CARLO NEGRONI

(dirigente)

Carlito Negroni ai tempi in cui era capitano

nato a: Bologna

il: 17/03/1925 - 03/07/2024

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DOPO CINQUE SCUDETTI CARLO NEGRONI LASCIA E DIVENTA DIRIGENTE

tratto da "Il Mito della V Nera" 1871-1971 di A. Baraldi e R. Lemmi Gigli

 

Per Carlo Negroni il 1957/58 è la stagione d'addio dopo dodici anni di ammirevole milizia: l'ultimo lembo della squadra tutta bolognese, quella dei quattro scudetti in Sala Borsa, una bandiera insomma della vecchia Virtus che egli "lascia" solo come giocatore entrando automaticamente nei quadri dirigenziali.

CIAO CARLITO, GRANDISSIMO CAMPIONE DELLA VIRTUS

di Eziuo Liporesi - Cronache Bolognesi - 13/09/2024

 

Il periodo delle gravi perdite per la Virtus Pallacanestro continua. Il 4 maggio se n’era andato Corrado Pellanera, il 14 luglio Paolo Magnoni, il 27 luglio Franco Lanfranchi, il primo settembre Renzo Paoletti. In luglio, però, è deceduto nell’oblio, anche Carlo Negroni, uno dei più grandi atleti della storia della Virtus. Intorno a metà luglio vidi un necrologio di un paio di settimane prima nel quale la famiglia e i parenti tutti salutavano un Carlo Negroni le cui esequie si sarebbero svolte il 6 luglio. Stavo per partire per le ferie e ho sperato che si potesse trattare di un caso di omonimia e che se fosse stato il grande campione si sarebbe saputo. Mi sono confrontato con qualche amico giornalista ma nessuno sapeva nulla. Qualche giorno fa finalmente ho avuto il tempo per andare alla Certosa a verificare. All’ufficio accoglienza ho detto che cercavo la tomba di Carlo Negroni. Il gentile impiegato mi ha detto che ce n’erano più di uno, ma io sapevo che il decesso era avvenuto in luglio 2024 quindi la risposta è arrivata immediata: “Morto a Castel San Pietro”. L’ultima volta che avevo sentito Carlo si era trasferito dalla sorella in via Melozzo da Forlì, quindi ho pensato che non fosse lui, ma quando ho avuto la sua scheda stampata tra le mani i dati della nascita non lasciavano dubbi: Bologna, 17 marzo 1925. Quindi sì, il 3 luglio 2024 alle ore 9,00 a Castel San Pietro, a 99 anni, è deceduto uno dei più grandi campioni della Virtus. Le indicazioni mi hanno portato in fretta sulla tomba, dove la foto in tuta da cestista dava ulteriore conferma, dove conferme non necessitavano purtroppo più. Quella dei Negroni è una famiglia, legata a ... triplo filo con la storia della V nera. Mario Negroni era Segretario Generale della Virtus quando i ragazzi dell'atletica andarono nel suo ufficio (addossato alla prima colonna della navata centrale, occupava lo spazio di un'ex cappella e negli scaffali erano allineati, gli scatoloni con sopra le date, a partire dal 1871, anno di fondazione), a chiedere un campo per cimentarsi con la palla al cesto, come si chiamava allora; fu poi presidente della sezione pallacanestro dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946 e 1947; poi riprese il suo ruolo di Segretario Generale e si adoperò anche per trovare un nuovo campo che sostituisse la Santa Lucia non più disponibile, così nacque il mito della Sala Borsa. Suo figlio Cesare, classe 1920, aveva già cominciato prima della guerra, poi nel 1947 e 1948 vinse due scudetti; lasciato il campo continuò a seguire la sua Virtus: abitava a Rimini, lavorava alla Sacramora, ma puntualmente compariva in Piazza Azzarita quando giocava la sua Virtus e spesso seguiva la squadra anche in trasferta. Morì "sul campo", un infarto lo portò via subito dopo la conclusione di un Virtus - Cantù il 26 novembre 1980. Carlo nacque cinque anni dopo il fratello Cesare, ma lo superò per talento e titoli, ha infatti vinto cinque scudetti (1947, 1948, 1949, 1955 e 1956), è stato capitano delle V nere, ha giocato in Nazionale. Ecco un racconto che mi fece qualche anno fa: "Cesare ed io volevamo giocare bene, anche per permettere di fare bella figura a nostro padre, per il quale la Virtus era una ragione di vita; mia madre diceva sempre, se avessimo i soldi che papà spende per la Virtus saremmo milionari. Noi giocatori non eravamo pagati, ma con la Virtus e la Nazionale avevo la possibilità di viaggiare spesati, Casablanca, la Francia, la Spagna, erano mete che non avrei potuto raggiungere senza l'aiuto della pallacanestro. In realtà un costo questi viaggi l'avevano, perché dovevo chiedere permessi al datore di lavoro: io ero infatti impiegato all'Acoser e ho effettuato la posa di gran parte delle tubature di Bologna. Quando dopo la guerra ci fu la necessità di trovare un campo che sostituisse la non più disponibile Santa Lucia, fui io durante un ballo in Sala Borsa ad avere l'idea che avremmo potuto giocare lì. Mio padre che era anche Presidente della Provincia si attivò e quello divenne il campo di tanti successi: lì vinsi cinque campionati dal secondo in assoluto delle V nere, nel 1946, al sesto, quello del 1956. La Sala Borsa, quando giocavamo, diventava una bolgia e il disegno di quel pavimento faceva perdere l'orientamento agli avversari. Naturalmente non c'erano spogliatoi, ci cambiavamo nelle cantine, c'era solo un lavandino e, dopo le partite ci si poteva giusto dare una lavata di mani e di faccia; all'uscita quando andavo incontro alla ragazza che era venuta a vedermi, avvertivo l'imbarazzo del sudore ancora appiccicato addosso. Dopo venne il palasport, uno spazio che sembrava immenso, ma soprattutto il lusso di spogliatoi con doccia calda. Ormai, però, per me erano gli ultimi anni, il gioco stava passando in mano ai giganti, alla Virtus era arrivato da qualche anno Calebotta ed io, che basavo il mio gioco sulla velocità, sul contropiede, ma ero anche un ottimo rimbalzista, trovavo sempre più difficoltà. Oggi sono vecchio - concluse Carlito - ma ho ricordi bellissimi del mio lavoro e della pallacanestro, degli amici, della Virtus...con un unico rimpianto: non avere più una donna al mio fianco". Carlito Negroni ha giocato dodici stagioni nella Virtus, ha vinto 5 scudetti (come lui solo Gigi Rapini e Gus Binelli), 244 gare, 1068 punti, è stato delle V nere anche dirigente, uno dei grandissimi, uno che ha sempre cercato di portare in alto la Virtus, anche nelle occasioni in cui nulla era in palio. Un esempio: il 26 giugno 1949 le V nere si recano a Porretta Terme per festeggiare il quarto scudetto. La gara contro i locali non ha storia, 58-20, ma Carlo si distingue ed è, con Paride Setti, il migliore in campo. Carlito, però, è stato anche tra i primi ad avere quell'istinto vincente che lo portò a segnare canestri decisivi, in particolare lontano da Bologna, nelle gare più difficili. Già nel 1947 aveva segnato il canestro decisivo sul campo del Muro Torto a Roma, contro la locale Ginnastica nella seconda giornata del girone finale che si concluse poi con la conquista del secondo titolo tricolore. Considerando che in quel girone a quattro squadre la Virtus aveva perso nella prima giornata in casa contro la Ginnastica Triestina, quel canestro di Negroni ebbe un peso specifico enorme nella corsa al titolo. Qualche anno dopo le V nere parteciparono al torneo di Mulhouse dal 12 al 14 settembre 1953 con la squadra locale, una selezione d'Alsazia e l'Etoile Geneve. Nella semifinale i bolognesi sconfissero gli alsaziani 79-70, poi in finale affrontarono la squadra di casa. Dopo avere sofferto nella prima parte di gara le V nere, al primo anno di denominazione Minganti, prevalsero 49-47. Il canestro decisivo fu segnato proprio da Carlito (il soprannome se lo era dato lui stesso, era esotico, faceva colpo!). In Francia aveva già lasciato il segno il 9 gennaio 1948, quando al debutto con la nazionale a Parigi fu decisivo dalla lunetta a tempo scaduto. Ora riposa nel campo nuovo della Certosa, per terra, nella fossa numero 136, dopo essersene andato nell’oblio di una città e di una società a cui tanta gloria aveva dato. Andate a salutarlo, se lo merita.