JOHN McMILLEN

(giocatore)

McMillen si appresta ad entrare in campo

nato a: New York (USA)

il: 22/04/1948

Stagioni alla Virtus: 1973/74 - 1975/76 (solo come straniero di Coppa Korac)

(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo amichevoli)

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ADDIO McMILLEN

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 10/01/2010

 

Un uomo leale. Anzi, John McMillen era la persona più leale del mondo, come ha scritto più volte Dan Peterson. Il più bello e il più sincero degli elogi, perché firmato da un amico e collega. Perché John McMillen, oltre che speciale, era davvero un uomo leale. Sbarca a Bologna, capelli lunghi e ricci, pantaloni a zampa d'elefante, nel lontano 1973 al seguito di Dan Peterson. Si sposa all'ombra delle Due Torri dove conosce i primi trionfi, lo scudetto del 1976 con la Virtus, quale vice di Dan Peterson. E la sua parentesi più bella da capo allenatore con una Fortitudo che, nel 1977 (i fasti dell'era Seragnoli sono ancora lontani), è stato capace di guidare alla finale di Coppa Korac e alla conquista di uno storico terzo posto in campionato.

Bologna gli è sempre rimasta nel cuore: della città, aveva assorbito usi e costumi. Tutto, davvero tutto, tranne l'accento e la cadenza. Ma quello slang americano, talvolta incomprensibile, nonostante la quasi quarantennale esperienza italiana, era l'unico vezzo che si portava dietro e che gli veniva comunque perdonato. Perché al di là del talento, John era una persona vera, buona, pulita, che condivideva con gli amici la passione per uno strano sport chiamato pallacanestro. E chi, meglio di un americano, per giunta alto, avrebbe potuto trasmettere e comunicare questa passione a BasketCity? Qua, dove aveva scelto di vivere - chissà quanti e quante volte lo hanno incontrato dalle parti di piazza Azzarita, con le sue intuizioni e le sue invenzioni legate ai canestri -, aveva pure completato il suo personalissimo Grande Slam. Dopo l'esperienza con la Virtus e la Fortitudo aveva chiuso con le panchine a Ozzano, guidando il Gira, che oggi giocherà con le canotte listate a lutto.

Proprio il Gira e la Fortitudo, lo scorso 11 novembre, in occasione del derby, avrebbero voluto premiarlo, per essere stato, negli anni, uno dei cinque coach ad allenare entrambi i club. John aveva detto grazie agli amici, ma il male con il quale stava lottando da tempo non gli ha concesso quella che sarebbe stata l'ultima e meritata passerella. Nella sua Bologna, nel Madison di piazza Azzarita, dove ha scritto le pagine più belle della sua pallacanestro. E forse qualcuno l'ha dimenticato, ma John, vista l'altezza, ha pure giocato. Con la maglia della Virtus, quando nella preistoria dei canestri c'era l'americano di coppa. La Virtus ha un solo americano per il campionato: in coppa, appunto, talvolta gioca John. Che a Bologna, poi, avrebbe portato un grandissimo. Tom McMillen, prima scelta Nba, è suo cugino. «Ehi Dan - disse a Peterson - perché non prendiamo Tom?». Impossibile rispose il piccolo grande Dan. «Invece sì - la replica serafica di John -: ha appena vinto la borsa di studio per andare a Oxford, in Inghilterra». Il risultato? Tom gioca tutte le 48 gare, facendo il pendolare tra Oxford e Bologna e la Virtus getta le basi per lo scudetto del 1976. Scudetto, stando ai racconti del solito Dan, firmato da un'intuizione di McMillen. «John - scrisse qualche tempo fa Peterson - mi ha fatto vincere lo scudetto a Varese nel 1976. Avevo ordinato la difesa 1-3-1. John deciso mi suggerisce di toglierla. Gli chiedo il motivo: Quattro azioni e quattro canestri, la sua risposta. Cambio strategia. Vinciamo la partita e lo scudetto». Con un giovanissimo Marco Bonamico immolato in difesa sull'icona varesina Bob Morse.

Ma il ruolo di vice, per uno del suo genio e del suo talento, gli va stretto. Così, dopo aver giocato e fatto l'assistente di Peterson - si erano conosciuti quando Dan allenava nel Delaware, negli States, e insieme erano pure andati in Cile, prima di Pinochet -, varca la sponda sbarcando in via San Felice. è una Fortitudo pane e salame: ma John sa come rendere preziosa quella tavola. Con Fessor Léonard, Carlos Raffaelli, Picchio Orlandi, Franz Arrigoni e Marco Bonamico arriva il terzo posto e la finale di Coppa Korac. La finale di Genova che ancora brucia in via San Felice. Perché contro la Jugoplastica Spalato la Fiba all'ultimo momento cambia le carte in tavola. E così, all'oriundo argentino Carlos Raffaelli che fino a quel momento ha disputato tutte le partite, viene impedito di giocare. Nonostante l'assenza - Carlos da solo vale quasi uno straniero - John non si perde d'animo. E all'assenza dell'argentino si aggiunge pure qualche fischiata che ancora oggi, a distanza di quasi trentatré anni, lascia perplessi. Caserta, Rieti, Rimini e Ozzano, in casa Gira, le altre tappe del suo tour, con Bologna comunque casa prediletta, luogo di rifugio e di amicizie. Il lavoro per l'agenzia Interperformances di Luciano Capicchioni e i suoi racconti sulla pallacanestro, le sue visioni sul basket che verrà, le sue tabelle per scoprire talenti. Il suo modo di essere tanto semplice quanto geniale. Un grande coach che non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato.

Ciao John.

IL BLOG DEL COACH: JOHN MCMILLEN

di Dan Peterson - 07/11/2020

 

John McMillen è stato molto di più di un mio giocatore, molto più di un mio vice-allenatore. E’ stato come un figlio per me, anche perché John aveva perso suo padre da bambino. John è stato mio giocatore tutti i miei cinque anni come capo allenatore dell’Università di Delaware, 1966-71. Poi, è stato mio vice-allenatore in Cile, 1971-73. Poi, è stato mio vice per i miei primi tre anni con la Virtus Bologna, 1973-76.  Poi, nel 1976, è diventato capo allenatore della Fortitudo Bologna, portandoli alla più grande stagione della loro storia fino a quel momento: 3° posto in Serie A; finale Coppa Korac.  

John è stato un grande atleta a Hershey Prep HS nel Pennsylvania. E’ stato un quarterback nel football americano, un’ala-pivot nel basket, un saltatore in lungo e in alto nell’atletica leggera. Poi, con me a Delaware, un anno con i Freshmen. Un anno infortunato con una retina staccata, tre anni con la prima squadra, essendo Capitano l’ultimo anno, 1970-71. Quando ho preso in mano il Cile, volevo John con me, insieme ad un altro giocatore di Delaware, David Spencer. Hanno fatto un lavoro eccezionale con i giovani cileni: Manuel Herrera, José Verdejo, Lorenzo Pardo, Real Villella, Raimondo Schmidt, Milenko Skoknic.

John è stato super come vice per me con la Virtus. Vorrei prendere merito per i grandi progressi fatti da Gianni Bertolotti con noi. Ma la verità è che Gianni ha giocato uno-contro-uno ogni giorno contro John. Grandi battaglie. Gianni era 200 cm e John poco meno. Gianni ha avuto una media di 13,0 punti nel 1973-74; poi ancora 13,0 nel 1974-75. Ma loro lavoravano sodo. Poi, nel 1975-76, la grande esplosione di Bertolotti: 25,6 punti per partita e Scudetto. Grazie a John McMillen, Gianni Bertolotti ha fatto quel salto di qualità più difficile: da grande giocatore a grande campione.

John aveva anche un incredibile sesto senso per il basket. Diventava studioso dell’OER, mio sistema di valutazione. Mi ha fatto capire più cose lui dell’OER di quanto posso elencare qui. Teneva il play-by-play ogni partita. Nella partita dello scudetto, a Varese, nel 1975-76, metto la 1-3-1 come difesa. Dopo 4 azioni, John, vedendo il suo foglio, mi dice, “Coach, togliamo la 1-3-1”. Io:  “Perché?” John: “Quattro azioni; quattro canestri loro.” Tolta subito! Ci ha fatto vincere la partita e lo scudetto. Poi, John ha avuto intuizioni per altri giocatori, per avversari, come affrontare altri allenatori.

Sopra ogni cosa, però, John è stato un uomo leale. Il legame fra noi due era una cosa unica. Sapevo che potevo fidarmi di John al 100% e sempre. Idem per lui. Ha giocato pure una gara per la Virtus! Coppa Korac, 1975-76, contro il Partizan Belgrado, a Bologna. Ci faceva lo ‘straniero di coppa.’ L’ho fatto marcare il leggendario Dragan Kicanovic per 5’ minuti. L’ha tenuto a zero. Poi, abbiamo recuperato lo svantaggio dopo la sconfitta a Belgrado per passare il turno! Ogni allenatore dovrebbe avere il piacere di allenare un leone come John. E dovrebbe avere l’onore di avere un vice come John.