SHARROD FORD
(Sharrod Victor Ford)
Sharrod Ford in uno dei suoi spettacolari voli a canestro (foto tratta da www.virtus.it)
nato a: Washington (USA)
il: 09/09/1982
altezza: 206
ruolo: centro
numero di maglia: 5
Stagioni alla Virtus: 2008/09
statistiche individuali del sito di Legabasket
palmares individuale in Virtus: 1 Eurochallenge
LA PRESENTAZIONE DI SHARROD FORD
www.bolognabasket.it - 13/08/2008
È il turno di Sharrod Ford, di presentarsi ai tifosi bianconeri ed alla stampa.
C’è un motivo particolare perché tu hai firmato in Virtus, al di là del contratto? “Alla fine della ottima stagione scorsa avevo varie offerte, in Italia e all’estero. Ho tenuto conto della storia di questa squadra, oltre che dei progetti che aveva la società per il futuro; hanno avuto un anno difficile, ma io e i miei compagni siamo qui per fare bene e per raggiungere gli obiettivi che tutti mi hanno detto voler provare a conquistare.
C’è stata paura che tu trovassi un posto in NBA: ci sei andato vicino? “Io penso di aver fatto una buona Summer League, giocando bene, ma non so quanto sia andato vicino a fare la squadra, perché questi sono contatti che tiene il mio agente. Ma, oltre al rendimento di un giocatore, conta anche la situazione che hanno le squadre, se ci sono posti liberi”.
Ottima prima stagione in Italia: pensi di poter migliorare? “Il mio obiettivo individuale, come per tutti, è di fare sempre meglio senza pensare a cosa sia stato il passato. Perfezionarmi e cercare di essere ancora più consistente di quanto non sia già stato”.
Ti verranno chiesti tanti rimbalzi, o puoi fare anche altro, tipo punti? “Non penso tanto alle mie statistiche, quanto piuttosto a fare ciò che mi verrà chiesto dall’allenatore. In effetti rimbalzi e stoppate sono una caratteristica costante del mio gioco, ovunque sia andato; dando una occhiata al roster, non penso avremo molti problemi nel fare punti. Quello che conta è riportare questo club ai livelli del 2007”.
Dove pensi di poter migliorare, tecnicamente? “Un po’ ovunque, come per esempio nei tiri liberi, dove l’anno scorso ho avuto una percentuale insoddisfacente. Ci ho lavorato, durante l’estate, perché per il mio gioco è qualcosa di importante”.
Caratterialmente, come ti consideri e come sei considerato? “Ciò che penso di me è che sono una persona genuina, ed è quello che trasmetto a chi mi conosce. Sono come mi vedete”.
Vedendo il roster della Virtus, pensi di poter competere per il campionato? “E’ un buon team, dobbiamo lavorare insieme, e sono molto fiducioso perché mi piace il modo in cui è stata costruita questa squadra. Ora è difficile fare pronostici, penso che una chance ce l’abbiano tutti, servirà prima di tutto creare gruppo nello spogliatoio per fare bene”.
Cosa conosci dei tuoi compagni? Hai già parlato con il coach? “Ho già incontrato Pasquali a Las Vegas, in mezzora mi ha spiegato le sue intenzioni, i suoi programmi e le aspettative che aveva su di me; tra i compagni conosco Langford, con cui mi sono spesso incontrato al college e con cui ho giocato in rappresentative nazionali. Gli altri li conosco per fama e per quello che sanno fare, non vedo l’ora di poter iniziare a giocare con loro”.
Il derby, sai che Bologna lo sente, cosa ti aspetti e cosa ti hanno raccontato? “è uno degli incontri più eccitanti dell’anno, lo vivrò con partecipazione ed emotività, e sarà divertente per noi come per i tifosi; uno dei nostri obiettivi sarà quello di vincerlo. Al momento ci penseremo, per ora ho molta curiosità”.
Il tuo idolo da bambino? “Sono cresciuto tifando per Washington, uno dei miei giocatori preferiti era Chris Webber, oltre a Rasheed Wallace. Indosso la maglia numero 5 in onore del mio beniamino, Juwan Howard”.
Qui in Virtus il 5 è un numero pesante.. “Me ne rendo conto e lo capisco, ovunque sono andato questa maglia era di qualcuno che aveva fatto la storia del club. Proverò a raccogliere la sfida”.
Da Washington, ti sei dovuto spostare per il college. “Sono uscito fuori tardi, dopo che all’High School non ero un fenomeno. Non avevo grandi offerte, e Clemson mi ha offerto il programma migliore per la mia crescita. E penso, alla fine, di avere fatto una scelta giusta”.
SHARROD FORD A BOLOGNA
di Daniele Labanti - Dream Team - settembre 2008
Il suo iPod non spreme malinconiche melodie di Goran Bregovic, come avrebbe fatto, se fosse esistito, quello dell'illustre possessore della numero 5 di dieci anni fa. Non parcheggia davanti all'entrata della palestra, unico esentato dal divieto assoluto d'occupare quel sottile vialetto. Non arriva all'allenamento con in braccio solo un morbido beauty-case firmato (che tanto la borsa l'aveva portata qualcun altro). Insomma non è Sasha Danilovic.
è Sharrod Ford, al quale perà tutti, indossato per la prima volta la nera polo Virtus, hanno chiesto conto di quel numero pesante da tenere sulle spalle, scelto contro ogni "maledizione" (dopo lo Zar, non è che gli altri 5 bianconeri abbiano lasciato tracce memorabili, citofonare Delonte Holland). E lui, col genuino sorriso di chi si diverte giocando, spiazza tutti. "La 5 è la mia canotta, ho sempre avuto quella, l'aveva il mio mito Juwan Howard. E non h opaura, anche in altre squadre era stato il numero di un grande campione ed è andata benissimo":
Ora, spiegargli che forse il rapporto Danilovic-Virtus Bologna va oltre la sua immaginazione sarebbe stato crudele. Tanto lui, Sharrod, avrebbe sorriso.
perché comunque vada, quel sorrisino stampato sul volto non glielo toglie nessuno. E allora via con la navigazione, per un ragazzo che da raccontare ha molto e l'ultima tappa, quella trionfale da migliore centro del campionato (14.2 punti, 9.1 rimbalzi, 1.5 stoppate) partendo da Montegranaro è solo un puntino nel mare. Partendo da lontano, Washington è la casa, la genesi di tutto. L'amore per la pallacanestro è nata là.
"Tifavo Wizards, tifo ancora. Guardavo in tv Juwan Howard, Chris Webber e Rasheed Wallace, che sono quelli a cui m'ispiro. Gli idoli, come dite voi. Mi sono innamorato del basket guardando loro, tutti personaggi incredibili e soprattutto delle stelle. Grazie a mio cugino sono riuscito anche ad incontrarli, ero ancora un bambino, avevo solo 10 anni...". Un bambino che si diverte al playground, non un campione e nemmeno un prospetto, a giudicare dallo scarso interesse che i college locali dimostrano per lui. E così, diplomatosi alla Gwynn Park High School, deve emigrare per laurearsi. E per diventare un giocatore professionista.
è qui che entra in scena, detonante,la figura di mamma Wendy, la luce di tutto. Basta nominarla e Sharrod ride, racconta e ride ancora. "Oh sì, mamma è speciale. Al college ha visto tutte le partite, forse ne ha saltate due, ma in quattro anni. è la mia prima tifosa". Il college era Clemson, Carolina del Sud, non a due passi da Washington D.C., da cui la mammina saliva in auto per affrontare le dieci ore di strada che la separavano dal figliolo. E lui laggiù si faceva onore, 14.9 punti e 8.2 rimbalzi nell'anno da freshman. "Con Clemson è stato amore a prima vista, appena ho messo piede nel campus ho capito che sarebbe stato il mio college. Mi trovavo a mio agio, era il posto giusto visto che a Washington m'avevano snobbato. Non che ci fosse chissà cosa da fare, le mie giornate le passavo tutte a studiare e allenarmi. Non volevo tralasciare nulla". Laureato in "sviluppo delle risorse umane e tecnologiche", di lavoro fa quel che sognava di fare: il giocatore professionista. E da quando ha lasciato il college deve fare senza mamma Wendy alle partite, senza quelle piccole cose della vita americana che tanto lo facevano sentire bene. Venire in Europa è stato un salto mentale, anche se Sharrod non si sente come tanti altri. Il giorno della presentazione della sua nuova squadra, davanti all'auditorio stracolmo, avvertendo subito che la pressione quest'anno sarà alta, conscio della forza sua, della squadra e soprattutto della sete di basket dei tifosi, ai limiti della mania, lui sorrideva.
"Quest'anno volevamo gente per bene, persone educate. Di Ford c'hanno detto che lo è anche troppo" era il refrain di Claudio Sabatini dopo li nero su bianco.
"La cosa più difficile gli scorsi anni - racconta Sharrod - è stato mollare tutto. Due anni fa, prima di andare all'Alba Berlino, avevo appena comprato casa in Maryland. Stavo bene, avevo giusto finito di sistemarla, sentivo che mi piaceva quella situazione. La NBA non era ancora un traguardo, avevo giocato poco e provato le leghe minori. Venire via è stata dura, ho dovuto lasciate tutto". Un salto nel buio. "Eppure sono felice. Bologna è uno step fondamentale, non nascondo che ai pro ci guardo e il mese scorso mi è sembrato che i Lakers avessero un po' di interesse nei miei confronti. Con il loro staff ho lavorato duro, chissà che un giorno... Ora però penso a Bologna", aggiunge quasi a fugare ogni dubbio.
Bologna deve sembrargli una metropoli, dopo i camei di Montegranaro. Fra il caos della città grande,gli echi dei racconti epici d'antiche vittorie, il vociare dei tifosi che forma un brulicante continuo di "mi raccomando Sharrod", "vai Sharrod", "spacca tutto Sharrod", l'adattamento deve necessariamente essere veloce. E lui ride - ancora. Doveva essere un buontempone fino ai tempi dell'high scholl, perché il suo profilo su Facebook tocca la ragguardevole cifra di 1.130 amici, per non parlare di Seemeball.com, altro sito di cui Sharrod è caloroso aficionado, una specie di Myspace dedicato alla pallacanestro. "Mi piace molto conoscere gente, chiacchierare di basket su internet, cazzeggiare - si può dire? - con gli amici. Per fortuna dopo il ritiro con la Virtus arriverà la mia ragazza, così potrò godermi un po' anche la città. è più grande rispetto a Montegranaro, là c'era poco da fare. Qui sarà diverso". Ma siccome prima c'è il ritiro, e siccome tolto il ricamo del weekend a Cortina d'Ampezzo la Virtus gli regalerà un'inespugnabile pensione arroccata a Castelnuovo Garfagnana, qualcosa da fare fra un allenamento e l'altro andrà trovato subito. Indovinate, Sharrod sorride. "Ascolterò un po' di musica, amo il rap e l'r&b. Lo faccio sempre prima d'ogni partita, è il mio modo di trovare la concentrazione. Giocherò coi videogames. Guarderò qualche film, magari qualcosa di Don Cheadle, il mio attore preferito". Uno che ha fatto film leggerini tipo "Hamburger Hill" - imperdibile, ma qui Sharrod cade, d'altronde aveva solo cinque anni - ma anche kolossal come "Hotel Rwanda" o cult come la saga degli "Ocean's". "Lui è un grande", commenta sottovoce, mentre pensa a qualche altro titolo.
In fondo Sharrod è così, uno solare, che ama dialogare, si mette a raccontare dei suoi "idoli" e della mamma ultrà di Clemson senza perdere mai il contatto con la realtà che l'ha baciato in fronte. Accetta la pressione d'essere il pivot della Virtus - che fra una cosa e l'altra vuol dire recuperare il testimone di Rashard Griffith, l'ultimo centro di colore, puro, dominante, del mondo bianconero - con l'occhio luccicante, con l'allegria d'essere considerato così forte. Ha voglia di giocare, di imporsi, di vincere, ma non perde l'incosciente furore bambino di chi prima si diverte, poi lavora.
No, Ford non è Danilovic. Lo Zar non rideva mai.
FORD, QUALCOSA NON VA PIU' COME PRIMA
di Claudio Limardi - Corriere dello Sport - 19/11/2008
All'improvviso, riscoprendo l'utilità dei muscoli di Chiacig («Quando c'è da fare a sportellate io sono sempre pronto, in alcune gare può essere utile») la Virtus ha preso atto della flessione di rendimento di Sharrod Ford. E forse non è un caso che sia coincisa con la crisi vissuta dalla squadra, battuta due volte prima di salvarsi a stento contro Rieti. Il centro nelle prime tre gare di campionato - tutte vinte - ha segnato 31 punti e nelle successive tre - une vinta e due perse - 36, quindi il problemi non è offensivo. Anzi: domenica scorsa le cose migliori Ford le ha fatte proprio in attacco con 12 punti e 5/6 al tiro in soli 19 minuti di impiego. Ma in attacco Ford è un valore aggiunto. La sua utilità e il motivo principale per cui è tra i migliori centri del campionato se non il migliore è nei rimbalzi e nelle stoppate. Ad esempio a Milano aveva segnato solo due punti risultando però decisivo in mezzo alla zona come calamita per i rimbalzi e come intimidatore. Ma proprio rimbalzi e stoppate all'improvviso si sono dimezzati. Nelle prime tre partite, Ford aveva catturato 35 rimbalzi (11,7 di media). Nelle successive tre ne ha conquistati 15 (5 di media), meno della metà. Contro Rieti non ha catturato neppure un rimbalzo d'attacco. Sempre nelle prime tre uscite Ford aveva dato via 12 stoppate (3 a partita). Da allora due stoppate totali. Domenica zero. Intendiamoci Ford al momento ha 11,2 punti, 8,3 rimbalzi e 2,3 stoppate a partita. è il primo stoppatore e il quarto rimbalzista del campionato. Nessuno si lamenta di lui. Dal campo ha il 62,2%. Ford non è un problema, ma la Virtus rivuole il giocatore che fa la differenza con il suo atletismo, tanto più che Matteo Boniciolli vuole correre anche con i lunghi e nessun lungo in Italia è più adatto di lui a farlo. Però Ford attraversa un momento particolare, forse anche di nervosismo. Contro Rieti ha giocato 19 minuti a causa dei falli: il terzo, nel secondo quarto, è stato un inutile schiaffetto a Pasco ormai proiettato a canestro; il quarto, nel terzo periodo, una spinta plateale a rimbalzo. Sono errori che un giocatore come lui non può commettere specie in una giornata in cui non è disponibile Arnold (quasi sicuramente sarà così anche a Cantù). Di certo, Boniciolli non fa sconti: domenica, ha rinunciato a rimetterlo in campo negli ultimi 14 minuti. Chiacig stava brillando, lui no. Ma vincere a dispetto di questo non succederà tanto spesso.
MISTERO FORD ALA O CENTRO? È LA DOMANDA DA UN MILIONE
di Stefano Valenti - La Repubblica - 16/01/2009
Confidando che il lavoro atletico abbia messo benzina a tutti, e quello in palestra rimesso Boykins a pari dei compagni, la Benetton da sfidare sabato sera sarà un test complesso per le teorie di Boniciolli. Che mescolando le carte a disposizione sta sostanzialmente sconfessando i principi che guidarono il mercato estivo della Virtus, cioè un quintetto con quattro Usa (tutti forti) e Righetti. Oggi, di quell'idea tattica, è rimasto il solo Alex, apostolo di Matteo dentro lo spogliatoio. Con Boykins buttato via e poi ripreso. Arnold mai visto a fare il suo e Langford promosso attraverso una retrocessione, l'intrigo resta Sharrod Ford. Alimentato al ritorno da Samara: già convinto che non fosse un centro, Boniciolli ha spiegato che come ala forte «l'han spostato via Stanescu e Clancy». E allora "ma dove può giocare Ford, se non regge i 4 di una squadra che non punta a vincere l'Eurochallenge?» diventa la più appropriata domanda da un milione di dollari. Tanto lo paga Sabatini, che annunciò la firma «del miglior centro dello scorso campionato». Salvo scoprire, da due mesi, che non è né centro né il migliore. Se il confronto più gettonato è quello con Eric Williams, noi non crediamo che i destini della stagione della Virtus (e del coach) passino dalla sfida con Avellino. Sulla strada del secondo posto, obiettivo realistico in campionato, di omoni non ce ne sono: Siena ha Eze, risposta africana a Ford. Roma? Ford è più veloce di Brezec. Treviso? Abbinando Chiacig a Nicevic, Ford si troverà in post basso esperti della materia, Wallace e Rancik. Ford ha piedi veloci, ma contro Montegranaro e due avversari assai più lenti sono emersi problemi di falli. Complessi da gestire perché, in campo assieme, Ford e Chiacig accorciano le rotazioni: ed Arnold tra tutti è certamente il meno centro dei tre. Un canestro da tre ed uno dalla media sono il frutto del lavoro con Ford, uno però pagato per essere determinante. E che se viene giudicato in base alla percentuale dalla media, e non più dai suoi numeri (rimbalzi e stoppate, scese da 2.8 a 1.1) magari si svilisce, lui che perde le certezze del suo gioco e l'investimento biennale (con NBA escape). Ford ha molte qualità: ottimo ragazzo, atletismo, intimidazione e velocità, rapido nel pick and roll, gioca sopra il ferro. Ed in difesa l'anno scorso mise in difficoltà, da ala forte (come variante, non a vita), il migliore di tutti, Gallinari. Crediamo che la Virtus, affiancandogli Arnold o Giovannoni abbia armi totali, dal post basso o sul perimetro. Convinti che di centri migliori di Ford ce ne siano pochini in giro, soprattutto se migliorasse nel gioco in post basso. E così la pensano quegli allenatori di A che un Ford se lo sognano. Boniciolli è di parere opposto. Negli ultimi due anni, la Virtus ha raggiunto una finale scudetto, due di coppa Italia ed una Final Four europea. Boniciolli, teorizzando un basket diverso, è chiamato a far riaprire la bacheca, perché tutto il resto lo hanno già fatto altri e con squadre costate molto meno.
Ford appeso al canestro, una scena frequente
È UN FORD DA NBA IL MOTORE VIRTUS
di Grazia Neri - Corriere dello Sport - 25/03/2009
Oltre tredici punti, quasi otto rimbalzi, il 70% da due e 1.6 stoppate sono medie degne del miglior lungo del campionato italiano. Cifre con cui si può finire dritti nella NBA. E nel caso di Sharrod Ford, l'età relativamente giovane (27 anni a settembre), i centimetri (quasi 210) e l'atletismo non possono che favorire un sogno del genere.
COPPIA - Le medie di cui sopra sono le cifre tenute dall'ex Alba Berlino e Montegranaro negli ultimi due mesi, da quando - dopo il ko contro Biella - Ford è tornato stabilmente al ruolo di centro, affiancato non più da Jamie Arnold ma da un altro giocatore di grandi qualità fisiche come Reyshawn Terry. Un assetto che ha dato ottimi frutti, come dicono i risultati, che parlano di 14 vittorie in 18 gare, con i picchi del 2-0 su Roma, Kiev, Galatasaray e Telekom Bonn, e i successi su Teramo, Milano e ad Avellino.
ATTACCO - Nella metà campo offensiva, Ford ha sviluppato un'eccellente intesa con Earl Boykins: lo testimoniano le cifre della settimana appena trascorsa, in cui tra la doppia sfida contro Bonn e il posticipo contro Roma il lungo americano ha superato il 90% da due, tirando con 25/27. Una media che nasce dalla qualità dei tiri presi dal nativo di Washington, spesso schiacciate o appoggi da pochi passi, grazie all'uno contro uno delle guardie (oltre a Boykins, anche Petteri Koponen e Keith Langford) e alla capacità del pivot di farsi trovare pronto sugli scarichi. Al tempo stesso, però, anche le medie ai liberi di Ford si sono elevate, passando dal 56% del girone d'andata al 70% abbondante del girone di ritorno. Merito del lavoro con il Paron Zorzi unito alla maggiore confidenza con il tiro dalla media e dalla lunga distanza, acquisita nelle settimane in cui Ford era stato spostato nel ruolo di ala grande.
DIFESA - Nella propria metà campo, il rendimento di Ford si è impennato di pari passo con l'innalzamento del livello atletico della Virtus, che con il trio formato dal proprio pivot, Langford e Terry può contare su tre atleti di primissimo livello, in grado di rendere impossibile ogni iniziativa all'intemo dell'area. E con Ford da numero 5, quindi non costretto a seguire sul perimetro il proprio avversario, la difesa bianconera ha sempre almeno un intimidatore a centro area. Sotto il proprio canestro, Ford cattura rimbalzi (6.3 di media, solo Brandon Hunter di Montegranaro fa meglio) e intimidisce (con 1.7 stoppate è il primo della Serie A, davanti al duo nigeriano Ebi-Akindele), con la perla della stoppata decisiva nell'ultima azione ad Avellino. A ciò si aggiunge il contributo nella zona 1-3-1, in cui Ford parte al centro della seconda linea difensiva, ma grazie alla sua rapidità negli spostamenti può affiancare il playmaker (Boykins o Koponen) in punta, di fatto sdoppiandosi e rendendo ancora più efficace una difesa di per sé difficile da attaccare.
DERBY - La prossima sfida di Ford sarà la conferma nel derby, in cui vorrà zittire chi lo attende al varco - dopo la prova non entusiasmante in finale di Coppa Italia contro Siena (da 7 punti con 2/6 al tiro) - nelle sfide in cui il pallone diventerà più pesante. Ma intanto il pivot bianconero - che all'andata pareggiò contro il miglior Papadopoulos chiudendo con 17 punti e 15 rimbalzi - arriva alla sfida contro la GMAC (che la Virtus inizia a preparare oggi dopo due giorni di riposo) dopo una domenica in cui, con 14 punti, ha segnato da solo più del poker Papadopoulos-Cittadini-Bagaric-Achara a Ferrara.
GIOCARE AD ALTA QUOTA
di Marco Bogoni - V Magazine aprile/giugno 2009
No Fly Zone. Un termine sconosciuto a Sharrod Ford. Il giocatore che ha, inconsapevolmente, preso idealmente il testimone di un certo Rashard Griffith, l'ultimo centro di colore virtussino prima di Ford. Le similitudini con Griffith si fermano al colore della pelle, il ben diverso tonnellaggio ha comportato stili opposti di gioco per i due lunghi: Griffith adorava spostare i centri avversari a proprio piacimento grazie ai suoi movimenti spalle a canestro e alla sua stazza, mentre Ford ama volare ad alta quota alla ricerca di una stoppata, di una schiacciata o di un tap in. L'importante è non tenere mai troppo i piedi ancorati a terra, le sportellate dei lunghi avversari nuociono gravemente alla salute di Sharrod.
Sharrod Ford è un talento sbocciato tardi. Nat o a Washington D.C. il 9 settembre del 1982, durante gli anni alla Gwynn Park High School non riesce a farsi notare da qualche università importante della capitale americana ("Non ero un fenomeno alla High School" ha dichiarato molto candidamente). Decide di tarsferirsi a Clemson (Carolina del Sud) e con i Tigers si prende la sua personale rivincita nei confronti di questi atenei che lo avevano snobbato: nel suo anno da freshman colleziona 14,9 punti e 8,2 rimbalzi. Clemson non ricordava un lungo di tale valore dai tempi di Horace Grant (17 stagioni in NBA con 4 anelli conquistati). Dopo il college Ford non viene scelto al Draft e nonostante ciò prova lo stesso a guadagnarsi un posto tra i professionisti della NBA. Disputa 3 partite con i Phoenix Suns, ma il livello è ancora troppo elevato per lui. Nel 2006 scende al piano di sotto, in D-League, indossando la canotta dei Fayetteville Patriots. Le statistiche parlano di cifre considerevoli: 13 punti e 8,4 rimbalzi di media a partita. Questi numeri gli valgono la prima chiamata in Europa per mano dei tedeschi dell'Alba Berlino. Nel febbraio del 2006 si trasferisce nella patria di Hermann Hesse e Arthur Schopenauer. Grazie al suo immenso atletismo Ford non ha difficoltà ad inserirsi nel sistema di gioco del Vecchio Continente. Il lungo americano conduce l'Alba Berlino fino alle Top 16 di Eurocup e ai quarti di finale del campionato tedesco dove viene eliminata dagli Atrland Dragons. In Germania Sharrod viaggia a 11,8 punti e 6,9 carambole ad ogni allacciata di scarpe.
La NBA può attendere e nella stagione 2007/08 sbarca in Italia, a Montegranaro, seguito dalla sua inseparabile mamma Wendy, la sua prima grande fan. Nelle Marche Ford trova subito una grande intesa con il playmaker Luca Vitali. Il pick and roll tra il regista italiano ed il lungo di Washington diventa uno dei marchi di fabbrica della squadra di Alex Finelli. Montegranaro, grazie anche all'apporto di Sharrod Ford, diventa la rivelazione del torneo assieme all'Air Avellino. La suqadra marchigiana chiude al quarto posto la regular season, ma nei quarti di finale paga la mancanza idi esperienza ad alti livelli e viene eliminata dall'Armani Jeans Milano che riesce a ribaltare il fattore campo. Ford si conquista la palma di miglior centro del campionato grazie ai suoi 14,2 punti e 9,8 rimbalzi a partita.
Terminata l'esperienza a Montegranaro, il sogno si chiama NA: Ford disputa la Summer League di Las Vegfas con la canotta dei Los Angeles Lakers. I suoi balzi gli valgono 8,4 punti e 4,4 carambole a gara, ma non gli consentono di strappare un contratto garantito da qualche franchigia americana. Nel suo futuro c'è ancora l'Europa. Ford ha numerose offerte, ma alla fine accetta il faraonica ingaggio che gli offre Claudio Sabatini. Il patron della Virtus Bologna, per la stagione 2008/09, è intenzionato ad allestire una squadra di grande livello in grado di poter lottare per la licenza triennale di Eurolega. La Virtus, scottata dalle negative esperienze di Holland e Spencer, cerca oltre che giocatori di valore anche uomini che sappiano inserirsi bene nello spogliatoio e nel tessuto cittadino. L'ex centro di Montegranaro racchiude entrambe queste caratteristiche e grazie alla sua passione per i social network (in particolare per Facebook) non ha difficoltà a mostrare a tutti il suo carattere allegro e solare. Il contratto biennale da circa un milione di dollari a stagione convince il ungo americano a trasferirsi sotto le Due Torri.
Il suo enorme atletismo fa infiammare i tifosi bianconeri fin dalle prime partite. All'esordio con la canotta bianconera va subito in doppia doppia (18+11) contro l'Angelico Biella. Ford garantisce schiacciate, rimbalzi e stoppate sotto le plance, ma con l'arrivo sulla panchina della Virtus di Matteo Boniciolli al posto di Renato Pasquali tutto questo non basta più. Il coach triestino ritiene che Ford non abbia i chilogrammi necessari per poter giocare ad alti livelli da centro. Il quintetto bianconero viene ridisegnato: Chiacig ottiene la promozione a centro titolare, mentre Ford viene spostato nello spot di ala grande. Il lungo di Washington prova ad aggiungere il tiro dalla media distanza al suo bagaglio tecnico ma, allontanandosi dal canestro, perde sicurezze e certezze. L'esperimento non ottiene i frutti sperati e così, accantonata la bilancia, Ford si riaccomoda nel ruolo di 5.
A febbraio arriva la prima occasione per Ford di vincere un trofeo. Stiamo parlando della finale di Coppa italia. Le V nere provano per la terza volta consecutiva l'assalto davanti al proprio pubblico. L'avversario è lo spauracchio Siena, la squadra che ha sempre battuto la Virtus da quando è ritornata nella massima serie. Il trofeo va nella città del palio, per Ford ci sono 7 punti e 10 rimbalzi, ma anche 4 palle perse e una lucidità mentale che nel finale di partita è sparita.
Smaltita l'amarezza della Coppa Italia devono passare pochi mesi affinché Ford possa alzare il suo primo trofeo in carriera e la Virtus possa riaprire la bacheca. Battendo i francesi dello Cholet i bianconeri si aggiudicano l'Eurochallenge, la terza competizione continentale. Il lungo virtussino fa registrare un'ennesima doppia doppia (12+12( anche se, nell'ultimo quarto, alcune sue disattenzioni difensive hanno permesso ai francesi di rientrare in partita e di avere con De Colo il pallone per poter vincere la gara. Tornando al campionato italiano, Sharrod chiude la regular season con 10,8 punti e 9,5 rimbalzi di media che lo consacrano il miglior rimbalzista del campionato assieme a Brandon hunter. Le sue cifre non impediscono, però, alla Virtus di registrare un pessimo finale di stagione regolare, culminata nella sconfitta in casa contro la Benetton Treviso. La Fortezza chiude al quinti posto in classifica e affronta nei quarti di finale proprio la squadra di coach Mahmuti. Ford per la terza volta consecutiva in carriera viene eliminato al primo turno dei playoff. Nella determinante gara 5 disputata al PalaVerde l'ex allievo di Clemson viene fortissimamente limitato dai falli. Chiuderà la partita con 5 punti e 4 rimbalzi ed un'ingenuità pari soltanto al suo atletismo. La leggerezza con cui si fa fischiare il quarto fallo, che di fatto lo toglie dalla partita, denota un'imperdonabile mancanza di concentrazione. Nei playoff Ford ha continuato a viaggiare ad una media che ha sfiorato la doppia doppia (14,2+8,8), ma non è tutto oro quello che luccica.
La sua ricerca quasi esasperata della stoppata gli ha fatto dimenticare più di una volta il fondamentale del tagliafuori. Dopo che nei bar cittadini si è disquisito per quasi metà campionato se il ruolo più adeguato di Ford fosse quello di centro o di ala grande o se necessitasse di una cura fatta di tortellini e tagliatelle, il suo limiti principale si è palesato a livello mentale, nella sua concentrazione part-time. Sharrod appartiene alla categoria delle bellezze effimere:le sue schiacciate, i suoi salti verso canestro rimarranno impressi nella memoria dei tifosi virtussini per lungo tempo, ma la concretezza ha un altro volto. I margini di miglioramento di questo ragazzone di 27 anni sono ancora ampi, specie se non avrà sulle sue spalle la responsabilità di dover catturare quasi tutto da solo tutto il fatturato dei rimbalzi della squadra e se continuerà ad avere la voglia di volare più in alto degli avversari.
FORD ATTACCA: MAI RIFIUTATA ROMA
di Daniele Labanti - Corriere di Bologna - 28/08/2009
Passare dallo status di stella del mercato a fuori rosa dev'essere difficile da digerire, specialmente per uno che, guardando le sue cifre (12 punti e 9 rimbalzi), pensa d'aver fatto una discreta stagione. L'estate di Sharrod Ford, invece, sta portando solo problemi che si sommano a problemi. Su Twitter, una sorta d'ufficio stampa, il centro sta snocciolando giorno dopo giorno sensazioni e amarezze per essere stato allontanato dalla squadra. Di per sé tutto potrebbe passare in cavalleria, se non ci fosse un contratto da un milione di dollari che balla - e pesa - sulla Virtus e sullo stesso Ford. L'ultima del nostro suona più o meno così: «Spero la smettano di dire che io ho rifiutato Roma, è una str...». Il lancio segue una serie di lamentele per essere tenuto lontano dalla rosa e per un momento molto duro della sua carriera. Paradossalmente, aver raggiunto l'apice con il campionato da miglior centro a Montegranaro lo rende oggi prigioniero d'un contratto troppo ricco per i nuovi canoni dell'austerity globale.
Breve flashback. Al termine della scorsa stagione la Virtus ha chiarito a Ford che alle cifre previste dal contratto non avrebbe fatto parte della squadra quindi o saltava fuori una soluzione sul mercato, o andava ridiscusso l'accordo. Il terzo caso, che è lo scenario attuale, prevedeva Ford fuori rosa in attesa degli eventi. L'unica società che s'è fatta viva con la Virtus è stata Roma: dalla Capitale offrivano circa 850 mila dollari e un buy out per Sabatini, ma la trattativa pare si sia arenata sul secondo anno di contratto. E, sotto sotto, Roma cercava soprattutto di fare pressione a Hutson che nicchiava sull'ipotesi di rinnovo. Quando Hutson ha accettato, Ford è uscito di scena anche alla Lottomatica. Sabatini spiega la versione della Virtus: «Sharrod è un ottimo professionista e questa è una situazione antipatica, ma non si può dire che l'offerta di Roma non c'era. Chiedete a Toti e a Bottai... Noi abbiamo anche perso il buy out. Capisco che Ford possa non essere contento adesso, ma i lavoratori che soffrono sono quelli che si alzano alle 6 del mattino e guadagnano l'1% di quello che percepisce lui». Roma conferma la trattativa, i contatti con la Virtus e quelli con Toto. Richetti, rappresentante italiano di Ford: «È vero, ci siamo interessati a lui e abbiamo fatto una proposta. Poi è rimasto Hutson». La situazione di Ford è ovviamente complicata. A quelle cifre non ha mercato, ma è anche un centro di 27 anni che in corso d'opera potrebbe tornare utile a diversi club. Compresa la Virtus, ovviamente, che deve pagarlo e che lo terrà ai margini fino all'inizio della stagione ma poi - se dovesse rendersi necessario o quando Moss avrà il passaporto bulgaro - potrebbe decidere di reintegrarlo. Per questo Sabatini non chiude la porta, anzi. «Per ora è lì, nel rispetto della sua professionalità si allena con le giovanili. E con lui c'è anche Righetti. È il nostro quarto americano ed è a disposizione, potremmo anche avere bisogno di lui. In una stagione capitano tante cose, infortuni, esigenze tattiche... Intanto valutiamo le alternative. Ford ha un contratto da onorare fino al 30 giugno 2010». Il contrattone è dunque il casus belli. Comprensibile che la Virtus cerchi una sistemazione a Ford e che preferisca non unire adesso al gruppo un giocatore di umore negativo, altrettanto comprensibile è l'amarezza di Rod. Dalle stelle alle stalle, la storia del braccio di ferro tra le società e gli atleti non è roba nuova. Alla Lazio, di questi tempi, ci sono pure denunce minacciate fra Pandev e il presidente Lotito. Là li chiamano «i dissidenti», cioè i non allineati. Qua Ford e Righetti sono semplicemente «ai margini della rosa». Non è un muro contro muro, ma un milione di dollari è tanta roba. E non sarebbe così stupefacente trovare Ford ancora in campo a Bologna, fra qualche tempo.