CAFIERO PERRELLA

 

(foto tratta da www.laziowiki.org)

nato a: Roma

il: 19/03/1918 - 22/05/2014

altezza:

ruolo:

numero di maglia:

Stagioni alla Virtus: 1940/41 - 1941/42 - 1942/43

(in corsivo la stagione in cui ha disputato solo amichevoli)

 

ADDIO A CAFIERO PERRELLA, IN VIRTUS DAL 1941 AL 1943

www.virtus.it - 22/05/2014

 

Si è spento la scorsa notte a Roma, all’età di novantasei anni, Cafiero Perrella, uno dei punti di riferimento della scuola cestistica romana, tecnico che ha fatto scuola insieme a “compagni di viaggio” del calibro di Paratore, Primo, Guerrieri, Cerioni, Asteo. Ma anche pioniere della V nera, negli anni difficili della seconda guerra mondiale, tra il 1941 e il 1943.

Cafiero Perrella era nato a Roma il 19 marzo 1918, e aveva coltivato la sua passione per la pallacanestro alla Giovane Italia e successivamente alla SS Lazio, di cui era stato tra i fondatori. Fu poi alla Partenope Napoli, prima di spostarsi a Bologna per ragioni di servizio militare. Qui arrivò a rinforzare una Virtus che nella stagione 1941-42, insieme a lui, vedeva il debutto di Gigi Rapini, e che passò subito dal sesto posto della stagione precedente al terzo, nel campionato vinto dalla Reyer Venezia. Nel 1942-43 la Virtus fu addirittura seconda, superata dalla Reyer soltanto alla ventesima giornata, per un solo punto.

Da tecnico, Perrella ha allenato AS Roma, SS Lazio (promossa con lui in Prima Serie, l’attuale Serie A), Rieti, Brescia, Civitavecchia e la squadra femminile della Bumor Roma. Nella sua vita anche l’esperienza giornalistica (fu per un decennio il responsabile basket del Corriere dello Sport) e un’altra grande passione, quella per l’ippica, che lo vide anche proprietario di una scuderia chiamata, non a caso, Scuderia Basket.

Perrella lascia le figlie Patrizia e Stefania, a cui va l’abbraccio della famiglia bianconera. Sabato le esequie si terranno alla parrocchia di San Ponziano, in via Nicola Festa, a Roma.

LA STORIA DI PERRELLA

tratto da LazioWiki

 

Studente dell'Istituto Commerciale Nathan, milita tra i cadetti della Giovane Italia, squadra affiliata all'YMCA della palestra di Piazza Indipendenza a Roma. Agli inizi del 1933, allorché la squadra bianco-turchina cessa l'attività, insieme a tutti i suoi compagni, entra nei quadri della Lazio che da qualche mese ha messo su la sezione di pallacanestro. E' capitano della formazione A che si aggiudica il Campionato laziale di II divisione. Il suo rendimento cresce stagione dopo stagione così come quello della squadra biancoceleste che nel 1936 riesce a raggiungere la Divisione Nazionale. Insieme a Tambone costituisce una coppia difensiva eccellente e il suo tiro dalla distanza spesso risulta determinante. Nel 1937 la Lazio, unica rappresentante del basket capitolino nella massima serie, conquista un ottimo quinto posto. Dopo sette stagioni a Roma si trasferisce nel 1940 a Napoli per giocare con la squadra universitaria. L'anno successivo entra a far parte della Virtus Bologna con la quale sfiora la Scudetto cogliendo in due stagioni un secondo e un terzo posto. Parte quindi per il fronte russo dal quale ritorna fortunosamente tra mille avventure. Dopo la Liberazione di Roma nel 1944 è tra i protagonisti delle sfide al campo Apollodoro contro le squadre di militari statunitensi di passaggio o di stanza nella Capitale.

In seguito milita nella Libertas con la quale si aggiudica diversi tornei come quello della Città di Teramo. Nel 1946 inizia a scrivere sulle pagine del Corriere dello Sport. Gioca la sua ultima stagione a Napoli per poi cominciare ad allenare. Viene assunto dall'INA, ma continua la sua attività come giornalista e allenatore. Guida l'Italcable e poi nel 1953 la Cestistica Civitavecchia con la quale si toglie parecchie soddisfazioni. Passa quindi sulla panchina della Roma ai primi passi nella pallacanestro. In questo periodo scoppia la sua passione per l'ippica: è gentleman driver per poi diventare in seguito proprietario di una scuderia denominata "Basket". Nel 1956 la Lazio lo chiama alla guida tecnica. Con due consecutive promozioni porta la squadra dalla serie C al massimo campionato, un traguardo raggiunto dopo ben 17 anni di attesa. Immediata è la retrocessione per una squadra che naviga tra mille problemi di ordine economico, ma il ritorno nell'élite è veloce e sino al 1964 la squadra riesce a mantenersi nel basket di eccellenza. Un rocambolesco canestro a fil di sirena decide lo spareggio a favore della Petrarca e la Lazio retrocede subendo psicologicamente la beffa del campo. Seguono così buie e melanconiche stagioni. Al termine della stagione 1966-1967, dopo undici campionati, lascia la panchina biancoceleste. Allenerà in seguito la squadra femminile della Bumor di Roma e la Sebastiani Rieti.