STAGIONE 1977/78

 

Villalta, Martini, Driscoll, Roche, Baraldi, Peterson, Caglieris, Goti, Bertolotti, Bonamico, Pedrotti

 

Sinudyne Bologna

Serie A1: 3a classificata prima fase su 12 squadre (17-22)

Poule scudetto: 2a classificata su 4 squadre (3-6)

Play-off: finalista (3-6)

Coppa delle Coppe: finalista (6-11)

 

N. nome ruolo anno cm naz note
4 Carlo Caglieris P 1951 178 ITA  
6 Massimo Antonelli G 1953 193 ITA  
7 Alessandro Goti G 1961   ITA  
8 John Roche P 1949 190 USA  
9 Mario Martini A 1954 200 ITA  
10 Marco Bonamico A 1957 200 ITA  
11 Renato Villalta A 1955 204 ITA  
12 Terry Driscoll C 1947 202 USA  
15 Gianni Bertolotti A 1950 199 ITA  
  Mario Porto   1959   ITA  
  Marco Pedrotti   1956 208 ITA  
  Marco Baraldi   1959   ITA  
  Ugo Govoni   1959 205 ITA  
             
  Dan Peterson All     USA  
  John McMillen ViceAll     USA  
  Ettore Zuccheri ViceAll     ITA  

 

Partite della stagione

Statistiche di squadra

Statistiche individuali della stagione

Giovanili

IL FILM DELLA STAGIONE

di Ezio Liporesi per Virtuspedia

 

La stagione 1977/78 parte con un cambiamento epocale, l’apertura al secondo straniero. Alla Virtus arriva dall’NBA la guardia John Roche; parte Serafini per la Xerox Milano, Driscoll fa il numero cinque e Villalta, dopo la cura Peterson, si sposta più lontano da canestro ed è definitivamente trasformato in ala forte. Si parte in campionato con cinque vittorie, tra le quali spiccano il derby in trasferta contro la Fortitudo vinto di due punti con uno stellare Roche autore di trenta punti e un super Driscoll che ne realizza 20, nonché il successo di un punto a Milano contro la squadra dell’ex Serafini. Alla sesta giunge la prima sconfitta a Cantù di 7 punti, ma subito dopo arriva un’altra vittoria in un derby in trasferta, quello giocato al sabato in Piazza Azzarita contro il Fernet Tonic. Bologna è bloccata completamente per i postumi di un’eccezionale nevicata, ma dentro al palazzo un pirotecnico Caglieris riscalda i cuori bianconeri: con trenta punti, inusuali per chi era più portato all’assist che al tiro, trascina le Vu nere ad una netta affermazione. Rimane impresso nella mente un suo canestro dall’altezza della lunetta: finta a far saltare Franceschini, palleggio per evitarlo e sospensione mentre l’avversario gli ricade addosso, canestro più fallo e relativa azione da tre punti.

La stagione prosegue con alcune sconfitte pesanti, come quella di 15 punti in casa col Cinzano Milano o di 24 a Varese, ma anche con molte perle, come le altre due vittorie nei derby e i successi casalinghi contro Cantù per 91-90 e Varese per 84-82 con canestro decisivo di Roche che palleggia per tutto il tempo del possesso di palla e sulla sirena scocca la sospensione vincente; o ancora i 115 punti segnati a Cagliari e i 110 rifilati alla Xerox. La stagione regolare termina con le prime tre nettamente staccate dalle altre: è prima la Mobilgirgi con due punti di vantaggio su Virtus e Cantù che però guadagna la seconda piazza per differenza canestri nello scontro diretto. Le altre due squadre bolognesi chiudono la classifica.

Il girone di qualificazione alle semifinali non è per nulla agevole come nell’anno precedente. Lo domina Varese che termina a punteggio pieno, La Mens Sana Siena termina con nessuna vittoria e la piazza d’onore se la giocano Virtus e Perugina Jeans Roma all’ultima giornata. La Virtus ci arriva con 6 punti frutto delle due vittorie con Siena e del successo all’andata contro i capitolini di 13 punti. Roma ha 4 punti guadagnati con i toscani. I bianconeri devono difendere quei preziosi 13 punti guadagnati all’andata: la sconfitta di 6 punti è preziosa perché permette alle Vu nere di accedere alle semifinali, di nuovo contro Cantù. Copione simile all’annata precedente, vincono di 10 i brianzoli in casa, netto successo della Virtus tra le mura amiche e nella terza partita al Pianella di Cucciago, dopo un avvio favorevole alla Gabetti che prende 7 punti di vantaggio, è prepotente il ritorno dei bianconeri che, trascinati da Caglieris e Roche che fanno letteralmente impazzire Marzorati, mantengono la Virtus costantemente tra i 10 e i 20 punti di vantaggio. Il ritorno dei molti tifosi bolognesi giunti in Lombardia è molto festoso nonostante alcuni pullman debbano fare il viaggio Cantù-Bologna con finestrini rotti per una fitta sassaiola proveniente dai fossi adiacenti alla strada che scende a valle. La finale di andata a Varese è una sonora lezione per i virtussini sconfitti di 32 punti, ma la reazione non manca e la Virtus ha ancora due punti di vantaggio quando Yelverton sbaglia volontariamente l'ultimo tiro libero, nella speranza di prendere il rimbalzo; tutto inutile, quei soli due punti di vantaggio pareggiano i 32 di Masnago e portano la Virtus alla bella. La comanda sempre Varese: nel finale un’imperiosa rimonta della Virtus la riporta a meno 5 palla in mano, ma Villalta pesta la riga di fondo nel tentativo di scivolare a canestro e lì finiscono le residue speranze dei bolognesi.

In Coppa delle Coppe a cui, in assenza di coppa nazionale, la Virtus ha avuto accesso grazie al secondo posto dell’anno precedente, i bianconeri superano nel primo turno grazie alla differenza canestri l’Olympiakos Pireo. Poi i bianconeri vincono l’equilibrato girone composto da Barcellona, Steaua Bucarest e dal Södertalje, grazie a quattro vittorie e due sconfitte. In semifinali è ancora la differenza canestri a far prevalere la Virtus sui francesi del Caen, difendendo in Francia i 20 punti di vantaggio guadagnati a Bologna. La prima finale europea della Virtus è in programma a Milano contro i connazionali di Cantù. Guidano a lungo i brianzoli, nel finale la Virtus torna in partita e se la gioca punto a punto, ma alla fine due soli punti negano ai bianconeri il primo titolo europeo.

Una buona stagione, due finali, con il grandissimo rammarico di essere arrivati ai due appuntamenti decisivi con Roche in condizioni menomate.

Tratto da "Virtus - Cinquant'anni di basket" di Tullio Lauro

 

Daniel Lowell Peterson compie cinque anni di milizia Virtussina e la Federazione decide (forse per fargli un piacere?) di aprire le frontiere al secondo straniero, abbandonando il pateracchio degli oriundi. La proposta lanciata da Rubini e avversata da molti che ora si defilano quando si ricordano quelle polemiche e le loro posizioni. Dan Peterson si ricorda di un buon giocatore, una guardia bianca di nome John Roche. L'altro straniero è ancora Terry Driscoll, ma sempre con qualche acciacco in più. Questa stagione poi dovrà pensarci quasi da solo a tirare giù i rimbalzi, visto che Gigione Serafini è stato ceduto, dopo 8 anni di felice carriera Virtussina, terminati con la gioia di uno scudetto. Proprio la rinuncia al lungo pivot, diventa una spada di Damocle sulla testa di Dan Peterson che per tutto l'anno si sentirà ripetere dai tifosi che forse i rimbalzi del Gigione, nonostante l'età, tutti i difetti e l'incostanza di rendimento, sarebbero ancora serviti. Un altro giocatore spesso messo sotto accusa, è proprio Roche cui viene imputato di essere un po' l'ago della bilancia di questa Sinudyne che va a strappi, "Io credo di avere reso quanto dovuto" dirà al termine del campionato la guardia americana "spesso ho segnato più di venti punti, ho difeso benino, penso di aver fatto quanto dovevo". Fatto stà che il rendimento di Antonelli (recuperato a preparazione avanzata, dopo un lungo braccio di ferro con Porelli per divergenze economiche) non è pari a quello del passato, anche per via delle scelte che spesso prevedono due (Roche e Caglieris) con lui, ovviamente in panchina. E anche Bonamico non dà sempre quello che si aspetta da lui.

Si arriva in finale a tutto, malgrado tutto. Si arriva ad una finale tutta italiana in Coppa delle Coppe, giocata nell'ormai inadeguato Palalido di Milano, con le squadre ferme ad aspettare i pullman dei tifosi Virtus, in netto ritardo sulla tabella di marcia. Una partita che sembrava vinta, ancora pochi minuti prima del termine, viene invece gettata al vento, non senza qualche recriminazione, nelle ultime battute, quando Marzorati e soci recuperano, passano e vincono 84-82. Si arriva alla finale anche in campionato. Si arriva al terzo incontro, non senza essersi vendicati della Gabetti andando a vincere il terzo incontro, proprio come l'anno prima, a Cantù, in una bellissima partita, forse la più bella della stagione (79-80). Ancora di fronte la Virtus e i vecchi marpioni della Mobilgirgi. A Varese vincono Meneghine cosi, con irritante facilità (93-61). A Bologna, con le unghie e con i denti, le Vu nere si conquistano il diritto al terzo incontro e ce la fanno di sue sole lunghezze (69-67). Ma a Varese la squadra di Peterson si presenta priva di John Roche, oltre alle sempre più inguaiate condizioni della schiena di Terry Driscoll. Non può che andare a finire come va: 94-78 per una squadra che coglie così l'ultimo successo in campionato prima di un rapido declino. La rabbia è che la Virtus, che aveva i mezzi per farlo, non ne abbia saputo raccogliere, da subito, l'eredità. "La Sinudyne ha reso globalmente al sessanta, settanta per cento del suo potenziale" scriverà Gianfranco Civolani su Giganti del basket. Le critiche non risparmiano neppure il coach che dopo 20 anni aveva riportato sottole Due Torri il tanto sospirato scudetto, nonostante Peterson, proprio in quella stagione, e ciò gli viene riconosciuto, le abbia tentate proprio tutte, o quasi, sia dal punto di vista difensivo che nelle soluzioni d'attacco, con i quintetti più diversi. D'altra parte quando si arriva in fondo a tutto e si perde con la Mobilgirgi di Meneghin, Zanatta, Morse, Ossola, Bisson, Yelverton e con la Gabetti di Marzorati, Della Fiori, Recalcati, Lienhard, Wingo, si può anche andare a cercare il pelo nell'uovo, ma serietà vuole dire evitare processi. E così accadde alla Virtus.

 

Driscoll, Roche e Peterson: il trio americano della Virtus 77/78

8 marzo 1978 andata di Semifinale di Coppa delle Coppe: la Virtus batte di 20 punti il Caen e ipoteca la finale. Driscoll in tap-in

Tratto da "Il Mito della V nera 2"

 

Nell'estate '77 scatta per tutti i club la possibilità di tesserare due giocatori stranieri. Non si può dire che questa innovazione per la Virtus, che da anni cercava di valorizzare i giocatori italiani migliori, sia profittevole; comunque la scelta cade sull'ex-Lakers John Roche, guardia bianca, grande classe e carattere gelido. Non c'è più Serafini, ceduto alla Xerox Milano, mentre rientra Bonamico dal prestito in Fortitudo.

Con Roche e Driscoll, il quintetto del campionato '77-'78 è formato da Caglieris, Villalta e Bertolotti; Bonamico è il primo rincalzo e, a seguire, Antonelli, Martini, Pedrotti, Baraldi, Porto e Goti.

La prima finale europea della storia bianconera si gioca il 29 marzo '78 al Palalido di Milano: è Gabetti Cantù - Sinudyne Bologna, in palio la Coppa delle coppe. Proprio Roche fallisce il tiro decisivo e i brianzoli hanno la meglio per 84-82. Nella semifinale-scudetto avversaria è ancora Cantù e, come l'anno prima, la Sinudyne passa al Pianella nella "bella" per 90-79.

In finale c'è la Mobilgirdgi di Ossola, Meneghin, Morse, Yelverton e soci. Dilaga Varese in gara 1 (93-61), replica con le unghie Bologna (69-67), gara 3 suggella il "solito" scudetto della Girgi (94-78), e Roche, infortunato, gioca solo 2 minuti.

 

Roche contrasta Marzorati nella finale di Coppa delle Coppe al Palalido di Milano. Sullo sfondo Bertolotti e Villalta

SEMIFINALI: LA VIRTUS CONQUISTA IL DIRITTO ALLA BELLA

di Franco Vannini - La Gazzetta dello Sport - 24/04/1978

 

La Sinudyne esce dalla crisi e le suona nettamente (100-83) a una Gabetti piuttosto opaca rimediando così la "bella" per domani a Cantù.

I bolognesi hanno espresso un buon basket, con i dieci minuti iniziali esemplari: forti nel ritmo, attenti nelle conclusioni, si può ben dire che proprio in questo periodo abbiano costruito il successo che poi non è mai stato messo in discussione. Si è rivista una squadra con alcuni elementi protagonisti. In quell'avvio bruciante si è imposto Roche che si è presentato nel tiro con 10 su 10, poi ha continuato a giocare a un buon livello. Si è mosso bene Caglieris, sotto tabellone vigoroso è apparso Villalta, sempre sollecitato a spingersi in avanti. Poi c'è stato Driscoll in non perfette condizioni fisiche che comunque ha sapientemente distribuito palloni eccellenti. È mancato nei tiri liberi (1 su 11) non potendo visivamente prendere le misure del canestro poiché un occhio era tappato da un cerotto che ha dovuto mettere in seguito alla caduta di venerdì in allenamento.

Alla potenza della Sinudyne la Gabetti ha opposto una resistenza assai debole. E non si può dire che la forza dell'una ha condizionato la pochezza dell'altra. Il fatto è che per un tempo intero la Gabetti ha vissuto unicamente su Della Fiori (23 punti sui 36 dell'intera squadra alla fine del primo tempo; una percentuale niente male nel tiro 11 su 18 e un buon lavoro nei rimbalzi). Solo nella ripresa Della Fiori ha avuto una mano da Wingo (mediocre nella prima parte). È mancato Marzorati; mai una invenzione negli appoggi, modestissimo nel tiro: 3 su 8; l'atteso Recalcati, una specie di "bestia nera" dei bolognesi, ha  mancato l'atteso appuntamento: 2 su 8; Lienhard molto impacciato nei movimenti. Insomma una Gabetti molto giù di tono.

Addirittura nella prima parte non è esistita. Al 2' 8 a 4 per i bolognesi i quali sotto la "micidiale" precisione di Roche dopo 8' guidano per 30-17. il ritmo dei bolognesi è ad alto livello: Driscoll distribuisce palloni preziosi, Caglieris pilota ottimamente, Roche indovina da tutte le distanze; altalenante il rendimento di Bertolotti. Dall'altra parte c'è solo Della Fiori; Wingo nel primo tempo ha 1 su 4. Taurisano cerca la "carta" Recalcati, ma con sacrsi risultati. La Gabetti non c'è, anche se non si smonta mai. Al 13' esce Roche (che intanto aveva segnato 22 punti) ma la situazione è sempre sotto il controllo dei locali i quali al quarto d'ora sono sul punteggio di 44-29 e chiudono il primo tempo in vantaggio 53-36.

Non cambia di molto la situazione nella ripresa. Ogni qualvolta la Sinudyne prende fiato, la Gabetti cerca di farsi sotto; arriva a dieci punti al 5' (58-48), ma la differenza è tale che i bolognesi possono riprendersi sempre; all'8' 66 a 49. non c'è storia, è la Sinudyne che domina e vince con un vantaggio impensabile. Perciò martedì a Cantù le due squadre devono trovarsi nuovamente di fronte per decidere chi delle due farà la finalissima.

Villalta in gancio

GABETTI-SINUDYNE del 25/04/1978

Giganti del Basket - Aprile 1983

 

Quando, a tre minuti circa dal termine del terzo incontro tra Sinudyne e Gabetti, Charly Caglieris è uscito dal campo per cinque falli, il gesto più significativo e simpatico l'ha compiuto senza dubbio John Roche andando ad abbracciarlo e a congratularsi con lui. Dopo tante polemiche nate quell'anno attorno alla strana coppia di nanetti messa assieme da Peterson, l'abbraccio di Roche suggellava una ritrovata (o trovata?) unità d'intenti che proprio lì, sul campo della Gabetti, aveva dato i suoi frutti più preziosi ed insperati: l'annullamento dei "piccoli" canturini e la conquista di un posto nella finalissima contro la Mobilgirgi.

Unità d'intenti che anche due giorni prima, nel secondo incontro di Bologna, aveva costituito l'arma principale nelle mani di Peterson, che era riuscito proprio grazie a loro due a formare un grande sbarramento a metà campo nel quale aveva finito con il cadere Marzorati e dal quale erano partiti i micidiali contropiedi che in dieci minuti avevano affossato la squadra di Taurisano. "Chi ha ancora dei dubbi su John Roche è meglio che vada a casa" dice Peterson dopo Bologna. Quella che nel primo vittorioso incontro era apparsa come una squadra compatta, omogenea, in grado di sviluppare diversi temi tattici, appariva sei giorni dopo sullo stesso campo una banda di uomini in balia di se stessi prima ancora che degli avversari, abbandonata nel momento più importante dal leader di sempre, Marzorati, improvvisamente trovatosi a combattere da solo un'impossibile battaglia contro la scatenata coppia Roche-Caglieris. "A distanza di anni - dice Peterson - mi rendo conto che quella fu senz'altro una coppia di guardie formidabile, che avrebbe potuto dare un sacco di altre soddisfazioni alla Sinudyne".

Del resto, è lo stesso Peterson che scopre proprio in occasione del terzo incontro con la Gabetti che solo facendoli giocare assieme può ottenere da loro il massimo del rendimento, così come è sempre Peterson che ammette alla fine che non sempre è necessario cambiare ogni partita sette-otto uomini in campo. "Ho sbagliato tante volte alternando molti uomini in campo - dice - e non era il caso che insistessi anche oggi in questo errore".

Novanta a settantanove è il risultato finale a favore della Sinudyne, in una partita che è vissuta sulla grande prova di Caglieris e Roche ma anche sullo spettacolare duello, modello NBA, di Driscoll e Wingo, i due americani-squadra perfetti nell'interpretare il loro ruolo di giocatori-jolly, in grado di coprire in campo tanti buchi e tante magagne. L'atmosfera che precede l'incontro - anche se non sarà quella di futuri playoff in cui Peterson si troverà avversario dei canturini - è carica di elettricità, soprattutto perché i canturini - dopo la prima vittoria casalinga - hanno mal digerito la sconfitta di ampie proporzioni patita a Bologna. "La vera Gabetti non è certamente quella di Bologna - dichiarava Taurisano - a Cantù sarà tutta un'altra musica".

Ma a suonare un'altra musica, anche a Cantù, sono sempre Roche e compagni, che danno subito l'impressione di poter controllare agevolmente la partita, cosa che poi in effetti avviene. è forse, questo, il primo grande scontro "da playoff" della storia del nostro campionato, con una squadra che - al terzo incontro e per giunta fuori casa - non si lascia intimorire dall'avversaria e dal fattore campo ma gioca la sua partita con la convinzione e la concentrazione delle grandi squadre, quelle che non falliscono gli appuntamenti che contano. Come i playoff.

7 maggio 1978 gara due di finale Virtus - Mobilgirgi 69-67: Roche va a canestro eludendo Ossola

Tratto da "Quando ero alto due metri" di Dan Peterson

 

Senza dubbio, quest'anno mi ha dato porzioni uguali di dolore e gioia. Se andiamo ad analizzare le cose, è stata un'annata positiva: secondo nella Coppa delle Coppe per due soli punti; secondo nei Playoffs, 2-1; il lancio di Villalta; un gioco altamente spettacolare; la conferma di Roche come super-campione. Ma il secondo posto è una cosa amara. Uno ha detto, una volta, parlando del baseball, "Meglio finire terzo che secondo. Duole meno". Poi, la colpa per i due secondi posti non era di nessuno.

Nel primo caso, nella finale della Coppa delle Coppe, contro il Cantù, al Palalido di Milano, c'è stato un errore organizzativo; nella finale scudetto, avevamo i due Americani KO o, molto vicino. Dovevamo vincere la finale della Coppa delle Coppe. Cantù aveva l'Americano Bob Lienhard fuori combattimento… e non ha giocato. A questo punto, non ci sono attenuanti: devi vincere. Per, fattori imprevisti hanno messo KO mentalmente la mia squadra. Il primo: la moglie di John Roche è arrivata dagli USA nel pomeriggio… non avendo visto il marito per quasi un mese. Insomma… Poi, nel pullman andando al Palalido, c'era un mare di gente che non è stata mai in pullman con noi. Questo fatto ha dato l'impressione di qualcosa di più di una partita di basket… pur essendo importante. Infine, i pullman dei tifosi di Bologna sono arrivati in ritardo e abbiamo ritardato l'inizio della gara per più di un'ora. Con un pullman normale e un orario normale, anche con Roche… Invece, anche complici i miei errori di gestione, una distorsione alla caviglia a Caglieris e una partita ispirata di Cantù, abbiamo perso, 84-82, con due liberi di Recalcati dopo la sua solita finta, bevuta da Antonelli, che è poi crollato addosso a Recalcati. Insomma, una partita assolutamente disastrosa; colpa di tutti, colpa di nessuno; colpa mia per la pessima gestione tecnica.

Nella finale per lo scudetto, abbiamo forse anche pagato lo stress per la semi-finale con il Cantù. Di nuovo, abbiamo perso male a Cantù, 83-73, ma eravamo sotto di -18. Di nuovo, Ettore Zuccheri è un genio: "Coach, facciamo la zona 2-3 contro Cantù". Io: "Non abbiamo mai fatto una zona in cinque anni". Zuccheri: "Proviamo". Finalmente, di nuovo, cedo per fargli vedere che… sbaglia. Li massacriamo a Bologna. Interessante: anziché il triangolo fortissimo e potente sotto canestro - Lienhard, Wingo e Della Fiori - abbiamo Lienhard in post alto e Della Fiori e Wingo negli angoli… tutti più distanti dal canestro! Quindi, abbiamo spostato la montagna. Vinciamo, 100-83, ma eravamo anche +27, prima che togliessi i titolari, perché non mi va mai di esagerare nel vincere. Anzi…

Nella terza, a Cantù, giochiamo forse la più bella partita nei miei cinque anni a Bologna, vincendo per 90-79, anche stando sopra di +18. A senso unico. Ho un rammarico: ho dimenticato Marco Bonamico in panchina per tutti i 40'. Gli chiedo scusa, ma lui è troppo felice. John Roche mi 'rimprovera': "Coach, Lei che è sempre così esigente; dica che abbiamo fatto una grande partita!" Aveva ragione.

Però, dopo questa impresa, tutti i nodi sono venuti al pettine. Terry Driscoll aveva fatto una caduta in allenamento: 12 punti sulla tempia, sangue in campo. Mi ricordava il Cile. Vero guerriero qual è, ha fatto le ultime due gare con Cantù con un occhio utile, prendendo e dando le botte come sempre, incapace di vedere il canestro; 1 su 12 ai liberi in una gara! Poi, durante l'anno, Driscoll ha avuto un'altra caduta, una scivolata su un punto bagnato a Venezia, spaccando la schiena. Nonostante le infiltrazioni, lui non può pi muoversi. Poi, Roche si spacca una caviglia in allenamento. Nonostante tutto, andiamo alla bella, perdendo malissimo a Varese, 93-61, un massacro; vincendo a Bologna, 69-67. Poi, Driscoll e Roche si rompono definitivamente. Ecco, però, l'importanza di ciò che è perso oggi nel calcio e nel basket: il nucleo di giocatori italiani! Villalta, Bonamico, Caglieris, Bertolotti, ed Antonelli, aiutati da Marco Pedrotti e Mario Martini, lottano come dei pazzi e siamo a -5 con 5,00" da giocare. Villalta scivola sulla linea di fondo, contatto con Meneghin… e sarebbe stato il 5° fallo. Invece, no… Villalta pesta la riga. Questa non-decisione arbitrale ci spezza le gambe e perdiamo il titolo per -16, 94-78. Con tutti a posto? Non lo sapremo mai. Però, avevo una grande fiducia in questa squadra. Come detto: bella da vedere giocare, spettacolare, veloce, tecnica, ben affiatata, anche con Roche, non ha 'ceduto' il posto di play (lui lo desiderava tanto) a Caglieris, per cui aveva un grandissimo rispetto. è ora di lasciare Bologna e la Virtus. Lo so io e lo sa Porelli. Il giorno dopo Gara-3 con Varese, Toni Cappellari mi ha chiamato per chiedere la mia disponibilità per allenare l'Olimpia Milano. Dico: "Sono interessatissimo, ma voglio essere corretto con Porelli, che è stato sempre corretto con me". Dico a Porelli la situazione. Lui: "Coach, Vai! Tu devi andare a Milano!" È stato un momento di emozione. Volevo bene a Bologna, alla Virtus, a Porelli, alla squadra, ai giocatori, al Palazzo dello Sport, a tutto e tutti. Porelli piomba in casa mia non tanto tempo dopo e mi dice: "Coach, abbiamo fatto un grande lavoro. Non è vero?" Ho detto: "Non grande. Grandissimo". Con questo, ho riflettuto sulle tante lezioni avute da Porelli, in 5 anni. Innanzitutto, Porelli mi ha trasformato da allenatore dilettantistico (cioè, livello NCAA e basso livello FIBA) ad allenatore professionista. Non  da poco. Ogni volta che sbagliavo, mi correggeva: "Coach, tu hai detto questo?" E mi fa vedere Stadio. Io: "Sì, perché?" Lui: "Non puoi dirlo?" Io: "Perché? Lo dice Rubini". Porelli: "Coach, tu non sei Rubini. Ancora". Amen. La gente mi chiede come sono andato d'accordo con Porelli, personaggio molto difficile per tutti, per cinque anni. Rispondo sempre: "Andando a pranzo in sede e a cena al ristorante con lui, ogni giorno, per cinque anni". Così ascoltavo e imparavo, soprattutto ciò che pensava lui e ciò che voleva lui. Poi, Porelli non si spacciava mai come coach e non mi ha mai pestato i piedi, ma conosceva il basket. La mia storia preferita su Porelli. Spesso, a cena, lanciavo una mia idea. Reazione violenta: "Cosa dici?!! Mentre io sono alla Virtus, non succederà mai!" Sia chiaro, a voce alta, ristorante pieno. Io: "OK, è stato solo un pensiero". Il giorno dopo, a pranzo, un po' agitato, Porelli mi avrebbe detto: "Coach… ho avuto un'idea". Era la mia idea, modificata un po'. Io: "OK, buona idea!" Oltre a Porelli, pensavo al perché del nostro successo: Gianni Bertolotti, Marco Bonamico, Piero Valenti, Massimo Antonelli e Mario Martini sono stati con noi tutti i cinque anni, tranne qualche prestito. Abbiamo avuto Caglieris gli ultimi tre anni e Villalta gli ultimi due. Abbiamo avuto Driscoll gli ultimi tre anni. Una squadra deve essere affiatata… e noi avevamo questa qualità. Ora, però, dovevo andare a Parigi non a Milano… per conoscere un altro personaggio siderale: il Dr. Adolfo Bogoncelli. Mi stende: "Peterson, Lei sa perché La voglio come coach?" Non avevo idea. Cito vittorie, nazionali, ecc. Niente. Allora, perché? "Perché lei è un uomo che ispira fiducia". Sapeva che questa frase era più di un complimento, era un obbligo. Ho firmato subito.

 

GIUSTIZIA È FATTA

Il 25 aprile 1978 una storica vittoria. Fase conclusiva della stagione 1977-78: agli uomini di Peterson, in semifinale, tocca la Gabetti Cantù, che un mese prima li ha battuti in Coppa delle Coppe. Missione compiuta, si va in finale

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 25/04/2020

 

Nella stagione 1977/78 Mobilgirgi Varese, Gabetti Cantù e Virtus Sinudyne Bologna arrivano al termine della prima fase nello stretto spazio di due punti: i varesini primi con 36 punti, canturini e bolognesi a una sola vittoria di distanza, con la Gabetti che si guadagna la piazza d'onore in virtù dei risultati nei confronti diretti (89-82 in Lombardia e 91-90 in Piazza Azzarita, sempre in favore della squadra di casa). Come già era successo nella stagione precedente, la formula prevede che le prime otto siano suddivise in due gironi, con i primi due posti utili per accedere alle semifinali. La Girgi vince tutte le partite, la Mens Sana Siena termina senza vittorie e, così, la lotta per il secondo posto è ristretta a Virtus e Stella Azzurrra Roma targata Perugina Jeans. Nella prima giornata Bologna batte Siena e Roma perde a Varese; nel turno successivo percorso reciproco: V nere sconfitte dai campioni d'Italia e romani vittoriosi in casa. Si arriva al confronto diretto di Bologna, nel quale i bianconeri prevalgono 97-84, con 28 punti a testa di Roche e Bertolotti . Il girone di ritorno inizia in maniera simile a quello di andata: gli uomini di Peterson vincono in Toscana, mentre la Perugina viene battuta a domicilio. La Sinudyne prende due gare di vantaggio sui rivali, ma non è finita. Infatti Varese passa a Bologna 71-77 e la squadra di Bianchini vince nella città del Palio. Tutto rinviato alla sfida decisiva nella capitale: la Stella Azzurra deve ribaltare il meno tredici di Bologna per qualificarsi. La Virtus, a parte le battute iniziali, conduce per tutto il primo tempo con sufficiente sicurezza e solo nel finale dei primi venti minuti vede gli avversari avvicinarsi: all'intervallo Bologna conduce 34 a 36. Nella ripresa i padroni di casa producono il massimo sforzo, vedono anche il traguardo vicino quando sono a più dieci a tre minuti dalla fine. Bertolotti (15 punti) e Roche (20), però, tengono a galla la Sinudyne che perde solo di sei punti e così approda alla semifinale, grazie al più tredici ottenuto tre settimane prima. Nella trasferta romana è Driscoll il migliore realizzatore dei bianconeri con 24 punti. Nell'altro girone le qualificate sono Cantù e Althea Rieti. Come nella stagione precedente alle V nere toccano i canturini, che dominano gara uno sul campo amico il 16 aprile: la squadra di casa vince 83 a 73, ma era stata anche a più diciotto. Scoramento tra i bolognesi, anche se il ricordo dell'andamento della sfida nella semifinale dell'anno prima, quando la Virtus aveva ribaltato la sconfitta iniziale, lascia qualche speranza. Infatti, sette giorni dopo, le V nere restituiscono con gli interessi l'esito della prima partita: chiudono il primo tempo 53-36, vanno sul più ventisette per poi vincere 100 a 83, con 35 punti di Roche. La terza partita si gioca dopo quarantotto ore, il 25 aprile al Pianella di Cucciago. Dopo un avvio favorevole alla Gabetti che prende sette punti di vantaggio, è prepotente il ritorno dei bianconeri i quali, trascinati da Caglieris e Roche che fanno letteralmente impazzire Marzorati, mantengono la Virtus costantemente tra i dieci e i venti punti di vantaggio e vincono 79-90. Da parte della Sinudyne una grande dimostrazione di forza: notti magiche vissute dai bianconeri nella bella di semifinale, al Pianella di Cucciago, per il secondo anno consecutivo. Il ritorno dei molti tifosi bolognesi giunti in Lombardia è festoso nonostante alcuni pullman siano costretti a fare il viaggio di ritorno verso Bologna con alcuni finestrini rotti per una fitta sassaiola proveniente dai fossi adiacenti alla strada che scende a valle. Per la Sinudyne, questo successo, nella partita giocata meglio di tutta la stagione, rappresenta non solo il lasciapassare per la finale, ma anche una rivincita della Coppa delle Coppe persa a Milano, proprio contro la Gabetti poco meno di un mese prima, quando per soli due punti, 84-82, era sfumata la possibilità, per le V nere, di aggiudicarsi la prima coppa europea.

 


 

NEL 1978 SI SFIORÒ LA RISSA TRA VIRTUS E FORTITUDO

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 29/09/2020

 

Stagione 1977/1978. Serie A1 a 12 squadre. La prima fase del campionato si è conclusa con la Mobilgirgi Varese prima a 36 punti, poi Gabetti Cantù e Sinudyne Bologna con 34, ma i canturini risultano secondi perché, nel doppio confronto, in casa hanno vinto di sette punti e a Bologna hanno perso 91 a 90. Seguono Xerox Milano, Perugina Jeans Roma e Cinzano Milano. In fondo alla classifica Emerson Genova, Fortitudo Alco Bologna e Gira Fernet Tonic Bologna, tutte a 12 punti, ma in quest'ordine in virtù della classifica avulsa. Le prime sei vanno alla fase successiva insieme alle prime due di serie A2, Althea Rieti e Mens Sana Sapori Siena. Le altre sei vanno alle due Poule di classificazione e le prime tre di questi raggruppamenti disputeranno l'A1 nella stagione successiva. Anche le otto elette per disputarsi il titolo vengono divise in due gironi. La Virtus è nella poule A con Varese, Roma e Siena. Occorre occupare uno dei primi due posti per accedere ai playoff, previsti con semifinali e finale. La Mobilgirgi termina a punteggio pieno, Siena senza neppure una vittoria. La Sinudyne a una giornata dal termine ha vinto tre gare, la Perugina Jeans due. A Roma, il 9 aprile è prevista la sfida tra le due formazioni. Nella gara di Bologna le V nere hanno vinto 97 a 84 e quei tredici punti sono il gruzzolo che Bologna deve difendere in caso di sconfitta per non essere superata in classifica dalla squadra capitolina. La Virtus è allenata da Dan Peterson, la Fortitudo da John McMillen, che era stato assistente di Dan fino a due anni prima, quando la Virtus aveva vinto il suo settimo scudetto. Così i due coach, per allenare le rispettive squadre per gli impegni della domenica, organizzano una partitella tra i giocatori di Virtus e Fortitudo. Il nervosismo è palpabile, i primi rischiano una clamorosa eliminazione dopo avere perso la finale di Coppa delle Coppe a Milano contro Cantù poco più di una settimana prima; i secondi si stanno giocando la permanenza in A1. Da questa stagione è possibile avere in squadra due stranieri, così la Virtus ha affiancato all'ottimo Terry Driscoll John Roche, una guardia capace di giocare con efficacia anche nel ruolo di playmaker. John ha disputato una grande prima parte di stagione, ma proprio nel momento cruciale della stagione, nella fase culminante del campionato e della Coppa europea ha accusato guai fisici che ne hanno limitato il rendimento. Aggiungiamo che Roche è un tipo tutt'altro che malleabile. Ecco un estratto di una descrizione che ne fece Maurizio Roveri il primo marzo di quello stesso anno: " Apparentemente esile, con un fisico da peso piuma, John Roche sorprende tutti quando da quel suo fisico minuto riesce ad estrarre energie in continuazione che producono vitalità atletica e tanto ritmo quaranta minuti su quaranta. E poi, quell'omarino di Roche è soprattutto un "duro". Ha carattere, orgoglio, personalità, mentalità vincente, tutte qualità che un allenatore come Peterson antepone ad altre più "visive" ma meno pratiche come lo spettacolo, i virtuosismi per deliziare la platea", poi ancora " In campo è un duro: per battere la Sinudyne bisogna passare sul suo corpo. È il match - winner capace di artigliare (freddamente, anche crudelmente) una vittoria ad un minuto dalla fine. È accaduto, ad esempio, nel derby con l'Alco quando nella bagarre finale salì lui in cattedra, lucidissimo, e glacialmente giustiziò la squadra di McMillen con una serie di tiri liberi. E poi contro la Girgi con quel canestro a tre secondi dalla fine. Con quella sua espressione sempre calma (è un tipo che non si scompone mai), con quel viso da ragazzo che dimostra ben meno dei ventotto anni che ha, John sembra un... santerellino. Ma l'espressione inganna. Roche è uno che in campo si fa valere, con le buone o con le cattive. È uno che non si tira mai indietro, ci sta alla battaglia e all'occorrenza anche mena: ma lo fa con astuzia, senza farsi vedere. Gli avversari lo rispettano: se qualcuno vuol fare il furbo con lui... trova pane per i suoi denti. Se qualcuno volontariamente dà due "botte" cattive a Roche, state tranquilli che prima o poi quel qualcuno se ne ritrova quattro fra capo e collo". Così, quando ormai la partitella volgeva al termine dopo un'ora e mezzo di gioco: uno scontro fortuito tra Roche e Jeff Cummings, americano della Fortitudo, stava per degenerare in rissa: sono volate parole grosse, minacce e qualche spinta, mentre gli altri giocatori delle due squadre cominciavano a guardarsi in cagnesco. Immediatamente i due coach hanno interrotto la partitella, evitando così guai peggiori. La Virtus è poi riuscita a contenere la sconfitta romana, 83 a 77, e ha continuato la sua corsa, giungendo seconda in campionato, dopo avere battuto Cantù e perso in finale contro Varese. La Fortitudo, giungendo terza nella Poule A di classificazione si è garantita il diritto a giocare in A1 nella stagione successiva, come pure il Gira, primo della Poule B. Il 1978-79 vide così, per l'ultima volta, tre squadre bolognesi al via del massimo campionato, vinto dalla Virtus, mentre Gira e Fortitudo, giunte agli ultimi due posti della classifica, furono condannate alla retrocessione.

QUARANTATRÉ ANNI FA IL MASSIMO PUNTEGGIO DI ROCHE IN CAMPIONATO

di Ezio Liporesi  - 1000cuorirossoblu - 08/01/2021

 

8 gennaio 1978, la Virtus affronta in trasferta la Reyer, una delle sfide storiche della pallacanestro italiana. Le V nere sono reduci da tre vittorie, l'ultima delle quali nel derby del 4 gennaio, ma si presentano in campo menomate dalla situazione di Terry Driscoll, regolarmente nei dieci, ma non in grado di giocare. L'unico straniero in campo con i colori bianconeri è John Roche. L'americano, abituato a grandi bottini, segna in quell'occasione trentasette punti, conducendo la Sinudyne a una netta vittoria, 82 a 101, nonostante un primo tempo di sofferenza, chiuso avanti dai veneziani 33-30. Contribuiscono al successo bolognese anche i 22 punti di Villata, i 14 di Bertolotti e i 13 di Caglieris. Quel bottino di Roche fu il suo più alto in campionato con la Virtus.

Un paio di mesi dopo, John si supererà in Coppa delle Coppe, segnando 38 punti (con 16 su 22 al tiro) nella trasferta persa a Caen per 86-80, nel ritorno di semifinale; quella sconfitta contenuta, grazie alla precedente vittoria casalinga nella gara di andata con uno scarto di venti punti, qualificò le V nere alla finale. Roche era però anche un ottimo difensore e un buon passatore di palla, caratteristiche che ne facevano un giocatore completo, capace di giocare sia da playmaker, sia da guardia a fianco di Caglieris. Roche s'infortunò ad una caviglia in allenamento, verso la fine della stagione e fu proprio questo inconveniente a costringere la Virtus a giocare l'atto finale della Coppa delle Coppe contro Cantù e la finale scudetto contro Varese con John in non perfette condizioni e così le V nere dovettero accontentarsi del posto d'onore in entrambe le competizioni.

Reyer Venezia: Zennaro, Carraro 16, Walk 15, Dordei 10, Pieric 9, Suttle 13, Gorghetto 12, Silvestrin 3, Grattoni 4, Giaccon.

Virtus Sinudyne Bologna: Caglieris 13, Driscoll n.e., Villalta 22, Roche 37, Bonamico 9, Bertolotti 14, Pedrotti, Martini 6, Baraldi, Antonelli.

DUE PUNTI NE ANNULLANO TRENTADUE: IL 7 MAGGIO 1978 LA VIRTUS VINCE E VA ALLA BELLA

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 07/05/2021

 

30 aprile 1978, la Virtus gioca gara uno di finale a Varese e perde nettamente 93 a 61. Il 12 marzo e il 2 aprile le V nere avevano perso contro i varesini anche le due gare del girone di qualificazione alle semifinali (una vittoria per parte invece nella stagione regolare). Sette giorni dopo, il 7 maggio, è prevista gara due a Bologna, ma le speranze di tornare in Lombardia non sono, quindi, tantissime. Invece la reazione dei bolognesi non manca. Si gioca con molte orecchie incollate alle radioline, perché il Bologna calcio si gioca la salvezza a Roma contro la Lazio; la Sinudyne parte bene, 11 a 8, poi 26 a 19, ma nel finale del tempo la Mobilgirgi reagisce e chiude avanti il primo tempo 39-40, nonostante l'8 su 11 di Bertolotti. Gianni segna, però, il primo canestro della ripresa solo all'ottavo minuto e infatti la Girgi allunga, 47 a 51, poi 51 a 57. Bertolotti riprende confidenza con il canestro e i bolognesi rimontano, pareggiano a quota 59, poi sorpassano. Sul 69 a 66 in favore della squadra di casa a sedici secondi dalla fine Yelverton va in lunetta, realizza il primo tiro libero e fallisce volontariamente il secondo nella speranza che il rimbalzo cada nelle mani di un giocatore ospite, ma così non è e quei soli due punti di vantaggio pareggiano i 32 di Masnago e portano la Virtus alla bella. Migliore realizzatore Bertolotti con 26 punti, 16 di Driscoll, 12 di Roche e 10 di Caglieris. Usciti per falli Meneghin, Zanatta e Morse (solo 7 su 19 per lui) tra gli ospiti e capitano Bertolotti nella Virtus. Intanto Franco Nanni aveva segnato un gol che aveva permesso al Bologna di vincere a Roma e guadagnarsi la salvezza. La Virtus andò con orgoglio a gara tre la domenica successiva, ma perse 94 a 78, dopo aver messo paura ai locali con una bella rimonta. La stagione delle V nere si concluse con due secondi posti, quello in campionato e quello in Coppa delle Coppe, persa il 29 marzo a Milano contro Cantù.

25 MARZO 1978, ROCHE TRASCINA LA VIRTUS A SIENA

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 25/03/2022

 

Prima fase 1977-78: prima Varese con 36, seconda Cantù con 34 e terza la Virtus con gli stessi punti. Nel girone le V nere battono Siena, perdono a Varese, poi battono la Perugina Jeans Roma 97-84. A Siena, il 25 marzo occorre una vittoria e arriva 84-94, con 25 punti di Roche, 16 di Villalta e Bertolotti, 11 di Bonamico, 10 di Caglieris e 8 di Driscoll e Antonelli. Sconfitta poi in casa da Varese, la Virtus si guadagna la qualificazione perdendo di soli 6 punti a Roma, raggiunti ma non superati dai capitolini in virtù del doppio confronto. In semifinale le V nere elimineranno poi Cantù in tre gare, per poi perdere in altrettante la finale contro Varese.

 

ROCHE, ANTIDOTO A VARESE

Erano i bianconeri di Dan Peterson. Alla fine del campionato 1977-78 la Sinudyne battè la Mobilgirgi grazie alla grande prova dell'americano. I lombardi però ebbero la meglio in finale. Super John a segno con 29 punti, bene anche Bertolotti con 18. A fine anno Peterson passò a Milano, e Roche tornò in America.

di Ezio Liporesi - Corriere dello Sport - Stadio - 07/05/2023

 

Stagione 1977-78, il 22 febbraio è in programma nel turno infrasettimanale, la ventunesima e penultima giornata della stagione regolare, di fronte Virtus Sinudyne Bologna e Mobilgirgi Varese, in quegli anni dominatrici del campionato: nel 1976 i bolognesi precedettero i varesini nella poule scudetto, nella stagione successiva le parti si invertirono, con la squadra lombarda davanti a quella felsinea e stessa cosa avverrà anche in quel 1978. Torniamo, però, a quella gara di febbraio, attesissima come tutte le partite tra le due grandi protagoniste del campionato. La Virtus conduce sempre anche di 16 punti ma viene raggiunta a una ventina di secondi dalla fine, conduce l’azione l'americano John Roche che poi conclude allo scadere con una sospensione decisiva, realizzando il suo ventinovesimo punto e dando la vittoria alle Vu nere. Tra i bianconeri ci furono anche i 18 punti di Gianni Bertolotti, i 12 di Marco Bonamico e Massimo Antonelli, gli 11 di Terry Driscoll. In pratica in cinque costruirono 82 degli 84 punti della Sinudyne, gli altri due furono opera di Mario Martini. A fine stagione regolare classifica stretta per le squadre sul "podio", ma Virtus terza: Moibilgirgi Varese 36, Gabetti Cantù e Sinudyne Bologna 34, ma V nere dietro, perché il 91-90 nel confronto diretto di Bologna non ribaltò il meno sette dell'andata. Bologna e Varese si ritrovarono in finale, dopo aver eliminato in semifinale, rispettivamente, Cantù e Rieti. Più trentadue per la Mobilgirgi in gara uno, più due per Bologna in Piazza Azzarita. Nella bella a Varese la formazione lombarda conquistò il titolo e così la squadra allenata da Dan Peterson rimase con due secondi posti, quello in campionato e quello in Coppa delle Coppe, persa a Milano contro la Gabetti Cantù. Due ottimi risultati, ma con l'amarezza di essere andati solo vicini alla conquista di almeno un trofeo, delusione acuita dalle non buone condizioni di Roche che ha giocato le finali in non perfette condizioni fisiche. Con l'americano al cento per cento forse le cose sarebbero andate diversamente. Finì così un'epoca, Peterson prese la strada di Milano per andare ad allenare l'Olimpia, Driscoll passò dal vestire la V nera sul campo a guidare la Sinudyne dalla panchina e Roche tornò in America.

 

CAEN-VIRTUS 86-80 - 15 MARZO 1978

di Ezio Liporesi - 1000cuorirossoblu - 15/03/2024

 

Roche ne fa 38 e la Virtus, dopo aver vinto in casa 98-78, contiene la sconfitta in terra di Francia, perdendo di soli sei punti, 86-80. Così le V nere volano in finale di Coppa delle Coppe, prima finale europea della Virtus.

Caen: Verove 15, Dobbels 16, Boistol 16, Riley 14, Truitt 9, McMillan 14, Dubois 2, Brun n.e., Morin n.e., Bodin n.e.

Virtus: Caglieris 6, Driscoll 8, Villalta 6, Roche 38, Bonamico 4, Bertolotti 16, Pedrotti n.e., M. Martini n.e., Baraldi n.e., Antonelli 2.

Arbitri: Paszucha (Polonia) e Van Der Willige (Paesi Bassi).