ROBERTO VIOLANTE

Roberto Violante in palleggio

nato a: Bari

il: 18/02/1953 - 08/08/2018

altezza: 194

ruolo: guardia

numero di maglia: 7

Stagioni alla Virtus: 1974/75

 

ROBERTO VIOLANTE

tratto da Yearbook 1974/75

 

Roberto Violante, ormai lo sanno tutti, è un ex-matto. Lo sanno tutti quelli che vivono nel mondo del basket e che hanno seguito lo scorso anno il formidabile campionato fatto da Violante alla Panda, una squadra che, anche per merito suo, è arrivata a sfiorare la serie A. Violante in quella squadra ha confermato il suo autentico valore, su cui peraltro pochi avevano dubitato, ma soprattutto ha sconfitto tutti i suoi detrattori che lo avevano accusato più volte di immaturità e d'incostanza, oltre che d'incapacità di adattamento al grande basket. Roberto Violante è un uomo del sud: è nato a Bari. Il pugliese, lo sanno tutti, non ha un carattere facile. Però ha una grande dote, la volontà di riuscire. E questa volontà, che a un certo punto della sua breve carriera è diventata anche desiderio di rivincita, è quella che lo ha salvato da un destino cestistico mediocre e gli ha dato la possibilità di toccare la serie A, questa volta per restarvi stabilmente, a ventun anni.

La Sinudyne quest'estate l'ha soffiato alla rivale di sempre, l'Alco, tra il disappunto di Nikolic che in Violante ha sempre creduto e che, pur essendo un tipo parco di parole e che non si sbilancia mai, di VIolante disse che poteva diventare il vero erede di Vittori. Violante in effetti ha tutte le doti del grande cestista, del match-winner. Giocatore intelligentissimo e dotato di classe pura è capace di fare quello che vuole con il pallone e senza, contro qualunque avversario. è forte nel tiro, in entrata, sa passare molto bene la palla,difende discretamente e palleggia con disinvoltura con ambedue le mani, è dotato di un cambio di velocità e di un'attitudine a giocare senza palla naturali.

I suoi difetti sono più che altro di temperamento. Violante non è un giocatore abituato e amante della panchina. Per rendere a sufficienza ha bisogno di due o tre minuti per carburare. Inoltre talvolta si demoralizza e attraversa periodi di crisi interiore cui, però, di solito reagisce con forza e decisione. Ama il basket come pochi e alla fine della carriera farà sicuramente l'allenatore. Quando avrà superato il momento difficile dell'ambientamento, Violante sicuramente risulterà assai utile alla squadra e Peterson non potrà fare a meno di accorgersene.

 

Violante in panchina con Tommasini e Bonamico. A destra il Prof. Cesca.

IL GRANDE BASKET DI VIOLANTE

di Giuseppe Galassi - Bologna Sport - 27/01/1975

 

Roberto Violante, all'ultimo secondo della partita, mette a segno - con la freddezza dell'asso più consumato - il centesimo punto per la sua squadra, fissando il risultato sul 100 a 67. La Sinudyne, cun una prestazione eclatante, lava così l'onta subita all'andata dove la Mobilquattro la trafisse con la bellezza di trenta punti di scarto. I bolognesi visti ieri, hanno dato l'impressione di un collettivo omogeneo, grintoso in difesa e preciso all'attacco. I cambi effettuati da Peterson sono sempre stati ad hoc, senza sbavature e privi di platealità. Il coach bolognese ha dato tanta fiducia anche a Benelli, il più bisognoso di calore umano, in un momento particolarmente infelice della sua carriera di atleta. Loris - quando ormai era certo il suo "coccodrillo" - ha stretto i denti e lottato su binari agonistici accettabili. Forse il virtussino ha solo bisogno di cambiare aria perché è impensabile che sia veramente finito. A parte il solito lunare McMillen, che ha cancellato Jura, sono arrivate puntualmente le magnifiche riconferme di Bonamico e di Violante, due giovanissimi che si stanno prepotentemente imponendo all'attenzione del grande basket. Bonamico, grintoso oltre ogni limite, deciso a far sentire il suo peso, preciso nella mano da fuori e da sotto, ha ridicolizzato prima Guidali, poi Giroldi, andando sovente a schiacciare a due mani e a prendere rimbalzi a quote stratosferiche. Roberto Violante, ovvero l'intelligenza applicata alla tecnica. La sua prestazione è stata priva di sbavature: il malcapitato e nervoso Gergati - quello dai capelli rossi - si è beccato tra sfondamenti da antologia. E non è tutto qui. Il virtussino ha recuperato più palloni che quelli dei suoi compagni e degli avversari sommati assieme. il Violante del momento attuale è un punto fermo della Sinudyne e soprattutto un incedibile. Molto bene anche Bertolotti, determinante nei rimbalzi e del tap-in; Albonico assurto a livelli più che positivi, come pure Massimo Antonelli, che ha acquistato con il passare del tempo la giusta grinta e un tiro dalla media distanza davvero micidiale. Degni di lode anche alcuni rimbalzi di Tommasini, al quale manca ancora poco per esprimersi su livelli del tutto apprezzabili.

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BASKET IN LUTTO: ADDIO A ROBERTO VIOLANTE

tratto da www.basketnet.it - 10/08/2018

 

Era stato una testa matta, Roberto Violante. E aveva vissuto da vicino il basket dei «grandi». «Aveva però capito che quel mondo non faceva troppo per lui – ricorda il fratello maggiore Dino -. E così, dopo avere giocato per Varese e Bologna, tornò a casa». A Torino, diventata la sua città dopo che il papà – maresciallo dei carabinieri – vi era stato trasferito: qui, dopo una lunga malattia, è scomparso a 65 anni. Grande tifoso del Toro, aveva anche giocato nelle giovanili della squadra granata cavandosela bene. «Sfiorando i 195 cm di altezza -ricorda il fratello – gli venne però proposto di provare con il basket. Fondammo una prima squadra presso l’Oratorio San Paolo e fu subito un gran successo, al punto che a 16 anni Varese lo convinse a emigrare. Nonostante fosse poco più che un ragazzino, era spesso aggregato alla prima squadra che viaggiava per l’Europa a giocare le partite di Coppa Campioni: la famiglia però gli mancava troppo, al punto che prima di una finale di Coppa scappò dal ritiro per tornare a casa, venendo ovviamente messo fuori squadra». Nel 1974-75 giocò anche per la Virtus Bologna di coach Dan Peterson ma poi, «quando la prospettiva era diventata quella di essere ceduto a Treviso, smise. Nacque così Torino Teen Basket e in tre anni, grazie soprattutto a lui, passammo dalla Promozione alla Serie C». Poi, la carriera di allenatore. E la «scoperta» del mondo dei disabili. Prima con la Uicep (basket in car- rozzina) e poi, nel 1989, con l’Associazione Pandha grazie alla quale ha fatto avvicinare allo sport centinaia di disabili mentali. «Era diventato il suo mondo, ha allenato anche la Nazionale vincendo tutto quello che c’era da vincere». «Se mi sono innamorato del basket, lo devo a lui», è il ricordo del nipote Massimo Pianotti, oggi presidente del Collegno Basket. Il rosario si terrà alle ore 18 di oggi, presso la chiesa di Santa Teresa di Gesù Bambino (corso Mediterraneo 100).

IL BLOG DEL COACH: ROBERTO VIOLANTE

di Dan Peterson - 24/10/2020

 

Roberto Violante ha giocato una sola stagione per me, alla Virtus Bologna, nel 1974-75. Aveva il numero 7. Era una guardia, alto 193 cm, un ottimo atleta. Non trovava grandi spazi quell’anno perché avevamo il grande Gianni Bertolotti nel ruolo di guardia quella stagione, con Tom McMillen, Gigi Serafini e Marco Bonamico davanti. Poi, Antonelli stava emergendo come guardia. Ma Roberto, che è scomparso nel 2018, ci ha fatto vincere una partita incredibile. Era la primissima partita del Poule Scudetto di quell’anno, la prima volta che la Serie A ha avuto una specie di playoff post-stagione regolare. La nostra prima partita era a Bologna, contro la formidabile Olimpia Milano. Avevamo appena perso Gigi Serafini nell’ultima gara della stagione regolare, che aveva subito una frattura grave al piede. Quindi, non eravamo, per niente, favoriti. Invece, abbiamo vinto, 73-72. Come ho detto, Roberto Violante è stato determinante. No, non con canestri o punti. L’ha fatto con difesa. Ci stava dando parecchi problemi il grande Pino Brumatti, il Jerry West dell’Italia. Bene, in una frazione cruciale, Roberto ha marcato Brumatti per 7 minuti e non gli ha fatto segnare nemmeno un punto. Grande contributo.  Indimenticabile. Sono sempre grato a Roberto, che poi è diventato un grande coach ai livelli minori.