DARIO ZUCCHI

nato a: Bastiglia (MO)

il: 19/12/1929 - ?/12/2001

altezza: 185

ruolo: pivot

numero di maglia: 10 - 16

Stagioni alla Virtus: 1947/481948/49 - 1949/50 - 1950/51 - 1952/53 - 1953/54

(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo amichevoli)

palmares individuale in Virtus: 1 scudetto

 

IL RICORDO DI GIGI RAPINI

di Roberto Cornacchia

 

Dario è morto abbastanza giovane. Era intelligente, giocava molto bene solo che l’ho fregato io perché lui giocava pivot come me ma io ero più forte. Difatti gliel’ho sempre detto, anche con Dino (il fratello, altro giocatore della Virtus di quegli anni), di averlo fregato io perché quando sono andato via han cominciato a venir dentro dei mammasantissima tipo Mioli un lungagnone che giocava a pallavolo, poi lui, poi è venuto Calebotta.

 

Dario Zucchi in una gara contro il Borletti Milano (foto W. Breveglieri)

 

SI È SPENTO DARIO ZUCCHI

Basket virtussino in lutto

di Mario Becca - Il Resto del Carlino - 16/12/2001

 

La V nera ha perso un altro degli uomini che hanno fatto la sua storia.

È deceduto dopo una breve malattia Dario Zucchi che militò nelle file bianconere dal 1949 al '54.

Fece parte del mitico gruppo che con la maglia della Virtus vinse lo scudetto nel '49 e nel 1953 fu anche convocato per vestire la maglia azzurra nella Nazionale Sperimentale.

"MIO FRATELLO DARIO, CAMPIONE DI UMANITÀ

L'intelligenza e la grande carica fecero di lui un pivot anche se era alto solo 1,85. Dino Zucchi ricorda lo scudetto del '49 e le tante esperienze vissute insieme con la gloriosa maglia bianconera.

di Mario Becca - Il Resto del Carlino - 17/12/2001

 

"La sua maggior qualità? Non il gancio o la sospensione, ma l'intelligenza unita ad una grandissima carica umana". Così l'ex virtussino Dino Zucchi ricorda con grande commozione il fratello Dario, scomparso nei giorni scorsi.

Hanno indossato entrambi la maglia bianconera dal 1948 al 1954, anni gloriosi per i cestisti bianconeri che si imponevano a livello non solo nazionale. Dario Zucchi era il fratello minore ma seppe convincere il maggiore a lasciare il calcio e a seguirlo sul campetto dell'Annunziata di porta San Mamolo.

"Ci fu la complicità anche di Rinaldo Rinaldi, nostro grande amico. Finimmo tutti alla Virtus e con quella maglia abbiamo avuto grandi soddisfazioni. Vincemmo insieme lo scudetto nella stagione 1948/49, poi mio fratello fu convocato per la Nazionale Sperimentale e per la Nazionale Universitaria di cui fu capitano. Io andai con la maglia azzurra alle Olimpiadi di Helsinki e agli Europei".

In quali ruoli giocavate? "Io ero più alto di due cm (ndr 1,87) ma giocavo all'ala, mentre lui faceva il pivot. Sembra strano ma se lo poteva permettere perché aveva una notevole intelligenza cestistica e cioè gran senso della posizione, intuizione sui movimenti dell'avversario, lettura degli schieramenti in campo. Io invece giocavo praticamente solo di fisico. Quando lui aveva la palla io non guardavo tutto il resto e correvo subito verso il canestro avversario, perché ero sicurissimo che nel momento giusto il pallone mi sarebbe arrivato. Mio fratello Dario segnava pochi punti, perché preferiva un bel passaggio ad un canestro personale. Sono tanti i momenti belli che abbiamo vissuto insieme sul campo di gioco, tante partite ricche di ricordi, come le finali per lo scudetto, il torneo di Nizza che fu un po' una finale da Coppa dei Campioni perché c'erano tutte le migliori squadre d'Europa, ma non riesco a preferirne uno".

E gli avversari come vi giudicavano? "Su di me non mi viene in mente niente di particolare, ma su mio fratello sentivo sempre, e con grande invidia, commenti basati sulla grande simpatia e cordialità. E io ci soffrivo, ma sento ora come non mai che mancherà non solo a me". Avete seguito il basket anche in questi ultimi tempi? Come giudicava i cestisti attuali? "Siamo andati spesso insieme, ma ultimamente, da quando aveva lasciato la scuola (ndr era ingegnere ed era stato insegnante all'Aldini) e faceva il libero professionista, aveva meno tempo libero. Ma commentando il basket dei nostri giorni ricordo che diceva che era impossibile paragonarlo al nostro per l'enorme differenza sotto il profilo fisico".

Aveva qualche virtussino prediletto tra quelli agli ordini di Messina? "No, nessuna preferenza. Ma rimaneva sempre stupito ogni volta che vedeva una prodezza atletica e tecnica di ginobili. Lo impressionava la sua agilità. Ricordo una volta, vide una delle sue schiacciate e disse "Quello lì non è fatto come noi"".