MATT SANTANGELO

(Matthew William "Matt")

Santangelo in allenamento durante i suoi giorni di prova alla Virtus

(foto tratta dai microfilm de "Il Resto del Carlino")

 

nato a: Portland, Oregon (USA)

il: 08/09/1977

altezza: 186

ruolo: playmaker

numero di maglia:

Stagioni alla Virtus: 1999/00

(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo allenamenti)

 

ARRIVA IN PROVA MATT SANTANGELO

La Virtus vuol testare il ventiduenne play bianco con passaporto statunitense, uscito dall'università di Gonzaga

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 30/03/2000

 

Uno statunitense in prova. E che americano: si tratta di Matt Santangelo, 22 anni - di chiare origini italiane, ma il passaporto è a stelle e strisce - uscito dall'università di Gonzaga, ateneo della città di Spokane, nello stato di washington. Lo stesso dal quale è uscito John Stockton degli Utah Jazz.

Santangelo è un bianco di 185 centimetri che ha notevoli doti fisiche, è uscito da poco dal college e potrebbe essere scelto al primo giro dalla Nba, essendo uno dei migliori 4-5 playmaker in circolazione.

La Virtus vuole vederlo: è possibile che in questi giorni possa essere testato all'Arcoveggio, per capire se e come potrà inserirsi nell'organico bianconero. Qualora la Virtus inyendesse utilizzarlo in vista della partita con Cantù dovrà tesserarlo entro le 12 di domani. Diversamente il roster di Messina resterebbe inalterato, con quattro infortunati: Bonora, Danilovic, Frosini e Rigaudeau.

Nell'ultima stagione Matt ha realizzato 15 punti a partita aggiungendo, qua e là, un buon numero di assist (5) e rimbalzi (4).

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Santangelo in una pausa dell'allenamento (foto tratta dai microfilm de "Il Resto del Carlino")

SANTANGELO, BUONA LA PRIMA. E OGGI SI DECIDE IL SUO FUTURO

La Virtus ha convinto lo statunitense a restare per altre ventiquattro ore. Spera di essere una prima scelta Nba, intanto è a Bologna, affascinato dalla tradizione bianconera. "Sono orgoglioso di essere qui". Messina: "Ha dei numeri, ci interessa"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 31/03/2000

 

Tipo simpatico, Matt Santangelo. Sguardo sveglio, pizzetto biondo - alto qualche centimetro in meno rispetto alle guide a stelle e strisce - e vistoso tatuaggio sulla spalla sinistra. Uno scudo con due stelle sovrastato da un elmo: "è il simbolo di famiglia", dice lui. Non più tardi di qualche giorno fa la sua foto campeggiava in bella vista su "Usa Today". Potrebbe essere scelto al primo giro dalla Nba e, per questo, la sua prima idea era quella di tornare negli States, La Kinder, però, ha trovato il modo giusto per fargli cambiare idea. Oggi sarà ancora all'Arcoveggio, per provare. Sicuramente non sarà tesserato in vista della trasferta di Cantù, ma in futuro. Le decisioni sue, e quelle della Kinder, si sapranno in giornata.

Il primo approccio con Messina è stato positivo. "Un ragazzo interessante - il commento di Ettore - un buon giocatore con dei numeri. Non a caso potrebbe risultare una prima scelta. Farebbe comodo alla mia Kinder, certo, ma anche ad altri club".

Il suo agente, Maurizio Baldacci, è soddisfatto. "Sono contento che abbia avuto l'opportunità di allenarsi con Messina. Si possono gettare le basi per un progetto futuro. La Kinder, nella sfortuna, ha avuto un'ottima opportunità. Ha tra le mani un giocatore che tra qualche settimana diventerà l'oscuro oggetto del desiderio di tanti club". E lui, Matt, cosa dice? "Mi chiamo Matteo - scherza - i miei sono originari di Cantalupo del Sannio. Per me è un onore essere qui: sono contento che la Virtus si sia interessata a me. So che la Virtus ha una grande tradizione: conosco Danilovic. Lo ricordo con la maglia dei Miami Heat sulle spalle". Le carte per diventare comunitario sono a San Francisco: l'iter sta procedendo. Si considera una point-guard e spera di essere prima scelta. Per questo, per paura di infortunarsi, aveva pensato di tornare subito negli States. "Da noi è tutto molto più veloce - dice -. Qua potrei giocare. In allenamento, con il coach, mi sono trovato bene".

La chiosa spetta a Brunamonti: "Resta con noi e domani (oggi per chi legge, ndr) vi faremo sapere".

 

LA VIRTUS SARÀ NELLE MANI DI SANTANGELO?

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 16/05/2000

 

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La Virtus deve cominciare a guardarsi intorno, senza dimenticare che una prima scadenza è legata al draft della Nba e alla strada che prenderà Matt Santangelo, il giovanotto che la Kinder aveva testato alla ricerca di un sostituto di Stombergas.

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CONOSCIAMO IL D'ANTONI DEL 2000

Matta Santangelo. Ecco chi è il playmaker originario della provincia di Isernia fatto arrivare in Itakua dalla Kinder dopo una carriera universitaria in cui ha battuto i record di John Stockton a Ginzaga, In estate sarà italiano ma nel frattempo potrebbe diventare una prima scelta NBA. Altrimenti...

di Claudio Limardi - Superbasket - 04/2000

 

Indossa scarpe Nike fiammanti, ultimo tipo, quelle che il colosso calzaturiero di Portland ha spedito in fretta e furia a Spokane, dove ha sede l'università di Gonzaga, quando i Bulldogs sono arrivati tra le prime sedici squadre d'America per riparare alla scarsa fornitura precedente. La felpa ha il logo di Gonzaga, come il cappellino. L'aspetto da ragazzo della porta accanto, 1.85 di statura, volto scavato, capelli corti, il pizzetto sul rossiccio, gli consente di passare inosservato anche in una città come Bologna dove un giocatore chiamato dalla Kinder di solito scatena una spietata caccia all'uomo. È atterrato all'aeroporto Marconi dopo un viaggio massacrante, deciso in 24 ore, quando già aveva dato un'adesione di massima per il "Senior All Star Game" di Indianapolis, disputato domenica scorsa. "Ho fatto i bagagli, ho avvertito casa e sono partito", spiega sorridendo. Matt Santangelo, sprofondato in un divano dell'hotel Amadeus dopo aver divorato la prima pizza italiana, ancora tante energie in corpo nonostante un viaggio che l'ha condotto da Spokane a Portland, dove vive, e poi a San Francisco, Londra e infine Bologna. In America è stato un grosso nome degli ultimi ventiquattro mesi di college basketball perché la sua Gonzaga, contro tutti i pronostici, è arrivata ai quarti di finale nel 1999 e agli ottavi nel 2000. E il leader di Gonzaga era lui, Matt Santangelo, padre italiano e madre di origini tedesche, fidanzata italiana anche lei e nonni paterni di Cantalupo del Sannio, provincia di Isernia, il paesino in cui nacque l'8 agosto 1895 Nicola Santangelo, padre di Nick, nonno di Matt, il D'Antoni del 2000 se a giugno la NBA non lo chiamerà al primo giro, negandogli il contratto triennale che giustificherebbe la rinuncia a una carriera europea, o meglio, italiana, perché in casa Santangelo il legame con la terra d'origine è ancora molto forte: "Mio padre può parlare italiano, io conosco solo qualche parola", racconta rimanendo un po' scosso nell'apprendere che la partecipazione alle Universiadi con la maglia americana la passata estate gli impedirà a vita, qualunque piega prenda la sua carriera, di giocare con la nazionale italiana. Con lui Howard Avery, fisico non proprio da atleta, uno che in estate torchia numerosi giocatori NBA della zona del nord-ovest d'America, come Damon Stoudamire e Terrell Brandon: "Sono di Portland come me", rivela Santangelo.

Chi è - "Ho giocato anche a baseball ma il mio unico amore è sempre stato il basket, non mi sono mai fatto condizionare dalla mia taglia fisica", si racconta. La sua storia sportiva nasce alla Central Catholic High School di Portland dove per tre anni ha vinto il titolo della Mt. Hood Conference. Nel 1994, il suo penultimo anno di liceo, giocava con Michael Doleac, da due anni centro degli Orlando Magic, un ex prima scelta, e dopo il titolo di conference portarono la squadra al titolo dello stato dell'Oregon. Di quella squadra Matt era il primo realizzatore. Da senior, perso Doleac, vinse il titolo di conference, fu giocatore dell'anno, ma non vinse il titolo dello stato fermandosi ai quarti di finale. Considerata la statura e il fisico, non è che fu esattamente sommerso di offerte di borse di studio così scelse Gonzaga, a Spokane, stato di Washington, ancora più a nord rispetto all'Oregon: "Tra tutti i college che si fecero vivi Gonzaga era il migliore dal punto di vista cestistico e anche quello più vicino a casa". Nel suo anno da freshman, Santangelo giocò 25 partite su 27 in quintetto, si stabilizzò sui 13,2 punti e 4,4 assist per gara, segnò punti con St. con St. Mary's e venne nominato giocatore dell'anno della West Coast Conference (WCC). Da sophomore - secondo anno - fece 34 punti contro Washington e segnò da tre sulla sirena firmando una vittoria contro Loyola-Marymount nel torneo post-stagionale della WCC. In quella stagione, non solo fu inserito nel primo quintetto di conference ma giocò anche da guardia tiratrice quando in campo entrava l'altro playmaker Quentin Hall. La stagione da junior fu memorabile: Gonzaga vinse il titolo della WCC dopo aver collezionato il miglior bilancio della stagione regolare e nel tabellone del Torneo NCAA arrivò ai quarti di finale, perdendo solo contro i futuri campioni di Connecticut, dopo aver battuto Minnesota, Stanford e Florida, tutte squadre che negli ultimi tre anni abbiamo visto alla Final Four. Nella finale della WCC, Santangelo segnò 34 punti contro Santa Clara con 8 su11 da tre. Nel Torneo NCAA fece 22 punti con 6 assist e altrettanti rimbalzi nella clamorosa vittoria su Stanford. Contro Texas-PanAm segnò il canestro da tre del successo sulla sirena, confermando la sua fama di risolutore nei momenti decisivi. Ancora una volta fu primo quintetto della WCC. Da qui la convocazione per la nazionale americana che ha vinto le Universiadi in Spagna: tre i playmaker, lui, Erick Barckley di St. John's e Scoonie Penn di Ohio State. Quest'anno ha giocato 34 partite, tutte in quintetto, sfiorando i 36 minuti di impiego, con 13,3 punti, 3,9 rimbalzi, 6,4 assist. Ha chiuso come terzo realizzatore di sempre a Gonzaga in una graduatoria che vede il leggendario John Stockton all'11° posto. I 660 assist in quattro anni gli hanno dato anche il primato di scuola proprio davanti a John Stockton che da quelle parti ha giocato dal 1981 al 1984 compresi. Anche quest'anno Gonzaga ha vinto il torneo della WCC e poi ha raggiunto a sorpresa gli ottavi del Torneo NCAA battendo Louisville e St. John's. Quest'ultima è stata la miglior partita stagionale di Santangelo: contro uno dei migliori play d'America, Erik Barckley, che si è già dichiarato per i draft NBA. Matt ha segnato 26 punti compreso il tiro da tre più importante della partita.

Le prospettive - Santangelo è uno dei primi cinque-sei play del prossimo draft, il che significa che da qui alle scelte del 28 giugno a Minneapolis il suo status potrebbe spingerlo su fino alla metà del primo giro oppure giù, nel secondo. La differenza è abissale: una seconda scelta non ha alcuna garanzia, una prima scelta ha un triennale garantito istantaneo. Se Matt fosse chiamato al primo giro il suo futuro sarebbe targato NBA per almeno tre stagioni e senza alcuna possibilità di ripensamento. Se questo non accadesse, si rifarebbe una carriera italiana. I dubbi degli scout NBA sono l'atletismo e la taglia fisica, mentre sono attratti dalla leadership, il carattere, la rapidità d'esecuzione grazie alla quale si può prendere un tiro contro chiunque e dai progressi soprattutto dell'ultimo anno nel passaggio. A inizio carriera era più un tiratore, adesso è un grande distributore e la cifra degli assist lo testimonia. Così se all'inizio controvoglia faceva spesso la guardia, adesso è decisamente un playmaker puro: "Quando giocavo guardia facevo fatica a entrare dentro la partita in attacco. Lontano dalla palla non sento il giusto feeling, non riesco a guidare la squadra come quando ho in mano il pallone", spiega. Adesso farò il Desert Classic di Phoenix per proporsi agli scout della NBA: dopo i draft potrà decidere il suo futuro almeno nell'immediato.

L'intervista - "Credo nella possibilità di giocare nella NBA, ho fiducia. Il mio obiettivo è giocare con i migliori del mondo ma è giusto avere altre opzioni. Sono uno che ha la mente aperta, mi piace guardarmi attorno. La Kinder ha avuto problemi di infortuni e mi ha chiamato nel momento in cui la mia carriera universitaria era finita. Così sono venuto a vedere, conoscere, capire, costruire un rapporto con uno dei primi club d'Europa, pensare al futuro il prima possibile", è la spiegazione del viaggio, una scelta improvvisa di cui nessuno sapeva niente neppure a casa sua: "Mi considero un playmaker puro con la capacità di tirare bene soprattutto da fuori, sono orgoglioso di prendere quasi sempre le decisioni giuste in campo. Ecco, credo sia la mia caratteristica migliore, sono un buonissimo "decision-maker". per la mia taglia e il colore della pelle sono stato paragonato a Jphn Stockton ma lui è uno dei migliori giocatori della storia. Un'estate mi sono allenato con lui, non un giorno, ma per un periodo lungo. Siamo diventati discreti amici. In campo cerco di imitarne lo spirito competitivo, John è un duro e io voglio essere come lui. Cosa mi ha detto? Non una cosa particolare, ma tante piccole cose. Mi diceva di andare in campo e divertirmi, non farmi condizionare dagli scout NBA in tribuna, dal punteggio, ma di preoccuparmi solo di andare in campo a godermi la partita e il resto sarebbe venuto di conseguenza. Credo che il suo status alla vigilia dei draft fosse simile al mio. mi viene da ridere però quando dicono che anche lui è stato sottovalutato: essere scelti alla metà del primo giro è un riconoscimento incredibile, non significa essere snobbati. Giocare nella NBA è un sogno che anche io spero di realizzare, ma su Stockton è meglio fermarci qui, perché pensare a quel che ha fatto è troppo per uno che comincia adesso". Squilla il telefono, è uno dei fratelli maggiori, Matt gli racconta il viaggio, le prospettive, le sensazioni, poi riprende: "Quella partita contro Barley e St. John è stata una delle migliori della mia carriera ma ce ne sono state altre di molto buone. La differenza è che quella partita era del Torneo NCAA, il palcoscenico era più grande del solito. Ho svolto bene il mio lavoro, che era quello di pilotare la squadra poi in particolare ho tirato con precisione e questo spesso fa la differenza. Non ho rimpianti per essermi avvicinato due volte alla Final Four senza giocarla. A un certo punto devi essere realista e non pretendere troppo. Sono state due grandi stagioni e siamo stati bravi ad elevare il nostro livello di gioco nel momento più importante. Volevamo dimostrare di essere una buona squadra e oggi nessuno ha più dubbi su questo. In quattro anni a Gonzaga ho cambiato tre allenatori e questo mi ha impedito di sviluppare un rapporto speciale con un coach, com'è accaduto ad altri. Ma non sono andato in confusione: quando hai la palla in mano sei padrone del tuo destino molto di più rispetto a quando non ce l'hai". Il suo ultimo coach è stato Mark Few che comunque era nello staff di onzaga anche nelle stagioni precedenti e fu colui che lo reclutò: "Quest'anno - racconta proprio Few - Santangelo è stato il nostro portatore di palla a tempo pieno, fortunatamente è quel tipo di giocatore che non si stanca mai. Quando arrivò a Gonzaga non aveva lo spirito competitivo di adesso, si faceva condizionare dal tiro, da come giocava in attacco e se sbagliava un paio di conclusioni o perdeva un pallone si smarriva. Adesso non c'è niente che lo turb. La prima cosa che tutti gli allenatori avversari pensano incontrandolo è che vorrebbero avere in squadra giocatori con lo stesso spirito". La scorsa estate, alle Universiadi, il primo impatto col basket internazionale: "Ho giocato un tipo di basket molto diverso da quello cui ero abituato e dunque è stata senza dubbio un'esperienza produttiva anche se il livello di gioco non era altissimo perché tuti gli avversari avevano la mia età grosso modo", ammette.

L'italianizzazione - I documenti sono pronti: certificato di nascita del nonno, quello di matrimonio, la prova che non ha mai rinunciato alla cittadinanza italiana. È tutto perfettamente in ordine, a San Francisco.  Nelle prossime settimane, gli verrà rilasciato regolarmente un passaporto italiano che gli consentirà l'anno venturo di giocare in Europa da comunitario. Delle due una: se va nella NBA è il secondo italiano dopo Vinny Del Negro a portare la nostra bandiera nel campionato più bello; se non ci va viene in Italia a giocare con l'idea di percorrere una carriera di tipo "d'antoniano". A presto.