Danilovic in trance

L'indimenticabile esaltazione agonistica di Sasha in cifre

 

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Le cifre dicono molto, ma spesso non riescono a evidenziare quali sono stati i frangenti in cui un giocatore è entrato in trance agonistica e ha cambiato una partita e non sempre danno lo spessore tecnico di determinati momenti agonistici; tuttavia se lette con attenzione, cercando di sviscerarne, se non tutti, la maggior parte degli aspetti, possono fornire molte spiegazioni sullo svolgimento di una partita e su quali siano stati i fattori che ne hanno determinato l’esito finale. Quel 31 maggio del 1998 lo ricordiamo tutti come uno dei momenti più alti della storia virtussina e ne conserviamo qualche flash particolare che esula dal fatto tecnico: i tifosi sfiduciati che uscivano anzitempo prima di essere richiamati da un boato impressionante, il tifoso Daniele Fornaciari che sventolava le banconote agli arbitri protestando contro le fischiate avverse nei minuti finali, Andrea Mingardi che batteva le mani sui cartelloni pubblicitari per disturbare gli attacchi Fortitudo, l’abbraccio dello stesso Mingardi a Lucio Dalla, i bianconeri in panchina che si tenevano per mano; tornando al basket giocato, nel finale di quella partita successe qualcosa di straordinario.

 

La carriera di Danilovic è stata stupenda, la sua parentesi bolognese meravigliosa, ma quel tardo pomeriggio di primavera lo ha fatto entrare nella leggenda e quegli istanti valgono come la più efficace sintesi dei suoi sei anni bolognesi. Sasha, autore fino a quel momento della partita di 7 punti penalizzato da una condizione fisica molto precaria, che in situazioni di non così vitale importanza avrebbe sconsigliato un suo impiego, entrò in trance agonistica a 18 secondi dalla fine del tempo regolamentare, sul 68-72 per la Fortitudo e ne uscì a 20 secondi dalla fine del tempo supplementare sul 86-75 (tempo che permise a Rivers di fissare il punteggio sul 77-86 e a Sasha di sbagliare 2 liberi ormai ininfluenti). In quel lasso di tempo di poco più di trecento secondi la Virtus piazzò un parziale di 14-3, segnando a ogni possesso ad esclusione della stoppata subita da Abbio al termine dei tempi regolamentari; su quel parziale c’è la firma a caratteri cubitali di Sasha, che fu determinante in tutte quelle segnature ad eccezione di 2 tiri liberi di Abbio. Ci sono momenti che entrano direttamente nella storia, decidere una finale scudetto, essere determinante per la vittoria in un derby, segnare un canestro che porta la propria squadra all’overtime, risultare decisivo in un supplementare, realizzare una serie consecutiva di canestri senza errori, mettere a segno un canestro da quattro punti: basta effettuare una di queste azione per entrare negli “indimenticabili”, ebbene Danilovic effettuò tutto questo in meno di un quarto d’ora, in poco più di 5 minuti di gioco effettivo.

 

Le cifre di Predrag in quel match, 20 punti in 43 minuti, con 5 su 7 (71,4 %) da 2 punti, 2 su 7 (28,6 %) da tre, 4 su 7 (57,1 %) nei liberi, 4 assist, furono assolutamente normali; infatti se le confrontiamo con le sue medie nei sei campionati giocati con la Virtus, 22,4 punti a partita 63,3 % da due, 40,7 % da tre e 81,9 % nei liberi, 1,5 assist a partita, osserviamo che Sasha nel complesso effettuò una partita normale. Ora se analizziamo esclusivamente il lasso di tempo in cui cambiò il destino di chi segue il basket a Bologna e parteggia per una delle due squadre, troviamo numeri sbalorditivi, comprensibili solo con la statura del campione che tutti conosciamo, ma comunque impressionanti considerate le condizioni fisiche precarie del serbo e il fatto che si stava giocando la fine di una partita di una serie particolarmente stressante, al termine di una stagione molto intensa, che aveva visto la Virtus dominare il campionato in Italia e trionfare in eurolega, laurenadosi campione d’Europa per la prima volta.

Ora ecco in dettaglio quello che avvenne dal momento in cui il tabellone segnava Virtus 68 – Fortitudo 72 a 18 secondi al termine dei 40 minuti regolamentari che avrebbero dovuto decretare la squadra campione d’Italia 1998, il condizionale è necessario, perché, come tutti ricordano fu necessaria l’appendice di un tempo supplementare:

 

72-72: l’ormai famosissimo canestro da quattro, tiro da tre più libero.

dopodichè inizia il supplementare,

74-72: assist di Danilovic per Nesterovic.

poi dopo il pareggio di Fucka per il 74-74,

75-74: assist di Danilovic per Binelli che subisce fallo e segna un libero.

77-74: liberi di Danilovic fermato fallosamente in contropiede.

79-74: canestro in penetrazione di Danilovic a difesa schierata.

dopo un libero di Chiacig per il 79-75,

82-75: canestro da tre punti di Danilovic allo scadere dei trenta secondi.

poi dopo 2 liberi di Abbio per l'84-75,

86-75: schiacciata in contropiede di Danilovic.

 

In sintesi

13 punti (proiezione sui 40 minuti 104 punti)

2 su 2 da tre punti

2 su 2 da due punti

3 su 3 nei tiri liberi

2 assist

Percorso netto!

I numeri sono impressionanti, ma non dicono tutto: quelle giocate che decisero la finale più emozionante di sempre, l’unica decisa da un supplementare alla quinta partita, l’unica in cui lo scudetto venne assegnato da una stracittadina, racchiudono la sintesi delle qualità di un’attaccante: contropiede, schiacciata, tiro piazzato, tiro in sospensione, uno contro uno, visione di gioco, tempismo, carattere, voglia di vincere. Se da sole le cifre non spiegano quanto sia stato decisivo l’apporto di Sasha a quella vittoria, dentro di esse, leggendole attentamente, c’è nascosta quella favola perfetta che tutti i virtussini hanno vissuto emozionalmente, come in un sogno, certamente non pensando affatto alle statistiche, in un abbraccio ideale con il proprio beniamino che concluse quella formidabile performance a braccia alzate prima di inchinarsi davanti al suo pubblico festante.