2016-17

di Ezio Liporesi per Virtuspedia
 
di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

DAVIDE D’ATRI E GIUSEPPE GIORDANO NUOVI RESPONSABILI DEL SETTORE MINIBASKET VIRTUS

tratto da bolognabasket.it - 03/08/2017

 

Sono Davide D’Atri e Giuseppe Giordano i nuovi responsabili del settore minibasket di Virtus Pallacanestro, e vanno a ricoprire rispettivamente i ruoli di responsabile tecnico e dirigente responsabile.

D’Atri, istruttore nazionale minibasket, vanta una pluriennale esperienza con i minicestisti. Allena nel settore giovanile della Virtus da tre stagioni, nell’ultima annata sportiva ha seguito da capo allenatore il gruppo degli Esordienti ed è stato assistente di Giordano Consolini in quello degli Under 16.

Giuseppe Giordano ha studiato Economia Internazionale a Trieste, iniziando nella città giuliana a collaborare con Basket Trieste. Nelle ultime due stagioni è stato inserito nello staff di pallacanestro Trieste 2004 con con mansioni di assistente al segretario generale ed occupandosi di comunicazione attraverso i social media.

E’ notizia di questi giorni, il contributo di Virtus alla riapertura a settembre 2017 del centro sportivo Cierrebi, che si conferma come la “casa” del minibasket bianconero.

Con queste scelte Virtus Pallacanestro conferma un forte impegno nel settore minibasket, continuando a sostenere lo sviluppo della passione per la pallacanestro nelle giovanissime generazioni attraverso i valori che da sempre contraddistinguono il mondo Virtus.

 

L’INTERVISTA DELLA SETTIMANA: FEDERICO VECCHI

"Ecco la nuova stagione del settore giovanile"

tratto da www.virtus.it - 06/10/2017

 

E’ già iniziato il viaggio verso la nuova stagione del settore giovanile di Virtus Unipol Banca: un’altra annata che si preannuncia concreta, impegnativa, stimolante. Fissiamone gli obiettivi con le parole di Federico Vecchi, responsabile che ancora una volta ne ha tracciato la strada insieme ai suoi collaboratori.

“C’è stato un importante lavoro di preparazione, iniziato già al termine della passata stagione agonistica, che ha dato frutti davvero soddisfacenti sia per quanto riguarda la parte organizzativa sia per quanto riguarda il reclutamento di nuovi giocatori. Il minibasket ha avuto un ulteriore grande impulso, da domani inizierà anche il baby basket, abbiamo in cantiere tante iniziative fra cui cito il camp a Sestola dal 15 al 21 Luglio ed i Day camp. Ora è arrivato il momento in cui l’attenzione mia e di Marco Patuelli, direttore sportivo del settore giovanile, si sposti sulla gestione della stagione corrente, dopo aver gettato le basi perché tutto potesse partire al meglio”.

Grandi cambiamenti, o rinnovamento nella continuità?

“Con noi lavorerà lo staff della scorsa annata, confermato in blocco perché c’è una soddisfazione condivisa sul lavoro che era stato fatto, sia da parte mia che della società. Quindi sono ancora con noi tutti coloro che hanno contribuito ad ottenere buoni risultati, soprattutto dal punto di vista della crescita e del miglioramento dei nostri ragazzi. Abbiamo inserito alcune figure nuove, come quella di Giuseppe Giordano, vera e propria “new entry” nel ruolo di dirigente responsabile del minibasket, insieme a qualche nuovo istruttore, perché i numeri sono cresciuti e le nostre proposte sono aumentate. Qualcuno ha modificato il suo ruolo come Davide D’Atri che oltre ad allenare gli under13 ed ad affiancarmi con gli under20 ha preso la direzione tecnica del minibasket ed Andrea Nobili che, pur rimanendo un fondamentale supporto anche per la prima squadra, ha assunto l'incarico di fisioterapista del settore giovanile”.

Di veramente nuovo c’è un titolo italiano, quello dell’Under 18, che si aggiunge ai ventuno che già areno nella storia. Cosa significa ripartire da quella base,?

“I miglioramenti, come ho detto, riguardano vari aspetti: tecnici, fisici, di crescita personale. Certamente ci sono anche i successi, che rafforzano il gruppo e le individualità. Uno scudetto vinto è una gioia per tutti. Per la società, per gli allenatori e per i ragazzi. Per chi ha vinto è uno stimolo a proseguire e migliorare, per gli altri gruppi è la dimostrazione che il lavoro porta a belle soddisfazioni, e qualche volta regala ricordi indimenticabili”.

Dove porterà, il percorso? Questa sarà una buona stagione, se?...

“Ogni anno è diverso, sarà una buona stagione se i ragazzi che formiamo alla fine si sentiranno un po’ più pronti, se avranno la consapevolezza di aver arricchito il proprio bagaglio di esperienze. Parlando da allenatore degli Under 18 ed Under 20, prima che da responsabile, penso che un buon lavoro, in questo caso, sia prepararli al meglio ad entrare nel mondo senior. I giocatori che erano con noi l’anno scorso hanno avuto buone opportunità, mi auguro sia lo stesso anche per nostri i ragazzi che la prossima stagione si affacceranno al mondo degli adulti. Se qualcuno avrà l’occasione di frequentare la prima squadra, all’inizio per allenarsi e magari nel tempo per giocare in campionati di vertice, se qualcun altro troverà spazio e opportunità in altre realtà, allora avremo fatto un buon lavoro. I nostri giovani sono apprezzati, ci viene riconosciuto che siamo una bella scuola, una fucina di talenti, e questo per noi è motivo di orgoglio”.

Perché la Virtus è considerata una fucina di talenti? Che cosa ha di speciale?

“Perché abbina essenzialmente due aspetti. Uno valoriale, di accompagnamento dei ragazzi attraverso un percorso educativo e l’insegnamento di quelle che io definisco le “buone abitudini”, fuori e dentro il campo di gioco, che permettono una crescita personale a prescindere dal livello tecnico che un giorno si raggiungerà. Ogni ragazzo diventa responsabile del proprio miglioramento, impara a rapportarsi con chi lo allena, con i compagni, con gli avversari, alimenta la passione per il gioco. E poi c’è un aspetto di crescita tecnica, appunto: la nostra fortuna è quella di avere uno staff di allenatori, preparatori, medici, fisioterapisti di grande qualità ed un gruppo di dirigenti particolarmente attenti. La qualità delle persone e la competenza di chi si occupa della formazione dei nostri giocatori è un grande patrimonio che ci contraddistingue”.

La prima squadra ha risvegliato la passione dei cuori bianconeri, con la splendida corsa verso la Serie A. L’esempio di Virtus Segafredo può essere trascinante anche per i giovani.

“Tutto ciò che è un motore di interesse aiuta lo sviluppo del settore giovanile. Oggi possiamo abbinare una serie di aspetti che ci rendono appetibili: il fatto che ci venga riconosciuta qualità nella proposta formativa, i successi della prima squadra nella scorsa stagione e il chiaro messaggio di una società con un progetto di crescita hanno riacceso i riflettori intorno al mondo Virtus. Tutte fattori che ci permettono di dare garanzie alle famiglie, perché chi porta un ragazzo da noi sa di portarlo in un ambiente che può garantire un percorso educativo importante e una crescita tecnica di primo livello”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: DAVIDE D’ATRI E GIUSEPPE GIORDANO

"Educare giocando", il nuovo corso del minibasket bianconero

tratto da www.virtus.it - 13/10/2017

 

La nuova stagione del minibasket di Unipol Banca Virtus ha radici profonde, parte da consolidate certezze e da una rinnovata energia che sta producendo idee e progetti davvero importanti. Parte, anche, da una nuova “casa”, la struttura dell’ex Cierrebi di via Marzabotto, che dà il senso di appartenenza a quanti si impegnano nel settore, e naturalmente ai ragazzi ed alle famiglie che ne sono i principali fruitori. Sono stati mesi intensi, quelli che hanno preceduto l’inizio della stagione. Di pianificazione e costruzione.

“Dal punto di vista tecnico”, commenta il responsabile tecnico del settore, Davide D’Atri, “possiamo registrare già un aumento delle iscrizioni rispetto ad un anno fa, che abbiamo ottenuto cercando di mantenere alta la qualità della proposta educativo-didattica. Per questo abbiamo messo a disposizione uno staff di istruttori altamente qualificati. Avremo tre squadre di Aquilotti, due di Scoiattoli e una, numerosissima, di Pulcini. Inoltre, sta partendo il corso di Baby Basket per i più piccoli, una novità assoluta. Due bravissime istruttrici avvicineranno i bambini alla disciplina della pallacanestro attraverso il gioco, la psicomotricità, un modo per iniziare a conoscere il proprio corpo divertendosi. Invitiamo tutti i bambini nati nel 2012 e nel 2013 a venire da noi, al martedì e al sabato, per immergersi in questo clima di gioco e movimento. Chiunque troverà sempre le porte delle palestre spalancate, in qualunque periodo dell’anno”.

“Questo è stato un mese molto intenso, da un punto di vista organizzativo”, conferma Giuseppe Giordano, dirigente responsabile del minibasket bianconero, “perché siamo partiti nel segno delle novità: nuova gestione, nuovi corsi, nuova struttura totalmente dedicata. I risultati non si sono fatti attendere. Abbiamo avuto una grande risposta da parte delle famiglie dei vecchi iscritti, ma si sono viste anche tante facce nuove interessate ad entrare nel grande mondo della Virtus fin dal minibasket. E’ stato un successo, soprattutto per quanto riguarda le annate dei ragazzi più grandi, e siamo riusciti a creare sei squadre al Cierrebi ed una alle scuole Tempesta che ci permetterà di avere una copertura territoriale più estesa”.

Poter usufruire di una struttura come l’ex Cierrebi, gestendolo direttamente, ha aiutato ed aiuta questo processo di crescita.

“Questo complesso, gestito da noi insieme a Polisportiva Pontevecchio e Sef Virtus Scherma”, spiega D’Atri, “sta diventando la nostra casa, E’ una struttura molto bella, molto grande, che certamente avrà bisogno di ulteriori aggiustamenti e modifiche, ma già oggi è una splendida opportunità che dobbiamo essere in grado di sfruttare al meglio”.
Sulla stessa frequenza le parole di Giordano: “Avere a disposizione un luogo in cui gli stessi bimbi possano sentirsi a casa è fondamentale, prima di tutto per creare un ambiente idoneo non solo per gli allenamenti ma anche per la crescita del bambino a livello sociale. E’ da queste piccole cose che nasce l’attaccamento alla maglia e alla società. Tralasciando tutte le comodità organizzative dell’avere una sede, una presenza stabile durante gli allenamenti pronta a rispondere a qualsiasi esigenza degli istruttori e degli stessi genitori. Un servizio migliore da offrire a tutte le nostre famiglie”.

Lo sforzo è notevole, e nulla viene lasciato al caso. “La nostra “squadra” prevede almeno due istruttori per corso”, continua Giordano, “oltre a un numero di tirocinanti che arriveranno dalla facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Bologna. Alcuni dei nostri istruttori sono ormai un punto fermo della società, e gli assistenti sono ragazzi giovani, con un vasto background in ambito sportivo. Persone che hanno un significativo percorso educativo e formativo che può permettere loro di assistere al meglio i nostri insegnanti ed i bambini”.
Il programma è entrato nel vivo, e la quotidianità non impedirà ai responsabili del minibasket bianconero di ideare e varare nuovi progetti. Il futuro, insomma, non prevede cali di tensione o monotonia.

“Abbiamo diverse iniziative in programma”, prosegue D’Atri, “le stiamo organizzando insieme ai responsabili del settore giovanile e ai vertici delle società, affinché possano essere occasioni interessanti per le famiglie e divertenti per i bambini. Non è ancora il momento di rivelare questi progetti, vogliamo che siano una bella sorpresa per tutti, ma non occorrerà molto tempo per vederli realizzati”.

“Intanto abbiamo deciso di partire con un intervento deciso nelle scuole” gli fa eco Giordano, “tenendo lezioni alle elementari Monterumici e Maestre Pie, e proseguiremo collaborando anche con alcune scuole materne. Senza contare i corsi di Baby Basket, dedicati ai bimbi nati nel 2012 e nel 2013 di cui ha parlato Davide, che abbiamo voluto per avvicinare i più piccoli al mondo della Virtus e della pallacanestro, e soprattutto per dar loro coscienza e conoscenza del proprio corpo. Questo dovrà essere un anno di consolidamento del lavoro fatto, e di costruzione di nuovi progetti”.

“Credo fortemente nell’aspetto formativo del minibasket”, conclude D’Atri, “e credo soprattutto che possa aiutare le famiglie a far crescere i propri figli in modo corretto. Il concetto di “educare giocando” è qualcosa di molto formativo e importante. Ed è la strada che intendiamo seguire”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: MARCO PATUELLI

"L'importanza di crescere nel mondo Virtus"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 20/10/2017

 

Sono passati ormai sette anni da quando, come ricorda lui stesso, “ho iniziato a fare della pallacanestro, che è sempre stata la mia passione, un vero e proprio lavoro”. Non poteva desiderare di meglio, Marco Patuelli, direttore sportivo del settore giovanile di Virtus Unipol Banca. Che ora è totalmente immerso nei progetti e nella quotidianità della sua quarta stagione nella casa bianconera. Per lui, un ulteriore motivo di orgoglio.

“Alla Virtus sto proseguendo, con molta soddisfazione, un lavoro iniziato appunto quattro anni fa. In tutto questo tempo sono cambiate diverse persone, ma il settore giovanile ha sempre avuto un filo conduttore, ben radicato nella storia di una società che continua ad investire fortemente su un progetto che ha importanza fondamentale all’interno della mission e dell’attività bianconera. Ogni stagione è una storia a sé, ma gli obiettivi restano gli stessi: formare giocatori che possano arrivare ad esprimere il loro potenziale al livello più alto possibile, ed una delle soddisfazioni più grandi è quella di vedere alcuni di questi ragazzi che arrivano a giocare in prima squadra con i colori della Virtus. In questa stagione tanti elementi si sono affacciati al mondo senior dopo un percorso più o meno lungo all’interno del nostro settore, e in quel mondo hanno trovato buone opportunità e spazio in campionati come la Serie A2, la B o la C, a testimonianza del lavoro di assoluta qualità portato avanti dallo staff tecnico, allenatori e preparatori fisici. Coadiuvato da quello medico, preparato e competente, e da tutti i nostri dirigenti, che dedicano le loro energie ad una causa nella quale credono fermamente, aiutandoci a farne un fiore all’occhiello per la società”.

Un grande impegno che dà frutti di cui essere orgogliosi.

“I risultati tangibili li hai quando i ragazzi che escono dal tuo settore giovanile arrivano alla prima squadra, o permettono alla stessa di affrontare allenamenti di qualità, integrando i giocatori di un roster che affronta un campionato di vertice. Un valore aggiunto per la società. Senza contare, come ho detto prima, i tanti giovani che usciti dalla Virtus continuano a vivere il mondo del basket a livelli appena meno alti, ma traendo comunque gratificazione dal loro impegno sportivo, e dando lustro alla “scuola” bianconera”.

Dietro a un settore giovanile fiorente, c’è una società che ne ha sempre fatto un fiore all’occhiello, nel segno della grande intuizione dell’avvocato Porelli.

“C’è un filo logico da seguire, ed è fatto di progetti e idee. La società tiene in modo particolare al settore giovanile, da sempre. Le facce cambiano perché questo è fisiologico, ma dietro ci sono sempre obiettivi e programmi tecnici e fisici, linee guida a cui tutti si attengono per produrre un’attività del settore di alto livello”.

Il settore giovanile ha un compito delicato: si occupa della persona nel momento dello sviluppo. Accoglie bambini e fa uscire uomini fatti…

“Il ruolo del formatore, di chi insegna ai ragazzi, si basa sulla conoscenza e condivisione di valori educativi fondamentali. Questo vale per i professori a scuola, ovviamente e prima di tutto per gli stessi genitori. E vale naturalmente nel mondo sportivo. Tutti quelli che lavorano alla Virtus sono ben coscienti del ruolo che hanno, e soprattutto della responsabilità che ne deriva. Al settore giovanile entrano, da esordienti, adolescenti di undici o dodici anni, ed escono uomini di venti. Chi fa il percorso completo può sta con noi otto o nove anni. Chi inizia il percorso con il Minibasket può arrivare addirittura a quindici o sedici. In questo periodo la componente educativa è fondamentale. Non è semplice avere a che fare con ragazzi che crescono, ma la consapevolezza di questo dà un senso ai nostri progetti, che vogliono essere formativi a 360 gradi, perché le regole che valgono nel mondo dello sport sono simili a quelle che un uomo cresciuto troverà nella vita di tutti i giorni”.

Per questo una “squadra” ben rodata diventa fondamentale.

“Virtus Unipol Banca può contare su uno staff consolidato, ed è un valore aggiunto poter dare continuità al lavoro delle persone che ne fanno parte. Si cresce insieme, ed oltre alla formazione dei ragazzi c’è quella degli allenatori. I nostri capoallenatori hanno un background importante, un vissuto che li rende vere e proprie guide, e accanto a loro anche gli assistenti più giovani affrontano un percorso di formazione. La storia della società, d’altronde, parla di tecnici affermati che si sono fatti le ossa nel settore giovanile, arrivando a guidare squadre in campionati di altissimo livello.

Di anno in anno si cresce tra investimenti e progetti a lungo termine. Non cambia, la rotta impostata dall’Avvocato.

“In questa stagione abbiamo investito molto anche sul settore minibasket, che ha una casa, l’ex Cierrebi, responsabili come Davide D’Atri e Giuseppe Giordano con i quali si sta facendo un percorso programmato nel tempo, “spalmato” su più stagioni. Ci sono gli scolari delle elementari, o addirittura i piccoli del baby basket, una novità assoluta che porta bambini dai quattro ai cinque anni ad affacciarsi giocando alla nostra disciplina.

Un vero e proprio serbatoio del settore giovanile, che dimostra come la Virtus sia sensibile al mondo dei ragazzi. Avvicinarli al nostro ambiente è importante, perché anche chi non dovesse continuare a giocare potrà coltivare la passione, e da quei campi potranno uscire anche i tifosi di domani. Un altro progetto destinato a rafforzare il vivaio bianconero è ArcoCampus, che permetterà di avere la foresteria, che ospiterà i ragazzi in arrivo da tutta Italia e dall’estero, proprio accanto alla palestra Porelli, la storica casa della Virtus: un investimento che darà alla società enormi benefici”.

Marco Patuelli, tra Imola e Bologna in queste sette stagioni ha vissuto la pallacanestro in ruoli diversi, da quella dei “grandi” a quella dei talenti in erba. Che valore dà a ciò che sta facendo da virtussino?

“Io sono contento del percorso che ho fatto, nel basket e più in generale nello sport. Ho capito in fretta che da ogni attività si può imparare qualcosa, ogni giorno. A Imola ho lavorato nel mondo del basket senior, in Virtus nel settore giovanile: in generale parliamo sempre di pallacanestro, anche se cambiano gli interlocutori e quando ti rapporti a bambini e ragazzi l’approccio è ovviamente diverso. Il settore giovanile ti dà nuovi stimoli e nuove conoscenze: la chiave è essere sempre pronti a imparare qualcosa, non smettere mai di investire sulla propria formazione. Inoltre, una società che investe sulla crescita dei propri dirigenti avrà in ogni momento una grande ricchezza a cui attingere. La Virtus lo fa da sempre, con una palestra di proprietà e uno staff di primissimo livello su cui investire. Chi varca i suoi cancelli sa che qui dentro troverà strutture e professionalità difficili da eguagliare. Quello che serve per costruire qualcosa di duraturo, nel basket e nella vita”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: GIORDANO CONSOLINI

"La grande opportunità che offriamo ai nostri ragazzi"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 27/10/2017

 

Non è semplice militanza, quella di Giordano Consolini. E’ vita vissuta sotto una sola bandiera. Nonostante la professione lo abbia portato anche altrove, per periodi brevi se rapportati alla sua storia di maestro di pallacanestro, per quanto intensi e appaganti, la sua storia professionale è legata alla storia della Virtus. La palestra Porelli è l’officina da cui ripartire sempre, anche adesso, dopo l’esperienza vissuta in Nazionale accanto a un altro grande testimone della gloria bianconera, Ettore Messina, che lo ha voluto con sé nell’avventura europea della sua Italia. Chiuso un altro capitolo importante, Giordano torna dove è cresciuto, e dove ci sono giovani da crescere. Nel settore giovanile di Virtus Unipol Banca, dove lo aspetta un’altra stagione di costruzione con il gruppo dell’Under 16. Stessa categoria, gruppo e volti nuovi di zecca. Un’altra ripartenza.

“Quando si inizia a lavorare con un gruppo nuovo, indipendentemente dal fatto che si tratti della stessa categoria, ci si organizza su programmi di lavoro necessariamente diversi. Non puoi applicare semplici protocolli, il “modus operandi” è sempre preceduto da un’attenta analisi sulla composizione del gruppo, sul livello che ha raggiunto nel momento in cui lo prendi sotto le tue cure, sulla proiezione che ti aspetti dalla squadra e dai singoli ragazzi. Da quest’analisi deriva un piano di lavoro che non può e non deve essere rigido. Si parte con un’idea del punto di arrivo, che dovrà comunque sottostare a continue verifiche nel corso della stagione”.

L’Under 16 cammina su un sentiero affascinante e particolare. E’ un mondo in cui il gioco inizia a farsi professione, in cui i ragazzi cominciano a muoversi da uomini.

“Questi giovani attraversano certamente un periodo delicato e importante. La loro è la categoria che precede l’Under 18, l’atto finale del settore giovanile. Devi prepararli a sostenere una selezione molto più severa, perché a fine stagione confluiranno in un gruppo che rappresenterà due annate. E traghettarli in una categoria che inizia a prepararli anche a vedere la pallacanestro come un impegno più professionale. Prima della riforma, questa categoria prevedeva due anni di lavoro e di costruzione. Ora tutto è concentrato in una sola stagione”.

E’ una categoria che può riservare sorprese inaspettate, o il lavoro impostato negli anni precedenti è già chiaro a chi ha occhi allenati da anni di professione?

“Quando i giovani arrivano a questa età, il loro percorso nel basket e nello sport non è completamente scritto, ma è già delineato. Ci sono quelli che possono avere possibilità, ma a cui manca ancora parte del percorso. Per qualcuno c’è ancora margine per proporsi come promessa, per qualcun altro c’è invece margine per fare il salto di qualità a cui è atteso. E’ il momento, per chi non è stato etichettato come “prospetto interessante”, per alzare la voce e dire “ci sono anche io”, mentre chi ha già addosso questo tipo di etichetta è ad un crocevia: può onorare le attese o disattenderle”.

Proprio così, tanto dipende dal singolo, e da come riuscirà a incanalare la passione sui binari della professionalità e della determinazione. Ma tanto faranno anche coloro che sono preposti ad aiutarlo a prendere la strada giusta. Giordano Consolini riparte da questi volti per lui nuovi, con la conoscenza maturata in anni di campo e la voglia di metterla nuovamente alla prova.

“Il gruppo che sto allenando quest’anno è mediamente più alto di quello della passata stagione. Molti ragazzi dovranno imparare a giocare più lontano dal canestro. Oltre ad affinare la comprensione del gioco, dovranno quindi migliorarsi individualmente, sia fisicamente che tecnicamente, per essere in grado di ricoprire ruoli più perimetrali. Un percorso già iniziato e che deve consolidarsi”.

Il clima di entusiasmo che si è creato intorno alle gesta della prima squadra influenza in qualche modo anche i ragazzi più giovani. Uno stimolo in più, per chi sogna di fare della passione un mestiere.

“Abbiamo tutti apprezzato non soltanto il risultato della nostra prima squadra, ma anche e soprattutto il modo in cui è maturato. Non amo essere retorico, ma ci tengo a dire che il gruppo ha interpretato in maniera perfetta il concetto di “vestire una maglia”, la nostra maglia. Alessandro Ramagli e il suo lo staff sono riusciti a far comprendere questo messaggio, ed a mettere in campo la squadra nel modo giusto, gestendo strada facendo le modifiche di obiettivo, cogliendo una grande occasione e dando la giusta immagine di un nucleo coeso, capace di remare nel senso giusto. Tutte cose non semplici che hanno portato a un risultato grande e storico. E anche la stagione appena iniziata, da questo punto di vista, si sta rivelando la continuazione di ciò che è stato fatto nella scorsa stagione. Credo che quando le cose vanno nel modo giusto l’effetto positivo arrivi a tutti, e in questo senso l’entusiasmo venga trasmesso anche al settore giovanile”.

Un anno fa, da una nostra chiacchierata uscì il tema dell’isolamento in cui si ritrovano, oggigiorno, i nostri giovani. Lo sport, la passione, il senso di appartenenza che si respira in questo ambiente possono aiutarli a sentirsi meno soli?

“I nostri ragazzi sono fortunati, perché viene loro offerta la possibilità di fare un’esperienza che oggi sta diventando pressoché sconosciuta: quella di vivere per il raggiungimento di un obiettivo insieme ad altre persone. E’ questo che li fa uscire dall’isolamento a cui la società di oggi tende a portarli, e gli permette di relazionarsi in modo concreto, reale e vivo con chi sta loro accanto, si tratti di compagni di squadra, di allenatori, di amici al di fuori del basket. Come ho avuto modo di dire altre volte, in questo i giovani sanno mostrarsi anche molto migliori di quello che ci aspettiamo. Sono sì fortunati, ma dimostrano di meritare questa opportunità, e soprattutto di saperla cogliere nel modo migliore”.

La Virtus ha una storia unica alle spalle e corre veloce verso il futuro. La stagione scorsa, culminata nel ritorno in Serie A, e l’inizio beneaugurante di questa, ha portato al Pala Dozza, la casa ritrovata, una nuova generazione di tifosi. Domanda a chi ha vissuto a fondo il mondo bianconero: come si fa a far convivere e armonizzare passato e futuro?

“Credo sia una delle questioni più difficili che qualunque società, e non parliamo soltanto di sport, si trova ad affrontare. C’è chi riesce a mettere insieme le cose, trovando un equilibrio, e chi fa più fatica. Bisogna saper riconoscere determinati valori, capirne l’importanza, saper distinguere tra quelli che possono mantenersi freschi senza subire le ingiurie del tempo e quelli che necessitano di modifiche dettate dai tempi che cambiano. Credo che la storia debba sempre darci una identità, identità che però non escluda o neghi la diversità”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: CRISTIAN FEDRIGO

Cristian Fedrigo, 10 anni in Virtus: "Una grande scuola per tutti"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 03/11/2017

 

Anniversari. Cristian Fedrigo non è tipo da festeggiarli con clamore, ma ne sta vivendo uno importante, che ne fa uno dei veterani della Porelli. Questa è la sua decima stagione in Virtus. Dieci annate vissute tutte a stretto contatto con la prima squadra, di cui è assistente allenatore, ma anche portando il suo contributo di esperienza e conoscenza al settore giovanile. Un anno fa, dopo una stagione di pausa nella quale si era dedicato unicamente alla prima squadra, ha ripreso il timone di un gruppo di giovani. Ci ha messo poco a farsi capire dagli Under 14 di Virtus Unipol Banca, e li ha portati dritti al terzo posto delle Finali Nazionali di Bormio. Da lì ora è ripartito, seguendo il corso naturale del tempo: i suoi Under 15 hanno un anno di più, ma sono volti che ormai conosce bene.

Quella finale per il titolo sfiorata a Bormio appena pochi mesi fa si può considerare un punto fermo da cui ripartire?

“In questo momento ho sensazioni che mi fanno dire che richiamare tutto ad un risultato sportivo non è sempre la cosa giusta. Bisogna tener conto invece di molte altre componenti, a cominciare dal raggiungimento di miglioramenti individuali da parte dei giocatori. Nella passata stagione questa squadra è riuscita a mostrare miglioramenti significativi, spero che anche in questa possa seguire lo stesso percorso”.

Un anno di lavoro alle spalle con gli stessi ragazzi, può avere importanza nella costruzione e nella crescita del gruppo?

“Può averla nella misura in cui questo tempo passato insieme abbia avuto un significato legato alla condivisione di obiettivi che rimangono nel tempo. Dal punto di vista tecnico i miei ragazzi hanno la possibilità, all’interno del gioco, di crescere imparando ad avere una dimensione intera, che permetta loro di migliorarsi individualmente, esprimendo una pallacanestro completa. Questo sarà il nostro vero grande obiettivo di squadra”.

Le prime uscite della sua Virtus Unipol Banca nella categoria Under 15, che indicazioni le stanno dando?

“La squadra non si è certamente presentata ai blocchi di partenza come mi sarei aspettato. E mi collego al discorso iniziale, in cui dicevo che legarsi ad un risultato ottenuto, per quanto significativo, non è tutto: lo sport insegna sempre a ricominciare daccapo, ed anche nel nostro caso avrebbe dovuto essere così. Non mi riferisco ai risultati sportivi, ma all’applicazione ed all’impegno nella quotidianità, che fa crescere giocatori affidabili e responsabili. Quello che ho potuto vedere in questo inizio di stagione non è in linea con quanto ero solito vedere in palestra”.

Quello che invece sta vedendo le ha già suggerito risposte?

“La crescita di un atleta passa anche da momenti nei quali è giusto gioire ed essere contento dei risultati che ha raggiunto. Perché li ha raggiunti attraverso sacrifici personali, dandosi regole e obiettivi. Ma poi è altrettanto importante che sappia ripartire, trovare stimoli nuovi. Questo terzo posto in Italia probabilmente ad alcuni dei miei ragazzi, anziché essere vissuto come un punto di partenza, ha fatto l’effetto opposto”.

A proposito di stimoli, quali sono quelli che ancora la fanno guardare avanti, nel suo percorso di allenatore?

“Come i giocatori devono allenarsi per poi giocare, l’allenatore deve allenarsi ad allenare. Mi piace farlo in veste di assistente della prima squadra, e lo faccio da anni, così come guidare le squadre del settore giovanile, perché mi permette di tenermi aggiornato sui metodi di allenamento e sulle relazioni con giocatori e staff”.

Visti da fuori, due mondi diversi: un basket adulto e professionistico, un altro in sboccio. Dove sta il minimo comune denominatore?

“E’ quello che mi guida all’interno di entrambi i settori: cercare di far sì che i giocatori che alleno migliorino dal punto di vista individuale. E’ una linea-guida che mi hanno insegnato fin da quando allenavo a Treviso, ed anche qui in Virtus è il principale obiettivo del settore giovanile. Sento che noi allenatori abbiamo il dovere di fornire ai ragazzi che ci vengono affidati competenza, programmazione e serietà. E questo passa anche dalle sconfitte, talvolta”.

Ci spiega questo concetto?

“Tutti giochiamo per vincere, e deve essere così. Ma ci sono momenti legati a tipologie di giocatori, a obiettivi tecnici, in cui nonostante uno faccia di tutto per uscire vincitore deve mettere in preventivo anche la possibilità di essere battuto, se punta dritto al suo traguardo. Non esiste miglioramento tecnico ad alto livello disgiunto dall’ambizione della vittoria. La vittoria sportiva è lo strumento da “usare” per provare in ogni partita a superare i propri limiti, ma nello stesso tempo dobbiamo sapere che se quel miglioramento è l’obiettivo finale, può succedere che passi anche, talvolta, attraverso la sconfitta sportiva”.

Lei non è tipo da sbandierare i propri sentimenti, ma dieci anni di Virtus sono pur sempre una bella medaglia da appuntarsi al petto. Come li ha vissuti, e cosa le sta dando questa ormai lunga esperienza bianconera?

“Un allenatore molto più bravo di me, che ha allenato qui e che è nella storia della Virtus, un giorno disse che era arrivato da dilettante e che in questa società gli è stato permesso di diventare un professionista. Senza ovviamente pensare anche solo di avvicinarmi a chi lo ha detto, posso tranquillamente affermare che mi è successa la stessa cosa. Non semplicemente in termini contrattuali, ma di opportunità. E queste, in fondo, sono le cose che uno non dovrebbe mai dimenticare”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: RICCARDO PEZZOLI

Pezzoli e i suoi under 14: "Un gruppo che conosco bene con ampi margini di miglioramento"

di Marco Patuelli - www.virtus.it - 10/11/2017

 

Nonostante la giovane età, Riccardo Pezzoli è uno dei veterani tra gli allenatori del Settore Giovanile Unipol Banca in cui è entrato nella stagione 2010/11. Si è tolto la soddisfazione di vivere in prima persona la vittoria di due titoli tricolori, l’under 14 nel 2015 insieme a Cristian Fedrigo e l’under 18 insieme a Federico Vecchi nel giugno scorso. Dopo diverse stagioni da assistente, dal 2015 è capoallenatore del gruppo dei 2004.

Terza stagione con il gruppo dei 2004 che segui come capo allenatore dalla categoria Esordienti e che da questa stagione affronta l’under 14.

“E’ un gruppo che ormai conosco bene anche se è stato inserito qualche ragazzo nuovo. La stragrande maggioranza dei 2004 gioca con la Virtus già da un anno, altri sono arrivati nella categoria Esordienti e alcuni hanno fatto il percorso Minibasket con noi. In un gruppo che è ancora piccolo di età il miglioramento individuale è alla base di tutto, perché con il miglioramento di ogni singolo ragazzo va di pari passo anche quello di squadra. Non ci siamo dati obiettivi di squadra a lunga scadenza, ma il miglioramento dei singoli è quello che cerchiamo di fare tutti i giorni in palestra”.

Affrontate sia il campionato under 14 elite che quello under 15 elite, un doppio impegno settimanale che permette ai ragazzi di arricchire la propria esperienza.
“Giocare il doppio campionato è una cosa che ho voluto e abbiamo concordato insieme a Federico Vecchi. Abbiamo fatto questa scelta per avere una possibilità di verifica in più di quello che facciamo in palestra durante gli allenamenti. Facendo un paragone con l’attività scolastica, la partita per la pallacanestro è come l’interrogazione in cui si verifica lo studio. Facendo un doppio campionato abbiamo più possibilità di verifica ed è un’occasione buona per tutti sia per noi allenatori sia per ogni singolo ragazzo per approfittarne e per dare il meglio in più occasioni possibili. Ognuno ha la possibilità di testarsi e verificare anche due volte alla settimana quello che è il proprio percorso di crescita”.

I 2004 sono nella parte iniziale del loro percorso nel Settore Giovanile Virtus e, oltre alla parte tecnica, ci sono anche regole dello stare insieme di squadra che vanno ad di là della pallacanestro
“La componente educativa è molto importante. I ragazzi, per coltivale la loro passione per la pallacanestro, scelgono di prendersi un impegno al quale dedicano molto tempo. Cerco di fargli capire che essendo una cosa a cui tengono, devono rispettarla mettendoci tutto l’impegno possibile per dare sempre il massimo. Gli altri valori importanti che cerchiamo di trasmettere sono il rispetto per i compagni e per i componenti del nostro staff che li accompagnano in questo percorso”.

Oltre a capoallenatore dell’under 14, sei anche assistente di Giordano Consolini nell’Unipol Banca under 16.
“L’under 16 è il penultimo step vero all’interno del Settore Giovanile. In questa categoria vi è il passaggio tra le fasce più piccole e l’under 18 in cui si esprime una pallacanestro che prepara i nostri ragazzi al mondo senior. Sono arrivato quest’anno nello staff dei 2002 e conoscevo già diversi ragazzi che avevo già allenato in veste di assistente quando erano nella categoria Esordienti. Abbiamo iniziato la stagione, c’è da fare ma è una bella sfida da portare avanti e ci sono tutti i presupposti per divertirsi”.

La Virtus investe in maniera importante sullo Staff del Settore Giovanile, una possibilità di crescita anche nella formazione degli allenatori.
“Ho avuto la possibilità di lavorare con tanti allenatori diversi. Da ognuno secondo me è giusto cercare di prendere qualche spunto o qualche cosa che penso sia positiva. La diversità molto spesso è arricchente ed è una fortuna poter avere diversi punti di riferimento. I ruoli di assistente e di capoallenatore sono completamente diversi, le responsabilità e le richieste sono differenti. In entrambi i ruoli la bellezza è poter stare in mezzo ai ragazzi cercando di insegnargli qualcosa e vedere il loro percorso di crescita e miglioramento”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: MATTIA LARGO

Largo e i suoi esordienti: "Per raggiungere gli obiettivi bisogna crederci"

di Marco Patuelli - www.virtus.it - 17/11/2017

 

Tredicesima stagione in Virtus per Mattia Largo, con lui gli Esordienti iniziano il loro percorso nel Settore Giovanile Unipol Banca. Arrivato alla Palestra Porelli a 18 anni, ha fatto il suo percorso prima da assistente e poi da allenatore nel Settore Giovanile ed è alla quarta stagione da assistente della Virtus Segafredo Bologna in serie A.

Dopo un percorso di quattro anni con il gruppo dei 2002, riparti dalla categoria Esordienti con i 2006 che iniziano il loro percorso nel Settore Giovanile Unipol Banca.

“Sono in Virtus da 13 anni e il gruppo dei 2006 è particolarmente evoluto rispetto a quelle che possono essere in genere le qualità nella categoria Esordienti. E’ una squadra molto omogenea, non è facile trovarla in questa fascia di età e bisogna dare il merito a Bruno Baccolini, Luca Brochetto e al nostro Settore Minibasket per il percorso che hanno fatto questi ragazzi. In palestra abbiamo 18 ragazzi, tutti hanno delle qualità e negli allenamenti partiamo dal loro miglioramento. E’ un gruppo molto divertente da allenare, sono spontanei, sempre sorridenti e anche troppo selvaggi sotto certi aspetti ma è il loro punto di forza”.

Dall’under 15 agli Esordienti in pochi mesi. Cosa cambia per te negli allenamenti quotidiani e quali sono gli obiettivi che vi siete posti?

“E’ particolare ed allo stesso tempo stimolante allenare questo gruppo. Ho chiuso il percorso con i 2002 nell’under 15 e anche per me è un nuovo rincominciare, adattandomi ad allenare aspetti diversi in base alla categoria. Il percorso da fare è lungo, curiamo il miglioramento individuale e a lungo termine proveremo a raggiungere le Finali Nazionali nella categoria under 15 come abbiamo fatto nella scorsa stagione con l’annata 2002.

Gli Esordienti sono l’annata di passaggio dal Minibasket al Settore Giovanile, non solo un percorso tecnico ma anche le prime regole sullo stare in palestra e in mezzo ai compagni di squadra.

“Tutti i ragazzi hanno l’aspirazione di diventare un giocatore di pallacanestro sviluppando il proprio potenziale al livello più alto possibile. L’aspetto umano viene prima di tutto, devono avere a cuore quello che fanno e devono avere rispetto per chi sta intorno a loro. E’ importante fare le cose bene, le qualità tecniche e il talento non sono sufficienti se dietro non c’è una persona vera e con dei valori. E’ una cosa che va insegnata già alla loro età, è importante dire sempre la verità, rispettare le regole e allenarsi con la voglia di fare bene le cose”.

Il Settore Giovanile non è solo una scuola per gli atleti ma anche per gli allenatori che hanno la possibilità di crescere, formarsi e confrontarsi con allenatori esperti.

“Ho la fortuna di avere nello Staff Esordienti Edoardo Costa che ho vissuto da giocatore quando facevo l’assistente a Cristian Fedrigo e ora lo sto vivendo come allenatore. Vederlo crescere è molto importante perché credo che abbia qualità come coach e perché secondo me è l’esempio di come debba essere un allenatore in Virtus. Serio, con passione e con la cura dei particolare. Gabriele Pagliara ha iniziato il percorso con noi da pochi mesi, si è subito integrato nel gruppo e sta facendo le cose che devono essere fatte per aspirare a diventare un giorno un allenatore preparato”.

Da quattro anni sei nello Staff della prima squadra, l’esempio del percorso che può fare un allenatore nel Settore Giovanile Unipol Banca.

“Per raggiungere gli obiettivi bisogna crederci, bisogna avere passione e soprattutto bisogna avere accanto a se delle persone che ti guidano a fare le cose a modo. Nel mio percorso in Virtus ho avuto la fortuna di averle e per tanti anni ho avuto a che fare con Giordano Consolini. Quando sono arrivato in Virtus a 18 anni ero una scapestrato e a suon di sgridate mi ha indirizzato sulla retta via. Mi ha sempre insegnato che se uno ti sta dietro è perché ci tiene a te. Mi ha dato il primo gruppo da capoallenatore e mi ha fatto fare cose che sembravano irrealizzabili. La vita è fatta anche di occasioni, e quando serviva un allenatore in più che collaborasse con la prima squadra ho avuto l'opportunità di iniziare una nuova avventura in un contesto senior. Ora ho la fortuna di lavorare con Alessandro Ramagli al quale devo e dal quale ho preso tanto sia dal punto di vista umano che dal punto di vista tecnico. E’ capace di rispettarmi e di ascoltarmi sempre, capace di darmi un ruolo importante nella società un vero tesoro in questo nuovo percorso che spero duri a lungo”.

NAZIONALE ITALIANA UNDER 16: TRE CONVOCATI PER IL SETTORE GIOVANILE UNIPOL BANCA

tratto da www.virtus.it - 17/11/2017

 

Nicolò Nobili e Tommaso Tintori di Unipol Banca Under 16 sono stati convocati per il Raduno della Nazionale Under 16 in programma a Ferentino dal 3 al 5 dicembre. Al termine del raduno coach Antonio Bocchino sceglierà i 12 dei 16 giocatori convocati che prenderanno parte al XXI Torneo Internazionale a Iscar in Spagna dal 7 al 9 dicembre. Arcangelo Guastamacchia è nell'elenco dei giocatori a disposizione.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: DAVIDE D'ATRI

L’under 13, gli under 20, gli scoiattoli 2009 e un minibasket Unipol Banca in continua crescita

di Marco Patuelli - www.virtus.it - 24/11/2017

 

Quarta stagione in Virtus per Davide D’Atri che per la seconda annata è alla guida del gruppo 2005 che affronta il campionato under 13 elite e il campionato under 14 regionale. Davide da questa stagione è il responsabile tecnico del settore Minibasket Unipol Banca, istruttore degli Scoiattoli 2009 e assistente under 20.

Seconda stagione con il gruppo 2005 di Virtus Unipol Banca

“Il gruppo under 13 è formato da un nucleo storico di ragazzi che provengono dal Minibasket Virtus e che hanno già disputato con noi la stagione scorsa nella categoria Esordienti. A questi si aggiungono alcuni nuovi ragazzi che sono al primo anno in Virtus. Il gruppo è numeroso e per questo abbiamo deciso di disputare, oltre al campionato under 13 elite, anche quello under 14 regionale. L’impegno è notevole per ragazzi di questa età che insieme a tre allenamenti settimanali disputano due partite. E’ una soddisfazione vederli sempre presenti in palestra con entusiasmo e gioia”.

Non solo under 13 nel Settore Giovanile Unipol Banca ma anche assistente al gruppo under 18-20 in cui i ragazzi completano il loro percorso giovanile e si avvicinano ai senior

“E’ un impegno che svolgo con grande piacere. Il livello della richiesta sugli atleti è molto più alta rispetto all’under 13. Sono molto soddisfatto di questa esperienza perché in palestra mi trovo a dare il mio supporto per la crescita di ragazzi che stanno completando il loro percorso di formazione. Alcuni di questi ragazzi sono arrivati poco più che bambini qualche anno fa in Virtus e adesso sono piccoli uomini. Credo che sia una cosa grossa soddisfazione per il Settore Giovanile Unipol Banca aver contribuito al loro percorso di crescita”.

Under 13, under 20 ma anche Istruttore degli Scoiattoli 2009

“Sono molto soddisfatto del percorso che stiamo facendo con i piccoli scoiattoli del 2009. Avevamo un gruppo numeroso tra le annate 2009 e 2010 che abbiamo deciso di dividere in due squadre per dare a tutti l’opportunità di allenarsi e giocare con un numero di compagni adeguato. Gli Scoiattoli fanno due allenamenti alla settimana, il campionato 3 contro 3 e cerchiamo di farli giocare molto organizzando anche partite amichevoli. Sia a livello dell’entusiasmo che vediamo in palestra sia a livello della presenza, sono gruppi molto divertenti e stimolanti da allenare per chi si occupa del Minibasket”.

Da questa stagione sei responsabile tecnico del Minibasket Unipol Banca, insieme a Giuseppe Giordano e a tutti gli istruttori state potenziando un settore in cui Virtus ha deciso di investire per il futuro

“La responsabilità tecnica del Settore Minibasket mi da modo di poter seguire l’attività di tutti gli altri gruppi. Abbiamo tre squadre Aquilotti, due Scoiattoli, due gruppi di Pulcini molto numerosi e siamo partiti anche con i piccolissimi del Babybasket. Siamo orogliosi del lavoro che stiamo portando avanti”.

L’ex Crb casa del Minibasket Virtus, un punto di riferimento importante

“Avere una casa per noi è stato fondamentale. Inoltre è stata importante tutta l’attività di promozione che facciamo nelle scuole. Avere un casa in cui tutto il Minibasket Virtus può incontrarsi è un valore aggiunto unico per il nostro movimento dei piccoli cestisti. Essendo una nuova gestione stiamo cercando di farla funzionare al meglio, per rendere l’ex Crb sempre più accogliente e funzionale per i nostri bambini e le loro famiglie”.

Da questa settimana spazio anche per il Minibasket che inizia i propri campionati all’interno dell’Unipol Banca Weekly

“L’idea è quella che la comunicazione sulle nostre attività possa dar modo di presentare in maniera completa quello che facciamo. Dai resoconti sulle partitine, ai tornei a cui partecipiamo e alle iniziative che vengono proposte. I genitori possono seguirci sia attraverso il Weekly che il nostro sito rimanendo informati su tutto il Minibasket Unipol Banca”.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: PAOLO ZONCA

"Una fortuna fare questo mestiere in casa Virtus"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 01/12/2017

 

Terza stagione in casa Virtus. Paolo Zonca, preparatore fisico del settore giovanile bianconero, la affronta sentendosi in famiglia, parte integrante di un progetto a cui la società tiene in modo particolare. E mette alla prova conoscenze ed esperienza di campo, spendendosi a tutti i livelli: quest’anno segue il gruppo degli Esordienti, i più giovani del settore, quello degli Under 15, arrivando fino ad Under 18 e Under 20, gruppi i cui giocatori si allenano quotidianamente sempre più vicini alla soglia del professionismo. Un quadro completo, non c’è che dire.

“Anno dopo anno, siamo cresciuti sia nell’affiatamento che nel metodo di lavoro, affinando nel tempo i particolari e la gestione del lavoro integrato. Riuscire a mettere insieme il lavoro fisico, che curo io, e quello con la palla che è materia di insegnamento degli allenatori, fa la differenza. Ci sono, naturalmente, differenze tra i vari gruppi di età. Con gli Under 18 e gli Under 20 si va più nello specifico a livello di carico: abbiamo due partite a settimana e una quindicina di ragazzi da seguire, ognuno dei quali fa diverse ore di lavoro fisico anche individuale. Lavori che vanno di pari passo con la parte tecnica, ed è tutto un incastro di pezzi che vanno fatti collimare per la costruzione di un gruppo”.

Per questo non c’è un semplice canovaccio da seguire, ma il dialogo tra le varie componenti dello staff deve essere costante.

“Il rapporto con lo staff tecnico è continuo, e in nessun gruppo facciamo lavori di routine o puro svolgimento di protocolli. Ci sono situazioni che cambiano da un giocatore all’altro, e nei diversi periodi della stagione. Seguirle nel modo corretto ci permette di avere un focus immediato, ma anche idee il più possibile precise per la formazione dei giocatori, cercando di portare i nostri ragazzi al miglior livello possibile. Per questo i raffronti sono giornalieri: si discute su cosa e come si può migliorare, su ciò che è stato fatto e su quello che ancora si può fare”.

Bisogna anche saper tarare gli obiettivi a seconda del gruppo che si ha di fronte. I ragazzini hanno un approccio diverso dai giocatori già formati.

“Con gli Under 15, insieme a Cristian Fedrigo, abbiamo insistito molto sulla necessità di creare buone abitudini. Instillando il concetto di cura del proprio corpo, di responsabilità, di cura dei dettagli. In questo caso, si tratta da parte loro di imparare anche comportamenti non usuali, sempre ricordandosi che in Virtus vivono un ambiente che può aiutarli a crescere. In particolare, stiamo abituando i nostri ragazzi a capire che per ogni problematica c’è un rimedio, dal punto di vista della preparazione fisica e della fisioterapia, dunque imparare ad essere vigili, attenti anche alla comunicazione immediata con lo staff che li segue è un aspetto molto importante. A livello di impostazione del lavoro fisco gli Under 15 fanno molto lavoro in campo, di agilità e rapidità. Nel contempo ho iniziato a seguire anche gli Esordienti, ed è un piacere perché è la categoria con cui avevo iniziato quindici anni fa. Lavorare con un gruppo di bambini di questa età mi ricorda i miei inizi, e mi diverte perché mi fa uscire da un ruolo più “professionale” riconquistando anche una dimensione più ludica”.

Un impegno totale che permette anche diversi angoli di visuale…

“Dal punto di vista globale, sento di avere più visioni del singolo aspetto. Il movimento che faccio fare ai ragazzi in sala pesi si tramuta nei movimenti che poi eseguiranno in campo. La conoscenza dei movimenti specifici della pallacanestro applicati alla preparazione fisica è immediatamente fruibile, c’è una correlazione diretta. Avendo potuto fare un percorso totale, dal minibasket fino all’Under 20, dal mestiere di allenatore a quello di preparatore fisico, credo di avere più chiaro nella testa il percorso che occorre ad accompagnarli dall’infanzia all’età adulta”.

Una professione delicata e importante, quella del preparatore fisico. In Virtus, come ogni dettaglio del resto, assume un significato anche più profondo.

“Sicuramente vivere questa professione in questo ambiente mi gratifica. Lavoro in una delle migliori società, se non la migliore, per quanto riguarda il settore giovanile, e lo faccio nella mia città. E’ come se fossi nato a Barcellona e avessi l’opportunità di lavorare per una delle squadre di calcio più vincenti dell’era moderna, quella “blaugrana”. E’ anche una grande occasione di crescita giornaliera per me, grazie al rapporto con tutto lo staff, con Carlo Voltolini e Matteo Fini, con gli allenatori, con gli stessi ragazzi. Ci sono situazioni sempre nuove da gestire, e questo mi arricchisce. Così come poter lavorare in una situazione e un ambiente di altissimo livello. Ecco, credo che il senso sia proprio questo: l’esperienza che sto facendo in Virtus è un arricchimento, sia umano che professionale. Non c’è posto migliore per rendere più solidi la mia conoscenza e il mio mestiere”.

 

NOBILI E TINTORI IN AZZURRO AL TORNEO DI ISCAR UNDER 16

tratto da www.virtus.it - 06/12/2017

 

La Nazionale Under 16 maschile è pronta per la 21esima edizione del Torneo Internazionale di Iscar (Spagna). Dopo il raduno di Ferentino, gli Azzurri sono arrivati a Roma, da dove domani (6 dicembre) voleranno verso Madrid per poi raggiungere la località castigliana.
Tra i 12 giocatori selezionati da coach Antonio Bocchino, figurano due elementi di Virtus Unipol Banca: si tratta di Nicolò Nobili, ala, e Tommaso Tintori, ala, entrambi del 2002.

Il 7 dicembre il primo impegno della manifestazione contro la Turchia (ore 18:00). Poi la Spagna (8 dicembre, ore 19:00) e la sfida a Castilla y Leon (9 dicembre, ore 17:00).

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: GIUSEPPE GIORDANO

"Il mondo Virtus è stato una bella sorpresa, sono fiero di farne parte"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 08/12/2017

 

Giuseppe Giordano, ventitrè anni, dirigente del settore Minibasket di Virtus Unipol Banca, è uno dei volti nuovi del mondo bianconero, approdato a Bologna da Trieste la scorsa estate. Tutt’altro che nuova è invece la sua passione per la pallacanestro, sbocciata quando ancora era bambino nella sua Santeramo in Colle, poco più di quaranta chilometri da Bari.

“La prima partita l’ho vista alla tv, insieme a papà. Era il 2001, non avevo ancora sette anni. C’era la NBA su Tele+, mi innamorai di Allen Iverson. Dopo sono arrivati Shaquille O’Neal e, naturalmente, Manu Ginobili.
Intanto, il virus era trasmesso…”

Tanto forte da buttarla anche in campo, quella passione.

“Sì, ma senza troppi acuti. Ho giocato fino alla categoria Under 13 nella squadra del mio paese, il Murgia Basket, ma avevo problemi alla mano destra, che si infortunava spesso. Così ho interrotto l’attività, riprendendola soltanto anni dopo, a livello di Under 19 regionale”.

Per passare dal basket giocato a quello che si costruisce dietro una scrivania, c’è voluto un cambio epocale di vita e abitudini, oltre a un viaggio da un punto all’altro dell’Italia.

“Mi sono iscritto all’Università di Trieste, scegliendo l’indirizzo di Economia Internazionale. Dalla Puglia è stato un bel viaggio, ma era quello che volevo: rendermi autonomo, indipendente, provare a gestire la mia vita da solo. Mentre seguivo il corso di studi, ho pensato che mi sarebbe piaciuto provare anche a rientrare nel mondo della pallacanestro in un posto diverso. Così, ho iniziato ad allenare, facendo l’assistant coach nelle giovanili dell’Alma”.

Dal campo agli uffici, appunto, il passo è stato breve.

“Per il settore giovanile dell’Alma Trieste ho iniziato ad occuparmi anche di social media. Quindi, all’inizio della stagione 2016-2017, mi è stato offerto di entrare a far parte della dirigenza, nello staff della segreteria generale. Terminata l’Università e ottenuta la laurea triennale, ho deciso di fermarmi lì ancora un anno, per fare esperienza in quell’ambiente. Mi occupavo anche dell’accoglienza di ospiti e sponsor in occasione delle partite interne della prima squadra”.

In questa veste, hai incrociato per la prima volta il mondo Virtus. Finale per la promozione tra Virtus Segafredo e Alma Trieste, giugno di quest’anno. Se non dovessi ricordare bene, ti aiutiamo noi: è da poco terminata gara3 della finale, Bologna ha festeggiato sul campo dell’Alma Arena il ritorno in Serie A, in un clima di grande sportività. Un’ora dopo, alcuni membri della società ospite si aggirano ancora per l’impianto, per terminare il loro lavoro. E sei proprio tu ad accoglierli, dividendo con loro una quantità semi-industriale di prodotti di gastronomia destinati al vostro staff.

“Vedo che hai buona memoria, in effetti…”

Normale, quegli ospiti ancora al lavoro eravamo noi. Ma l’aneddoto serve a far capire il tuo modo di approcciarti allo sport: cortesia, rispetto per l’avversario, altruismo non ti fanno difetto.

“Credo che il senso dello sport sia questo. Il terzo tempo, così amato dai tifosi del rugby, è qualcosa di fondamentale. Il motivo per cui amo immergermi nelle questioni e a volte nelle problematiche sportive è che dietro hanno uno scopo sociale ed umano importantissimo. Hanno valori importanti. Quel giorno di giugno noi dell’Alma avevamo interrotto uno splendido sogno, ma tutto era avvenuto secondo le regole più belle dello sport. Suonata la sirena, era giusto condividere i momenti successivi alla gara. Perché la condivisione è il senso di tutto quello che facciamo”.

Belle idee, che adesso puoi trasmettere in un settore delicato e importante come quello del Minibasket.

“Credo si tratti della parte più inclusiva del nostro movimento, quella che fa più bene dal punto di vista sociale. Avvicinare i bambini alla pallacanestro non è solo occasione di far loro scoprire uno sport fantastico. E’ un modo per aiutarli a scoprire sé stessi, il proprio corpo e le proprie passioni. Ci sono finalità educative importantissime, in questo percorso. Un tesoro inestimabile”.

Pochi mesi dopo quell’incrocio del destino, le porte della Virtus si sono aperte proprio per te.

“Avevo un bellissimo ricordo della serie finale, di come tutto lo staff Virtus si era presentato a Trieste in quell’occasione. Intanto, ho avuto l’occasione di iscrivermi al corso di laurea magistrale in Politica Economica, a numero chiuso, qui a Bologna. E un incontro con il management bianconero, con Julio Trovato e Federico Vecchi, mi ha dato una fantastica opportunità proprio qui. E’ stato facile trovare feeling, ho trovato collaborazione e trasporto fin dal primo incontro. Non ho dovuto pensarci più di tanto, ho colto l’attimo”.

Ovvero la volontà di crescere, anche sotto questo punto di vista, di una società che al mondo dei più giovani ha sempre dedicato attenzione e risorse.

“Avere Davide D’Atri come collega in questa avventura è fondamentale. Il percorso che abbiamo intrapreso è appassionante e coinvolgente. Abbiamo scelto di rinnovare, di ristrutturare a livello organizzativo, di avviare nuovi progetti. L’ex CRB, la casa del settore Minibasket Virtus Unipol Banca, è stato una bella base da cui partire”.

Con un’agenda piena di idee, molte delle quali sono già diventate realtà.

“Abbiamo tanti progetti, vogliamo rafforzare il nostro rapporto con gli istituti scolastici, conquistare appassionati. La società è con noi, mostra di credere molto al settore Minibasket, e questo ci dà ancora più forza. Il nostro non è e non può essere un piano con termine annuale. La qualità richiede progetti pluriennali, e la quantità alla fine è una conseguenza”.

In realtà, siete stati premiati anche dal punto di vista quantitativo.

“Vero, e questo è il risultato del grande lavoro che stanno facendo i nostri istruttori in palestra. Tanti ragazzini sono venuti a provare le nostre proposte, hanno trovato il clima giusto e insegnanti preparati, si sono legati al nostro mondo”.

La formula delle “porte aperte” non ha soluzione di continuità. In via Marzabotto è sempre tempo di avvicinarsi alla pallacanestro.

“Non ci fermiamo mai. E credo che il nostro lavoro sia molto utile alla società. In questi giorni abbiamo riaperto perché ci piacerebbe che i bambini entrassero in numero sempre maggiore nella grande famiglia della Virtus. Perché questo è il posto ideale per crescere, non solo dal punto di vista sportivo. Qui non si perdono mai di vista valori basilari, come la formazione dei giovani da un punto di vista comportamentale ed educativo. Cose che servono per affrontare la vita, non solo la pallacanestro”.

Pochi mesi e parli già perfettamente l’alfabeto bianconero. Ormai Giuseppe Giordano ragiona da virtussino…

“Mi sento parte di questa società. Alla domenica, quando certe partite della prima squadra si sviluppano in sfide punto a punto, non riesco a non agitarmi. Sono preso da quello che faccio e da questo ambiente. Non immaginavo che sarebbe stato così, ma sono felice che lo sia”.

 

LA GIOIA DEI BIMBI IN BIANCONERO E IL MESSAGGIO DELL'ARCIVESCOVO ZUPPI

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 15/12/2017

 

Uno spettacolo, la Festa di Natale del Minibasket Virtus Unipol Banca. Andata in scena sul parquet del palazzetto dell’ex Crb, ormai casa per i bimbi della V nera, festosamente invaso da centotrenta piccoli innamorati della pallacanestro, che per loro è ancora, semplicemente, uno splendido gioco. Tocca a Davide D’Atri, responsabile tecnico del settore, insieme a Giuseppe Giordano, dirigente responsabile dello stesso, tocca ai loro collaboratori, agli istruttori che vanno in campo, instillare in quei piccoli giocatori il seme della passione, un po’ alla volta, con molti sorrisi e tanta professionalità. Passione per il gioco, ma anche passione per una società sportiva che diventa una seconda famiglia, ben sapendo che la fedeltà ai colori e ai valori si radica più forte nei bimbi, e quasi sempre li accompagnerà anche nell’età adulta.

UN PARQUET PIENO DI FELICITA’ - Tanti piccoli in campo, tanti genitori sugli spalti, in un clima di festa al quale hanno partecipato anche i giocatori e lo staff tecnico della prima squadra, e naturalmente tutti coloro che animano e fanno crescere il settore giovanile, a partire dal responsabile Federico Vecchi e dal direttore sportivo Marco Patuelli, alle prese con un allestimento che ha reso l’evento ancora più coinvolgente. Una componente che caratterizza il mondo Virtus, rendendolo unico ed accrescendone il valore. E’ stato bello vedere l’entusiasmo di un giocatore navigato come Marcus Slaughter, uno che ha vinto in Eurolega e sa come entrare nel mondo dei bambini, lasciando il segno nella loro immaginazione. E’ stato fantastico come il gigante di San Leandro ha saputo coinvolgere i compagni, che si sono esibiti sul parquet creando siparietti divertenti coi piccoli compagni di gioco, premiandoli poi durante la pausa che ha preceduto il momento clou dell’intera giornata: la Santa Messa officiata dall’Arcivescovo di Bologna Monsignor Matteo Maria Zuppi, entrato appositamente nel mondo bianconero per portare il suo saluto davvero speciale.

IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO - Alle 18, dunque, le premiazioni, la merenda offerta da Alce Nero, Luca Porretto, Villani Salumi e naturalmente i premi offerti da Unipol Banca, storico main sponsor del settore giovanile. Alle 18.30, tutto allestito a tempo di record per la Santa Messa. E da quel momento, le parole di Monsignor Zuppi hanno aperto il cuore alle quasi cinquecento persone che hanno assistito alla funzione.
“Il Signore viene in mezzo agli uomini, e oggi lo fa in un luogo davvero particolare”, ha esordito. “Un posto dove fare canestro è importante: Gesù fa centro nel nostro cuore, e la sua vittoria è insegnarci a voler bene al prossimo. Oggi due dei miei celebranti hanno voluto essere qui perché la loro fede è doppia: quella per il Signore e quella bianconera…”

GIOCARE DI SQUADRA – “Per giocare bene, in questo sport”, ha continuato Zuppi, “bisogna aiutare gli altri. Perché saper giocare con gli altri significa vincere insieme a loro. Gesù avrebbe potuto giocare da solo, avrebbe evitato di finire in croce, invece ha scelto di giocare in squadra con noi. Lo ricordiamo a Natale, ma è un esercizio che andrebbe fatto tutto l’anno, perché nella vita come nello sport chi smette di fare esercizio perde allenamento, e poi deve saper ricominciare. Come non si può giocare a basket da soli, non si può vivere bene se non c’è armonia condivisa: volersi bene è giocare insieme. Se non ci si vuole bene, il mondo diventa un deserto, e la vita effettivamente per molti è davvero un deserto. Il sogno di Dio, che viene in mezzo agli uomini, è quello di scacciare le tenebre. Il suo sogno è la luce”.

FORZA E LEGGEREZZA - “Una suora di clausura”, ha confidato ancora l’Arcivescovo nella sua omelia, “mi ha in qualche modo suggerito il motto della Virtus: “Omnia virtus in levitate”, che significa che per saltare in alto occorre essere allo stesso tempo forti e leggeri. Leggeri nel corpo e nel cuore. E’ il Signore che ci aiuta a rialzarci e ad essere leggeri, è Gesù che fa canestro nel nostro cuore, e a nostra volta noi lo facciamo imparando a voler bene agli altri”.
Un messaggio di pace e fratellanza. Regalato con parole lievi e nitide dall’Arcivescovo al grande popolo della Virtus, nella casa in cui si coltiva la passione dei giovani, indicando loro una strada fatta di etica e coerenza. Che sia, davvero, un Natale felice.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: IL PRESIDENTE ALBERTO BUCCI

"I nostri giovani saranno uomini onesti"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 22/12/2017

 

Gli echi della festa del Minibasket di Virtus Unipol Banca, che ha portato la gioia ed i sorrisi di oltre cento piccoli cestisti sul parquet dell’ex-CRB di via Marzabotto, si percepiscono ancora forti e chiari, nel mondo bianconero. E’ stato un momento intenso, pieno di significato, che ha preceduto la Santa Messa di Natale officiata dall’Arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, davanti a cinquecento persone.  Lo ha percepito, assimilato, condiviso anche e soprattutto il presidente di Virtus Pallacanestro, Alberto Bucci, cresciuto e formatosi in un ambiente in cui l’attenzione al mondo dei giovani, sportivi e non solo, è sempre stata massima. Proprio il Natale, allora, è il momento più propizio per guardare al settore giovanile dall’angolo visuale del numero uno della V nera.

Presidente Bucci, che emozioni le hanno lasciato quell’incredibile pomeriggio e l’immagine di tutti quei piccoli atleti pieni di vita e gioia?

“Qualcosa di profondo e indimenticabile. E’ stato un grande succcesso, e c’è un perché… Perché quella festa è stata organizzata molto bene, e tutti i bambini che sono scesi in campo si sono divertiti e hanno portato a casa un ricordo indelebile. Ad ogni canestro, in ogni azione, c’era un giocatore di Serie A che stava accanto a loro, e questo affiatamento è stato bellissimo. Significa che il nostro lavoro parte dai più piccoli ed arriva ai grandi in una congiunzione perfetta, in un solido intreccio di rapporti. Questi sono davvero i grandi valori che la nostra società ha dentro, e li può esibire con orgoglio”.

Valori di cui Alberto Bucci conosce bene motivazioni e origini. La persona che per prima ne ha fatto un impegno della società, Gigi Porelli, è stata anche quella che ha voluto questo “ragazzo della Bolognina” al timone della prima squadra, nella stagione 1983-1984, ispirando così la magica stagione della Stella.

“Quando costruì questa palestra, Porelli aveva sogni che in gran parte si sono realizzati. Attraverso i tanti titoli italiani che il nostro settore giovanile ha vinto, da allora ad oggi, ma soprattutto attraverso la formazione di tanti ragazzi che sono diventati veri atleti e veri uomini dentro le mura dell’impianto che oggi porta il nome dell’Avvocato. E non è tutto: tra poco tempo vedremo realizzato, grazie a Igd, un meraviglioso progetto come ArcoCampus: una splendida foresteria che permetterà di sviluppare e strutturare ancora meglio il nostro impegno. Siamo molto felici che questo succeda. Di più: ne siamo orgogliosi”.

Che tesoro è, questo settore giovanile bianconero?

“Immenso. Partiamo dal Minibasket e saliamo, categoria dopo categoria, mantenendo alta la qualità della nostra proposta. Abbiamo squadre validissime, con allenatori di grande livello e Federico Vecchi che coordina tutta questa attività con attenzione e professionalità. Io sono molto contento, e molto fiducioso del fatto che più andremo avanti e più la Virtus “dei grandi” potrà guardare con attenzione al proprio settore giovanile, attingendovi non sempre, ma certamente con regolarità, per lanciare nella pallacanestro giocatori importanti”.

Da questa stagione, il settore può contare anche su una nuova struttura come l’ex-Crb, diventato appunto la casa del Minibasket di Virtus Unipol Banca.

“Luogo di un’importanza strategica. Il numero dei ragazzi che si affidano ai nostri allenatori è sempre maggiore, abbiamo bisogno di lavorare tanto, di allenarci bene e a livelli sempre più alti: dobbiamo avere gli spazi per tutti, e poter disporre della struttura dell’ex-Crb è un grandissimo risultato, che premia anche la caparbietà con cui ci stiamo impegnando. Aspettavamo un’opportunità di questo genere, sapremo sfruttarla al meglio”.

Cosa deve avere un ragazzo per sintonizzarsi col mondo della Virtus. O se preferisce, cosa può dare la Virtus a un giovane che si avvicina alla realtà bianconera?

“Un ragazzo deve avere lo spirito, la voglia di venire a giocare rispettando i tanti principi che abbiamo:  l’importanza del percorso scolastico, la lealtà nei confronti dei compagni, il rispetto di sé stesso. Il modo giusto per entrare a far parte della famiglia Virtus. Noi a questi giovani dobbiamo dare una buona accoglienza, metterli a proprio agio, cercare di aiutarli all’inizio del loro percorso, quando sono in difficoltà, stare loro accanto per vederli crescere secondo un concetto etico e sociale che ci appartiene, e va oltre il perimetro di un campo da pallacanestro”.

Natale e il 2018 sono alle porte. Che augurio si sente di fare il presidente di Virtus Pallacanestro ai tanti bambini e ragazzi che animano il settore giovanile?

“Io auguro a tutti loro di diventare uomini corretti e onesti, rispettosi di sé stessi e degli altri. Di capire che la vita è una  cosa meravigliosa, il regalo più bello che hanno avuto dai loro genitori. Per quanto riguarda i sogni, che a quell’età devono giustamente essere tanti e colorati, spero riescano a realizzarli giocando e allenandosi senza risparmiarsi, dando il massimo di sé stessi. Non si può sapere quali traguardi potranno raggiungere, ma dovunque arrivino auguro loro di farlo dopo aver espresso il meglio di quello che hanno dentro”.

 

 

PAJOLA E PENNA CONVOCATI AL RADUNO DELLA NAZIONALE UNDER 20

tratto da www.virtus.it - 09/01/2018

 

Sono due i giocatori di Virtus Pallacanestro convocati per il raduno della Nazionale Under 20, che si terrà a Roma il 15 e 16 gennaio prossimi. Si tratta di Alessandro Pajola, da tempo nel roster della prima squadra di Virtus Segafredo, e di Lorenzo Penna, bolognese “doc”, attualmente impegnato all’Andrea Costa Imola con la formula del doppio utilizzo.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: FEDERICO VECCHI

"Un Natale intenso, ci è servito per fare importanti esperienze"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 11/01/2018

 

Un Natale ad alta produttività per le formazioni di Virtus Unipol Banca: ferma l’attività dei rispettivi campionati federali, i giovani bianconeri sono stati impegnati in diversi tornei, in giro per l’Italia ed oltreconfine. Con Federico Vecchi, responsabile del settore giovanile e impegnato nel concentramento spagnolo dell’Adidas Next Generation Tournament come capo allenatore dell’Under 18, tracciamo un bilancio di questo periodo che in casa Virtus è stato tutt’altro che vacanziero.

Possiamo dire che per il settore giovanile non è stato certamente un periodo di ferie…

“Direi proprio di no, anzi… Il periodo di Natale è molto importante, perché i ragazzi beneficiano della pausa scolastica, dunque hanno maggiori energie, soprattutto a livello mentale, da dedicare alla pallacanestro. Possiamo esprimerci con allenamenti di qualità e tornei che ci arricchiscono dal punto di vista dell’esperienza e della formazione dei nostri giocatori. Queste manifestazioni aiutano a crescere a livello personale e dal punto di vista tecnico-sportivo. Quasi tutte le squadre sono state impegnate in tornei prima e dopo il nuovo anno, e usciamo da questi primi giorni del 2018 con un bel bagaglio di esperienze in più”.

Mettiamoli in fila, tutti questi impegni affrontati. Partendo da quello internazionale, che ha visto impegnati i più grandi.

“Con gli Under 18 abbiamo chiuso il 2017 vincendo il torneo “Giocando con Matteo”, dedicato alla memoria di Matteo Molent, un ragazzo che amava il basket e che purtroppo non è più tra noi. Poi, appena iniziato l’anno ci siamo spostati in Spagna, a L’Hospitalet, per giocare nel raggruppamento di qualificazione dell’Adidas Next Generation Tournament, la più importante kermesse continentale per la categoria e che permette a chi vince il concentramento di qualificarsi per le final four di Eurolega giovanile. E’ stata un’esperienza molto significativa, perché ha permesso ai nostri giocatori di confrontarsi a un livello molto alto, e di aprirsi ad una platea internazionale. La Spagna, in particolare la Catalogna, è in questo momento l’area europea in cui sono maggiormente concentrate squadre Under 18 di fascia altissima, quindi questa nostra partecipazione è stata ancora più importante. Siamo riusciti a confrontarci con avversari di grandissimo livello, incontrando squadre sicuramente più mature di noi, a livello fisico e di conoscenza del gioco, abbiamo battagliato con buono spirito e questa al di là del risultato sportivo (6°posto NDR) è la cosa che mi soddisfa maggiormente. Per i nostri ragazzi è stato un modo per farsi conoscere al di fuori dei confini nazionali, un altro aspetto che dà lustro alla nostra attività giovanile”.

Un’occasione di confronto importante, che aiuta a comprendere il livello a cui è arrivato il basket d’Europa. In questo senso, quali impressioni porti a casa da questa trasferta?

“Il livello medio, soprattutto in alcune nazioni, è decisamente più alto rispetto all’Italia per un paio di motivi. Prima di tutto, c’è un grado di maturità fisica e di carattere un po’ più precoce, rispetto alla nostra. Un ragazzo di diciotto anni serbo, se lo confrontiamo con un coetaneo dei nostri club, tendenzialmente è già più uomo, sia a livello di fisicità che di approccio. Una questione culturale, e in parte anche genetica. Poi, anche dal punto di vista del gioco si tratta di ragazzi più avanti nel percorso: se analizziamo il percorso di formazione, salta all’occhio che il processo di maturazione è anticipato, con tutti i pro e i contro che questo comporta”.

L’impegno di questi giorni, come dicevamo, ha riguardato anche tutte le altre formazioni del settore giovanile.

“Gli Under 16 si sono classificati tredicesimi al “Bruna Malaguti” di San Lazzaro, un torneo molto prestigioso a cui abbiamo preso parte con un gruppo “futuribile”, come dicono gli addetti ai lavori. In questo momento la squadra deve superare delle difficoltà ed ha subito anche qualche batosta, che servirà a capire dove sono i margini di miglioramento, perché è indubbio che ci sia un bel potenziale da sviluppare. Come ripeto spesso, le esperienze che facciamo servono per proseguire il percorso di crescita, per fare degli step intermedi, e in questo senso la partecipazione al “Malaguti” è stata utilissima. Gli Under 15 hanno giocato a Gallo Ferrarese, un altro appuntamento di grande prestigio, con squadre di ottimo livello. Siamo arrivati terzi, ma al di là del risultato è stato positivo il fatto di potersi confrontare con formazioni di fuori regione ed con squadre di grande fisicità. Gli Under 14 si sono classificati ottavi allo “Zanatta”, che si svolge tra Treviso e Venezia, e terzi al “Memorial Chicco Ravaglia”, alla cui partecipazione teniamo ovviamente in modo particolare, e anche in questo caso il percorso è stato positivo per la crescita del gruppo”.

Andiamo avanti con le squadre più giovani. Dagli Under 13 è arrivato anche il successo lontano da casa, a Castellamare di Stabia.

“Hanno vinto la ventitreesima edizione di “Natale sotto Canestro”, poi si sono spostati ad Ostia, dove hanno ottenuto un secondo posto nel “Mare di Roma Trophy”. Per loro, che sono più piccolini, è una bella esperienza: sono i primi viaggi lontano da casa, passati a fare gruppo anche fuori dal parquet con i compagni di squadra. Infine, gli Esordienti hanno conquistato un secondo posto al “Memorial Bigalli” di Firenze, un’occasione importante e formativa. Per tutti i ragazzi giovani stiamo parlando di esperienze di vita, nelle quali imparano cosa significa andare in trasferta, si abituano vivere le prime esperienze sportive lontano da casa e a rispettare le piccole regole che un atleta virtus deve seguire. In più spesso si creano legami di amicizia anche con giocatori di altre squadre, perché spesso i nostri ragazzi vengono ospitati presso le famiglie delle squadre locali. Se poi si ha la fortuna di vincere, arrivano i primi ricordi belli che legano indissolubilmente un giovane a questo sport. Anche se, lo ripeto, vincere, pur facendo piacere non è la cosa più importante, in questo cammino”.

Chiamiamolo giro di boa: è il momento in cui si tirano le prime somme, e si ragiona su un futuro che appare più nitido.

“Natale è una tappa fondamentale proprio perché si fanno tanti tornei e ci si confronta con realtà diverse da quelle cui ci si trova di fronte durante la stagione regolare. Si fanno le prime valutazioni, orientate a capire a che punto è il percorso di formazione dei nostri giocatori. Gli allenatori possono fare le loro verifiche, anche se momenti di confronto ci sono durante tutto l’arco della stagione”.

Che stato d’animo hanno portato, queste verifiche?

“Ottimismo. Siamo contenti del progetto che stiamo portando avanti. Credo che abbiamo ragazzi di prospettiva, e giocatori che si fanno riconoscere anche per la loro educazione. Ne cito uno per tutti, Federico Cassanelli dell’Under 14, che ha vinto il premio fair play allo “Zanatta”. Un riconoscimento che, al di là del valore tecnico, premia il nostro sforzo teso a contribuire, per quello che ci compete, all’educazione dei nostri atleti. Premia, in una parola, il nostro modo di stare insieme, di formare i nostri giovani, di avere determinati comportamenti in campo e fuori”

Non sarà il momento di tirare le somme, ma senz’altro chi sta lavorando dietro le quinte, a Natale e per tutto l’anno, merita una citazione.

“I bilanci del settore giovanile vanno sempre fatti sul lungo periodo. In questo momento mi sento semplicemente di ringraziare tutto lo staff, perché penso che insieme stiamo facendo un lavoro eccellente. Dico davvero grazie a tutti gli allenatori, gli assistenti, i preparatori, il medico, il fisioterapista, i nostri dirigenti accompagnatori, e a Marco Patuelli, il nostro direttore sportivo che coordina insieme a me tutta la nostra attività. Dobbiamo essere soddisfatti di ciò che stiamo facendo, abbiamo chi si prende cura dei nostri ragazzi a 360 gradi, per la parte sportiva e per quella educativa. A tutti loro, a tutti i nostri giocatori ed alle loro famiglie auguro un 2018 che li faccia procedere sul cammino che abbiamo intrapreso nell’anno appena terminato”.

 

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: STEFANO PINI

Il veterano: "Virtus significa serietà"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 19/01/2018

 

E adesso, tanto per rinfrescargli la memoria, vogliamo ricordargli che sono quasi vent’anni che varca quasi quotidianamente la soglia della palestra Porelli. Già, perché Stefano Pini, dirigente accompagnatore della formazione Under 20 di Virtus Unipol Banca, cominciò accompagnando suo figlio Giacomo, ragazzino innamorato della palla a spicchi, ai primi allenamenti da giocatore del settore giovanile. Poi, quando l’erede diventato ormai grande decise di iniziare ad allenare, lui accettò l’invito di restare in un ambiente che amava già da tifoso, e al quale avrebbe potuto dare un importante contributo seguendo le squadre del settore giovanile. Sì, vale la pena ricordare a Stefano quanto è stato lungo il viaggio, perché lui non è tipo da mettersi a fare i conti.

“Se considero anche tutto il tempo passato ad accompagnare Giacomo alla Porelli, è effettivamente realistico pensare che tra poche stagioni mi toccherà di soffiare su venti metaforiche candeline, magari a forma di V nera. Quando mio figlio ha iniziato ad allenare, sono diventato dirigente accompagnatore, perché ormai l’ambiente per me era una seconda casa. Iniziai proprio dalle classi 1988 e 1989, e in questo ruolo sono alla quattordicesima stagione, direi. Ma i calcoli non sono mai stati il mio forte, diciamo semplicemente che ho tanta Virtus alle spalle”.

Intanto, è la seconda stagione consecutiva da vivere al seguito del gruppo Under 20.

“Il gruppo è un po’ cambiato, non ci sono quasi più i ’98, e a dire il vero giocatori come Penna e Oxilia già non c’erano nella passata stagione, impegnati come erano con la prima squadra. Di quella classe è rimasto soltanto Matteo Berti, poi i più grandi sono quelli del ’99, Petrovic in testa. Danilo ora gioca in Serie B, nel We’re Basket Ortona, ma con la formula del doppio tesseramento può ancora vestire la canotta della nostra Under 20, e l’ha già fatto in diverse occasioni nonostante risieda abbastanza lontano. Se andiamo avanti nel nostro campionato, spero possa ancora darci un contributo importante. Ma anche Rossi, Gianninoni , Rubbini sono nella sua situazione, come quasi tutti i ragazzi di quella classe d’età”.

E’ qualcosa di speciale e diverso, tenere insieme un gruppo composto da giocatori che stanno già accumulando esperienza nei massimi campionati e da elementi della categoria sottostante, quella degli Under 18.

“Dal punto di vista tecnico, i primi sono comunque ragazzi preparati in casa nostra, conoscono i giochi di Federico Vecchi, che ha dato loro un’impronta precisa già nella passata stagione. Sono più preparati dal punto di vista dell’impatto fisico, perché giocano in squadre senior, in A2 come Rossi a Imola, in B come Petrovic e Rubbini od in C Gold come Gianninoni. Purtroppo li vedi soltanto una volta a settimana, o quasi, perché vengono per disputare la partita, perchè ora si allenano altrove. Però tornano sempre volentieri  in quella che è ancora la loro casa”.

Nella scorsa stagione questo gruppo ha dato a chi lo ha tenuto insieme soddisfazioni quasi insperate.

“E’ stata una stagione importante, per il risultato perché siamo arrivati a giocarci la finale contro il PMS Torino, ma anche dal punto di vista del carattere, che si è rafforzato partita dopo partita. A cominciare proprio dalla prima sfida di quella fase finale, sempre contro Torino: mettendoli in difficoltà, abbiamo preso coscienza delle nostre possibilità. Il momento più alto, a mio avviso, è stato il successo su Venezia, che era quotatissima perché aveva fatto rientrare tutti i suoi migliori giocatori (anche quelli che giocavano con minutaggi importanti nei campionati senior di vertice) per quelle finali nazionali. In assoluto, comunque, una bellissima annata, soprattutto in quelle ultime indimenticabili partite in cui c’era in palio il tricolore di categoria”.

Sei sempre stato dirigente accompagnatore di squadre “adulte”, composte da atleti al termine del loro viaggio nel basket giovanile.

“L’unica volta che ho ricominciato dai più piccoli è stata quando mi hanno affidato i nati nel ’98, che allora disputavano il campionato Under 15. E insieme siamo andati fino al termine del loro percorso nel settore giovanile. Era il gruppo di Lollo Penna. Normalmente, anche per questioni legate al mio lavoro e al tempo libero che mi lascia, mi occupo di formazioni più “adulte”. E mi sono innamorato del tipo di basket che esprimono, che ad alto livello regala emozioni quanto quello dei professionisti. E’ una bella pallacanestro, giocata da atleti ormai quasi completi, fisicamente tosti, tecnicamente sviluppati”.

Che futuro prossimo immagini per l’Under 20 di questa stagione?

“Siamo un gruppo piuttosto giovane, rispetto alla categoria in cui ci confrontiamo. I ragazzi sono tutti ampiamente sotto il limite d’età, l’unico ’98 come ho detto è Matteo Berti. Ma siamo ancora una buona squadra, e soprattutto un gruppo compatto. Questo può fare la differenza. I ragazzi si conoscono, i meccanismi sono oliati. Se poi si dovesse arrivare  alle finali nazionali, entrerebbero in scena diversi altri fattori, gli accoppiamenti prima di tutto. Ma non si parte mai battuti: lo avessimo fatto nella scorsa stagione, quando ci siamo trovati nello stesso girone di Torino e Venezia, avremmo rinunciato a combattere. Invece siamo andati fino in fondo”.

Cosa significano questi quasi vent’anni bianconeri, per Stefano Pini?

“Per me è un piacere essere ancora qui, mi piace la pallacanestro e mi piace questo ambiente. Sto in mezzo a ragazzi giovani, sono abbonato alla Virtus da prima che arrivasse Danilovic, da ragazzino andavo a vedere John Fultz, dunque qui mi sento semplicemente a casa. Finché potrò essere di aiuto, ci resterò”.

E cosa significa, semplicemente, il nome Virtus?

“E’ un modo di stare insieme, educando i giovani attraverso un percorso preciso. La prima certezza è la serietà, quella che si insegna e quella che i ragazzi dimostrano di avere dentro, posso affermarlo con sicurezza dopo tanti anni di frequentazione del mondo bianconero. Non so se è uno “stile”, ma so che qui l’etica del lavoro non è un’idea ma una realtà. Ci sono dei valori, i giovani imparano a stare insieme, ad aiutarsi, a rispettarsi, ad essere amici anche fuori dalla palestra, a inseguire uniti i loro traguardi. Questo gli serve in campo e gli servirà di sicuro nella vita. E’ la vittoria più importante”.

 

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: MATTEO FINI

"Ogni passo avanti dei ragazzi è un mio passo avanti"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 26/01/2018

 

Cinque stagioni bianconere hanno indicato la strada. Dopo le prime due, Matteo Fini ha scelto una direzione precisa. Come dice la tradizione, probabilmente ha chiuso una porta, quello che lo portava in campo da assistente allenatore, per aprire il portone della preparazione fisica, che di anno in anno è diventata professione, solido mestiere. Una scelta ragionata, dunque mai ripudiata.

“Sono assolutamente convinto che sia stata la scelta giusta. Il piccolo bagaglio tecnico accumulato negli anni in cui ho lavorato da assistente me lo porto dietro, perché lo ritrovo tutti i giorni quando devo analizzare gesti tecnici che vedo in palestra, cercando di trasportarli il più possibile nel campo in cui lavoro adesso. Cioè, quando devo decidere quello che può servire maggiormente a un ragazzo che vedo muoversi sul parquet in un certo modo, perché migliori un gesto o un movimento. Più vado avanti, più prendo coscienza della mia professione e cerco di essere in costante miglioramento, grazie alle esperienze che sto accumulando”.

Nel settore giovanile di Virtus Unipol Banca, quest’anno segue la preparazione delle formazioni Under 13, Under 14 e Under 16. Una virata decisa verso le squadre zeppe di ragazzi più “piccoli”…

“Devo approcciarmi in modo completamente diverso, quando seguo le varie categorie che mi sono state affidate. Con gli Under 13 cerchiamo di dare un bagaglio di competenze a livello di corsa, coordinazione, rapidità dei piedi, coordinazione tra piedi e mani. E quest’anno coi ragazzi di quell’età sto lavorando più su concetti generali, cercando di evitare una specializzazione sui movimenti della pallacanestro. Perché molti di loro, prima di andare ad approfondire concetti come scivolamento, tagliafuori o cose del genere, hanno bisogno delle basi per poter affrontare le richieste che arriveranno negli anni successivi. Quelle che già propongo agli Under 14 o agli Under 16, che addirittura hanno iniziato anche un importante lavoro di rinforzo”.

Insomma, una professione che non conosce monotonia. Ogni volta si chiude un libro e se ne apre un altro…

“La cosa bella è che ad ogni stagione devi rimetterti in gioco. Quest’anno  ho ripreso a seguire gruppi di giocatori più piccoli, di conseguenza ho dovuto rispolverare cose che facevo qualche anno fa, cercando di migliorarle, e quindi naturalmente di metterle in discussione. In questo modo, di anno in anno uno che fa il mio mestiere accumula un bagaglio di esperienza che viene dalle cose che ha fatto e dal confronto quotidiano con altri professionisti, magari con una maggiore esperienza”.

Ai ragazzi la figura del preparatore va spiegata, soprattutto quando vengono da una fase che è principalmente gioco.

“Sta molto alla bravura dell’allenatore, spiegare ai ragazzi dove io posso essere d’aiuto. E in Virtus gli allenatori sono molto bravi. Con i più piccoli, diventa importante anche insegnare cosa significhi faticare per raggiungere un obiettivo. Molti di loro non sanno dove possono arrivare, a che punto possono spingersi: è mio compito cercare di far capire quanto e come ci si può spingere oltre, dando ancora qualcosa di più. Se riesco a far passare questo messaggio, il ragazzo che si allena è anche più contento per i risultati raggiunti, e mi segue con maggiore convinzione”.

Non solo settore giovanile. Da questa stagione aiuti Carlo Voltolini nella preparazione della prima squadra.

“E’ stato un grande riconoscimento, per me. Qualcosa che mi rende felice. Questo è il quarto anno che collaboro con Voltolini, ma il primo in cui mi viene affidato un ruolo all’interno dello staff della prima squadra, e di questo devo ringraziare moltissimo la società, perché mi ha dimostrato con questa scelta di credere in me e nella mia crescita. Dopo l’anno della rinascita, una stagione di grande gioia iniziata con un enorme desiderio di rivalsa e culminata con il ritorno in Serie A di un gruppo che ha fatto della volontà e del carattere la sua bandiera, oggi abbiamo una prima squadra zeppa di grandi personaggi, con ben tre giocatori appena convocati per il prossimo raduno della Nazionale, di cui uno è addirittura capitano. E’ importante stabilire un legame con giocatori di questo calibro, gente che ha anni di pallacanestro ad alto livello alle spalle”.

Più facile con i ragazzini o con i professionisti?

“Sono storie diverse. Il novanta per cento delle volte, quando ti confronti con un ragazzo sei il primo a dargli un certo indirizzo, e se stabilisci un buon rapporto lui crede in te e si impegna ad eseguire quello che gli indichi. Il professionista può essersi già interfacciato con tanti preparatori di alto livello, ognuno con le sue convinzioni e con il suo modo di lavorare, che non necessariamente deve essere simile a quello di un altro. Succede che il giocatore esperto venga a chiederti il perché di certi esercizi, anche se poi proprio per la sua professionalità si fida di te, a meno che tu non faccia in modo di perdere la sua fiducia. Insomma, si tratta di atleti che hanno una loro personalità e consapevolezza, e diventa fondamentale saper ascoltare quello che sentono. Ci sono momenti in cui devi andare dritto per la tua strada, altri in cui occorre capire le esigenze di chi hai di fronte. Avere un feedback di questo tipo aiuta a crescere”.

Il gruppo dei preparatori è molto affiatato. Certamente un’altra stagione vissuta insieme ha rafforzato il feeling.

“Con Carlo Voltolini lavoro da quattro anni, con Paolo Zonca da tre. C’è sicuramente sintonia, tra di noi. Il fisioterapista del settore giovanile da questa stagione è Andrea Nobili, che viene dall’esperienza con la prima squadra e dunque è tutt’altro che uno sconosciuto, per noi. Così come è saldo il legame col dottor D’Ovidio. Perché quando si parla del nostro gruppo, si parla di preparatori, fisioterapista e medico, visto che ci sentiamo tutti i giorni, più volte al giorno, e insieme ci rapportiamo con allenatori che sono di altissimo livello. Ognuno di noi ha il suo carattere, ma siamo ad un punto in cui possiamo dirci le cose senza problemi, e a volte ci piace analizzare l’uno il lavoro dell’altro, ma con uno spirito costruttivo, per migliorare il nostro apporto al progetto. Carlo, ovviamente, è la nostra guida, la sua conoscenza e la sua capacità di condividerla è una fortuna sia per me che per Paolo”.

Cinque stagioni bianconere. Cosa hai ricevuto e cosa stai ricevendo dalla Virtus, e che contributo ritieni di poter portare?

“La Virtus mi ha dato una professione. Quando sono arrivato ero un ragazzo che aveva appena finito l’Università e cercava la sua strada in questo mondo. Non avevo un’idea di cosa volesse dire lavorare nello sport professionistico. L’esperienza che ho accumulato me la sono fatta in questo ambiente. Alla Virtus posso dare quello che cerco di mettere a disposizione ogni giorno: il meglio che ho, secondo le mie capacità e le mie qualità. Metto tutto me stesso a disposizione dei ragazzi del settore giovanile e degli atleti della prima squadra. Ogni loro passo avanti è un mio passo avanti”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: FRANCESCO NIEDDU

"Stabilità e sguardo rivolto al futuro, ecco cos'è la Virtus"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 01/02/2018

 

Alla terza stagione in bianconero, Francesco Nieddu si è regalato una nuova visione delle cose. Da coltivare accanto a quella di sempre. Continua, infatti, il suo contributo da assistente allenatore di ben tre formazioni del settore giovanile di Virtus Unipol Banca. Ma a questo ha aggiunto l’impegno di istrutttore degli Aquilotti 2007, entrando di diritto nello staff del settore minibasket. Un impegno su più fronti, insomma, sempre con l’occhio rivolto alla crescita dei giovani.

“Ho allenato molto nei settori giovanili, anche prima di arrivare alla Virtus. Ma a dire la verità, non mi era mai capitato di guidare ragazzini così piccoli. Una cosa nuova, e a me le cose nuove piacciono immensamente, perché portano a migliorare e a conoscere. Negli ultimi anni avevo fatto il cammino inverso, arrivando a guidare le fasce d’età più grandi, cosa che continuo a fare. Mi trovo un po’ ai due estremi del percorso che fanno i ragazzi nel nostro settore giovanile. Mi sto ancora abituando ad un approccio diverso, ma sono molto stimolato da questa avventura”.

Oggi, sei un maestro che insegna linguaggi diversi. Da una parte, ragazzi che stanno chiudendo il ciclo delle giovanili e si trovano di fronte a scelte che riguardano il loro futuro sportivo. Dall’altra, adolescenti che si affacciano ex-novo al mondo della pallacanestro. Approcci quasi antitetici, come le metodologie da utilizzare lungo il percorso.

“Con i più grandi smussiamo gli ultimi angoli, ed anche questa è una cosa che mi piace fare. Con gli Aquilotti del minibasket si tratta di dare buone abitudini, perché magari sono ragazzi che non hanno mai fatto attività. Bisogna accendere la passione a chi ancora non sa se potrà fare il percorso intero, o se vorrà diventare un giocatore, a qualunque livello. Seguire gli atleti più avanti nell’età, comunque, aiuta a capire anche quello che può mancare ai più piccoli, che vivono il momento più fertile, quello in cui c’è maggiore possibilità di intervento perché i bimbi sono delle spugne, apprendono in fretta. Un mese mi è bastato a rendermi conto di questo”.

Per te quest’anno sono giornate intense, tra Porelli ed ex Cierrebi…

“Al di là della questione logistica, l’attività è stata organizzata in maniera che io riesca a fare quasi tutto senza problemi, compreso il lavoro individuale mattutino con alcuni dei più grandi, dopo l’uscita da scuola. Tutto si combina, comunque. Gli incastri sono pensati strategicamente, l’orario settimanale fatto da Marco Patuelli è un puzzle perfetto in cui alla fine ogni pezzo va al suo posto”.

Il minibasket di Virtus Unipol Banca ha trovato casa all’ex Cierrebi di via Marzabotto. Il progetto sta crescendo, e non è solo questione di numeri.

“Il grande merito è di Davide D’Atri e Giuseppe Giordano, che fin dall’inizio hanno coinvolto tutti gli istruttori, spingendo al massimo per cercare di far capire l’importanza di aumentare i numeri e anche la qualità del lavoro. Avere una palestra, una “casa” è molto importante, aiuta ad avere un’identità: i bimbi e le loro famiglie hanno un riferimento importante. Perché va detto che quel posto non è semplicemente una casa, ma è davvero una bella casa: una palestra eccellente per lavorare con i bambini, un posto che dà la possibilità di costruire qualcosa e farlo bene. Davide e Giuseppe hanno lavorato su questo fin dal primo giorno, e oggi i numeri danno loro pienamente merito”.

Tra le mura della Porelli, continuano le tue collaborazioni importanti con Federico Vecchi, da assistente di Under 20 e Under 18, e con Cristian Fedrigo, da assistente dell’Under 15.

“Con Federico la sintonia è rodata, c’è un rapporto di reciproca fiducia che dura da tanti anni, da prima ancora che proprio lui mi chiamasse in Virtus. L’unica differenza rispetto alle scorse stagioni è che, proprio per motivi di incastri, non partecipo alle partite dell’Under 20. Per quanto riguarda l’Under 15, sono accanto a Cristian e il feeling è notevole: la differenza rispetto alla passata stagione è nel gruppo, che è cambiato ed ha registrato diversi inserimenti di ragazzi nuovi. Quindi, lo staff funziona bene perché io, Cristian Fedrigo, Edoardo Costa e Paolo Zonca abbiamo imparato a conoscerci l’un l’altro, mentre la squadra ha una fisionomia piuttosto diversa, e conseguentemente abbiamo dovuto adattare l’attività anche a questi cambiamenti. Un lavoro un po’ più complicato”.

Il compito degli allenatori delle formazioni più “adulte”, Federico Vecchi in testa, è quello di portare i giocatori ad affacciarsi al basket dei grandi. Un momento di grande responsabilità, per tutti. Tecnici e atleti.

“Penso che proprio “responsabilità” sia la parola-chiave, che non a caso usa spesso anche Federico, nel senso che noi a quel punto possiamo dare gli ultimi consigli, le ultime raccomandazioni (per usare un termine quasi… da genitori). Nella realtà cerchiamo anche di stimolare ragazzi che ormai sono grandi e si affacciano al “real world”, di far loro capire quanto è importante responsabilizzarsi sulla cura del proprio corpo, sull’attenzione al lavoro quotidiano, sulla conoscenza dei propri limiti e delle strade giuste per cercare di superarli, sull’utilizzo corretto del proprio tempo. Al di là del lavoro tecnico in sé, che è stato fatto tanto negli anni precedenti e non viene certo abbandonato, si arriva a un punto in cui bisogna aiutarli a fare da soli, ad essere autonomi, perché quando usciranno da queste mura non ci sarà sempre una situazione ideale come quella che trovano alla Virtus, dove hanno grandi risorse a disposizione. Qualcuno proseguirà nella carriera, qualcun altro diventerà una brava persona che utilizza bene il proprio tempo se non vorrà giocare a basket. Ogni volta che arriviamo a questo, il nostro obiettivo è stato raggiunto”.

La Virtus è una grande occasione, per i giovani e per chi li segue. Dopo tre stagioni bianconere, sei in grado di fare un bilancio sulla tua esperienza e su cosa significhi lavorare tra le mura della Porelli?

“Oltre alla ovvia possibilità di esercitare il nostro mestiere ad un livello altissimo, con tante risorse a disposizione, c’è anche l’orgoglio di farlo in una società importante, tra l’altro della mia città. C’è il gusto di far parte di una realtà sportiva che negli anni si sta dando una struttura ed una stabilità che penso non abbiano eguali. Basti pensare al progetto ArcoCampus, che sta facendo nascere la nuova foresteria, o alla voglia di fare le cose al massimo livello che pervade ogni ambiente, dalla prima squadra al settore giovanile. In Virtus si respira sicurezza e spinta verso il futuro. E’ qualcosa di impagabile”.

 

 

RADUNO DELLA NAZIONALE UNDER 20: CI SONO OXILIA, BERTI E... ABBIO

tratto da www.virtus.it - 05/02/2018

 

Saranno due i giocatori di Virtus Pallacanestro impegnati nel raduno della Nazionale Under 20 in programma a Roma il 19 e 20 febbraio. O meglio… due più uno.

Tommaso Oxilia, che quest’anno è passato a Piacenza con la formula del doppio tesseramento, e gioca quindi nell’Assigeco in Serie A2 e con l’Under 20 di Virtus Unipol Banca, è nella lista dei convocati, mentre tra i giocatori a disposizione ci sarà anche Matteo Berti, attualmente nell’orbita della prima squadra di Virtus Segafredo, con cui ha debuttato sabato scorso in Serie A, oltre che elemento di spicco della formazione Under 20.

Il terzo virtussino in elenco ha scritto pagine di storia bianconere. Si tratta di Alessandro Abbio, assistente insieme a Franco Ciani del capoallenatore Eugenio Dalmasson. Nei suoi otto anni bianconeri, “Picchio” ha conquistato tre scudetti, quattro Coppe Italia, una Supercoppa, e due edizioni di Eurolega.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: SIMONE LICEN

"Questi ragazzi diventano adulti nel segno della Virtus"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 09/02/2018

 

Terza stagione della “vita nuova”. Da quando, cioè, Simone Licen è rientrato dalla porta della palestra Porelli, per fare il dirigente accompagnatore di quella che oggi è la squadra Under 16 di Virtus Unipol Banca. Ragazzi a cui si trova accanto ormai da tempo, che hanno imparato a conoscerlo e a seguirne i consigli, che lui ama veder crescere. Una formazione che strada facendo ha anche vissuto cambiamenti.
“Il gruppo è sempre lo stesso, quello che per due anni ho seguito accanto a Mattia Largo, capoallenatore che ha fatto un fantastico lavoro con questi giocatori. Li ho visti crescere e mi piace seguirli nel loro percorso. Il cambiamento è al timone: ora alla guida c’è Giordano Consolini, e stargli a fianco è un po’ come guardare in faccia un pezzo di storia della Virtus. Lui è un signor allenatore, una pietra miliare della società. Con Mattia mi sono trovato benissimo, lo conoscevo già prima di accettare questo incarico e lo ritengo un bravissimo tecnico, che si è formato accanto a grandi del ruolo, e non per nulla fa parte anche dello staff della prima squadra. Con Giordano mi trovo altrettanto bene, mi piace stare in palestra ad ascoltare i suoi insegnamenti. Non valgono soltanto per gli atleti in campo…”
Hai detto bene: questi ragazzi li hai visti crescere, non solo cestisticamente. E’ anche una questione di personalità che si sviluppa.
“Da tre stagioni sto con loro, mi trovo egregiamente, e ho subito legato anche con i nuovi arrivati. Sono tre in tutto, ci hanno messo poco a entrare nello spirito di questo gruppo, a capire cosa vuol dire fare un percorso nella pallacanestro giovanile in casa Virtus. Sono ragazzi in gamba, come gli altri del resto. Una piccola grande truppa che migliora anno dopo anno. Gli piace non essere più trattati da ragazzini, e lo comprendo: devo dire che i loro comportamenti, la loro responsabilità nell’affrontare lo sport e il mondo fuori, mi fanno pensare che non abbiano tutti i torti”.
A sedici anni da compiere, entrano in una nuova fase della loro vita sportiva.
“E’ un momento abbastanza delicato, per loro. Si stanno avvicinando a quella che è la pallacanestro “dei grandi”: cambiano le metodologie di allenamento, si moltiplicano gli impegni. Qualcuno di loro è impegnato anche con il gruppo degli Under 18, accanto a ragazzi a cui rendono un paio di anni d’età, con tutto ciò che ne consegue in quanto a gap fisico. Lo stanno facendo con grande consapevolezza e con serietà”.
Il rapporto con Consolini è la novità dell’anno, nella tua nuova vita virtussina. Sensazioni?
“Lavorare con Giordano mi stimola. Sono qui da tempo, come sapete: prima di diventare dirigente accompagnatore, per un periodo, ho fatto anche l’assistente allenatore, ma le nostre strade non si erano mai incrociate. Lui mi conosceva, ma non avevamo mai lavorato fianco a fianco. Come dicevo ha apportato modifiche, anche nelle metodologie di lavoro, soprattutto perché i ragazzi sono diventati più grandi. Non dico che sia più impegnativo, perché ogni livello chiede ai nostri ragazzi il massimo dell’impegno. Ma appunto è diverso, un mondo nuovo. Nel quale mi trovo benissimo. Dal punto di vista pratico, sono cambiate molte cose: mi occupo soprattutto della parte burocratica del lavoro, con più libertà e allo stesso tempo più responsabilità. Ne sono ben contento, naturalmente”.
Che idea ti sei fatto di un gruppo che stai seguendo ormai da quasi tre stagioni?
“E’ molto interessante, molto bello da veder giocare. Da settembre ad oggi il loro modo di stare insieme, di crescere anche a livello qualitativo, si è sviluppato tantissimo. Anche i nuovi arrivati si sono inseriti. Non so dove potrà arrivare, non faccio previsioni. Ma in prospettiva futura, se manterrà la rotta indicata da Giordano, mi aspetto possa darci molte soddisfazioni. Non mi va di indicare un traguardo a breve termine, un obiettivo, d’altra parte sono i tecnici a fissarne per la loro squadra; voglio dire semplicemente che mantenendosi su questo binario mi sembra una squadra destinata a fare belle cose”.
In questo contesto, quale impegno si è preso Simone Licen?
“Il mio compito è quello di insegnare a questi giovani che sono alla Virtus. Che devono avere rispetto per gli altri, siano compagni o avversari, e per il luogo in cui sono. Con questo, non voglio denigrare nessuno: ci sono piccole società che fanno un lavoro incredibile per la pallacanestro e per coltivare i giovani. Dico soltanto che essere parte della Virtus è un vanto e un orgoglio. Qui c’è qualcosa in più, una sensibilità incredibile per il settore giovanile, un’attenzione che non viene mai meno. Difficile non essere trascinati da questo clima”.
Al punto da dedicare a questo impegno tutto il tempo possibile?
“La Virtus è tanto, nella mia vita. Alla pallacanestro, in generale, do tanto di me, perché è una passione che mi porto dietro da quando ero ragazzino. Per questo faccio anche l’ufficiale di campo, arrivando fino alla Serie C Gold. Ma la priorità resta la V nera, non devo nemmeno spiegarlo, lo sanno tutti che è così. Faccio un po’ di fatica, ma organizzo il mio tempo tenendo conto dell’amore per il basket. Mi piace guardarlo, seguirlo da tifoso, cercare di dare il mio contributo quando sono chiamato in causa”.
Anche un uomo ormai adulto, e lontano dall’idea di diventare un campione di pallacanestro, può continuare a crescere tra le mura della Porelli?
“L’ambiente Virtus l’ho sempre amato, e l’amerò sempre. Stare qui per me è qualcosa di speciale, ho sempre cercato di fare la mia parte perché mi fa stare bene. Sono molto felice di far parte di questa famiglia, era un sogno anche quando ero un semplice tifoso. Oggi l’ho realizzato, spero che duri a lungo”.

UNIPOL BANCA QUALIFICATA PER LE FINALI UNDER 20

tratto da www.virtus.it - 15/02/2018

 

Grazie al successo esterno sul campo della Bakery Piacenza, l’Unipol Banca guidata da Federico Vecchi conquista matematicamente la qualificazione, con quattro giornate di anticipo, per le Finali Nazionali Under 20 in programma a Torino dal 27 al 29 aprile.

“Con soddisfazione ci ripresentiamo a questo appuntamento” spiega Federico Vecchi coach della squadra Under 20 e responsabile del Settore Giovanile, “dopo la finale persa nella scorsa stagione e ci riproponiamo di giocarlo al meglio. E’ una formula che ricalca quella delle Final Eight di Coppa Italia, inusuale per quanto riguarda le finali giovanili, perché prevede una successione di partite ad eliminazione diretta: quarti, semifinali e finali. L’obiettivo è affrontarle con una doppia finalità: far fare ai nostri ragazzi un’esperienza formativa, perché all’appuntamento si ritroveranno le formazioni di categoria più competitive del panorama italiano; e cercare di ottenere, ormai raggiunto questo traguardo, il miglior risultato possibile”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: DAVIDE MORO

"Amo insegnare ai bimbi, il minibasket è la mia vita"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 19/02/2018

 

Casa Virtus è un ambiente familiare, per Davide Moro. Sono ormai passati più di dieci anni, dal giorno in cui varcò per la prima volta la soglia della Porelli ed iniziando subito a respirare un’aria speciale, alla quale si è subito abituato e della quale ormai non potrebbe fare a meno. Istruttore del settore minibasket: un incarico delicato ed importante, che ormai si sente addosso come un abito su misura. Il modo migliore, assicura, per sviluppare la passione per la pallacanestro, che lo ha conquistato fin da quando era ragazzo. Non che oggi sia “anziano”, con i suoi ventotto anni, ma certamente il percorso si può già considerare lungo, e il bagaglio di conoscenza acquisita notevole.

“Ho iniziato nella stagione 2007-2008, facevo l’assistente del gruppo dei bimbi del 1998, con Bruno Baccolini. Sono rimasto con loro per tre anni, fino a quando Luca Brochetto non ha deciso di affidarmi il mio primo gruppo, e sono diventato capo istruttore dei ragazzi del 2002. Era un gruppo di bimbi alle prime armi ed è stata una bella formazione per me. Poi ho preso i ragazzi del 2007 e 2008, un gruppo unico che poi siamo riusciti a dividere, grazie alle tante iscrizioni che lo hanno rinfoltito. Con i nati nel 2008 sto portando avanti un percorso ormai consolidato, questo è il quarto anno che condivido le ore in palestra con loro. E’ un gruppo davvero super, i bambini hanno una gran voglia di imparare, e stanno insieme da tempo. La cosa si percepisce: sono molto uniti, molto avanti, e si divertono parecchio a praticare il minibasket, che è la cosa che conta di più”.

Dieci anni dentro al settore minibasket: significa essere testimone di un’evoluzione, se non di un cambiamento.

“Mi ricordo la prima volta che sono entrato alla Virtus, per fare un colloquio con Giordano Consolini. Non potrò mai dimenticare la sua professionalità e la sua grande ironia. Una delle prime cose che mi ha fatto capire è il contesto professionale in cui si lavora in questo ambiente, e ho compreso immediatamente che per me, appena uscito dal liceo e indirizzato alla facoltà di Scienze Motorie, sarebbe stata una bella opportunità. Giordano mi spinse ad impegnarmi al massimo anche negli studi, ed è sempre stato molto presente. Per tre anni ho fatto l’assistente, sono diventato capo allenatore proprio l’anno della laurea. Dopo Consolini, il responsabile tecnico del minibasket è diventato Luca Brochetto, con cui ho trovato subito un ottimo feeling. Luca è un appassionato, mette il cuore nell’insegnamento ai bambini, e ha fatto il massimo anche in periodi di difficoltà. Credo di poter dire che tutti insieme abbiamo prodotto un lavoro ottimo: c’è stato qualche problema in termini numerici, quando la prima squadra ha iniziato ad avere risultati meno eclatanti, ma mettendo un grande impegno in palestra credo che abbiamo contribuito a mantenere in alto il nome della Virtus, rispettandone la tradizione che è grande anche nel settore minibasket”.

E’ vero: spesso quando le cose non girano al meglio, in quanto a risultati, nel basket dei grandi, ci sono ripercussioni a tutti i livelli. Per fortuna, società e squadra oggi sembrano aver preso il vento giusto.

“Succede, perché lo sport è questo. Il buon nome è importante, è una base che nessuno può mettere in discussione, ma quando ci sono momenti di difficoltà tutto il contesto cambia. Noi abbiamo superato anche l’impasse, siamo ripartiti alla grande con i nostri tornei, con le collaborazioni con altre società. Il nostro prestigio abbiamo contribuito a difenderlo bene, diciamo così”.

State vivendo una stagione di svolta per il settore minibasket. L’arrivo di Davide D’Atri e Giuseppe Giordano in cabina di regìa, l’ex Cierrebi (ora CSB) come casa accogliente per i vostri bambini.

“Davide e Giuseppe fanno un lavoro enorme, stanno sfruttando nel migliore dei modi ogni opportunità che la società dà loro. La casa è fondamentale, ritrovarla vuol dire ritrovare serenità, concentrazione, un’alchimia e un lavoro di gruppo che fanno la differenza. Il confronto quotidiano con i colleghi, la disponibilità di materiale e spazi, sono cose impagabili. La casa accoglie, famiglie e bambini ne sono attratti. E più bambini arrivano, più ne arriveranno, perché quando l’ambiente è giusto c’è il passaparola, un bimbo chiama l’altro. Il CSB è il posto più accogliente per fare il nostro mestiere, una fortuna poterci lavorare quotidianamente”.

Istruire i bambini al gioco, allo sport e alla vita. Un impegno delicato.

“Formare i bambini è una delle cose più belle che possano esserci, perché prevede tanti aspetti. Quello ludico, perché è fondamentale che il bambino si diverta; quello cognitivo ed educativo, che fa la differenza in palestra. La chiave è riuscire a farli divertire, farli giocare, e al contempo far loro capire fin da subito che sono in un contesto di educazione ed apprendimento, quindi che devono affinare le loro capacità di stare insieme, ascoltare, rispettare le regole. Sono le prime basi che cerchiamo di instillare nei nostri piccoli atleti, da quando mettono piede in palestra. Stiamo molto attenti all’aspetto dell’educazione”.

Una laurea, impegni esterni legati al percorso di studi. Che spazio ha la Virtus nella tua vita professionale?

“La Virtus è la strada che mi porta alla crescita. E’ un onore poter lavorare in un contesto professionale del genere, sviluppa la mia stessa professionalità. E’ un’opportunità che non devo farmi sfuggire. Mi è stata data una responsabilità e il mio obiettivo è fare di tutto per migliorare, e dimostrare che la merito. La Virtus è un’occasione per chiunque vesta una tuta, una polo o una divisa Virtus. Dal momento che ci si veste con una V nera, si ha sempre la possibilità di fare qualcosa di più. Per gli altri e per sé stessi”.

Sono dieci anni che hai a che fare con i bambini, in palestra. Mai passata per la testa l’idea di provare a rapportarti con un mondo cestistico più “adulto”?

“D’istinto, mi viene naturale rispondere che preferisco continuare questo percorso, fare il capo istruttore in questo settore. Perché adoro il ruolo che ricopro, e mi piace contribuire a riempire lo zainetto, il background motorio-cognitivo di ogni bambino, per trasmettere la passione. Ho un sogno, ed è profondamente legato al minibasket. Molti trasmettono ambizione, ma per me è sbagliato: noi dobbiamo trasmettere passione e voglia di sognare, perché il bambino entri sempre in palestra col sorriso sul volto. Quello che ti danno i bambini e la responsabilità che hai nei loro confronti sono doni troppo grandi per essere rifiutati. Da preparatore atletico, posizione che si avvicina di più a quello che ho studiato nel mio percorso universitario, non mi dispiacerebbe allargare le mie conoscenze ed esperienze. Ma come istruttore, dico che resterei tutta la vita nel mondo magnifico del minibasket. Quello di casa Virtus, naturalmente”.

 

LORENZO DERI CONVOCATO IN NAZIONALE UNDER 18

tratto da www.virtus.it - 20/02/2018

 

C’è anche Lorenzo Deri tra i convocati al raduno della Nazionale Under 18, in programma a Roma, che si concluderà con la partita amichevole che la rappresentativa azzurra giocherà contro la selezione americana Under Armour IMG Academy, in programma il 27 febbraio. Il giovane play-guardia di Virtus Unipol Banca, classe 2001, sarà a disposizione di coach Andrea Capobianco a partire dal 25 febbraio.

Per lo stesso raduno era stato selezionato anche il play bianconero Roberto Chessari, che in quanto infortunato ha dovuto rinunciare alla chiamata.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: MAURIZIO SERAPINI

"Under 15, gruppo futuribile con tutta la passione di Fedrigo"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 23/02/2018

 

Maurizio Serapini è in cammino nella sua terza stagione in casa Virtus, preso dal suo ruolo di dirigente accompagnatore della formazione Under 15 di Virtus Unipol Banca, guidata da Cristian Fedrigo. Quando li ha conosciuti, questi ragazzi erano appena usciti dal mondo del minibasket, e muovevano i primi passi nel settore giovanile. Due anni dopo, anche se la strada è ancora ai primi tornanti, questa storia ha contorni più definiti.

“Il gruppo è sostanzialmente lo stesso, con un anno in più sulle spalle dei ragazzi. Ci sono tre nuovi innesti: Colombo, che arriva da Milano, Carta da Vicenza, poi Scagliarini che era alla Polisportiva Masi Casalecchio ed Espa, che arriva da Monte San Pietro. Sono innesti di qualità su un nucleo di ragazzi che si è fatto più maturo con la quotidianità dello stare insieme in palestra. Diciamo che quello che ci manca è soprattutto il favore della sorte: da mesi lottiamo contro gli infortuni, alcuni giocatori sono fuori da mesi, Galli non è ancora riuscito a giocare una partita dall’inizio della stagione, lo stesso Carta ha avuto problemi alla schiena ed è rientrato la settimana scorsa. La squadra al completo non l’abbiamo ancora vista, insomma”.

Una situazione simile a quella in cui è rimasta coinvolta anche la prima squadra. Purtroppo…

“Ho letto le dichiarazioni recenti di coach Ramagli, che ha ricordato come dall’inizio del campionato non sia riuscito a giocare neppure dieci partite con la squadra al completo. Mi è venuta in mente la nostra situazione. Ma fa ben sperare il fatto che, dopo un inizio di campionato delicato, stiamo trovando comunque una nostra identità e un trend positivo”

Importante, in un cammino che non è certo semplice e nel quale gli avversari di qualità non mancano.

“Imola, Forlì e Pontevecchio sono le squadre che ci hanno battuti subito, nella prima parte della stagione. E sono anche le tre formazioni con cui dovremo fare i conti di qui alla fine. Ora ci aspetta proprio la Pontevecchio, che ci ha battuti all’andata, è più indietro di noi in classifica ma evidentemente è una squadra che soffriamo, che ci ha messi in difficoltà fin dalla passata stagione”.

Al di là degli ostacoli sul cammino, che idea ti sei fatto del gruppo dell’Under 15?

“E’ una formazione interessante, futuribile. Ci sono squadre con cui oggi fatichiamo, ma ragionando a lungo termine vedo elementi di talento, che possono soltanto crescere. Lo staff tecnico sta facendo un grande lavoro, e i ragazzi seguono le direttive di Cristian Fedrigo, cercano di farne tesoro. E mostrano anche carattere: in certe partite si sono trovati sotto e hanno saputo reagire, portando a casa il risultato e dimostrando solidità mentale”.

Dall’estate del 2016, alla guida di questa formazione c’è Cristian Fedrigo. Come ti trovi, accanto a lui?

“Cristian è una persona riservata ed un grande allenatore. Abbiamo sviluppato un buon rapporto, anche le finali a Bormio, dello scorso luglio, hanno fortificato il legame. Non è certamente un carattere espansivo, ma ogni suo intervento ha un fondo di simpatia, e stare insieme ci ha dato fiducia reciproca. Io sono il compagno da serata in osteria, lui ha questa riservatezza di fondo che nel nostro ambiente è quasi un bene. In qualche modo, ci compensiamo. Se lo conosci più a fondo, scopri una persona con valori importanti, un ragazzo serio che mette tutto sé stesso nel suo lavoro. Tra prima squadra e Under 15, si impegna giorno e notte nella pallacanestro. Come ho già avuto modo di dire, uno di poche parole e fatti concreti. Quelli come lui, alla fine, si rivelano i migliori. E lo staff è ben assortito: Francesco Nieddu ha un’esperienza fuori dal comune, Edoardo Costa è un ragazzo fantastico che ha pochi anni più dei giocatori, e sa entrare bene nel loro mondo, Paolo Zonca sta facendo un lavoro di preparazione incredibile. Mi sembra davvero un bel gruppo”.

Del quale fa parte anche Maurizio Serapini. In che misura?

“Io faccio quello che posso. I ragazzi devono pensare a giocare, a imparare la pallacanestro, a seguire le indicazioni dell’allenatore. Avendo giocato anche io, seppure ormai un po’ di tempo fa, cerco di intervenire quando c’è bisogno di un supporto morale, di un incoraggiamento. Anche perché ormai quasi tutti questi ragazzi li conosco da tempo. Però non entro mai nel merito delle indicazioni tecniche, sto ai margini e do il mio contributo se e quando occorre”.

A quindici anni, un giocatore non è ancora uomo ma inizia a vedere la pallacanestro con un’ottica diversa.

“E’ una fase importante della loro crescita. Quelli che giocano alla Virtus sanno che qui c’è un’etica del lavoro importante. Vedo che hanno imparato ad andare da Paolo Zonca a prendere il loro programma, a prepararsi i loro carichi in palestra, a informarsi bene sulle serie di esercizi da eseguire. Insomma, vedo un atteggiamento professionale, e questo è merito di uno staff che sa indicare la via della crescita, individuale e di squadra. Di fondo, resta una bella famiglia, unita”.

Una famiglia nella quale sei sempre meglio inserito. Bella situazione, per uno che ama la V nera da sempre…

“Per me la Virtus è stata un grande approdo. Sono sempre stato legato a questa bandiera, la sventolavo al palasport ai tempi di Fultz, negli anni Settanta. Ora ho iniziato a dare un piccolo contributo anche al tavolo durante le partite di Serie A al PalaDozza, e questo mi coinvolge sempre più. Conosco personalmente alcuni giocatori di Virtus Segafredo, Baldi Rossi era un ragazzino, classe ’91, ai tempi in cui lavoravo per la Virtus 1934, e Cavicchi lo allenava. Nella mia vita c’è molta più Virtus di quella che ho vissuto da dentro in queste tre stagioni. L’ambiente è bello carico, guarda al futuro con trasporto ed è quello che piace a me, che pure ne ho amato anche il passato. E’ il posto giusto in cui respirare pallacanestro”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: CARLA TALARICO

"Tra i bimbi del Babybasket, tra mille storie che mi coinvolgono"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 02/03/2018

 

C’è qualcosa di nuovo, nel mondo bianconero. Uno spazio del settore Minibasket che va oltre, cercando di trasmettere la passione per il gioco della pallacanestro ai più piccoli. Naturalmente dando il massimo spazio all’aspetto ludico, dentro una palestra in cui bambini, quando si divertono, sanno far svanire di colpo confini e colori. Si chiama Babybasket, questo nuovo che avanza in casa Virtus, e a trasmetterne il verbo è una ragazza che del basket ha fatto una ragione di vita, senza dimenticarne altre e altrettanto importanti. Carla Talarico questa disciplina ha iniziato ad amarla praticandola, e a dire il vero non ha ancora smesso di indossare una canotta da gioco, dopo una carriera che l’ha portata, ancor giovane, a ormeggiare in molti porti.

“Ho iniziato a giocare a pallacanestro poco più che bambina, a Reggio Calabria, la mia città natale. Sono arrivata a Bologna per giocare alla Libertas quando avevo quindici anni: vivevo in foresteria, ero al primo anno Under 16. Poi sono tornata a casa un paio di anni, prima di tornare in Emilia Romagna per giocare a Cervia. Lì ero nel roster della squadra di A2, e in quello dell’Under 19 con cui ho vinto un titolo italiano di categoria. Dopo Cervia sono passata dalla Polisportiva Lame, quindi da Ferrara, per poi trasferirmi tra le fila del Bsl, dove ancora gioco”.

Un ritorno a Bologna, insomma. Non soltanto a causa della pallacanestro…

“E’ stata una scelta di vita, mi sono trasferita a Bologna soprattutto per stabilizzarmi e finire l’Università. Sono laureata in Economia: dopo la triennale in Economia dell’Impresa, ho studiato Economia e Diritto per la specialistica. I miei genitori mi hanno sempre lasciata libera di dedicarmi allo sport, ma l’accordo era che avrei dovuto conciliare lo studio con la passione per il basket. Alla fine mi sono laureata rispettando i tempi, da alcuni mesi ho iniziato a lavorare, gioco e mi occupo dei bambini in palestra quindi in famiglia siamo tutti contenti”.

Un bel giorno, di un passato molto recente, la tua strada ha incrociato quella di Virtus Pallacanestro. Il comune denominatore è stato la volontà di arricchire il settore Minibasket con la proposta del Babybasket, un’idea nuova di zecca.

“E’ stato praticamente un caso: è cambiato qualcosa nella sequenza dei miei impegni quotidiani, e nel contempo ho avuto modo di fare una chiacchierata con Davide D’Atri negli uffici di via dell’Arcoveggio. E’ stato lui a dirmi che in Virtus c’era la volontà di allargare gli orizzonti del settore minibasket con un progetto dedicato ai bambini più piccoli, ho subito sentito una sintonia con le idee che avevo in testa, ed eccomi qui. Sono molto soddisfatta, perché siamo partiti da zero e subito c’è stata grande voglia di fare, da parte di tutti, per mettere in piedi questo progetto”.

Una ventata di aria nuova dentro una realtà come la Virtus, forte di una storia unica ma anche capace di guardare avanti.

“Alle spalle ci sono tutta la storia e la tradizione che una realtà come la Virtus ti trasmette. Ma questa scelta di introdurre il Babybasket nella filosofia societaria è uno sguardo rivolto al futuro. E’ qualcosa di nuovo, con questi bambini piccolissimi: i più piccini devono ancora compiere quattro anni, per quasi tutti questo è il primo approccio allo sport”.

Con loro serve un coinvolgimento molto particolare. Iniziarli allo sport non deve far venir meno la dimensione del gioco.

“Intanto, li fai pensare subito ad uno sport di squadra, in un’età in cui è difficilissimo per un bimbo capire che la palla non è soltanto sua, e che ci sono anche gli altri che vogliono giocare con lui. Il merito di capire e inserirsi in un meccanismo di gruppo è tutto loro, della loro fantasia. Entrano in palestra correndo come dei missili con la palla verso il canestro, e un attimo dopo per loro quella sfera colorata si è già trasformata in qualcosa di diverso, in un contesto diverso che non è la palestra, ma può essere una foresta piena di animali, piuttosto che una strada piena di macchinine. Ci credono, trasformano la realtà e io mi diverto più di loro, dopo un po’ sono convinta di avere intorno l’ambiente che loro hanno saputo creare. Un mondo pieno di storie, di domande, di sorrisi, di positività”.

L’avventura è partita bene, e sabato 10 marzo al CSB avrà già un appuntamento importante come l’Open Day, che accenderà i riflettori sul Babybasket bianconero.

“Sarà un momento estremamente significativo, averlo pensato e organizzato dimostra la volontà e l’impegno che tutti stanno mettendo in questa idea. Penso a Davide D’Atri e Giuseppe Giordano, con cui mi rapporto quotidianamente, a tutta la società che sta dedicando attenzione e risorse a questa nuova avventura. Sento di avere il supporto di tutti, da Federico Vecchi, responsabile del settore giovanile, a Marco Patuelli, il direttore sportivo sempre presente. Io ed Amina Zarfaoui, che mi aiuta con i bimbi in palestra,  ci siamo sentite accolte al meglio: quando senti che chi ti sta intorno crede davvero in quello che fai, non puoi che moltiplicare le forze per farlo al meglio”.

Arriveranno anche giocatori della prima squadra, a far festa con i vostri bambini e con quelli che si presenteranno sul parquet del CSB.

“Sarà un bell’incontro. L’ultima volta che i bimbi li hanno visti in palestra, per settimane hanno continuato a parlare di quei “dadi molto alti” che erano venuti a salutarli. E’ un momento di festa che nei bambini resta impresso a lungo”.

Sei entrata nel mondo Virtus con una grande carica. Che effetto ti fa, visto da dentro?

“E’ una realtà che affascina, come credo sia normale. Ma tutto quello che ti affascina, quando lo guardi dall’esterno, ti incute anche una sorta di timore reverenziale. Arrivi da fuori, parti con qualcosa di nuovo in una realtà importante, non sai esattamente quello che ti aspetterà. Quando ci sono entrata ho scoperto persone estremamente alla mano, spinte dalla mia stessa passione per questo sport”.

Quella che non ti farà smettere di trovare il tempo per la Carla Talarico giocatrice, c’è da scommetterci.

“Credo proprio che ancora per qualche anno continuerò a calcare i parquet. Il motivo è semplice: a me piace stare in palestra a 360 gradi, sia giocando che allenando. Stare a stretto contatti coi bimbi è un divertimento puro, non ci sono pressioni dal punto di vista del risultato, l’importante è contribuire al meglio alla loro crescita e farli uscire dalla palestra con il sorriso. E’ qualcosa che arricchisce tantissimo anche me ed Amina”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: ALESSANDRO SENNI

"Tra foresteria e palestra, questa è una grande scuola anche per me"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 09/03/2018

 

Una vita piena di basket. Da quando, ragazzino, Alessandro Senni iniziò la trafila delle giovanili a Ravenna, per arrivare da giovane aggregato a rinforzare la squadra in B2, e a tempo pieno sui campi della Serie D. Sfociata poi nella passione per il mestiere di allenatore, ed approdata in Virtus nell’estate del 2015, ormai quasi tre anni fa. Da allora, nel ruolo di assistente allenatore, ha partecipato a tre finali nazionali (Under18 nel 2016, Under15 ed Under20 nel 2017) raggiungendo due finali per il titolo: quella del 2016 con gli Under 18, quella della scorsa stagione con gli Under 20. In questa stagione il lavoro di Alessandro continua con i gruppi guidati da Federico Vecchi, sempre Under 18 e Under 20. Oltre a questi impegni, c’è il ruolo altrettanto importante di responsabile della foresteria bianconera, la casa di quella “cantera” da cui sono usciti nel tempo tanti talenti, dando lustro ad un settore giovanile tra i più attrezzati ed importanti della pallacanestro italiana. Una vita piena di basket, dicevamo: abbastanza intensa da non annoiarsi…

“In questo lungo periodo, i gruppi nei quali sono stato coinvolto hanno raggiunto tre finali nazionali, gli U18 ed U20 giocandosi il tricolore di categoria all’ultima partita, e non è impresa da tutti i giorni. Sono soddisfazioni incredibili, per chi fa parte del progetto, e anche se è mancata la ciliegina sulla torta, ovvero la conquista del titolo, arrivare fin lì non era scontato. Questo per quanto riguarda il campo, poi c’è un percorso che va oltre, quello della crescita anche personale, lavorando in un settore giovanile che è all’avanguardia. Un arricchimento che vale di più di mille titoli…”

Appena arrivato a Bologna, sei stato subito incaricato di seguire i ragazzi ospitati dalla foresteria di Virtus Pallacanestro. Per te era una novità assoluta, e in due anni e mezzo qualcosa è certamente cambiato anche in termini di esperienza.

“Diciamo che anche io ho seguito un percorso di crescita, ed oggi sono molto soddisfatto. In particolare, quest’anno Federico Vecchi e Marco Patuelli mi hanno concesso parecchia autonomia nelle decisioni da prendere per quanto riguarda la gestione della foresteria. Il che mi ha dato molta libertà d’azione e allo stesso tempo una grande responsabilità. Sono soddisfatto, perché in questo modo chi guida il settore giovanile mi dimostra la sua fiducia”.

Al centro di questo tuo impegno c’è il rapporto con ragazzi che vengono da fuori, in alcuni casi anche da oltreconfine, alla prima esperienza di vita collegiale lontano da casa.

“Stare in foresteria è abituarsi non solo alle regole di una società sportiva, ma proprio al mondo fuori. L’esempio di Gora Camara è esemplare: lui è arrivato qui a Settembre e non aveva mai avuto esperienze al di fuori della sua città natale, Dakar in Senegal,. E’ stato un compito delicato ed allo stesso tempo stimolante inserirlo nella nostra realtà, vedere che in poco tempo ha saputo integrarsi con gli altri. Come si fa a gestire queste situazioni? Con tanto buonsenso, infatti bisogna impartire subito regole chiare, per abituare i ragazzi a un ritmo nuovo e quasi sempre diverso da quello con cui scandivano la loro quotidianità, mantenendo però la capacità di essere flessibile quando è necessario. A loro chiediamo uno sforzo non indifferente: devono conciliare lo studio con gli allenamenti e la gestione della propria vita quotidiana in foresteria. I ragazzi stranieri dedicano anche ore alle lezioni per imparare l’italiano. Se non si chiarisce subito quali sono le regole, si rischia di perderli”.

Come si fa a diventare un vero e proprio punto di riferimento, per tutti loro?

“Vivendo a contatto con loro in pratica ventiquattro ore al giorno, devo fargli capire che ci sono delle regole, o meglio delle abitudini, che vanno rispettate, ma in modo non troppo rigido, per mantenere un rapporto di fiducia reciproco che deve essere costante. Dunque devo essere severo quando occorre, ma capire anche quando essere più amichevole e pronto ad aiutarli, per lasciar loro l’autonomia che serve a crescere senza negargli un supporto quando ne hanno bisogno. E’ la parte più difficile di questo mio impegno, ed è anche quella che quando riesce dà maggiori soddisfazioni”.

E’ un mestiere che hai imparato “sul campo”, proprio scegliendo di approdare alla Virtus.

“E infatti il primo anno ero più rigido, poi ho capito che era una strada che non mi avrebbe portato molto in là, così ho modificato il mio approccio. Anche per me era un’esperienza nuova, diciamo che ho imparato insieme a loro”.

La tua carriera in bianconero è fatta di incarichi delicati: non solo responsabile della foresteria, ma anche allenatore di ragazzi che stanno completando la loro formazione, al crocevia della loro carriera cestistica.

“Ho a che fare con giocatori che devono iniziare a capire quale sarà la loro strada dopo il settore giovanile. Quella strada per alcuni sarà il professionismo, per altri un basket a livello più amatoriale, magari praticato nel tempo libero che può lasciare una professione totalmente diversa. La chiave è quella di cercare di essere esigenti quotidianamente con tutti i ragazzi allo stesso modo. Bisogna chiedere lo stesso impegno e dedicare le stesse energie a chi potrebbe avere una carriera in Serie A e a chi già appare avviato verso serie non professionistiche. Perdere qualcuno per strada sarebbe una sconfitta. Chi gioca da noi deve sentire che lo staff tecnico gli è vicino, e mantiene con ogni giocatore un rapporto importante. Non sarebbe giusto pensare soltanto a chi arriverà lontano, perché il nostro obiettivo resta sempre quello di tirar fuori il meglio da ognuno. Se un ragazzo oggi ha un potenziale da Serie D, cercheremo di farne un giocatore da Serie C; se ha un potenziale da Serie B, faremo di tutto per fargli calcare i parquet di Serie A. Qualsiasi sia il gradino su cui stanno appoggiati, faremo in modo di aiutarlo a salire il successivo”.

Che cosa significa insegnare pallacanestro dentro alla palestra Porelli, e in un settore giovanile come questo?

“E’ un continuo apprendere. Fare quotidianamente l’assistente di un allenatore come Federico Vecchi  mi arricchisce. Anche io, come i giocatori, torno a casa con un bagaglio personale arricchito. Così come quando osservo gli allenamento dei capi allenatori del settore giovanile, vedere Giordano Consolini, ad esempio, è uno spunto continuo a migliorami. E’ come frequentare una scuola, un corso da allenatore continuo. Stando accanto a personaggi di questo calibro, mi accorgo che sto migliorando me stesso in un percorso che mi dà grandissime soddisfazioni”.

E che sei deciso a percorrere fino in fondo…

“La strada che voglio percorrere è quella, non ci sono dubbi. Ci vuole costanza, dedizione, anche un pizzico di fortuna. Ma sono nel posto giusto. Spero nel breve termine di poter iniziare a mettermi in gioco in prima persona come capo allenatore, per vedere quello che viene fuori”.

Se ti domando senza troppi giri di parole che cosa è la Virtus, che risposta mi dai?

“E’ la pallacanestro in Italia. Quando parlo con gli amici, o con colleghi che vengono da ogni parte del Paese, e dico loro che lavoro qui, mi rispondono: magari potessi lavorarci anche io. Li capisco: chiunque inizi un corso da allenatore spera di poter arrivare ad allenare dentro le mura della Porelli, un giorno. Semplicemente perché qui si respira la pallacanestro. Io ho avuto questa fortuna, e non voglio lasciarmela sfuggire”.

 

 

 

TANTA VIRTUS AL RADUNO DELLA NAZIONALE UNDER 20

tratto da www.virtus.it - 12/03/2018

 

Ci sarà molta Virtus, al raduno della Nazionale Under 20 in programma a Roma il 19 e 20 marzo. Tra i convocati, infatti, anche Alessandro Pajola e Matteo Berti, quest’anno nel gruppo della prima squadra di Virtus Segafredo (in particolare, Pajola nelle ultime due partite ha giocato 17 minuti – con 7 punti – contro Venezia e 13 minuti contro Milano). E non è finita, perché a rispondere alla convocazione di coach Dalmasson ci sono anche Tommaso Oxilia e Lorenzo Penna, prodotti del vivaio bianconero in questa stagione impegnati con la formula del doppio utilizzo in Serie A2, il primo a Piacenza e il secondo a Imola. Senza dimenticare uno degli assistenti di Dalmasson, Alessandro Abbio, leggenda virtussina.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: ROBERTO GAMBERINI

"Crescere qui è una fortuna, mi piace ricordarlo ai ragazzi"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 16/03/2018

 

Una vita in bianconero. Tifoso dal 1975, una passione ereditata da papà che fu il primo a portarlo in piazza Azzarita, con una missione da compiere: farlo innamorare della V nera. Coinvolto direttamente dal 2013, quando è entrato a far parte del settore comunicazione, gran cerimoniere della tribuna stampa all’Unipol Arena prima, al PalaDozza dai playoff della passata stagione. Dall’anno scorso, Roberto Gamberini è anche dirigente accompagnatore nel settore giovanile: segue l’Under 14 guidata da Riccardo Pezzoli, dimostrando una grande sensibilità verso ragazzi che stanno provando a mettere le ali nella disciplina sportiva che amano. E facendosi voler bene, perché tra appassionati veri ci si intende al primo sguardo.

“L’avventura procede a gonfie vele, per la seconda stagione col gruppo di Riccardo Pezzoli. Stesso staff, al quale si è aggiunto Giacomo Campanella, e stessi ragazzi che crescono bene. Per loro è un anno molto più impegnativo, perché devono affrontare due campionati, quello Under 14 e quello Under 15 Elite, che si sviluppa a livello regionale, un gradino sotto all’Under 15 Eccellenza a cui partecipa il gruppo di Cristian Fedrigo.  Una scelta che permette loro di confrontarsi con ragazzi di un anno più grandi e di giocare a un livello di competitività più alto”.

Un cambio di ritmo, dal punto di vista del lavoro in palestra e delle ore da dedicare al basket.

“E’ dura, perché quest’anno hanno anche l’esame di terza media. Abbiamo chiesto un impegno importante ai nostri ragazzi e alle loro famiglie, ma anche le soddisfazioni aumentano: giocando su ribalte regionali, hanno maggiori occasioni per mettersi in mostra, e le selezioni regionali dimostrano che c’è grande attenzione per il lavoro che si fa in Virtus”.

Un anno e mezzo accanto a loro, testimone di una crescita che non si arresta.

“Alcuni di loro possono diventare giocatori interessanti, secondo me. In assoluto, è un gruppo che cresce molto bene, abbastanza omogeneo, molto unito anche fuori dal campo. Prendo in prestito una frase detta da qualcuno più autorevole di me, qui dentro: è un gruppo di bravi ragazzi, vedremo in futuro se sapranno diventare anche ragazzi bravi. Riccardo Pezzoli è veramente molto, molto in gamba. Non solo nell’insegnare la pallacanestro, ma anche nel dare l’esempio di come si sta in panchina, di come si sta in palestra, di come comportarsi anche fuori dal campo. Non è così scontato, trovare persone che ti insegnano questi valori. Girando tante palestre, vedendo tante partite, ho trovato anche situazioni diametralmente opposte. Riccardo è davvero bravo a tenere tranquillo e sereno l’ambiente”.

Un  esempio da seguire. Qual è il contributo che cerchi di dare, in questo senso?

“Io cerco di far loro capire quanto sia importante giocare in Virtus. Quando sono entrato a far parte del settore giovanile con questo ruolo, li ho trovati ancora piccoli. Da subito ho cercato di instillargli concetti basilari: cercando di trasmettere valori importanti, come lo stare insieme, il fare squadra, i ruoli di un gruppo. Man mano che crescono, provo a prenderli per mano per far loro intendere l’importanza di avere una canotta con la V nera addosso. Di spiegare magari con l’esempio che cosa è questa società, e perché essere qui è qualcosa di diverso e unico”.

Già, perché? Proviamo a spiegarlo con poche parole, che cosa è la Virtus.

“La Virtus è tradizione, è valore. Le quattro F  del vecchio simbolo: Forte, Franco, Fermo e Fiero. Essere qui non è scontato, né banale. E’ un’occasione, e bisogna saperla sfruttare. L’impegno, per riuscirci, è fondamentale. Chiaro che se un ragazzo gioca con questi colori, si sentirà chiedere qualcosa in più. Ci sono delle regole importanti: rispettare sempre l’avversario, non protestare con chi è preposto a decidere arbitrando una partita, essere pronto a condividere questa esperienza con i compagni. Mi è capitato di vedere scene, su certi campi, che non riesco ad immaginare in casa Virtus. Devo essere sincero: io della V nera sono stato prima di tutto tifoso, pronto anche a scaldarmi per passione e trasporto; ma non mi vedrai mai perdere il controllo o protestare platealmente quando seguo i miei ragazzi. Se vuoi che crescano nel modo giusto, devi essere prima di tutto un esempio per loro”.

Intanto, continua anche la tua esperienza nel settore comunicazione. Dopo aver riconquistato la Serie A…

“Questa è stata una cosa importantissima. Quel 4 maggio 2016, giorno della retrocessione, ho vissuto un incubo. Tornando a casa da Reggio Emilia mi sentivo in  un’altra dimensione, non riuscivo a fare mente locale. Siamo tornati dove dobbiamo essere. E della scorsa stagione, vissuta dal di dentro, mi restano ricordi indelebili e bellissimi. Da addetto ai lavori, quale molto modestamente sono diventato dal 2013, ho vissuto una fase calante che alla fine doveva per forza regalarci un cambio di rotta. In qualche modo, mi sono sentito coinvolto e mi sembrava di dover restituire qualcosa. Credo sia stato un sentire comune a chi lavora in Virtus. La promozione era, come dire… una cosa da fare. Per tutti noi, per la nostra gente. Assolutamente non scontata, intendiamoci, perché se noi volevamo risalire c’erano altre trentuno società che non andavano certo in campo per perdere. E la risalita in un solo anno è stata un’impresa, fatta da persone che hanno saputo programmare, da allenatori e giocatori bravissimi. Alla fine ho fatto festa, ma quella serata a Trieste l’ho vissuta con addosso un senso di liberazione, più che di gioia sfrenata”.

Eri un tifoso, oggi fai parte della grande famiglia bianconera vivendola dal di dentro. Cosa significa per te?

“Innanzitutto, è un grande onore. E una grande responsabilità, naturalmente, perché ci sono tanta storia e tanto fascino che ti avvolgono, quando arrivi in via dell’Arcoveggio e varchi l’entrata della Porelli. Io sono un tifoso fedele da metà degli anni Settanta, ed essere arrivato qui dentro è stata una fortuna incredibile. Poi, la fortuna va aiutata. Con la passione, e io di passione per questi colori ne ho tanta. Da sempre”.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: DAVIDE RASPANTI

Il calciatore alla fine ha scelto il basket

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 23/03/2018

 

Davide Raspanti è entrato nel mondo Virtus in questa stagione. Da istruttore del minibasket: al CSB, Davide D’Atri gli ha affidato la cura degli Scoiattoli. Due gruppi direttamente sotto le sue cure, un altro in veste di assistente dello stesso D’Atri. Sportivo a tutto tondo, a ventotto anni Davide ha un passato consumato in altri campi, quelli verdi del pallone. Ma l’amore per la palla a spicchi sta crescendo in maniera esponenziale.

“Vero, alla pallacanestro sono arrivato relativamente tardi. Ho un passato da calciatore, ho indossato la maglia del Croce Coperta Turris dalle giovanili alla prima squadra, poi mi sono trasferito alla Pallavicini, quando ho iniziato a studiare Scienze Motorie. Proprio in Pallavicini ho iniziato ad allenare i bambini, e siccome la preparazione fisica era già un ambito che mi interessava parecchio mi sono anche occupato, in questa veste, della Serie D di basket. Avevo fatto il corso per Preparatore nazionale, seguendo gli insegnamenti di Francesco Cuzzolin, dunque mi sono affacciato per la prima volta al mondo della pallacanestro, inteso come allenamenti, lavoro fisico ed educazione sportiva”.

Da neofita, ma in un mondo per te non del tutto sconosciuto…

“La pallacanestro l’ho sempre seguita, da virtussino tra l’altro. Mio zio mi ha ispirato, raccontandomi la finale di Eurolega, alla quale era presente da tifoso. Ma il mio primo approccio professionale è stato quello della Pallavicini.

La Virtus è arrivata quast’anno. Seguendo quale strada?

“Dopo la laurea, dove ho discusso la tesi di Magistrale con Simone Ciacci, che ha lavorato in passato nel mondo bianconero, proprio lui mi ha fatto conoscere Tino Dovesi, che in quel momento era a Monte San Pietro. E’ stato lui a portarmi lì, inizialmente come preparatore fisico, e seguendo la squadra di Serie D sotto questo aspetto ho iniziato a collaborare con Davide D’Atri. Quando Davide è stato scelto come responsabile tecnico del Minibasket Virtus si è ricordato di me, che intanto avevo preso la tessera da istruttore e avevo iniziato ad allenare i Pulcini a Monte San Pietro. Mi ha dato una bella opportunità, e lo ringrazio per questo”.

Cosa si prova, ad entrare in questo mondo?

“E’ la mia prima stagione bianconera, l’ho detto. Da tifoso quale ero, non ci ho pensato due volte ad accettare. Tra l’altro, vista la mia passione per le questioni inerenti la preparazione fisica, arrivare in un ambiente dove a seguire la prima squadra c’è un grande del mestiere come Carlo Voltolini è il massimo. Io continuo a portare avanti anche questa vocazione, chiamiamola così, lo faccio a Monte San Pietro quando non sono impegnato in Virtus col minibasket, seguendo le squadre di Serie D, Under 18 e Under 16. In Virtus, da istruttore del minibasket, seguo le categorie Scoiattoli 2009 e 2010, e faccio da vice a Davide nel primo gruppo del 2009”.

Il CSB, la casa del minibasket di Virtus Unipol Banca, è diventata un po’ anche la tua.

“E’ un luogo fondamentale, perché tutto il settore passa da lì, e anche il Babybasket. Per i bambini e per i genitori diventa un punto di ritrovo importantissimo, che permette di creare legami, socializzare. Avere una sede è caratterizzante, dà un senso di identità e unione. Ci si sente parte di una grande famiglia”.

Come ti sei trovato, dal punto di vista professionale?

“C’è da impegnarsi, e questo è bello. Mi piace lavorare con Davide D’Atri, è una persona di grande serietà, appassionata del suo lavoro. Dove va, costruisce sempre qualcosa di importante. Poi ho conosciuto Giuseppe Giordano e anche con lui mi sono trovato in sintonia: è un po’ più giovane di me, ma ha grande esperienza e ci intendiamo perfettamente”.

Come affronti il tuo ruolo di istruttore, come ti proponi ai tuoi piccoli cestisti?

“Per come la vedo io, nel minibasket la componente ludica è fondamentale. I ragazzi si devono appassionare, devono aver voglia di venire in campo ad imparare cose nuove e divertirsi. Accanto a questo, devono esserci un aspetto di educazione ed uno cognitivo: imparare a giocare dentro un campo da basket, per assimilare valori che un giorno potranno portare anche fuori da lì. Bisogna capire e comprendere i loro piccoli problemi e cercare di risolverli. Giorno dopo giorno, si instaura un meccanismo positivo che rientra in quei valori che dicevo: lealtà, attaccamento ai colori e al gioco. Cose che questi giocatori in erba si porteranno dentro tutta la vita, se sai creare l’empatia giusta”.

Col calcio è tutto finito, o qualche esibizione da ex è ancora in cartellone?

“Gioco ancora, sì, un calcetto ogni tanto con gli amici. Ma sono più moderato, diciamo. Quando facevo sul serio ero un brutto e cattivo difensore centrale, con piedi poco buoni ma tanta voglia di battermi. Facevo un po’ il lavoro sporco, non ero simpaticissimo agli attaccanti, anche se oggi tra quelli che giocavano contro di me ho i migliori amici…”

Oggi il cuore vira più verso il calcio o verso il basket?

“Direi che è diviso a metà. Quando gioca il Bologna, il pensiero va sempre al rossoblù, In questo momento non riuscirei a scegliere, sono ancora combattuto. Ma la pallacanestro è in crescita nella mia testa, questo è sicuro. E la vivo intensamente, in palestra”.

Dove ti vedi, tra qualche anno? Sempre immerso in questo mondo?

“Oggi, mi piacerebbe continuare a portare avanti questo doppio ruolo di educatore dei bambini e di preparatore fisico. Sono attività diverse ma in palestra si assemblano e si intrecciano. Domani, chissà: non ho idea, spero solo di mantenere questa voglia di stare in palestra il più possibile, con la stessa energia e la stessa positività. Dove, come e in quale forma, lo scoprirò”.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: ALESSANDRO GATTI

"In Virtus si viene per migliorare sè stessi con fiducia"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 29/03/2018

 

Volti noti. Ce ne sono parecchi, in casa Virtus. Uomini che portano il loro contributo di esperienza e professionalità e nel tempo vestono il cuore con i colori della V nera che lascia un’impronta su di loro. E che a loro volta portano in via dell’Arcoveggio il segno tangibile della loro presenza. Alessandro Gatti, parola sua, oggi sta a metà del guado. Questa è la sua quarta stagione bianconera: “Non sono ancora un veterano, e allo stesso tempo ho visto arrivare altri dopo di me, ad ingrandire questa bella famiglia. Ho ancora molta strada da percorrere e sono orgoglioso di quella che ho percorso”.

La stagione in corso ti vede assistente dell’Under 13 di Davide D’Atri, e insieme a Riccardo Pezzoli anche dell’Under 16 di Giordano Consolini. Non ancora un veterano, dici, ma di fatto ormai un punto fermo.

“Veterano è una parola grossa, l’ho detto. Mi si vede spesso in questa sede, ecco tutto. Come succede ai tanti che si sono affacciati a questo mondo più o meno nello stesso periodo. Però, capita sempre più spesso che nell’ambiente del basket, intendo fuori dalle mura della Porelli, mi chiedano se sono ancora in Virtus e da quanto tempo. Mi fa piacere, naturalmente, poter dire che sono ancora qui”,

Due impegni in particolare, accanto a uomini di basket che si muovono con sicurezza nel mondo del settore giovanile di Virtus Unipol Banca.

“Quest’anno continua il mio lavoro con Davide D’Atri e con Giordano Consolini. Con Davide abbiamo mantenuto il gruppo che ci fu affidato nella scorsa stagione, gli Esordienti diventati adesso Under 13. E’ un gruppo abbastanza nuovo, perché è stato fatto un po’ di reclutamento, ma si è subito venuto a creare un piacevole spirito di squadra, una intesa tra i ragazzi nella volontà di apprendere e crescere, di confrontandosi nel lavoro quotidiano”.

I più grandi viaggiano invece verso la maggiore età, e il loro percorso nel settore giovanile è molto più sviluppato.

“Con Giordano seguiamo un gruppo nuovo, gli Under 16 che l’anno scorso, nella categoria sottostante, erano seguiti da Mattia Largo. Ragazzi che avevo già incrociato, addirittura alcuni di loro, tutti del 2002, sono spesso venuti a dar manforte ai 2001 che seguivamo noi. Sono giocatori più grandi, con un grado di esperienza più alto, perché molti hanno già passato tre o quattro anni in Virtus e sanno che cosa significa essere qui. Il mio lavoro consiste nel cercare di dar loro consigli per crescere bene. L’Under 16 è una categoria che ho già seguito l’anno scorso, quel po’ di esperienza che ho fatto la metto a loro disposizione. Fare da tramite tra la squadra e un capoallenatore come Giordano Consolini è una fantastica responsabilità”.

Del resto, il tuo viaggio virtussino si è sviluppato dall’inizio accanto a questi due maestri.

“Con Davide la sintonia è a 360 gradi, e lui mi dà molto spazio in campo, e anche autonomia nell’operare a livello di reclutamento e di scouting, il che è un segno importante di fiducia reciproca. Lavoriamo insieme da quattro anni, evidentemente il legame è diventato profondo. Con Giordano mi trovo molto bene, mi piace il suo modo di lavorare, la sua precisione nei dettagli, la sua grandissima competenza. Anche lui, quest’anno, sta dando molta fiducia a me e a Riccardo Pezzoli, ed è qualcosa che si percepisce e fa piacere”.

La vita fuori dalla palestra Porelli parla di un percorso scolastico che ti porta dritto dentro il mondo dello sport.

“A novembre mi sono laureato nel corso magistrale di Scienze e Tecniche delle Attività Sportive, a Scienze Motorie. Ora ho intrapreso una strada che mi soddisfa, mi piacerebbe che il mio sbocco lavorativo proseguisse in questo ambito, quello per cui mi sono preparato. Vorrei che lo sport diventasse il mio ambiente di lavoro. Stare in Virtus, in questo senso, mi aiuta molto. Qui lavorano alcuni dei migliori professionisti della pallacanestro. E’ una bellissima scuola, e mi sento come un garzone che va a imparare un mestiere a bottega da un gruppo di artigiani di altissimo livello. Spero che sia anche un’opportunità per poter continuare a lavorare nel mondo della pallacanestro”.

Ti senti arricchito da queste quattro stagioni bianconere?

“Avendo a che fare direttamente con D’Atri e Consolini, guardando come lavorano persone come  Federico Vecchi o Cristian Fedrigo, ho certamente preso fiducia nei miei mezzi, proprio perché l’ambiente aiuta, stimola, fa riflettere e allo stesso tempo ti porta a metterti continuamente in gioco, senza mai sederti”.

Cosa hai dato finora, e cosa pensi di poter dare a questi ragazzi che entrano in casa Virtus?

“Mi piacerebbe trasmettere la passione per la pallacanestro, la capacità di affrontare le sfide quotidiane con fiducia e uno spirito propositivo. Con coraggio, anche. Migliorare sé stessi è la cosa più importante che si può imparare qui, e vale per tutti, per chi insegna e per chi impara. Questi ragazzi sono arrivati alla Virtus, ed è importante che capiscano dove sono, quanto sia stimolante e interessante questo ambiente: ecco, se riuscissi a trasmettere queste informazioni basilari, mi sentirei soddisfatto. E’ un’occasione da sfruttare, perché è unica, e va affrontata con coraggio e positività. Io stesso l’affronto così, ogni volta che entro alla Porelli con qualcosa di nuovo da imparare, e spero di riuscire a far capire anche ai giovani cestisti quanta fortuna ci sia nel trovarsi qui”.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: STEFANO RUBINI

"Lo spirito Virtus non è una frase fatta: è vita vera"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 05/04/2018

 

Otto anni bianconeri. Stefano Rubini è diventato un veterano, dentro la palestra Porelli. Dirigente accompagnatore del settore giovanile di Virtus Unipol Banca, ha iniziato quando i ragazzi del 1997 non avevano ancora tredici anni, coronando un sogno. Quello di un tifoso bianconero, passato da oltre trent’anni di esperienza da ufficiale di campo anche sui palcoscenici di Serie A, finalmente approdato tra le mura della casa bianconera. Con un compito importante: stare accanto ai giovani, introdurli a un mondo che può dar loro tanto, non solo dal punto di vista della pallacanestro. Indicare la strada, e anche le regole. Vederli diventare grandi coltivando insieme a loro la passione per la pallacanestro.

Allora, Stefano, c’è ancora qualcuno che frequenta la Porelli da più tempo di te?

“Ormai, quanto a longevità tra queste mura, sono secondo soltanto a Stefano Pini. La considero una bella medaglia, da mostrare con orgoglio. Nel settore giovanile sono arrivato a seguire il terzo gruppo: iniziai con i ragazzi nati nel 1997, poi ho accompagnato nel loro percorso quelli del 2001, fino alla soglia della categoria Under 18. Da quest’anno mi sono stati affidati quelli del 2005, seguiti in campo da Davide D’Atri. E’ una bella abitudine, quella di ripartire dagli Under 13, appena usciti dalla fascia degli Esordienti e pronti a percorrere tutta la strada delle categorie giovanili. Ogni volta che ricomincio una storia, so già che mi lascerà qualcosa dentro”.

Parlami del gruppo dei 2001 che hai lasciato l’estate scorsa.

“Ho salutato i ragazzi del 2001, che del resto vedo ancora quasi ogni giorno in palestra. Sono rimasto molto legato a tutti loro, mi hanno dato l’immensa soddisfazione di accompagnarli nella conquista dello scudettino Under 14, nel 2015, con Cristian Fedrigo al timone. Un ricordo che mi resterà nel cuore per tutta la vita. Ora li vedo impegnarsi negli anni che chiudono il percorso delle giovanili, e spero davvero che qualcuno di loro possa seguire le orme di ragazzi come Penna, Oxilia, Pajola. Hanno allenatori in gamba, che li aiutano a capire come è la vita di uno sportivo, di un giocatore di basket. Certe regole di comportamento le hanno chiare da tempo, perché crescere alla Virtus non è una cosa comune, questa è una scuola di vita. Spero che continuino a credere ai loro sogni, e che ci provino fino in fondo”.

Veniamo al presente. Agli Under 13 di Davide D’Atri, che oggi segui in giro per i parquet della regione.

“Questo è un gruppo davvero interessante. Nel campionato Under 13 siamo primi in classifica, abbiamo perso una partita perché forse l’avevamo presa un po’ sottogamba, ma viaggiamo bene. Abbiamo affrontato cinque tornei e ne abbiamo vinti tre, arrivando due volte secondi. E anche nel campionato Under 14, che affrontiamo per poter far giocare tutti i ragazzi, siamo al terzo posto. Quanto al lato comportamentale, sono ragazzi educati, che hanno compreso in fretta le regole dello stare insieme e del rispetto verso gli altri. I miei figli non hanno eredi, e io i nipoti li trovo qui, dentro alla Porelli. Sono questi ragazzi che vedo crescere”.

Hai lavorato a stretto contatto con maestri del calibro di Giordano Consolini e Cristian Fedrigo. Quest’anno il legame stretto è con Davide D’Atri. Prime impressioni?

“Ci siamo conosciuti già nella passata stagione, quando lui faceva l’assistente di Giordano nell’Under 16. Ora abbiamo approfondito la nostra conoscenza. E’ una persona molto alla mano, che sta allo scherzo e sa fare gruppo, e in palestra è un vero professionista, che sa farsi valere e rispettare. Abbiamo costruito un bel gruppo, anche noi dello staff. Con Davide, con Alesandro Gatti e Giacomo Campanella, naturalmente con Matteo Fini, Andrea Nobili e il dottor D’Ovidio si ragiona che è un piacere. Siamo una bella squadra, ecco tutto”.

Come è il tuo approccio ai giovani, per i quali sei una figura di riferimento soprattutto fuori dal campo?

“Ai ragazzi chiedo educazione, gentilezza e rispetto per l’avversario, e questi valori cerco di trasmetterli. Provo anche a dar loro un sostegno, perché correggere un movimento o un esercizio non riuscito è compito dell’allenatore, mentre io devo cercare di essergli accanto proprio quando qualcosa non va per il meglio. Sono lì per incoraggiarli, difficile che mi capiti di sgridarli, praticamente impossibile sentirmi alzare la voce. La loro è un’età particolare: sono piccoli uomini, ma in fondo sono ancora bimbi per tanti versi, e per saperli prendere bisogna capire la loro mentalità e questo momento di passaggio nella loro vita”.

Domanda per veterani della Porelli: ma lo “spirito Virtus” esiste davvero, o è mitologia?

“Esiste eccome. Io lo sento da sempre, da quando ero piccolo e amavo questi colori. Personalmente, non mi vedrei mai a fare il dirigente accompagnatore altrove, e non per sminuire ambienti diversi. E’ che mi sono dato due percorsi: o porto quel po’ di esperienza che ho accumulato dentro la Virtus, oppure vado a vederla giocare. Non contemplo altre possibilità. E anche i ragazzi questo spirito lo percepiscono, e lo capisci vedendo come si comportano, come si impegnano, come si propongono quando vanno in giro, fuori o dentro il nostro ambiente. E’ qualcosa che entra anche in loro, che si sta formando e li porterà in fondo al percorso nel settore giovanile più ricchi dentro. Qualunque sia il loro futuro sportivo”.

 

DALLA V NERA 4 "AZZURRINI" AL RADUNO UNDER 20

tratto da www.virtus.it - 09/04/2018

 

Quattro talenti provenienti dalla “cantera” del settore giovanile di Virtus Unipol Banca faranno parte del gruppo di giocatori chiamati al raduno della Nazionale Under 20, che si terrà il 16 e 17 aprile a Roma. Agli ordini di coach Eugenio Dalmasson, assistito da Franco Ciani e da un altro grande vessillo bianconero, Alessandro Abbio, sotto la dirigenza tecnica di Boscia Tanjevic, saranno tra i 16 convocati due elementi della prima squadra di Virtus Segafredo, Alessandro Pajola (classe ’99) e Matteo Berti (’98), ma anche due ragazzi (entrambi del ’98) della V nera impegnati in questa stagione in A2 con la formula del doppio utilizzo: Tommaso Oxilia, in forza all’Assigeco Piacenza, e Lorenzo Penna, attualmente nel roster dell’Andrea Costa Imola.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: UMBERTO PALAI

"La mia Virtus iniziò da un volantino"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 12/04/2018

 

Aveva diciott’anni, Umberto Palai, quando si mise in tasca il tesserino da istruttore di minibasket. A contarli bene, sono tre decenni passati a respirare basket, senza contare le annate vissute sul parquet da giocatore. Un amore lungo una vita. Che da cinque stagioni continua a germogliare a contatto col mondo bianconero, e con i bambini che iniziano il loro percorso in questa disciplina. Oggi, Umberto è istruttore degli Aquilotti 2007-2008-2009 di Virtus Unipol Banca, e coinvolge i suoi ragazzi alla palestra delle scuole Tempesta.

Una vita tra i canestri. A coltivare una passione vera.

“Vuol dire che non sono più un ragazzino”, sorride Umberto. “Giocavo, sì. Dopo le giovanili, ho conosciuto le palestre della provincia, a livello di Promozione. E intanto ho iniziato a studiare la disciplina, perché mi è sempre piaciuta l’idea di trasmettere le nozioni che avevo imparato”.

Trent’anni fa, appunto, l’inizio di un percorso che non è stato continuo, ma certamente intenso.

“Dopo il corso da istruttore da minibasket, tenuto da Massimo Bertacchi nel 1988, ho seguito immediatamente quello da allenatore. Per una quindicina d’anni ho allenato nella categoria Cadetti e anche squadre Senior, in Prima divisione soprattutto. Poi è arrivata un’occasione lavorativa imperdibile e mi sono allontanato dall’ambiente per almeno un decennio. Anche se del tutto fermo non sono mai stato, ho continuato a fare corsi di aggiornamento e clinic anche in quel periodo. Oggi il mio lavoro mi dà la possibilità di impegnarmi maggiormente in palestra, e sono contento di essere a disposizione di Davide D’Atri e Giuseppe Giordano, dopo esserlo stato di Luca Brochetto”

Come è stato l’approdo nel mondo bianconero? Cosa lo ha generato?

“Prima di approdare al Minibasket Virtus, ho lavorato per un’altra società con i bimbi dai tre ai cinque anni, ed è stata un’esperienza molto formativa. Tutta un’altra attività, quella che una volta si chiamava avviamento allo sport, che affrontavo per la prima volta. Da lì mi è tornato lo stimolo, e cinque anni fa ho avuto un’occasione, davvero dettata dal caso. Dove abito io c’è la palestra delle scuole Tempesta, dove trovai un volantino che pubblicizzava i corsi della Virtus. Ispirato, presi il numero e chiamai Luca Brochetto. Ci siamo parlati, cercava istruttori e ho mandato il mio curriculum. Al primo incontro ho avuto un’impressione positiva, e quando sono entrato a far parte della famiglia mi aspettavo di dovermi subito occupare di un gruppo. Invece Luca, scherzando, mi disse “abbiamo tre… non iscritti”. Insomma, c’era da avviare un progetto, e insieme abbiamo cercato di sviluppare l’attività. Partiti quasi da zero, oggi siamo ancora qui e nel frattempo siamo riusciti a fare un campionato Esordienti con un bellissimo gruppo di quindici bimbi, tre anni fa. Poi siamo tornati alle annate più piccole, ripartendo dagli Aquilotti”.

E crescendo giorno dopo giorno…

“Svolgo l’attività in palestra con Paolo Gandolfi, che è da tanti anni il mio compagno di lavoro. La volontà di D’Atri e Giordano ci ha permesso di affrontare nuovamente un campionato, cosa per me fondamentale. Siamo partiti con un gruppo di undici ragazzi e ci siamo iscritti al torneo CSI, ed è stata una partenza a tratti complicata ma che nel tempo ha iniziato a dare i suoi frutti. Anche grazie alla sintonia con le realtà impegnate al CSB, con Davide Moro e il suo splendido gruppo che sono venuti spesso a sostenerci, anche numericamente, nelle nostre gare. E proprio questa sintonia, questa collaborazione e condivisione, oggi è forse la testimonianza del buon lavoro fatto”.

La palestra Tempesta è un avamposto bianconero in continuo contatto con la casamadre.

“E noi ci siamo proprio impegnati ad allinearci, con le dovute differenze, a quanto viene proposto al CSB. Quello che allena Davide è un gruppo molto più avanzato rispetto al nostro, che fondamentalmente è principiante, ma abbiamo fatto in modo di trovare una sintonia, un linguaggio comune. Non possiamo dire che facciamo lo stesso lavoro, non sarebbe corretto, ma abbiamo cercato di creare un ambiente favorevole. E sono stati bravi i responsabili del settore, D’Atri e Giordano, e naturalmente Davide Moro, ma anche i bambini stessi e i loro genitori. Siamo soddisfatti di ciò che stiamo portando avanti”.

Ogni giorno prendete per mano questi bimbi con la V nera. Per portarli dove?

“I valori della Virtus sono quelli che trasmettiamo loro quotidianamente. Vederli crescere felici, diventare più grandi in quello che è il rispetto, la partecipazione, il ben comportarsi. Non sappiamo se qualcuno di loro diventerà un giocatore di pallacanestro, ma intanto si riconoscono in questo ambiente. Non ci pesa il fatto di non essere al CSB, e non ci sentiamo una realtà distaccata. Siamo Virtus in tutto e per tutto”.

E in tutto questo, che futuro si vorrebbe ritagliare Umberto Palai?

“L’ambizione è quella di andare avanti, perché quando inizi e segui un progetto vuoi guardare oltre e magari avere altre possibilità. Nel mio caso è più dura, perché il lavoro mi porta via tempo che non posso dedicare al basket e alla palestra. Ma cerco di sfruttare ogni spazio e ogni occasione, e la soddisfazione di quello che stiamo facendo è già uno stimolo importante per andare avanti”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: EDOARDO COSTA

"Con Fedrigo e Largo sfoglio ogni giorno il gran libro della pallacanestro"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 20/04/2018

 

Per Edoardo Costa è iniziata la terza stagione in bianconero, nel ruolo di assistente allenatore del settore giovanile di Virtus Unipol Banca. Solo che la musica è cambiata, il ritmo si è fatto più serrato. Adesso le formazioni a cui dedicarsi sono due: la continuità è rappresentata dall’Under 15 di Cristian Fedrigo, del cui staff Edoardo fa parte da quando è tornato alla Porelli per coltivare questa passione da insegnante di pallacanestro, dopo averne calcato il parquet da giocatore; la novità sono gli Esordienti di Mattia Largo, a cui quest’anno Federico Vecchi ha deciso di affiancarlo come primo assistente. Approcci diversi, impegno raddoppiato: prima conseguenza, al momento l’Edo Costa giocatore delle “minors” è fermo “per motivi naturali, nel senso che non ho ancora trovato qualcuno che sia in grado di far durare una giornata trentasei ore. Quando non sono in palestra, cerco di portare avanti i miei studi alla facoltà di Scienze Politiche. E direi che può bastare. A vent’anni ho deciso che le strade da seguire erano altre”.

Partiamo proprio da questo doppio impegno: fare l’assistente allenatore dell’Under 15 e degli Esordienti significa affrontare approcci e percorsi diversi.

“Col gruppo del 2003 sono alla terza stagione. L’Under 15 è un campionato molto difficile, e ormai siamo alla fase Interregionale. Domenica a Pescara giochiamo lo spareggio contro Potenza, una sfida da dentro o fuori, chi vince va all’Interzona. Nonostante numerosi infortuni, che un po’ ci hanno perseguitato quest’anno, arriviamo all’appuntamento come volevamo, consci di aver fatto tutto quello che c’era da fare per essere pronti. Con gli Esordienti del 2006 è un percorso totalmente diverso, anche per me che non avevo esperienza in questo senso. E’ una categoria in cui non avevo mai allenato, una novità assoluta. Hai a che fare con ragazzi che ancora hanno la propensione a vedere la pallacanestro come un gioco. E’ un gruppo maturo, ma è naturale che a quell’età si pensi soprattutto a giocare. Di nuovo c’è anche che in questo gruppo sono il primo assistente di Mattia Largo, un ruolo di grande responsabilità che proprio il capo allenatore mi sta aiutando ad affrontare, dandomi notevoli responsabilità all’interno dell’allenamento”.

 

Fedrigo e Largo sono due punti fermi del settore giovanile. Come ti trovi a lavorare con allenatori esperti, che del resto conoscevi bene anche quando giocavi?

“Come ho già raccontato in passato, Cristian lo conosco molto bene perché quando giocavo nelle giovanili bianconere era il mio allenatore, e arrivare a far parte del suo staff per me è stato un fantastico approdo. Ma non è che Mattia lo conosca meno, perché sempre in quel periodo vissuto da giocatore era proprio lui l’assistente di Cristian, e dunque ho avuto anche lui come allenatore per un paio di stagioni. Insomma, in qualche modo “gioco in casa”. Il che non significa che debba metterci meno impegno, qui sconti giustamente non se ne fanno. Differenze? Mattia è molto energico, frizzante, mi dà molta libertà nelle mie interpretazioni, che ascolta sempre con attenzione, ed è la sua maniera di farmi sentire che si fida di me. Cristian è un vero calcolatore, con lui non si lascia davvero niente al caso, ci prendiamo tanto tempo per studiare avversari e partite nei minimi particolari. Io sono legato ad entrambi, predicano basket secondo sfumature diverse dello stesso libro, che è quello che si impara a sfogliare frequentando quotidianamente il settore giovanile bianconero. La fortuna di poter imparare da loro è un valore inestimabile”.

Senza fare previsioni, che sarebbero inutili, quali progressi hai visto nei ragazzi che segui, e quali frutti si possono già raccogliere?

“Dove arriveremo è difficile da prevedere, perché tutto dipende anche da chi troveremo sul nostro cammino. Degli avversari bisogna sempre tener conto. Di certo, per quanto riguarda l’Under 15, dopo un inizio abbastanza difficile della stagione, qualcosa che non ci aspettavamo in quella misura, abbiamo avuto pazienza nell’adattare il gruppo anche ai cambiamenti, e oggi in palestra si respira l’aria che vogliamo respirare. Siamo soddisfatti, ci sentiamo pronti ad affrontare la parte più importante dell’anno, che per un allenatore è anche la più divertente e stimolante. Ora è il momento di fare la raccolta, poi verrà il tempo dei bilanci. Ma quello che andava fatto è stato fatto”.

Giorni pieni di Virtus, ma anche di studio. Non sembri il tipo che prende sottogamba l’Università…

“Sono al secondo anno a Scienze Politiche, non ho scelto una materia di studio legata a ciò che faccio nella pallacanestro. Dunque, non c’è nessun aggancio tra vita scolastica e vita sportiva. Sono due libri completamente diversi, passo il tempo a chiuderne uno per aprire l’altro, e viceversa. Mi ci sto abituando, anche se ci spendo molte energie, anche per coniugare tutti gli impegni. Ma quando gli stimoli sono forti, i muri invalicabili non esistono”.

Una laurea in Scienze Politiche non conduce direttamente a una carriera da allenatore. Eppure, quella è una via che non hai mai escluso, immaginando il futuro.

“Qui dentro sono sempre a scuola. E questa passione di allenare sta facendosi strada nella mia testa. Con il doppio ruolo, quest’anno ho vissuto davvero tanto tempo dentro alla Porelli, e mi sono reso conto che mi piace veramente.  Non lo so dove mi porterà tutto questo, ma so che fare l’allenatore mi appassiona, mi spinge a documentarmi e migliorarmi, mi aiuta a rapportarmi con chi ho di fronte. Dunque è vero, mi piacerebbe che questo percorso durasse a lungo”.

Coltivare questa vocazione alla Porelli è un bel biglietto da visita.

“E’ una ricchezza. Allenare mi piace, e credo che lo farei comunque, anche se non fossi in questa casa piena di gloria. E’ una passione, sinceramente la coltiverei ovunque. Ma ho la fortuna di farlo qui, ed è uno stimolo maggiore. Prima di tutto, ho la possibilità di imparare dai migliori: oltre ai miei capi allenatori, penso a Federico Vecchi, a Giordano Consolini, tutti maestri che ti danno qualcosa anche soltanto se ti fermi sugli spalti a guardarli un quarto d’ora mentre danno direttive in mezzo al campo. Questa è la scuola della Virtus, e se hai la vocazione ad allenare, essere qui è un vento alle spalle che in pochi posti puoi trovare. Per uno come me, che ha giocato nel settore giovanile ed è un tifoso innamorato di questi colori, essere qui è un motivo di orgoglio”.

 

FINALI UNDER 20

tratto da www.fip.it - 26-28/04/2018

 

Unipol Banca Virtus Bologna - VL Pall. Papalini Pesaro 69-39
L'ultima squadra ad accedere alla Semifinale è la Virtus Bologna, che raggiunge la Stella Azzurra battendo senza patemi la VL Pesaro nel quarto di finale meno combattuto di questa prima giornata, dimostrando tutto il proprio valore malgrado l'assenza di tre pezzi da novanta come Penna, Oxilia e Pajola.
I marchigiani sbloccano il proprio score dopo quasi 5' visto che i bolognesi hanno indubbiamente un approccio migliore sul match, Luminati infatti è costretto al timeout ma i suoi soffrono soprattutto in attacco e a rimbalzo. Il vantaggio emiliano va presto oltre la doppia cifra grazie a Petrovic e Rossi, mentre lo score biancorosso è ancora fermo a quota 4 (2 su 20 dal campo nel primo quarto) e non basta una tripla di Serpilli nel secondo periodo a girare l'inerzia. Nel terzo quarto i felsinei non abbassano la guardia, a testimoniarlo un timeout di Vecchi con 19 lunghezze di vantaggio dopo un 4-0 subìto che fa ripartire i suoi, bravi a far emergere tutte le qualità a propria disposizione. Le 22 lunghezze di vantaggio alla penultima sirena sono il preludio ad una frazione conclusiva senza particolari spunti, spazio ovviamente alle seconde linee e divario comunque incrementato da una Virtus che conferma di essere tra le favorite per lo Scudetto dopo la finale persa un anno fa.
Coach Federico Vecchi esprime tutta la sua soddisfazione a fine partita: "L'abbiamo resa facile noi perché nel primo tempo non abbiamo dato punti di riferimento a Pesaro e nella ripresa non siamo calati di concentrazione. Con la Stella mi aspetto una partita durissima". Di umore opposto ovviamente coach Giovanni Luminati: "Mi dispiace per i ragazzi anche perché molti di loro sono alla fine di un percorso nel settore giovanile, francamente non mi aspettavo una partita a senso unico sulla quale hanno influito sia i nostri demeriti che i loro meriti".


UNIPOL BANCA VIRTUS BOLOGNA - VL PALL. PAPALINI SPA PESARO 69 - 39 (19-4, 32-15, 49-27, 69-39)
UNIPOL BANCA VIRTUS BOLOGNA: Gianninoni* 12 (3/4, 1/5), Petrovic* 10 (4/7 da 2), Salsini 3 (0/1 da 3), Nanni NE, Rubbini* 8 (1/2, 1/5), Rossi* 14 (2/4, 2/4), Jurkatamm 2 (1/7, 0/1), Berti* 4 (2/5 da 2), Venturoli 6 (0/1, 2/3), Camara 4 (2/3 da 2), Oyeh 3 (1/2 da 2), Chessari 3 (1/2, 0/2). All. Vecchi F.
Tiri da 2: 17/37 - Tiri da 3: 6/21 - Tiri Liberi: 17/24 - Rimbalzi: 37 7+30 (Rossi 8) - Assist: 5 (Petrovic 1) - Palle Recuperate: 3 (Petrovic 3) - Palle Perse: 17 (Rubbini 4)
VL PALL. PAPALINI SPA PESARO: Sorbini, Crescenzi*, Galdelli 2 (1/3, 0/1), Gennari* 2 (1/4, 0/1), Bocconcelli 5 (1/7, 0/4), Volpe 8 (3/4 da 2), Terenzi, Serpilli* 11 (4/9, 1/8), Ndaw*, Moretti* 4 (1/4 da 2), De Gregori 2 (1/2 da 2), Morgillo 5 (2/5, 0/1). All. Luminati G.
Tiri da 2: 14/43 - Tiri da 3: 1/20 - Tiri Liberi: 8/10 - Rimbalzi: 35 10+25 (Serpilli 12) - Assist: 5 (Gennari 2) - Palle Recuperate: 2 (Bocconcelli 1) - Palle Perse: 19 (Gennari 5)
Arbitri: Nuara S., Meneghini F., Giovannetti G.

 

Stella Azzurra Roma – Unipol Banca Virtus Bologna 61-64
La finale del trofeo Mario Delle Cave 2018 sarà Universo Treviso Basket e Virtus Bologna, che batte la Stella Azzurra al termine di una sfida molto equilibrata e decisa solo nel finale, quando due bombe di Petrovic indirizzano l'inerzia sulla sponda virtussina.
Gara molto combattuta sia sul piano fisico che su quello tattico, una bella schiacciata di Eboua e una tripla di Gianninoni sono tra i pochi lampi offensivi (7-7 dopo oltre 7') e il match corre sul filo dell'equilibrio ma fatica a decollare. A metà secondo quarto i bolognesi si bloccano per un po' a 19, soffrendo l'intensità difensiva della Stella che però arriva al massimo sul +6, poi nell'ultimo minuto del primo tempo Jurkatamm e Petrovic su assist di Rossi riportano le Vu Nere quasi a contatto. Non cambia tanto la musica in avvio di ripresa sotto l'aspetto delle percentuali, anche se lo spettacolo aumenta grazie alla classe di Reale da una parte e all'ascesa esponenziale di Rossi dall'altra. L'equilibrio comunque non si schioda, i romani provano ad allungare con un'altra stoppata di Mobio e una bomba di Drocker, alla quale però risponde Jurkatamm con la stessa moneta sul finire del terzo quarto. Ultima frazione con il fiato sospeso, la Stella resta avanti ma una tripla di un positivo Rubbini e il successivo antisportivo di Drocker sul lanciato Gianninoni spostano l'inerzia verso Bologna, che riesce a prendere un margine significativo. Fino al +7 nell'ultimo minuto, grazie ad una bomba di Petrovic e ad una palla rubata da Jurkatamm, i romani comunque non mollano e ritornano fino al -3, ma sull'ultima rimessa d'attacco con soli 5” da giocare il tentativo complicato di Donadio non va a buon fine. 
Così coach Federico Vecchi a fine partita esprime tutta la sua felicità: “Complimenti alla Stella Azzurra che ci ha messo in difficoltà sul piano fisico, è stata una battaglia come da previsione. Domani la finale con Treviso sarà decisa dai dettagli, come le due semifinali molto equilibrate di oggi”.
Coach Germano D'Arcangeli invece sottolinea l'importanza del finale: “Avevamo seguito il piano gara, ma nelle ultime battute abbiamo pagato un paio di errori in difesa e a rimbalzo che ci sono costati la finale. Sono sicuro che stanotte ricostruiremo il morale e domani giocheremo al massimo contro la Reyer”.

STELLA AZZURRA - UNIPOL BANCA VIRTUS BOLOGNA 61 - 64 (11-10, 25-23, 44-41, 61-64)
STELLA AZZURRA: Panopio 13 (4/6, 1/4), Alibegovic NE, Ianelli*, Mobio 9 (4/7 da 2), Colussa NE, Sebastianelli NE, Bayehe* 11 (4/8 da 2), Drocker 3 (1/5 da 3), Reale* 11 (3/5, 1/2), Eboua* 4 (1/8 da 2), Donadio* 10 (5/12, 0/2), Digno. All. D’Arcangeli G.
Tiri da 2: 21/47 - Tiri da 3: 3/13 - Tiri Liberi: 10/11 - Rimbalzi: 32 9+23 (Eboua 8) - Assist: 4 (Reale 2) - Palle Recuperate: 8 (Bayehe 2) - Palle Perse: 18 (Squadra 5) - Cinque Falli: Bayehe
UNIPOL BANCA VIRTUS BOLOGNA: Gianninoni* 6 (1/3 da 3), Petrovic 17 (4/8, 3/7), Salsini NE, Nanni NE, Rubbini* 12 (2/4, 2/12), Rossi* 13 (4/8, 0/6), Jurkatamm 14 (5/6, 1/4), Berti* 2 (1/2 da 2), Venturoli, Camara, Oyeh, Chessari*. All. Vecchi F.
Tiri da 2: 16/29 - Tiri da 3: 7/33 - Tiri Liberi: 11/17 - Rimbalzi: 31 11+20 (Petrovic 6) - Assist: 12 (Rubbini 4) - Palle Recuperate: 6 (Rubbini 3) - Palle Perse: 14 (Rubbini 4)
Arbitri: Dionisi A., Foti D., Nonna.

 

De’Longhi Universo Treviso Basket – Unipol Banca Virtus Bologna 84-55
Fa festa l'Universo Treviso Basket che si laurea campione d'Italia Under 20 d'Eccellenza conquistando il primo scudetto della sua storia, grazie ad una netta vittoria in finale sulla Virtus Bologna, maturata in un primo tempo perfetto della squadra di coach Tabellini.
Le due squadre già si sono incrociate senza però incontrarsi lo scorso anno nella Finale Nazionale Under 18 vinta dalla Virtus, molti infatti i giocatori presenti sia oggi che a Udine. I felsinei partono lenti, ed è tutto merito dei veneti che mostrano una grande reattività e dominano a rimbalzo, trascinati in attacco dal solito Poser ma capaci di mandare a segno altri 7 giocatori in un primo tempo dominato. Bologna prova a reagire ma soffre l'intensità avversaria su ambo i lati del parquet e non bastano le triple di Petrovic e Jurkatamm. Treviso non abbassa ritmi e concentrazione e chiude i primi 20' oltre le 20 lunghezze di vantaggio (47-26). Nella ripresa l'inerzia non si sposta di un centimetro malgrado la Virtus provi a reagire, ma lo fa con confusione mentre Treviso non abbassa la concentrazione soprattutto in difesa. Un numero di Jurkatamm che segna da terra è solo un lampo nel buio per la squadra di Vecchi, che anche nella frazione conclusiva non riesce a risalire la china. Si ampliano le rotazioni nell'ultima parte del match, con Poser che fallisce un paio di occasioni per agganciare Simioni in vetta alla classifica marcatori, ma la festa trevigiana non è minimamente guastata.
Non sta nella pelle a fine partita coach Francesco Tabellini: “Sono orgoglioso di far parte di questa società e di aver vinto il primo scudetto della sua storia, ringrazio i giocatori ai quali sono molto legato e lo staff, con il quale abbiamo costruito un grande gruppo”.
Coach Federico Vecchi invece, appena nominato miglior allenatore della Finale Nazionale, non lesina complimenti ai vincitori: “Treviso ha fatto una grande gara sia sul piano dell'energia che su quello dell'intelligenza, ora c'è un po' di rammarico ma sono felice per il percorso fatto negli ultimi tre anni”.

UNIVERSO TREVISO BASKET - UNIPOL BANCA VIRTUS BOLOGNA 84 - 55 (19-10, 47-26, 61-38, 84-55)
UNIVERSO TREVISO BASKET: Bonesso 5 (0/3, 1/7), Sarto, Benzon 2 (1/1 da 2), Artuso 3 (1/2 da 2), Leardini* 8 (3/6, 0/2), Vanin, Poser* 20 (7/9 da 2), Nikolic 17 (5/8, 2/2), Epifani, De Zardo* 8 (2/8, 0/3), Rota* 16 (4/4, 1/5), Barbante* 5 (1/3, 1/6). All. Tabellini F.Tiri da 2: 24/44 - Tiri da 3: 5/25 - Tiri Liberi: 21/27 - Rimbalzi: 38 15+23 (Barbante 9) - Assist: 16 (Rota 6) - Palle Recuperate: 4 (De Zardo 2) - Palle Perse: 12 (De Zardo 3)
UNIPOL BANCA VIRTUS BOLOGNA: Gianninoni* 4 (2/5, 0/1), Petrovic* 14 (3/6, 2/5), Salsini, Nanni 1 (0/0, 0/0), Rubbini* 10 (2/6, 2/5), Rossi* 5 (1/3, 1/3), Jurkatamm 12 (3/5, 2/8), Berti* 4 (1/5 da 2), Venturoli, Camara 5 (2/3 da 2), Oyeh, Chessari. All. Vecchi F.Tiri da 2: 14/34 - Tiri da 3: 7/23 - Tiri Liberi: 6/12 - Rimbalzi: 20 5+15 (Rubbini 5) - Assist: 6 (Petrovic 2) - Palle Recuperate: 1 (Petrovic 1) - Palle Perse: 19 (Petrovic 4) - Cinque Falli: Rossi. Arbitri: Callea M., Tarascio S., Giovannetti G.

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: ANTONIO CAMPANELLA

"Da McMillian agli Esordienti: il mio viaggio felice nel mondo Virtus"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 27/04/2018

 

Partire da lontano. Bisogna fare così, per raccontare certe storie di passione e orgoglio. Antonio Campanella, dirigente accompagnatore della formazione Esordienti di Virtus Unipol Banca, li coltiva entrambi: la passione di essere virtussino, l’orgoglio di essere entrato nella grande famiglia e poterla vivere dal di dentro. E quella fede, appunto, parte piuttosto indietro nel tempo, a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta.

“Ho iniziato ragazzino a seguire la Virtus, e il mio primo idolo è stato Jim McMillian. Se incroci un talento così, poi resti legato ai colori che indossa per tutta la vita. Ricordo che una sera, al termine di una partita, riuscii ad allungare una mano e a stringere quella di Zam Fredrick: ci volle del bello e del buono per convincermi a lavarla, dopo… avessi potuto, l’avrei tenuta così per sempre”

Crescendo, tante cose hanno trovato nuove dimensioni, come sempre succede. Ma non quell’amore per la Virtus e per la pallacanestro.

“Sono stato un giocatore a livello amatoriale, poi ho avuto un’esperienza da assistente all’Atletico Borgo, che mi ha aiutato a stringere ulteriori legami col mondo bianconero: in quella società ho trovato Gigi Serafini presidente, Renato Albonico e poi Alessandro Abbio allenatori. E poi, naturalmente, c’è una famiglia di giocatori: due figli che giocano in Serie C Silver, un fratello arbitro. Tutti rigorosamente di fede bianconera…”

Compreso tuo figlio Giacomo, che nella casa virtussina è entrato prima di te.

“Si può dire che ci viva da quasi otto anni. E’ passato dal minibasket, oggi fa l’assistente delle formazioni Under 13 e Under 14. E’ stato mio figlio ad aiutarmi a capire questo mondo, ad acclimatarmi nella realtà del settore giovanile. Che mi si è aperto davanti in tutta la sua bellezza. Con risvolti tecnici e di vita meravigliosi. Oggi posso dire che le emozioni che provo vivendo a tu per tu con questi ragazzi non le avevo mai vissute, nemmeno seguendo da tifoso accanito la prima squadra”.

Un rapporto che è nato già nella passata stagione col Minibasket, e che quest’anno ha trovato uno sbocco nel settore giovanile.

“E’ stato Luca Brochetto, all’inizio della passata stagione, a chiedermi un impegno per il settore di cui allora era responsabile, e io ho risposto presente dando la mia disponibilità a seguire un paio di gruppi. Uno dei quali è rimasto nel mio destino: è quello dei nati nel 2006, che quest’anno sono diventati gli Esordienti di Mattia Largo. Quando Federico Vecchi mi ha chiesto di far parte dello staff in qualità di dirigente accompagnatore, ho accettato al volo. E oggi sto cercando di costruirmi un’esperienza, quella che credo necessaria per far bene la propria parte in un contesto del genere”.

Un’idea di quello che si deve fare, in questo ruolo, ormai l’avrai chiara in mente.

“Stiamo parlando di ragazzi in un’età delicata, sia dal punto della crescita che da quello puramente sportivo. Nella pallacanestro, sono usciti dalla fase in cui il basket è ancora visto come un bellissimo gioco, e iniziano ad acquisire nozioni che serviranno loro nel cammino verso l’età adulta. E’ un gruppo unito, esuberante, spontaneo. Che può regalare grandi emozioni. Credo che il mio compito sia quello di dare una linea guida che vada oltre le cognizioni tecniche, che non mi competono. Se sbagliano, far capire loro che ci sarà sempre un’altra opportunità. E intanto aiutarli a dare una fisionomia alle figure che gravitano in questo mondo: l’arbitro, per esempio, che devono vedere come una figura imprescindibile, ma umana, che può anche sbagliare ma resta un riferimento. In questo percorso sono facilitato dalla possibilità di lavorare con Mattia e con l’intero staff. C’è un bel feeling, e questo si trasmette anche ai ragazzi”.

Prova a raccontarla, l’emozione di entrare a far parte di una famiglia vista per anni e anni da fuori, con l’occhio dell’appassionato.

“E’ stata un’emozione grandissima, che ancora mi accompagna. Entrare alla Porelli, vedere quelle immagini e sapere che sono destinate ad entrare ancora più profondamente nella tua vita, credo non capiti a tutti… E non è solo questione di foto meravigliose appese al muro. Qui entri, cammini, sali negli uffici e incontri personaggi che hanno fatto la storia. Il presidente Bucci, che andavo ad incitare quando guidava la Virtus dalla panchina, che ho visto conquistare la Stella. Uno come Giordano Consolini, che vedo in palestra esercitare con naturalezza un mestiere che lo ha portato così in alto. E’ qualcosa che quasi mi incute un timore reverenziale: a volte mi viene di camminare col passo felpato, per non disturbare… ”

E’ così diversa da come te l’aspettavi, la Virtus?

“Ho sempre sentito parlare dello “stile Virtus”. Da fuori, da tifoso. Mi aspettavo esattamente quello che ho trovato: organizzazione ottima, competenza, capacità di gestire ogni situazione. E nessuno che, come si dice, se la tira: si lavora per obiettivi precisi, e c’è grande collaborazione tra di noi”.

A questo mondo, che contributo vorresti portare?

“Dalla passione di cui ti ho parlato, nasce la mia voglia di collaborare. Quando porto il mio contributo lo faccio con naturalezza e spontaneità. Dentro di me c’è davvero la virtussinità, ho sempre fondato parte della mia esistenza su di essa: vacanze, appuntamenti, momenti importanti segnati dal cammino della Virtus. Ho iniziato questa avventura dentro il mondo bianconero, sono felicissimo di mettermi a disposizione e se in questo grande progetto c’è un mio piccolo contributo, beh, ne vado fiero”.

 

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: FEDERICO VECCHI

"Under 20, un ciclo che si chiude con grandi soddisfazioni"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 04/05/2018

 

Alla Finale Nazionale Under 20 Eccellenza dedicata a Mario Delle Cave, andata in scena da giovedì a sabato scorsi al PalaRuffini di Torino, si è chiusa la stagione di quella che è forse la formazione più atipica del settore giovanile di Virtus Unipol Banca. Il gruppo dell’Under 20, appunto, il cui roster è composto da giocatori che in gran parte stanno già vivendo esperienze nella pallacanestro dei “grandi”. Conseguentemente anche quello che, per scelte precise, passa meno ore a cementarsi in palestra, ma che ancora una volta ha saputo trarre il meglio da questa importante esperienza, chiusa all’ultimo atto, la finale per il primo e secondo posto che ha assegnato il tricolore all’Universo Treviso Basket.

Federico Vecchi, allenatore della squadra, premiato a fine manifestazione come miglior tecnico del torneo, il compito di fare un bilancio di questa finale-scudetto e del lungo percorso di avvicinamento intrapreso dai suoi giocatori.

“Si chiude un ciclo, se verranno confermate le novità sulla ristrutturazione dei campionati, che prevede che l’Under 20 diventi un torneo a carattere regionale. Per molti di questi ragazzi termina il percorso giovanile con Virtus. Questo era già in preventivo per quanto riguarda Matteo Berti, l’unico ’98 che ha giocato stabilmente nella nostra Under 20, ma questa novità regolamentare porterà alla fine dell’attività giovanile anche i nati nel ’99. Per loro parliamo di un percorso di tre anni, a mio avviso molto positivo, perché ho visto passi avanti nella crescita tecnica, fisica e anche mentale di ognuno di loro, abbinati a risultati di squadra molto positivi: abbiamo raggiunto quattro finali in tre anni, vincendo nella passata stagione il titolo Under 18. Abbiamo avuto continuità nello stabilirci nell’elìte dei campionati giovanili. Gli avversari erano sempre diversi, ma noi c’eravamo sempre”.

Vi siete presentati alla Finale Nazionale senza tutti i componenti della squadra: molti di loro erano impegnati nei campionati dei “grandi”

“Ci sono ragazzi che pur essendo ancora in età da Under 20 sono già protagonisti in campionati Senior di primo livello, intendo Serie A e Serie A2, con minutaggi importanti. E’ il caso di Pajola, di Penna, di Oxilia. Questo dà un valore aggiunto a ciò che si è fatto, perché l’obiettivo del settore giovanile è quello di formare giocatori e prepararli al mondo Senior, e quando sono già pronti per quel mondo è giusto facciano il loro percorso da adulti, al di là dell’età anagrafica. Questo ha reso la squadra che ha disputato la finale di Torino meno esperta, diciamo così, ma ha anche permesso  a ragazzi ancora giovani di avere responsabilità importanti, accumulando esperienza fondamentale. Non va dimenticato che c’erano altri ragazzi del ’98 come Carella, Graziani e Ranocchi, che storicamente facevano parte del gruppo con un ruolo importante, e che per diverse ragioni non hanno fatto l’Under 20 con  noi. Rispetto a un roster al completo ci mancavano sei giocatori, di cui cinque del ’98 e un ’99 del calibro di Pajola, di cui conosciamo tutti il valore tecnico e anche l’impatto che può avere all’interno del gruppo”.

Un caso, molto speciale, in cui anche le assenze regalano a loro modo soddisfazione…

“Certo, sono molto soddisfatto che ci fossero queste assenze, significa che questi ragazzi erano pronti per fessere protagonisti nei campionati senior”.

Sulla bontà di quello che hai fatto percorrere ai tuoi ragazzi, nessun dubbio. Non ne hanno avuti i tuoi colleghi, che ti hanno eletto miglior allenatore della Finale Nazionale.

“Dico la verità, avrei fatto volentieri a meno di questa coppa, se fosse arrivata quella del primo posto. Detto naturalmente che Treviso ha meritato la vittoria, e ha dominato la finale. Certo, fa piacere che le persone che conoscono il mestiere abbiano dato a me la loro preferenza, credo sia un riconoscimento al buon lavoro fatto. Ma avrei ceduto volentieri quel riconoscimento a Tabellini, prendendomi l’altro trofeo…”

Pochi di questi ragazzi resteranno in casa Virtus, non è un segreto.

“Noi formiamo questi giovani perché diventino giocatori del miglior livello possibile, sapendo che entrare subito nella nostra prima squadra è un privilegio per pochissimi . Poi ci sono casi come quello di Baldi Rossi, che è cresciuto tra queste mura, ha fatto esperienze importanti e a un certo punto della carriera è tornato per vestire di nuovo la canotta con la V nera sul petto, in prima squadra. Vale per la maggior parte dei nostri ragazzi, che devono fare esperienza per essere pronti a giocare al miglior livello possibile. Magari, un giorno, avranno l’occasione per tornare in bianconero”.

Con che patrimonio si affacceranno al futuro?

“Con valori importanti. Pur nelle loro diversità e peculiarità, i nostri giocatori hanno una cultura sportiva un po’ trasversale, nel modo di porsi a compagni e allenatori, nell’approccio al gioco ed all’allenamento. Caratteristiche a cui teniamo molto, e che ci vengono riconosciute anche dal di fuori. I nostri ragazzi termineranno il loro percorso giovanile arricchiti anche da esperienze molto significative, e questo l’ho ricordato anche in spogliatoio al termine della finale, quando ovviamente aleggiava un po’ di amarezza per come era andata a finire: molti di loro hanno iniziato con un ruolo più defilato, giocando con i ’98 che avevano uno spessore tecnico molto importante, e sono usciti avendo spazi da protagonisti, con un’evoluzione del gioco che li ha portati a crescere molto. Sono sicuramente pronti per il mondo Senior, che qualcuno ha già assaggiato. L’anno prossimo dovranno essere bravi a trovare i contesti giusti, e noi bravi ad indirizzarli nelle scelte”.

Un momento particolarmente delicato, per chi prova a costruirsi una carriera di buon livello…

“Io credo che il passaggio tra i Senior, e il primo ed il secondo anno vissuti a quei livelli, siano momenti cruciali. Fasi di assestamento in cui bisogna essere bravi a scegliere i contesti giusti per proseguire nel cammino e per raccogliere i frutti di ciò che si è seminato. La fase più delicata della carriera di un giocatore è quella tra i 19 e i 21 anni, in cui bisogna continuare a migliorare e allo stesso tempo essere in grado di dare già una mano alle squadre Senior. E’ un passaggio in cui tanti giocatori si perdono un po’. Devono essere bravi a cogliere le opportunità, ma anche a scegliere in quale società proseguire il percorso”.

Delle peculiarità di questa categoria abbiamo detto, così come della delicatezza dell’assemblaggio di un gruppo del genere. Tenendo conto di ogni fattore, ti saresti aspettato di arrivare esattamente a questo secondo posto finale?

 “Lo dico francamente: considerando il roster che avevamo, siamo arrivati più in alto di quanto potessi immaginare. Nel senso che abbiamo fatto tre allenamenti di squadra con la presenza degli Under 20, che avevamo un gruppo formato da un ’98, quattro ’99 e sette Under 18 a roster. E i dodici che hanno disputato la finale non hanno mai fatto un allenamento tutti insieme nel corso dell’anno, Lo sapevamo prima, proprio perché questo campionato è un’estensione del settore giovanile. Bisogna essere soddisfatti, non a caso ha vinto una squadra che faceva quattro allenamenti a settimana al completo. Io credo sia giusto che in questa categoria i ragazzi comincino ad assaggiare il mondo Senior, piuttosto che tenerli insieme. Questo va un po’ a discapito della chimica di squadra, ma molto a favore dell’esperienza che accumulano”.

Un percorso importante e gratificante, insomma. Per i tuoi giocatori, per te e per chi ti ha assistito in questa avventura.

“Proprio perché si trattava di una squadra sui generis, il merito di averla tenuta unita per tutto l’anno va condiviso con i giocatori stessi e con tutto lo staff. Al di là della forma, c’è un aspetto di sostanza e condivisione da parte di un gruppo di lavoro che ha costruito tutto questo nella quotidianità, con uno sforzo di cui da fuori è difficile percepire l’importanza. Dico grazie ai miei assistenti, Davide D’Atri e Alessandro Senni, così come a Francesco Nieddu che ha lavorato dietro le quinte con noi. Dico grazie a Paolo Zonca che ha fatto ben di più di quello che è il suo ruolo di preparatore fisico. E ancora al dottor Roberto D’Ovidio e ad Andrea Nobili, sempre estremamente disponibili, che hanno seguito i ragazzi anche in gestioni complicate, perché non erano sempre qui in palestra. Infine, ma non certo ultimi, i nostri dirigenti Stefano Pini, emblema di passione bianconera da anni, e Marco Patuelli, che ci hanno dato una grossissima mano per quanto riguardava le loro competenze. Penso a tutti i ragazzi, in particolare Matteo Berti che conclude il suo percorso giovanile e ora farà il definitivo salto fra i grandi. E a Gianninoni, Rubbini, Rossi e Petrovic, i quattro ’99 a cui auguro il meglio per il futuro cestistico e personale: abbiamo fatto con loro un percorso di tre anni molto bello, che ci ha legati in campo e fuori. Credo che ci abbia regalato grandi soddisfazioni”.

 

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: MATTEO GRAZI

"Virtus, una storia sempre diversa, un filo comune per andare avanti insieme"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 11/05/2018

 

Tre anni di Virtus. Sarebbe davvero un titolo semplice, per raccontare il viaggio di Matteo Grazi nel mondo bianconero. Dentro, però, c’è molto di più. Un’avventura intensa, che ancora continua e che gli ha dato nuove conoscenze e nuove certezze da spendere. Seguendo fin dall’inizio un gruppo, quello dei nati nel 2004, passato dalla categoria Esordienti all’Under 13, ed oggi all’Under 14, cambiando molto strada facendo ma tenendo sempre dritta la barra del timone. Merito di Riccardo Pezzoli, capoallenatore, e di uno staff che sta cementando il proprio legame. Nel quale Matteo fa sentire, sempre più sicura, la propria voce.

“Il gruppo è in effetti cambiato molto, perché  sono arrivati diversi ragazzi che si sono aggiunti a quelli rimasti dal gruppo storico partito dal minibasket. E gli stessi ragazzi si sono evoluti, abituandosi man mano al nuovo ambiente e alle cose che facciamo. Ora posso parlare di una squadra vera, dove tutti remano dalla stessa parte”

Sono ragazzi che iniziano a mettersi davvero in testa regole e significato della pallacanestro.

“Sono ancora piccoli, l’Under 14 è l’ultimo anno in cui affronteranno manifestazioni regionali, in cui tutti trovano spazio. Ma intanto iniziano a capire tante cose, anche dove sbagliano, gli errori. E quando succede, cercano di far meglio la volta successiva. E anche dal punto di vista fisico  stanno crescendo e imparano a capire quando bisogna stringere i denti e tener duro se si ha un fastidio, e quando è meglio fermarsi per non far danni. Cose di cui ora in parte si rendono conto anche da soli”.

Come sta crescendo, questo gruppo?

“La considero un’annata molto positiva. L’anno prossimo questi ragazzi affronteranno i campionati d’Eccellenza, uno step importante dal punto di vista tecnico e fisico. Quest’anno li abbiamo impegnati in due campionati, quello della loro categoria e l’Under 15 Elite, pieno di giocatori più esperti, più fisici, più tecnici. Si sono preparati a giocare partite con avversari più preparati, e questo è stato importante in chiave futura. La prossima stagione si porteranno dietro questa esperienza di partite dure, talvolta perse anche punto a punto o per contatti. Ma comunque più spesso vinte, perché abbiamo disputato una buona stagione. Un buon lavoro dal punto di vista tecnico e formativo”.

E Matteo Grazi sente di essere cresciuto a sua volta, in questi tre anni?

“Qui non si smette mai di crescere, è banale dirlo ma è anche la cosa più vera. Ogni anno si impara qualcosa di nuovo, non solo questioni tecniche ma anche dal punto di vista organizzativo, logistico, nei rapporti con le altre persone. Un continuo aggiornamento per fare meglio”.

Accanto a un capoallenatore che ormai conosci molto bene: Riccardo Pezzoli.

“Io sono arrivato qui che non avevo un’idea del mondo, è stato lui a spiegarmi come funzionavano le cose, e come bisognava cercare di farle funzionare. Era anche la sua prima esperienza da capoallenatore, e il rapporto che si è sviluppato tra di noi è molto bello. Io cerco di dargli sempre qualcosa di più, lui mi dà sempre maggior fiducia. Sono stati anni positivi, credo, per entrambi”.

Che tipo di tecnico è, Riccardo?

“Un allenatore di poche parole, ma quelle che usa sono sempre pensate e ragionate. Difficile vederlo perdere il controllo, la sua filosofia è quella di non far passare messaggi attraverso urli o scenate, ma facendo capire il peso di parole e azioni. Una persona riservata, ma con un grande entusiasmo che sa trasmettere, con uno stile suo, molto efficace”.

Accanto a voi, uno staff decisamente rodato…

“E’ tornato Giacomo Campanella, che ha la mia età. Abbiamo iniziato insieme, lui ha un amore per la pallacanestro quasi spasmodico, tra quelle che conosco è la persona che guarda più partite, a tutti i livelli. Le sue idee, le sue visioni sono puntuali, un arricchimento. Con Roberto Gamberini, il dirigente accompagnatore, siamo felicemente al secondo anno di percorso insieme. Accanto abbiamo persone preparatissime come il dottor D’Ovidio, il preparatore atletico Matteo Fini, il fisioterapista Andrea Nobili. Insomma, un bel gruppo, a partire dai nostri ragazzi in campo. Ci diamo una mano a vicenda, rispettando i ruoli”.

Cosa significa Virtus, per te? Come vivi dentro questo mondo bianconero, tra frammenti di gloria e futuro da costruire?

“Da bambino tifavo per la Virtus, e anche adesso mi ritengo tifoso, anche se meno “focoso” rispetto agli anni da teenager, perché sono diventato più grande e soprattutto perché ci sono dentro, e comprendo un po’ meglio quali possano essere i meccanismi, i problemi, vedo da vicino i giocatori. Insomma, ho uno sguardo un po’ più professionale rispetto a chi, giustamente, vive la sua passione con l’emotività del supporter. Visioni diverse, ma complementari. La particolarità di questo ambiente è che ogni stagione fa storia a sè. Sono arrivato qui che la prima squadra era in Serie A ed è retrocessa, lo scorso anno ho vissuto da vicino la risalita dalla Serie A2, quest’anno la stagione del ritorno tra le grandi. Qui si vive sempre un capitolo nuovo, come nell’allenare i ragazzi. L’ambiente cambia, ogni annata è unica ma bisogna cercare di mettere un filo comune per andare avanti tutti insieme”.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: GABRIELE PAGLIARA

"Grazie a una mail, ho scoperto una grande scuola"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 18/05/2018

 

Questo è davvero un anno nuovo, per Gabriele Pagliara. La prima stagione in cui la sua passione per la pallacanestro gli ha fatto fare il salto definitivo, da giocatore ad allenatore. E da subito dentro la palestra Porelli, un debutto anche nella casa della Virtus. Arrivato dalla provincia di Brindisi lo scorso anno, per frequentare la facoltà di Scienze Motorie, si è trovato proiettato nel settore giovanile bianconero, assistente allenatore del gruppo Esordienti di Mattia Largo. Partendo da una semplice mail, e naturalmente da qualcuno che dall’altra parte ha recepito il messaggio.

“All’inizio dell’anno accademico ho mandato una proposta di collaborazione alla società, di cui conoscevo l’impegno e il grande lavoro nei confronti dei giovani. “Perché non provarci”, mi sono detto. Federico Vecchi ha voluto incontrarmi e mi ha affidato questo incarico, che mi riempie di orgoglio”.

A vent’anni, hai chiuso un’esperienza da giocatore che ti ha dato molte soddisfazioni.

“Ho sempre giocato, fin da ragazzino. Ruolo playmaker. Fino all’anno scorso, quando anche se già vivevo a Bologna ho ripreso a giocare per la mia vecchia società, il Basket Francavilla, impegnata nei playoff di C Silver. La mia carriera non è stata di alto livello, ma io sono soddisfatto così. Sono arrivato a sfiorare il mondo della Serie B, dove sono stato aggregato alla prima squadra pur non mettendo piede in campo. Con le giovanili ho fatto tutta la trafila dei campionati di Eccellenza, alcune selezioni regionali. Ho girato un po’, insomma, ma non ho mai avuto la possibilità di fare tanti tornei come già fanno i nostri ragazzi. A loro invidio moltissimo questa possibilità, e vorrei che capissero l’importanza e il valore di tutto questo”.

Il cambiamento è maturato a Bologna: qui, adesso, il basket devi insegnarlo.

“Da allenatore sono al debutto, ma intanto, a vent’anni compiuti mercoledì scorso, ho deciso di appendere le scarpette al chiodo, anche se come giocatore avevo ancora richieste dalle mie parti. Ho preferito provare a fare una cosa come si deve, perché gli Esordienti sono all’inizio di un cammino, ma si allenano almeno tre volte a settimana, e tra partite e tornei di tempo ne resta poco. Ho scelto di prendere questa strada senza troppi dubbi”.

In fondo alla tua prima stagione di assistente, proviamo a registrare quanto meno le prime impressioni, perché certamente non è ancora il momento di parlare di bilanci.

“Ho belle sensazioni. Prima di tutto perché sono in una grande società, dove mi piace imparare tanto da chiunque. E qui imparo dalle persone migliori. Mattia Largo mi aiuta moltissimo, è un allenatore giovane ma di grande esperienza. Mi spiega quotidianamente dove posso migliorare, le tecniche di insegnamento e di comunicazione con i ragazzi. Ho anche a che fare con Paolo Zonca, il nostro preparatore fisico, che mi dà consigli che sono utili anche per il mio percorso di studio. Non so ancora quello che “farò da grande”: programmare tutto fin da ora non mi piace, voglio vedere quello che arriva cercando di farne tesoro. Anche la preparazione fisica, in futuro, potrebbe intrigarmi. A volte, quando Paolo non può essere presente, cerco di portare avanti il suo lavoro”.

Focus su questo gruppo di Esordienti, e soprattutto sullo staff con cui ti sei trovato a condividere la stagione.

“Mi trovo bene, siamo affiatati. Mattia ha fatto tante esperienze con allenatori come Consolini e Fedrigo, è approdato nello staff della prima squadra, sa tante cose. Ma oltre all’enorme bagaglio tecnico, ha tanto altro da trasmettermi anche fuori dal campo. Ci intendiamo al volo, e a volte cerco di capire già prima quello che vuole per andare incontro alle esigenze sue e del gruppo. Questo può aiutarmi a muovermi con autonomia nelle cose che sono di mia competenza. Edoardo Costa è un giovane come me, e anche lui mi aiuta tantissimo in questo percorso, gli sono davvero grato. Di Paolo Zonca ho detto, è uno che dà fiducia e mi fa seguire spesso la parte fisica nel corso dell’allenamento. C’è Antonio Campanella come dirigente accompagnatore, ed è un uomo pieno di passione per la Virtus: quando ci racconta le storie della sua vita legata a questi colori, è affascinante. Anche lui va preso ad esempio, con il suo atteggiamento e la sua etica sportiva. E ancora il dottor D’Ovidio, il fisioterapista Andrea Nobili, gente che conosce il proprio mestiere. Il bello di questa società è la struttura che ha saputo darsi, che ne fa un’eccellenza della pallacanestro italiana anche a livello giovanile. Nella nostra categoria e in tutte le altre”.

Un posto nel quale con la giusta curiosità si può imparare tanto…

“Spesso mi fermo, dopo i nostri allenamenti, a vedere quelli guidati da Federico Vecchi, Giordano Consolini, Cristian Fedrigo. Mi piace, sono un grande insegnamento per me. E’ una grandissima scuola, sono tutte persone con un’esperienza enorme. Penso sia importante raccogliere anche una piccolissima parte della loro conoscenza. Questo ambiente mi stimola”.

Sinceramente, ti aspettavi che quella mail ti avrebbe condotto fin qui?

“Sinceramente no. Ho provato ed è andata bene. Perché qualcuno si è fermato ad ascoltarmi. Sono stato fortunato e ora cerco di mettere tutto me stesso in campo per poter diventare un giorno un buon allenatore, anche se è prematuro fare congetture adesso, non ho nemmeno finito di costruire il presente. Di certo posso dire che ho vissuto l’esperienza da giocatore e ora sto vivendo questa da assistente allenatore, sono contento di questo percorso”.

Che ti avrà dato elementi importanti da trasmettere ai giovani innamorati della pallacanestro.

“Credo che oltre a dar loro insegnamenti tecnici, cercando di farli ragionare in campo, ai ragazzi si debbano anche trasmettere dei valori, e io condivido perfettamente quelli della Virtus. Per parte mia, faccio di tutto perché riescano ad assorbirli, e spero che questo li faccia diventare domani degli uomini. Sono in un’età delicata, è vero, ma è il momento di iniziare a prendersi responsabilità, di capire che quello che stanno imparando servirà loro anche fuori dal parquet. Anche io non sono diventato un giocatore, ma alla fine ho preso tanto dalle esperienze che ho fatto, e mi sento fortunato nell’averle fatte. E ancora di più quando mi confronto con amici che hanno completamente abbandonato il mondo della pallacanestro. Mi dicono che per me è stato un gran colpo, finire alla Virtus. Ed è vero, mi sento un privilegiato. Spero che anche i bambini capiscano quanto sono fortunati ad essere in una società come questa, e quanti vorrebbero essere al loro posto”.

Insegnare ed imparare quotidianamente: la tua Virtus alla fine è questa.

“Una scuola, esatto. Io a Bologna ne sto frequentando due: l’Università e la Virtus. Sono felice di aver spedito quella mail: era una specie di scommessa con me stesso, è diventata una grande occasione per imparare lo sport e la vita”.

MINIBASKET VIRTUS UNIPOL BANCA, CHE SPLENDIDA FESTA

tratto da www.virtus.it - 24/05/2018

 

Una grande festa. Dedicata agli oltre centocinquanta bambini che hanno dato vita alla stagione del Minibasket di Virtus Unipol Banca, ai loro genitori, agli istruttori che li hanno accompagnati in questo percorso di sport e vita, e anche in questa occasione sono scesi in campo con loro, al CSB di via Marzabotto, per giocare e divertirsi insieme.

La festa è stata aperta dal presidente di Virtus Pallacanestro, Alberto Bucci, che ha spiegato ai piccoli, seduti ad ascoltare le sue parole, l’importanza del rapporto con i propri genitori, dei legami affettivi e dello sport praticato insieme, vivendo e condividendo ogni traguardo.

Il tempo del gioco, più di un’ora sul parquet, è passato veloce insieme a due ragazzi che dal settore giovanile bianconero sono approdati al basket di Serie A. Filippo Baldi Rossi, arrivato in bianconero a tredici anni e oggi, a ventotto, tornato alla Virtus Segafredo nella stagione del ritorno in Serie A, appena conclusa; Matteo Berti che ha affrontato il percorso delle giovanili, a sua volta finendo nel roster della prima squadra in questa stagione.

Poi, una ricca merenda per i ragazzi che hanno speso allegramente energie in campo. Aquilotti, Scoiattoli, Pulcini e i piccoli del Babybasket hanno trovato ad attenderli una sorpresa speciale, l’ultima creazione pensata apposta per loro dal Mago delle Torte, Luca Porretto, mentre ha preso il via il sorteggio della Grande Lotteria del Minibasket Virtus, che ha distribuito ben 150 ricchi premi grazie al sostegno dei tanti amici che da sempre sono accanto a Virtus in questo percorso. Unipol Banca, da più di dieci anni main sponsor del settore giovanile. E ancora Segafredo, Alce Nero, Alident, Barbara Stein, Bluespirit, Cesari, GVM, IBA, JSH, Luca Elettronica, Macron, Meliconi, Nove Archi, Pasticceria Beverara, Santal, Sicuritalia , Villani, Wurth e Ristorante Bella Napoli.

Un grande giorno, e una bella storia, portata avanti dal responsabile tecnico del settore Minibasket Davide D’Atri e dal dirigente responsabile Giuseppe Giordano. Insieme a loro, sul parquet hanno messo le loro competenze al servizio dei bimbi in bianconero gli istruttori Davide Moro, Francesco Nieddu, Umberto Palai, Davide Raspanti e Carla Talarico; gli assistenti Stefano Baccilieri, Luca Finelli, Paolo Gandolfi, Alessandro Lantani, Federico Matteuzzi, Mattia Melis, Amina Zarfaoui; i tirocinanti Alberto Bazzani, Francesco Bergami, Edoardo Bonafè, Marcello Cevolani, Simona Galletti, Tommaso Gialdini, Andrea Mazzarino.

 

L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA: GIACOMO CAMPANELLA

"A casa mia il bianconero è nel DNA"

di Marco Tarozzi - www.virtus.it - 28/05/2018

 

Adesso in casa Campanella la Virtus sta sempre in prima pagina. Non che fosse meno presente prima, con papà Antonio tifoso bianconero dalla fine degli anni Settanta, che crescendo ha trasmesso la passione a una famiglia di innamorati del basket e della V nera. Ma adesso, a tenere accesa la fiamma della passione c’è anche la frequentazione del sacro tempio bianconero, la palestra Porelli. Da parte di Antonio, appunto, da quest’anno dirigente accompagnatore degli Esordienti, che ritrova tra quelle mura il figlio Giacomo, tornato dopo un anno di pausa nelle vesti di assistente allenatore delle formazioni Under 13 e Under 14 di Virtus Unipol Banca.

Un ritorno che consolida una presenza significativa, perché Giacomo Campanella su questo parquet si impegna da quasi otto anni. Adesso seguendo due formazioni, e di fatto passando buona parte del suo tempo a ragionare in modalità Virtus. Tempo ben speso, non c’è che dire.

“Sto vivendo una stagione importante. Con entrambi i gruppi nei quali sono coinvolto da assistente allenatore. Direi che con gli Under 13 stiamo continuando il lavoro fatto quando erano Esordienti, e la squadra è molto migliorata, sia grazie a nuovi innesti sia per i passi avanti fatti da quelli che già c’erano. Il doppio campionato è certamente servito, perché abbiamo potuto far giocare davvero tutti i nostri ragazzi. Abbiamo fatto ben sei tornei, e ci sono giocatori che sono scesi in campo anche in una settantina di partite, in perfetto stile “stagione Nba”. Ora dobbiamo giocare la semifinale in campionato, e inoltre abbiamo quattro ragazzi che portano i nostri colori alle finali nazionali del 3vs3. Sono Franceschi, Ciobanu, Ceredi e Cappellotto (che sostituirà Franzoni, bloccato da un infortunio), che andranno a difendere il prestigio della Virtus”.

Saliamo di una categoria. Del percorso degli Under 14 che mi racconti?

“Anche in questo caso, l’impegno nel doppio campionato è stato fondamentale per la crescita dei ragazzi. Ancora di più, forse, perché giocando anche in un torneo con gente di un anno più grande hanno accumulato esperienza, dalle vittorie ma anche dalle sconfitte. Io sono tornato in questo gruppo dopo averlo lasciato per un anno, e ho visto fin dall’inizio quanto erano migliorati i ragazzi. Anche qui ci aspetta una semifinale, e sarà derby con la Fortitudo. E’ sempre una bella ribalta da affrontare”.

Doppio campionato per due gruppi. Moltiplicando il tutto, ne esce un discreto impegno, anche per te.

“Nell’anno del ritorno, ho recuperato le assenze… Mi sarò seduto in panchina circa 110 volte, non dico sia un record ma non c’è da annoiarsi”.

Nell’Under 14 sei rientrato in uno staff consolidato, nella categoria appena inferiore hai vissuto una nuova esperienza.

“Ho ritrovato Pezzoli e Grazi, e sapevo cosa mi aspettava. Cioè che il feeling sarebbe stato assicurato, e infatti abbiamo lavorato molto bene insieme. Conosco il loro metodo di lavoro, sono rientrato e non mi sembrava di essere mai andato via. Nell’Under 13 ho trovato Davide D’Atri e Alessandro Gatti, ed è stata una grande scoperta. Disputare tanti tornei ci ha fatto passare molto tempo insieme, anche fuori dai campi di gioco, e abbiamo potuto conoscerci meglio. Alle partite mi è capitato spesso di muovermi anche da vice, perché succedeva che Gatti fosse impegnato con gli Under 16. Insomma, credo di essere uscito arricchito da questa stagione”.

Esperienza utile per arrivare dove?

“Il mio obiettivo è arrivare il più in alto possibile, imparando quotidianamente in un ambiente come questo. Vorrei che questa passione diventasse un lavoro, un giorno. Lavorare nel basket anche in futuro sarebbe il traguardo perfetto”.

Matteo Grazi dice che sei un’enciclopedia vivente, che conosci squadre e giocatori come pochi…

“La cosa più bella, per me, è guardare partite su partite. Ci passo le giornate. Sono un grande fan delle statistiche, dei numeri, e la cosa che mi piace di più del basket è conoscere i giocatori, le loro caratteristiche, le loro abitudini in campo. Una passione infinita. Provo a mettere queste conoscenze a disposizione di chi lavora insieme a me, e spero che tutto questo sia utile”.

Parliamo della situazione familiare, perché ormai siete oltre la passione: anche tuo padre ha varcato le porte della Porelli, da dirigente accompagnatore, e a questo punto anche a casa immagino portiate sempre un po’ di Virtus.

“Succedeva prima, perché siamo una famiglia bianconera. Ora più che mai. Io ho iniziato seguendo il Minibasket, e da sempre mi capita di raccontare a papà le mie sensazioni e le mie speranze. Ora anche lui fa il dirigente accompagnatore e ha preso il suo incarico con grande convinzione e serietà, si impegna tanto. Parliamo dei rispettivi gruppi, ci confrontiamo. E vivere dentro la Porelli è un sogno realizzato per entrambi. La nostra vita è totalmente bianconera, ormai. E ci piace che lo sia”.

 

 

VIRTUS UNIPOL BANCA SOTTO I RIFLETTORI ALLE PREMIAZIONI DELLA FIP EMILIA ROMAGNA

tratto da www.virtus.it - 03/11/2018

 

Si è svolta nella sala Auditorium di Unipol Banca la cerimonia di premiazione delle società dell’Emilia-Romagna che nell’annata sportiva 2017-2018 hanno ottenuto risultati nei campionati Nazionali e Regionali. Sotto la regia della FIP Emilia Romagna  sono stati premiate, tra le altre, diverse le formazioni di Virtus Unipol Banca. A cominciare dall’Under 13, che nella scorsa stagione ha conquistato il titolo regionale di categoria Elite e quello regionale 3vs3 Join the Game. Applausi anche per l’Under 18, campione regionale Eccellenza, e per l’Under 20, a sua volta migliore in Emilia-Romagna in DNG.

Nicolò Nobili è andato il premio quale Miglior Promessa Giovanile Maschile.

 

FEDERICO SALSINI

 

Federico Salsini. L’ala italiana cresciuta nel settore giovanile della Virtus Bologna, squadra con la quale disputato tutti i campionati giovanili dall’Under 15 al campionato Nazionale Giovanile, passando dall’Under 17 Eccellenza ed Under 18 Eccellenza, giocando tre finali scudetto e vincendo anche un titolo nazionale, con la fascia di capitano.