VIRTUSSINI MANCATI

di Roberto Cornacchia e Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

"Divac è stato visto sotto i portici" è la classica frase da fregola estiva per il mercato, ripetuta quasi ogni estate, una volta "credendoci", ultimamente come paradigma delle fantasie che i tifosi sono capaci di alimentare. In realtà, Divac non ha mai intessuto nessuna trattativa per arrivare alla Virtus, nonostante la sua amicizia con Danilovic lo abbia fatto sperare a tanti. Non è facile parlare con precisione di cose che avrebbero potuto succedere ma che poi non si sono mai verificate. Ci proviamo ugualmente, riportando le "trattative famose" saltate ma anche quelle meno note. Tutte le trattative, alcune realmente a un passo dall'andare in porto, altre invece pompate dai giornali o alimentate dagli agenti ma in realtà mai state davvero vicine ad una soluzione positiva, sono "confermate" - se mi passate il termine - da articoli dell'epoca o successivi. Notevole l'aumento di voci e spifferi negli ultimi tempi, non solo per il passaggio da due stranieri a 7, ma soprattutto per il "mercato sempre aperto".

 

Estate 1953

Sandro Riminucci, rivelazione pesarese, convinto dal dirigente Raffaello Zambonelli, disputa un torneo estivo in prova alla Virtus, poi il corteggiamento continua anche l'estate successiva, ma poi verrà strappato, e con quali risultati, dal Borletti Milano che gli fa una proposta economica molto ricca. In quegli anni sempre Zambonelli convince Arnaldo Ninchi, entrato in Nazionale ad appena 17 anni e cugino della famosa attrice Ave Ninchi, che poi rinuncia per darsi anche lui, con successo, al mondo dello spettacolo. Dopo gli arrivi di Canna e Calebotta si vocifera anche di un possibile approdo di Sergio Stefanini, ma poi non se ne fa nulla.

 
Riminucci con il vicepresidente della Virtus Zambonelli
 
 
Stagione 1955/56

Arriva l'egiziano Chaloub al Motomorini e si parla anche di Sami Chelbaya alla Virtus, ma il ragazzo deve finire l'università e non se ne fa nulla.

 
Stagione 1961/62
 
In estate, per Giambattista "Nino" Cescutti, la Virtus è in possesso del nullaosta rilasciato dal Lanco Pesaro al Simmenthal, nullaosta poi trasferiito dalla società milanese alla Virtus in cambio di Sardagna. A Pesaro affermano di possedere il cartellino regolarmente firmato dal giocatore. Alla fine Cescutti rimane a Pesaro.

 

Stagione 1962/63
 
Si parla già dai primi di maggio a ccampionato appena terminato (in realtà la Virtus deve ancora disputare la ripetizione dell'incontro contro la Stella Azzurra Roma), ancora di Giambattista "Nino" Cescutti, che Varese ha appena prelevato da Pesaro. Articoli parlano di fonti attendibili secondo cui sarebbe in procinto di verificarsi uno scambio tra Cescutti e Lombardi. Poi Lombardi resta alla Virtus e Cescutti giocherà per Vraese fino al 1967..

 

 
Stagione 1968/69

Arriva in prova Jim McKean, centro proveniente dalla Washington State University. Gioca amichevoli, ma di quel suo passaggio a Bologna, rimane solo una riga su una pubbicazione: "Giocò a basket a Bologna per una ditta di lavatrici". Potere della sponsorizzazione Candy...

 
 
Estate 1969
Viene annunciato Dave Scholz, proveniente dall'università dell'Illinois, nato il 12 aprile 1948, 2,04 per 105 chilogrammi, con una media punti di 20,5 a partita, undici rimbalzi e autore di 1459 punti in tre anni con la sua, considerato tra i 30 migliori esponenti del basket nazionale, con una posizione che va dal  ventunesimo al trentesimo posto. Poi non se ne fece nulla e arrivò Terry Driscoll. La Virtus organizza un provino all'Acquacetosa a Roma, dove abitava e insegnava Nello Paratore, che sarebbe diventato coach bianconero. Marco Calamai viene scelto, ma rifiuta il passaggio alla Virtus, perché tifoso Fortitudo, dove approda l'estate stessa.
 
 
Estate 1970

Non si sa bene come, giunge in prova Mike Neer, ala bionda dal curriculum modesto. Dopo un mese di provini si capisce che non è il caso e si prende il ben più titolato Doug Cook, che però non lascerà un ricordo molto migliore.

 

Estate 1971

Dopo il pericoloso errore nella scelta dell'americano nella stagione precedente, stavolta si parte per tempo. Prima che la scelta ricada su John Fultz, per un po' di tempo si accarezza l'idea di prendere Ruby Bennett, centro di colore che aveva ben impressionato nel campionato precedente con la maglia del Cecchi Biella.

 

Estate 1972

L'esplosione di Fultz e la ritrovata solidità economica fanno concentrare gli sforzi sul rinfoltimento della pattuglia dei giocatori italiani: si ipotizza di provare a prendere mostri sacri come Ivano Bisson, Giulio Iellini o Massimo Masini o un più accessibile Paolo Bergonzoni ma si sceglie di risparmiare e valutare meglio chi prendere l'anno dopo. Dopo tre sconfitte iniziali, Nico Messina rischia il taglio e giornalisti affermano che è stato contattato Sandro Gamba, allora vice di Rubini all'Olimpia, per sostituirlo in caso di quarta sconfitta consecutiva. Ma la Virtus vince e si rilancia, rinviando l'approdo del coach milanese sulla panca virtussina di una dozzina d'anni.

 

Estate 1973

Dopo due stagioni i rapporti tesi fra Nico Messina e buona parte dei giocatori fa sì che si serchi un nuovo coach. Il primo della lista è Aza Nikolic, in subordine Arnaldo Taurisano, Sandro Gamba, Dido Guerrieri, Sinkovic (che in un certo momento pare il più probabile) e Trevisan. Poi si sceglie la pista americana: Rollie Massimino, coach di successo del college basket americano, ha in tasca un'opzione con la Virtus ma poi si accasa alla Villanova University e al suo posto giunge Dan Peterson dal Cile. Sul versante giocatori, nonostante le aumentate disponibilità economiche, non si acquista nessun giocatore, anzi pure Vittorio Ferracini, che si contava di riscattare pagando una penale, rientra all'Olimpia Milano. La partenza di Tojo fa pensare anche di avvicendare Fultz, cercando un americano sotto canestro; viene chiamato in prova Steve Mitchell, 22enne proveniente da Kansas State University, con un record nella stagione precedente di 23 vinte e 5 perse, il 10 ottobre disputa una partitella in famiglia a porte chiuse ma non convince appieno e i vantaggi che si potevano ricavarne in solidità sotto canestro non fugano il timore di privarsi, lasciando partire John, di un notevole potenziale offensivo. In precedenza in estate era stato provato nel Torneo di Orvieto, giocato in Piazza del Duomo, e in quello di Rimini, Dennis Grey, che negli Stati Uniti aveva giocato con i Los Angeles Stars e con i New York Nets e che poi finirà alla Pallacanestro Milano. A Rimini giocano in prova anche il nazionale messicano, di ruolo guardia Arturo Guerrero, che ritroveremo poi nella stagione 1974/75 come straniero di Coppa in Korac con il Brina Rieti, allenato da Gianfranco Lombardi, e Bruno Iannone, nativo della provincia di Campobasso, ma cresciuto cestisticamente negli USA, prima di tornare in Italia e giocare nella stagione 1973/74 in serie B a Benevento (tornato in America, dopo essersi dedicato all'insegnamento del basket, intraprenderà la carriera di attore di cinema e teatro).

 

Il coach italo-americano Rollie Massimino in una posa plastica: la sua rinuncia fece sì che a Bologna giunse Dan Peterson

 

Estate 1974

Prima ancora della fine del campionato si sparge la voce dell'arrivo di Gurini che viene dichiarato incedibile. Si legge di un possibile scambio, mai portato a termine, di Gianni Bertolotti alla Simmenthal in cambio di Massimo Masini e Mauro Cerioni. Per rinforzarsi sotto canestro Dan Peterson va in America a parlare con Tom McMillen, cosa che significa la rinuncia a Fultz e quindi si cercano esterni con punti nella mani: il sogno sarebbe Charlie Recalcati, e si sparge anche la voce - poco realistica - che Peterson amerebbe riavere Pardo e Herrera, gli aggressivi esterni cileni che aveva allenato con la Nazionale del paese sudamericano.

 

Estate 1975

Nel torneo di Castelfiorentino viene provato Louis Dunbar jr., "Sweet Lou", guardia americana proveniente dall'università di Houston: in proiezione futura o alla ricerca di uno straniero di Coppa, in quanto la Virtus aveva già sostituito Tom McMillen con Terry Driscoll. Dunbar giocherà quella stagione al Federale Lugano con Manuel Raga, per poi passare l'anno successivo, dopo essere stato tra gli obiettivi anche della Lazio Basket, agli Harlem Globetrotters, di cui diventerà una stella per 27 anni, prima da giocatore, poi da allenatore.

 
Estate 1977

Porelli promette un asso straniero e per un po' di tempo circola voce che l'atteso campione sia Dave Cowens, il mitico centro dei Boston Celtics. Ma il sostituto non sarà da meno, trattandosi di Kresimir Cosic, finalmente libero di cercarsi ingaggio fuori dalla natia Jugoslavia e, a quanto pare, strappato proprio ai Boston Celtics.

 

Estate 1978

Porelli sogna di affiancare a Cosic il grande Drazen Dalipagic, ma la federazione jugoslava non dà l'ok. Il sostituto però non è da meno: Jim McMillian.

 

Estate 1980

L'asso americano Spencer Haywood è a portata di mano ma si prende il brasiliano Marquinho. Per la panchina si parla di sostituire il bi-campione Driscoll, lasciato andare via per poche decine di migliaia di dollari di differenza rispetto a quanto chiesto con Giancarlo Primo, appena uscito dalla Nazionale ma si fa la scelta "interna" con Ettore Zuccheri.

 

Estate 1982

Sono disponibili Dragan Kicanovic (che poi andrà a Pesaro) e Mirza Delibasic, ma Nikolic preferisce prendere due giovani americani (Fredrick e Rolle), peraltro senza nemmeno vederli prima (fu Di Vincenzo a scoutizzarli).

 

Settembre 1985
Malcolm Thomas disputa, in prova, il Trofeo Battilani, ma termina lì la sua avventura bolognese.

 

Estate 1987

L'avvocato Porelli si è già messo d'accordo con Ranko Zeravica per far arrivare sotto le Due Torri l'asso slavo Drazen Petrovic che troverebbe in panchina un connazionale come Cosic ad attenderlo, ma salta fuori il Real Madrid con un'offerta irrinunciabile (500mila dollari, più una pizzeria a Zagabria e tanti tanti soldi al Cibona) e il diavoletto croato prende l'aereo per la capitale spagnola.

 

Estate 1989?

Tony Kukoc viene all'Arcoveggio accompagnato dall'agente Mira Poljo e firma un opzione che però non verrà mai fatta valere.

 

Estate 1990

Sarunas Marchulonis accetta le offerte bianconere ma poi, quando in pochi credevano che la Nba l'avrebbe voluto, vola negli States. Durante il campionato, quando ormai pare evidente che sarà l'ultima stagione di Clemon Johnson a Bologna, su SuperBasket circola la voce che il suo sostituto potrebbe essere Bob McAdoo, all'epoca in forza alla Filanto Forlì, che avrebbe potuto formare una coppia di assi irripetibile con Sugar Richardson.

 

Estate 1991

Infruttuosi i tentativi di portare a Bologna due veterani Nba: la stella Reggie Theus e il centrone Edward James. Scott Williams, che ha appena vinto l'anello con Chicago arriva a Bologna, ma dopo le visite mediche, un consulto tra i medici della Virtus e i medici USA, ne sconsiglia l'ingaggio; i tempi di recupero dopo una recente operazione potrebbero infatti allungarsi. Durante il campionato viene provato Irving Thomas ma poi si sceglie di non tagliare Bill Wennington. A dicembre la rivista Giganti del basket parla di un possibile arrivo di Arvidas Sabonis per la stagione successiva.

 

Estate 1992

Carlton Myers ha già firmato ma non accetta di essere parcheggiato per un anno a Livorno e l'affare salta e il riminese firma per la Scavolini. La Virtus risponde ingaggiando Flavio Carera a lungo corteggiato, dopo che sembrava intenzionata a prendere Gustavo Tolotti.

 

Estate 1993

Cazzola vorrebbe Sergio Scariolo come sostituto di Messina che ha appena lasciato la Virtus per la Nazionale, ma il potente sponsor Dorigo pretende Alberto Bucci. Quando Wennington torna in Nba, la Virtus si getta forte su Dino Radja in uscita da Roma e che gradisce l'offerta di Cazzola ma i Boston Celtics offrono un quadriennale da 10 milioni di dollari che porta il croato a esordire in Nba. Si fanno i nomi di Mark West e di nuovo quello di James Edwards, ma giunge Cliff Levingston e quando quest'ultimo smette di giocare per problemi alla schiena, viene contattato Bill Wennington che però rimane in Nba.

 

Febbraio 1994

Il 20 gennaio contro Badalona s'infortuna Danilovic. Con l'idea di un tesseramento a gettone nell'attesa del ritorno di Sasha, a inizio febbraio, nella settimana che precede il derby, la Virtus chiama in prova Joe Harvell, che sta giocando nel Badayoz, serie B spagnola. Un atleta molto fisico, che nell'estate precedente ha disputato un paio di camp NBA, con i New Jersey Nets e i Denver Nuggets. Dopo un paio di giorni di allenamento riparte e in società si decide di andare avanti senza sostituti.

 

Novembre 1994

Binion sta giocando male, la Virtus chiama in prova, in vista di un eventuale taglio per il campionato (Joe rimarrebbe comunque per l'Euroclub), Kenny Williams, ala forte con un esperienza di qualche stagione agli Indiana Pacers, prevalentemente allenato da Bob Hill. Il giocatore arriva a Bologna, ma vorrebbe firmare un contratto senza alcun provino. La Società, che già era moderatamente convinta dell'operazione, rinuncia e procede con Binion. Williams si accasa a Forlì dove resterà per qualche anno.

 

Estate 1995

Ancora Carlton Myers: Cazzola spara alto, ma l'Emiro ancora di più. Sembra imminente l'arrivo di Walter Berry, già in Italia a Napoli e nelle ultime stagioni in Grecia, poi invece arriva Woolridge

 

Stagione 1996/97

Durante il campionato si ipotizza per l'anno seguente l'arrivo di Mike Iuzzolino. Arriva in ottobre, come eventuale sostituto dell'infortunato Galilea, Billy Joe Williams, play-guardia americano di passaporto francese, con una lunga militanza nel campionato transalpino. Dopo due allenamenti la Virtus rinuncia a tesserarlo.

 

Stagione 1997/98

In estate, SuperBasket dedica un'intero articolo alla voce che vorrebbe Dennis Rodman accasarsi alla Virtus. Gregor Fucka, nonostante l'intesa raggiunta dalla Virtus con la Stefanel, rifiuta di giocare assieme a Zoran Savic; Dimitris Papanikolaou, poco prima di natale, ritorna all'Olympiakos dopo che per mesi si era allenato con la Virtus in attesa dell'esordio in bianconero. Per ovviare alla sua partenza la Virtus cerca Franco Ferroni, ma un suo infortunio fa saltare la trattativa e la società bianconera decide di proseguire con gli uomini rimasti a disposizione (poi qualche settimana dopo arriverà Matteo Panichi).

 

Stagione 1998/99

Peja Stojakovic, a lungo conteso tra i due litiganti Virtus e Olympiacos, alla fine sceglie i Sacramento Kings; Cazzola porta Dirk Nowitzki a cena da Benso ma il giovane tedesco sceglie - col senno di poi decisamente a ragione - la strada della NBA; arriva in prova, nel mese di giugno, Sean Marks, lungo neozelandese di passaporto inglese, che non si fermerà a Bologna, per poi tornarvi ad inizio febbraio 1999 come giocatore da utilizzare in allenamento; intraprenderà poi una lunga carriera in Nba e disputerà due olimpiadi e un mondiale con la sua nazionale; il 22 luglio fa un provino di 40 minuti al Cierrebi Mihailov Pesic, nato a Dublino da madre irlandese e padre serbo; il tedesco Henning Harnish non accetta un annuale perché vuole un biennale e poco tempo dopo annuncia il ritiro; Pat Garrity rimane in Nba così come Milan Gurovic viene soffiato dal Barcellona, nonostante la firma di un precontratto. Per sostituire Zarko Paspalj, il cui contratto fu rescisso a dicembre, si fecero i nomi del quasi 38enne Thurl Bailey, una lunga carriera Nba, prima di approdare in Italia a Cantù e Milano e nuovamente di Sean Marks.

 

Stagione 1999/2000

Gianluca Basile viene soffiato all'ultimo momento dalla Fortitudo, quando ormai sembrava una trattativa chiusa. Già nella stagione precedente, nel mese di gennaio la Virtus era stata molto molto vicina all'acquisto di Basile da Reggio Emilia, ma i bianconeri non vollero privarsi di Dan O'Sullivan, ambito dai reggiani, per non ridurre il roster di Eurolega; la società bolognese provò a offrire Silvio Gigena, Claudio Crippa e soldi, ma alla fine l'affare, che sembrava ormai concluso, sfumò. Nel corso della stagione si ipotizza di sostituire il deludente Saulius Stombergas con Eurelius Zukauskas, Zan Tabak e DeMarco Johnson. A inizio marzo viene provato Pavel Englecky, un diciottenne ceco di 208 cm,  in vista di un suo possibile impiego futuro come comunitario. Ad aprile si ipotizza di tagliare, per motivi fisici, sia Danilovic che Rigaudeau, si contatta allo scopo Matt Santangelo ma poi il tagliato è Stombergas per far posto a Darnell Mee.

 

Stagione 2000/01

Ennesimo scontro di mercato tra bolognesi: Seragnoli la spunta con Andrea Meneghin e la Virtus vira sulla seconda scelta Manu Ginobili; Madrigali dichiara alla stampa interesse per Arvidas Sabonis, non corrisposto. Durante l'estate Messina va a Chicago a seguire il draft Nba e si sparge la voce che ci vada per parlare con Tony Kukoc (sul quale si scrive che la Virtus abbia spuntato una seconda inutile opzione) e/o Dragan Tarlac. Girano anche i nomi del veterano Nba A.C. Green, Alessandro De Pol, Pepe Sanchez, Stojko Vrankovic, Daniel Santiago e Dan Langhi. Fino a quando non viene rinnovato Rigaudeau, si parla ancora di Matt Santangelo e più avanti, dopo il ritiro di Danilovic, l'infortunio di Bonora e il doping di Sconochini viene provato Justin Love.

 

Stagione 2001/02

Si punta a Carlos Delfino, nella speranza di bissare il colpaccio di Ginobili ma anche stavolta la spunta Seragnoli. Quando l'infortunio a Griffith si rivela di alcuni mesi si contattano Duane Causwell e Ruben Wolkowysky.

 

Stagione 2002/03

A ottobre arriva, per essere utile in allenamento nel reparto lunghi, il bosniaco Slaven Markovic. Il primo colpo del nuovo general manager Lombardi sembra Kaspurs Kambala, pivot lettone, autore di 30 punti a Bologna con la maglia dell'Efes nella sofferta vittoria della Kinder il 28 marzo, ma l'affare sfuma. Kambala poi andrà nei guai con la cocaina e durante il periodo della squalifica, in attesa di tornare al basket, si dà al pugilato disputando 4 incontri. Nello stesso periodo si fa il nome della guardia Jiri Welsch. Con l'arrivo in panchina di Tanjevic si fa subito il nome del suo pupillo Dejan Bodiroga; Grigorji Khyznjak, centrone ucraino destinato a rimpiazzare Griffith, ha già un accordo triennale che però il club d'oltre cortina fa saltare; per Andrea Meneghin si profila un clamoroso salto del fosso che però non si concretizzerà; sui quotidiani appare anche il nome di Raja Bell; vengono provati O'Connor, Niebling ed Escudero; paiono tornare in auge Dan Langhi e poi Antonio Granger; si legge di Ariel McDonald, Alessandro Pecile, Darryl Middleton, Boris Gorenc, Nikola Radulovic, Kevin Salvadori, Giorgios Karagoutis, Nikos Hatzivrettas, Tim Nees, Boris Diaw, Mickael Pietrus, Raja Bell, Melvin Booker, Hurl Beechum e anche, sebbene già ritirato da un anno, Vinny Del Negro. Dopo il cambio in panchina e l'arrivo di Bianchini si parla nuovamente del ritorno di Antonio Granger o dell'arrivo di Aj Guyton che in realtà giungerà solo nel 2004.

 

Stagione 2003/04

È la tragica estate, Sergio Scariolo viene ingaggiato assieme ad altro staff tecnico ma poi la situazione precipita e ancora una volta la sua strada non si incrocia con quella della Virtus. Il coach bresciano in un intervista dirà che, se la squadra fosse stata riammessa alla Serie A, non solo sarebbero rimasti David Andersen, Smodis e Belinelli, ma c'era già un accordo di massima con "Baby Shaq" Schortsanitis, Rodney Buford, Matteo Soragna e Laurent Foirest. Dopo il salvataggio di Sabatini, la squadra viene fatta in fretta e furia e completamente rivoluzionata a stagione in corso, col roster che chiude il campionato completamente rivoluzionato rispetto a quello che l'aveva iniziato. Passano talmente tanti nomi: in prova a gennaio arriva Mike Wiatre, amico di McCormack, poi si cerca di arrrivare come play a Stefano Rajola, Leonardo Busca, Claudio Coldebella, l'italo americano Mike Iuzzolino, e gli americani Dixon Malik, Joe Crispin, Mateen Cleaves e Bryce Drew (di passaporto italiano, tagliato dall'Nba). Per il ruolo di guardia Marko Popovic, croato inforza al Valencia, Hugo Sconochini e l'americano Lynn Greer. A marzo arriva per allenarsi qualche giorno in prova Michael Hawkins.

 

Stagione 2004/05

In estate, dopo l'arrivo di Bdezic, si parla di Kenan Bajramovic, bosniaco con lo stesso procuratore di Mirza, poi di maurice Carter, classe 1999, uscito nel 1999 da Louisiana State. Durante l'anno si fa il nome di Davide Bonora per sostituire l'infortunato Daniele Parente ma Pesic, l'allenatore di Roma, dopo un iniziale assenso cambia idea e il Pando rimane nella capitale. Danny Miller, un 4 di 204 centimetri e 24 anni, dotato di passaporto italiano, in uscita dall'Asvel Villeurbanne, cresciuto a Notre Dame e già visto in prova a Varese l'anno precedente, diventa tra i possibili obiettivi a gennaio, quando si ipotizza anche un ritorno di Scarone. A febbraio arriva in prova per qualche giorno la guardia argentina Leandro Palladino.

 

Stagione 2005/06

Carlton Myers, per la terza volta c'è la possibilità che diventi virtussino ma Sabatini dirà: "Non ce la siamo sentita di farlo diventare un uomo Virtus. E non certo per problemi economici, l'accordo di massima era stato raggiunto". Romain Sato è a un passo dalla firma ma l'affare non si conclude per dubbi sul suo stato fisico: al suo posto arriverà Carl English. Luca Garri rimanda il suo approdo in bianconero di un paio d'anni; nomi che vengono fatti dalla stampa sono quelli di Britten Johnsen, Pero Antic ed Elton Brown; durante il campionato viene rilevato il contratto di Armands Skele che però non verrà mai tesserato, si blocca Glen McGowan per l'anno seguente e verso fine stagione si allena con i bianconeri  il lettone Gints Antrops, che nel 2004 ha firmato un quinquennale con la Virtus, prima di essere prestato a Trapani; con Di Bella infortunato e Rodilla in crisi si parla di Aleksandar Capin, Will Bynum, Andre Barrett, Blake Stepp, Rod Strickland e Ed Cota ma il prescelto sarà Morovic; i guai fisici di Lang fanno pensare a Elton Brown; quando l'ex Charles Smith viene rilasciato dai Denver Nuggets gli si fa una buona offerta, inutilmente; viene provato il lungo polacco Krzystof Mroz; alla vigilia dei p.o., su invito di Sabatini, Bertocchi telefona a Marko Jaric per sapere se vorrebbe tornare, facendo finta che i residui 38M$ del suo contratto Nba siano un problema sormontabile; rottosi Bluthenthal si fanno i nomi di Sklovos e Maraker, prima che la scelta ricada su Gioulekas; infine Alessandro Abbio vorrebbe chiudere la carriera con la V sul petto, ma la società non si dimostra interessata e lui definisce questa "una scelta senza cuore".

 

Stagione 2006/07

Glen McGowan non si presenta al raduno perché pretende un aumento, viene mandato in una squadra turca; Simone Bagnoli viene annunciato da Markovski ma non arriverà mai; tra i nomi spesi dalla stampa Nate Green, Uros Slokar, Luca Vitali, Vrbica Stefanov, Nemanja Miljkovic, Milton Palacio, Kevinn Pinkney, Sam Clancy, Pervis Pasco, Michael Bradley e Sam Hoskin; quest'ultimo ad aprile firma ma non si presenterà mai a Bologna, la Virtus farà causa e le verrà corrisposto un indennizzo di 45.000; inizia una "guerra" estiva con la Fortitudo, come ai tempi di Cazzola vs Seragnoli, ma ha la meglio la Fortitudo su Bluthenthal, Cavaliero e Janicenoks; mancati arrivi anche nel settore tecnico e in quello dirigenti: annunciato un mai visto Damon Archibald, proveniente da Iowa State che doveva fare l'assistant coach e Dan Gay in un ruolo dirigenziale che però non se la sente di tornare a Bologna con dei colori diversi; durante la stagione pare che stia per tornare Jeremy Veal ma gli viene preferito Ilievski; finale di stagione con ben 4 arrivi, tra i nomi fatti c'è Kostas Vasileiadis.

 

Stagione 2007/08

Gianmarco Pozzecco ha già dato il suo ok quando un sms di un amico gli fa cambiare idea, chissà cosa avrebbe combinato assieme al patron Sabatini; Pooh Jeter, Melvin Booker, Randolph Childress, Kiwane Garris, Scoonie Penn, Aaron Miles e Elmer Bennett piacciono a Pillastrini ma non a Sabatini che preferisce prendere Conroy; Michel Morandais firma ma poi preferisce il Barcellona; Alain Digbeu vorrebbe venire ma l'Alicante non dà l'ok; si leggono anche i nomi di Mukubu, Shaw, Langford, Armands Skele e David Vanterpool Durante il campionato si accende una diatriba con Milano per Drake Diener, che poi finirà a Siena. Si fanno i nomi di Kevin Pinkney, Hector Romero, Marco Killingsworth, Donatas Slanina, Ryan Hoover, Lionel Chalmers e Arthur Johnson.

 

Stagione 2008/09

Will Bynum sfrutta la Nba-escape accasandosi ai Detroit Pistons; per la sua sostituzione si fanno i nomi di Jason Williams, Dan Dickau e di nuovo Melvin Booker; nonostante la dichiarata non disponibilità del giocatore, Sabatini per settimane fa offerte via stampa a Gianluca Basile; si legge anche di una sontuosa offerta a Marcus Goree. Si leggono i nomi di Drake Diener, Marques Green, Devin Smith, Aaron Miles, Nana Mensah-Bonsu, DaShaun Wood, Pascal Roller e Marcelinho Huertas, che poi si accasa alla Fortitudo. Tra gli italiani si fanno i nomi di Michele Antonutti, Luigi Datome e Nicolò Melli, mentre Gianluca Basile, conteso anche dalla F per un clamoroso ritorno, rifiuta l'offerta di Sabatini e resta a Barcellona.

 

Stagione 2009/10

Maurice Taylor, di fronte ai cui tentennamenti Sabatini augura una "buon fine di prestigiosa carriera"; a seguito dell'infortunio di Andre Collins, per alcuni giorni Hollis Price sembra il favorito ma poi gli si preferisce Scoonie Penn. Durante la stagione Zoran Erceg viene annunciato sul sito ufficiale e smentito il giorno dopo, e si fanno i nomi di Darius Washington, Milos Vujanic, Jaka Klobucar e Mire Chatman come sostituti dell'infortunato Koponen, Korolev e Keith Langford per Moss e Andre Hutson e Radoslav Rancik per Hurd.

 

Stagione 2010/11

La stagione precedente si era chiusa con la promessa di Sabatini di saccheggiare il roster Cantù, per ripicca verso il trattamento subito durante i playoff. Per mesi vengono fatti i nomi dei vari Manuchar Markoishvili, Marty Leunen e Jerry Green, invano, come per Cenk Akyol, Jim Thomas, Nicolò Melli, Gabriele GanetoA.D. Vassallo. Per il giovane Andrea Renzi è invece fatale il non aver risposto subito di sì: non viene più cercato. La guardia a lungo cercata assume di volta in volta le fattezze di J.C. Carroll, Kenny Hasbrouck, Aubrey Coleman, Gerald Fitch, Patrick Mills, Pargo, Yotam Halperim, Jon Scheyer e del cavallo di ritorno Charles Smith: alla fine arriva l'ala Winston. Per sostituire il fuggitivo Kemp si fanno i nomi di Morris Finley, di nuovo Scheyer e Omar Thomas fino a quando non rimane solo Folarin Campbell a contendere a KC Rivers l'ingaggio. Poco prima dei play-offs viene messo sotto contratto l'ala americana Austin Nichols e tesserata ma non verrà mai impiegata. Quando Amoroso viene messo fuori squadra, rimbalza la voce che a sostituirlo possa essere Roman Gonzalez.

 

Stagione 2011/12

La stagione precedente non era ancora terminata che già si erano sentiti i nomi di Andrija Gavrilovic, Attilio Caja, Tomo Mahoric e Luca Bechi per la panchina che poi diverrà di Finelli. Per il ruolo di lungo italiano si torna a leggere il nome di Andrea Renzi, di un improbabile ritorno di Andrea Crosariol e di un altrettanto improbabile arrivo di Sandro Nicevic. Quando Sanikidze non accetta il rinnovo alle cifre proposte si parla di una sua cessione, ipoteticamente sostituito da giocatori come Jumaine Jones, Maurice Evans, Giacomo Galanda o Alessandro Cittadini. Si approccia senza successo l'ex Alan Anderson, così come Ebi Ere che secondo Stadio rifiuta un'offerta di 300mila $ e Bootsy Thornton. Benjamin Eze raggiunge l'accordo per uscire dall'oneroso contratto con Milano ma poi la sua richiesta di 4 biglietti aerei (per un totale di 25.000 € circa) fa innervosire Sabatini ma contrariamente a quanto si crede, non è questo che fa arenare la trattativa, che infatti prosegue ancora per giorni: secondo Sabatini farà pendere l'ago della bilancia verso il no il fatto che Eze non telefoni mai a Finelli per avere informazioni sul suo impiego. Altri nomi che si leggono sui media sono quelli di James White, Chris Warren, Bostjan Nachbar (che smentisce), Ruben Douglas, Jason Kapono, David Hawkins e Jermaine Taylor. Il protrarsi del lock-out Nba rende avvicinabili giocatori Nba di alto livello ma Sabatini dichiara fin da subito che non prenderà in considerazione i giocatori che vogliono la Nba-escape. Prima della strombazzatissima trattativa con Kobe Bryant, vengono offerti (e rifiutati) Corey Maggette, Omar Casspi, Jerry Stackhouse e Wilson Chandler mentre si fanno eccezioni per giocatori dal passaporto italiano come Carlos Delfino (che declina) ma soprattutto Manu Ginobili, il quale si dice disponibile, nel caso, a giocare solo a Bologna. Durante la stagione viene cacciato Jared Homan per aver colpito con un pugno coach Finelli e, fra i suoi possibili sostituti, vengono nominato Leon Radosevic, Benjamin Ortner (per il quale Cantù chiedeva un buy-out), Artsiom Parakhouski, Nikoloz Tsikishvili, Vladimir Golubovic, Ratko Varda, Jarvis Varnado e Martynas Andriuskevicius.

PRIMA O POI PREPARERO' UN DETTAGLIATO RESOCONTO DELLA LUNGHISSIMA TRATTATIVA CON KOBE BRYANT.

Durante la stagione, a seguito della cacciata di Homan per il pungo a Finelli, si fanno i nomi di Ratko Varda e Vladimir Golubovic.

 

Stagione 2012/13

Un mercato con un occhio particolare al risparmio, se è vero che coach Finelli si paga il biglietto aereo di tasca sua per andare a visionare prospetti interessanti alla Summer League. Gli iniziali sondaggi per Dejan Ivanov e Nihad Djedovic non vanno a buon fine; Matt Janning viene subito indicato come prima scelta ma prima ci prova in Nba e poi firma per Siena come straniero di coppa; Andre Smith viene cercato ma preferisce farsi ammaliare dalle facoltose sirene russe; per alcune settimane sembra che Gigi Datome si faccia convincere dagli amici Poeta e Gigli ma resta a Roma; si legge di Jonathan Gibson nome forse fatto circolare solo per "spingere" Poeta a ridurre le pretese contrattuali; si dimostra interesse per Matt Howard, Xavier Silas e Terrico White; si parla di Daniele Cavaliero, con l'intenzione di arricchire il parco italiani e puntare al premio della Lega; si tentenna a lungo con Luca Vitali per il rinnovo, ma alla fine vi si rinuncia; si legge di un'offerta fatta a Phil Goss che invece andrà a Roma; Gerald Fitch piace a Sabatini che vorrebbe un giocatore pazzerello ma costa assai; Uros Tripkovic si dice interessato ma poi vuole un'escape per l'Eurolega e alla fine si accasa in Spagna; Juan Fernandez, possibile prestito da Milano, viene provato ma rispedito al mittente; si parla anche di Amedeo Tessitori ma chiede troppo e va a Sassari; Sabatini dice di aver trattato per un mese con l'ex-bandiera fortitudina Stefano Mancinelli; ad un certo punto sembra quasi fatta per JR Bremer; si legge di sondaggi per Antwain Barbour, Ronald Dupree e Kyle Weaver. Altri nomi letti sui giornali sono quelli di Jason Rich, Tamar Slay, Jeffrey Brooks, Leonardo Mainoldi, Christos Tapoutos, Stephane Lasme, Chris Warren, Malcom Delaney (negato da Finelli, a ulteriore dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che molta è farina del sacco dei giornalisti), Rashad Anderson, Andrew Rautins, Tony Mitchell, Vladimir Dasic e Alex Acker. Durante la stagione, quando si paventa il taglio di Steven Smith, circola il nome dell'argentino Matias Bortolin come possibile sostituto. In febbraio parte Minard e per sostituirlo si fanno i nomi di Marcus Eliot Williams, Justin Ray Giddens (in LegaDue a Brescia), Dionte Christmas e Terrnece Roderick (in LegaDue a Forlì), ma alla fine si fa con il neo arrivato Andusic. A inizio marzo so ferma Poeta per infortunio e si fa il nome di Curtis Jerrels, ma poi arriva Jacob Pullen.

 

Stagione 2013/14

Nell'estate del passaggio dalla gestione-Sabatini a quella di Villalta, per lungo tempo tiene banco la risoluzione dei rapporti con Poeta e Gigli, entrambi con corposi pregressi ancora da incassare. Appaiono i nomi di Marko Scekic, Scottie Reynolds, Charles Ramsdell, Kim English, Robbie Hummel, Michael Umeh. Per lo strategico ruolo di playmaker si fa a lungo il nome del campione NCAA Peyton Siva, che poi siglerà coi Detroit Pistons. Poi si legge di Jelel Akindele, David Lighty, Jan Clark prima di firmare, dopo una complessa trattativa (avendo il giocatore firmato in precedenza per Venezia), il playmaker ex-MVP di LegaDue Casper Ware, dalle caratteristiche diametralmente opposte a quelle di Siva. Manca ormai solo il back-up del centro e si fanno i nomi di Janar Talts, del cavallo di ritorno Diego Fajardo, del logoro Denis Marconato, dell'irraggiungibile Kenan Bajramovic, dell'ex-Virtus Roma Alexander Czyz e dell'esperto Dejan Ivanov. Nel frattempo si aggrega, in prova per un mese, il serbo Aleksandar Petrovic, che prenderà altre strade al termine di tale periodo. Sembra si voglia percorrere la strada del passaportato e si parla di David Chiotti e Joe Trapani, ma poi si devia su un lungo di passaporto meno costo e prima di inchiostrare Jordan si sentono i nomi di Mindaugas Katelynas, Eric Boateng e Vernon Goodridge. Quando Bechi viene esonerato per far posto a Valli, si cercano un playmaker e un lungo. Per il primo ruolo si parla di Jerry Smith e Andre Collins ma anche di Allan Ray e l'improponibile Sani Becirovic, difatti smentito dalla società, mentre per il secondo si conclude subito con l'ex-gioatorei di Valli Ndudi Ebi. Quando si rompre, per lui stagione finita, Imbrò, corre il nome di David Cournooh.

 

Stagione 2014/15

Non bastano le fin da subito dichiarate ristrettezze economiche a impedire il fiorire di nomi sui possibili arrivi: siamo ai primi di maggio che già si legge il nome di Kenny Gabriel. Ma il primo nodo da sciogliere è quello del coach: sui media si sente parlare di Paolo Moretti, Piero Bucchi, Alessandro Ramagli, Zan Tabak, Marco Crespi e Sasha Djordjevic, prima del definitivo rinnovo di Valli. Inizialmente si parla soprattutto di giocatori italiani: Luca Campani, in alternativa al compagno di squadra e reparto Mazzola, Brian Sacchetti e Marco Cusin ma anche di Mick Kabongo, Alex Legion e Carlon Brown. Poi mentre Hardy esce dal contratto, Walsh si allontana e Gaddefors si libera, si legge di Russ Smith, Marcello Toppo e Rodney Green. Certa stampa insiste sul ritorno di Angelo Gigli mentre, per problemi economici, per un po' si parla pure di mettere in squadra il prodotto delle giovanili Cattapan. A quintetto ultimato si cerca un esterno esperto e con punti nelle mani: si parla di BJ Elder e Kyle Weaver, prima di mettere nero su bianco con Hazell. Quando a novembre viene risolto contrattualmente il rapporto con Portannese, si leggono i nomi di Giuliano Maresca e dell'ex-prodotto del vivavio virtussino Gabriele Spizzichini come possibli sostituti.

 

Stagione 2015/16

Dopo la buona stagione precedente si cerca di confermare il maggior numero di giocatori possibile, partendo da capitan Ray. Ci si prova anche con Okaro White e con Jeremy Hazell, che a un certo punto dichiara alla stampa che il rinnovo è fatto al 90% (nonostante la vulgata lo voglia in realtà non amato da Valli che avrebbe fatto poco per trattenerlo), ma il buon campionato li ha lanciati e hanno offerte migliori all'estero. Causa un mercato chiuso abbastanza presto sono poche le voci di mercato: fanno eccezione il paventato ritorno di Matt Walsh, il pretoriano di Valli Ndubi Ebi, Rapahell Gaspardo il cui accordo viene definito quasi fatto, Jamir Wilson, Chris Johnson, Levi Randolph, DJ Newbill e Rion Brown. Quando Ray va sotto i ferri si fanno i nomi dei suoi possibili sostituti: l'ex capo cannoniere Tony Mitchell, Dionte Christmas, John Holland, Andre Dawkins, Julius Jenkins, Darius Johnson-Odom e Jerome Dyson che secondo voci sarebbe stato scartato (Valli dirà più tardi che invece non fu preso per il costo, a sua volta smentito dalla dirigenza). L'arrivo di Fells consuma l'ultimo visto disponibile quindi dopo il suo ingresso in squadra si possono ingaggiare solo giocatori già vistati da altre squadre: si ipotizza lo scambio con Torino Ian Miller-Pendarvis Williams ma quest'ultimo si infortuna e non se ne fa nulla, si parla di Roko Ukic, Bryon Allen, Deividas Dulkys, Zoltan Perl, Alex Urtasun e Chris Goulding. Intanto anche la panchina di Valli scricchiola e si ipotizza l'arrivo di Luca Dalmonte al suo posto, contestato preventivamente da una parte della tifoseria. Davide Varrone viene aggregato alla squadra, dopo l'infortunio di Cuccarolo, ma, in vista della stagione, gli viene preferito Fabiani.

 
Stagione 2016/17

In un mercato rallentato dall'attesa della certezza della serie in cui si gioca, vengono fatti i nomi di molti ex-prodotti del vivaio virtussino quali Alex Ranuzzi, Riccardo Moraschini, David Brkic ed ex come Marco Portannese. Altri nomi letti sulla stampa, ma probabilmente associati alla Virtus solo perché allenati da Ramagli l'anno prima, sono Dane Diliegro e Mattia Udom. Definito il drappello degli italiani l'attenzione si concentra sugli stranieri: l'ex-fortitudino Ed Daniel smentisce le voci che lo riguardano manco fosse Basile, poi si leggono i nomi di Ravyonte Rice, Derrick Marks, Jeremy Ingram, Bryon Allen, Preston Knowles ed Ebi Ere prima della firma di Umeh. Si ipotizza che resti Michele Vitali, che ha una scrittura privata che lo vincola alla Virtus anche per la seconda stagione, ma poi approda a Brescia. Stessa sorte per Allan Ray, a cui però non viene chiesto di restare e si trova una risoluziione consensuale. In agosto il nuovo americano Kenny Lawson tarda ad arrivare, perché gli uffici CONI sono chiusi "per Olimpiadi", e allora la Virtus ingaggia per qualche settimana Peter Iwendiebo Olisemeka, lungo nigeriano. Durante il campionato, grazie alle disponibilità economiche derivanti dalla sottoscrizione dell'aumento di capitale e vedendo la concreta possibilità di cercare la promozione al primo anno, si decide rinforzare il roster in vista dei play-off: prima della scelta di Stefano Gentile vengono fatti i nomi di Marco Giuri e Marco Spanghero.

 

Stagione 2017/18

Dopo che per buona parte della stagione precedente si era letto di possibili sostituti di Ramagli nel caso - poi non verificatosi - di mancata promozione con Banchi, Moretti, Bucchi o Esposito e addirittura si era letto di Antonio Cappellari in qualità di presidente operativo, si opta per la conferma di buona parte del roster dell'anno precedente. Durante il campionato si ipotizzano Recalcati, Pancotto, Bucchi ed Esposito in caso di esonero del coach, nonché di Banchi per la stagione successiva. Con Zanetti disposto a spendere sembra che la Virtus sia coinvolta in tutte le trattative in essere: prima ancora che si sia conquistata la promozione sul campo si legge di Luca Vitali, Marcus Landry, Marco Cusin, Kyrylo Fesenko e di Daniele Baiesi nell'area tecnica ma intanto si deve rinunciare a Spissu, nonostante la forte volontà di confermarlo, perché Sassari ne pretende il rientro. Si annuncia Raffaele Ferraro come responsabile marketing ma poi, dopo un paio di mesi, sarà lo stesso interessato a dichiarare che il suo rapporto con la Virtus non è mai veramente iniziato. Poi la stampa spende i nomi di Chris Roberts, Amedeo Della Valle, Tyrus McGee, O.D. Anosike, Ryan Arcidiacono, Marco Giuri, Jake Odum, Eric Maynor, Samardo Samuels, Dominic Waters, Danuel House. La Virtus sceglie per il ruolo di pivot Shane Lawal ma, dopo le visite mediche, non viene ritenuto idoneo. Prima di virare su Slaughter si parla di Colton Iverson, Joey Dorsey, Henry Sims, Alex Stephenson, Larry Sanders e si legge che sarebbero stati proposti Loukas Mavrokefalidis, Dejan Musli, Rakeem Christmas, Alex Poythress e perfino Andrea Bargnani. Si comincia a fare il nome di Christian Burns prima ancora che acquisisca lo status di Italiano, dopo diventa una telenovela col giocatore ripetutamente interpellato dalla stampa vista l'apparente situazione finanziaria critica di Cantù. Fin dall'estate si dice di voler aspettare a chiudere il roster con il "4", anche per capire se davvero è quello il tassello mancante: diventerrà il tormentone del campionato virtussino, dirimendo i tifosi tra chi comprende la scelta societaria e chi la rinnega, invocando ad ogni sconfitta la mancata chiusura del roster. I nomi che si leggono sono inevitabilmente tanti: Edo Muric, Justin Doellman che verrà "riproposto" anche al termine del suo contratto a gettone in Turchia, Robbie Hummel, Kyle Wiltjer, Tyler Cavanaugh. Damian Rudez, Shawne Williams, Anthony Morrow, Chase Budinger, Derek Willis, Tim Quarteman, Jonathan Holmes, Quincy Miller, Austin Daye, Ryan Kelly, Dominique Archie, Devin Oliver, Maurice Ndour, Julian Wright, Deron Washington (di cui un giornalista che era già stato firmato e l'accordo saltato solo per cambio d'idea di Torino), Lamar Patterson, Malcom Miller, Hollis Thompson, Jonas Maciulis e Scotty Hopson. All'esclusione dal roster di Rosselli si legge del possibile ritorno di Simone Fontecchio e Andrea La Torre. Poi dopo l'arrivo di Filippo Baldi Rossi cominciano a circolare anche nomi di playmaker come Tyrese Reece, Beno Udrih, Bryon Allen, Andrea Cinciarini e perfino Keith Langford. Nemmeno i ruoli dirigenziali vengono risparmiati: già a febbraio si parla di Alberani, Trainotti e Coldebella al posto dell'uscente Trovato.

 

UN ALTRO CESTISTA EGIZIANO IN ITALIA?

Si tratta di Sami Chelbaya che interessa la Virtus-Minganti

di Alberto Curro - Stadio - 04/09/1955

 

Tra Alessandria e il Cairo, in treno abbiamo incontrato il cestista Sami Chelbaya. Avevamo lasciato Chaloub da due o tre ore soltanto, nel pomeriggio. Chelbaya stava in uno scompartimento tutto solo: era lungo disteso sui sedili, un giornale fra le mani. Stava leggendo le vicende delle trattative su Cipro. Lo vedevamo attraverso il vetro della porta  e lo raggiungemmo.

- Si interessa anche di politica? - gli chiedemmo.

- Oh salve... - rispose.

Poi si alzò, ci strinse la mano e continuò:

- È l'abitudine. Quando sto troppo in riposo, durante le vacanze, seguo, in mancanza di sport, la politica; un ambiente sempre in ebollizione...

- Senta Chelbaya. È vero che giocherà in Italia, nelle file della Virtus-Minganti di Bologna?

- Se proprio ci tiene a saperlo, le dirò che per ora è più "no" che "si"... Ho troppi interessi qui in Egitto, per trasferirmi a Bologna. Con ciò, non è detto che non mi piacerebbe difendere i colori della Virtus-Minganti, anzi...

- Allora?

- Ecco sono ormai agli sgoccioli della mia carriera universitaria; ne ho solo per un anno al politecnico. E s'intende, ci tengo a laurearmi senza perdere tempo.

- E per quel che riguarda la Virtus Minganti?

- Credo, in definitiva, che se ne potrà riparlare l'anno prossimo, a laurea conseguita... Anche se proprio non mi dispiacerebbe trasferirmi a Bologna dove a giorni sarà l'amico Chaloub.

Per i tifosi virtussini dunque niente egiziano per quest'anno.

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Lo sconosciuto Neer, provinato ma non firmato (foto tratta da Giganti del Basket)

 

MA CHI È QUESTO NEER?

di Bill Mokray - Giganti del Basket - ottobre 1970

 

I talent scouts di tutt'America si sono sbellicati dalle risa per gli ultimi ingaggi conclusi dalle squadre europee negli Stati Uniti con ingaggi del tutto spropositati al valore dei giocatori in questione. Ha destato particolare clamore la scelta dell'allenatore della Virtus Bologna Tracuzzi, che s'è portato in Italia un certo Mike Neer, 6 piedi e otto della Washington e Lee University. Quando lo hanno saputo, gli scouts americani, stupitissimi, si sono chiesti: "Ma chi è mai questo Neer? Mai sentito nominare..". Poi per scrupolo sono andati a rovistare nelle loro carte e hanno scovato il nome di Neer al duecentosedicesimo posto fra le scelte dell'NBA, al quindicesimo fra quello dei Cincinnati Royal! Avrà sbagliato Tracuzzi o avranno sbagliato i talent scouts americani?

DENNIS GREY

Dennis Grey nel Torneo di Orvieto

Una foto storica al Torneo di Orvieto: la prima con il marchio Sinudyne. Con il 12 Grey (foto fornita da Claudio Corticelli)

 

Iannone e Guerrero provati nell'estate 1973 al torneo Trilly di Rimini

Guerrero in Maglia Sinudyne al torneo Trilly di Rimini (foto fornita da Claudio Corticelli)

 

Steve Mitchell con Massimo Antonelli

(foto inviata da Giorgio Moro)

 

STEVE MITCHELL

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Nell'estate del 1973 arriva come allenatore Dan Peterson, ma tra i giocatori non c'è più Ferracini e la sua vicenda è il giallo dell'estate. La Virtus pretendeva di farlo giocare nelle sue file, in quanto proprietaria del cartellino, facendo quindi riferimento al diritto privato della giustizia sportiva; Milano con la certezza di averlo nel suo schieramento, vantando una scrittura privata e quindi rivolgendosi al diritto pubblico della giustizia ordinaria. Il caso occuperà le pagine dei giornali fino alla immediata vigilia del campionato. Il 24 ottobre il tribunale è chiamato a una decisione importante, anche se non decisiva, perché l'ultima parola spetta alla Federazione; risulta chiaro però che il verdetto che uscirà dalle aule di giustizia in questa data influenzerà anche la giustizia sportiva. All'immediata vigilia dell'udienza, le due società si accordano e Tojo passa all'Innocenti per 80 milioni e una promessa di giocatori che dovrebbero passare dall'Olimpia alla Virtus nella stagione successiva (giocatori che poi non arriveranno). Il caso sembra chiuso, anche se bisogna affrontare il reclamo di Ignis e Forst che non gradiscono il rafforzamento della rivale a mercato ormai chiuso.

Nel frattempo la Virtus aveva anche pensato di avvicendare Fultz, cercando un americano sotto canestro; era stato chiamato in prova Steve Mitchell, 22enne proveniente da Kansas State University, con un record nella stagione precedente di 23 vinte e 5 perse. L'americano il 10 ottobre disputa una partitella in famiglia a porte chiuse, ma non convince appieno e i potenziali vantaggi che Steve potrebbe dare sotto canestro non fugano il timore di privarsi, lasciando partire John, di un notevole potenziale offensivo. E così Fultz disputa la sua terza e ultima stagione in bianconero. Mitchell si accaserà poi la stagione successiva Forlì, che lo ingaggia anche su consiglio di Peterson. Nella città romagnola disputa 4 campionati, equamente divisi tra A1 e A2, divenendo un idolo dei tifosi, per poi passare nell'estate del 1978 a Rimini. Il 4 dicembre 1978, viene ospitato per la notte da Jim Thomas, cestista in forza alla Scavolini. L'indomani mattina Thomas e sua moglie lo trovano ancora sul divano ma, pensando stia solo dormendo, si avvicinano a lui solamente nel primo pomeriggio: Steve era già deceduto. La causa della morte fu un arresto cardiaco, occorsogli con la complicità di alcool e droga.

Ecco come lo ricorda Gigi Serafini: "Steve un buonissimo giocatore anche una bravissima persona quando è venuto a provare siamo diventati amici e mi ha regalato il suo cappello che lo tenevo come una reliquia purtroppo in Russia me l'hanno fregato; questo era il cappello..."

Serafini con il cappello regalatogli da Mitchell

(foto inviata da Gigi Serafini)

STEVE MITCHELL

di Dan Peterson - Superbasket 1978

 

Conobbi Steve durante l'estate 1973 quando noi della Sinudyne ci trovammo nella necessità di cercare un pivot "massiccio" dopo la partenza di Ferracini per Milano. Allora contattai l'avvocato Morse (omonimo ma non parente dell'ala varesina) e subito dopo mi recai negli "States" per incontrare Mitchell che mi era stato segnalato. Il ragazzo usciva da un periodo di crisi, in quanto, per un incidente alla caviglia, non aveva potuto giocare una partita di All-Stars, comunque era sempre seconda scelta dei "Phoenix-Suns". Dopo qualche discussione lo convinsi a venire in italia, dove giocò in prova per la Sinudyne per una settimana. Fece vedere delle buone cose anche se apparve chiaramente fuori condizione. Dopo una riunione con i dirigenti bolognesi decidemmo di riconfermare John Fultz e così Steve dovette partire, ma per fortuna riuscì ad accasarsi quasi subito presso un club olandese. Passa un anno, quando durante l'estate mi telefona Renzo Paganelli, che al tempo era il coach della Jolly, chiedendomi se avessi in mente qualche buon americano. La prima persona a cui mi venne di pensare fu Steve Mitchell che così trovò una sistemazione in Italia. A Forlì fece un ottimo campionato e contribuì notevolmente alla promozione della Jolly in A1. Poi rimase a lungo e solo l'anno scorso non andò benissimo.


 

 

Dunbar con la maglia degli Harlem Globetrotters (foto tratta da www.philly.com)

Dalipagic marcato da Sacchetti

 

CON COSIC COPPIA PERFETTA

di Bozidar Skaro - Giganti del Basket - Maggio 1979

 

Ventotto anni quest'anno, due volte miglior giocatore europeo nel referendum indetto dal nostrio giornale, Drazen Dalipagic è uno dei più popolari giocatori del continente. Con la maglia della nazionale del suo paese ha vinto praticamente tutto ciò che c'era da vincere e ora, a quanto pare, ha deciso di cambiare aria. Alla vigilia dei Campionati Europei lo abbiamo intervistato, parlando delle sue intenzioni di lasciare la Jugoslavia, degli europei, delle squadre favorite e del basket italiano. Ecco il testo dell'intervista raccolta dal nostro corrispondennte Bozidar Skaro.

È vero che vuoi andare a giocare all'estero?

Sì, probabilmente alla fine della stagione verrò a giocare in Italia, sperando di ottenere il permesso nonostante non abbia ancora compiuto i 30 anni.

Ma la tua società cosa dice?

So che la mia società solleverà dei problemi, ma io penso che possano essere risolti con soddisfazione di tutti.

Hai già delle idee su dove vorresti giocare?

Mi piacerebbe giocare con Cosic a Bologna, non ne ho parlato con lui ancora, ma so che è anche un suo desiderio. Oppure mi piacerebbe giocare con Slavnic, ci conosciamo bene, abbiamo giocato insieme in nazionale e so che lui lascia il Badalona e si vuole trasfere in Italia, ma anche di questo non h oparlato con lui.

Tu stai facendo il servizio militare e ti puoi allenare poco, in che stato di forma ti presentari agil europei?

Durante il servizio militare mi sono allenato e ho disputato anche alcune partite amichevoli. Certo, una cosa è giocare in campionato e un'altra è giocare senza l'obbligo della vittoria, ma conto di mettere a punto la mia preparazione durante il raduno collegiale con la nazionale.

La Jugoslavia è la grande favorita allora?

Sì, siamo ancora noi i favoriti, ma specialmente gli italiani saranno avversari temibilissimi considerando che giocheranno con l'appoggio del pubblico di casa. Se giocheremo con la migliore formazione, con Slavnic e Cosic cioè, potremo ripetere il successo del 1977. Comunque non sarei meno soddisfatto se conquistassimo la medaglia d'argento.

La lotta, quindi, sarà con l'italia?

Penso di sì, noi abbiamo sempre faticato con gli azzurri. L'ultima vittoria sull'Italia ai mondiali di Manila non trarrà in inganno Skansi in quanto nelle fila degli azzurri ci sono degli ottimi giocatori che non devono essere sottovalutati soprattutto se sapranno sfruttare le loro migliori caratteristiche.

Spiegati meglio.

Dico che tutti i giocatori italiani hanno delle notevoli capacità individuali, che però nel loro gioco servono poco. Finché giocheranno con quegli stucchevoli schemi le loro qualità individuali non verranno mai a galla. Sono sicuro che nel momento in cui abbandoneranno quelle impostazioni rigide otterrano dei risultati migliori.

La nazionale jugoslava ha un nuovo allenatore, Petar Skansi, succeduto ad Asa Nikolic. Cosa ne pensi?

Sono molto contento di avere Skansi come allenatore, lui è sicuramente uno dei migliori tecnicni jugoslavi e sono convinto che otterrà dei buoin successi.

Pensi di poter vincere ancora il premio di "Miglior giocatore europeo" come è già avvenuto nel 1977 e 1978?

Quest'anno sarà molto difficile, non ho giocato in campionato e nelle coppe non sarà sufficiente il campionato d'Europa. E poi ci sono molti altri giocatori meritevoli. Comunque io non mi tirerò in dietro e cercherò di fare del mio meglio per dimostrarmi all'altezza.

Malcolm Thomas senior (foto tratta da rockmnation.com)

MALCOLM THOMAS IN PROVA ALLA VIRTUS

di Ezio Liporesi per Virtuspedia
 

Malcolm Thomas, classe 1963, iniziò a giocare al Moberly (Mo.) Junior College (1981–1983), dove fu nominato miglior giocatore del Torneo Nazionale Junior College nel 1983. Alle dodicesime Universiadi, nel 1983 ad Edmonton, fece parte della nazionale USA, che vinse il bronzo e di cui facevano parte anche Charles Barkley e Karl Malone. Si è trasferito, dal 1983 al 1985, a Mizzou, l'Università del Missouri, dove con le Tigri al primo anno fece registrare 16,4 punti e 9 rimbalzi a partita; da senior segnò 17, 4 punti di media con il 53%, con 8,2 rimbalzi a partita e 37 stoppate totali. Thomas è stato nominato nella prima squadra All Conference e ha ottenuto una menzione d'onore All-American. Successivamente è stato selezionato nel sesto round (centoventunesima scelta in assoluto) del Draft NBA del 1985 dai Los Angeles Clippers, ma non ha mai giocato in NBA. Thomas ha un figlio, chiamato anche lui Malcolm Thomas, che gioca a basket professionistico. Nel 1985 Malcolm Thomas disputò in prova il Trofeo Battilani, vinto dalla Virtus, battendo Varese, Garden State All Star, una selezione USA, e il Cibona Zagabria. In particolare, nella gara contro i croati, Malcolm mise a segno 22 punti. In quel torneo gioicò anche Jim Oliver Smith, americano a gettone, che poi cominciò anche la stagione ufficiale; Thomas venne provato per cercare il titolare, ma non convinse. Era un giovane molto accreditato, ma in Virtus cercavano uno con maggiore esperienza avendo già il giovane Sam Williams. Infatti venne in seguito tesserato Joe Meriweather.

 

Drazen Petrovic, vicinissimo alla Virtus negli anni '80 (foto tratta da "Giganti del Basket" e fornita da Mirko Trasforini di Timf)

DRAZEN PETROVIC - È DAVVERO IL N. 1

di Pietro Colnago - Giganti del Basket - stagione 1985/86 (documento fornito da Mirko Trasforini di Timf)

 

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"Giganti del Basket" mi hanno proclamato secondo miglior giocatore d'Europa, per me è un onore anche se penso che ci siano giocatori altrettanto bravi che meritano forse più di me questa posizione" ammette, crediamo con sincerità, il folletto di Sebenico "San Epifanio, Riva, Walters, Villalta che da anni calcano con successo le scene europee". Già, l'Europa. Ma la Jugoslavia dei Kicanovic, Cosic, Delibasic, sembra non avere un seguito e sembra non poter impensierire le migliori nazionali del vecchio continente. Dopo la magra delle olimpiadi, ora Cosic sembra pote contare solo su questo ventunenne o sul Cibona in blocco.

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Parliamo un po' del basket italiano. "Ok, ottimo basket, molto spettacolare, amo giocare contro le squadre italiane" racconta. "É chiaro, tutto viene amplificato dalla presenza degli stranieri. Ancora oggi non sono riuscito a capire se è uno svantaggio avere uno o due stranieri come compagni. Non ditemi che i giovani non sono sacrificati! Anche se è altrettanto indiscutibile che senza gli americani il basket non avrebbe lo stesso successo che vanta oggi in Italia. Immaginate un po' una squadra di mezza o bassa classifica, o addirittura di A2, senza gli americani: forse solo Milano, Bologna, Cantù riuscirebbero a reggere il confronto con le altre squadre europee".

Jugoslavia, Spagna, Italia, Stati Uniti: ma qual è il destino di Drazen Petrovic? Un futuro che tutti vogliono e che nessuno conosce? "Come correte però! Fino ai 28 anni la legge mi proibisce di giocare all'estero, perciò in questi anni più vicini spero di migliorare ancora per mantenere alto il nome del Cibona in europa" annuncia Drazen "eppoi dimenticate una cosa: la laurea. É questo innanzitutto il mio obiettivo. É vero che il Real ha dimostrato qualche interesse, anche se i madrileni non so quanto mi amino visto il 4 a 0 che abbiamo inflitto loro in Coppa. Il campionato italiano mi stimola molto e penso di essere all'altezza di giocarci un paio di stagioni. Milano e Bologna sono le squadre che reputo più forti, le meglio attrezzate anche se la mia conoscenza in questo senso è limitata. Ho giocato contro tutte e due le squadre sempre in partite importanti e penso di avere fatto una buona figura. Pensandoci bene credo che mi piacerebbe molto giocare nel campionato italiano e penso anche che ci siano le possibilità materiali che questo avvenga. E magari a Bologna, una città splendida, una squadra e una società tra le meglio attrezzate in Europa con un coach di fama mondiale. L'NBA? Beh, per adesso non ci penso; certo che se ci gioca Schrempf, più di qualche giocatore europeo può tentare l'avventura laggiù".

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UNA VOCE: SABONIS ALLA VIRTUS NEL 92

tratto da Corriere dello Sport - Stadio - 11/12/1991

 

Sabonis alla Knorr Bologna il prossimo anno? Questa è la voce riportata dal settimanale "Giganti del basket" nel numero in edicola da oggi. Sabonis, il principe lituano, è da due anni in Spagna, nel Forum che oggi affronta a Cantù la Clear. Pivot dalla immensa classe, dotato di agilità e potenza, il lituano era stato scelto dalla NBA (Portland) ma ha preferito non rischiare l'avventura americana. La Knorr lo avrebbe contattato in questi ultimi giorni per garantirsi un giocatore in grado di fare la differenza.

Sabonis in maglia Virtus: solo un fotomontaggio

SABONIS ALLA KNORR?

Sfruttando una clausola del contratto col Forum, Arvydas potrebbe lasciare la Spagna: destinazione Bologna

articolo fornito da Claudio Corticelli

  

Nome: Arvydas. Cognome: SABONIS. Ruolo: centro. Squadra: Forum Filatelico di Valladolid. Prossima destinazione: Italia, con ogni probabilità Bologna.

Il principe lituano che ha fatto grande prima lo Zalgiris poi la nazionale sovietica (che con lui è riuscita a mettere le mani sul primo oro "vero" delle Olimpiadi) lancia dietro le quinte della maxifesta di Campione d'Italia il suo passaggio al nostro basket e fa capire senza nemmeno tanti giri di parole che fin dalla prossima stagione è pronto per sbarcare in Italia e, per la precisione, a Bologna, sponda Knorr.

Così tra un flute di champagne e una conversazione fitta fitta con Luciano Capicchioni (l'uomo che ha messo a segno il colpo di Toni Kukoc), il personaggio più celebre dello sport sovietico, il primo giocatore che i professionisti NBA hanno preso di mira desiderandolo a tal punto da curarlo per oltre quattro mesi e scatenare così le ire di John Thompson, annuncia la sua scelta di vita prima ancora che di campione: "Per reggere il ritmo di un campionato come quello NBA - confessa - dovrei farmi operare e con ogni probabilità restare fermo almeno due stagioni per un pieno recupero. Alla mia età non posso certo pensare a un'ipotesi del genere per giocare 100 partite all'anno nei pro. Molto meglio giocare in Europa qualche partita in meno ma non restare fermo così a lungo. Luciano Capicchioni annuisce e fa il punto della situazione contrattuale del principe lituano che lo rende, in questo momento, l'agente più "in" del Vecchio Continente, grazie ai due gioielli Kukoc e, appunto, Sabonis. "Arvydas ha un contratto con il Forum Filatelico anche per la prossima stagione - dichiara l'agente sammarinese - ma l'accordo con il club spagnolo prevede una clausola di "buy out" che consente al giocatore di liberarsi fin dal termine di questo campionato e scegliersi la squadra che preferisce. A questo punto - continua Capicchioni - nonostante le interessanti offerte che abbiamo ancora dall'NBA, in particolare da Portland, credo proprio che il futuro di Sabonis sia tutto italiano, non vedo in giro per l'Europa altre squadre in grado di sostenere lo sforzo economico necessario per ingaggiarlo". Che dev'essere, lascia intendere, superiore al milione di dollari, visto che attualmente il pivot lituano, grazie a clausole particolari, che vedono coinvolto anche lo sponsor del Forum, raggiunge appunto questa cifra.

Ed ecco farsi largo, nei discorsi e nelle mezze frasi pronunciate dai due, l'ipotesi ancora più precisa e cioè  quella di un approdo a Bologna, sponda ovviamente Knorr. Il perché è anche facile da intuire: c'è una squadra con grandi ambizioni, che sta vivendo un momento di grande entusiasmo e, quindi, guarda con interesse a sbocchi importanti; c'è una piazza che non aspetta altro che un grande personaggio da coccolare e applaudire, dopo la perdita del divino "Sugar"; c'è un presidente che si era dichiarato disponibile fin dai giorni di Edwards a sostenere i grosso sforzo economico di fronte ad un nome importante; c'è una squadra che proprio nel ruolo di Sabonis presenta la lacuna più grossa, al di là dei risultati contingenti. Facile fare uno più uno, facile anche strappare qualche ammissione a Capicchioni. "Diciamo che Bologna sarebbe una piazza ideale...". L'impressione ricavata nella serata di Campione, insomma, è che quanto prima verranno avviate (se già non lo sono) le trattative tra Capicchioni ed il club bolognese per portare sotto le Due Torri il campionissimo lituano, recente MVP all'All Star Game spagnolo e grande protagonista del campionato iberico.

Poiché, prestigio e fama a parte, la vera notizia è che Sabonis, dopo i malanni do travagli passati, adesso sta finalmente bene. La vicinanza della bellissima moglie gli ha anche attenuato certi ardori e certe propensioni alle follie giovanili. Ma, soprattutto, il lituano ha acquisito quella continuità che sembrava essergli sempre mancata fin dai tempi dello Zalgiris. lo dimostra il fatto che, proprio nel già citato All Star Game spagnolo, è stato l'unico giocatore votato da tutti i giurati, vincendo alla grande il titolo di MVP con 62 punti contro i 26 di Winslow: un vero abisso. Non solo: ma data ormai per scontata la nascita della nazionale lituana e la sua partecipazione al torneo preolimpico in vista di Barcellona, potrebbe anche succedere - data la situazione jugoslava - che in Italia arrivi il prossimo settembre un fresco medagliato olimpico; e sarebbe un altro bel colpo sul piano della pubblicità e della promozione. Insomma: le premesse per il grande colpo ci sono tutte, a partire dalla disponibilità di Sabonis e del suo agente.

A questo punto la parola è alle trattative e ai legali che dovranno trovare i ounti d'accordo, soprattutto economici, che consentano a Sabonis di lasciare senza troppi problemi il Forum e a Bologna di assicurarsene i servigi. Se il presente è rosa, per la Knorr il futuro si annuncia addirittura d'oro.


 

 

Joe Harvell ai tempi del college

 

"È LA MIA OCCASIONE"

Joe Harvell ieri in campo con la Buckler. "Resterò alcuni giorni poi si vedrà"

di Stefano Budriesi – Il Resto del Carlino – 02/02/1994

 

Primo giorno bolognese per Joe Harvell, l'uomo chiamato in prova dalla Buckler per un eventuale ingaggio a gettone in attesa che il legamento rotto di Danilovic gli consenta di giocare. Harwell è un ragazzo dalla pelle scura, 23 anni di età attualmente in forza alla squadra spagnola del Badayoz. A occhio non è più alto di 195 cm, è messo bene fisicamente, nel senso che ha masse muscolari ben evidenziate. Sembra molto potente, ma è chiaro che per il derby alla Virtus serve uno che la metta dentro.

Sorridente. Harvell è contento della chance che gli è stata offerta dalla Buckler. "Sono molto contento di essere qui a Bologna. Attualmente ho un permesso dalla mia società in Spagna. Il periodo di prova durerà 2 o 3 giorni, poi vedremo quello che succederà. Questa è la prima volta che vengo nel vostro paese". Joe Harwell si rende conto che un "passaggio" alla Buckler potrebbe valere un ingaggio in Italia per la prossima stagione. E chiaramente la cosa non gli dispiacerebbe affatto.

Svincolabile. Questo giocatore sconosciuto a tutti fino a lunedì scorso può liberarsi dal vincolo con la squadra spagnola nel caso in cui la Virtus decidesse di tenerlo. Lino Frattin, americanologo della Buckler, lo descrive tecnicamente: "Non è un tiratore come Sasha, poiché del suo livello non ce ne sono molti in giro, però è un ottimo saltatore, capace di penetrare, molto abile in difesa dove sfrutta bene le gambe. Inoltre sa far valere la sua presenza fisica".

Ruolo. Harvell dice di sè: "Il mio ruolo è quello di una guardia ala, sono a metà tra il 2 e il 3. La scorsa estate ho sostenuto due camp con squadre dell'NBA, i New Jersey Nets e i Denver Nuggets. Poi però sono approdato in Spagna". La franchigia che si era dimostrata più interessata ad averlo era stat in effetti New Jersey, che però non poteva offrirgli un contratto garantito. E così Harvell ha deciso di varcare l'oceano. Quando la Virtus lo ha chiamato non ha avuto esitazioni a prendere l'aereo per sostenere quyesto provino.

Futuro. Bucci si riserva di valutare la possibilità di tenerlo alla fine del periodo di prova. "Per ora non c'è molto da dire, i termini per un eventuale tesseramento in vista del derby scadono venerdì a mezzogiorno". Ecco quindi che domani sarà giorno di riflessioni.

 

BUCKLER, WILLIAMS IN ARRIVO

In prova alla Virtus da lunedì un'ala forte di colore. Ha giocato negli Indiana Pacers. Tagliato o no, Binion resta: per l'Euroclub.

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 12/11/1994

 

Joe Binion non corre alcun pericolo... in Coppa. Lunedì all'aeroporto Marconi, via Francoforte, arriva Kenny Williams, nero, ala forte di 205 cm nato il 9/6/1969 a Elizabeth City (North Carolina) che nel 1990 fu seconda scelta degli Indiana Pacers. Con la stessa franchigia ha giocato quattro stagioni: nella regular season è stato in campo per 982 minuti (in 68 partite), segnando 6,3 punti ad incontro, una media scesa ad 1,7 nelle 12 partite di playoff. Binion rischia, dunque, anche se la mossa della Buckler appare molto simile per certi versi a quella che vide protagonisti Irving Thomas e Bill Wennington. "Un giocatore interessante - spiega Alfredo Cazzola, presidente della Virtus - ma non credo molto al babbo natale che arriva dall'America e risolve tutti i problemi. Se ci servisse un elemento con caratteristiche diverse il mercato statunitense potrebbe offrirci qualcosa, ma come centri...". Williams è un gran saltatore, un giocatore spettacolare, che in questo momento è tagliato fuori dal mondo dei professionisti, ma nelle valutazioni di Alberto Bucci inciderà anche l'approccio mentale del ragazzo. "Binion rimane comunque con noi - aggiunge il numero uno della Promotor, che un mese fa per dissipare le prime voci di taglio, legò a mo' di battua, la propria permanenza in società a quella dell'ex pistoiese - perché c'è l'Euroclub. Potrebbe risultare affascinante l'ipotesi di uno straniero per il campionato e un altro per la Coppa ma tutto sommato credo che la presenza di Williams possa servire come stimolo per Joe. Non vogliamo certamente rinnegare le nostre scelte, ma solo a tratti Binion ha fato vedere quello di cui è capace". Un'esperienza non nuova in casa Virtus, che per una settimana potrà contare su uno sparring partner d'eccezione, un centro capace di pungolare lo spento Binion di queste ultime settimane. Magari sarà sufficiente l'All Star Game per risollevare il morale del numero 15 bianconero, in ogni caso la Buckler si è cautelata. Toccherà allo staff tecnico e a Bucci in particolare, l'onere di questa scelta, non dimentichiamo che fu proprio Alberto a lanciare Joe  tanti anni fa, quando si trovava sulla panchina livornese.

 

WILLIAMS, BEFFA ROMAGNOLA IN ARRIVO

Tutti aspettavano Kenny (Binion compreso) ma andrà a Forlì

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 15/11/1994

 

Sfuma la pista Williams. L'ex professionista degli Indiana Pacers, che per alcune stagioni è stato allenato da Bob Hill, questa mattina sosterrà le visite mediche di rito, ma se l'esito sarà positivo, il 25enne ala-pivot di Elisabeth City (North Carolina) firmerà per Forlì, la squadra di Stefano Michelini, che gli ha proposto un contratto di 200 mila dollari. Kenny, dunque, ha raggiunto l'Italia, ma avrebbe accettato la Buckler solo se gli fosse stato garantito un contratto, non aveva alcuna intenzione di provare, magari di fronte a Joe Binion, le sue qualità allo staff tecnico bianconero. Dunque la Virtus rimane com'è.

Billy Joe Williams in maglia Virtus (foto tratta dai microfilm del Resto del Carlino)

 

MENTRE INCOMBE IL PAU ARRIVA (PER ORA IN PROVA) IL PLAY BILLY JOE WILLIAMS

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino -  16 ottobre 1996


In attesa di vedere se Rigaudeau è sempre lo stesso, la Kinder "testa" Billy Joe Williams. Un altro capolavoro di Piero Costa - "non cerchiamo proprio nessuno" aveva ribadito solo 24 ore prima nei saloni di villa Cicogna - che, sfruttando l'amicizia con Kenny Grant ha portato a Bologna, per ora è solo in prova, questo nero di 34 anni e 188 centimetri, che giocava nell'Antibes di Richardson. Williams potrà dare qualche consiglio a Bucci, dal momento che era allenato da Monclair, quest'anno alla guida del Pau Orthez. Billy Joe, ottimo tiratore (un paio di anni fa è stato il miglior realizzatore del campionato francese) dopo il provino di ieri sosterrà un altro allenamento in mattinata con la Virtus. Ma lo staff tecnico virtussino, impegnato a preparare la sfida di Eurolega con il Pau potrebbe posticipare la decisione finale a lunedì. Il "ragazzo" è integro (può giocare play e guardia) e per lui è pronto un contratto - l'Antibes sta attraversando una grave crisi finanziaria e non ha i mezzi per trattenerlo - da 60 mila dollari per tre mesi, con un'opzione per il resto della stagione. "È una grande opportunità - dice l'americano - perché la Kinder è una delle squadre più blasonate d'Europa". Il play, statunitense di nascita, è francese a tutti gli effetti e, per questo motivo, considerato comunitario è tesserabile per la Virtus, alla quale dopo uno jugoslavo, un croato, un basco, un greco, e un serbo naturalizzato greco, mancava l'americano di passaporto francese....

Billy Joe Williams al tiro (foto tratta dai microfilm del Resto del Carlino)

 

WILLIAMS STUDIA VIRTUSSINO

Fari puntati sul possibile nuovo acquisto

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino -  17 ottobre 1996

 

Se n'è tornato ad Antibes, dove potrà raccogliere altre notizie, sull'ambiente virtussino, da Micheal Ray Richardson, con il quale ha condiviso le ultime stagioni. La Kinder ha momentaneamente archiviato la pratica Billy Joe Williams, ma questo non significa che il giocatore, di scuola americana, nonostante gli ultimi dodici campionati giocati d'oltralpe, non interessi ad Alberto Bucci. Semplicemente ci sono delle priorità e delle scadenze: la prima è quella legata all'impegno di Eurolega con il Pau Orthez dell'incubo Rigaudeau, la seconda a una trasferta lunghissima, in quella Reggio Calabria dove l'attuale manager virtussino, Piero Costa, ha lasciato ottimi ricordi.

La Kinder, insomma, si allenerà pochissimo e tutte le energie nervose saranno indirizzate al duplice test, dell'eventuale sostituto di Galilea se ne riparlerà lunedì. Billy Joe, intanto, nei due allenamenti disputati all'Arcoveggio e al Paladozza ha meso in mostra le sue doti. Fisicamente, per il fisico "asciutto e nervoso" ricorda Larry Wright, con qualche centimetro in più e tanti capelli in meno: ma per vedere la sua capacità di gestire la squadra servirebbe quantomeno un'amichevole di riguardo.

"Sono contento - spiega Billy Joe - la Virtus mi ha chiamato e io sono corso, per giocarmi le mie chamce. Posso giocare sia come play che come guardia, e non ho alcun problema a entrare a partita iniziata". Un tipino tosto che entra subito nel vivo del gioco, insomma, e che dovrebbe assicurare tranquillità al coach. Però la Kinder non ha fretta, anche perché un'alternativa ce l'ha già in casa con "Tiramolla" Abbio.

"Valuteremo, valuteremo, non abbiamo fretta", dicono Bucci e Costa prima di decollare. Ed è proprio vero: in fondo il giemme ha già raggiunto un accordo di massima, sulla base di un contratto trimestrale da 60mila dollari con la possibilità di arrivare a fine stagione. Una prospettiva interessante per Billy Joe, che ha chiuso con l'Antibes, travolta da problemi economici. Ma la Virtus vuole decidere con calma, senza dimenticare che in giro per l'Europa ci sono altri comunitari da poter gettare nella mischia, almeno in campionato.

Il fotomontaggio che ritrae Fucka con la maglia sia della Virtus che della Fortitudo (foto tratta dai microfilm del Resto del Carlino)

 

FUCKA PROMESSO SPOSO A BOLOGNA. MA CON CHI?

Lo corteggiano sia Virtus che Fortitudo.

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 16/06/1997

 

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In bilico, invece, la posizione di Gregor Fucka. Lo vuole la Teamsystem, che lo utilizzerebbe come secondo lungo, lo sogna la Kinder, che forse vorrebbe farne un'ala "piccola" immarcabile per chiunque. Anche perché la Virtus, nel frattempo ha cambiato pelle e parecchio.

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Papanikolaou posa con la canotta della Virtus (foto tratta dai microfilm del Resto del Carlino)

DIMITRIS PAPANIKOLAOU

di Gianfranco Bina

 

Per Bologna fu l’estate più incredibile ed esaltante di sempre. In casa Virtus sarebbe bastato il ritorno dello Zar per riaccendere i sogni dopo un biennio arido, iniziato con una Supercoppa vinta in stile Dream Team ’92 e proseguito con prestazioni da operetta in Eurolega e agghiaccianti post-season, ma lo Zar da solo non sarebbe bastato per dominare una stagione in cui l’antagonista principale sarebbe stato anche il più limitrofo: botta e risposta, Danilovic e Wilkins, Rigaudeau e Rivers, Amaechi e Fucka, Sconochini e Moretti. Un giro di miliardi e fenomeni mai visto prima in Italia e paragonabile soltanto alle follie delle plutocrazie elleniche di quegli anni ’90.

Gli innesti bianconeri erano rivolti all’immediata conquista di tutto il vincibile, ma anche lungimiranti operazioni che avrebbero garantito alla Virtus un futuro radioso: Radoslav Nesterovic e Dimitris Papanikolaou rappresentavano questa assicurazione per gli anni a venire. Lo sloveno mostrò quasi subito le sue doti, scalando rapidamente le posizioni da quinto lungo a pivot titolare, ma per l’asso greco ventenne, reduce dal Grande Slam con l’Olympiakos e fin dai primi anni ’90 considerato l’astro nascente del basket ellenico, la situazione era ben più complessa. La sua brillante carriera tra i pulcini biancazzurri, campione d’Europa cadetti nel 1993 e soprattutto protagonista dell’oro iridato juniores conquistato nel 1995 quando fu terzo della squadra per minuti giocati (30.4), punti (15.6) e rimbalzi (7.1), altro non poteva essere che il preludio ad un lungo dominio anche tra i grandi, con i quali imperversava già da un paio di annate, debuttando con la nazionale maggiore in occasione delle Olimpiadi di Atlanta. L’annata successiva fu quella della consacrazione, al Pireo gioca e vince tutto, ma il Pap non è soddisfatto: la cifra stampigliata sul contratto firmato nel 1995 con l’Olympiakos non è più di suo gradimento, soprattutto per quella clausola apposta in seguito da una mano birichina: “valido fino al 7 febbraio 1998”, giorno del ventunesimo compleanno di Dimitris. Per la FIBA è carta straccia, per il giocatore pure. Suo agente è Luciano Capicchioni, il primo autentico manager dei canestri europei: uno che ci sa fare, e conosce le esigenze dei propri assistiti. Al Pap conviene attraversare lo Ionio e sbarcare in Italia, dove tra Bologna e Milano girano bei soldoni. E lui, alla vigilia degli Europei, trova un accordo verbale con la Kinder. Esaltato dalla svolta in carriera, gioca da dio greco: 20 punti nella sofferta battaglia con la Bosnia Erzegovina; 15 punti alla Lituania, cancellando dal campo quel Karnisovas da poco ingaggiato dall’Olympiakos. Gli ellenici arrivano imbattuti in semifinale, e pescano la fortissima Jugoslavia. A Dimitris viene impartito un ordine perentorio, “a quello, mettigli la museruola”. “Quello” indossava il numero 5 e ne infilò venti. Dimitris rispose con 7 punti e 6 rimbalzi. Lo Zar, casomai ve ne fosse il bisogno, aveva tracciato il confine.

Dopo l’Eurobasket, il greco atterrò a Bologna, ma nel frattempo la FIBA s’era collocata in una posizione più cauta riguardo al contratto in essere tra Olympiakos e Papanikolaou; in Virtus non si fidano e attendono con pazienza le decisioni istituzionali, dandogli spazio in amichevoli ufficiose e scrimmage. I narratori dell’epoca descrissero un’autentica forza della natura. Con l’autunno, si inizia a giocare sul serio: Papanikolaou guarda i compagni brutalizzati in Supercoppa da Treviso e in seguito macinare vittorie su vittorie, 9-1 in Europa, 13-0 in Italia (per un bilancio al panettone di ventidue vittorie e due sconfitte!). Un cammino micidiale che dirada le attenzioni sul greco, in realtà mai perso di vista dai compatrioti. Il 7 febbraio del 1998, data fatidica della scadenza della cartaccia nelle mani dell’Olympiakos, è ancora lontano e il Pireo non brilla. Fu Ivkovic, in estate, a non voler più Papanikolaou. E il santone serbo, in casa biancorossa, godeva di fiducia e credito illimitati. Nello stesso ruolo giunsero Karnisovas e Vukcevic, ovvero una delle migliori ali piccole d’Europa e un ventiduenne che aveva mostrato meraviglie a Patrasso. Messaggio recapitato: “Dimitris, trovati pure un’altra squadra”. De facto un ex, ma l’Oly avrebbe gradito un conguaglio. Il contratto fu adulterato e si finì così nei tribunali. Se in Virtus avessero aperto il borsello e consegnato una sommetta ai Reds, sarebbe finita lì, col Pap in bianconero e Kokkalis gongolante per l’affarone. La questione finì dal giudice, con allungamento dei tempi e l’evoluzione naturale delle situazioni. Karnisovas è tanto bello e bravo ma assai soft per le poco platoniche pugne d’Ellade, e anche Vukcevic manca della giusta cattiveria. I figli del peccato di Ivkovic fanno rimpiangere Papanikolaou, Kokkalis sovrasta il coach, con conseguente incrinatura nel rapporto tra i due. Il giocatore e il plutocrate si accordano in pochi minuti, sotto l’albero Dimitris troverà una valigia di dracme. Il nodo Virtus in realtà tale non è: mille scuse e promessa di restituzione delle mensilità ricevute in italico conio. Su Superbasket la chiusero così: “non si può parlare di un pagliaccio, perché un pagliaccio è un serio professionista pagato per farci ridere. Meglio parlare di un cialtrone, pagato per riderci dietro”.

Brutto comportamento ma anche situazione pesante da sopportare per un ragazzo di appena vent’anni, sballottato da potenti “veri” (Virtus, Olympiakos, Interperformances), tra tribunali, carte false e milionate di dollari. Senza l’accordo con il suo ex club, avrebbe dovuto attendere un altro mese e mezzo per scendere in campo, dovendosi inoltre ritagliare uno spazio in una delle più forti squadre di tutti i tempi nel momento topico della stagione. Come avrebbe reagito, la Virtus, ad un inserimento così pesante? Crippa arrivò in punta di piedi, a sostituire l’infortunato Ravaglia, senza alterare gli equilibri; quando Amaechi andò via a nessuno balenò l’idea di trovare un sostituto. Papanikolaou sarebbe stato la ciliegina sulla torta o quel bicchiere in più che trasforma una sana bevuta in una sbronza colossale, con le inevitabili conseguenze? In casa Virtus, in ogni caso, si cautelarono con Matteo Panichi, giocatore da 15 minuti e 3.7 punti in A2. Nessun test nucleare nello spogliatoio, quindi.

All’Olympiakos, dopo il ritorno a casa, non fece un granché. La stagione pireota, iniziata in sordina, ebbe esiti disastrosi. I tre trofei di cui era detentore si scucirono rapidamente dalle maglie e l’uscita di scena arrivò con il Pap reintegrato: a gennaio l’AEK eliminò in semifinali i Rossi dalla lotta per la coccarda; ai primi di marzo fu il Partizan a spegnere i sogni di bis europeo, addirittura negli ottavi; infine, il PAOK completò l’opera a maggio, buttando fuori l’Oly in semifinale scudetto. Dopo il rientro al Pireo, la carriera del Pap è innegabilmente entrata in una lunga fase di accidioso stallo. L’anno successivo si ritagliò minuti avari tra Komazec e Vukcevic, partecipando in estate alla waterloo ellenica in quel di Digione (tre partite, tre sconfitte). Nel 99/2000, scevro di concorrenti ingombranti nel ruolo, confermò tutti i sospetti: la taglia del campione, in realtà, era mediocre. E persino Ioannidis, il coach che lo volle fortemente in squadra quando Dimitris andava ancora a scuola guida, comprese tutti i limiti del presunto fenomeno. Bastò uno Stéphane Risacher per inchiodarlo alla panca, eppure riuscì comunque a strappare un prolungamento del contratto firmato nel dicembre del 1997. Fu protagonista, per così dire, dell’unico trofeo vinto dall’Olympiacos Pireo dall’anno della Triplice Corona, la Coppa di Grecia del 2002: sessantun secondi in semifinale, tre minuti e tre palle perse all’atto conclusivo col Maroussi. Pochi mesi dopo nella prima gara di finale scudetto contro l’AEK, in assenza del gallo-trecciuto giocò 46 minuti (segnando 21 punti). Rientrato l’elegante mancino francese, sparì dal campo: 1’33” nella seconda, 5’25” nella terza, 1’58” nella quarta. Uno dei tanti misteri irrisolti di quella serie, più vicina agli X-Files che al basket.  Ricomparve nella bella, 22 minuti e 7 punti, insufficienti però ad evitare all’Oly il clamoroso smacco: da 2-0 a 2-3.

Questa volta il benservito giunse davvero e finì al Makedonikos Kozani, danarosa parentesi nel panorama tradizionale ellenico e tentativo maldestro di dar fastidio alle grandi potenze. Tra i monti della Macedonia Occidentale trascorse un anno, scrivendo numeroni a referto ma senza lasciare grandi tracce a livello di risultati. Si fece notare in estate, con la nazionale: Ioannidis, riesumato per rilanciare le sorti patrie dopo quattro anni di amarezze, non poté ignorare la bella stagione del figlioccio. Il quale, dopo aver giocato in maniera invereconda l’intero torneo, si rese oltremodo ridicolo scagliando oltre il tabellone la tripla sulla sirena nel quarto contro l’Italia. Né ferro, né mattonata, né airball: un drop. Tre punti, se si fosse giocato a rugby.

Incredibilmente pescò una matta chiamata Panathinaikos: in fase di restauro e rinnovamento, i Verdi gli diedero una possibilità. S’acquattò nuovamente in panchina, conquistando comunque un posto per le Olimpiadi di Atene, la sua ultima rappresentazione, tre “did not play” su sei partite giocate, vedendo il parquet soltanto nell’eterna spazzatura dei match con Lituania e Angola e nella finalina per il quinto posto con Portorico. Al Pana, tra il 2004 e il 2007, divenne un fantasma, un caso da “Chi l’ha visto?”. Più tribuna che panchina. Tuttavia, nella sua ultima annata in verde, dopo aver assistito dagli spalti al trionfo dei compagni in Coppa di Grecia e in Eurolega, guadagnò una fettina del Grande Slam del Trifoglio in finale scudetto. Tra il pubblico nelle prime tre gare, reinserito in rosa nella quarta (29”), fu fondamentale nella quinta decisiva partita con i Verdi in debito d’ossigeno. Obradovic, alle strette, lo invita a sfilarsi la sopramaglia. Concluderà a quota dodici, un punto al minuto. Entra nel Guinness dei Primati d’Ellade, primo giocatore a vincere due Grande Slam, e poche settimane dopo ci ritorna firmando un biennale con l’AEK Atene. Primo indigeno ad aver vestito le maglie delle tre potenti d’Attica e secondo giocatore in assoluto a farlo dopo Komazec. La stagione da rookie in giallonero la vive da infortunato, quella da sophomore da secondo marcatore e giocatore più utilizzato. A maggio reclama quattrini, mai versati dal club, e in estate diventa pezzo interessante del mercato. La classe media ne vorrebbe i servigi, Panellinios e Peristeri lo tentano, ma l’offerta migliore è del Panionios, accanto al cui nome apporrà l’autografo.

Nessuno sa come la squadra avrebbe digerito l’innesto di Papanikolaou, se il greco avesse atteso il 7 febbraio. La Virtus avrebbe probabilmente patito il doppio assetto, con l’ellenico abile e arruolato per il campionato ma clandestino per l’Europa, ragion per cui i suoi minutaggi non sarebbero stati molto differenti di quelli del suo sostituto, Panichi. Abbio e Sconochini offrirono qualità eccelsa in guardia e soprattutto riuscirono a tamponare i primi acciacchi dello Zar in maniera egregia, come Rigaudeau – spesso traslato nelle fasce laterali con Crippa a portar palla. Papanikolaou sulla carta avrebbe potuto alleviare le fatiche di Danilovic, lasciando al serbo spazio nei grandi giri europei e nelle Classiche nostrane: come avrebbe reagito Mercks se il suo allenatore gli avesse imposto di correre Vuelta Valenciana o Trofeo Laigueglia da gregario, risparmiandosi per la corsa più importante che avrebbe avuto luogo dopo pochi giorni? Il capitano rimase al suo posto, la fedeltà dei luogotenenti non venne mai meno anche sulle salite più dure. Giro e Tour fecero dimenticare in fretta quel greco che si allenò per cinque mesi con la Virtus.

 

PAPANIKOLAOU: "NON HO FIRMATO PER NESSUNO MA VOGLIO LA VIRTUS"

di Lorenzo Sani - Il Resto del Carlino - 27/06/1997

 

In Grecia si comincia a parlare di sindrome, Sindrome da Europa Unita, perché se due indizi possono essere una prova (Rentzias, finito al Barcellona e Papanikolau, prossima destinazione Kinder, sono qualcosa di più di un indizio), c'è dunque il rischio che la generazione del dopo Yannakis e Galis, prima o poi abbandoni le coste dell'Egeo per i soldi del Continente. Su Dimitri Papanikolaou, 20 anni portati con sense of humor, figlio di una coppia di maestri elementari, ateniese purosangue, è scoppiato un vero e proprio caso nazionale.

Ieri il giocatore ha rotto pubblicamente col suo coach, Dusan Ivkovic, che dalle parti dell'Ellade chiamano il Planetarca. Il tecnico serbo, riprendendo forse un'indiscrezione dei giornali italiani, disse che Papanikolau, il 25 maggio scorso, era a Bologna per firmare il contratto col club di Alfredo Cazzola.

"Sono tutte bugie e non mi sorprende nemmeno più di tanto che arrivino da lui. Ha sempre avuto un pessimo rapporto con i giocatori, trattando i campioni come poveretti. Altro che a Bologna: io quel giorno ero sull'isola di Samos, all'albergo Dorissa Bay. Potete controllare. Io so di essere un buon giocatore, lo sanno anche alla Kinder e non ho bisogno di venire di nascosto a Bologna per dimostrarlo, magari facendo uno contro uno. Siamo seri".

La vedremo presto a Bologna, allora?

"Diciamo che lo spero. Per il momento posso solo augurarmelo, ma prima di aver firmato il contratto non voglio parlare del mio futuro".

Non ha ancora firmato?

"Non ho firmato con nessuno, né con la Virtus, né con l'Olympiakos".

Il club greco campione d'Europa si fa forte di una scrittura privata che vincolerebbe il giocatore fino al 28 febbraio '98. È un accordo scritto a macchina eccezion fatta per il paragrafo del 28 febbraio, scritto a mano. In calce c'è pure una firma, attribuita al giovane Dimitri (chissà. In realtà, chi l'avrà fatta), che lo stesso Papanikolaou nega di aver mai posto.

In ogni caso e a scanso di ogni equivoco, quell'accordo in Fiba non può avere alcun valore e questa non è solo la tesi dell'agente Luciano Capicchioni.

"Non ho mai firmato quella scrittura privata, l'ho detto e lo ripeto: non ho firmato per nessuno e sono libero, libero di decidere il mio destino".

La Kinder ha pronto - e verosimilmente sottoscritto un preaccordo con l'agente e rappresentante del giocatore - il biennale che non è escluso possa essere formalizzato in settimana.

In Grecia sono ancora convinti di poter trattenere la talentuosa ala che ieri con la sua nazionale ha battuto anche la Russia.

Da Atene il presidente dell'Olympiakos, Kokalis, tuona dichiarazioni che suonano un po' come una paternale per il ragazzo.

"Papanikolaou è un ottimo giocatore, una pedina importante dell'Olimpyakos e per la nazionale. Uno tra i talenti più interessanti della nuova generazione, una generazione evidentemente diversa da quella passata. Davanti a sé ha un grande futuro, ma è circondato di amici e consiglieri che lo porteranno alla catastrofe. Se se ne rende conto, se se ne accorge in tempo potrà ancora salvarsi". Altrimenti? Altrimenti giocherà nella Kinder.

 

 

Papanikolaou con la canotta della Virtus (foto tratta dai microfilm del Resto del Carlino)

QUINTETTO VIRTUS: RIGAUDEAU, DANILOVIC, PAPANIKOLAOU, AMAECHI, SAVIC

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

Dimitris Papanikolau non ha quindi mai disputato una partita con la maglia della Virtus? In verità non è proprio così: il 14 agosto 1997, le V nere sono appena rientrate dal ritiro di Folgaria e, prima del rompete le righe ferragostano, in attesa di ritrovarsi per le prime vere e proprie amichevoli e i primi tornei estivi, la Virtus affronta la Virtus Imola in uno scrimmage di circa un'ora, senza neppure tenere il punteggio. Il quintetto della Kinder che inizia il confronto è formato da Rigaudeau, Danilovic, Papanikolaou, Amaechi e Savic. Anche senza considerare che in panchina ci sono Nesterovic e Frosini è un quintetto di un'altezza notevole: 1017 cm!

FERRONI SI ROMPE ANCORA, SALTA L'AFFARE CON LA KINDER

Distorsione al ginocchio sinistro

Di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 04/01/1998


Franco Ferroni oggi a Bologna. Ma l'ala della Pepsi (ex della Fortitudo) non sarà in città per accordarsi con la Kinder. Sul capo di uno dei giocatori più sfortunati del campionato di basket è caduta una nuova tegola. Uscendo da un blocco, durante uno degli ultimi allenamenti a Rimini, il ginocchio sinistro di Franco ha fatto crac. Una distorsione che sarà valutata oggi da Alessandro Lello, il chirurgoche in questa stagione ha gia operato i "romagnoli" Fetissov e Scarone. Un controllo per valutare l'entità del danno - l'articolazione si è subito gonfiata -; Ferroni rischia uno stop per un periodo che va da 15 giorni a due mesi. Uno stop del tutto inatteso che blocca, definitivamente, il suo passaggio alla Kinder, alla ricerca di un'ala dopo la fuga in Grecia di Papanikolau.
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"O TENTO LA STRADA DELL'NBA O VENGO ALLA KINDER"

Intervista a Predrag Stojakovic, 2 metri e 8, serbo con passaporto greco, amico di Savic. I contatti sono già stati presi ma ogni decisione è rinviata all'estate. Attualmente è impegnato col Paok Salonicco

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 24/02/1998

 

Lo stesso nome di Danilovic, Predrag, e un amico che risponde al nome di Zoran Savic. Lui è il "terribile" Predrag Stojakovic, il giovanotto in forza al Paok Salonicco sul quale hanno messo gli occhi decine di squadre. Su tutte i Kings di Sacramento che, nel 1996, l'hanno indicato come prima scelta. Per lui è pronto un contratto triennale da un milione di dollari a stagione, ma... Non è un segreto per nessuno che Stojakovic, con i suoi centimetri (208), e la sua abilità di giocare in più ruoli, sia appetito assai anche nel nostro paese. Nazione che, al dorato mondo dei professionisti statunitensi ha strappato, mettendo mano al portafogli, Danilovic e Wilkins, tanto per rimanere dalle nostre parti. E con uno Stojakovic in organico la Kinder...

Predrag ammette i contatti con la società di via Milazzo, ma rinvia ogni decisione all'estate. "Non ho parlato direttamente con la Virtus - spiega Stojakovic - però i dirigenti di Bologna hanno discusso con il mio agente. Hanno fatto conoscere la loro posizione, hanno voluto sapere la mia".

Già, la situazione di un giovanotto che alla fine di questo campionato sarà libero da qualsiasi impegno o vincolo. "Conclusa questa stagione - sottolinea - sarò "free agent". Ma non ho ancora deciso nulla. Il mio obiettivo, certamente, è tentare la strada della Nba: non è detto, però, che questo accada subito. Anche perché prima vorrei valutare seriamente le offerte europee. Mi sembra che ci sia la possibilità di guadagnare bene in Europa, ma sono discorsi che affronterò più avanti".

Non si sbilancia, Stojakovic, pensa soprattutto al Paok, dove giocano due vecchie conoscenze del basket italiano: Maslarinos, l'anno scorso in forza alla Montana Forlì, ma soprattutto "Mangiafuoco" McRae, che fino alla fine ha sperato di poter restare nel roster della Teamsystem. "Sono un professionista - incalza - e come tale concentrato sul mio lavoro. Sono un giocatore del Paok Salonicco e penso al campionato greco e all'Eurolega". Competizione, quest'ultima, che potrebbe vederlo protagonista contro una delle bolognesi.

Difficile strappargli qualcosa di più anche se non dimentica l'amicizia con Savic, il gigante serbo da due stagioni a Bologna con la canotta Kinder sulle spalle. "Ci siamo sentiti - spiega Predrag - mi ha parlato di Bologna, della Virtus. Siamo amici. Sarebbe bello giocare con lui. Non ci sarebbero problemi nemmeno con Danilovic, perché possiamo scambiare i ruoli senza nessun problema". È serbo, Stojakovic, ma dispone di quel passaporto greco che lo trasforma automaticamente in un cittadino comunitario, e come tale utilizzabile in qualsiasi momento da qualunque formazione italiana. Come succede per lo sloveno "Rascio" Nesterovic, che è Makris - con la cittadinanza greca - per la Fiba, e il "lungo verticale" per la Kinder di Ettore Messina.

Peja Stojakovic avrebbe dovuto essere il "nuovo Danilovic"

 

TRA STOJAKOVIC E LA VIRTUS RISPUNTA IL PAOK

di Carlo Annese - La Gazzetta dello Sport - 03/06/1998

 

Rischia di diventare un'altra telenovela estiva. Dopo il caso-Papanikolaou, che ha tenuto banco fino alla vigilia di Natale dell'anno scorso (quando l'ala che aveva firmato per la Virtus decise di tornare all'Olympiakos), questo sembra l'anno del caso-Stojakovic: un altro greco (sia pure naturalizzato) indeciso, un'altra ala. è questo, d'altra parte, l'obiettivo principale dei campioni d'Italia per rinforzare la squadra per la prossima stagione. Ieri sera Stojakovic (ala 22enne di 2.07, che quest'anno ha avuto una media di 23.9 punti e ha guidato il Paok Salonicco alla finale per il titolo greco, perso col Panathinaikos) ha incontrato il suo agente Luciano Capicchioni. I Sacramento Kings premono perché il giocatore firmi un biennale da 3.9 milioni di dollari, ma sembra che alle spalle di Predrag ci sia una famiglia molto numerosa, con esigenze particolari. Per questo, Alfredo Cazzola, patron virtussino, ha offerto un triennale da 5 milioni di dollari. Oggi, però, questa proposta potrebbe essere eguagliata dal presidente del Paok, Alexopoulos, che vedrà lo stesso Capicchioni e può far valere un suo diritto di prelazione. A Salonicco, peraltro, starebbe per arrivare Georgios Sigalas, ex ala di Milano. In alternativa, la Kinder ha già preso contatti con Dirk Nowitzki, un prospetto di grande talento. Diciannove anni, alto 2.08, ha avuto 28.2 punti di media nell'A2 tedesca, con l'Oliver Wurzburg. In Germania ha giocato da ala grande, ma ha mani e gambe da esterno: nell'ultima stagione ha avuto il 56% da 2 e 18/54 da 3 punti, oltre a 9 rimbalzi per gara. è considerato una delle prime scelte del prossimo draft Nba (gli esperti gli attribuiscono il numero 9), ma potrebbe anche scegliere di accettare per 2 anni l'offerta di college importanti come Kentucky e Berkeley. Sono in corso, intanto, le trattative per il rinnovo del contratto di Zoran Savic. Il giocatore vorrebbe un biennale, la società sarebbe disposta a garantire un anno, con un'opzione per un altro, considerata anche l'ipotesi che nel '99 Radoslav Nesterovic vada nella Nba. "Rascio" è accreditato del numero 20 nel draft di giugno e ha già contatti molto avanzati con i Toronto Raptors.

 

LA KINDER PROVA MARKS CENTRO DI 210 CENTIMETRI CON PASSAPORTO INGLESE

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 20/06/1998

 

Un'altra festa - a casa Cazzola questa volta -, ma la Virtus si guarda attorno e non abbandona la pista che porta ai comunitari. Del resto due tipi come Rigaudeau e Nesterovic hanno fatto la fortuna della Virtus e allora...

Allora c'è un colosso bianco che sta sudando nella palestra dell'Arcoveggio. Si chiama Sean Marks, è un pivottone di 210 centimetri e 23 anni appena uscito dall'università. Di scuola americana, dunque, ma, quel che più conta, di passaporto inglese e quindi equiparabile a qualsiasi lavoratore comunitario.

Lasciata cadere, lunedì scorso, l'opzione su Steven Hansell, il moretto di Birmingham che nella Virtus dei Rigaudeau, Ravaglia, Crippa e Abbio avrebbe finito per essere fin troppo sacrificato, la società bianconera s'è rituffata con entusiasmo nel variegato mercato comunitario. E ha chiamato questo ragazzone, che rimarrà in prova per qualche tempo. Mancano gli avversari all'altezza, perché gran parte dei giocatori hanno staccato la spina (o l'hanno riaccesa con la nazionale di appartenenza), ma Ettore Messina e i suoi più stretti collaboratori, Giordano Consolini e Giorgio Valli, hanno tutte le carte in regola per valutare la consistenza di questo giovanotto di belle speranze. Quelle speranze che, in altro modo, aveva lasciato trasparire, un anno fa, Radoslav Makris-Nesterovic. Difficile ora indovinare quel che potrà fare l'inglese in bianconero, però la Kinder, che ha steso la sua ragnatela sui numerosi contatti che ha negli States, lo sta testando per capire se Sean Marks potrà indossare dall'inizio di agosto, una canotta bianconera sulle spalle.

Sean Marks, in allenamento nella stagione 1998/99 (foto tratta dai microfilm del Resto del Carlino)

QUANDO NOWITZKI FIRMO' PER LA VIRTUS DI CAZZOLA

di Walter Fuochi - La Repubblica - 14/06/2011

 

Alfredone lo chiamava "il tedeschino". "Se viene questo - fremeva allegro -, stiamo bene dieci anni". E venne sì, Dirk Nowitzki, allora ventenne, a veder che roba era questa Virtus, ma si fermò solo per una cena. Poi scelse la Nba: dove ha vinto, l'altra notte, il suo primo titolo di campione, sbancando Miami alla guida di Dallas, capo-giocatore della sua unica squadra Usa, servita per dodici stagioni, quasi mille partite, più di ventimila punti.

Ci si attovagliò da Benso, il ristorante di Brunamonti nelle viuzze del ghetto, che era il covo di quell'irripetibile Virtus, "squadra lunga e società corta" (copyright Cazzola): da un lato, lo stesso Cazzola, Messina e Brunamonti, dall'altro Dirk e il suo coach pigmalione a Wurzburg. Era l'estate '98, fresca per la Vu nera di Eurolega e scudetto, con annessa mazzata all'Aquila imperiale di Giorgio Seragnoli, e vagheggiavano, i vincitori, cicli senza tramonto. Su quel Nowitzki, fenomeno in sboccio che avevano già visto tutti, in Europa e in America, erano pure un giro avanti, avendone ottenuto una firmetta. "Se rimaneva di qua - racconta ancor oggi Messina -, giocava a Bologna. Tutto messo per iscritto".

Ma Dallas ci puntava, l'aveva appena scambiato con Milwaukee, che l'aveva scelto al Draft col numero 6, e per non farselo scippare ficcò il coach Don Nelson sul primo volo per la Germania. Wunderdirk aveva già in testa la Nba senza anticamere in Eurolega, e così andò: fece il salto diretto, dall'A2 tedesca ai Mavericks, e qui lo rivedemmo solo, ogni estate, a far Europei e Mondiali con la nazionale "crucca", che da stella generosa e paziente non mollò mai, anche quand'era colma di compagni desolatamente brocchi.

La Virtus fu costretta a ripiegare: lasciò andare in Turchia Zoran Savic, invincibile ma usurato e caro, senonché rinfrescarsi, al ruolo 4, restò un sogno inappagato. Danilovic garantì sul vecchio sodale Paspalj, ma Zarko, immolata la carriera a Marlboro ed ouzo, era ormai al dessert. Gli sarebbe venuto, poco dopo, un infarto giocando a calcetto. Preso per i capelli. "Hai visto Drazen? Come sta?", andò a scherzarci Divac in rianimazione, rifiutandogli almeno la prima sigaretta. Fallito Paspalj, la Kinder tamponò con Olowokandi e con Edwards. Poco sugo, niente ciclo.

A Dallas, astralmente lontano, Nowitzki avrebbe giocato roventi derby texani con Ginobili e brevemente incrociato i tragitti di un'altra icona bianconera, quel Rigaudeau fuggito, nel gennaio 2003, dalla Virtus di Madrigali che non pagava più, trovando casa ai Mavs, per pochi e deludenti minuti in 11 sole partite Nba. Wunderdirk, invece, tirò avanti fino a questo titolo. Tornasse a Bologna, ci troverebbe poco, di 13 anni fa. Non i tre che lo portarono a cena. E perfino Benso ha cambiato gestione.

WunderDirk, sogno accarezzato ma mai realizzato

ALFREDO CAZZOLA: "QUANDO LA VIRTUS ARRIVÒ VICINISSIMA A FIRMARE NOWITKI"

tratto da bolognabasket.it - 16/12/2018

 

Sentito da Andrea Tosi per la Gazzetta dello Sport, l’ex patron Virtus Alfredo Cazzola ha ricordato come, 20 anni fa, Dirk Nowitzki (che, alla 21esima stagione con Dallas, ha battuto il record di fedeltà ad una franchgia NBA) sia stato molto vicino ad arrivare a Bologna.

“Fu il sogno di un mattino. Dirk ci venne segnalato da coach Gamba che lo seguì ai campionati Europei Under 20. Ne parlò con Ettore Messina, così fissammo un incontro. Nowitzki arrivò a Bologna col suo allenatore-manager Holger Geschwindner, suo mentore al Wurzburg. Ci trovammo a pranzo nel ristorante di Brunamonti, il nostro general manager in quel periodo. Formulai un’offerta da 1.5 milioni di dollari, una bella somma per un ragazzo di 19 anni che usciva per la prima volta dalla Germania. Il suo agente premeva perché Dirk togliesse l’opzione Nba ritenendo che gli avrebbe fatto bene giocare una stagione in un top team europeo. Noi eravamo i campioni d’Europa, non certo un ripiego. Ma pochi giorni dopo Ross Perot jr, proprietario di Dallas, salì sul suo aereo personale per volare in Europa e convincere Dirk ad attendere la chiamata dei Mavericks al draft. Noi provammo a rifarci trattando Peja Stojakovic ma anche il serbo preferì la Nba. Cosi dovemmo andare su Paspalj. Con Dirk avremmo fatto il colpo dell’anno”

 

QUEL RAGAZZONE SCESO AL CIERREBI DA DUBLINO

Messina, Consolini e Brunamonti ieri hanno visionato Mihailov Pesic, 17 anni, padre serbo. Potrebbe essere ala di riserva

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 23/07/1998

 

Biondo, occhi azzurri, due metri di altezza e 17 anni. Non è un aspirante attore, ma un giovanotto che la Kinder ha visionato ieri pomeriggio, nella palestra del Cierrebi. Si tratta di Mihailov Pesic, nato a Dublino da madre irlandese e padre serbo. Un giovanottone per il quale, sotto un sole cocente, si sono scomodati Ettore Messina, il suo vice Giordano Consolini, e il vice presidente della Kinder, Roberto Brunamonti.

Un'ala, con un buon tiro, discreto trattamento di palla e un futuro che potrebbe anche essere roseo. I tecnici della Kinder l'hanno visto lavorare per quaranta minuti, dopodiché Brunamonti si è intrattenuto con Toto Ricciotti, procuratore del giovanotto, per una mezz'ora. Potrebbe essere l'ala di riserva - in una rosa bianconera estesa a una dozzina di elementi - per la Virtus di domani.

 

GUROVIC BIDONA LA VIRTUS. "DI SOLITO, CI PORTA BENE"

di Luca Chiabotti - La Gazzetta dello Sport - 05/09/1998

 

Ieri Milan Gurovic, stella serbo-greca del Peristeri Atene era a Bologna. Ma non per firmare il contratto vero con la Kinder, dopo il precontratto già da tempo in mano alla società campione d'Europa. Perché contemporaneamente il Peristeri Atene ha ceduto il giocatore al Barcellona, ottenendo il massimo possibile dalla megaasta messa in piedi per uno dei giovani più interessanti d'Europa che di stare in una piccola società greca non ne voleva più sapere. Così, mentre alla sera Marko Jaric, altra stellina del Peristeri con una storia complicata, atterrava al Marconi atteso dalla Teamsystem carico di quesiti contrattuali ancora insoluti, Gurovic era in Catalogna. "Se posso fare una battuta - ha detto in Tv il presidente Alfredo Cazzola in serata all'amichevole di San Marino contro l'Olimpia Lubiana - venire beffati da un greco alla fine ci porta bene (il riferimento è a Papanikolau). Se viene da noi siamo contenti, altrimenti pazienza. Quelli del Peristeri han detto ai giornali che non ce lo hanno dato per non rinforzarci troppo. Non lo minacciamo: se vuole essere corretto, sa che l'impegno lo ha già preso con noi".

Ettore Messina è convinto di doverci mettere una pietra sopra, la cosa non gli fa piacere ma non lo spaventa: "Nel peggiore dei casi, quando Paspalj avrà raggiunto una forma decente, saremo forti come l'anno scorso". E in certi casi, quando hai un meccanismo equilibrato, non inserire in un ruolo già coperto da giocatori importanti un uomo in più, può essere un vantaggio anche se, in chiave futura, avere Gurovic sarebbe stata una garanzia. Nell'immediato, però, Abbio e Sconochini, saranno più contenti. L'arrivo di Gurovic a Bologna dimostra che quello del Peristeri è stato un autentico colpo di mano: il giocatore aveva scelto la Virtus perché, a parità di soldi dati al club greco (2 milioni di dollari la base), la Virtus garantiva al giocatore quasi un milione di dollari in più in tre anni (dei 5 previsti dal contratto) e un indennizzo molto minore se Milan avesse scelto, tra tre stagioni, di giocare nella Nba. Il Barcellona aveva sempre garantito al Peristeri che avrebbe pagato almeno 100 mila dollari in più della Kinder, evidentemente ha pareggiato anche i termini del contratto col giocatore e, alla fine, la proposta catalana è diventata, per il club, molto più vantaggiosa. La firma sul precontratto solitamente ha valore solo al perfezionamento dell'accordo tra le società: difficile che la Virtus abbia la possibilità di bloccare legalmente il giocatore.

 

GUROVIC, E LA KINDER RESTA ANCORA SCOTTATA

Un nuovo caso Papanikolau: il serbo-greco a Bologna, ma il Peristeri lo cede al Barcellona

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 05/09/1998

 

A Barcellona - che pure, qualche mese fa, è stata protagonista di un esodo trionfale, hanno già pronte le cartoline da spedire a Bologna: "AuGurovic". Una beffa incredibile: ieri Milan era in città e, con il suo agente, Rade Filipovich, era convinto di aver fatto tutto per sistemarsi per cinque anni a "BasketCity", e trovare così due connazionali del calibro di Danilovic e Paspalj. Invece è successo il finimondo, perché il Peristeri ha ceduto i suoi diritti al Barcellona, beffando così la Kinder che con il giovanotto serbo di passaporto greco aveva già sottoscritto un precontratto. Una mazzata che manda - momentaneamente - all'aria i piani della Virtus e di Cazzola che su Gurovic aveva creduto, mettendo mani al portafogli per una cifra - tra ingaggio e compenso per il club del Pireo - superiore ai 3 milioni di dollari.

Tutto in fumo, ancora uno sberleffo con la regia greca, come un anno fa, quando il conteso Papanikolau lasciò tutti di sasso fuggendo ad Atene. Situazione diversa, certo, ma esito tutto sommato simile che lascia con l'amaro in bocca la società e una tifoseria che non ha mancato di sottoscrivere l'ennesimo atto di fede portando - come ha sottolineato lo stesso Cazzola - ben 13 miliardi  nelle casse bianconere.

Potrebbe esserci ancora una via d'uscita, ma il rischio è comunque grosso, Milan potrebbe impuntarsi, rifiutandosi di accettare la destinazione prevista dal club di appartenenza. A quel punto - si tratta comunque di mere ipotesi - il club catalano potrebbe fare dietrofront e rimandare il soggetto indietro. E il Peristeri potrebbe così rivenderlo alla Kinder.

Ma il "Barca" potrebbe impuntarsi a sua volta e impugnare il contratto, facendo la voce grossa e ricorrendo al giudizio della Fiba. Strada comunque piena di difficoltà. E la Virtus? Potrebbe anche cominciare così, senza riaprire il mercato. Messina, nel dopo partita dell'altra sera è stato chiaro: Gurovic era e sarebbe stato un investimento importante. E se non fosse andato a buon fine allora la Kinder non avrebbe fatto nulla, utilizzando Paspalj, in certe occasioni, come numero "3". Come è accaduto per qualche istante nella sfida con la Zucchetti Reggio Emilia.

ARRIVA IN PROVA MATT SANTANGELO

La Virtus vuol testare il ventiduenne play bianco con passaporto statunitense, uscito dall'università di Gonzaga

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 30/03/2000

 

Uno statunitense in prova. E che americano: si tratta di Matt Santangelo, 22 anni - di chiare origini italiane, ma il passaporto è a stelle e strisce - uscito dall'università di Gonzaga, ateneo della città di Spokane, nello stato di washington. Lo stesso dal quale è uscito John Stockton degli Utah Jazz.

Santangelo è un bianco di 185 centimetri che ha notevoli doti fisiche, è uscito da poco dal college e potrebbe essere scelto al primo giro dalla Nba, essendo uno dei migliori 4-5 playmaker in circolazione.

La Virtus vuole vederlo: è possibile che in questi giorni possa essere testato all'Arcoveggio, per capire se e come potrà inserirsi nell'organico bianconero. Qualora la Virtus inyendesse utilizzarlo in vista della partita con Cantù dovrà tesserarlo entro le 12 di domani. Diversamente il roster di Messina resterebbe inalterato, con quattro infortunati: Bonora, Danilovic, Frosini e Rigaudeau.

Nell'ultima stagione Matt ha realizzato 15 punti a partita aggiungendo, qua e là, un buon numero di assist (5) e rimbalzi (4).

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SANTANGELO, BUONA LA PRIMA. E OGGI SI DECIDE IL SUO FUTURO

La Virtus ha convinto lo statunitense a restare per altre ventiquattro ore. Spera di essere una prima scelta Nba, intanto è a Bologna, affascinato dalla tradizione bianconera. "Sono orgoglioso di essere qui". Messina: "Ha dei numeri, ci interessa"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 31/03/2000

 

Tipo simpatico, Matt Santangelo. Sguardo sveglio, pizzetto biondo - alto qualche centimetro in meno rispetto alle guide a stelle e strisce - e vistoso tatuaggio sulla spalla sinistra. Uno scudo con due stelle sovrastato da un elmo: "è il simbolo di famiglia", dice lui. Non più tardi di qualche giorno fa la sua foto campeggiava in bella vista su "Usa Today". Potrebbe essere scelto al primo giro dalla Nba e, per questo, la sua prima idea era quella di tornare negli States, La Kinder, però, ha trovato il modo giusto per fargli cambiare idea. Oggi sarà ancora all'Arcoveggio, per provare. Sicuramente non sarà tesserato in vista della trasferta di Cantù, ma in futuro. Le decisioni sue, e quelle della Kinder, si sapranno in giornata.

Il primo approccio con Messina è stato positivo. "Un ragazzo interessante - il commento di Ettore - un buon giocatore con dei numeri. Non a caso potrebbe risultare una prima scelta. Farebbe comodo alla mia Kinder, certo, ma anche ad altri club".

Il suo agente, Maurizio Baldacci, è soddisfatto. "Sono contento che abbia avuto l'opportunità di allenarsi con Messina. Si possono gettare le basi per un progetto futuro. La Kinder, nella sfortuna, ha avuto un'ottima opportunità. Ha tra le mani un giocatore che tra qualche settimana diventerà l'oscuro oggetto del desiderio di tanti club". E lui, Matt, cosa dice? "Mi chiamo Matteo - scherza - i miei sono originari di Cantalupo del Sannio. Per me è un onore essere qui: sono contento che la Virtus si sia interessata a me. So che la Virtus ha una grande tradizione: conosco Danilovic. Lo ricordo con la maglia dei Miami Heat sulle spalle". Le carte per diventare comunitario sono a San Francisco: l'iter sta procedendo. Si considera una point-guard e spera di essere prima scelta. Per questo, per paura di infortunarsi, aveva pensato di tornare subito negli States. "Da noi è tutto molto più veloce - dice -. Qua potrei giocare. In allenamento, con il coach, mi sono trovato bene".

La chiosa spetta a Brunamonti: "Resta con noi e domani (oggi per chi legge, ndr) vi faremo sapere".

Santangelo in allenamento durante i suoi giorni di prova alla Virtus (foto tratta dai microfilm de "Il Resto del Carlino")

 

LA VIRTUS SARÀ NELLE MANI DI SANTANGELO?

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 16/05/2000

 

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La Virtus deve cominciare a guardarsi intorno, senza dimenticare che una prima scadenza è legata al draft della Nba e alla strada che prenderà Matt Santangelo, il giovanotto che la Kinder aveva testato alla ricerca di un sostituto di Stombergas.

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CONOSCIAMO IL D'ANTONI DEL 2000

Matta Santangelo. Ecco chi è il playmaker originario della provincia di Isernia fatto arrivare in Itakua dalla Kinder dopo una carriera universitaria in cui ha battuto i record di John Stockton a Ginzaga, In estate sarà italiano ma nel frattempo potrebbe diventare una prima scelta NBA. Altrimenti...

di Claudio Limardi - Superbasket - 04/2000

 

Indossa scarpe Nike fiammanti, ultimo tipo, quelle che il colosso calzaturiero di Portland ha spedito in fretta e furia a Spokane, dove ha sede l'università di Gonzaga, quando i Bulldogs sono arrivati tra le prime sedici squadre d'America per riparare alla scarsa fornitura precedente. La felpa ha il logo di Gonzaga, come il cappellino. L'aspetto da ragazzo della porta accanto, 1.85 di statura, volto scavato, capelli corti, il pizzetto sul rossiccio, gli consente di passare inosservato anche in una città come Bologna dove un giocatore chiamato dalla Kinder di solito scatena una spietata caccia all'uomo. È atterrato all'aeroporto Marconi dopo un viaggio massacrante, deciso in 24 ore, quando già aveva dato un'adesione di massima per il "Senior All Star Game" di Indianapolis, disputato domenica scorsa. "Ho fatto i bagagli, ho avvertito casa e sono partito", spiega sorridendo. Matt Santangelo, sprofondato in un divano dell'hotel Amadeus dopo aver divorato la prima pizza italiana, ancora tante energie in corpo nonostante un viaggio che l'ha condotto da Spokane a Portland, dove vive, e poi a San Francisco, Londra e infine Bologna. In America è stato un grosso nome degli ultimi ventiquattro mesi di college basketball perché la sua Gonzaga, contro tutti i pronostici, è arrivata ai quarti di finale nel 1999 e agli ottavi nel 2000. E il leader di Gonzaga era lui, Matt Santangelo, padre italiano e madre di origini tedesche, fidanzata italiana anche lei e nonni paterni di Cantalupo del Sannio, provincia di Isernia, il paesino in cui nacque l'8 agosto 1895 Nicola Santangelo, padre di Nick, nonno di Matt, il D'Antoni del 2000 se a giugno la NBA non lo chiamerà al primo giro, negandogli il contratto triennale che giustificherebbe la rinuncia a una carriera europea, o meglio, italiana, perché in casa Santangelo il legame con la terra d'origine è ancora molto forte: "Mio padre può parlare italiano, io conosco solo qualche parola", racconta rimanendo un po' scosso nell'apprendere che la partecipazione alle Universiadi con la maglia americana la passata estate gli impedirà a vita, qualunque piega prenda la sua carriera, di giocare con la nazionale italiana. Con lui Howard Avery, fisico non proprio da atleta, uno che in estate torchia numerosi giocatori NBA della zona del nord-ovest d'America, come Damon Stoudamire e Terrell Brandon: "Sono di Portland come me", rivela Santangelo.

Chi è - "Ho giocato anche a baseball ma il mio unico amore è sempre stato il basket, non mi sono mai fatto condizionare dalla mia taglia fisica", si racconta. La sua storia sportiva nasce alla Central Catholic High School di Portland dove per tre anni ha vinto il titolo della Mt. Hood Conference. Nel 1994, il suo penultimo anno di liceo, giocava con Michael Doleac, da due anni centro degli Orlando Magic, un ex prima scelta, e dopo il titolo di conference portarono la squadra al titolo dello stato dell'Oregon. Di quella squadra Matt era il primo realizzatore. Da senior, perso Doleac, vinse il titolo di conference, fu giocatore dell'anno, ma non vinse il titolo dello stato fermandosi ai quarti di finale. Considerata la statura e il fisico, non è che fu esattamente sommerso di offerte di borse di studio così scelse Gonzaga, a Spokane, stato di Washington, ancora più a nord rispetto all'Oregon: "Tra tutti i college che si fecero vivi Gonzaga era il migliore dal punto di vista cestistico e anche quello più vicino a casa". Nel suo anno da freshman, Santangelo giocò 25 partite su 27 in quintetto, si stabilizzò sui 13,2 punti e 4,4 assist per gara, segnò punti con St. con St. Mary's e venne nominato giocatore dell'anno della West Coast Conference (WCC). Da sophomore - secondo anno - fece 34 punti contro Washington e segnò da tre sulla sirena firmando una vittoria contro Loyola-Marymount nel torneo post-stagionale della WCC. In quella stagione, non solo fu inserito nel primo quintetto di conference ma giocò anche da guardia tiratrice quando in campo entrava l'altro playmaker Quentin Hall. La stagione da junior fu memorabile: Gonzaga vinse il titolo della WCC dopo aver collezionato il miglior bilancio della stagione regolare e nel tabellone del Torneo NCAA arrivò ai quarti di finale, perdendo solo contro i futuri campioni di Connecticut, dopo aver battuto Minnesota, Stanford e Florida, tutte squadre che negli ultimi tre anni abbiamo visto alla Final Four. Nella finale della WCC, Santangelo segnò 34 punti contro Santa Clara con 8 su11 da tre. Nel Torneo NCAA fece 22 punti con 6 assist e altrettanti rimbalzi nella clamorosa vittoria su Stanford. Contro Texas-PanAm segnò il canestro da tre del successo sulla sirena, confermando la sua fama di risolutore nei momenti decisivi. Ancora una volta fu primo quintetto della WCC. Da qui la convocazione per la nazionale americana che ha vinto le Universiadi in Spagna: tre i playmaker, lui, Erick Barckley di St. John's e Scoonie Penn di Ohio State. Quest'anno ha giocato 34 partite, tutte in quintetto, sfiorando i 36 minuti di impiego, con 13,3 punti, 3,9 rimbalzi, 6,4 assist. Ha chiuso come terzo realizzatore di sempre a Gonzaga in una graduatoria che vede il leggendario John Stockton all'11° posto. I 660 assist in quattro anni gli hanno dato anche il primato di scuola proprio davanti a John Stockton che da quelle parti ha giocato dal 1981 al 1984 compresi. Anche quest'anno Gonzaga ha vinto il torneo della WCC e poi ha raggiunto a sorpresa gli ottavi del Torneo NCAA battendo Louisville e St. John's. Quest'ultima è stata la miglior partita stagionale di Santangelo: contro uno dei migliori play d'America, Erik Barckley, che si è già dichiarato per i draft NBA. Matt ha segnato 26 punti compreso il tiro da tre più importante della partita.

Le prospettive - Santangelo è uno dei primi cinque-sei play del prossimo draft, il che significa che da qui alle scelte del 28 giugno a Minneapolis il suo status potrebbe spingerlo su fino alla metà del primo giro oppure giù, nel secondo. La differenza è abissale: una seconda scelta non ha alcuna garanzia, una prima scelta ha un triennale garantito istantaneo. Se Matt fosse chiamato al primo giro il suo futuro sarebbe targato NBA per almeno tre stagioni e senza alcuna possibilità di ripensamento. Se questo non accadesse, si rifarebbe una carriera italiana. I dubbi degli scout NBA sono l'atletismo e la taglia fisica, mentre sono attratti dalla leadership, il carattere, la rapidità d'esecuzione grazie alla quale si può prendere un tiro contro chiunque e dai progressi soprattutto dell'ultimo anno nel passaggio. A inizio carriera era più un tiratore, adesso è un grande distributore e la cifra degli assist lo testimonia. Così se all'inizio controvoglia faceva spesso la guardia, adesso è decisamente un playmaker puro: "Quando giocavo guardia facevo fatica a entrare dentro la partita in attacco. Lontano dalla palla non sento il giusto feeling, non riesco a guidare la squadra come quando ho in mano il pallone", spiega. Adesso farò il Desert Classic di Phoenix per proporsi agli scout della NBA: dopo i draft potrà decidere il suo futuro almeno nell'immediato.

L'intervista - "Credo nella possibilità di giocare nella NBA, ho fiducia. Il mio obiettivo è giocare con i migliori del mondo ma è giusto avere altre opzioni. Sono uno che ha la mente aperta, mi piace guardarmi attorno. La Kinder ha avuto problemi di infortuni e mi ha chiamato nel momento in cui la mia carriera universitaria era finita. Così sono venuto a vedere, conoscere, capire, costruire un rapporto con uno dei primi club d'Europa, pensare al futuro il prima possibile", è la spiegazione del viaggio, una scelta improvvisa di cui nessuno sapeva niente neppure a casa sua: "Mi considero un playmaker puro con la capacità di tirare bene soprattutto da fuori, sono orgoglioso di prendere quasi sempre le decisioni giuste in campo. Ecco, credo sia la mia caratteristica migliore, sono un buonissimo "decision-maker". per la mia taglia e il colore della pelle sono stato paragonato a Jphn Stockton ma lui è uno dei migliori giocatori della storia. Un'estate mi sono allenato con lui, non un giorno, ma per un periodo lungo. Siamo diventati discreti amici. In campo cerco di imitarne lo spirito competitivo, John è un duro e io voglio essere come lui. Cosa mi ha detto? Non una cosa particolare, ma tante piccole cose. Mi diceva di andare in campo e divertirmi, non farmi condizionare dagli scout NBA in tribuna, dal punteggio, ma di preoccuparmi solo di andare in campo a godermi la partita e il resto sarebbe venuto di conseguenza. Credo che il suo status alla vigilia dei draft fosse simile al mio. mi viene da ridere però quando dicono che anche lui è stato sottovalutato: essere scelti alla metà del primo giro è un riconoscimento incredibile, non significa essere snobbati. Giocare nella NBA è un sogno che anche io spero di realizzare, ma su Stockton è meglio fermarci qui, perché pensare a quel che ha fatto è troppo per uno che comincia adesso". Squilla il telefono, è uno dei fratelli maggiori, Matt gli racconta il viaggio, le prospettive, le sensazioni, poi riprende: "Quella partita contro Barley e St. John è stata una delle migliori della mia carriera ma ce ne sono state altre di molto buone. La differenza è che quella partita era del Torneo NCAA, il palcoscenico era più grande del solito. Ho svolto bene il mio lavoro, che era quello di pilotare la squadra poi in particolare ho tirato con precisione e questo spesso fa la differenza. Non ho rimpianti per essermi avvicinato due volte alla Final Four senza giocarla. A un certo punto devi essere realista e non pretendere troppo. Sono state due grandi stagioni e siamo stati bravi ad elevare il nostro livello di gioco nel momento più importante. Volevamo dimostrare di essere una buona squadra e oggi nessuno ha più dubbi su questo. In quattro anni a Gonzaga ho cambiato tre allenatori e questo mi ha impedito di sviluppare un rapporto speciale con un coach, com'è accaduto ad altri. Ma non sono andato in confusione: quando hai la palla in mano sei padrone del tuo destino molto di più rispetto a quando non ce l'hai". Il suo ultimo coach è stato Mark Few che comunque era nello staff di onzaga anche nelle stagioni precedenti e fu colui che lo reclutò: "Quest'anno - racconta proprio Few - Santangelo è stato il nostro portatore di palla a tempo pieno, fortunatamente è quel tipo di giocatore che non si stanca mai. Quando arrivò a Gonzaga non aveva lo spirito competitivo di adesso, si faceva condizionare dal tiro, da come giocava in attacco e se sbagliava un paio di conclusioni o perdeva un pallone si smarriva. Adesso non c'è niente che lo turb. La prima cosa che tutti gli allenatori avversari pensano incontrandolo è che vorrebbero avere in squadra giocatori con lo stesso spirito". La scorsa estate, alle Universiadi, il primo impatto col basket internazionale: "Ho giocato un tipo di basket molto diverso da quello cui ero abituato e dunque è stata senza dubbio un'esperienza produttiva anche se il livello di gioco non era altissimo perché tuti gli avversari avevano la mia età grosso modo", ammette.

L'italianizzazione - I documenti sono pronti: certificato di nascita del nonno, quello di matrimonio, la prova che non ha mai rinunciato alla cittadinanza italiana. È tutto perfettamente in ordine, a San Francisco.  Nelle prossime settimane, gli verrà rilasciato regolarmente un passaporto italiano che gli consentirà l'anno venturo di giocare in Europa da comunitario. Delle due una: se va nella NBA è il secondo italiano dopo Vinny Del Negro a portare la nostra bandiera nel campionato più bello; se non ci va viene in Italia a giocare con l'idea di percorrere una carriera di tipo "d'antoniano". A presto.

 

GIA' SVANITO IL SOGNO SABONIS?

di Francesco Forni - La Repubblica - 08/06/2000

 

Arvydas Sabonis è davvero nel mirino della Virtus? A chi non piacerebbe averlo: forse solo una decina di squadre nella Nba potrebbero fare a meno di lui come primissima scelta sotto canestro, figurarsi in Europa. Ma i quasi 22 miliardi, lordi, che il principe del Baltico deve ancora ricevere dai Portland Trail Blazers per la stagione 2000/2001 paiono un ostacolo enorme per la Kinder. Roberto Brunamonti, che ieri ha fatto tappa a Bologna tra il viaggio a Monaco e quello a Barcellona per i suoi impegni relativi ai progetti Fiba, è rimasto sorpreso dai titoli dei giornali, peraltro ispirati a precise voci provenienti dalla società. «Sabonis piace? Sfido chiunque ad affermare il contrario. Ma questa storia non so da dove venga. Arvydas ha ancora un anno di contratto con Portland a una bella cifra. E non credo proprio che la sua squadra intenda disfarsene, perché il ricambio all'altezza non lo troverebbe così facilmente».

 

SERAGNOLI E LE ASTE CELEBRI. IL PEZZO FORTE LO PRENDE LUI

di Walter Fuochi - La Repubblica - 03/07/2000

 

L'uomo seduto in sala sull'ultima poltrona a destra, quello con la carnagione tostata che pare un arabo, le maniche della giacca slacciate e rovesciate, il ghigno sardonico quando alza il ditino e rilancia l'offerta, le ha vinte tutte, negli ultimi anni, le aste del basket. E non è ancora finita, se presto Giorgio Seragnoli potrà scartarsi in casa Andrea Meneghin, il suo ultimo "aggiudicato", dopo i Myers, i Fucka, i Basile levati nel tempo alla concorrenza più dura, quella di città. Derby veri, feroci, quasi quanto quelli giocati in campo. Non è mai andata così teatralmente, con questi scenari da mobili Biedermeier o da vasi cinesi a Sotheby's, perché l'uomo è stato raramente seduto in sala. I rilanci li ha affidati al telefonino, seducendo prima l'oggetto del desiderio, poi facendogli parlare fitto fitto dai futuri compagni di squadra (c'è stato, quasi sempre, un comune fondale azzurro), e infine spedendo il suo manager di turno a chiudere l'affare, ormai fatto, con la società. Meneghin è stato solo l'ultimo atto, e in Fortitudo negheranno sempre che sia stata un'asta: la Virtus, semmai, l'ha innescata, ravanando su un pezzo che per loro era già fuori mercato. La cronaca fresca ne ha appena narrato le svolte clamorose.

Altre tre aste celebri meritano invece un racconto. Così visceralmente fortitudino, così bandiera come ormai nello sport non ne esistono più, sarà difficile anche solo immaginare un Myers virtussino. Ebbene lo fu, sia pure per poche ore. E tanto tempo fa. Successe nell'estate del '92, e quella volta non ci fu concorrenza con la Fortitudo, che viveva di stenti in A2 e Seragnoli non ce l'aveva ancora, neppur dentro la pancia. Cazzola s'accordò con Rimini, ma Carlton non accettò né l'ingaggio né l'ipotesi di stare due anni in parcheggio a Livorno. Strano destino davvero, per la stella nascente, ma la Virtus aveva appena preso Danilovic, e doveva ricevere Moretti da Verona, assieme al Morandotti ricomprato dopo gli affari di cuore. Myers saltò, e all'ultima mattina di mercato la Virtus prese egualmente, da Livorno, Carera, comunicando invece che si ritirava da Myers. Poche ore bastarono alla Scavolini: a mezzogiorno meno cinque, spedendo il fax con la firma da un ufficio postale fuori dal casello, Carlton passò a Pesaro. Il derby per Carlton sarebbe arrivato tre anni dopo: non un'asta vera, perché la Fortitudo giocò d'anticipo. Dopo due anni a Pesaro e un altro a Rimini, nel '95 Myers tornò in ballo. Seragnoli l'aveva prenotato in inverno, decidendo di mollare Esposito. Cazzola, che stava perdendo Danilovic per la Nba, cercò di rientrare, arrivando ad offrire 12 miliardi. Invano, e la leggenda narra che, alla cena per chiudere, buttò sul piatto forchetta e gamberone, ed era già al parcheggio ad aprire la Porsche, vanamente inseguito da Bucci, quando i riminesi ne udirono le urla sdegnate, «se non me lo date per tutti 'sti soldi, vuol dire che l'avete già venduto». Probabile. Ai 12 miliardi per Myers, Seragnoli ne aggiunse 4 per Ruggeri, poco prima che la sentenza Bosman azzerasse i cartellini, da cui battaglie e lodi per rendersi il prezzo più equo. Myers è ancora lì, cinque campionati dopo. E lì chiuderà, fortitudino a vita.

Fu asta vera, e dura, furba, cattiva, quella per Fucka. L'anno è il '97, il fondale sono gli Europei di Barcellona, ma la trama forte è che siamo nel ciclone dell'estate folle della corsa agli armamenti. Cazzola ha già preso Frosini, Danilovic, Sconochini e Rigaudeau, Seragnoli s'è già assicurato Wilkins, Rivers, Moretti, Attruia, Galanda. Fucka sta a metà. Entrambi lo corteggiano da mesi. Una sera al Four Seasons di Milano, Seragnoli e Cappellari si alzano da cena con la parola di Giorgio Rubini, che regge la società d'uno Stefanel ormai distaccato, che Gregor andrà alla Fortitudo. Ma il giorno dopo, Cazzola fila in auto fino a Lavagna, dov'è ancorata la barca di Rubini, ci si chiude dentro per sei ore e ne esce con le carte di Fucka sottobraccio. Poi vola a Barcellona, e qui scopre che Gregor ha altre idee. Lo incontra sul porto olimpico, dopo la cena della medaglia d'argento degli azzurri, e dai gesti di quel buffo articolo "il" i cronisti ancora a tavola capiscono che la storia è di nuovo cambiata. Poi, i dubbi c'erano anche prima: l'operazione sbatteva oltre i 16 miliardi, Gregor le aveva appena prese, in finale, da Savic, che era un giocatore della Virtus e altre poteva dargliene (esatto). Bene, come la gita a Lavagna non fosse mai avvenuta, Gregor firmò il suo bel quinquennale da 8 milioni di dollari con la Fortitudo. Con Basile siamo in inverno, fine gennaio '99, e sta succedendo di tutto. Giochicchia nella Teamsystem Del Negro, o meglio s'allena per tornare nella Nba. Cosicché, la Fortitudo si getta su Basile, che Reggio ha già più che promesso alla Virtus. La quale Virtus, nelle stesse ore, ha liquidato Olowokandi e giocherà dunque senza uno straniero in Europa. Ma pensa all'anno che verrà. Con Basile, appunto. E con Ekonomou. La storia è al solito contorta e grottesca, intrecciata con le finali di Coppa Italia a Casalecchio, con le bufale Nba che ripartono, e con questo volo clandestino di Messina e Cazzola che scappano ad Atene a firmare Ekonomou (l'avessero trovato occupato, l'aerotaxi). è un lunedì sera, l'ultimo di gennaio, e mentre a Glyfada brindano con un ouzo, Seragnoli affonda il colpo per Basile. L'ha visto il giorno prima, a Reggio, in Zucchetti-Fortitudo, gli è piaciuto, l'offerta a Chiarino Cimurri scavalca quella di Cazzola. Così, mentre ridacchia coi cronisti che «Basile mi risulta sia un giocatore della Virtus», lo acchiappa. E di là si ritirano raccontando che mai potevano cedere a Reggio Crippa e O'Sullivan. Se uno vuol crederci.

Capita pure che, intanto, Del Negro lasci il peggior ricordo di sé, fallendo alla sirena della semifinale con Varese un tiro da tre metri che, le altre 99 volte, butterebbe dentro. La Teamsystem esce dalla Coppa, Seragnoli rovescia insolenze sugli arbitri, ma nella stessa notte fa chiudere l'affare. A un tavolo di Merlò, Chiacig dice sì a Reggio, dopo un congruo ritocco al contratto. Non resta che, la mattina dopo, depositare la firma di Basile in Lega. E l'agente di Basile la tira fino all'ultimo, bravo lui a sistemare pure qualche vecchia pendenza per Wilkins. E bravo soprattutto Basile, che passa dai 110 milioni annui reggiani al miliardo secco per 4 stagioni biancoblù, mentre Reggio prende mezza annata di Chiacig (pagata da Bologna), un miliardo in contanti e la scelta su un tot di giocatori (pure già pagati) per l'anno dopo. Con Miloserdov, Cittadini e Betts ci finirà in A2. La Fortitudo, coi suoi gioielli vinti alle aste, ci vincerà, finalmente, lo scudetto.

 

Justin Love all'Arcoveggio nel primo giorno di allenamenti (foto tratta dai microfilm de "Il Resto del Carlino")

LOVE VUOL CONQUISTARE IL CUORE VIRTUS

È un play di 23 anni e 186 centimetri. È in prova e ha giocato a Saint Louis. Madrigali non esclude altri arrivi.

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 24/01/2001

 

Un giocatore che potrebbe fare la fortuna dei titolisti dei giornali e risultare, contemporaneamente, l'oggetto del desiderio dei tifosi innamorati del bianconero. Si chiama Justin Love - che con un pizzico di fantasia si potrebbe tradurre appena innamorato - e ieri ha provato all'Arcoveggio, prima di infilarsi in un auto scura e andersene con il connazionale Rashard Griffith. Avrebbe potuto provare per Verona, che ha temuto di perdere Bullock, è sbarcato a Bologna. È un playmaker prossimo ai 23 anni che ha giocato nell'università di Saint Louis, non è stato scelto nella Nba ma ha avuto un'opportunità, nella Cba, con i La Crosse Bobcats. Ha provato al camp di Phoenix, dove è stato tagliato il 25 ottobre, alla vigilia dell'inizio del campionato Nba. Play di 186 centimetri: sarà lui il nuovo straniero della Virtus? Ieri, all'Arcoveggio, c'era anche il presidente  bianconero Marco Madrigali, che non ha escluso che saranno provati altri giocatori. Love occupa un ruolo che sulla carta (e non solo su quella) risulta ben coperto. Perché i play designati sono Jaric, Rigaudeau e Abbio. Senza dimenticare un certo Bonora.

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LOVE: "LA VIRTUS COME I LAKERS"

Oggi Justin Love "prova" contro il Gira. "Conosco Jaric: ci siamo incontrati ai camp. Mi piacerebbe restare, so che questo è un grandissimo club"

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 25/01/2001

 

Il nodo è legato al termine ultimo per presentare il proprio organico per la fase finale dell'Eurolega. La Kinder ha tempo fino alle 18 del 31 gennaio, ventiquattro ore prima di gara uno con l'Estudiantes. Justin Love si è allenato ieri, per la prima volta, con mezza Virtus. Oggi ripeterà l'esperienza, alle 17, nell'amichevole a porte chiuse con la Calderini Ozzano. Messina lo valuta un soggetto interessante - lo aveva già seguito con interesse a Chicago, in estate -, il presidente dice (o meglio ha detto) che sono attesi altri arrivi, e forse questi raggiungeranno Bologna con Roberto Brunamonti, che non è ancora rientrato dal suo viaggio di aggiornamento negli Stati Uniti.

Ma lui, Justin, cosa pensa, della realtà italiana? "Conoscevo già Jaric, ci siamo incontrati al camp, in estate. Mi sono allenato con i Phoenix, mi avevano scelto nella Cba, ma sono stato con i Kansas City Knights, nella nuova Aba. Quella della Kinder è l'unica offerta europea. Sarei contento di rimanere perché la Virtus è un club importante, come lo sono i Los Angeles Lakers nella Nba. Sono una guardia, un tiratore: nel college avevo 18 punti di media".. Potrebbero bastare, con la buona impressione fatta in queste prime ore, per convincere la Virtus a metterlo sotto contratto (con il conseguente sacrificio di Jestratijevic). Oggi incrocerà la strada di Blasi, Ragionieri e Ragazzi.

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Love con Consolini nel giorno dell'amichevole contro il Gira (foto tratta dai microfilm de "Il Resto del Carlino")

LOVE PIACE. MA SI VEDRÀ

Vetrina per il nuovo acquisto. Ieri proficua partitella tra i virtussini e la Calderini con l'americano che ha fatto vedere cose interessanti

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 26/01/2001

 

Un'ora abbondante di partita con punteggio rigorosamente non tenuto ieri pomeriggio tra la Calderini Ozzano e la Kinder dimezzata dalle assenze per infortuni e All Star Game. A detta dei pochissimi presenti (l'allenamento è stato rigorosamente a porte chiuse) una partitella molto intensa nonostante l'evidente divario tra il Gira di Gianni Zappi che fa la B1, anche se ad un passo dal vertice, e la Virtus di Ettore Messina, prima in Italia e in Europa. E alla fine sono stati tutti contenti per il livello dello "scrimmage" ma anche perché nessuno ha subito colpi pericolosi anche se fortuiti, un rischio non remoto durante le amichevoli infrasettimanali.

Bene Justin Love alla sua prima esperienza agonistica in maglietta banconera, americano che, nel ruolo di guardia, sembra avere un buon impatto fisico con la partita grazie ad un fisico non tanto lungo ma sicuramente molto tosto.

Con la consapevolezza che, in caso di firma, gli avversari che incontrerà saranno di ben altro livello rispetto a quelli di Ozzano. Messina l'ha fatto giocare da guardia e l'impressione è che il ragazzo gli piaccia abbastanza, anche se forse da non sospendere ancora le ricerche negli Stati uniti e in Europa dove però, non è che abbondi il binomio qualità - prezzo.

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VIRTUS, OPERAZIONE BODIROGA

di Walter Fuochi - La Repubblica - 06/07/2002

 

Se le abitudini della casa sono ancora quelle di due estati fa, quando fu calato, lo stesso giorno, il tris d'assi Jaric-Ginobili-Griffith (toh, i tre partenti d'adesso), avremo dalla Virtus, la settimana prossima, molti annunci in un colpo solo. Tanjevic allenatore non è più, oramai, nemmeno una notizia. Lo sta diventando invece Dejan Bodiroga: è lui il grande obiettivo della Virtus, e già in questo week-end potrebbe venir messo sotto chiave. L'offerta è arrivata, il tam tam batte forte in tutta Europa, anche se ieri Dejan ha opposto una (debole) smentita. «Non sto trattando niente con nessuno. Sto aspettando le mosse del Panathinaikos». Per la Virtus, si parla ancora di due play, McDonald e Pecile, del Parker che furoreggiava al Maccabi (se fallirà l'assalto a Bodiroga), di Darryl Middleton, ala-pivot del Panathinaikos, e infine di un armadio grande, grosso e stoppatore, che resta per ora solo un identikit.

«Prima di settembre avremo un allenatore», ha detto ieri Dado Lombardi ai cronisti genovesi, laddove si presentava la Supercoppa. Scherzando, sviava un tema che, di questi tempi, scotta ancora, e fa chiedere ad esempio, in parallelo, in quale giorno la Benetton annuncerà Messina, prima mossa d´un domino di esiti impronosticabili. Le ultime parole famose, alle dimissioni del coach, furono che la Virtus si riservava qualsiasi tutela legale. Che Benetton-Virtus del 14 settembre, per la citata Supercoppa, non sia la prima sfida tra ex pare molto presumibile.

Prende forma, almeno in progetto, la nuova Virtus. Il reparto più nuovo sarà il centrocampo, dove, rispetto a un'estate fa, tre pezzi su sei non ci sono già più: Jaric, Ginobili, Abbio. Becirovic e Rigaudeau hanno contratto, ma potrebbe restarne uno solo: a occhio, più il francese, se con l'agente dello sloveno si tratta per rivedere il contratto qui, o sistemarlo altrove. Come regista titolare, viene seguito da mesi Arriel McDonald, americano di passaporto sloveno, pilota del Maccabi. E come suo cambio si punta su Pecile, che però ha un altro anno di contratto a Pesaro e va negoziato con la Scavolini. Antonio Granger è in portafoglio fino a domenica: c'è un'idea di tenerlo, ma contrattando sul prezzo. A Bonora infine è scaduto il contratto: può restare o no, dipende pure da chi, dei pesci cercati, resterà nella rete.

La storia di ieri sono i tam tam su Bodiroga, quando la notizia d'una sua uscita dal Panathinaikos, dove gli è scaduto il contratto, è rimbalzata fra Belgrado, Atene e Barcellona. A Belgrado si sa tutto degli eroi della patria, e lì si diceva che Dejan diverrà bianconero, ovviamente in accoppiata con Tanjevic, il suo scopritore. Ad Atene si raccontava che il Panathinaikos era sotto ultimatum: o in 48 ore pareggiava l'offerta della Virtus, o Bodiroga cambiava casa. A Barcellona infine si registrava un sorpasso: su Dejan il Barca è pronto a investire tantissimo, ma il tantissimo della Virtus pareva di più, un biennale da un milione e 800 mila dollari a stagione. In verità, si tratta sul milione e mezzo, e il Pana ha fatto sapere al ragazzo che pareggerà qualsiasi proposta. Resta da capire se ne ha ancora voglia lui: fuori dalla porta gli bussano Virtus, Real e Barcellona, anche se la tentazione più grossa sarebbe la Nba, ossia quella Houston dove Tomjanovich lo stima tanto. Darryl Middleton, in scadenza al Pana, veniva dato in Spagna, al Girona, dopodichè sarebbe entrata la Virtus. Mah. Middleton ha passaporto spagnolo, che non guasta, ma ha pure 36 anni e non è proprio un 5. Magari è un diversivo per battere altre piste

SARÀ KAMBALA IL NUOVO GRIFFITH

Sembra ormai fatta per il centro lettone dell'Efes Pilsen

tratto da Il Resto del Carlino - 20/06/2002

 

Saranno stati i 30 punti che costrinsero la Kinder a una faticaccia per battere l'Efes Pilsen nella gara di ritorno della seconda fase di Eurolega. Sarà stato l'assoluto bisogno di cambiare con un centro di peso il partente Griffith. Sarà stata anche la necessità di fare presto perché in quel ruolo i giocatori di valore  sono pochi e fanno gola un po' a tutti. Il fatto è che il lettone di Riga Kaspurs Kambala, 206 centimetri, 24 anni e un passato stelle e strisce a Nevada Las Vegas è ormai virtussino, primo colpo pesante di Dado Lombardi come GM della Virtus. L'arrivo di Kambala a cui manca solo l'ufficialità, è stato facilitato dal precipitare della trattativa che il lettone aveva con la Fortitudo, anzi più precisamente con un Lefebre in odore di dimissioni.

Mancando la concorrenza della Fortitudo per la Virtus è stato molto più facile concludere in fretta la trattativa con un risprmio rispetto al contratto di Griffith di circa un milione e mezzo di dollari a stagione.

E in una stagione in cui bisognerà fare i conti con il budget non è una brutta partenza.

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KHIZHNYAK FIRMA UN TRIENNALE

tratto da telebasket.it - 20/07/2002
 
 

C'è da registrare la firma di Grigorij Khizhnyak, che ha inchiostrato un triennale e che diventa così, ufficialmente, il primo acquisto della nuova Virtus.
 

KHIZHNYAK SE NE VA

tratto da telebasket.it - 11/08/2002
 

In casa Virtus però non si respira proprio un'aria tranquilla; pochi minuti fa la società ha comunicato l’avvenuta risoluzione del contratto con Grigorij Khizhnyak. Comunicato scarno, ma sufficiente per sottolineare come i problemi contrattuali di cui abbiamo parlato fossero evidentemente insormontabili. Khiznyak lascia dunque il mondo Virtus prima ancora di averci messo i piedi, ed ora pare intenzionato a giocarsi le proprie chances in NBA. Per l’ucraino ci sarebbero un paio di franchigie pronte a mettere sul piatto un posto per il training camp di ottobre, dopo che proprio il giocatore declinò l’invito dei Golden State Warriors che lo chiamarono al camp estivo.

VIRTUS, MARKOVIC IN PROVA

di Francesco Forni - La Repubblica - 01/10/2002

 

Andersen potrebbe tornare presto in rampa di lancio (e c'e n'è sempre bisogno) e intanto per Boscia da oggi ci sarà un lungo in più. Slaven Markovic, ala-pivot di 2 metri, classe '79, la scorsa stagione in NCAA nel Wisconsin, si allenerà per una decina di giorni con i bianconeri. Al momento non verrà tesserato, farà da sparring-partner, per colmare il momentaneo vuoto lasciato da David. Poi se saran rose...

 

Slaven Markovic

SLAVEN MARKOVIC

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 05/10/2002

 

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Intanto, in attesa di trovare un ingaggio, continua a sgobbare con i bianconeri Slaven Markovic, il due metri al quale la Virtus ha chiesto di restare per rendere maggiormente competitivi gli allenamenti per i lunghi.

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ECCO NIEBLING, DANESE IN PROVA

Volto nuovo ieri all'allenamento delle V nere, in teoria potrebbe giocare già giovedì col Maccabi

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 25/02/2003

 

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Ieri, all'Arcoveggio, ha preso forma un giovanotto che le guide accreditano di 212 cm ma che, in realtà, non dovrebbe essere più di 204-205 cm. In prova c'è Michael Niebling, classe 1978, di nazionalità danese che ha esordito nel 1997/98 con i Falcon Team. Dopo una stagione nelle fila degli Umea Nordica, Niebling è poi tornato tra i Falcon, per accettare le offerte dei Magic Great Danes e prender parte al campionato Nebl. Mentre, per la "Danish league" ha giocato con gli Aabyhoj If (praticamente un codice fiscale) poi negli Horsens Ic. Il danese è in prova ma, teoricamente, potrebbe scendere in campo già giovedì, con i "gialli" di Israele, senza creare nessun problema di visti. Sarà la società, valutate le condizioni dei propri lunghi - se Koturovic non dovesse farcela, Frosini e Smodis dovranno sciropparsi tutto l'incontro, con il contributo , forse, di Avleev - a prendere una decisione (ma non era il caso di trattenere Joey Beard che in fondo è rimasto con la squadra per sei mesi?).

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Michael Niebling

IL MIO AGENTE PRESE UNA DECISIONE SBAGLIATA, MA FU UNA GRANDE ESPERIENZA

di Michael Niebling - 02/09/2018

 

Ricordo la decisione sbagliata, presa dal mio agente, di venire a Bologna, ma fu una grande esperienza.

DA OGGI C'É UN ESCUDERO IN PIÙ

Uno spagnolo in prova fino a venerdì

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 04/03/2003

 

La Virtus, come previsto, ha chiamato in prova, da oggi fino a venerdì, lo spagnolo Alejandro Escudero. Esterno di 195 centimetri, Escudero è nato a Madrid il 18 agosto 1974.

Cresciuto nell'Estudiantes Madrid, dove ha giocato dal 1991 al 1995, Escudero ha giocato una stagione nel Breogan Lugo (alla media di 18.6 punti a partita), prima di ritornare, l'anno seguente, nell'Estudiantes.

Nel 1998 ha fatto una breve apparizione in Italia con la Termal Imola, per firmare poi in ottobre per la formazione spagnola CB Murcia, dove ha realizzato una media di 10.1 punti e 3.2 rimbalzi a partita.

Nel 1999 ha giocato in Spagna prima con il Cabitel Gijon e poi dal 2000 al 2002 con il Los Barrios Cadiz.

A Imola lo ricordano come giocatore forte fisicamente e con un ottimo tiro perimetrale.

Escudero ai tempi della sua militanza spagnola

MIKE WIATRE IN PROVA

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 24/01/2004

 

In bianconero, intanto, ma in prova, è arrivato un amico di McCormack. Si tratta di Mike Wiatre (stessa tazza del suo collega) che, come Ryan, può contare su un passaporto italiano. Classe 1976, Mike, ha giocato in Inghilterra e, ultimamente in Spagna, nelle file del Murcia. Massimo Rizzo, il suo agente, l'ha spedito a Bologna perché Marco Santucci gli dia un'occhiata. Il try out, probabilmente, non durerà a lungo e la Virtus continuerà a setacciare il mercato.

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Watre un paio d'anni dopo a Rieti, compagno di Guido Rosselli

HAWKINS, 5 GIORNI PER CONVINCERE BUCCI

31 anni, professione playmaker e una carriera divisa tra l'Europa e la Ciba, dove è stato da poco tagliato. "Non mi spaventa per nulla l'idea di mettermi in discussione. Voglio giocarmi fino in fondo la possibilità di restare a Bologna". Intanto resterà almeno fino a venerdì.

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 09/03/2004

 

Sullo stesso volo (via Parigi) che aveva condotto Alton Ford, dieci giorni fa, alla corte di Repesa. A Steve Michael Hawkins, 31 anni e occhialini da professore universitario, è andata meglio. Il volo non solo non è stato dirottato a Rimini, ma è atterrato con un ritardo di poco più di due ore.

Ad attendere il play, che Piero Bucchi ebbe in Polonia, nella sua fugace esperienza con lo Slask Wroclaw (dopo di lui, per un periodo altrettanto breve, proprio Gelsomino Repesa), Andrija Gavrilovic, braccio destro di Alberto Bucci, sulla panchina bianconera.

"Ricordo Bologna - commenta Michael - giocai un'amichevole, proprio qua, con una rappresentativa nazionale statunitense, contro l'Italia.

Doveva essere il 1998, Steve Michael, che ieri ha affrontato alcune visite mediche (per mettersi avanti con i lavori), resterà all'Arcoveggio almeno finora a venerdì. Per lui si tratta di un vero e proprio "try out". Ma la Carisbo non ha fretta perché, comunque, avrebbe tempo fino al prossimo 18 aprile (più di un mese abbondante, dunque) per ingaggiare un nuovo (sarà comunque l'ultimo) elemento.

Gli dici Virtus e gli occhi di Steve Michael (180 centimetri, corporatura massiccia), che al suo arrivo ha incrociato Anthony Williams (aspetta l'arrivo della madre), luccicavano. "Se non sbaglio c'erano Griffith, Rigaudeau, Ginobili e anche Jaric".

Dei nuovi conosce Charles Smith - "non personalmente, ma lo ricodo nella Nba" - e ricorda Niccolai. "Se non sbaglio una volta giocava nella Benetton, vero?".

L'esame orale è superato a pieni voti da questo giocatore, mai scelto al draft Nba dopo l'esperienza al college di Xavier. Ingaggiato come free agent da Portland, nel'ormai lontano 1995, Steve Michael è stato anche a Boston, Sacramento e Charlotte, costruendo gran parte della sua carriera nella Cba, a Rockford. Per lui anche un'esperienza in Grecia, nelle fila dell'Olympiakos. Poi l'ultimo taglio, nella Cba, e la decisione di accettare l'offerta bianconera. "So che si tartta di un try out - spiega -, ma non sono per nulla spaventato dall'idea di mettermi in discussione. Sono ottimista, voglio giocarmi fino in fondo la possibilità di restare qua, a Bologna". Ieri le visite mediche, oggi, nel tardo pomeriggio, il primo allenamento.

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Hawkins (a destra) all'arrivo a Bologna ha incontrato Anthony Williams (foto tratta dai microfilm de "Il Resto del Carlino")

HAWKINS SI ALLENA

tratto da Il Resto del Carlino - 11/03/2004

 

Salta lo scrimmage con Montecatini, che sarà recuperato prossimamente.

Ma non mancheranno, fino a domani, le opportunità per dar modo al piccolo Michael Hawkins di mettersi in evidenza e, eventualmente, di conquistare la fiducia della nuova società

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HAWKINS TORNA A CASA, MA È  PIACIUTO

tratto da Il Resto del Carlino - 12/03/2004

 

Michael Hawkins domani ripartirà per gli States. Avrebbe dovuto farlo comunque perché qualora la Virtus decida di affidarsi a lui, il moro dovrebbe tornare in patria per ritirare tutti gli incartamenti del caso. Ma il club bianconero, per il momento, non ha preso una decisione definitiva.

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VIRTUSSINI MANCATI

di Franco Montorro - Bianconero 02/2004

 

Facile dire che era destinato ad essere un Numero 1, con quel cognome. Altrettanto facile definire Giancarlo Primo come uno dei più grandi allenatori italiani e di aggiungere ancora la nostra voce al coro degli auguri per i suoi 80 anni. Compiuti il 4 novembre, anniversario della Vittoria. E con la dea alata, soprattutto da Ct azzurro, Primo ha avuto storici incontri: dal successo con gli Stati Uniti ai Mondiali 1970 alla prima medaglia europea del dopoguerra (Essen 1971). È stato per lunghi anni uno dei coach più conosciuti ed apprezzati e a oltre 30 anni dalla prima edizione il suo trattato sulla difesa resta un testo fondamentale di base per chiunque studi tecnica e tattica del basket. Ho avuto il piacere, ma posso dire l'onore, di partecipare alla festa organizzata per il suo compleanno, a Roma, ritrovando e per certi versi scoprendo un uomo che all'enorme esperienza unisce una lucidissima visione di pregi e difetti del basket, aumentando così il rammarico e le perplessità di chi lo ha visto troppo in fretta accantonato o dimenticato quando le sue qualità di tecnico e di uomo avrebbero fatto ancora e a lungo comodo a moltissimi nel nostro ambiente. Giornalisti inclusi.

Fra le tante rievocazioni di una serata sospesa fra nostalgia e rivelazioni, ci sono state anche quelle del rapporto fra Primo e la Virtus, con particolare riferimento a quella voce che lo ricordava vicino alla panchina bianconera come successore di Driscoll nel 1980, quando l'allenatore romano era libero dopo aver lasciato l'incarico di Ct a Sandro Gamba. Ma un quarto di secolo più tardi, Primo ridimensiona il mancato evento: "Una trattativa vera e proprio con l'Avvocato Porelli non ci fu, anche se all'epoca i giornali davano l'accordo per fatto e anche se, passato poi a Cantù, la Virtus l'ho battuta e forse a Gigi ho fatto venire il dubbio di aver sbagliato a non concretizzare le trattative". Al suo posto, di fianco all'organo di Piazza Azzarita, arrivarono, e presto ripartirono Zuccheri, Ranuzzi, Nikolic, Bisacca e Di Vincenzo mentre Primo con Cantù vinceva una Coppa dei Campioni nella finale derby di Grenoble con Milano.

Non è comunque stato Primo l'unico grande virtussino mancato e parte gli arcinoti casi di mercato dei vari Myers, Basile e Fucka - citati non intenzionalmente per far rabbrividire qualche purista bianconero - almeno tre fuoriclasse europei sono stati ad un passo da un clamoroso accordo con le Vu Nere. Il primo, in ordine di tempo, è Drazen Dalipagic. La Virtus voleva lui, lui voleva la Virtus ma per le leggi jugoslave dell'epoca - metà anni '70 - c'era un limite di età che ne vietava il trasferimento e così Praja prese altre strade, che poi lo portarono sì in Italia ma da avversario dei bianconeri come ben ricordano quei difensori impazziti su di lui la sera che a Venezia di punti nel paniere bolognese ne infilò  70.

Un altro che aveva già detto di sì a Porelli fu Sarunas Marchulonis, aggiungendo però un "ma" legato all'eventualità che il giovane lituano ricevesse una chiamata - si pensava improbabile - da parte della Nba. Sapete tutti come è andata: ingaggiato come free agente da Golden State, ha conosciuto una grande carriera oltreoceano. Nel 1992 lo incontrai prima di una partita dei Warriors, a Miami: spontaneamente, dell'Italia fece solo il nome di Dino Meneghin e di Brunamonti, aggiungendo che gli sarebbe piaciuto giocare insieme a Roberto perché oltre alla tecnica ne apprezzava la grinta.

Toni Kukoc invece arrivò a Bologna sul finire degli anni '80 assieme al suo agente Mira Poljo che aveva appena sistemato Vlade Divac ai Lakers. Quel Divac che per anni ci si è ostinati a vedere a Bologna anche quando era in vacanza a Palau o a credere già alla Virtus la volta che venne a comprare il "pan spziél" da Billi al Meloncello. Torniamo alla storia, lasciamo la fantascienza. Poco più che ventenne, croato - anzi, dalmata e con un cognome, Petrello, che il nonno aveva dovuto cambiare nell'immediato dopoguerra - Kukoc si lasciò fotografare fuori dalla palestra dell'Arcoveggio ma l'opzione che la Virtus avrebbe avuto su di lui non venne mai esercitata perché nell'epoca del doppio extracomunitario, con Richardson al top dell'avventura italiana a molti sembrava un rischio non usare la seconda opzione per un lungo, meglio se USA. Pochi anni dopo, con Treviso vinse uno scudetto e portò la Benetton alla doppia finale di Eurolega e playoff scudetto, poi perso con Limoges e Virtus.

Fra gli allenatori, Peterson arrivò dopo il no di Rollie Massimino e Scariolo avrebbe dovuto prendere il posto di Messina neo Ct azzurro, secondo i desideri di Roberto Dorigo sponsor con il marchio Kinder, ma Cazzola puntò su Bucci. E fra i giocatori, nel 1997, con sommo scorno di Romano Bertocchi, Rigaudea fu scelto al posto di Rivers e Naumoski soprattutto grazie al passaporto di comunitario, come molti anni prima Coldebella arrivò solo in virtù delle complicazioni per le trattative che avrebbero dovuto portare alla Virtus l'oggi rimosso playmaker Palumbo.

Sul finire del passato millennio, poi, va ricordata l'increspatura di umore (eufemismo) di coach Messina alla notizia che la Virtus si era ritirata dall'asta per Andrea Meneghin ingaggiando al suo posto Ginobili. Alla summer league di Treviso, Ettore incontrò un collega che osò ipotizzare che nel cambio la Virtus ci avrebbe guadagnato. "Rompi anche tu le scatole come Giordano?" fu la risposta seccata di Messina che ammise le preferenze del suo vice e rivelò le insistenze di Consolini sull'impiego di Manu. Vista lunga e naso fino, il Jordan... mentre a Messina va accreditata lungimiranza di opinione su Peja Stojakovic, ma soprattutto la scoperta di quel Dirk Nowitzki che invece a Milano preferiscono attribuire a Marco Crespi.

P.S. A proposito di colpi mancati, all'amico e collega (a maestro) Carlo Cavicchi chiedo di raccontare a Bianconero di quella volta che Ayrton Senna, dopo aver già firmato in segreto per la Ferrari durante il GP di Monaco, strappò il contratto con un gesto da gentiluomo. So che è un argomento extrabasket, ma immagino che al tifoso virtussino interessi più di cosa succedeva quando Dan Peterson andava al cinema in Via Azzo Giardino o di Pietro Colnago che giocando a basket è diventato anche campione del mondo.

PALLADINO, SOGNO BIANCONERO: "BOLOGNA LA PRIMA SCELTA"

Positivi i primi test per l'italo-argentino. Allenamento all'Arcoveggio per l'ex giocatore di Tenerife che ha ritrovato il "fratello" Pelussi. "Grazie a lui della Virtus so tutto". Sabatini  apre al neo-arrivato: "Se per i tecnici è ok..."

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 02/02/2005

 

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Il patron parla di Leandro Palladino, l'argentino che avrà altri due giorni di tempo per convincere lo staff tecnico bianconero. "Le sue qualità non si discutono - spiega Sabatini -. Per noi è una prima scelta. Il giocatore è libero da qualsiasi legame con Tenerife: dovesse convincere i tecnici resterà con noi".

Leandro, intanto, sfrutta l'assist del "Gladiatore" Pelussi. I due sono come fratelli, per aver speso sei anni di vita in comune a Cordoba. "Abbiamo giocato nelle fila dell'Atenas Cordoba. Sono stati sei anni importanti per noi. Siamo rimasti amici e, proprio per questo, ci siamo sentiti spesso".

Le uniche perplessità sull'argentino, libero da legami con Tenerife, sono legate alle sue condizioni. Leandro "sta male", ma è proprio lui a spiegare con maggiori particolari questa sensazione di malessere. "Sto male - incalza - perché non sto giocando. Perché negli ultimi due mesi non ho giocato nemmeno in Spagna. Problemi con l'allenatore e con la squadra. E pure problemi economici". Quelli che non avrebbe all'ombra delle Due Torri, se è vero che, per giocare qui, il giocatore accetterebbe condizioni diverse. In Spagna avrebbe guadagnato, per tutta la stagione, 300.000 euro. A Bologna, dovesse superare il try out di questi giorni, ne incasserebbe meno.

"Ma io - dice con grande orgoglio - sono contento di essere qui. Sono felice di essere rientrato in Italia perché non ho dimenticato la vostra pallacanestro. Quella che ho giocato sia con Reggio Calabria sia con Napoli". Non fa problemi nemmeno di lega o di campionato, Palladino. "Serie A o Legadue poco importa. Mi lascio trasportare dall'idea che ci sia un progetto e una società ambiziosa. Pelussi mi ha raccontato tante cose di questa società. Io sono qua per convincere i tecnici. Sono contento dell'opportunità che mi è stata offerta e, contemporaneamente, mi fido delle mie qualità. Farò di tutto per restare qui e per giocare con questa maglia sulle spalle. Ripeto: l'idea di restare qui mi stimola.

Anche perché la Legadue è solo un momento di transizione, l'obiettivo è quello di crescere ancora e di approdare in serie A".

Questo il Palladino pensiero: toccherà a Giordano Consolini, e ai suoi due assistenti Andrija Gavrilovic e Michele Teglia, testarne le qualità.

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Palladino all'Arcoveggio (foto tratta dai microfilm de Il Resto del Carlino)

VIRTUS, PALLADINO NON SI FA

Terminato senza seguito il try out dell'oriundo

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 04/02/2005

 

Palladino è già lontano, anche se Leandro Fabian ieri era in palestra all'Arcoveggio con i compagni (virtuali). Palladino si allontana dal Caffè Maxim perché la Virtus, se avesse voluto utilizzarlo per la final four - ieri per esempio, nei tempi fissati, erano le 12, è arrivato il tesseramento di Grappasonni per l'Upea Capo d'Orlando - avrebbe accelerato le operazioni. E la final four, in piazza Azzarita, avrebbe costituito il miglior biglietto da visita per l'ex giocatore di Tenerife, Tau, Napoli, Reggio Calabria e Atenas Cordoba.

La Virtus, proprio sul suo sito, aveva scritto che il tryout si sarebbe protratto fino al 3 febbraio, dopodiché (deduzione implicita) lo staff tecnico, insieme con quello sanitario e quello dirigenziale, avrebbe preso una decisione deifinitiva.

E l'impressione, appunto, è che il club di Claudio Sabatini sia orientato verso il "no".

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È ARRUOLATO ANCHE SKELE

Il lettone, una guardia di 22 anni è stato inserito, anche se Markovski vuol dare fiducia a English

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 01/11/2005

 

La colonia degli stranieri in maglia bianconera si arricchisce di un'unità. Da ieri pomeriggio, con la Virtus che si è ritrovata nel quartier generale dell'Arcoveggio dopo due giorni di riposo, c'è Armands Skele, guardia lettone di 22 anni, già transitato in Belgio (a Liegi), e Matteo Boniciolli che da quelle parti ha allenato ne dice un gran bene) e per la Polonia.

Nato a Riga il 4 settembre 1983, Armands è accreditato, dalle guide specializzate, di 193 centimetri d'altezza, ma probabilmente è qualcosa di meno. E da ieri è un virtussino a tutti gli effetti (nota di Virtuspedia: non verrà mai tesserato). Niente provini o try oit: Skele (che alla Virtus era già stato proposto due anni or sono), spiega Zare Markovski, fa già parte del Caffè Maxim.

"Non è in prova - sottolinea il tecnico macedone -: resterà con noi a tempo indeterminato. È un ragazzo interessante, che ci potrà dare una mano. Ma non è una bocciatura per English, anzi, potrebbe essere uno stimolo in più per Carl".

Zare esclude che il giovanotto possa esordire già domenica contro Cantù - "sarà tesserato al momento opportuno" -, ma se si verificasse una situazione tipo Roma, con Lacey e Drejer nei dodici solo per onor di firma, allora il ragazzo potrebbe tornare utile. Fermo restando che, regolamento alla mano, la Virtus dovrà schierare sempre almeno cinque italiani, ovvero Di Bella, Gugliotta, Pelussi, Bonfiglio e il baby di turno (fino a quando non rientrerà Parente).

Da scegliere invece in una rosa di otto, i sette stranieri che di volta in volta affiancheranno i cinque italiani: Drejer, Lang, Lacey, Bluthenthal, Milic, Rodilla e appunto Skele. L'approdo in bianconero del lettone potrebbe chiudere ulteriormente la strada a Mirza Begic, il ventenne sloveno di 220 centimetri che il Caffè Maxim ha bloccato con un contratto quinquennale.

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Armands Skele con la maglia della Lettonia

Armands Skele con la maglia della Lettonia

SKELE IN BELGIO

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 15/11/2005

 

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Il lettone Armands Skele, provato per qualche giorno dalla Virtus, ha firmato per Charleroi.

 

Mc Gowan, a contratto firmato, chiese l'aumento e gli venne mostrato l'uscio

 

"MCGOWAN? L'AVEVO PRESO ALLA VIRTUS"

di Francesco Pioppi - Il Resto del Carlino - 17/02/2009

 

«McGowan? è un giocatore che apprezzavo molto e che purtroppo non ha avuto la carriera che si sarebbe meritato». Questo lo Zare Markovski pensiero. Il coach macedone, al timone dell’Air Avellino, aveva seguito da vicino il neo acquisto della Trenkwalder e gli aveva persino fatto firmare un biennale nel 2005 quando era alla Virtus: «Ricordo molto bene – spiega - giocava a Pepperdine assieme ad altri due giocatori molto interessanti come Alex Acker e Yakoubu Diawara (ex Fortitudo Bologna, ndr). Firmò un biennale e lo girammo in prestito a Colonia dove vinse il campionato».

L’estate seguente il coach lo richiamò così alla Virtus, ma McGowan pretese un adeguamento del contratto e il rapporto si incrinò. Il presidente Sabatini, storicamente poco incline ad assecondare le bizze dei professionisti, lo cedette così ai turchi del Galatasaray. Markovski lo descrive così: «Ha due mani ottime, molto più talento in attacco che in difesa. È stato un po’ limitato dagli infortuni, ma ripeto: è un giocatore che apprezzavo molto».

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Gianmarco Pozzecco, autore del "grande rifiuto". Che numeri ci avrebbe regalato in coppia con Sabatini?

 

POZZECCO: «GRAZIE VIRTUS MA NON CE LA FACCIO»

di Paolo Bartezzaghi - La Gazzetta dello Sport - 23/07/2007

 

È l'ora dell'annuncio. Dopo giorni di autentica passione, l'ex fortitudino Gianmarco Pozzecco parla del suo passaggio alla Virtus Bologna.

Comincio io.

D'accordo.

La Virtus è una società blasonata, con una tradizione pazzesca, una bacheca piena di trofei. In tempi non sospetti ho espresso il desiderio di essere allenato da Stefano Pillastrini. E Claudio Sabatini è il numero 1 dal punto di vista mediatico. È capace di follie, un po' come me.

Il contratto?

Più che soddisfacente. Poi l'Eurolega, contro il Cska Mosca della mia amica Vera. Situazione ideale: giocare una ventina di minuti, in una squadra di alto livello, non potrei chiedere di meglio.

Bologna?

Alle partite in casa potrei andarci anche a piedi.

E rispetto alla Fortitudo con cui hai giocato tre anni?

È anche la squadra che mi ha cacciato due anni fa.

E gli amici fortitudini?

A Giorgio Seragnoli, l'ex patron, ho detto: "Se per te non è un problema, andrei alla Virtus". Mi ha risposto: "Con che diritto ti potrei dire di non andare? Certo che mi dispiace, ma ti capisco professionalmente". Anche gli altri sono dispiaciuti, ma...

Insomma, via libera.

Infatti non ci vado.

Dove?

Alla Virtus. Non ci vado.

Come?

Non ce la faccio. L'offerta è perfetta, ma non mi ci vedo con quella maglia.

Ma non era tutto definito?

Mancava solo la firma. Ma sabato notte ho capito cosa stava succedendo. Ero stato a cena con Maurizio Ferro e altri amici. All'1 e mezza ho deciso di tornare a casa.

Presto, stava poco bene?

Infatti. Ero in motorino e ho ricevuto un sms, non mi ricordo neanche da chi. Diceva: "Non ti ci vedo proprio con la maglia della Virtus". Mi sono fermato. Ci ho pensato. Ho realizzato. Mi sono messo a piangere. Ho chiamato mia mamma e le ho detto: "Non ci vado".

Cosa le ha detto?

Il mio babbo mi ha detto: "Sei un coglione". Ma sa come sono fatto. Io non ce la faccio proprio.

L'offerta della Virtus risale a qualche settimana fa e aveva già detto che non l'avrebbe accettata. Poi ha detto sì. Non è che cambia ancora idea?

Professionalmente la proposta era perfetta, unica cosa che avrei cambiato l'arrivo di Luca Garri... Avevo già pensato con che maglia giocare: la numero 5 di Sasha Danilovic in campionato, la 20 di Sugar Richardson in Eurolega. Ma quando ho letto quell'sms, mi sono sentito veramente già virtussino e mi è caduta la catena. Penseranno tutti che sono un idiota.

Chi la conosce capirà.

I valori che contano sono l'affetto, i legami. Una delle sensazioni più belle per me è entrare nel palazzo di Varese. Se solo due persone mi dovessero guardare di traverso, perché ci entro con la maglia della Virtus, capisco perché faccio bene a dire no. A Varese vorrei che tutti mi trattassero come sempre. E anche a Cantù. C'è una signora anziana che sta sempre sotto il canestro dove si attacca nel primo tempo: le faccio l'occhiolino, scherziamo. Se fosse imbarazzata perché sono diventato virtussino? No, non ce la faccio.

Che cosa ha detto a Pillastrini e Sabatini?

Mi sentivo un verme prima di dirglielo. Non si sono né arrabbiati, né stupiti. Li voglio ringraziare, sono dei grandi. Sabatini mi ha detto che è una scelta che mi fa onore. Pillastrini è un ex fortitudino, mi ha capito. Spero di non averli messi in difficoltà.

Adesso cosa farà?

Adesso mi sento da Dio. Finisco il camp di Cervia e torno a Formentera. Sono diventato socio di un locale che si chiama "Veintidos". Mi rilasso e poi ci penso.

Tornerà a giocare?

Vorrei fare un anno in Italia e vorrei farlo bene. Poi basta. Se non trovo la situazione giusta potrei smettere subito.

E a Varese con Meneghin, Mrsic, Galanda, De Pol?

Darei tutti i soldi che ho per avere le gambette che avevo nel 1999: solo così potrei tornarci.

Rimpianti?

No, sono fatto così. Si vive di valori e io credo nei miei. Non mi piace quando uno del Milan passa all'Inter o viceversa, o dalla Juve al Torino. Io ci ho provato ad andare alla Virtus, ma non ce l'ho fatta.

Hoskin, ancora una volta problemi sui giocatori provenienti da squadre greche

 

SABATINI PESCA 45MILA EURO

di Stefano Valenti - Repubblica — 23/01/2009

 

In tempi di magra, qualunque vittoria fa morale: come quella per la causa con Sam Hoskin, che proprio ieri ha portato nelle casse bianconere 45.000 euro. Perso Lang per infortunio, il giocatore (all'Olympiacos, ma utilizzato solo in Eurolega) fu contrattualizzato nell'aprile 2007. Ma non vestì mai la canotta della Virtus. Sostenne di dover rientrare in America per il visto, che invece avrebbe ottenuto all'ambasciata di Atene. Dove non si presentò mai. Sondato Femerling, si virò poi su Gliniadakis libero dalla NBDL. Considerando i nomi citati, il segno più tangibile sulla vicenda lo lasciano i 45.000 euro.

Zoran Erceg: annunciato, convocata conferenza stampa di presentazione e poi smentito

 

VIRTUS, IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

di Bruno Trebbi – www.bolognabasket.it – 15/05/2010

 

Il giorno più assurdo della settimana più assurda della Virtus recente comincia ieri alle 14:07, con l'annuncio ufficiale di Zoran Erceg. Alle 15:54 viene diramata la convocazione per la presentazione del giocatore, in programma per oggi pomeriggio. Il contrordine arriva alle 17:48, con il terzo comunicato in cui la Virtus è costretta - suo malgrado - ad annunciare che il giocatore non verrà, bloccato dall'Olympiacos per motivi legali.

Cos'è successo? È successo semplicemente che i facoltosi proprietari del club greco, consigliati dai propri avvocati, hanno cambiato idea, temendo che un doppio prestito del giocatore potesse in qualche modo procurar noie dal punto di vista legale, per la precisione che potesse far svincolare il giocatore dal lungo e pesante contratto che tiene legato Erceg all'Olympiacos.
E l'hanno fatto quando c'era già l'accordo di tutte le parti, e il giocatore aveva già ritirato il visto a Belgrado.

Non è la prima volta che la Virtus viene bidonata: nel 1997 Papanikolau si allenò qui per mesi, senza mai giocare, salvo poi tornare precipitosamente al Pireo e guadagnarsi il soprannome di Skappanikolau. E poi c'è Sam Hoskin, proveniente sempre dall'Olympiacos, che ad aprile 2007 firmò il contratto con le Vu Nere, ma non arrivò mai a Bologna. In quel caso ci fu una causa, vinta dalla Virtus, che ottenne un rimborso di 45.000 euro.

Che fare ora? Data l'impossibilità di ribaltare la situazione, si proverà a virare sul piano B Kristjan Kangur, sperando di fare in tempo entro la deadline di martedì. La stagione, in ogni caso, pare andata definitivamente a sud.

Austin Nichols all'arrivo all'aeroporto di Bologna: l'unica volta in cui ha indossato qualcosa con una V nera sopra

 

VIRTUS, UFFICIALE AUSTIN NICHOLS

www.virtus.it - 13/05/2011

 

Virtus Pallacanestro comunica che il giocatore Austin Nichols, guardia-ala statunitense di 200 cm, è stato messo sotto contratto e verrà tesserato nella giornata di lunedì. Nato l'8 aprile 1982 a Oakland, negli Stati Uniti, Nichols ha disputato la stagione 2010/2011 nel campionato turco, nelle fila del Tofas Bursa: 30 le partite giocate, con 14,3 punti e 4,5 rimbalzi in 29 minuti di utilizzo medio e le percentuali del 49% nel tiro da due e 33% in quello da tre. L'innesto di Austin, a disposizione già da domani, non porterà a modifiche dell'attuale roster, ma servirà per migliorare la qualità degli allenamenti e dare una mano alla squadra in vista degli eventuali playoff.

CLAUDIO SABATINI E LA TRATTATIVA PER KOBE BRYANT

trayyo da bolognabasket.it - 28/01/2020

 

Claudio Sabatini al Carlino è tornato sulla trattativa tra Virtus e Kobe Bryant nel 2011. Un estratto dell’intervista.

“La storia inizia con Lauro Bon e il suo socio Marco Tina che mi telefonano e che mi chiedono un appuntamento per una questione importante. Venuti in azienda, mi illustrano un progetto per portare Kobe Bryant in Italia. Io lo guardo sorridendo, ma siccome una telefonata non mi costava nulla chiamo l’avvocato Bob Pelinka che curava gli interessi del giocatore. Dopo questa conversazione arriva anche una mail di disponibilità a portare avanti la trattativa che ha come oggetto la possibilità che Kobe giocasse per noi.
Inizio a girare l’Italia per capire come realizzare questo progetto perché il tempo era la vera spada di Damocle, sapendo che prima o poi lo sciopero dei giocatori NBA si sarebbe concluso e che Kobe sarebbe tornato negli Stati Uniti. La prima proposta riguarda 5 partite di campionato, delle quali una all’Unipol Arena e nove in trasferta per consentire agli altri club della serie A di avere l’onore di giocare contro Bryant, ma per lo spessore e il richiamo del personaggio dovevamo giocare nei palasport delle principali città italiane come Torino, Milano, Bologna e Roma. Lì trovo alcuni club che guardano la questione solo dal punto di vista sportivo in maniera poco lungimirante tanto da rifiutare il 50% dell’incasso di un anno intero di campionato.
A quel punto riscriviamo la proposta e la definiamo durante una lunga serie di conference call tutte alle 5 di mattina a causa del fuso orario e lì fui assistito dall’avvocato Nicola Alessandri. Troviamo l’accordo per due amichevoli, una all’Unipol Arena e l’altra con due club internazionali in una arena europea e il tutto si sarebbe sviluppato in 4 giorni.
Perchè non arrivò? Perché 24 ore dopo la firma del contratto, si sblocca il braccio di ferro tra i giocatori e la NBA. Tutta l’operazione sarebbe costata 5 milioni, considerando anche i compensi dei vari professionisti, ma l’entusiasmo era così tanto che la banca si mise subito in moto. Il gruppo Unipol in due ore diede la disponibilità finanziaria, l’azienda di Luca Montebugnoli partì subito disegnando la mappa del ticketing. Tecnicamente una follia, ma era per una persona fantastica. Insomma c’era l’opportunità di ingaggiare il giocatore più forte del mondo che parlava italiano e che era momentaneamente disoccupato. E’ come se la donna che ami da tempo ti dice sì, ma non riesce a raggiungerti perché c’è lo sciopero dei treni”


 

Davide Varrone, aggregato alla squadra nell'estate 2015

 

OBIETTIVO LAVORO, VARRONE AGGREGATO ALLA PRIMA SQUADRA

tratto da www.virtus.it - 18/08/2015

 

Considerato l’infortunio occorso a Gino Cuccarolo, Obiettivo Lavoro ha deciso di aggregare al gruppo guidato da coach Valli il giocatore Davide Varrone, ventiquattro anni tra pochi giorni, cresciuto alla scuola Benetton Treviso.
Varrone, nato a Genova il 19 agosto 1991, centro di 211 centimetri, ha giocato a Piacenza, a Fabriano e nella passata stagione nelle fila dello Sme Caorle, nel campionato nazionale di Serie C.

Peter Olisemeka ingaggiato per qualche settimana nell'estate 2016

(foto tratta da corrieredibologna.corriere.it)

 

DA LAGOS A CIPRO, VIA LONDRA PETER CERCA FORTUNA COL CANESTRO

Il nigeriano si allena all'Arcoveggio con la Virtus: "Adesso voglio il grande basket"

di Luca Aquino - Corriere di Bologna - 29/08/2016

 

All’Arcoveggio c’è un nigeriano che è cresciuto in Inghilterra, ha studiato e giocato a basket a Cipro e sposato una ragazza sarda. Sembra l’inizio di una barzelletta, ma in realtà è la storia di Peter Olisemeka, lungo 24enne che da una decina di giorni lavora in palestra con la Virtus di Alessandro Ramagli. Un po’ a sorpresa era arrivato qualche giorno dopo il raduno del 17 agosto. Con la squadra incompleta, nell’attesa che si sbloccasse la pratica per il visto di Kenny Lawson, era stato chiamato a dare una mano negli allenamenti, cosa che farà ancora per una settimana. Un’occasione per lui di mettersi in mostra — e ottenere magari qualche feedback utile per il suo futuro professionale — e per i bianconeri di alzare un po’ il livello fisico degli allenamenti aspettando di completare la squadra.

Olisemeka, a livello professionistico, ha giocato solamente nella lega nord cipriota, quella della parte turca dell’isola del Mediterraneo. Lì, dove il livello non è certamente altissimo, ha vinto un campionato con il Magem nel 2015 e quest’anno è stato l’Mvp nelle file del Koopspor a 25,8 punti e 18,3 rimbalzi di media. «Ho cominciato a giocare a basket in Nigeria quando avevo 5 anni. Mio fratello, che aveva ottenuto una borsa di studio per il basket in un college americano ma a causa di un infortunio alla spalla ha dovuto smettere, è il mio modello e la mia fonte d’ispirazione». Trasferitosi con la famiglia in Inghilterra, a Londra conosce anche il calcio e la passione sportiva quindi si sdoppia. Gioca da centrocampista e si innamora dell’Arsenal, del quale diventa grande tifoso. A un certo punto, durante il liceo, bisogna fare una scelta: «La mia decisione ricade sul basket. Ero più portato, mi piaceva di più e non si prendevano calci rischiando di procurarsi infortuni seri». Cresciuto fino ai 2,04 di altezza, la via della pallacanestro è stata sicuramente quella giusta. Olisemeka è un giocatore da sgrezzare, l’atletismo e la rapidità sono le sue doti migliori, mostrate anche nell’amichevole contro Cento, giocata con l’approccio mentale di chi non è qui solo di passaggio. «Sono contento di aver colto questa occasione, perché qui lo staff tecnico è di alto livello e mi sta aiutando a migliorare e sviluppare il mio gioco quotidianamente. Tutte le mie aspettative sono state superate, la qualità delle strutture e il livello comunicativo degli allenatori sono di altissimo livello».

A Cipro ha giocato negli ultimi tre anni e la voglia di cambiare aria e misurarsi in campiona più competitivi c’è. Sull’isola metà greca e metà turca era arrivato a 21 anni, concluso l’Hackney Community College a Londra dove aveva conosciuto Linda, ragazza sarda che si era a sua volta trasferita in Inghilterra. «Siamo andati a Cipro entrambi, io volevo fare l’università, ma ho finito per giocare a basket e sposarmi. Non ho completato gli studi in Sports Science (qualcosa di simile alla nostra Scienze motorie e sportive, ndr.) a causa della barriera linguistica. Le lezioni erano in turco, impossibili da seguire per me, ma vorrei riprendere. Secondo me quegli studi sono importanti per un atleta». Da un centro nigeriano ti aspetti una risposta scontata quando chiedi chi sia il suo idolo o il giocatore a cui si ispira: Hakeem Olajuwon. Non per Pete: «Seguo tanti giocatori, ma non necessariamente delle stelle Nba. Uno con cui ho costruito un bel rapporto conoscendolo nella Nazionale nigeriana è Shane Lawal. È partito dal nulla e ha fatto carriera, per me è un esempio da seguire. Dopo tre anni a Cipro vorrei giocare in una lega più competitiva. Là ci sono solo 8 squadre, 14 partite a stagione, vorrei un campionato dove si giochi di più». Intanto si gode Bologna, un’altra tappa da aggiungere alla sua passione extra basket: «Adoro viaggiare, in Sardegna e a Cipro ho visto dei posti splendidi, dei panorami mozzafiato. Amo la storia e la cultura dell’Italia, a Bologna mi trovo bene ma adesso sono tutti in vacanza ed è piuttosto vuota». Con il ritorno dalle vacanze avrà modo probabilmente di ricredersi.

 

fosse risultato idoneo alle visite mediche, Lawal sarebbe stato il pivot della virtus 2017/18

 

LAWAL NON IDONEO

tratto da www.virtus.it - 08/08/2017

 

Virtus Pallacanestro Bologna comunica, a seguito delle verifiche a cui si è sottoposto in questi giorni Shane Lawal, di non ritenere il giocatore idoneo per le immediate necessità tecniche del club.
Virtus Pallacanestro Bologna ringrazia Lawal per la disponibilità dimostrata e gli augura il miglior futuro professionale.