MATTEO BRUNAMONTI

nato a: Spoleto

il: 04/02/1984

altezza: 185

ruolo: playmaker

numero di maglia: 17

Stagioni alla Virtus: 1999/00 - 2000/01 - 2001/02 - 2002/03

statistiche individuali del sito di Legabasket

 

TELIT-VIRTUS: ESORDIO IN SERIE A DI BRUNAMONTI JR.

La Repubblica - 19/12/99

 

Ci sono due Brunamonti, oggi a Trieste. Quello solito, in giacca e cravatta, a bordo campo. E uno del suo stesso sangue, del suo stesso ruolo di play, di battesimo Matteo, e della beata classe 1984, che esordisce in 'Serie A' nell'arena di Trieste, dove alle 18 la Kinder (in diretta su E' TV) sfiderà la Telit. La Kinder sarà quel che ne resta, perché mancherà pure Ekonomou, oltre a Sconochini, Bonora e M.Andersen (e Ruini); nei dieci ci sarà pure Barlera. L'ultimo a cadere è stato il greco, che s'è distorto la caviglia destra nell'allenamento di venerdì. Verrà rivisto domani, per capire se può esserci mercoledì contro Pesaro.

Non canteranno più, dalla curva Virtussina, "c'è solo un Brunamonti". Com'è testimoniato pure dal fatto che, passato lui, il Capitano, nessuno più ha indossato la maglia numero 4, che penzola infatti, enorme e cartonata, dalle volte dell'arca di Casalecchio. Di Brunamonti in Serie A, d'ora in poi, ce ne saranno due. Ci entrerà oggi a Trieste, in Telit-Kinder, Matteo, il figliolo di Roberto: e se la concomitanza di eventi che l'ha promosso somiglia a una partita di bowling (almeno 4 play davanti a lui abbattuti come birilli dalla jella), la bellezza dei suoi 15 anni è che avrà tempo per meritarsela tutta, la Serie A. Matteo vivrà il debutto triestino a pochi passi da papà Roberto, oggi vicepresidente della Kinder: sarà il vice-Rigaudeau perché il birillo Bonora s'è straziato un ginocchio e starà fuori 8 mesi, Sconochini è convalescente, Ruini, il ragazzo più adulto, s'è distorto una caviglia, i due play della juniores sono indisponibili e così si è arrivati a lui, che a 15 anni è ancora nei cadetti. Ruolo play, dunque. Come papà. È bravo, Roberto? "Lasciamo stare, l'importante è che si diverta".

BRUNAMONTI DECIDE IL DERBY, ...MA STAVOLTA È MATTEO A "VENDICARE" LA SCONFITTA DI PAPÀ

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Maggio 1997, la Virtus, allenata da Roberto Brunamonti, dopo avere conquistato la Coppa Italia ed eliminato Roma dai playoff, garantendosi l'Eurolega per l'annata successiva, è appena uscita in semifinale contro la Fortitudo, un 3-0 senza appello. Mentre l'ex capitano delle V nere lascia il ruolo di coach a Ettore Messina, di ritorno dalla nazionale, per andare ad assumere quello di vice presidente esecutivo, al figlio tredicenne Matteo, che milita nella squadra Propaganda, guidata da Gianni Giardini, si offre la possibilità di "vendicare" la sconfitta del padre: è infatti in programma il derby Kinder - Teamsystem. Le cose purtroppo non vanno bene, a pochi secondi dal termine la Fortitudo conduce 70-66, ma qui viene fuori la stoffa dei Brunamonti. Dapprima una tripla di Matteo riavvicina i bianconeri, poi, dopo che i biancoblù hanno fallito due liberi, il giovane Brunamonti, fuori equilibrio, infila sulla sirena il canestro del 71-70, che decreta il successo della Virtus.

BRUNAMONTI JR., IL FIGLIO D'ARTE: "ESORDIO E CANESTRO TUTTO COME IN UN SOGNO"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 05/02/2002

 

Il primo canestro (in serie A) non si scorda mai. A maggior ragione se l'indomani (ovvero ieri, perdonate il bisticcio di parole) si compiono 18 anni. A maggior ragione se il tuo cognome è Brunamonti.

L'ultimo canestro vero, di Roberto, è datato primavera 1996. La prima tripla di Matteo Brunamonti, invece, è quella voluta e realizzata domenica sera. Un canestro da dedicare a nonno Sergio, spettatore insolito al PalaMalaguti, "e a tutte le persone che mi conoscono e che mi vogliono bene".

Bel tipo Matteo, 18 anni e una grande maturità. Così maturo da sembrare il fratello minore di Roberto, più che il primogenito. Una bella storia, quella di Matteo, perché la pallacanestro - dice lui - è importante, ma non è tutto. Per ora si diverte e sgobba, un giorno, chissà.

"È stato come un sogno - racconta Brunamonti junior -. Il debutto in campionato al PalaMalaguti, il primo canestro e oggi (ieri, per chi legge, ndr) il compleanno. Volevo farmi un bel regalo, mì è andata bene. E adesso mi aspetta la prima squadra in palestra...".

Lo attendono a braccia aperte e pance vuote: Matteo dovrà portare le paste. Così tanti che papà Roby dovrà dare un contributo. L'esordio in serie A un paio d'anni fa, a Trieste (senza scendere in campo), il debutto in Eurolega (stessa modalità) la settimana scorsa a Lubiana.

Due tappe che hanno permesso a Matteo, dal punto di vista anagrafico, di bruciare papà. "Se dicessi che non mi fa effetto - dice - sarei uno sbruffone. Ma una cosa del genere non mi pesa: la prima squadra è lontana". Aveva la canotta numero 11, Matteo, avrebbe fatto salti di gioia per avere la 5: "Quella di Sasha - sottolinea - per me è stato un idolo".

Ma Matteo Brunamonti che tipo di giocatore è? "Uno che pensa alla squadra. Uno che pensa al presente perché c'è da lavorare tanto. Papà gli dà qualche consiglio comportamentale - "ha degli ottimi allenatori, non devo dirgli nulla", mormora Roberto - al resto ci pensa Matteo, con la sua faccia pulita. È iscritto al Galvani (sperimentale scientifico), vorrebbe diventare un giocatore vero, ma sa che la Bosman è fatta apposta per tarpargli le ali. "Difficile diventare uno importante. Se non ci riuscissi mi piacerebbe lavorare nel mondo del turismo". Sguardo pulito, risposte mature: sembra il fratello di Roby. "In fondo papà è abbastanza giovane", se la ride Matteo riflettendo sul commento. Davanti c'è la Virtus - "qualcosa con cui sono nato e che farà parte della mia vita. Sempre" - e un pallone da basket, ben presto addomesticato, dalla prima elementare. Anche se la leggenda narra che un imberbe Matteo, all'età di tre anni, durante una partita di papà, riuscì a sfuggire al controllo di mamma Carla. Per palleggiare sul parquet di piazza Azzarita, all'epoca inavvicinabile.

Figlio d'arte. Figlio di un grande capitano.

DA UN BRUNAMONTI ALL'ALTRO MA SEMPRE CAPITANI

Dopo il bronzo juniores Sanguettoli ringrazia i suoi ragazzi

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 10/06/2003

 

Nel suo palmares ci sono due titoli italiani. Quello allievi, vinto nel 1990 con la Fortitudo, e quello cadetti, Virtus 1999. La grandezza di "Murphy" non è data solo dalle vittorie, ma dagli atleti, e prima ancora dai ragazzi, che ha saputo forgiare. "Murphy" sta per Marco Sanguettoli. E forse è questa considerazione a rendere dolce il ricordo della medaglia di bronzo vinta ai campionati juniores di Rimini.

È così, Sanguettoli? "Vincere un campionato dà tante soddisfazioni. Ma il cammino dei miei junior è stato fantastico, prima ancora di questa rassegna. Abbiamo incassato molti complimenti per il nostro gioco e siamo e siamo arrivati a un passo dalla finale. Un gruppo che è cresciuto tanto".

Così tanto? "Il metro credo che lo offra la finalina con la Scavolini. Con lo stesso gruppo, ma a livello cadetti, avevamo subito un paio d'anni fa al torneo di San Lazzaro. Loro sono rimasti fortissimi, ma noi siamo cresciuti".

Le sue parole sembrano più quelle di un babbo che di un allenatore.

"Questo è uno degli aspetti piacevoli del mio ruolo. È uno dei motivi per cui, per me, è più gratificante lavorare con i giovani. Si instaura un feeling vero, cn alti e bassi. Più che da padre, però, credo di avere un atteggiamento da fratello maggiore".

Che vuole difendere i suoi fratellini.

"Mi è spiaciuto una cosa. Ovunque danno coppe e medaglie ai primi tre.

A noi, che ci siamo classificati al terzo posto, solo una coppetta.

Credo che una medaglietta, di bronzo, avrebbe reso più contenti i miei ragazzi".

È stato difficile rapportarsi con un cognome importante come Brunamonti? "No. Credo che il merito sia della famiglia. Roberto, fino all'anno scorso, era un mio superiore, ma non si è mai intromesso. Matteo in questa stagione è rimasto solo, è cresciuto. E mi ha aiutato nei rapporti con il gruppo. Era il capitano per età, è stato un capitano vero per cuore e atteggiamento".

Come "proteggere" la stellina Belinelli? "Posso fare poco, perché è il sistema che lo condiziona. Le troppe convocazioni, i procuratori che cominciano a ronzargli intorno. Per ora gioca e si diverte. E non è poco".

Già pronto a ricominciare? "Domenica partiremo per Biella. Toccherà ai miei cadetti provarci".

BRUNAMONTI JUNIOR SEGUE LE ORME DI PAPÀ

Matteo andrà a Roma per studiare e giocare nella Luiss

Il Resto del Carlino - 13/07/2003

 

Un futuro romano per Matteo Brunamonti. Il figlio di Roberto, 19 anni, ha chiuso la sua giovane carriera nelle giovanili della Virtus, vincendo, da capitano, la medaglia di bronzo con gli juniores, allenati da Marco Sanguettoli. Chiuso il suo iter, Matteo è libero a tutti gli effetti. E reduce dall'esame di maturità andrà a Roma, a studiare alla Luiss (facoltà di economia e commercio). Dove è pronto un posto nella squadra dell'ateneo che prende parte al campionato di B2.