DAVE MILLS
Mills durante il riscaldamento
nato a: Tucson, Arizona (USA)
il: ?/?/1944
altezza: 208
ruolo: centro
numero di maglia: 11
Stagioni alla Virtus: 1966/67
DAVE MILLS
tratto da pcshf.org - 2016
Tutto iniziò a Tucson per Dave Mills. Alla Salpointe High School, giocò a basket, atletica leggera e corsa campestre dal 1958 al 1962. Durante il suo ultimo anno alla Salpointe, guidò lo stato per punti segnati, con 25,6 punti a partita, e si classificò al secondo posto nel salto in alto ai Campionati Statali di Atletica Leggera. Fu nominato All City e All State, Atleta dell'anno della Salpointe e fu inserito nella Salpointe Sports Hall of Fame.
Mills deteneva alcuni record nel basket delle scuole superiori dell'Arizona, tra cui 39 punti in una partita del torneo statale. Ma da allora tutti i suoi record sono stati battuti, tranne 22 stoppate in una partita, che è ancora un record dell'Arizona e il numero 5 nel libro dei record nazionali delle scuole superiori.
Dopo la laurea, Mills scelse la De Paul University e fu titolare per tre anni con l'allenatore Ray Meyer. Guidò la sua squadra in percentuale al tiro, con oltre il 50% ogni anno, ed è tra i migliori di sempre della De Paul in rimbalzi, percentuale al tiro e punti. Al secondo anno, fu uno dei migliori rimbalzisti del paese con una media di 11,2 a partita.
Mills è stato inserito nella De Paul Sports Hall of Fame. Ha ricevuto il premio De Paul's Most Improved Player sia al secondo che all'ultimo anno. Al secondo anno, la sua squadra De Paul si è classificata al quinto posto. Le sue squadre del secondo e dell'ultimo anno hanno partecipato al NIT, mentre la sua squadra junior ha partecipato al torneo NCAA.
Mills detiene 2 record per il torneo NCAA del 1965: la più alta percentuale di field goal in una singola partita, 9 su 10, e per l'intero torneo, 16 su 21. La sua percentuale di field goal nel torneo NCAA di tutti i tempi è del 76,2%, subito dietro Bill Walton.
Mills fu arruolato dai Baltimore Bullets, oggi Washington Wizards, nel 1966, ma scelse di giocare nella Italian Professional League.
Dopo un anno di successi, in cui ha nuovamente guidato la sua squadra in percentuale di field goal, si è iscritto alla facoltà di Giurisprudenza della De Paul. A 70 anni, esercita ancora la professione legale a Chicago. È ancora sposato con la sua amata della De Paul, Maryann. Hanno tre splendidi figli e una nipote, Gia, campionessa di danza.
ALLORA CHI È QUESTO MILLS?
Ecco il dubbio che i tifosi della Candy cercano di chiarire definitivamente. Giudizi categorici, ma diametralmente opposti: per qualcuno è un giocatore di mezza tacca, per altri un campione in via di definitiva consacrazione
di Luigi Vespignani – Stadio – 23/11/1966
Allora chi è questo Mills? Questo piccolo eppur immenso “Napoleone” che passa con tanta indifferenza e con tanta frequenza dalla polvere all’altare? Chi è questo atleta che venne dalle nostre parti accompagnato con le credenziali del fuoriclasse, ma che si dimostrò inizialmente un mediocre, per esplodere in modo clamoroso come ha fatto domenica scorsa. È un campione o è una “invenzione” di chissà quale persona interessata a spedirlo in Italia?
Interrogativi che rimbombano con frequenza fra le mura della redazione, posti da tifosi virtussini che non riescono a darsi pace per la discontinuità del loro pivot. È un campione o un’”invenzione”? In tutta Italia c’è una persona soltanto che abbia osato, finora, a dare la sua categorica precisazione: Sip. “Lo vedrete quando sarà ambientato e in piena forma” disse alcuni mesi fa; “Incominciate già a vederlo ha aggiunto ieri sera a quarantott’ore di distanza dal match col Petrarca. “E ne vedrete ancora delle belle!”.
Giudizio categorico, di un uomo che non teme di mettere in ballo la propria reputazione.
- Lei come si giudica? – abbiamo chiesto sfacciatamente a Mills – un campione o un brocco?
“So di avere deluso in qualche occasione, ma capisco di aver entusiasmato domenica scorsa contro il Petrarca. So anche di poter migliorare di giorno in giorno, perché ho soltanto bisogno di ambientarmi con una pallacanestro come la vostra, che è tutta diversa da quella che si gioca in America. Mi pare, comunque, di essere migliorato, di partita in partita. Dove arriverò? Pensi alla partita col Petrarca, poi faccia lei”.
Non è boria, perché Mills è un ragazzo modesto, che preferisce essere giudicato un mediocre, piuttosto che far vanto delle proprie qualità. È solo fiducia in sé stesso, nel suo allenatore, nei suoi compagni.
“Prima della partita sento dentro di me ciò che riuscirò a fare: in bene o in male. Non so neanch’io quali siano le ragioni: eppure mi pare di intuire tutto quanto succederà. In qualche occasione il mio apporto potrà rivelarsi determinante, in qualche altra no: nel primo caso non mancherò all’appuntamento”.
- Ma contro la Reyer – insinuiamo – il suo apporto sarebbe satto indispensabile anche allora.
“In quella dannata partita non fui il peggiore. Tutti insieme, compreso il sottoscritto, ci rivelammo non all’altezza del compito che ci attendeva. Ma, ripeto: ho avuto bisogno – e ne avrò ancora tanto – di ambientarmi con un nuovo gioco, con nuovi amici, con nuovi schemi. Contro la Reyer fu l’esordio ufficiale. Ero allora molto più indietro di oggi; e poi, mi si conceda anche un briciolo di emozione: dopotutto era la mia prima partita di campionato italiano. Adesso sono ben allenato; Sip mi ha insegnato come si deve giocare da queste parti e mi ha messo in ottime condizioni di forma”.
- Non avrà fatto un figurone così spettacoloso contro il Petrarca in considerazione che gli avversari diretti erano almeno un palmo più bassi di lei?
“Credo proprio di no. Ho preso rimbalzi, intercettato tiri, fatto canestri, giocato con i compagni: tutto questo non può dipendere unicamente dalla statura degli avversari. Ci deve essere qualcosa di diverso da un semplice fatto di altezza fisica. Non mi faccia apparire un ambizioso, perché la cosa mi… dispiacerebbe davvero: ma credo che domenica scorsa avrei fatto la mia bella figura con qualunque altro pivot”.
- S diceva, qui in Italia, che lei aveva doti di ottimo attaccante ma di mediocre difensore. Domenica scorsa, si è verificato semmai tutto il contrario.
“Quel che la gente pensava non corrispondeva a verità. Ritengo anzi che in difesa io riuscirò a rivelarmi più forte che in fase offensiva. Adesso ho capito che da queste parti non bisogna saltare sull’uomo in possesso della palla, ma che per difendere bene è meglio piazzarsi in posizione idonea al recupero del rimbalzo. Prima non mi ero reso conto di questa differenza a avevo fatto delle figure molto modeste. Adesso so quel che occorre fare…
- Visto il suo ottimismo, ritiene di aver raggiunto l’apice delle sue possibilità?
Sorride, pensa un attimo, poi precisa: “Se dico di essere già al massimo mentisco; se dico che posso migliorare notevolmente mi possono dare del borioso. Meglio tacere, anche se dentro di me so con assoluta sicurezza che ogni domenica io andrò sempre meglio. Occorrerà però che la squadra continui a giocare con me come ha fatto domenica scorsa; lavorando insieme avremo tutti maggiori soddisfazioni”.
Si ferma un altro istante. Deve raccogliere le idee poi completa il discorso: “La palla costa cara e io la gioco sempre dopo un attimo di riflessione. Qui invece in Italia si gioca di velocità e di impeto. All’inizio non avevo capito questo e mi facevo precedere dagli avversari che talora mi rubavano persino la palla di mano. Adesso ho capito l’antifona e mi regolo in conformità”.
- Lei è legato da un contratto annuale. Resterebbe anche in Italia nonostante tutte le differenze tecniche che lei ha elencato?
“E perché no? Certamente le decisioni dipenderanno dal mio rendimento e dal gradimento che il pubblico mi vorrà riservare. Se dovessi restare – ma restare sgradito – me ne andrei immediatamente. Se viceversa fossimo tutti d’accordo non andrei più via: l’Italia mi piace come paese e come persone. Ma fra un mese il mio parere personale non sarà più sufficiente: il 26 dicembre mi sposerò e nelle mie scelte influirà in maniera notevole anche il parere della futura signora Mills. Mia moglie verrà con me in Italia e poi, pur fingendo di decidere insieme… farà lei quel che vorrà”.
…
LASCIANO L'ITALIA
Giganti del Basket - Maggio 1967
DAVE MILLS - È il Werner dodici mesi dopo: cioè quello che i "professori" di Bologna hanno chiamato "bidone" quest'anno, salvo rimpiangerlo nel campionato prossimo se restasse ancora fra noi. Invece non resterà. In principio ha lottato. Quando ha visto che tanto, in quella squadra, giocavano come se lui non ci fosse e non gli davano una palla giocabile per interi quarti d'ora, ha preso le cose con filosofia: si è sposato, ha trascorso un anno piacevole, si è tolto qualche bella soddisfazione sul campo vincendo i duelli più prestigiosi. Di sicuro non è un fenomeno. Anche perché è un soggetto che deve ancora esprimere il meglio di sé. Ha la sua lacuna principale nella mancanza di grinta. Ma a sentirsi trascurati, le grinta andrebbe via a tutti. I suoi sostituti in prova arriveranno a giorni.
Mills contrasta Bob Burgess dell'Oransoda Cantù sotto gli occhi di Pellanera, Raffaele e Lombardi (foto tratta da Giganti del Basket)
QUANTE STAR "USA" NEL CIELO DEL BASKET BOLOGNESE
di Giovanni Cristofori - Il Resto del Carlino - 22/08/1974
Mills, pivot di 2,08 della Candy, fu probabilmente il peggiore americano sceso a Bologna. Lungo e magrissimo, soprattutto molto ingenuo, dette ben scarso contributo alla propria squadra. Segnò 210 punti.