ACHILLE POLONARA

 

Achille Polonara debutta a Brescia nella Final Four di Supercoppa ed è subito trionfo

 

nato a: Ancona

il: 23/11/1991

altezza: 203

ruolo: ala

numero di maglia: 33

Stagioni alla Virtus: 2023/24 - 2024/25

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

palmares individuale in Virtus: 1 scudetto, 1 SuperCoppa

ACHILLE POLONARA È UN NUOVO GIOCATORE DI VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA

tratto da www.virtus.it - 06/07/2023

 

Virtus Pallacanestro Bologna S.p.A. comunica di aver raggiunto un accordo biennale con Achille Polonara.

Achille nasce ad Ancora il 23 novembre 1991. Ala di 203 cm, Polonara inizia a giocare nel settore giovanile della Stamura Basket Ancona prima di trasferirsi ancora giovanissimo a Teramo, squadra con cui fa il suo esordio in Serie A nella stagione 2009/2010. Resta in Abruzzo per 4 stagioni e dopo essere stato nominato Miglior under 22 del campionato si trasferisce a Varese dove per il secondo anno consecutivo conquista il premio di Miglior under 22. Nel 2014 il trasferimento a Reggio Emilia, dove vince la Supercoppa Italiana e raggiunge per due volte la Finale scudetto. Per due stagioni a Sassari, dove vince l’Eurochallenge ed è uno degli assoluti protagonisti della cavalcata della squadra sarda fino alla Finale scudetto.
Nell’estate 2019 il trasferimento all’estero, al Baskonia: debutta in Eurolega ma soprattutto conquista il titolo in Liga ACB contro il Barcellona in finale. Nel 2021 il passaggio al Fenerbahce con cui vince un Campionato turco, prima di passare all’altra sponda di Istanbul, con la maglia dell’Efes con cui vince una Coppa del Presidente. Nella passata stagione, in corsa, arriva allo Zalgiris, con cui ha recentemente vinto il Campionato lituano.

Achille è un assoluto protagonista anche con la maglia azzurra: dopo la trafila nelle selezioni giovanili, è ormai in pianta stabile nello scacchiere azzurro e ha chiuso l’ultimo Eurobasket 2022 con 11 punti di media.

Virtus Segafredo Bologna dà il benvenuto ad Achille Polonara nella grande famiglia bianconera.

 

POLONARA: FINALMENTE LE NOSTRE STRADE SI INCROCIANO, NON VEDO L’ORA DI INIZIARE!

tratto da www.virtus.it - 07/0772023

 

Annunciato nel pomeriggio di oggi, giovedì 06 luglio, il nuovo giocatore della Virtus Segafredo, Achille Polonara, ha voluto mandare il primo messaggio di saluto a tutti i tifosi virtussini, attraverso un video social postato sui canali ufficiali del Club:

“Ciao a tutti da Achille Polonara, finalmente le nostre strade si incrociano! Sono molto contento e molto carico, non vedo l’ora di iniziare. Mi auguro che possa essere una stagione ricca di successi per tutti noi e speriamo di divertirci insieme. Forza Virtus! ”

 

POLONARA, MATURITÀ ED ESPERIENZA AL SERVIZIO DI VIRTUS SEGAFREDO

tratto da www.virtus.it - 17/07/2023

 

Tra le infinite sliding doors a volte capita di rincontrarsi: così è successo tra Virtus e Achille Polonara, una volta di più e poiché cade nelle condizioni migliori, coi venti a favore di una volontà comune, il matrimonio è ancor più felice. Assieme a Pajola andrà a completare la truppa anconetana del gruppo, maturo ed esperto quanto basta a tener la barra in tutte le competizioni con mano sicura, dentro le insidie di una stagione con forti squilibri di forze in campo tra Italia ed Europa. Vitoria, la doppia Istanbul e Kaunas le principali tappe continentali che hanno visto vibrare la carriera di questa ala-grande di 203 centimetri, classe ‘91, che di stagioni in Eurolega ne ha già 4 alle spalle, più 6 in altre competizioni europee e di maglie azzurre 72. Un lungo percorso iniziato alla Stamura Ancona, proprio come lo stesso Pajola e che a 15 anni lo ha portato al primo trasferimento, direzione Teramo, dove segnò il suo debutto nella massima serie. Tra i compagni di viaggio più apprezzati menzione speciale per Toko Shengelia, definito come il giocatore che più lo aveva impressionato ai tempi di Baskonia. Se nella sua playlist musicale non può mai mancare Travis Scott, di cui ama soprattutto il brano “Butterfly Effect”, sulla canotta particolarmente gradito è il numero 33, scelto per omaggiare gli eterni Larry Bird e Scottie Pippen. Soprannominato “PolonAir”, la sua carriera da globetrotter non ne ha intaccato il forte legame familiare con mamma Daniela e papà Domenico, di cui riporta tatuati sui polsi i diminutivi ‘Dani’ (Daniela) e ‘Novi’, (Novello, il soprannome con cui è sempre stato chiamato il padre).

 

POLONARA: VOGLIO AIUTARE LA VIRTUS A FARE BENE ANCHE IN EUROLEGA

tratto da bolognabasket.it - 22/08/2023

 

Achille Polonara è stato intervistato da Tuttosport.
Un estratto delle sue parole.

La Virtus mi aveva già cercato, ho parlato con coach Scariolo. E adesso si è creata un’opportunità per venire in questa grande società. L’obiettivo è aiutare la Virtus a fare bene anche in Eurolega, che è un grande palcoscenico.
Il ritorno in serie A? “Sono partito che ero ancora giovane. Nel frattempo sono diventato due volte papà e questo ha contribuito molto alla mia maturazione come uomo e alla mia serenità. Ho accettato la sfida dell’estero, che consiglio sempre, perché si va in posti dove, come accade per gli stranieri da noi, non sei più coccolato”
Obiettivi in Nazionale? “Dobbiamo iniziare con fiducia, consapevolezza, senza penare che il girone sia facile. Sarebbe un pericolo. Ogni partita conta. Ma sappiamo che quando giochiamo assieme possiamo impensierire tutti. Comunque c’è anche la curiosità di vedere le Filippine.
Il sogno? Una medaglia con la Nazionale. E giocare a Parigi 2024, perché Los Angeles 2028 mi sembra troppo lontana.
“Finora mi posso dire molto soddisfatto. E ho sempre cercato di fare del mio meglio. Per quanto riguarda Achille da bambino, quando andavo a scuola io volevo diventare un giocatore, ero convinto, ottimista. Se posso dare un consiglio ai ragazzi, non pensate mai che sia troppo tardi. E anche a mio figlio dirò di credere in quello che ti piace fare, comprendendo quello che puoi fare. Perché per esempio nel basket, io sono stato agevolato dalla statura.


 

 

ACHILLE POLONARA SI DEVE OPERARE

tratto da www.virtus.it - 09/10/2023

 

Virtus Pallacanestro Bologna S.p.A. comunica che, nella giornata di martedì 10 ottobre, Achille Polonara verrà sottoposto ad intervento chirurgico per la rimozione di una neoplasia testicolare riscontrata recentemente.

Al termine dell’operazione verranno comunicati i tempi di recupero.

ACHI siamo tutti con te!

OPERATO POLONARA

tratto da www.virtus.it - 10/10/2023

 

Virtus Pallacanestro Bologna S.p.A. comunica che l’intervento chirurgico a cui si è sottoposto in data odierna Achille Polonara è tecnicamente riuscito.

Nei prossimi giorni verranno stabilite modalità e tempistiche per la ripresa dell’attività sportiva.

 

POLONARA: “IVANVONIC È ESIGENTE, RIESCE A FARSI RISPETTARE DA OGNI GIOCATORE. OGNI PARTITA DI COPPA ITALIA È TOSTA, A PRESCINDERE DALL’AVVERSARIO”

tratto da www.virtus.it - 11/02/2025

 

Ospite di “Black and White”, trasmissione Virtus-centrica di Nettuno Bologna Uno, Media Partner delle V Nere, Achille Polonara ha illustrato tanti temi nel corso del suo intervento. Dalla Coppa Italia, fino al rapporto con la città di Bologna, queste le sue dichiarazioni.

“La vittoria a Tortona ci ha dato grande fiducia, abbiamo fatto una buona prova collettiva dove ognuno ha portato il proprio contributo. Abbiamo giocato di squadra sia in attacco che in difesa e ci stiamo preparando bene alla Coppa Italia. Ovviamente ci tenevamo a vincere dopo le due sconfitte in EuroLeague e lo abbiamo fatto, abbiamo risposto bene sul campo e ora partiamo per Torino belli carichi.”

“A prescindere da chi si ha di fronte, che sia Milano o una squadra non di EuroLeague, ogni partita di Coppa Italia è tosta, si tratta di gare secche dove ogni possesso conta, ogni azione è importantissima e la squadra più concentrata, la squadra che commette meno errori riesce a passare il turno. Dobbiamo cercare di affrontare la partita di mercoledì con la massima concentrazione, consapevoli del fatto che Milano è in un ottimo momento, ma sono convinto che dopo la partita con Tortona anche noi abbiamo preso fiducia e dobbiamo cercare di giocare come abbiamo fatto a Casale, quindi di squadra e aiutandoci l’un altro nei momenti difficili che possono accadere nel corso del match.”

“Quello che il Coach chiede a me è quello che chiede a tutti: massima positività, fiducia, perché vuole vedere in campo giocatori coraggiosi che si prendono responsabilità ed iniziative, giocatori che lottano e che si buttano su ogni pallone, che cercano di trasmettere questa energia anche agli altri compagni di squadra. Sono queste le cose che chiede, al di là dell’aspetto tecnico/tattico. Il Coach è la stessa persona incontrata a Baskonia, non sono passati tanti anni, penso che sia rimasto sempre sé stesso, un allenatore di poche parole ma esigente, che si fa rispettare da ogni giocatore, dal più giovane al veterano, di grande esperienza e che ha allenato tantissime squadra di alto livello in Europa. E’ stato un giocatore, quindi conosce alla perfezione la pallacanestro e che da quando è arrivato qui i risultati sono ben visibili.”

“E’ bello giocare per la Virtus, è bello giocare in una città come Bologna dove la pallacanestro è sacra, nonostante la presenza di una squadra di Serie A di calcio, cosa non molto comune in Italia. Alle volte, nelle città dove la squadra di calcio è in Serie A, il basket non è tanto seguito o addirittura si trova nelle categorie inferiori. Bologna ha la fortuna di avere entrambi, non dico che sia più seguito del calcio, ma è molto seguito e questa è una cosa pazzesca per un giocatore. Vedere il palazzo pieno quasi ogni partita in EuroLeague, con tanti tifosi sugli spalti anche in Campionato e con tanto seguito anche in trasferta, come ieri a Tortona a 3 ore di distanza da Bologna, è motivo di grande energia e orgoglio.”

“Il nostro obiettivo è di competere in ogni partita a prescindere dalla classifica, dobbiamo affrontare ogni gara consapevoli che possiamo competere contro ogni squadra, come è accaduto molte volte. E’ chiaro che si vince e si perde, tante volte sono i dettagli nei minuti finali a fare la differenza, l’importante è competere e fare quello che ci chiede Ivanovic, lottare, combattere su ogni pallone e poi alla fine si guarda la classifica, ma l’importante è restare concentrati e migliorare ogni giorno anche in prospettiva Campionato.”

“Non presto troppa attenzione ai giornali o agli articoli che vengono postati sui social o sul web, non lo faccio per polemica o per mancanza di rispetto, anzi, ma perché anche nei momenti positivi, quando la squadra sta andando bene c’è il rischio di esaltarsi così come quando le cose vanno meno bene c’è il rischio di deprimersi.”

“Penso che i veterani, quelli che hanno giocato all’estero e hanno sulle spalle tante partite di EuroLeague possano dare tanti consigli e trascinare il gruppo. A livello di leadership giocatori come Belinelli, Shengelia, Hackett, Clyburn, sono i più esperti con palmares importante e riescono a coinvolgere e trascinare giocatori alla prima esperienza in questa competizione. Detto ciò Ogni giocatore è importantissimo, come Visconti, che gioca meno di tutti ma è sempre il primo ad arrivare in palestra con il sorriso, scherza, sono tutte cose importantissime per tenere alto il morale dopo una sconfitta o durante un periodo della stagione in cui le cose non vanno troppo bene. Ognuno di noi ha un ruolo diverso ma allo stesso tempo è importante per far si che il gruppo sia sempre unito e proceda nella stessa direzione.”

INTERVISTA AD ACHILLE POLONARA

Di Caterina Giardini 4 L, Clara Musi 1 H, Pietro Barbi 4 I – Prometeo edizione LXII  –  Liceo Luigi Galvani - 02/2025

 

Lo sport torna su Prometeo anche questo mese, ma con un ospite speciale: Achille Polonara.

Achille Polonara è un grande atleta, giocatore della Virtus Bologna, che può vantare varie esperienze all’estero in squadre europee di alto livello, ma è anche un uomo sorridente disponibile a rispondere a tutte le nostre domande: ecco cosa è emerso dal faccia a faccia con il 33 bianconero.

Quando hai capito di poter diventare un giocatore di basket di questo livello?

Da quando avevo 15 anni, quando mi sono trasferito dalla città dove sono cresciuto, Ancona, a Teramo, che aveva una squadra in serie A, ho avuto sempre in testa l’obiettivo di fare il giocatore, che per me ha sempre significato giocare in serie A. Anche quando andavo a scuola e i professori mi chiedevano che cosa avrei voluto fare dopo il liceo, io rispondevo che non sarei andato all’università perché volevo giocare. Naturalmente ci sono anche alcuni che riescono a fare sia l’una che l’altra, ma io ho sempre voluto concentrarmi al cent per cento sul basket.

Come sei riuscito a conciliare il rapporto scuola-sport?

Non è stato facile, soprattutto perché alcuni professori non accettavano il fatto che alcuni giorni non fossi pronto per un’interrogazione o per una verifica. Ma per fortuna ho sempre incontrato presidi, specie a Teramo dove il basket è uno sport molto seguito, che sapevano che ero un giocatore e che non avevo potuto studiare perché avevo fatto dei giorni fuori con la squadra  e m venivano incontro.

Dopo molte esperienze in vari club italiano come Varese, Reggio Emilia e Sassari, hai deciso di trasferirti all’estero, al Baskonia. È stato difficile prendere questa decisione e cosa hai imparato dalle tue esperienze nelle squadre estere dove hai giocato, come Zalgiris o Efes?

È stato un treno su cui secondo me dovevo salire. Questa possibilità mi è stata data a 27/28anni, quando non ero più un ragazzino, e sapevo benissimo che sono occasioni che ti capitano e devi cercare di coglierle perché non sai se ti capiteranno di nuovo in futuro. Era una chance in Eurolega che fino ad allora non avevo mai avuto, quindi ho voluto accettare questa sfida anche se sapevo che avrei giocato poco all’inizio, che sarei andato a vivere in un altro paese e, quindi, che sarebbe stato complicato. Ma sono abbastanza competitivo, mi piacciono le sfide e ho accettato volentieri.

Visto che hai giocato in squadre di alto livello, quali sono stati gli avversari o le squadre più difficili che hai affrontato nella tua carriera?

Ci sono tanti palazzetti dove è difficile vincere e giocare, dove il tifo si sente molto più che qui a Bologna perché possono ospitare oltre il doppio dei tifosi. Il palazzo più difficile sicuramente è quello del Partizan, a Belgrado, infatti poche squadre riescono a vincere là, anche se noi quest’anno e l’anno scorso ce l’abbiamo fatta: il pubblico è proprio a bordo campo, è veramente impressionante.

Quale reputi essere il compagno di squadra più forte con il quale hai giocato o che ti ha colpito maggiormente?

È una bella lotta: ce ne sono tantissimi, forse Shengelia, che era anche al Baskonia. E poi è il mio compagno di ruolo, quindi direi lui.

Se potessi scegliere un momento della tua carriera da rivivere quale sarebbe e perché?

L’estate del 2021, quando abbiamo fatto il preolimpico in Serbia. L’Italia non arrivava alle Olimpiadi da diciassette anni, quindi è stato un risultato storico perché nessuno credeva in noi, anche noi stessi ci credevamo poco. Alla fine però siamo riusciti a qualificarci ed è stata un’esperienza unica, anche se mi è dispiaciuto che purtroppo si sia disputato a porte chiuse per il fatto del covid.

A proposito della Nazionale, cosa si prova a vestire la maglia azzurra?

Sicuramente è sempre una grande emozione, che sia indossarla per un allenamento o per una competizione più importante. Essere chiamato a rappresentare il tuo paese è sempre bello e sono sempre orgoglioso di farlo ogni volta che mi viene data la possibilità.

Quali sono le tue aspettative riguardo all’Europeo che si disputerà in estate?

Naturalmente sappiamo che ci sono squadre più attrezzate di noi. Noi andiamo d’accordo sia dentro che fuori dal campo e si è creata una specie di famiglia, partendo dall’allenatore, Pozzecco, e tutti gli altri giocatori. Questo deve essere il nostro punto di forza.

Ogni volta che vesti la maglia azzurra ritrovi il tuo amico Marco Spissu, con cui hai giocato alla Dinamo Sassari. Com’è nata l’amicizia tra Gaspare e Orazio?

Appena ho firmato a Sassari neanche ci conoscevamo. Ma si è subito creato un legame molto forte, siamo sempre stati molto connessi anche fuori dal campo, andavamo insieme a cena, andavamo in giro assieme nei gironi di riposo. Ci siamo subito trovati. Poi ci siamo ritrovati in Nazionale dove abbiamo stretto proprio un rapporto fraterno. Ci capita di andare in vacanza insieme, sono anche stato al suo camp. Ogni volta che possiamo non perdiamo l’occasione di fare qualcosa insieme.

Qual è il consiglio più importante che hai ricevuto nella tua carriera?

Mi è stato dato da tante persone in più occasioni: fare tutto, ogni allenamento e ogni partita, divertendomi e non pensare troppo ai momenti più difficili, che ci sono nel basket e nella vita, in cui vedi tutto nero: bisogna stare tranquilli e guardare sempre il lato positivo.

In futuro ti piacerebbe rimanere nel mondo del basket come allenatore, dirigente o in qualche altro ruolo?

Ci ho pensato poche volte fino ad adesso e la risposta è no. Voglio giocare ancora qualche anno, ad oggi direi di no, ma magari tra un anno cambierò completamente idea.

Hai una routine nel giorno della partita o qualche particolare scaramanzia?

Non sono scaramantico, come routine invece seguo quella che segue ogni giocatore: faccio allenamento la mattina, poi vado a casa o in hotel per mangiare, dormo un’oretta e mezza, faccio merenda e poi vado al palazzetto. È una routine abbastanza classica che molti altri giocatori hanno.

C’è un motivo particolare per cui hai scelto il numero 33, un giocatore a cui ti sei ispirato per sceglierlo?

Non volevo scegliere il classico numero 23 di Michael Jordan e LeBron James, o il 24 di Kobe Bryant. Ho scelto il 33 perché mi piace il numero 3 e per due giocatori che giocavano tanti anni fa, Larry Bird e Scottie Pippen.

Oltre al basket hai altre passioni?

Mi piace guardare il calcio. Provo ad andare allo stadio, anche se non è facile, quando il Bologna gioca in un giorno diverso da noi. E poi anche il tennis.

 

POLONARA: «NON PENSO AL CAMPO, IL MIO OBIETTIVO È TORNARE AD UNA VITA NORMALE. SE CI SARÀ IL BASKET MEGLIO»

Una lunga e intensa intervista ad Achille Polonara sulle colonne della Gazzetta dello Sport, la malattia, la famiglia, l’azzurro e il futuro

di Paolo Tosi - 1000cuorirossoblu - 19/07/2025

 

Campione d’Italia in carica con la Virtus Bologna, Achille Polonara si trova ora a Valencia, dove sta affrontando una sfida difficile ma con la forza di chi vuole riprendersi tutto ciò che la malattia gli ha tolto. Il numero 33 azzurro, inserito da Pozzecco nella lista degli Azzurri a disposizione nonostante non possa purtroppo rispondere alla chiamata, sta lottando ora contro la leucemia mieloide. Tutto il mondo dello sport gli ha dimostrato vicinanza fin dal primo istante e Achille, come ha sempre fatto in campo, sta trasformando l’energia e la vicinanza della gente in carica positiva per “giocare al meglio” la sua partita.

Achille ha raccontato i primi istanti della malattia e il percorso che sta attraversando sulle colonne della Gazzetta dello Sport. 

L’intervista ad Achille Polonara

«Sconforto. Dopo due anni a lottare per sconfiggere un tumore mi è cascato il mondo addosso nello scoprire di avere una patologia ancora più grave. Ho incominciato a pensare: ‘perché proprio a me?, Cosa ho fatto di male?’. In confronto a questa malattia, quello che ho avuto prima non è paragonabile. Quando ho sentito la parola leucemia l’ho accostata alla morte. Fa paura». Queste le parole, forti, di un ragazzo che negli ultimi anni si è trovato troppo spesso a dover sfidare avversari infimi contro i quali nessuno può arrivare preparato, ma contro i quali bisogna essere pronti a reagire con decisione per riprendersi tutto ciò che si è costruito.

La scelta di Valencia

Achille racconta di come nella città spagnola abbia iniziato un percorso di cure non percorribile in Italia: «nessuno propone questo tipo di cura. Ho finito un ciclo di chemio mercoledì scorso e ne inizierò un secondo tra qualche giorno. In questi giorni di pausa prendo delle pastiglie che dovrebbero in futuro abbassare il rischio di recidiva». 

Per il ragazzo di Ancona ancora i tempi non sono chiari, spiega come dovrà ancora affrontare un secondo ciclo di chemio, questo più leggero, poi ci sarà il trapianto di midollo: «Viviamo alla giornata e aspettiamo di capire se a fine luglio riuscirò a uscire dall’ospedale per qualche giorno. Quindi non so dire quando potrò tornare in Italia. Sono fortunato però perché la mia famiglia è qui con me». 

La famiglia

La moglie Erika, la figlia Vitoria (4 anni) e il piccolo Achille Junior (2 anni) si trovano a Valencia. La famiglia Polonara ha affittato una casa a Valencia: «Mia moglie cerca di stare il più possibile con me in ospedale e quando lascia i bambini a casa ci pensa mia suocera. Una persona straordinaria che ha lasciato il suo lavoro per aiutarci». Achille racconta di come questa sia la più grande forza che possa avere dall’esterno per lottare in maniera così forte e decisa.

La nazionale

E’ stata diramata ieri pomeriggio la lista dei pre-convocati ad Eurobasket 2025, Polonara ha espresso il suo dispiacere per non poter essere in gruppo ma ammette che sarà il primo tifoso: «se dovessero andare bene le cose all’Italia mi darebbe ancora più forza per la mia battaglia». 

Il 33 rimane comunque parte integrante del gruppo, con il quale è in contatto con i vari Tonut, Gallinari e ovviamente il suo amico fraterno Marco Spissu: «Tutti i giorni mi scrive Pozzecco che non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno. Ho percepito la vicinanza della grande famiglia azzurra». 

Lo scudetto con la Virtus

Achille ha raccontato di come la squadra gli abbia fatto visita prima di Gara-3: «poi nel riscaldamento avevano tutti la maglia con il mio nome e numero. Nel dopo partita la video chiamata dagli spogliatoi». Il giorno dopo la visita di capitan Belinelli, Pajola e Shengelia che gli hanno portato la coppa in ospedale: «Toko mi ha consegnato il trofeo del miglior giocatore: ‘E’ tuo, sei tu l’mvp’. Sono stati giorni molto toccanti». 

«In questo momento non penso al basket perché sono concentrato su quello che sto facendo qui, in Spagna. Non penso al campo, al pallone, agli allenamenti. Il mio obiettivo è tornare a una vita normale, poi se ci sarà il basket tanto meglio. Al momento non è una priorità. Dal 30 giugno si è concluso il mio contratto con la Virtus e ora devo pensare ad altro».

I compagno portano il trofeo dello scudetto a Polonara in ospedale

 (foto tratta da Il Resto del Carlino)

 

"Come ho capito di non stare bene durante i playoff? La febbre non andava via, ero debole, stanco, ma ho pensato fosse dovuto al momento stressante della stagione. Invece? Dalla vigilia di Gara-3 contro Milano tutto è cambiato. Quel giorno ho effettuato gli esami e la Tac di controllo post tumore. Una prassi che ripeto con cadenza semestrale. E tutto era nella norma. Però alla sera in hotel la febbre non scende, è 38.1. Allora decido di chiamare il dottore della squadra che mi raggiunge in camera. In quel momento ammette che un valore degli esami era un po' basso. Decidiamo di tornare a Bologna per accertamenti, così la mattina dopo riparto e mi ricoverano. Inizialmente sembrava fosse mononucleosi poi invece è arrivata la diagnosi che ora tutti sapete: leucemia mieloide"

 

POLONARA: «DA QUANDO HO LASCIATO L’OSPEDALE VA TUTTO MEGLIO, SENTO LA FAMIGLIA DI SINISA»

Achille ha lasciato l’ospedale dopo il primo ciclo di cure e ha potuto finalmente riabbracciare i propri figli

Di Paolo Tosi – 1000cuorirossoblu -. 27/07/2025

 

Achille Polonara ha riabbracciato i suoi bambini dopo la prima fase di cure a Valencia, tutti hanno visto quel video per il quale era impossibile non emozionarsi. Il rientro a casa, gli abbracci dei suoi figli Vitoria e Achille Jr. La sorpresa organizzata da mamma Eika, che Achille non perde occasione di sottolineare quanto sia fondamentale per trovare la forza di continuare a lottare.

Il campione d’Italia con la Virtus Bologna ha rilasciato un’intervista sulle colonne del Corriere di Bologna, della quale vi riportiamo alcuni passaggi.

Il rientro a casa

«Da quando venerdì ho lasciato l’ospedale va tutto meglio – dice Achille – sento di avere molta forza». Racconta di come sia nato il video con i suoi bambini: «Erika mi ha detto di aspettare in macchina. Li ho visti piombarmi addosso, che emozione dopo un mese e mezzo che non li vedevo. Svegliarsi nel lettone con loro è stato bellissimi, hanno sfrattato la mamma». 

Polonara racconta di come la primogenita Vitoria, 5 anni, abbia subito capito che qualcosa non andava: «Le femminucce sono più sveglie. Dalle videochiamate ha notato che mi erano caduti i capelli. E’ andata da Erika con tono arrabbiato: mamma, mi hai detto una bugia, se gli sono caduti i capelli vuol dire che papà ha una cosa grave come l’altra volta». 

Lo spostamento a Valencia

«Al Sant’Orsola il medico ha cercato le parole più adatte per comunicarmi quale fosse il problema. Senti la parola leucemia e ti fa paura, ma ti accorgi di quanto sia davvero dura quando inizi le cure. A Bologna ho fatto tutti gli accertamenti e l’esame del midollo osseo. A Valencia erano già disponibili delle pastiglie specifiche che dovrebbero abbassare il rischio di recidive in futuro. A Bologna le avrebbero avute solo a settembre. I medici del Sant’Orsola mi hanno indirizzato qui». 

La famiglia Mihajlovic

La Bologna sportiva, il Sant’Orsola e torna subito in mente Sinisa Mihajlovic, Achille ha raccontato di come gli sia venuto subito in mente: «Mi ha subito contattato la moglie Arianna insieme ai figli, non ci conoscevamo. Mi hanno spiegato che la leucemia di Sinisa era molto particolare. L’altro giorno ci siamo visti per la prima volta, abbiamo fatto una videochiamata colletiva, lei con tutti i figli. Sono davvero persone molto sensibili e attente».  

L’affetto delle persone vicine ma non solo

Per la moglie Erika, Achille, non ha che parole speciali: «E’ la mia vita». Racconta di come un mese fa abbiano festeggiato i sei anni di matrimonio, di come la sua personalità forte lo sproni nei momenti difficili. Ci sono poi i compagni di squadra, è ormai nota la Coppa portata in ospedale da Pajola, Shengelia (che ha voluto lasciargli anche il suo premio di MVP) e Belinelli: «mi ha stupito la sensibilità di Marco». C’è poi il rapporto con il Poz con il quale si sente ogni giorno e il grande amico Marco Spissu: «A loro ho detto: avete un Europeo da giocarre tra poco, fatemi un regalo perchè sarò il vostro primo tifoso».