JOHN AMAECHI

 

nato a: Boston (USA) - di nazionalità sportiva inglese

il: 26/11/1970

altezza: 207

ruolo: centro

numero di maglia: 6

Stagioni alla Virtus: 1997/98

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia (in inglese)

palmares individuale in Virtus: 1 scudettoa, 1 Euroleague.

 

JOHN AMAECHI

di Roberto Cornacchia per Virtuspedia

 

Sulla sua esperienza virtussina si trova ben poco, nonostante abbia indossato la canotta bianconera in un'epoca in cui c'era già Internet e quindi la possibilità di trovare materiale aumenta esponenzialmente. Fu voluto soprattutto per il suo passaporto inglese (di origine nigeriana, del popolo Igbo), in un'epoca in cui i cosiddetti "Bosman bis" (cioè gli europei di paesi non aderenti alla Comunità Europea) erano considerati extracomunitari a tutti gli effetti. Nato negli Stati Uniti ma cresciuto in Inghilterra, tornò nel paese natale per giocare a basket, dapprima alla St. John's Jesuit High School di Toledo e poi, a livello collegiale, dapprima a Vanderbilt e poi a Penn State, dove vinse premi come studente.

Sebbene non scelto al draft, si guadagnò l'ingaggio per i Cleveland Cavaliers per la stagione '95/96 dove giocò 28 gare a 12,8 minuti e 2,8 punti di media prima di essere rilasciato. Terminò la stagione in Francia, allo Cholet. Qui si fece notare dai greci del Panathinaikos che lo ingaggiarono per la stagione successiva, stagione che cominciò alla grande risultando il miglior realizzatore (59 punti in tre gare) nella Coppa Intercontinentale (coppa che si disputò solo tra il 1966 e il 1987, tranne per essere stata fatta resuscitare per una sola edizione nel 1996) che si tenne nel settembre successivo.

L'anno successivo era a Bologna, dopo che per tutta l'estate il suo nome era stato in ballo tra le due squadre di Bologna, allora nel pieno degli scontri a suon di miliardi di lire per rubarsi i giocatori a vicenda tra Cazzola e Seragnoli. Probabilmente si pensava a lui come possibile centro titolare, ma il suo inizio di stagione fu disastroso, se si eccettua la prima gara interna dove segnò 13 punti in 27 minuti, la maggior parte dei quali dalla lunetta. Dopo quella gara non segnò mai più di 3 punti. Poco aggressivo e fisicamente poco esplosivo - imbarazzante come si facesse spesso stoppare - finì presto con l'essere relegato in fondo alla panchina dalla precoce, e per certi versi inaspettata, esplosione di Nesterovic ma anche per il fatto che quella Virtus aveva ali forti come Savic e Frosini che potevano anche ricoprire il ruolo di centro, senza contare l'eterno Binelli inizialmente fuori squadra per infortunio ma presto nuovamente disponibile. Difatti, una volta che Amaechi chiuse il rapporto con la Virtus (incassando il suo ingaggio per intero), la Virtus tornò sul mercato per giocatori come Claudio Crippa, Steve Hansell e Matteo Panichi, a dimostrazione che il reparto dei lunghi non necessitava di coprire la sua dipartita.

Dopo una stagione così deludente fu abbastnza sorprendente non solo il fatto che trovasse ingaggio in Nba, ma anche che vi giocasse parecchio e bene. Con gli Orlando Magic giocò oltre 21' di media, titolare per 53 gare, a 10,5 punti per gara e si tolse anche lo sfizio di essere il primo giocatore Nba a segnare nel nuovo millennio. Quei Magic non era certo una franchigia di primo livello ma agli ordini di Doc Rivers finirono la stagione con un bilancio di 41-41, anche se questo non valse loro il biglietto per i play off. La buona stagione gli valse una grossa offerta economica dai Los Angeles Lakers, ben 17M$ per un contratto di 6 anni, oltre alla possibilità di giocare a fianco di Shaq O'Neal e Kobe Bryant che avevano appena vinto il primo titolo e si apprestavano a vincerne altri due consecutivi. Amaechi rifiutò l'offerta, preferendo rimanere ad Orlando in qualità di titolare (ad appena 600.000$) piuttosto che andare a fare la riserva di Shaq. La stagione successiva nella capitale dei parchi di divertimento della Florida giunse Tracy McGrady e anche se il minutaggio di Amaechi rimase più o meno lo stesso, calarono sia la sua produzione offensiva che le apparizioni in quintetto. L'anno seguente cambiò squadra, finendo agli Utah Jazz del sergente di ferro Jerry Sloan col quale non entrò mai in sintonia per via dell'approccio piuttosto soft del giocatore inglese e fece fatica a guadagnarsi un minutaggio in doppia cifra. Dopo due stagioni venne girato ai Rockets e poco dopo ai Knicks dai quali, pur non avendo mai giocato nemmeno una gara, continuò a incassare un dignitoso ingaggio per altre due stagioni. Misteri gloriosi del salary cap.

Terminata la carriera Nba dopo qualche anno scrisse un libro sulla sua omosessualità, primo ex-giocatore Nba a fare coming out, di cui si legge in seguito.

 

ECCO JOHN AMAECHI, "HIGHTOWER" DELLA KINDER

Ieri le visite e la firma (contratto annuale) per il gigante con passaporto inglese. Assomiglia al personaggio di "Scuola di polizia". Una brillante carriera a Penn State, chili e altezza da centro puro. La Nba, la Grecia e adesso Bologna. "Sono contento di questa scelta".

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 08/08/1997

 

Si scrive Amaechi, ma si pronuncia - l'ha chiarito, una volta per tutte, il diretto interessato, "Ameci". John è sbarcato ieri, poco dopo le 13, al Marconi, accompagnato dal suo agente, Kenny Grant, che è poi lo stesso di Messina e Rigaudeau. Ad attenderlo, prima delle visite mediche, sostenute in un ospedale cittadino, Alfredo Cazzola. Con John Amaechi, per lui un contratto annuale superiore al mezzo milione di dollari - la Kinder ha completato il proprio organico, un roster lunghissimo nel quale trovano spazio 12 elementi. Troppi? "Aspettiamo di vedere come si risolvono certe questioni - spiega il presidente riferendosi a Papanikolau e Nesterovic - e poi la stagione è intensa. Messina ci teneva, l'abbiamo accontentato".

Giocherà pivot, il comunitario di passaporto inglese (la mamma è un fedele suddito della regina Elisabetta e John è cresciuto là) che è nato a Boston, il 26 novembre 1970. Giocherà centro, perché Amaechi è una montagna che ricorda uno dei protagonisti della serie cinematografica "Scuola di polizia" (avete presente la stazza del gigantesco "Hightower"?).

Ha studiato all'università di Penn State, Amaechi, dove si è laureato in psicologia. E utilizzando questo diploma ha prestato servizio, come volontario, nei centri che si occupano di ragazzi disadattati. Un personaggio, indubbiamente, per il quale la pallacanestro - nonostante abbia tentato più volte di strappare un contratto nella Nba - non è tutto. "Una persona squisita e un ottimo giocatore", aveva preannunciato Sconochini, che con Amaechi ha giocato nelle fila del Panathinaikos. E John si è dimostrato un perfetto gentleman.

"Ringrazio Hugo per quello che ha detto - spiega -. Sono arrivato in una grande squadra: mi entusiasma l'idea di giocare accanto a Danilovic. Sono sicuro di poter vincere qualcosa. Conosco poco la realtà italiana, ma sono uno che attacca bene e che si fa sentire sotto canestro. Poi c'è Messina, un coach che è abituato ad allenare ad alto livello". Dopo la presentazione ufficiale nella sede bianconera di via Milazzo, il pivot è partito alla volta di Folgaria. Messina vuole cominciare a inserire questo giocatore (nella sua università è stato il miglior stoppatore e il quarto rimbalzista) nella Kinder che ha in mente. Un atleta che ha i movimenti del pivot puro, e che si trova bene giocando spalle a canestro.

John ama il cinema (Mel Gibson e Denzel Washington gli attori preferiti) e la musica, dalla classica al country, che lo fa rilassare. Nella Kinder renderà più robusto un pacchetto di lunghi che prevede già la presenza di Savic, Binelli, Nesterovic e Frosini.

Per la Virtus un solo problema, per altro facilmente superabile. Alla rosa di 12 elementi corrispondono solo 11 maglie: la numero "4", quella di capitan Brunamonti, è stata ritirata, per sempre, nel settembre dello scorso anno. Fino a quando non saranno modificate le norme Fiba - consentendo al club di utilizzare una numerazione almeno fino al 20 - in casa bianconera ci saranno un paio di elementi che dovranno spartirsi una sola maglia.

 

Amaechi in lunetta

(foto tratta dai microfilm de Il Resto del Carlino)

TRA LA KINDER E AMAECHI È UNA STORIA FINITA

di Alessandro Gallo - Il Resto del Carlino - 04/12/1997

 

Bye, bye John. Ieri sera ha giocato con la nazionale inglese, ma John Amaechi non tornerà a Bologna, non tornerà a giocare per la Kinder. Il gigante d'ebano, o meglio il suo agente, Kenny Grant (lo stesso di Antoine Rigaudeau), ha raggiunto un accordo con la Virtus. John, che in tutti i primi mesi bianconeri non era riuscito a calarsi nei panni di uno dei cinque lunghi a disposizione di Messina, probabilmente si accaserà in patria, forse a Manchester, dove ha casa. Per John il denaro non ha particolare importanza - ma con la Virtus aveva firmato un annuale da 600 mila dollari - per questo dovrebbe rispondere picche a Pesaro, che pure lo vorrebbe per potenziare il pacchetto dei lunghi.

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LIBRO CHOC: "IO, GAY NELLA NBA"

di Guido Guida -  La Gazzetta dello Sport - 07/02/2007

 

Il gossip si rincorreva da qualche giorno ovvero da quando era stata annunciata per il 13 febbraio l'uscita nelle librerie statunitensi di un libro in cui un ex giocatore Nba ammetteva la propria omosessualità. Si sapeva che non era un fuoriclasse, che non giocava da circa 3 anni e, quasi a volerlo fare identificare, il suo portavoce aveva citato alcune squadre in cui non aveva giocato. Per la cronaca il co-autore del libro, Howie Bergman, era già stato l'artefice degli outing della cestista Sheryl Swoopes (ex Bari e Taranto), del giocatore di football Esera Tuaolo e della golfista Rosie Jones.

La rosa dei candidati non era così ampia e quindi è bastato poco per arrivare al nome di John Amaechi, 36enne ex centro della nazionale inglese, che in carriera ha giocato per cinque stagioni nella Nba e vanta anche un'esperienza, invero deludente, italiana con la Kinder Bologna nel 1997-98 (3,5 punti e 2,5 rimbalzi di media in 7 partite). Da qualche anno Amaechi dedica quasi tutte le sue risorse a una fondazione che sostiene l'attività sportiva per la gioventù disagiata a Manchester.

La notizia non ha stupito gli addetti ai lavori, tra cui le tendenze di Amaechi erano abbastanza conosciute e rispettate, ma ha destato clamore perché si tratta del primo giocatore professionista, seppur ritirato, a fare outing in un mondo dove il "machismo" impera. Non è infatti Amaechi l'unico omosessuale ad avere avuto successo con la palla a spicchi, ma è il primo a raccontarne pubblicamente ammettendo anche qualche dettaglio scabroso.

Nel libro racconta la sua vita a 360 gradi, dall'infanzia londinese con la madre fino alla regolare frequentazione di club gay durante la sua carriera Nba in cui la sua omosessualità "era un segreto aperto". Intervistato dal quotidiano Scotsman nel 2002 sulla presenza di gay nella Nba spiegò: "Nella lega le minoranze non sono ben rappresentate, non ci sono quasi ispanici e asiatico-americani, quindi non mi sorprendo che nessuno ammetta di essere gay. Sarebbe come un alieno caduto dallo spazio. Ci sarebbe timore, poi panico: non saprebbero come trattarlo".

Nel libro, intitolato "Man in the middle" ("Un uomo nel mezzo" con il doppio senso legato anche al suo ruolo in campo, centro) ci sono molti particolari della sua vita nella Nba: gli amichevoli dissidi politici con Karl Malone, il dispiacere per avere mentito al compagno di squadra Greg Ostertag che gli aveva chiesto se fosse gay, e anche il disprezzo per Jerry Sloan, da quasi venti anni coach dei Jazz, che più volte avrebbe usato epiteti omofobici alle spalle di Amaechi.

AMAECHI, EX VIRTUS: "È VERO, SONO GAY"

Fa outing la stella dell'Nba. È il primo atleta del Gotha del basket che ha ammesso l'omosessualità

Di Gianni Leoni - Il Resto del Carlino - 10/02/2007

 

"E allora lo è o non lo è?", si chiedevano i tifosi. "Ma no, è solo un tipo un po' strano, commentavano i compagni di squadra. Lui, John Amaechi, classe 1970, di Boston, pivot della Virtus basket, attraversava in silenzio quelle voci maliziose, tutto concentrato negli allenamenti, nelle sfide sul parquet e negli svaghi del tempo libero, quando si isolava con la mente nelle sue letture preferite: i testi di psicologia infantile.

"Forse lo è, e comunque lo sembra", tornavano ogni volta alla carica i supporter, con gli occhi piantati sui 122 chili di quel ragazzone nero di 2,08, possente ed elegante negli scatti per un recupero, per un contropiede, per un tiro a canestro o per la cattura di un rimbalzo.

Adesso, dieci anni dopo il rincorrersi di questi dubbi, la risposta al quesito arriva dall'altra parte dell'oceano, nelle pagine di un libro scritto proprio dall'atleta che a Bologna, nel campionato '97 - '98, giocò 9 partite con un bottino di 25 punti. "Lo ammetto, sono omosessuale", confessa nell'autobiografia. "Man in the Middle" (L'uomo in mezzo), in uscita a fine mese.

Amaechi, ex giocatore di Cleveland, Orlandoe Utah nel campionato Nba, del Panathinaikos di Atene  e della nazionale inglese, è il primo atleta della lega professionistica USA ad ammettere la propria diversità. Prima di lui erano usciti allo sciperto, in altri sport Esera Tuaolo, campione di football americano e il giocatore di baseball Billy Bean.

Il pivot nero porta un nome che in Italia si pronuncia "Amici". Un termine, però, che ha davvero poco a che fare con il suo carattere visto che John, alle compagnie, ha sempre preferito una vita semplice e riservata, tutta casa e parquet. Nel tempo libero, poi, amava isolarsi nei silenzi, in una garbata riservatezza, che spingeva i sussurri verso ipotesi sempre più maliziose.

Nelle trasferte di coppa, poi, voltava frequentemente le spalle ai commenti sulla forza degli avversari e sulle strategie tattiche, per immergersi nella lettura di un libro il più delle volte di carattere scientifico sulle ombre  e sulle straordinarie potenzialità della mente dei minori. Un solitario, quindi, dai modi garbati e dai pensieri profondi e misteriosi.

Dalle Due Torri svanì alla vigilia di un derby, in una circostanza per lo meno singolare. "Ho il passaporto inglese e vado a Sheffield su convocazione del commissario tecnico di quella nazionale", annunciò ai dirigenti e compagni di squadra. Ma alla partenza dall'aeroporto Marconi, il suo bagaglio pareva da trasloco definitivo più che da vado, gioco e torno: otto stipatissimi bauli, di dimensioni ovviamente adeguate alla stazza del proprietario. E allora la scia in dissolvenza dell'aereo in decollo, in quel giorno lontano, sembrò come un saluto, l'ultimo, affidato al cielo.

Da quel momento, infatti, le mosse eleganti del gigantesco pivot nero finirono tra i ricordi, insieme con le maliziose considerazioni dei tifosi sulle sue tendenze. Adesso, dieci anni dopo lo stacco dalla pista del Marconi, John Amaechi racconta, in un libro, i suoi silenzi e i suoi lunghi, tormentati giorni da giramondo "diverso" del canestro.