scrivo perché, purtroppo, al mondo c’è chi soffre davvero. Certo un 2 e 14, che potrebbe spaccare il mondo, perennemente insofferente, e un buon realizzatore che esce dal palasport imprecando in maniera invereconda, dopo avere rifiutato di rientrare in campo, non sono perdite tragiche.

Pasquali ha fatto molto peggio di Pillastrini e, a livello umano, lasciatemi dire che se il primo era troppo morbido, questo è addirittura offensivo. Mai ho visto nella mia ventennale carriera un allenatore che dopo ogni partita ha qualcosa da dire pubblicamente ai suoi giocatori. Una volta gliel’ha fatta perdere Mc Grath, una volta è colpa di Giovannoni che sbaglia i liberi, una volta di quello che ha fatto fallo anche se lui aveva detto di non farlo, una volta di quello che non l’ha fatto anche se lui aveva detto di farlo. La carriera di Renato Pasquali è stata modestissima, tra tutti i vice di Ettore Messina una delle meno entusiasmanti, e pure con il suo ex capo allenatore non si è lasciato in grandi rapporti: forse un motivo c’è, ed è quello che ho evidenziato nel mio ultimo articolo. Tecnicamente niente da dire, ma caratterialmente tanto. Ha “pelato la matta”, si è seduto sulla panchina della Virtus, solo perché il mercato offriva il nulla, ed ha fallito: volercelo tenere è una follia.

Sabatini è l’uomo della provvidenza per la V nera, ma questa stagione l’ha sbagliata: errare è umano, perseverare è diabolico. Sia chiaro che sarei ben felice di dire, tra un anno solare, che mi sono sbagliato. Raccontare di una squadra costruita ottimamente da Renato Pasquali e condotta alle semifinali play off: ma credo che racconterò, se queste sono le basi, di un allenatore esonerato e di una squadra che soffre. Quando ho indicato Sabatini come mio candidato ideale alla Presidenza di Lega mi hanno dato della “lingua di velluto”, ora diranno che ho la “lingua biforcuta”: invece, semplicemente, amo analizzare fatti, persone e momenti. So che l’italico clima da campagna elettorale prevede che uno stia da una parte o dall’altra ma, sapete come si dice, “in medio stat Virtus”. Con Pasquali un po’ più in basso….

 

Istruzioni ai giocatori durante un time-out (foto tratta da www.virtus.it)

PASQUALI: «RIVOGLIO ENTUSIASMO»

di E. Fiocchi - Il Corriere di Bologna - 04/06/2008

 

Pasquali, siamo schietti: la sua conferma se l'aspettavano in pochi, lei per primo.
«Sì e sono stato piacevolmente sorpreso nell'accorgermi che al di là dei risultati ci fosse questa fiducia, e la voglia di dare tempo a chi non ha centrato il bersaglio».
Quando ha capito che un altro anno in Virtus era assicurato?
«All'indomani della partita con Varese che valeva la salvezza, c'è stato il primo accordo verbale con Sabatini. Quello scritto è arrivato una settimana dopo la fine del campionato».
Dopo di lei, la conferma del gm Andrea Luchi. Lo slogan di Sabatini pare essere «continuità».
«Sì, anche se mi dispiace per l'addio dell'assistente Daniele Cavicchi: ho provato a mediare con il club ma le strade si sono divise. Comunque, dal patron non ho avuto alcun condizionamento e stiamo tutti lavorando in piena autonomia».
Nemmeno nel ritorno Vukcevic, primo colpaccio e vecchio pallino di Sabatini?
«Chi ha detto che ha firmato con noi? (Il club non ha ufficializzato nulla, nemmeno la firma del coach e del gm, ndr).
Mi piacerebbe averlo perché è un jolly, ha spessore umano e tecnico e sa essere determinante in spogliatoio. Lo vedrei bene tra Blizzard e Giovannoni».
Allora immaginiamo virtualmente la Virtus del futuro. Vukcevic, Blizzard, Giovannoni e... chi sono gli intoccabili della rosa bianconera?
«Nessuno lo è, adesso la priorità è trovare un buon playmaker comunitario o americano, perché Poeta e Vitali, che ci piacciono, sono assediati da Milano, Siena e Roma, e non mi sembrano raggiungibili. Pensando solo a loro perderemmo tempo».
Dunque ne cercate solo uno? E Best?
«Non nascondo che siamo disponibili a tenerlo. Ma abbiamo ricevuto un'offerta da parte del suo procuratore superiore a quella che c'aspettavamo. Forse Best ha troppa fiducia nei suoi 37 anni, e pur se resta un ottimo giocatore non può stare in campo 40'. Se la cifra fosse stata diversa, probabilmente a quest'ora l'avremmo già firmato».
Avvertite qualche reticenza a venire alla Virtus dopo questa stagione balorda?
«A fare la differenza per molti giocatori è l'Eurolega. Questi non li prenderemo perché vogliamo giocatori felici di arrivare a Bologna».
La ricerca di un tre italiano e un cinque straniero significa addio a Chiacig?
«Trovassimo un centro che sta in campo 35', allora non avrebbe senso tenerlo in panchina per giocarsi una manciata di minuti e stop. In caso contrario, vorrei tenerlo».
Quando si chiuderà il mercato bianconero?
«Entro fine luglio vorrei aver completato sette decimi della squadra. E la cosa importante, soprattutto dopo l'esperienza con i veri Spencer e Holland, sarà inserire americani caratterialmente giusti. Non voglio nemmeno pensare d'avere per le mani quattro desperados anarchici. I lavativi sono banditi».
Cosa si augura per la Virtus?
«Che ritorni l'entusiasmo e la piazza s'innamori nuovamente, consentendo a tutti di lavorare con più serenità. L'idea poteva essere richiamare qualche grande ex? Certo, pensavamo tipo Danilovic o Ginobili... È uno scherzo, ovviamente. Spero di poter scherzare con lo stesso sorriso anche a metà ottobre».

VIRTUS, LA SFIDA DI PASQUALI: "NON HO PAURA DI VINCERE"

di Daniele Labanti - Corriere dello Sport - 31/08/2008

 

Renato Pasquali, partiamo con le pillole dal ritiro.

C'è buona predisposizione al lavoro, la gente si ferma cinque minuti in più al campo invece che cinque in meno. Mi sembra stiano bene insieme, ma non siamo ancora al vincere o perdere. Senza stress è tutto facile.

Come si allena questa squadra?

La sto studiando. Vorrei capire presto cosa piace fare ai giocatori, adeguando così lo stile. Faremo transizione, ma certo non 40' a partita.

Ora c'è un certo Earl Boykins. Cos'ha cambiato, dopo due allenamenti?

Il ritmo. E ovviamente la qualità. Blizzard è venuto a dirmi la sua gioia per aver avuto finalmente dei tiri aperti da tre punti, Arnold venerdì ha tirato cinque triple facili in mezzora mentre la settimana scorsa, senza Earl, non ne aveva tirata nessuna in sette giorni. Boykins, e anche Langford, sono quelli che ci danno profondità e versatilità.

È la squadra più forte che abbia mai allenato?

Da capo allenatore, sì. Ma anche a Kiev, l'anno di Greer e Chikalkin, non eravamo male. Conta soprattutto la personalità. Nei gruppi dove non si discute mai, nei momenti cruciali si fatica: chi prende le responsabilità? Meglio gente con le palle, e con un po' di sana e positiva tensione.

Ci si chiede se tutta questa ricchezza non le metta addosso troppa pressione.

In carriera, spesso ho allenato squadre in lotta per la salvezza. E regolarmente andavamo ai playoff, compiendo un salto avanti notevole, come quello che deve fare la Virtus partendo dalla posizione raggiunta l'anno scorso. A Kiev dovevamo stare in vetta, abbiamo vinto un titolo, giocato una finale e partecipato a due Final Four di coppa. Non è la prima volta che ho obiettivi precis».

Però l'ambiente Virtus se qualcosa andrà storto tenderà a farsi venire l'ansia. In tribuna come in parterre…

Capisco benissimo l'allusione. La ricetta è avere equilibrio, qualche settimana difficile ci sarà e andrà superata. Guardate come l'anno scorso Siena è stata in grado di lasciarsi alle spalle la delusione di Coppa Italia. Se la società è un supporto e non si fa spaventare, cadendo nell'insicurezza, le “crisi” passano.

Il «diktat»?

Partire bene. Le aspettative possono essere un'arma a doppio taglio: c'è poco tempo, bisognerà far vedere subito che qualcosa funziona.

Se le dico Pianigiani, cosa pensa?

Un coach capace di capire subito il suo ruolo e di dare l'atteggiamento mentale, oltre che tecnico, giusto alla sua squadra.

Repesa.

Ama plasmare le sue squadre. E ormai è molto esperto.

Sakota.

Lo conosco poco, il pedigree è di tutto rispetto ma non basta per imporsi. A volte il passato già scritto non ritorna, conta solo il presente. Di sicuro è uno capace.

Bucchi.

L'ho visto crescere, dieci anni fa era bravo, ora è bravo ed esperto. Ha aggiunto personalità.

E lei che Virtus ha ritrovato, quindici anni dopo?

Non è la stessa di allora. Questo club ha una sua struttura, un suo stile, un suo organigramma. Per molti aspetti è diversa, non per questo inferiore. Ho vissuto direttamente l'epoca di Cazzola: era uno che si fidava dei collaboratori, che aspettava prima di trarre conclusioni. Oggi c'è Sabatini che dopo tanti anni di esperienza ha capito bene come funziona. È stato giusto che abbia messo il becco sul mercato, ma non ha mai forzato la mano.

L'estate 2008 ha visto tanti club rinforzarsi smodatamente. Si vede che è la stagione che assegna le licenze d'Eurolega…

Quello è un motivo del rigenerato entusiasmo. Avremo un campionato più bello e più competitivo. Tutti sperano d'aver fatto l'investimento giusto, per entrare in Eurolega e avere in futuro i ritorni. I primi quattro posti sono l'obiettivo nostro e di molti altri. Abbiamo puntato su giocatori già pronti per limitare le sorprese negative e puntare ai vertici.

A giugno Pasquali sarà contento se?

Se saremo stati competitivi fino in fondo in campionato, Coppitalia e EuroChallenge.

 

L'INTERVISTA: RENATO PASQUALI

di Riccardo Morandotti - VMagazine - Novembre 2008

 

Renato Pasquali - Sono qui con Ricky Morandotti al quale chiedo: se tu volessi intervistare il coach della Virtus Renato Pasquali, che cosa gli chiederesti?

Riccardo Morandotti - La prima domanda che gli farei è cosa si prova ad allenare una squadra come la Virtus La Fortezza.

RP: Beh, se io fossi Renato Pasquali ti direi che è qualcosa che può segnare la carriera di qualsiasi allenatore, perché penso che sia una squadra importante ed una società storica tra le migliori che abbiamo in Italia. Di conseguenza mettere nel proprio curriculum un'esperienza con la Virtus è certamente un passo molto importante. Ricky, ma, secondo te, questo Pasquali qui è un allenatore credibile o no? Cosa ne pensi?

RM - Mah, guarda... Per quel poco che lo conosco... Naturalmente stiamo scherzando, io e Renato siamo amici, io sono stato, per sua disgrazia, un suo giocatore, Renato lo sa, mi conosce, ho una grandissima considerazione per lui, l'ho sempre detto, credo che sia un degli allenatori più bravi d'Europa... Poi gli ho sempre rinfacciato di avere un caratteraccio, di essere un po' rompiscatole, ma questo penso lo sappia anche lui... E da questo momento iniziamo l'intervista ufficiale, parliamo di questa Virtus, di questa squadra, di questi giocatori che, aldilà delle prime partite vinte, mi sembra abbia riscontrato una certa simpatia da parte del pubblico, giocano bene e si divertono. Questa è già una cosa positiva.

RP - Era un po' dei nostri obiettivi quello di fare una squadra che appartenesse alla città ed ai tifosi della Virtus, per fare in modo che la gente potesse trovare uno spettacolo che fosse sia vincente che divertente. Penso che stiamo riuscendo a mettere insieme entrambe le cose, oggi è presto per fare delle valutazioni, dove potrà arrivare la squadra lo scopriremo cammin facendo. In questo momento quello che possiamo dire è che stiamo rispettando quelle che erano le tappe previste.

RM - è un campionato molto competitivo, dove anche le cosiddette "prime della classe" possono fare molta fatica a vincere. La tua squadra è indirizzata ad affrontare ogni partita con la massima determinazione.

RP - Faccio un esempio, andando un po' indietro nel tempo, di una partita quando l'Auxilium Torino venne a giocare contro la Virtus qui a Bologna, era una squadra che giocava nella zona bassa della classifica, mentre la Virtus era in testa. Allora pensammo che fosse una passeggiata, invece un certo signor Darryl Dawkins fece una prestazione mostruosa e noi non riuscimmo a vincere. Certe squadre non hanno giocatori dello spessore di Dawkins, ma tanti che possono inventarsi una partita e poi dobbiamo avere rispetto di questi giocatori, bisogna preparare tutte le partite con attenzione, soprattutto con grande concentrazione mentale, pensando che potrebbero esserci sempre delle sorprese e noi dobbiamo evitare di trovarci impreparati.

RM - Sappiamo che Bologna è una piazza molto esigente: cosa si aspetta, secondo te, da questa squadra?

RP - Penso che questa città si attenda molto da tutti noi. Sono consapevole che far dimenticare gli incredibili periodi di Messina, Danilovic e Ginobili non sarà facile, ma questo vuole essere un altro ciclo, quindi ce la mettermo tutta.

RM - Che cosa vorresti facesse in più la tua squadra e di cosa invece sei già molto soddisfatto?

RP - Sono assolutamente contento di tutti quanti, persone umili, disponibili e, cosa molto importante, in campo ed in allenamento si cercano per far sì che questa diventi una grande squadra. Mi rendo conto altresì che per alcuni giocatori non è facile inserirsi, abituati a giocare quaranta minuti nello loro precedenti squadre, con la possibilità, quindi, di fare qualche errore in più, mentre qui in Virtus hanno dimezzato il minutaggio e devono dare il 100%. Se devo trovargli un difetto credo che manchi loro ancora il famigerato fiuto del killer: uccidere la partita quando va chiusa!

RM - Di tutti i giocatori che hai allenato c'è qualcuno che ti ha lasciato un ricordo particolare?

RP - Uno su tutti fu Micheal Ray Richardson che alla mia prima esperienza da capo allenatore a Forlì mi disse che era venuto per darmi una mano, visto che a Bologna aveva aiutato sia Bob Hill che Ettore Messina ed ora era il mio turno. Fu veramente così, nonostante i suoi 44 anni fece un grande campionato, e tutta la squadra si comportò benissimo.

RM - Tu sei un esperto del basket russo. Da un po' di tempo c'è questo strapotere economico, come in Grecia anni fa. Dove potranno arrivare a tempi brevi, queste squadre, CSKA a parte?

RP - Direi che in questo momento molti russi facoltosi utilizzano lo sport per farsi conoscere in Europa, cosa che accadde anche in Italia nel periodo di Volkov a Reggio Calabria, Ferruzzi a Roma, Treviso con Benetton ed altri. Ora in Russia si investe nello sport e non solo nel basket, investimenti importanti sono stati fatti anche nel calcio e nella pallavolo.

RM - Ascolta, Renato, facciamo così, andiamo in finale ma perdiamone uno solo di derby, quello in casa loro, altrimenti i virtussini se perdiamo in casa nostra non mi comprano il magazine. Appunto, tra le tante novità di questa stagione bianconera, la Futurshow Station, il museo... C'è anche V Magazine che, tengo a dire, è il primo ed unico "Virtussini official magazine".

RP - Ho scoperto Ricky giornalista, editore, grafico, un creativo che non conoscevo. Quando giocava a basket era un giocatore creativo, gli piaceva suonare il sax e questo è tipico di un personaggio che non vive alla giornata come tutti gli altri e vedo che continua a fare cose dove può esprimere questa sua caratteristica e confermo che il numero 0 di V Magazine è stato veramente interessante, la qualità delle foto e la loro impaginazione mi è piaciuta tantissimo e sono sicuro che anche i prossimi numeri avranno lo stesso stile.

RP - Dopo questo bellissimo spot, del quale ti ringrazio, parliamo ancora di Virtus... O preferisci parlare ancora di me?

RM - Io vorrei dire una cosa, giusto per sottolineare la considerazione che ho di lui: quando, dopo alcuni anni, ci siamo rivisti e mia ha ricordato questo mio carattere poco facile, io gli ho detto che sono tanti gli allenatori che hanno caratteri difficili, però vengono accettati. D'altronde se ai giocatori bisogna stargli addosso, bisogna correggerli e dire loro quello che si pensa, è normale che passiamo un po' per rompiscatole. Ricky mi fece un'osservazione che io terrò sicuramente presente in ogni allenamento ed in ogni momento in cui mi trovo con la squadra, mi disse: "Non è quello che tu gli dici, ma spesso è come tu glie lo dici... E questo cambia molto". Con queste parole mi ha dato un assist incredibile, forse, anzi, sicuramente queste parole segneranno una parte della mia carriera. E ringrazio Ricky per questo.

 

INTERROTTO IL RAPPORTO PROFESSIONALE CON RENATO PASQUALI

www.ufficio stampa - virtus.it - 10/11/2008

 

Virtus Pallacanestro Bologna comunica di aver interrotto il rapporto professionale con Renato Pasquali. La società esprime grande stima per le qualità professionali del coach e lo ringrazia per il lavoro svolto.
"È con rammarico che abbiamo dovuto prendere questa decisione - dichiara Claudio Sabatini - ma, purtroppo, quando i risultati sono deludenti rispetto all'impegno profuso dalla società è l'allenatore - il responsabile della squadra - a doverne pagare per primo le inevitabili conseguenze. Auguro a Renato Pasquali un futuro ricco di soddisfazioni".

 

PASQUALI, L'ADDIO È AMARO: "HO FATTO SOLO IL COLLAUDATORE..."

di Stefano Valenti - La Repubblica - 12/11/2008

 

Vissute, male, in famiglia a Treviso, le prime ore successive all'esonero, Renato Pasquali è tornato a Bologna nella tarda mattinata di ieri. Si tratterrà per qualche giorno, per sbrigare le consuetudini postume ad una vicenda già vissuta a Reggio Emilia quando, perse 4 su 6, fu esonerato perché la sua squadra «non aveva un'identità», come si disse ai tempi. Era il 9 novembre 2006 e forse è il caso che negli anni pari, in quella data, Pasquali cominci a praticare forme scaramantiche. Perché la sera di uno stesso 9 novembre si è consumato il suo ultimo atto alla guida della Virtus, dove arrivò il 22 gennaio e che ha malvolentieri lasciato con un bilancio finale di 8-19 ed una finale di Coppa ltalia persa con Avellino.

«Come mi sento? È come se mi avessero affidato la sviluppo di una Formula 1. L'abbiamo studiata, realizzata, l'ho collaudata. Sono emersi dei problemi, li stavamo analizzando, sapevamo quali sono, tutti ben chiari lì sul tavolo. Ma è stato deciso di farli risolvere ad altri. È possibile che avessi mie responsabilità, ma non ero certo l'unico responsabile». Non aggiunge nulla di più Pasquali, come è logico in situazioni in cui navigando più facilmente tra la delusione, l'amarezza e l'arrabbiatura, si rischia di pescare solo dal barile dei veleni. E poi c'è l'uscita contrattuale da definire ed è possibile che il club proponga una transazione che consenta a Pasquali di allenare (all'estero, come da regolamento). Ma una volta tanto è il coach di Jesolo che può decidere del suo futuro. Torna alla mente una dichiarazione dello stesso Pasquali a metà dello scorso settembre. «A Kiev eravamo terzi, ma in coppa ne beccammo trenta in casa dal Fenerbahce. Sasha VoIkov, presidente, ebbe il coraggio di licenziare il più forte giocatore ucraino. Da lì iniziò la nostra miglior stagione. Se i giocatori avvertono compattezza tra società ed allenatore, si regolano». Stavolta, chiesta una testa, è rotolata la sua.

 

«CAOS INEVITABILE, QUELLA ERA LA MIA SQUADRA»

di Luca Aquino - Corriere di Bologna - 20/01/2009

 
Il predecessore Renato Pasquali. La squadra strutturata male: questo è stato il grido di allarme di Boniciolli. È d'accordo, Pasquali?

Sì, perché la squadra era pensata per me e non per lui. È chi ha cambiato allenatore che doveva valutare se fosse adatta al successore.

Qual era il suo piano tecnico con questi giocatori?

Utilizzare Arnold vicino a canestro e Ford dentro-fuori in libertà, perché una doppia-doppia la mette insieme anche senza bisogno di particolari giochi disegnati per lui. Arnold lo facevo partire dal post basso perché è anche un buon passatore e da lì poteva creare gioco per i compagni.

Con Boniciolli c'è stata una rivoluzione nei lunghi...

Io Ford lo vedevo da 5 e come giocatore in grado di punire gli aiuti quando era in campo con Arnold e Giovannoni, che possono giocare fuori aprendogli l'area. Cosa che, accoppiandolo a Chiacig, non può avvenire.

Secondo Boniciolli, questa squadra è leggera.

Ognuno la pensa a modo suo, però mi chiedo: a parte Avellino, chi ha un pivot pesante sotto canestro? Siena ha Eze, che è un altro Ford, ad esempio. Piuttosto il problema risiede altrove ed è comune alle due gestioni.

Cioè?

Il playmaking. Boykins non è un regista puro e andava accoppiato a un giocatore di esperienza. Koponen è un progetto di Sabatini, giusto che lo abbia preso, ma io volevo qualcuno più esperto. Forse è l'unica scelta non condivisa.

Sei estemi di quel liveilo erano troppi?

Blizzard era già scontento con me, quando giocava 18' a partita. D'altra parte è normale, se fai delle promesse che poi non mantieni...

Cosa serve per uscire da questa crisi?

Sono d'accordo con Sabatini, che chiede pazienza e serenità, cosa che io non ho avuto. La Virtus farà una buona Coppa Italia e può arrivare seconda in campionato. Le vittorie in trasferta a Milano e Roma contano.

Cosa l'ha delusa di questa esperienza?

L'alone di scetticismo costante attorno a me che percepiva anche la squadra. Dopo Pesaro avevo già sospettato qualcosa e volevo dimettermi. Sono stati i miei assistenti a farmi tornare sulla decisione, ma sapevo che se avessi perso con Avellino sarei stato esonerato. In quei giorni alcune interviste sostenevano che non avessi in mano la squadra e perciò non venivano i risultati. Oggi Matteo è 6-4, io ero 3-2, ma non leggo le stesse dichiarazioni.

Intanto, Renato Pasquali torna in pista: ha accettato un'offerta del Turow e andrà ad allenare in Polonia.