ACHILLE CANNA

(dirigente)

nato a: Gradisca d'Isonzo (GO)

il: 24/07/1932

Stagioni alla Virtus: nel 1972/73 come vice-presidente, dal 1979/80 al 1982/83 come presidente, dal 1983/84 al novembre 1998 come Direttore Sportivo

biografia su wikipedia.it

palmares individuale in Virtus: 6 scudetti, 4 Coppe Italia, 1 Coppa della Coppe, 1 SuperCoppa Italiana

Clicca qui per Achille Canna giocatore

Clicca qui per Achille Canna allenatore

Tratto da "Virtus - Cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro

 

Un personaggio che ha dedicato una vita alla Virtus, sia sul campo di gioco che dietro la scrivania. Innanzitutto Achille Canna è molto più bolognese di quanto non dica la sua carta d'identità che parla della nascita a Gradisca d'Isonzo. Iniziò a giocare, subito dopo la guerra e passò alla Virtus nel 1952. Da allora praticamente non si mosse più da Bologna, anche dopo che, neppure trentenne, decise di appendere le scarpe al chiodo. Un brutto incidente, capitatogli a Pesaro, sembrava avergli troncato definitivamente la carriera, ma un'incredibile forza di volontà gli consentì di riprendere, giusto in tempo per non fallire la convocazione per le Olimpiadi di Roma.

 

Tratto da www.ciao.it

 

Grande uomo di basket, Achille (classe '32, 1.90 di altezza) è stato, sempre nella sua Virtus Bologna che l'aveva prelevato dalla natia Gradisca nel '53, prima giocatore (per 9 anni, vincendo 2 scudetti, e per 70 volte anche caposaldo della nazionale), poi come allenatore (fu vice di Tracuzzi), come presidente (aggiudicandosi i 2 scudetti '79 e '80) ed infine come direttore sportivo, con la cui carica ha ottenuto tutti i successi virtussini degli anni '80/'90. Nonostante un palmares di tale prestigio, si dimentica spesso (colpevolmente) ciò per cui Canna è stato fondamentale per il basket moderno: fu proprio lui infatti ad importare nella pallacanestro italiana il tiro in sospensione, sino ad allora del tutto sconosciuto e visto da Achille dai militari statunitensi di stanza nella sua Gradisca. Ovvio come il suo avvento nel nostro basket comportò grandi novità, in cui l'Italia, proprio grazie a Canna, arrivò ben prima delle altre nazioni europee.

 

TEAMSYSTEM-KINDER, È GIALLO

La Federbasket indaga sul mistero della paletta abbassata
di Luca Bottura - L'Unità -

 

La procura della Federbasket ha aperto un’inchiesta sul finale giallo del derby di basket vinto domenica scorsa dalla Teamsystem Bologna sui cugini della Kinder per un solo punto. L’indagine, sollecitata personalmente dal presidente Gianni Petrucci al procuratore Guido Valori, servirà ad accertare se il dirigente della società vincitrice, Santi Puglisi, abbia o no assunto un comportamento non conforme ai principi della lealtà sportiva. L’ipotesi di “reato” su cui lavorerà Valori è la violazione dell’articolo 1, lo stesso cui si fa riferimento per episodi di corruzione o pastette. Ma il casus belli è ben diverso e va raccontato secondo per secondo. Ne mancano 14 alla fine e siamo già sul 57-56 per la Fortitudo quando Damir Mulaomerovic, play Fortitudo, commette il settimo fallo di squadra per i biancoblu. Così facendo esaurisce il “bonus” oltre il quale tutti le infrazioni sono punite con due tiri liberi. L’ufficiale di campo Mauro Rivalta alza la paletta del raggiunto limite, la Kinder effettua la rimessa. A palla in gioco, mentre Rivalta sta dicendo alla collega Daniela Plazzi che sul tabellone elettronico c’è un errore (segna solo cinque personali alla Fortitudo) e volge le spalle a Puglisi, questi riabbassa la paletta.
A 6’71” dal termine Karnishovas commette su Crippa l’ottavo fallo di squadra della Teamsystem. La Virtus dovrebbe andare in lunetta, ma la paletta è abbassata. Il caso vuole, inoltre, che nel bailamme la refertista assegni il fallo di Karnisovas nella parte sbagliata del referto, attribuendolo a Frosini, della Kinder. Così quando Puglisi chiede il controllo dei falli commessi, sullo score ufficiale ne manca uno: sono effettivamente soltanto sette. Dunque non si tira. Rimessa Virtus, palla persa, vittoria Teamsystem. Chi pagherà? Puglisi ammette di avere abbassato la paletta non una, ma due volte «per fare il mio lavoro. Gli ufficiali di campo l’avevano alzata quando di falli ne avevamo fatti solo cinque, poi di nuovo quando siamo arrivati a sette. Il regolamento
dice che la paletta va esposta solo quando riprende il gioco. Facchini e l’ufficiale di campo mi hanno dato ragione, non accetto che si dica che imbroglio». La Kinder, che ha diffuso il filmato incriminato, accetta comunque il risultato del campo. E fa autocritica: «I nostri dirigenti avrebbero dovuto intervenire, la società prenderà gli opportuni provvedimenti». Prima dell’autodifesa di Puglisi, il vicepresidente bianconero Roberto Brunamonti s’era però detto curioso di sapere come il rivale avrebbe giustificato il suo comportamento. Dopo, non ha rilasciato dichiarazioni. Bisognerà aspettare oggi per sapere se la Virtus intende presentare a sua volta un esposto - aveva tempo fino alle 24 di ieri - per sospendere l’omologazione del match. Il reclamo per errore tecnico non è ammesso, ma questo non lo è. Resta l’acme polemico di una lite continua, che l’anno scorso esplose nei quarti di Eurolega e nella finale di Eurolega. Stavolta è bastato aspettare la settima di campionato.

 

Nota di Roberto Cornacchia

 

Non sono riuscito a trovare articoli relativi alle dimissioni ma è noto che Achille Canna abbia interrotto la sua carriera come dirigente della Virtus in seguito alle polemiche scaturite dai fatti relativi al derby cui si riferisce l'articolo sopra riportato, in quanto dirigente addetto agli arbitri che non ha notato le manovre di Puglisi e/o rilevato l'errore del refertista. Coerente come un generale giapponese, pochi giorni dopo si dimise con un "È colpa mia. Mi dimetto" d'altri tempi, con Cazzola che parve rassegnarsi alla sua decisione, non si sa quanto credibilmente. Un brutto finale per un uomo integerrimo che ha dedicato la sua vita alla Vu nera.

IL BLOG DEL COACH: ACHILLE CANNA

di Dan Peterson - 26/1172020
 

Achille Canna è stato uno dei più grandi giocatori nella storia del Basket Italiano, eletto alla Italian Basketball Hall of Fame nel 2016.  Classe 1932, nato a Gradisca d’Isonzo, un’ala di 190 cm, ha iniziato la carriera in Serie A proprio con Gradisca, poi passato alla Virtus nel 1953, dove ha giocato 9 stagioni, 1953-62, vincendo due scudetti, nel 1955 e nel 1956.  Poi, ha giocato con la Gira Bologna in Serie B nel 1962-63 e poi la Fides Bologna in Serie A nel 1963-64.  Ha giocato pure in Nazionale, diverse volte, compreso l’Olimpiade del 1960 a Roma, dove gli Azzurri hanno conquistato il 4° posto, affrontando gli USA ben due volte.

Quando sono arrivato alla Virtus, nel 1973, Achille era azionista.  Se non sbaglio, con l’11%, insieme al cognato Giancarlo Ugolini, anche lui con l’11%.  Era anche un dirigente, pure non apparendo sull’organigramma del club.  Era uno di cui l’Avv. Porelli si fidava al massimo, uno che aveva, come dicono in America, ‘Sangue nere nelle vene,’ cioè, del colore della Virtus, le V nere.  Anzi, dopo la mia partenza, nel 1978, Achille è diventato Presidente della Virtus Basket, 1979-83, vincendo lo scudetto nel 1980.  Poi, è stato Direttore Sportivo, 1983-84, vincendo un altro scudetto.  E’ stato anche General Manager e ha coperto altri ruoli nel club.

Anche se Achille Canna non cercava i riflettori, era una presenza costante durante i miei cinque anni con il club, 1973-78.  Anche per il fatto che suo figlio, Stefano, che giocava nella squadra Juniores, si allenava con la prima squadra.  Parlavo con lui spesso: Che giocatore eri? Canna: “Alto 190 cm e giocavo sia ala che guardia”. Punti forti? Canna: “Oh, difesa”. Eri il Bonamico dei tempi?  Achille: “Con meno fisico!” Avevi tiro? Canna: “Discreto. Diciamo dalla media distanza, fino a 4 metri.” Altro? Canna: “Mi piaceva andare via in contropiede e noi eravamo una delle poche squadre a farlo, perché avevamo un grande allenatore in Vittorio Tracuzzi”. 

Ho chiesto ad Achille Canna com’era giocare due contro gli USA nelle Olimpiadi del ’60 a Roma. Canna: “Oggi tutti parlano del Dream Team degli USA a Barcellona nel 1992. Ma la squadra USA del 1960 era ugualmente forte se non di più. Avevano Jerry Lucas, Jerry West, Oscar Robertson. Era bello quanto affascinante stare in campo con loro. Ero un difensore e cercavo di marcarli ma loro erano di un altro livello, un altro pianeta. Mi ricordo i rimbalzi strappati da Lucas, il tiro perfetto di West e i passaggi fulminanti di Robertson. Avevano anche un gioco più bello, molto più bello che il Dream Team del 1992”. 

Achille mi è stato vicino sempre durante i miei cinque anni alla Virtus. Lui, con grande calma e grande semplicità, mi spiegava le cose.  Non avevo capito subito quanto forte era come giocatore perché non parlava mai di se.  Non mi sparava suggerimenti a raffica.  Magari uno solo, ma perfettamente a bersaglio.  Grazie a lui, ho imparato cos’era Bologna, la Virtus, il pubblico, il Derby, la Serie A, le coppe europee, gli arbitri, tutto.  Poche parole ma buone.  Uno non trova mai la strada giusta da solo.  Ci vuole chi spiana la strada prima.  Achille Canna, per me, era quella persona.  Il vero amico.  E’ stato eletto all’Italian Basketball Hall of Fame nel 2015.

Canna alla scrivania