STEVE MITCHELL

Steve Mitchell con Massimo Antonelli

(foto inviata da Giorgio Moro)

nato a: Oklahoma City, OK (USA)

il: 15/10/1952 - 05/12/1978

altezza: 208

ruolo: centro

numero di maglia:

Stagioni alla Virtus: 1973/74

(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo amichevoli)

biografia su wikipedia

 

STEVE MITCHELL

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Nell'estate del 1973 arriva come allenatore Dan Peterson, ma tra i giocatori non c'è più Ferracini e la sua vicenda è il giallo dell'estate. La Virtus pretendeva di farlo giocare nelle sue file, in quanto proprietaria del cartellino, facendo quindi riferimento al diritto privato della giustizia sportiva; Milano con la certezza di averlo nel suo schieramento, vantando una scrittura privata e quindi rivolgendosi al diritto pubblico della giustizia ordinaria. Il caso occuperà le pagine dei giornali fino alla immediata vigilia del campionato. Il 24 ottobre il tribunale è chiamato a una decisione importante, anche se non decisiva, perché l'ultima parola spetta alla Federazione; risulta chiaro però che il verdetto che uscirà dalle aule di giustizia in questa data influenzerà anche la giustizia sportiva. All'immediata vigilia dell'udienza, le due società si accordano e Tojo passa all'Innocenti per 80 milioni e una promessa di giocatori che dovrebbero passare dall'Olimpia alla Virtus nella stagione successiva (giocatori che poi non arriveranno). Il caso sembra chiuso, anche se bisogna affrontare il reclamo di Ignis e Forst che non gradiscono il rafforzamento della rivale a mercato ormai chiuso.

Nel frattempo la Virtus aveva anche pensato di avvicendare Fultz, cercando un americano sotto canestro; era stato chiamato in prova Steve Mitchell, 22enne proveniente da Kansas State University, con un record nella stagione precedente di 23 vinte e 5 perse. L'americano il 10 ottobre disputa una partitella in famiglia a porte chiuse, ma non convince appieno e i potenziali vantaggi che Steve potrebbe dare sotto canestro non fugano il timore di privarsi, lasciando partire John, di un notevole potenziale offensivo. E così Fultz disputa la sua terza e ultima stagione in bianconero. Mitchell si accaserà poi la stagione successiva Forlì, che lo ingaggia anche su consiglio di Peterson. Nella città romagnola disputa 4 campionati, equamente divisi tra A1 e A2, divenendo un idolo dei tifosi, per poi passare nell'estate del 1978 a Rimini. Il 4 dicembre 1978, viene ospitato per la notte da Jim Thomas, cestista in forza alla Scavolini. L'indomani mattina Thomas e sua moglie lo trovano ancora sul divano ma, pensando stia solo dormendo, si avvicinano a lui solamente nel primo pomeriggio: Steve era già deceduto. La causa della morte fu un arresto cardiaco, occorsogli con la complicità di alcool e droga.

Ecco come lo ricorda Gigi Serafini: "Steve un buonissimo giocatore anche una bravissima persona quando è venuto a provare siamo diventati amici e mi ha regalato il suo cappello che tenevo come una reliquia purtroppo in Russia me l'hanno fregato; questo era il cappello..."

 

Serafini con il cappello regalatogli da Mitchell

(foto inviata da Gigi Serafini)

STEVE MITCHELL

di Dan Peterson - Superbasket 1978

 

Conobbi Steve durante l'estate 1973 quando noi della Sinudyne ci trovammo nella necessità di cercare un pivot "massiccio" dopo la partenza di Ferracini per Milano. Allora contattai l'avvocato Morse (omonimo ma non parente dell'ala varesina) e subito dopo mi recai negli "States" per incontrare Mitchell che mi era stato segnalato. Il ragazzo usciva da un periodo di crisi, in quanto, per un incidente alla caviglia, non aveva potuto giocare una partita di All-Stars, comunque era sempre seconda scelta dei "Phoenix-Suns". Dopo qualche discussione lo convinsi a venire in italia, dove giocò in prova per la Sinudyne per una settimana. Fece vedere delle buone cose anche se apparve chiaramente fuori condizione. Dopo una riunione con i dirigenti bolognesi decidemmo di riconfermare John Fultz e così Steve dovette partire, ma per fortuna riuscì ad accasarsi quasi subito presso un club olandese. Passa un anno, quando durante l'estate mi telefona Renzo Paganelli, che al tempo era il coach della Jolly, chiedendomi se avessi in mente qualche buon americano. La prima persona a cui mi venne di pensare fu Steve Mitchell che così trovò una sistemazione in Italia. A Forlì fece un ottimo campionato e contribuì notevolmente alla promozione della Jolly in A1. Poi rimase a lungo e solo l'anno scorso non andò benissimo.