ALBERTO MARCHESINI

Alberto Marchesini

 

Nato a:

il: 05/08/1964

Stagioni in Virtus: 2012/13

 

MARCHESINI: "UNITI PER IL BENE DELLA VIRTUS. ORA BISOGNA RECUPERARE I NOSTRI TIFOSI"

Parla il presidente dei bianconeri: "Risultati deludenti, abbiamo sbagliato. Autoretrocedersi in A2? Dico di no"

di Daniele Labanti - Corriere di Bologna - 06/04/2013

 

Dottor Alberto Marchesini, che annata nera per la Virtus. Le va di parlarne?
«Parliamone pure, ma francamente c’è poco da dire. I risultati sono lì, non possiamo nasconderli».
Come spiegarli?
«Certamente le aspettative nostre e del pubblico erano migliori. Ci sono stati degli infortuni, dei giocatori che hanno reso meno del previsto, o che si sono dimostrati diversi da come immaginavamo, qualche partita regalata».
Mancare i playoff è inusuale per la Virtus.
«E di certo non siamo contenti».
La gente è arrabbiata.
«E ci mancherebbe. Le critiche sono legittime e giustificate. Non vogliamo trovare scuse: abbiamo sbagliato. E con grande umiltà dobbiamo ripartire. Mi ci metto dentro anch’io, che sono il presidente del club e sono onorato dell’incarico affidatomi dai soci».

Claudio Sabatini è bersaglio di molte critiche. Secondo lei sono giustificate?
«Claudio ha modi bruschi, che a volte fanno ingastrire i tifosi. Anche quando la sostanza delle sue esternazioni può essere condivisibile. Detto questo, credo che i toni di alcune critiche dei tifosi andrebbero abbassati per non travalicare».
È dunque solo una questione di «modi»?
«Può darsi che i modi impediscano alla gente di vedere la sostanza, ovvero che le risorse sono quelle che sono. Qui non ci sono mecenati, in questo periodo anche trovare uno sponsor è un’impresa. Facciamo il possibile, tutti noi teniamo alla Virtus. L’immortalità sportiva non esiste se non ci si prodiga per proseguire, guardate cos’è successo a Treviso».
Paragone che Sabatini cita spesso.
«Ma io non lo utilizzo come una minaccia, credetemi. La Fondazione non minaccia di chiudere niente. È per spiegare ai tifosi la realtà in cui viviamo, nel basket e non solo».
Come si spengono queste critiche?
«Credo che abbiamo bisogno di un’operazione simpatia. Con il pubblico, con i media, per migliorare i rapporti e far comprendere ciò che stiamo provando a fare. Sento dire che c’è gente che non viene alle partite perché c’è Sabatini: bisogna recuperare questi tifosi».
Lo farete?
«Ci proveremo. Poi è chiaro che servono anche i riultati e le risorse e ribadisco un concetto: non siamo un club privato, chiunque voglia entrare se è credibile è il benvenuto. La Fondazione Virtus è aperta».
Quali progetti ci sono nel futuro?
«Ormai la nostra stagione ha poco da dare quindi credo che nel giro di un mese potremmo incontrarci. Faremo il punto con Claudio, che gestisce con passione il club in virtù della sua esperienza nel basket. Finora i soci sono stati molto coesi. Vedremo cosa faremo e chi resterà a fare cosa, nessuno di noi è attaccato alla poltrona». 
La polemica sul premio italiani?
«Inutile. La Fip mette quei soldi a disposizione, sono una risorsa. Perché ignorarla? Certo, alcuni aspetti dei regolamenti del basket andrebbero modificati per aiutare i club. Poi devo anche dire che la scelta del 5+5 dovremo rivalutarla: si è rivelata poco efficace, i club che l’hanno attuata sono in fondo alla classifica».
Secondo lei è all’ordine del giorno un declassamento volontario in LegaDue?
«No, non credo proprio».
Ma...
«Nessun ma. Noi siamo pronti a tutto per il bene della Virtus. Dobbiamo trovare equilibrio tra investimenti e ambizioni, la Virtus ha un blasone che vogliamo onorare secondo le nostre disponibilità. Non possiamo permetterci le prime scelte, ma nemmeno vogliamo ridurci alle ultime».
Parliamo di pallacanestro?
«Non ho competenze ma credo che abbiamo alcuni buoni giovani. Gli americani li abbiamo sbagliati, ma ritengo soprattutto a causa di problematiche emerse durante l’anno, in cui i ragazzi sono forse stati strumentalizzati dai loro procuratori. L’ideale sarebbe creare un nocciolo duro per cui i giocatori restino a lungo e si sentano parte della Virtus, che è un onore».