MARCO SANGUETTOLI

nato a:

il: 01/06/1956

Stagioni alla Virtus: nel settore giovanile dal 1992 fino al 2015 (nella stagione 2003/04 era nella Virtus 1934)

 

LA TERZA VOLTA DI MURPHY SANGUETTOLI

Ormai il torneo cadetti di San Lazzaro è di proprietà del coach virtussino

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 08/01/2000

 

Il nome del coach che per la terza volta ha trionfato a San Lazzaro nel torneo cadetti della Moto Malaguti? Sanguettoli, Marco Sanguettoli. Ma gli amici lo chiamano Murphy. E cominciamo dal soprannome per scoprire un personaggio di 43 anni che ama profondamente il suo lavoro. "Quando giocavo - racconta Marco - avevo alcune caratteristiche simili a quelle di Calvin Murphy, play di Houston. E quel nomignolo m'è rimasto attaccato".

Come una seconda pelle a un tecnico che si divide con l'insegnamento, a scuola, di educazione fisica. Marco ha cominciato presto la carriera da coach, da quando, a 17-18 anni, militava nel Castiglione. Ma Marco, classe '56, ha continuato a giocare finendo a Ferrara e San Lazzaro. E a San Lazzaro ha cominciato ad allenare prima che di Vincenzo lo chiamasse in Fortitudo, come assistente. Due anni durante i quali Murphy ha portato a casa anche un titolo allievi, nel 1990, con Grossi, ora ad Avellino e Sciarabba. Dopo la Fortitudo l'esperienza a San Marino e il ritorno in Virtus, dove, l'anno scorso, ha vinto anche il titolo cadetti. Il suo secondo tricolore.

"Nessun rimpianto per le stagioni in A - racconta - . È stata una bella esperienza con un rapporto umano splendido con Di Vincenzo". Ma Sanguettoli preferisce lavorare con i giovani, "per due anni, come cadetto e junior, ho avuto Chicco Ravaglia", e con quel gruppo del 1982 che segue da cinque anni. Tra questi Barlera e Brkic - che ha sottolineato l'importanza di un maestro come "Murphy"-, i due gioiellini che la Virtus vuol portare in pianta stabile in serie A.

"Hanno potenzialità da serie A - commenta - tocca a loro continuare. Conta l'aspetto tecnico, ma anche quello umano. Perché dobbiamo aiutare a crescere questi ragazzi. Gli junior, il gruppo che ha vinto il titolo cadetti, sono secondi alle spalle della Fortitudo, gli attuali cadetti, invece, lo stanno sorprendendo. E tra questi Akrivos e Brunamonti. "Akrivos - racconta Marco - ha una passione eccellente, una grande predisposizione all'uno contro uno ed è migliorato in difesa, anche se deve crescere nelle scelte di passaggio. Matteo è intelligente, ha talento, capisce e conosce il gioco ed gha una grande fantasia, che nei play attuali sembra scomparsa. Rispetto a papà Roberto non ha la stessa reattività ed esplosività nelle gambe. Ma ci sta lavorando".

DA UN BRUNAMONTI ALL'ALTRO MA SEMPRE CAPITANI

Dopo il bronzo juniores Sanguettoli ringrazia i suoi ragazzi

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 10/06/2003

 

Nel suo palmares ci sono due titoli italiani. Quello allievi, vinto nel 1990 con la Fortitudo, e quello cadetti, Virtus 1999. La grandezza di "Murphy" non è data solo dalle vittorie, ma dagli atleti, e prima ancora dai ragazzi, che ha saputo forgiare. "Murphy" sta per Marco Sanguettoli. E forse è questa considerazione a rendere dolce il ricordo della medaglia di bronzo vinta ai campionati juniores di Rimini.

È così, Sanguettoli? "Vincere un campionato dà tante soddisfazioni. Ma il cammino dei miei junior è stato fantastico, prima ancora di questa rassegna. Abbiamo incassato molti complimenti per il nostro gioco e siamo e siamo arrivati a un passo dalla finale. Un gruppo che è cresciuto tanto".

Così Tanto? "Il metro credo che lo offra la finalina con la Scavolini. Con lo stesso gruppo, ma a livello cadetti, avevamo subito un paio d'anni fa al torneo di San Lazzaro. Loro sono rimasti fortissimi, ma noi siamo cresciuti".

Le sue parole sembrano più quelle di un babbo che di un allenatore.

"Questo è uno degli aspetti piacevoli del mio ruolo. È uno dei motivi per cui, per me, è più gratificante lavorare con i giovani. Si instaura un feeling vero, cn alti e bassi. Più che da padre, però, credo di avere un atteggiamento da fratello maggiore".

Che vuole difendere i suoi fratellini.

"Mi è spiaciuto una cosa. Ovunque danno coppe e medaglie ai primi tre.

A noi, che ci siamo classificati al terzo posto, solo una coppetta.

Credo che una medaglietta, di bronzo, avrebbe reso più contenti i miei ragazzi".

È stato difficile rapportarsi con un cognome importante come Brunamonti? "No. Credo che il merito sia della famiglia. Roberto, fino all'anno scorso, era un mio superiore, ma non si è mai intromesso. Matteo in questa stagione è rimasto solo, è cresciuto. E mi ha aiutato nei rapporti con il gruppo. Era il capitano per età, è stato un capitano vero per cuore e atteggiamento".

Come "proteggere" la stellina Belinelli? "Posso fare poco, perché è il sistema che lo condiziona. Le troppe convocazioni, i procuratori  che cominciano a ronzargli intorno. Per ora gioca e si diverte. E non è poco".

Già pronto a ricominciare? "Domenica partiremo per Biella. Toccherà ai miei cadetti provarci".

PREMIATO SANGUETTOLI

Il Resto del Carlino - 06/07/2003

 

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Una settimana fa Marco Sanguettoli è stato premiato a Caorle, dall'Usap, l'associazione allenatori della quale è presidente Gianni Corsolini.

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"C'È UNA CASA TUTTA NUOVA PER LA VIRTUS DEL FUTURO"

Marco Sanguettoli, responsabile del settore giovanile: "Riprenderemo a reclutare ragazzi di altre regioni e riapriremo una piccola foresteria. Sarà un piacere lavorare con Faraoni. E cercheremo nel frattempo di far crescere i "nostri", da Novi agli esterni Bonfiglio e Bastoni. Senza dimenticare il figlio di Gus Binelli"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 15/08/2004

 

Negli Stati Uniti il titolo sarebbe: Sanguettoli is back. È tornato Marco Sanguettoli che, dopo la stagione vissuta con la Virtus 1934, è tornato a casa. In via dell'Arcoveggio, dove dagli inizi degli anni Novanta ha costruito piccoli e grandi campioni. Sarà lui il responsabile dei settori giovanili della Virtus e della 1934.

Sanguettoli, si è mai sentito in esilio?

"All'inizio forse sì. Abituato a fare certe cose per 14 anni, ho avvertito lo stacco, almeno nei primi tempo. Anche se in fondo la palestra Deborah Alutto è a 500 metri dall'impianto della Virtus. Poi, però, il 90 per cento delle persone con le quali avevo lavorato mi hanno seguito - o io ho seguito loro - e il gruppo di lavoro è stato lo stesso. Con Giordano Consolini, il professor Grandi e il dottor Rimondini".

I portici, qualche mese fa, riportavano la voce di un suo eventuale passaggio in Fortitudo.

"Non è successo. Il mio compito era quello di riportare a casa i ragazzi. Era un mio obiettivo e contemporaneamente un mio dovere. Riportare a casa quei ragazzi le cui famiglie ci avevano seguiti".

Giovani interessanti all'orizzonte?

"C'è ne sono. Un paio nel gruppo juniores".

Facciamo qualche nome?

"Facciamolo".

Vada.

"Beh, per fisico e altezza direi Michele Novi che è dell''88. Deve maturare come persona e mettervi più cattiveria. Poi ci sono, tra gli esterni, Bonfiglio e Bastoni".

Lavorerà con Faraoni?

"Un vero piacere. A Livorno Massimo ha costruito, negli anni, un vero e proprio gioiello con tanti giovani regalati poi alla prima squadra".

Lei è considerato un mago in panchina. Faraoni un mago nel reclutamento e...

""Diciamo che è tornata la voglia di reclutare più lontano. Negli ultimi 5-6 anni abbiamo lavorato sulla provincia o comunque nel raggio di 30-40 chilometri. Adesso abbiamo individuato 2 o 3 ragazzi. Riapriremo una piccola foresteria anche perché non abbiamo mai perso di vista l'obiettivo di far crescere dei giovani".

Il suo obiettivo?

"È questo. Tirar fuori il meglio dalla squadra. Parlare ora, di risultati agonistici, sarebbe assurdo. Ma il traguardo è creare dei giocatori che possano rendersi utili alla prima squadra. E pazienza se in questo modo si perderà qualche partita in più".

A livello Bam, un mese e mezzo fa, si è imposta la Pontevecchio.

"Mi fa piacere. È una cosa che non capita spesso. Hanno un paio di elementi molto interessanti e, comunque, non possiamo che complimentarci sia con i dirigenti sia con gli allenatori della Pontevecchio".

Quando riprende?

"Il 23 agosto con cadetti e juniores. Poi, dopo poco, tutti gli altri".

Altri elementi interessanti?

"Malagoli, che è di Castelfranco. E poi c'è il gruppo dei '91 che è molto interessante.

Quello del figlio di Augusto Binelli.

"Proprio quello. Andrea è un ragazzo interessante".

A proposito di giovani leve, si era ventilato l'arrivo di Danilo Gallinari. Le sarebbe piaciuto?

"È un ragazzo di talento. A chi non piacerebbe lavorare con materiale del genere? Ma del talento, comunque, ne abbiamo anche noi".

 

SANGUETTOLI, PIANETA GIOVANI

di Alessio Torri - Bianconero - 01/2004

 

Fra settimana, lontano da luci e titoli dei media, non certo meno importanti dei fratelli maggiori. Tutto questo, anzi molto di più, è il settore giovanile. Molto di più per bacco, se è vero che da qui nascono e fioriscono i nostri futuri idoli. Anzi no, perché “prima di tutto l’obiettivo di un settore giovanile, deve essere quello di far crescere i ragazzi e formarli. Se poi giunge anche qualche vittoria tanto di guadagnato”. Musica e parole di Marco Sanguettoli, una vita spesa tra le speranze bianconere. Perché, anche se non appesi alle volte lignee del PalaMalaguti, molti sarebbero gli stendardi celebrativi provenienti dalle varie categorie giovanili, a testimonianza di una fervida attività mai paga.

Il magma che ribolle sotto il cratere Virtus parte da qui, dal sudore che il lunedì non finisce sul giornale, per radio o su internet. Ma da quest’anno la vera notizia è il ritorno a casa dopo la diaspora della scorsa stagione, appunto sotto l’esperta guida di Sanguettoli, il primo ad essere lieto della cosa. Proprio lui, che fu coach del mai dimenticato Chicco Ravaglia, da 14 anni impegnato per la causa Virtussina ed oggi nuovamente figura di riferimento. “Sono contento che si sia tornati compatti – continua - anche con questa nuova collaborazione tra Virtus Bologna e Virtus 1934”. Anni di soddisfazioni non ne hanno raffreddato gli entusiasmi e, spinto dalla voglia di sempre, Sanguettoli è pronto a ripartire, a rimettersi in gioco con nuovi giovani da lanciare. Magari attraverso risultati inattesi come due anni fa quando “certo non eravamo favoriti ma gli Junior arrivarono terzi al torneo di Rimini, perdendo solo nel finale con chi poi il torneo l’avrebbe vinto. Oppure ancora ricordo con piacere lo scorso anno quando, anche grazie al gruppo degli ‘88, siamo giunti alle finali nazionali”.

Ma ogni soddisfazione ha una sua storia e poco importa se non si giunge a calcare i parquet più pregiati: “Certo, infatti già all'età di 14, 15 anni un ragazzo comincia a mostrare le proprie potenzialità. Mi è capitato di seguire ragazzi magari non eccessivamente dotati che poi invece sarebbero giunti anche solo in B2, principalmente spinti dalla voglia di emergere e dalla passione. Ecco queste sono vere soddisfazioni”. Sanguettoli è anche questo, e lo percepisce da come ti racconta le cose, dal profondo rammarico per Belinelli e Vitali, dalla speranza che ogni stagione nasconde. Oggi riposta in alcuni giovani già ben avviati, come Michele Novi, classe ‘88 o gli esterni Bonfiglio e Bastoni: “Sì, Michele è un 2,05 che però ha una certa padronanza dei movimenti, mentre Bonfiglio e Bastoni non sono altissimi, non oltre i 185 centimetri, ma hanno già una buona tecnica di base. Inoltre quest’anno s’è finalmente ricominciata l’opera di reclutamento anche fuori Bologna”. Iniziativa che va di pari passo alla riapertura di quella foresteria da tempo dimenticata. Ed allora sono già tre i nomi da segnarsi sul taccuino: Francesco Quaglia da Figline Val d’Arno, Marco Franceschini da S. Vincenzo (Livorno) e Riccardo Malagoli da Castelfranco, cresciuto nel Nonantola. Anche da loro riparte la nuova era Virtus.

 

SANGUETTOLI: «ALLENO RAGAZZI, CRESCO UOMINI»

di Angelo Costa - Il Resto del Carlino - 27/11/2007

 

Allenatore di giovani. O allevatore?

Chi allena in un settore giovanile deve contribuire all’aspetto formativo del ragazzo. Completando l’educazione della famiglia, non sostituendola. Capita che qualche ragazzo ringrazi per avergli insegnato ‘a stare al mondo’: nella mia attività, anche questa è una soddisfazione.

Dei suoi 51 anni portati alla grandissima, Marco Sanguettoli ne ha spesi due terzi esatti a tirar su giovani: come insegnante di educazione fisica e come tecnico di vivaio nel basket. Gli riesce bene, almeno a giudicare dai risultati: alla Virtus, dove continua a spendere il maggior tempo della sua carriera, ha visto decollare Belinelli, Vitali, Barlera, Brkic, Romboli e il povero Ravaglia, fino ai più recenti Bonfiglio e Malagoli.

Vero, ma va ricordato che questi ragazzi crescono perché c’è uno staff: Belinelli, ad esempio, l’ho avuto per due anni e mezzo, ma prima l’ha avuto Max Milli (oggi vice a Jesi, ndr).

Già, lo staff: quello con Giordano Consolini, che del vivaio bianconero è il grande capo, funziona ormai da anni come nei college americani, dove si segue un modello tecnico unico. E nei college ci starebbe bene uno come Sanguettoli, per tutti Murphy, perché da giocatore veniva paragonato a un vecchio play di Houston, raro esempio di sportivo «bipartisan» perché a Bologna (ma anche fuori) non c’è nessuno che ne parli male: lui, infatti, è ancora convinto che talento ed educazione vadano allenate assieme. Sanguettoli, perché ha deciso di dedicarsi ai giovani?

Grazie a mio padre, che faceva l’allenatore, ho respirato l’idea che si potesse insegnare anche lo sport. Il resto è venuto frequentando squadre guidate da tecnici come Zuccheri e Dovesi: lì ho capito quale fosse la mia strada.

Non l’ha più cambiata: il motivo?

Perché vedere un ragazzo che dopo sei mesi ha imparato qualcosa mi regala una felicità interiore che uno schema ben fatto non mi dà.

Emozioni. E poi?

Poi perché, per come sono fatto io, non sarei capace di tenere tutti quei rapporti che il mestiere di tecnico ad alto livello oggi richiede.

Visti da dentro, come sono cambiati i giovani negli ultimi vent’anni?

Sono meno influenzabili: le favole non gliele racconti più. Accettano quel che dici quando capiscono che remi dalla loro parte, che stai facendo qualcosa per loro e non per metterti davanti.

E’ difficile?

Sì, perché i ragazzi cambiano, ma anch’io non sto fermo: quando ho iniziato ad allenare ero loro coetaneo, adesso ho 36 anni più di loro. Devo adeguarmi.

Un modo per restare giovani: come ci si riesce?

Col buon senso. Essere un insegnante mi aiuta a conoscere le loro problematiche, a parlare anche dei temi che i giovani prediligono. Non sono rigido: se uno vuole andare in gita glielo concedo, meglio una buona esperienza socializzante che un allenamento in più.

Quale filosofia spinge il vivaio Virtus?

Contribuire a formare ragazzi in grado: 1) di allenarsi con la prima squadra; 2) di poter muovere qualche passo in serie A; 3) di diventare da serie A. Se poi arriva qualche buon risultato di squadra, meglio: serve a convincere altri ragazzi e i loro genitori ad avvicinarsi alla nostra realtà.

Com’è, questa realtà?

Sabatini crede nel vivaio, abbiamo ripreso a reclutare giovani fuori regione. Ne abbiamo cinque, in una foresteria, seguiti da un tecnico che vive con loro. Diversamente da altri club, iniziamo a pescare fuori Bologna gli under 17: prima è troppo presto.

Di scommesse ne ha vinte tante: le prossime?

La lista è lunga. Stojkov e Canelo li avete visti. Da Ros ha mani molto buone. Attenti a Masciadri e Pederzini. Poi gli under 17: Moraschini, Tommasini, Fontecchio e Baldi Rossi.

Ha un’idea su come aggiustare il basket italiano?

Sì: tre giocatori non di scuola italiana, quattro al massimo. Il resto di nostra produzione: vedo comunitari che non valgono i nostri.

Aiuterebbe i bilanci...

E anche il pubblico, che si affeziona ai campioni veri e agli italiani.

Dove arriverà Sanguettoli?

Esattamente dov’è: vivo una realtà ideale, nella mia città della quale sono innamorato. E dalla quale non mi muoverò mai.

Domandone finale: fra un talento dalla testa matta e un giocatore meno bravo ma irreprensibile, cosa sceglie?

Si prova a migliorare entrambe le lacune. Al talento che non sta alle regole devi spiegare che così fa del male soprattutto a se stesso: se capisce che questo problema si può risolvere, sei già un bel pezzo avanti.

 

 

SANGUETTOLI

 tratto da www.invictuscamp.com

 

Nato l'1 giugno 1956, incarna alla perfezione il doppio ruolo di simbolo del basket giovanile di Bologna e allo stesso tempo del livello di eccellenza del basket giovanile italiano, di cui è uno degli allenatori più scudettati. Sposato, padre di due figli gemelli, a Bologna è stimato ed apprezzato quanto soltanto Ettore Messina.

Non a caso, la sua carriera è costellata dagli scudetti conquistati con il Settore Giovanile dellaVirtus Pallacanestro,dove "Murphy" ha diretto il Settore Giovanile dal 1992 al 2015, forgiando talenti e uomini, e imbastendo amicizie destinate a non finire mai. Come nel caso dell'indimenticato Davide Ravaglia, e del "cinno" Marco Belinelli che è diventato grande proprio grazie a lui e, non appena finisce la stagione NBA, torna nella sua San Giovanni in Persiceto, pronto a ricominciare ad allenarsi con il suo mentore.

Gli inizi di Sanguettoli allenatori risalgono al Castiglione Murri (1973-1979), quindi Motomalaguti San Lazzaro (1981-1988), infine l'approdo alla Fortitudo Pallacanestro per il biennio 1988-1990, Assistente in prima squadra e Allenatore del Settore Giovanile, laureandosi Campione d’Italia Allievi 1990. Due anni da Capo Allenatore del Titano San Marino in Serie C (1990-1992), quindi di nuovo a Bologna per rispondere alla chiamata della Virtus Pallacanestro, vivendo anche una preziosa esperienza quale Assistente nelle Nazionali Juniores e Under 20 tra il 1998 ed il 2002.

Nell'estate 2015 la decisione di sposare il progetto della Benedetto XVI Cento, senza paura di "sporcarsi le mani" per costruire qualcosa destinato a restare anche dopo di lui, che proprio nell'estate 2017 inizierà infatti una nuova avventura... Ma, prima, per il terzo anno consecutivo Marco Sanguettoli sarà nuovamente impegnato quale Responsabile Tecnico di INVICTUS Camp, programmando ogni dettaglio insieme allo Staff Tecnico da lui selezionato personalmente, fatto di grandi uomini di sua piena fiducia.

Nel palmares, al titolo di Campione d'Italia Allievi Cadetti 1989/1990 vinto in biancoblù si sono aggiunti in bianconero i titoli di Campione d’Italia Cadetti 1990/1991, Campione d’Italia Under 19 2011/2012 e Campione d’Italia Under 17 2013/2014, vinto il 16 giugno 2014, giusto in tempo per fare tappa con la squadra a San Giovanni per vivere la diretta televisiva delle NBA Finals e vedere Marco Belinelli conquistare l'anello di Campione NBA! Un sogno per Beli, e un insegnamento per i suoi ragazzi...

Non a caso, appena rientrato a Bologna dalla stagione NBA con gli Charlotte Hornets (dove "Murphy" lo aveva raggiunto a fine estate per proseguire il lavoro individuale in pre-season), a Marco Belinelli è stato chiesto in un'intervista a firma di Alessandro Gallo per Il Resto del Carlino il nome di un suo futuro erede... E "Beli", senza esitazioni: "L'unico che può rispondere è Marco Sanguettoli". Un attestato di stima incondizionata.

 

L'ARRIVO DI BELINELLI ALLA VIRTUS

tratto da bolognabasket.it - 07/06/2020

 

Marco Sanguettoli è stato sentito da Stadio. Un estratto dell’intervista.

“Un allenatore del settore giovanile cerca negli atleti sia la predisposizione atletica che quella mentale, oltre ovviamente al famoso talento, che ha tantissime sfaccettature. Il talento è quella parte del bagaglio tencico di un giocatore che non si può insegnare, uno ce l’ha o non ce l’ha. Difficilmente un atleta ha contemporaneamente queste tre qualità, quindi ben venga se ce n’è almeno una, così si cerca di migliorare gli altri aspetti con il lavoro. La passione per questo gioco però è la base di tutto.
Negli ultimi anni abbiamo avuto una Nazionale con 4-5 giocatori di altissimo livello, ma purtroppo è sempre mancato qualcosa. Adesso stiamo assistendo a un ricambio generazionale ed è tutto il movimento che deve fare in modo di creare giocatori di un livello più alto. Penso che dobbiamo migliorare tutti, istrutturi compresi, per cercare di crescere di più, ma credo che si debbano anche valutare le reali possibilità che hanno i giocatori, finite le giovanili, di giocare non per forza ad alto livello.
Belinelli? Era un ragazzino che giocava a basket con gli amici a San Giovanni in Persiceto. E’ stato notato da chi allenava in quel momento il gruppo della sua età, Max Milli, che dopo averlo visto giocare gli ha chiesto se era disponibile a fare qualche allenamento con noi. Capimmo fin da subito che era un giocatore di talento e così è venuto a giocare da noi in Virtus, in quattro anni durante i quali ha avuto un’esplosione fisica incredibile. Quando la Virtus ebbe quel momento di crisi, decise di andare in Fortitudo e sotto la guida di Repesa migliorò ancora, poi in NBA. Ora c’è un rapporto di grande amicizia e stima e questa è una cosa bella e appagante. Voglio dire però che per noi allenatori di settore giovanile è soddisfacente anche vedere un giocator che arriva a giocare in serie C, perchè vuol dire che ha dato il 100% per arrivare al suo massimo livello”