PIERO VALENTI

Paolo Valenti in palleggio

nato a: Monfalcone (GO)

il: 16/02/1956

altezza: 185

ruolo: playmaker

numero di maglia: 5 - 6

Stagioni alla Virtus: 1972/73 - 1973/74 - 1974/75 - 1975/76 - 1976/77 - 1978/79 - 1979/80 - 1980/81 - 1983/84 - 1984/85

(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo amichevoli)

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

palmares individuale in Virtus: 4 scudetti, 2 Coppe Italia

 

PIERO VALENTI

Yearbook 1974/75

 

Piero Valenti, se avesse voluto, quest'anno avrebbe potuto giocare nella Duke University, una delle più prestigiose università americane., sotto la guida di un grande allenatore come Bill Foster. Se gioca e giocherà ancora per la Sinudyne è solo per una sua scelta personale, visto che la Duke University gli aveva offerto una borsa di studio per il periodo universitario e che, al limite, anche la Sinudyne non si sarebbe opposta a una scelta di questo genere.

Il ragazzo ha scelto di restare a Bologna perché a Bologna ormai si trova bene e nella Sinudyne, dove ha avuto la possibilità di mettersi in luce, vuol riuscire a giocare, confermando tutto quanto di buono si dice su di lui. Non esiste allenatore che possa parlar male di un ragazzo e di un giocatore come Valenti. L'Avvocato Porelli, che è un suo grande estimatore, lo paragona a Brumatti per la voglia e l'impegno che mette nel giocare. Peterson, che ha iniziato ad apprezzarlo lo scorso anno, adesso comincia ad utilizzarlo molto di più in prima squadra, anche perché si è accorto che Valenti, pur possedendo pochi numeri spettacolari, pur non essendo un playmaker votato ai grandi assist ed alle trovate che fanno impazzire il pubblico, è un giocatore di estrema positività, veloce, abile in difesa, gran lottatore, preciso e sicuro nel palleggio e nei passaggi e dotato di un tiro che, anche se un po' meccanico, è sicuramente assai efficace.

Quest'estate, negli USA, sotto la guida di Hank Slider, specialista del tiro, Valenti è migliorato in questo fondamentale, e misurandosi contro professionisti come Tom Englesby o contro alcuni ottimi giocatori di colleges, il ragazzo ha affinato le sue doti nell'uno-contro-uno e nel palleggio. Inoltre tra tutti i giocatori italiani che hanno partecipato al campus di Pocono si è messo particolarmente in mostra, per la volontà, l'impegno e la serietà, doti che lo hanno fatto apprezzare anche a Bologna e che lo hanno portato rapidamente alla prima squadra dove adesso per Valenti si prospettano possibilità anche ampie di giocare. Un premio più che meritato: la dimostrazione migliore che solo sacrificandosi e soffrendo si possono raggiungere grossi obiettivi.

A rimbalzo contro la Forst Cantù

 

PIERO VALENTI

di Maurizio Roveri – "Il mito della Vu Nera 2, 1971-1994"

 

Nei miei anni virtussini ho conosciuto personaggi stranieri di grande spessore. Il compagno di squadra più straordinario? Jim McMillian, un giocatore stupendo e un grande uomo. Ho sempre apprezzato la sua umiltà. Pronto a mettersi intelligentemente al servizio della squadra, ma capace col talento che aveva di essere anche protagonista come quella volta a Belgrado che fece 40 punti in faccia a Dalipagic, giocando fra l'altro mezza partita con una caviglia gonfia che lo costringeva a zoppicare.


Piero Valenti ci offre un aneddoto riguardante il "duca nero", uno dei più forti stranieri della Virtus nell'ultimo ventennio. E ancora.

Quando Jimmone si ruppe il ginocchio alla vigilia del grande appuntamento europeo di Strasburgo, Nikolic mandò in campo me: fu una sorpresa, io che ero sempre stato un cambio mi trovai all'improvviso nel quintetto di partenza in una finalissima di Coppa dei Campioni.

Strasburgo, quella maledetta sera di primavera.

Che beffa perdere così la Coppa dei Campioni. Ancora adesso, a distanza di tanti anni, provo disappunto e rabbia.

Valenti non vinse quella Coppa dei Campioni, però in maglia virtussina ha vinto tanto. È la bella storia di un "panchinaro" che in silenzio, umilmente, mettendo mattone su mattone, ha contribuito a costruire grandi successi virtussini dell'ultimo ventennio. Non occorre essere dei fenomeni per essere dei campioni, Piero Valenti ne è una dimostrazione. Era tecnicamente un giocatore modesto, ma aveva cuore e testa. Piero, uomo-Virtus. Come mentalità, come orgoglio. Non è mai stato idolo per il grande pubblico, ma ha vinto più di tanti idoli. Quattro volte tricolore Piero Valenti. Oggi Piero fa l'oste e gestisce un'osteria (Zelig) fra le più apprezzate dai giovani nel cuore della città.

PIERO VALENTI

di Ezio Liporesi - Cronache Bolognesi - 21/05/2021

 

"Quando Jim McMillian si ruppe il ginocchio alla vigilia del grande appuntamento europeo di Strasburgo, Nikolic mandò in campo me: fu una sorpresa, io che ero sempre stato un cambio mi trovai all'improvviso nel quintetto di partenza in una finalissima di Coppa dei Campioni". Le parole sono di Piero Valenti che, come tutta la Virtus, avrebbe meritato di vincere quel trofeo. Avrebbe arricchito una bacheca personale comunque già vastissima: Valenti, cresciuto nel vivaio bianconero, c'era nella Coppa Italia 1974 (in quella stagione era nella formazione juniores, ma fu aggregato alla prima squadra in qualche occasione, sia in campionato sia in coppa), quando a soli 18 anni segnò due punti nella finale; c'era l'anno dopo quando fece il suo esordio in Europa giocando la Coppa delle Coppe; c'era nel 1976, quando le V nere vinsero lo scudetto dopo vent'anni; l'anno dopo giocò con il tricolore sul petto un campionato che la Sinudyne concluse al secondo posto, poi andò un anno in prestito alla Fortitudo, ma tornò per vincere due scudetti consecutivi, nel 1979 e 1980, poi quella splendida cavalcata in Coppa dei Campioni con quel finale amaro. In quello stesso anno, una Virtus decimata dagli infortuni raggiunse anche la finale scudetto e fu proprio Piero, al Palasport, a decidere gara due contro Varese, con due tiri liberi; dopo che la Virtus aveva vinto in trasferta dopo due supplementari. Valenti andò poi per due stagioni in prestito a Trieste, ma tornò ancora una volta alla Virtus e in quella stagione i bianconeri conquistarono lo scudetto della stella e la Coppa Italia: tanto bastò per attaccargli l'etichetta di portafortuna. Quattro scudetti, due Coppe Italia, una finale di Coppa dei Campioni e altre due finali scudetto, però, costituiscono un bottino che certifica Valenti come giocatore di assoluta affidabilità: ha vestito le maglie numero cinque e numero sei, ma ha sempre fatto il cambio del playmaker numero quattro, da Albonico a Brunamonti, passando per Caglieris, cercando di sostituirli al meglio quando era chiamato in causa, o di affiancarli nei secondi finali di gare incandescenti, quando c'era da gelare il pallone e conservare il vantaggio, come successe anche quando la Virtus vinse il decimo scudetto, il 27 maggio 1984, quando entrò sul più uno a dieci secondi dalla fine. Il 1984/85 fu il suo anno più deludente in Virtus, con una squadra stanca e in alcuni elementi acciaccata, che non sopportò bene il doppio impegno Campionato-Coppa dei Campioni. A 229 anni lasciò Bologna, con un curriculum invidiabile, e giocò ancora molte stagioni a Firenze, fino al 1991. In Virtus 686 punti in 375 gare, spalmate in nove stagioni (nel 1972/73, anno in cui militava nella formazione cadetti, giocò in prima squadra solo gare amichevoli). Il numero di presenze ne fa il settimo assoluto nella storia bianconera in questa classifica. Vanno ricordati i sedici punti segnati il 2 novembre 1980 nella vittoria contro la Pintinox Brescia, 111-80; i tredici rifilati all'Eldorado Roma, sconfitto 121-85, il 24 febbraio dello stesso anno, nell'ultima giornata della fase regolare, ma soprattutto i nove segnati a Pesaro, tre giorni dopo la finale di Strasburgo, in gara uno dei quarti di finale playoff, quando la Virtus vinse 84-83 e gli otto di due settimane dopo, nella semifinale già citata contro Varese in cui Valenti fu il match winner. E in Europa i dieci segnati al Partizan, in Coppa Korac il 27 gennaio 1976, quando vincendo 98-75 la Virtus, con Caglieris assente, vinse il girone ribaltando il meno 17 di Belgrado e approdò alle semifinali.