JAROSLAV SIP
(Jaroslav Šíp)
Sip durante un time-out
nato a: ? (Cecoslovacchia)
il: 24/11/1930 - 06/11/2014
Stagioni alla Virtus: 1966/67 - 1967/68 - 1968/69
CANDY – SIP ACCORDO RAGGIUNTO
tratto da Stadio – 18/05/1966
Tra la Pallacanestro Candy e il trainer dello Slavia Praga Sip è stato raggiunto un accordo in virtù del quale il cecoslovaxcco allenaerà per la prossima stagione la società bolognese.
Se non sopravverranno complicazioni per l’ottenimento del nullaosta da parte delle due Federazioni interessate, Sip sarà a Bologna a fine giugno, o tutt’al più ai primi di luglio, per prendere in consegna la squadra.
SIP, UN ALLENATORE CHE PARLA SERIAMENTE (COL SORRISO SULLE LABBRA)
Ecco l’uomo nuovo della Candy
di Luigi Vespignani – Stadio – 14/06/1966
La prima impressione è stata ottima, non c’è che dire. Jaroslav Sip, il nuovo allenatore della Candy, appena giunto dalla Cecoslovacchia si è reso amico dei giornalisti. La presentazione alla stampa, effettuata alla presenza del signor Peppino Fumagalli, titolare dell’industria di Brugherio e del dottor Dondi, presidente della Pallacanestro Candy, ha aperto il primo dialogo. Un dialogo aperto, franco, leale.
Sip. Un ragazzone dal sorriso spontaneo, padre di famiglia (la primogenita Peira ha appena sette giorni di vita: a proposito Jaroslav, auguri vivissimi), non è lo sbruffone che voglia rivendicare di essere il solo allenatore al mondo capace di insegnare la pallacanestro; è cauto, ma allo stesso tempo sa dimostrare chiarezza di idee e fondata determinazione. Alle domande risponde con calma, dopo qualche attimo di riflessione; ma quando apre bocca sa quello che dice e non ricorre ad insulsi mezzi termini. Dice ciò che pensa, col sorriso sulle labbra, anche se talora le sue risposte sono in contrasto con quelle di coloro che lo interrogano o lo comandano. Ci sembra l’uomo adatto per la Candy, un uomo che merita fiducia e ampia facoltà di decisione. E siamo istintivamente convinti che la fermezza di oggi non subirà smussamenti cammin facendo.
Ci comprendiamo abbastanza bene: lui sgrana qualche parola d’italiano; entrambi ci arrangiamo col tedesco; e quando occorre viene in aiuto l’interprete. Nonostante la superficialità del primo colloquio ci siamo fatti la personale convinzione che Sip sia la soluzione tecnica più adatta per la Candy 1966. Talora Sip finge di non capire la nostra lingua, e bisogna fare attenzione a parlare perché in una maniera o nell’altra comprende e interpreta tutto per il giusto verso! Un esempio in proposito. Il rag. Medini, uno degli uomini base della Candy, uno di quegli uomini intoccabili del consiglio che non potrà essere rimosso cadesse il mondo, ci consigliava amichevolmente nel corso della presentazione: “Sip si renderà simpatico ai bolognesi, ma anche voi giornalisti aiutateci in proposito”. Immediata la nostra risposta scherzosa: ditegli di vincere tutte le partite e sarà facile renderlo amico della folla. Sip, che fino a quel momento se n’era stato tranquillo, quasi estraneo alla conversazione, abbozzò un sorriso malizioso e aggiunse: “speriamo, speriamo, mi piace vincere”.
Gli piace vincere! Gli sportivi lo ricorderanno come uno dei migliori giocatori della Cecoslovacchia dei tempi d’oro, quella Cecoslovacchia che per lunghi anni dettò legge per la qualità del gioco estemporaneo ed avveniristico. Da sei anni e mezzo è allenatore: per un quadriennio fu alla guida dello Slovan Orbis di Praga nella duplice veste di giocatore allenatore; negli ultimi due anni ha guidato lo Slavia e non occorre dire con quali risultati: basti pensare che la sua squadra è giunta recentemente seconda, a Bologna, nella Coppa dei Campioni alle spalle del Simmenthal. Adesso che ha lasciato lo Slavia il suo posto è stato preso da Baumruck, un altro nome che non manca di popolarità.
Jaroslav Sip ha soltanto 36 anni essendo nato il 24 novembre 1930, ma ha già nel suo bagaglio una lunghissima esperienza di giocatore e di tecnico. Esordì nel basket a dodici anni e nel 1950 indossò per la prima volta la maglia della nazionale. Fu per un biennio capitano della rappresentativa militare, e passò poi allo Slovan Orbis, e di qui allo Slavia. Da oggi è alla testa della Candy: “Conosco i giocatori più forti avendoli incontrati in nazionale ed anche recentemente ai campionati europei di Mosca. So chi sono i quattro o cinque sui quali poter contare incondizionatamente e ho le idee chiare sul come impostare il gioco di squadra. Certo non posso rilasciare delle anticipazioni: la campagna di rafforzamento è in pieno sviluppo (ndr: sapete che Raffaele ha già indossato la maglia della Candy nell’amichevole di venerdì sera al Palasport contro lo Spartak, e che Cepar ha assistito alla stessa partita seduto nella panchina bolognese…) e sarebbe illogico che rilasciassi dichiarazioni in merito. So bene quel che dobbiamo fare, io allenatore e i miei amici giocatori. Sono venuto a Bologna col cuore gonfio di speranze: vorrei tanto che potessimo mantenere gli impegni, estremamente onerosi, che sono stati caricati sulle nostre spalle”.
Vuol alludere allo scudetto, ovviamente…
“I miei primi colloqui del soggiorno italiano li ho avuti a Brugherio, col signor Fumagalli: abbiamo parlato sempre e solo di pallacanestro. E abbiamo sognato…”.
Ci è piaciuta in Jaroslav Sip un’altra mossa cavalleresca e signorile. All’uscita del Palasport ha visto Alesini appena reduce dalla sua ultima fatica di allenatore della Candy. Gli si è avvicinato; i due si sono guardati negli occhi un attimo e si sono scambiati un augurio: cavalleresco, sincero, cordiale. Una stretta di mano fra colui che lascia il posto con la tranquillità di aver fatto tutto il proprio dovere anche quando la sfortuna l’ha perseguitato, e colui che inizia il lavoro sospinto dalla fiducia e dalla speranza. Una stretta di mano tra due galantuomini.
SIP CHE FA?
Giganti del Basket - n. 5 maggio 1968
Dopo l'ultima beffa di campionato, i tifosi della Candy vogliono la testa di Jaroslav Sip. L'allenatore cecoslovacco non gode più i favori del pubblico che lo accusa di avere perduto un campionato vinto a quattro domeniche dal termine. Che goda della fiducia dei giocatori è da appurare. Nomi nuovi se ne fanno in abbondanza. Si parla di Lamberti, il carnefice dell'ultima ora, di Guerrieri e dello stesso Costa che, quest'anno, ha svolto con grande perizia il suo nuovo ruolo di Direttore Sportivo. In più si nomina Tracuzzi. Sip comunque si dichiara sicuro della conferma e pensa già all'anno venturo.
C'È SEMPRE UN PAIO DI JEANS CHE PORTA JAROSLAV A BOLOGNA
di Gianfranco Civolani - Stadio/Corriere dello Sport - 1986
Ho visto Jaroslav Sip. Allenava la Virtus vent'anni fa. Era il coach del mitico Slavia di Praga, quello del gran pivot Zidek, quello che insidiò allo spasimo la Coppeuropa al Simmenthal di Bradley e Thoren.
Sip restò alla Virtus un paio d'anni (dal '67 al '69), ottenne anche un terzo posto finale (con Keith Swagerty come straniero) e abbandonò poi Bologna quando lo sostituirono con l'accoppiata Ranuzzi-De Sisti. Erano tempi un po' così per la Virtus, stava per deflagrare il duce truce Porelli e - Swagerty a parte - arrivavano alla Virtus americani (Mills, Skalecky e poi Cook, ricordate?) davvero impresentabili.
Ho rivisto l'altro giorno Sip a Praga, dieci anni dopo che gli avevo consegnato le chiavi della mia Alfa Sprint. Io mi trovavo appunto a Praga per faccende di basket, lui faceva il capetto in un comparto dello Slavia, io ruppi il semiasse di una macchina già vecchia, lui mi convinse a lasciare lì tutto perché non conveniva pagare il trasporto in Italia e la relativa riparazione.
Da quel giorno sono sempre rimasto dell'idea che il buon Sip viaggiasse carrozzato Alfa, ma l'altra settimana me lo sono ritrovato pedibus calcantibus e non me la sono sentita di indagare.
Jaroslav Sip vice in collina e con i quattrini che ha guadagnato in Italia (alla Virtus Candy e poi un paio d'anni a Brugherio) si è fatto una villetta con piscina.
"Come vivo? Benino, ma senza acuti. Una volta all'anno vengo a Bologna per rivedere qualche amico e per fare qualche compera. Guadagno decentemente come capo della sezione basket dello Slavia. Fino a due anni fa ero il capo degli allenatori, adesso sono un superiore generale e passo il fine settimana a vedere quel che combinano tutti i nostri tecnici del settore maschile e femminile":
Petra - la figlia di Sip - studia all'Università e ha appena compiuto i ventuno anni. E per festeggiarla Sip e signora se la sono portata per due settimane in Inghilterra e in Belgio.
"Sai, mia moglie insegna, ma vorrebbe prendersi un anno di riposo. Però i soldi non sono mai troppi. Per fare questo bel viaggetto mia moglie deve lavorare un anno intero e appunto ti dico che per via del cambio A noi viaggiare viene a costare tantissimo. Però fra un paio di mesi a Bologna ci torno. A proposito: sono sempre molto informato sul vostro basket. Siete molto bravi, il vostro campionato è stupendo... e la Virtus? Vince uno scudetto ogni cinque anni? Meglio di niente, io purtroppo facevo già tanto a finire tra le prime tre o quattro".
Jaroslav Sip ha cinquantasei anni. Era un coach molto attento, compunto, professionale e mansueto, troppo mansueto per giocatori come Lombardi e satanassi vari.
Sip ha sempre quella faccina dolce e un po' trasognata. Si è ingrigito, vive tra i giovani, ha una specie di vitalizio garantito nello Slavia del suo cuore e del suo portafoglio. E quando vuole un jeans come si deve, viene da noi, va dalle parti della Piazzola e risolve il suo piccolo problema.
SCOMPARSO SIP
tratto da sport.ceskatelevize.cz - 06/11/2014
Praga - All'età di 84 anni, Jaroslav Šíp, un membro della Hall of Fame del basket cecoslovacco e uno dei migliori giocatori della storia nazionale, morì. Con i suoi compagni di squadra della famosa era di Orbis Praga, negli anni '50 costituì il nucleo della squadra nazionale, che vinse tre medaglie d'argento e una di bronzo al Campionato europeo. Successivamente ha formato la Slavia University di Praga, ha vinto sette titoli e nel 1966 ha portato gli "studenti universitari" alla finale della Coppa dei Campioni.