SABATINI: «LA MIA VIRTUS»

di Andrea Tosi - La Gazzetta dello Sport - 18/01/2003

 

Il pretendente allo scettro virtussino di Marco Madrigali si chiama Claudio Sabatini, imprenditore del settore fieristico, bolognese, 44 anni, titolare dell'omonimo Gruppo che conta 200 dipendenti, con un fatturato annuo di 35 milioni e rapporti con 20 paesi esteri. A Bologna ha lanciato il FuturShow, salone dedicato alle nuove tecnologie. Come cestofilo, è ricordato per un'antica rivalità con Alfredo Cazzola: 10 anni fa sponsorizzò lo Spalato di Sugar Richardson, appena ripudiato dall'ex presidente della Virtus, nella partita contro la V nera. Uno «sgarbo» che lo costrinse a rimanere fuori dal palazzo per qualche tempo. Con un comunicato diffuso l'altra sera, Sabatini ha espresso la volontà di acquisire il club dei 15 scudetti e di avviare l'azionariato popolare. Madrigali gli ha risposto che le trattative non si fanno sui giornali.

Dottor Sabatini, a quanto pare, quel comunicato non è piaciuto alla controparte che la accusa di volersi fare pubblicità.

Sono uscito allo scoperto dopo avere letto sulla stampa le intenzioni di Madrigali di cedere la Virtus e nel contempo della nascita di cordate extrabolognesi e di altri potenziali acquirenti collegati al mio nome. Voglio chiarire che sono solo in questa iniziativa, solo con il Gruppo Sabatini: non ho nessuno alle spalle. Qualche amico imprenditore mi ha lanciato segnali ma io ho in testa un altro progetto.

Ce lo descriva.

Vorrei acquisire il marchio e il titolo sportivo della Virtus e poi cedere tutte le quote ai tifosi. Il progetto si rifà al modello del Real e del Barcellona, una public company, ma solo per il basket e senza un azionista di riferimento ma con 5.000 azionisti paritari. Il Polo di Gazzoni sulla polisportiva cittadina, invece, non m'interessa. L'azionariato popolare si sposa bene con l'idea che ho sempre avuto della Virtus, un simbolo di Bologna, come le Due Torri. Nessuno può essere o sentirsi il padrone di un patrimonio che appartiene a tutta la città.

E la parte tecnica?

Quella verrebbe affidata a un professionista quotato e conosciuto nel mondo del basket, col quale ho intrapreso dei contatti molto intensi e che condivide il mio progetto. Non faccio nomi perché questa persona, che sarebbe il garante di tutta l'area sportiva, è tuttora legata a un altro club.

Nel comunicato si parla espressamente di trattative datate. Sono ancora attuali?

La trattativa è cominciata il 10 maggio, senza contatti diretti tra me e il presidente Madrigali. Quelli sono stati tenuti da professionisti competenti. Il problema di fondo è che Madrigali non ha mai fatto capire se il mio gruppo è un interlocutore di suo gradimento.

Il progetto è a già a buon punto?

Con la persona di cui parlavo, ho identificato il nuovo allenatore e diversi giocatori ad hoc che rispecchiano, sotto il profilo umano e sportivo, lo spirito della Virtus. Anche per loro mantengo il riserbo, perché sono tutti attualmente sotto contratto. Tra questi, non c'è Brunamonti, ma si tratta comunque di personaggi stimati dal pubblico virtussino. Vorremmo partire con un budget di 6-7 milioni annui con un programma almeno triennale.

È la metà di quanto ha speso quest'anno Madrigali...

Può darsi, ma non conosco i numeri della Virtus.

Ha molti giocatori da prendere?

Se ragiono da tifoso, di questa squadra confermerei solo Smodis e Frosini.

Madrigali dice che lei non è un vero tifoso virtussino, poiché si fa vedere solo al PalaDozza, sede della Fortitudo.

Tengo alla Virtus da 30 anni, ma vado alla Fortitudo perché ho tre figli e, grazie alla politica intelligente del d.g. Lefebre a favore delle famiglie, ho potuto acquistare cinque abbonamenti per un totale di 1014 euro. Quest'anno sono andato al PalaMalaguti per vedere il Benetton di Messina. Ho speso 90 euro per il biglietto e poi non sono più tornato. Tremila abbonati hanno fatto come me.

Ha una scadenza per comprare la Virtus?

Non abbiamo parlato di tempi ma vorremmo che il progetto, se ci saranno le condizioni per realizzarlo, partisse dalla prossima stagione sportiva. E le squadre si fanno in estate.

E Marco Madrigali? Replica con un sintetico commento.

Non faccio polemiche, ma questa procedura adottata da Sabatini è quantomeno inusuale. Le proposte serie e concrete su una compravendita si fanno in altre sedi e non attraverso comunicati. Tanto più se si parla di un club come la Virtus.

 

CLAUDIO SABATINI

Claudio Sabatini è nato a Bologna nel 1958. Sposato, tre figli, è amministratore delegato del Gruppo omonimo che si occupa di comunicazione nel settore fieristico. Tra le sue iniziative, il FuturShow, rassegna delle nuove tecnologie: dopo 7 edizioni bolognesi, nel 2003 sarà allestito a Milano Gli affari Il Gruppo Sabatini è stato fondato nel '64 da Gualtiero, padre di Claudio. Conta 200 dipendenti e sviluppa un fatturato sui 35 milioni annui con rapporti in 20 Paesi. Il motto è «Challenging space and time». I Vip Il Gruppo Sabatini ha allestito spazi per Papa Giovanni Paolo II, i concerti di «Pavarotti and friends» e le assise del Partito comunista. Claudio Sabatini ha rapporti con Bill Gates. Le passioni Sabatini ama il basket, si dichiara tifoso Virtus da trenta anni, ma oggi va a vedere la Fortitudo.

 

 

SABATINI: "MI RITIRO, NON COMPRO PIU' LA VIRTUS"

di Walter Fuochi - La Repubblica - 05/02/2003

 

Per me la partita è finita. Mi ritiro da qualsiasi trattativa per acquistare la Virtus. Basta così.

Se Claudio Sabatini era, fino a ieri, un candidato a rilevare la gloriosa e zoppicante società bianconera, da ieri non lo è più: s’è chiamato fuori. Come, quando e perché sono le domande ovvie, dopo aver assistito, nelle ultime tre settimane, alla sua lunga rincorsa.

Ho deciso quando ho letto, proprio su 'Repubblica’, che esistono altre offerte. E quando la mia iniziativa è stata definita come schiamazzi, offerte sui giornali e trattative da parterre: cito testualmente il signor Mazzoni, amministratore delegato della Virtus, che non ho nemmeno il piacere di conoscere. Infine, quando non ho ottenuto risposte dalla merchant bank incaricata di trattare, ho pensato che il tempo perso era già abbastanza. Se c’è già chi tratta, non voglio essere d’intralcio. Perché qui servono soluzioni rapide, basta vedere come continua ad andare la Virtus sul campo...

Questa storia è finita, dunque. Chi era uscito allo scoperto, una ventina di giorni fa, lanciando il progetto d’azionariato popolare, non comprerà la Virtus. Toccherà semmai a chi è rimasto coperto. O toccherà a Madrigali andare avanti, se lo desidera, opponendosi in qualche modo agli attuali rovesci.

Se Madrigali non vuole vendere, bastava dirlo: non vendo. E tutti avremmo risparmiato tempo. Poi, se qualcuno va avanti, quel che intanto aveva fatto il mio gruppo lo metto a disposizione. Gratis. C’è lo studio di fattibilità della public company, preparato da un docente di diritto economico del nostro ateneo, il professor Lamandini. Ci sono uno statuto, un marchio registrato e una società nuova già costituita...

Non bastava rilevare la Virtus esistente?

No, la Virtus esistente è una scatola in cui, l’ho detto subito, non intendevo metter le mani. Solo il lodo Becirovic è una faccenda miliardaria. Ma volevo anche aggiungere che, sul mio progetto, c’era l’attenzione di una città, privati e istituzioni, nonché categorie economiche, come di rado capita di smuovere. Almeno questa soddisfazione, quella di aver mobilitato una città, non me le leveranno.

Com’è maturato questo ritiro?

Venerdì aspettavo una telefonata di Madrigali: dovevamo confermarci l’incontro dell’indomani. Invece, m’ha letto un giornalista il comunicato che incaricava la merchant bank. Bene, domenica mattina il mio commercialista ha contattato via mail la finanziaria. Lunedì mattina li ho chiamati io. Aspetto ancora una risposta. Ho dedotto che non fosse più il caso. Poi, martedì, ho letto Mazzoni.

Nulla di inedito, scusi, né di più forte d’altre risposte già uscite da casa Virtus.

Madrigali lo conosco e certe frasi da lui posso capirle, dal suo amministratore delegato no. Comunque, perché sia chiaro: non facciamo gare. Anzi, auspichiamo una soluzione.

La sua uscita di scena avviene, come il suo ingresso, sui giornali: è quello di cui la controparte l’aveva accusato.

Anch’io sono stato redarguito pubblicamente, e pubblicamente rispondo. Tanto, questa è l’ultima volta.

 

Poco dopo che Sabatini sembrava essere prematuramente uscito di scena, scoppia il finimondo:

Clicca qui per la cronistoria dei fatti dell'estate del 2003

 

QUANTO SI RISPARMIA A VINCERE LO SCUDETTO

di Marco Martelli - La Repubblica - 29/07/2004

 

Come preannunciato, Claudio Sabatini ha inserito ieri, sul sito ufficiale della Virtus, un documento su pagamenti e bilanci delle società di Serie A. La raccolta dei dati, piuttosto scarna e mirata a sottolineare l'incidenza dei costi del Personale Dipendenti negli ultimi tre esercizi (triennio 2000-2001, 2001-2002, 2002-2003), si compone di due tabelle. La prima contiene il totale stipendi, la seconda il rapporto percentuale di incidenza degli stessi sul totale costi nell'esercizio 2002-2003. Balza agli occhi, ma se n'era già parlato, il dato di Siena. Nel triennio, il monte ingaggi della Mps ammonta a 4.740.000 euro, e pone la società campione d'Italia 12.a nella speciale classifica (Virtus prima con 25.005.000, Treviso seconda a 16.832.000, Fortitudo terza a 16.698.000), dietro anche a Reggio Calabria, Varese e Avellino. Nella percentuale d'incidenza, il monte salari 2003 rappresenta per i senesi, secondo la tabella diffusa da Sabatini, solo il 17.4% del totale costi (26.3% per la Fortitudo, 38.5% Cantù, fino all' 81.3% di Avellino).

«Risulta chiaro - commenta Sabatini, a corredo - come certi club gestiscano i contratti d'immagine. Non dico che non siano legittimi, ma su questa flessibilità nessuno riesce a darmi una risposta, e invece vorrei sapere cosa bisogna fare, definendo il budget stagionale. Ho scritto alle due leghe, a Fip e Coni, chiedendo che mi forniscano una percentuale univoca. Mettendo i dati sul sito, non intendo attaccare Siena, che anzi ringrazio per l'appoggio sulle 20 squadre in A1. Ribadisco: non è un gesto polemico, ma una richiesta di indicazioni chiare». La telenovela aggiunge quindi un'altra puntata, mentre una seconda arriverà dal fronte giudiziario. Respinta dalla Fip, la Virtus si appellerà alla Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni, senza troppe illusioni, ma col fine d'esaurire tutti i gradi della giustizia sportiva. Dopo, potrà essere battuta, eventualmente, quella ordinaria.

 

 

SABATINI: "VU PRIMO AMORE EPPURE LA TRADII"

di Marco Martelli - La Repubblica - 03/12/05

 

Inutile girarci attorno: sugli spalti, cercheranno tutti Sabatini. «Non sono preoccupato – dice lui -, e non andrò certo al PalaDozza con le guardie del corpo. Poi, so anche la coreografia che faranno: una mia foto a vedere la Fortitudo». Da qualche parte, prima o poi, sarebbe spuntata: quale occasione migliore? Il doppio fotogramma gira in rete da un po' di tempo, e risale al derby del 16 novembre 2002, la vittoria di Boniciolli in rimonta su Tanjevic, in cui il patron Virtus appare nel parterre del PalaDozza, retropanchina biancoblù, intento ad applaudire.

Si difenda, allora. «Ci andavo da tifoso di basket. Non è un segreto che, dopo il caso Richardson, abbia smesso con la Virtus. Sono andato qualche anno alla Effe, e ho portato bene: ero allo scudetto di Treviso, e pure a Milano l'anno scorso... La verità è però che il grande amore non cambia con una ripicca. Ci ho provato, ma non ci sono riuscito. Il cuore non mi batteva. Troppo forte il dispiacere per la cacciata di uno come Sugar rispetto alle belle partite della Effe». Non sbaglierà posto, stavolta. «Il mio sarà al fianco della Virtus. Però quelli con cui ero a Treviso m'hanno chiesto di non salutarli. Farebbero una brutta figura...».
 

 

IL PROGETTO VIRTUS CAFÈ

www.virtus.it - 17/03/2006


Si consumano circa 20 milioni di caffè ogni giorno in Italia, in Emilia Romagna ci sono 2 bar ogni 1000 abitanti contro 0.3 dell'Inghilterra, patria dei pub; in Italia i consumi fuori casa sono in continuo aumento; nel settore food and beverage si è passati da 113.031 bar nel 1991 a 141.758 del 2004, da 60.293 ristoranti nel 1991 a 86.600 del 2004. Questa la cornice in cui si inserisce il progetto VIRTUS Café, presentato dal Gruppo Sabatini al SAIEDUE (Bologna Fiere). Si tratta di una catena di 30 locali sul territorio bolognese di cui è prevista la realizzazione di un primo format nel centro città entro la fine del 2006 e un piano di sviluppo a livello nazionale con la diffusione di 300 punti di distribuzione. Il progetto, che si inserisce nel percorso intrapreso da Claudio Sabatini fin dall'acquisizione della prestigiosa Virtus Pallacanestro, si basa sul fatto che Virtus non è soltanto il marchio di una squadra, ma una comunità di persone che condividono valori e stili di vita.

L'ispirazione è quella del Bar Sport, punto di ritrovo e di aggregazione per intere generazioni. E dal Bar Sport il Gruppo Sabatini è partito per lanciare l'iniziativa con un convegno che si è svolto a Bologna, moderato da Luca Corsolini, al quale hanno partecipato Antonio Cellie, esperto di marketing relazionale, Fulvio Ferrarini, consulente per la formazione manageriale e la costruzione di reti di vendita di grandi aziende, l'architetto Marco Ferreri, l'allenatore della Virtus Zare Markovski e la voce bianconera per eccellenza Andrea Mingardi, oltre ai giocatori Fabio Di Bella e Andres Pelussi. Dall'incontro sono emerse molte indicazioni su quale sarà lo spirito dei Virtus Cafè che si affiancano a quelle espresse dai tanti messaggi arrivati via internet.
Punti di aggregazione per chi ama il basket e lo sport in genere, ma anche dove organizzare incontri, presentazioni, cene a tema; dove acquistare i biglietti delle partite, gli abbonamenti e i prodotti siglati Virtus, ma anche dove portare i bambini, andare a leggere libri e giornali. Un luogo da frequentare per l'aperitivo ma anche il dopo cena, dove andare soprattutto con amici e familiari. Dove fare "discorsi da nulla che fanno le amicizie", come ha ricordato con un tocco di poesia Mingardi. "Non saranno però dei club della squadra" ha precisato Claudio Sabatini "stiamo lanciando un progetto industriale ambizioso e impegnativo che prevede un investimento di 400.000 euro per ogni punto vendita, per il quale si prevede un giro di affari annuo di 800.000 euro. Al momento dell'acquisizione mi sono chiesto quale poteva essere il mio apporto alla Virtus, una società che ha già avuto tutto dal passato, successi e gloria in tutto il mondo.

La risposta è stata - forse per deformazione professionale - uno sguardo al futuro. Per questo il mio impegno di imprenditore si rivolge soprattutto alla formazione dei giovani e alla valorizzazione del patrimonio della squadra, il suo marchio. Attorno alla Vu nera stiamo aggregando una serie di partner che insieme a noi lavorano allo sviluppo di progetti originali. I Virtus Café ne sono un esempio: offrono grandi opportunità di collaborazione con aziende interessate a luoghi ad alta esposizione e frequentazione. Miriamo a prodotti di alta qualità; con alcuni abbiamo già iniziato a lavorare; gli amici della Carpigiani, ad esempio, stanno già pensando alla messa a punto della varietà dei gelati. Non soltanto bianchi e neri, ma anche d'oro; come la stella, simbolo della nostra comunità".

 

SABATINI AL MARAGLIO CON CON LE SCARPE ZEBRATE

di Daniele Labanti - Corriere di Bologna - 13/05/2007

 

Per chiudere in bellezza una stagione già da 21 successi, la Virtus cerca la ventiduesima vittoria ed è a quattro trionfi dall'Eurolega. Il contorno è già quello più frizzante possibile: oggi è il «Maraglio Day» e il focoso patron Sabatini chiama il pubblico virtussino a scaldarsi. Sui rotori non si potrà andare, ma sarà gradito lo spirito animalesco al posto del consueto aplomb. «È un'idea esplosa a caldo, dopo Teramo, perché rivendico maggiore equità. Confido nel nostro pubblico, lo vorrei sempre corretto ma più caldo e partecipativo. Dobbiamo incendiarci un po', senza perdere sportività. Diciamo che la Virtus ha sempre avuto l'aria snob, ora cerca più coinvolgimento».

Sono pronte 500 bandiere e 1000 trombette, l'impianto audio sarà adeguato per produrre tonnellate di decibel, le tribune saranno vicine al campo. Oltre al kit distribuito all'ingresso, il pubblico dovrà metterci un po' di fantasia nel vestirsi e nel far baccano: sul forum dei Forever Boys se ne parla da tre giorni, senza dimenticare le stilettate ai cugini della Fortitudo. Al più maraglio, promette la Virtus, una giuria presieduta dall'assessore Cevenini assegnerà una crociera premio offerta da Msc.

Sabatini comanda il suo popolo: «Ho già estratto dalla scarpiera un paio di calzature zebrate terribili, degne del peggior Cavalli. Le indossavo a Firenze nel '90 e portò bene. E spero che Fornaciari non venga davvero in bermuda e calzini bianchi, rischierebbe di vincere la crociera ». Da rabbia a goliardia, la virata di Sabatini prelude a una domenica diversa per la pacatezza virtussina. «Su rotori non faremo sedere nessuno ma i tifosi vogliamo risvegliarli sul serio. L'entusiasmo è positivo, abbiamo ricevuto messaggi di tifosi interessati all'iniziativa. Non chiedo tifo scorretto, ma tifo caldo: nei playoff ci servirà, manca poco per conquistare l'Eurolega».

Sabatini ha appena visto Juve-Bologna in tv e s'apre, facilmente, il capitolo arbitrale. Il vero busillis che ha scatenato questo «Maraglio Day». «Ho sempre rispettato gli arbitri, però le regole devono essere uguali. Non può essere che il salotto buono sia solo a Bologna e che a noi si possa fare tutto. Ho visto i rossoblu a Torino, andiamo in giro a fare sempre la figura dei più fessi del mondo. Bisogna finirla. La Virtus s'adegua ai campi dov'è andata, voglio vedere chi avrà il coraggio di sostenere che il nuovo format del PalaMalaguti non è a norma. Visto che paga, invece di un mega impianto da 13 mila posti sarebbe meglio costruire un garage da 3 mila: uno di quei palasport in cui il fattore campo si sente».

Dopo le canzonette dedicate alle spiagge, non si placa la carica del patron bianconero. Oggi accoglierà tutti con la sua «fanga» — sostantivo maraglio doc — zebrata e alzerà il volume dello stereo. Bandiere e trombette, la festa è assicurata e dietro le quinte la Virtus vuol riprendersi uno scranno nelle «gerarchie che contano». E chiede al tifo, compatto, di dare una mano.

 

 

MARAGLI E SQUALIFICATI: DUE GIORNATE AL CAMPO DELLA VIRTUS

di Marco Martelli - La Repubblica - 15/05/2007

 

Ma certo, è riuscito una bellezza il Maraglio Day. Peccato solo che un giudice sportivo poco goliardico l’abbia pensata diversamente: due giornate di squalifica al campo della Virtus, pagabili in 12 mila euro. Va così, la federbasket, con le multe, fa cassa, e dunque giovedì con Biella (niente Sky) si giocherà qui: la flaccida legge lo consente. Ci sarebbero pure altri 1.150 euro «per uso di strumenti sonori, offese e minacce verbali collettive frequenti agli arbitri, lancio di oggetti non contundenti collettivo e frequente, colpendo, e lancio di sputi collettivo e frequente, colpendo». Ma niente paura, va tutto sul conto in tavola: come sempre, e purtroppo, per la gioia di chi continuerà a infestare le arene. Carta di credito e passa la paura.

Anzi, con la tesi che è stata una carezza e non un pugno s’allinea pure, non sorprendentemente, Claudio Sabatini. E poiché la provocazione può assurgere ad arte retorica, «trovo scandaloso cavarmela con soli 12 mila euro: due fatture domenicali della nostra security». Ed erompe, il patron: «Abbiamo passato i limiti? Squalifica. Dura. Lo dissi un anno fa, l’ho ridetto ieri in Lega: decuplichiamo le pene, o un giorno, come il calcio, piangeremo un morto, prima di metter tutto a norma, in due settimane. Denuncio una situazione allucinante, ci sono posti dove sputare e colpire costa 700 euro, noi qui siamo gente perbene costretta dall’andazzo a diventar permale». Tortuoso, ma ognuno batte le sue strade: quella di adeguarsi al vizio, dopo aver predicato la virtù (con puntuali lodi raccolte), non pare una via maestra.

Ma motivazioni e postilla della sentenza annunciano altri strascichi. Le due giornate, si legge nel comunicato, arrivano perché «in tre occasioni più persone invadevano il campo di gioco: nel secondo periodo un dirigente non tesserato della Società (Sabatini, ndr) entrava in campo protestando avverso le decisioni arbitrali, contribuendo a fomentare il pubblico; durante il quarto periodo più persone invadevano il campo insultando e minacciando gli arbitri e uno di questi scagliava con violenza il pallone contro il secondo arbitro, colpendolo senza danno a un orecchio; a fine gara, durante un’invasione pacifica, nuovamente alcuni tifosi s’avvicinavano agli arbitri per insultarli, fatto che non degenerava per l’intervento degli addetti al servizio d’ordine». E allora: «Si trasmettono gli atti alla Procura Federale per accertare eventuali responsabilità della Società, anche alla luce delle dichiarazioni rese alla stampa nei giorni precedenti da parte di un dirigente non tesserato». Sempre lui, carta canta: il clima acceso era stato annunciato in conferenza stampa. «Rischiato grosso? Ma no. A Bologna il pubblico è educato e gli 80 uomini di security sono stati tempestivi. Poi, rischio calcolato. Ma le provocazioni devono esser forti, per cambiare. A fare il bravo, a mettere i biglietti nominali mi sono beccato del pezzo di m..., adesso volto pagina». Discutibile. Se si può ancora.

Spulciando il Regolamento di Giustizia della Fip, non si capisce se pendano spade di Damocle, al prossimo sbocco d’ira: in caso di recidiva, altri euro o porte chiuse. L’unica certezza è se una gara viene interrotta: lì c’è squalifica. Gran parte del pubblico ha però inteso il Maraglio Day come una sfilata a chi peggio si conciava. Pochi (ma buoni, come già letto) hanno sfogato, al primo fischio, i propri istinti. E la brutta pagina di domenica a Casalecchio ha impegnato a lungo, ieri, l’assemblea della Lega. «E’ stato un modo di confrontarsi - ha detto Enrico Prandi, presidente uscente -, e tutti hanno condiviso il problema di fondo, che investe impiantistica e sicurezza. Si valuterà quale strada prendere: se astenersi dall’omologazione di certi palazzi o inasprire le pene». Buon play-off, in ogni caso. A proposito, e con Biella? «Basta maragliate. Tutto torna normale. Sarà una festa del basket».

 

IL PUGNO DURO DI SABATINI: I 4 MORI IN CASTIGO

di Marco Martelli - La Repubblica - 14/10/2007

 

«Non è successo niente di grave. Solo, chiedo il rispetto delle regole da parte di tutti, senatori e non, italiani e non. Conroy, Spencer, Holland e Anderson, venerdì sera, sono tornati alle 2.30, oltre l'orario consentito dal nostro regolamento. Forse non parlo abbastanza bene inglese, e non avranno compreso, siccome già se n'era parlato. Ma se concedessimo a loro di rientrare un'ora e mezza più tardi, non daremmo un buon esempio ai nostri giovani. Per me, comunque, comincia e finisce qui».

Cartellino rosso, dunque, sventolato da Claudio Sabatini sul naso dei suoi quattro yankees. Decide infatti, il patron, di metterli fuori squadra, dopo il rientro tardivo nell'hotel di Saronno, dove il gruppo stava preparando la gara contro Cantù. «Facciamo le cose con trasparenza e in maniera ufficiale. C'è stato un confronto con Pillastrini e Luchi: hanno proposto differenti sanzioni, ma non mi hanno convinto. Le mie idee sono chiare, e io lavoro per il futuro del club, lo stesso che promuove il messaggio «La vita è bella». Quindi, vale anche per i nostri americani». Visto sfondare il coprifuoco dai suoi mori, e non trattandosi del primo episodio indisciplinato in seno a questa Virtus, Sabatini non ha sorvolato, ed in mattinata ha confinato il quartetto dell'Ave Maria al solo lavoro atletico. Poi però, dalle 15, all'allenamento hanno partecipato. «Sono a disposizione», dice Sabatini, che questa mattina approfondirà la questione. Pillastrini e Luchi tenteranno di ammorbidirlo. Intanto, salgono i giovani scelti per rimpiazzare il Black Power: Stojkov, Moraschini, Tommasini e Pederzini.

Non nasce dunque sotto la miglior stella, la sfida di oggi pomeriggio alla capolista e imbattuta Cantù. La vigilia è tormentata, e restituisce nuovamente un quadro poco sereno, quasi selvaggio, attorno alla Virtus. Si tratta del primo provvedimento eclatante preso dalla società in questo avvio di campionato, dopo l'esclusione dalla rosa di Gugliotta (reo di aver indicato, ai neo arrivati, la strada per la Riviera) e per le multe ricevute da chi era stato beccato, oltre un certo orario, in un Cafè molto frequentato, nell'ultimo biennio, dai cestisti bolognesi. Questa volta, però, il provvedimento doveva essere diverso. Perché il rientro notturno degli americani vale la terza puntata consecutiva di una settimana da sette in condotta, se non sei. Ed è ciò che ha fatto sbottare Sabatini. è facile, oggi, individuare la radice di tutto. Domenica scorsa, il visibile screzio tra Crosariol e Pillastrini era stato lasciato correre dalla Virtus, non tanto con la multa al giocatore (2000 euro, pure eccedente il limite consentito dal contratto collettivo della Giba), quanto con la decisione di «Pilla» di rimetterlo subito in campo, dopo le scuse. Un anno fa, come scritto lunedì, per un episodio minore (bisticcio con Vukcevic, non con il coach) Crosariol non partì per Ankara.

L'episodio di domenica, nell'intimo dello spogliatoio, non poteva non creare un precedente, pericoloso se, nel gruppo, ci sono giocatori americani, per di più «rookie» o abituati a squadre di cabotaggio inferiore. Il rischio è che i giocatori, volontariamente o no, si «allarghino». Non a caso ad Avellino, a 4´ dalla fine, nel timeout in cui Pillastrini ha levato Holland per Anderson, l'ex varesino ha sbottato violentemente contro il tecnico, trattenuto da alcuni compagni. L'episodio, venerdì, era stato smorzato con colloqui e l'intervento deciso di Sabatini. «Le cose che succedono a caldo ci possono anche stare, magari è voglia di vincere». Poi, nella notte, la nuova bravata, che con sé porta pure l'impressione di un gruppo lontano dall'avere disciplina. Dove stiano gli errori, o la mancanza di polso, solo il tempo lo dirà. Di certo, il parco giocatori che s'è scelto la Virtus, abituata nella sua recente storia a giocatori fatti e finiti, e non da educare, crescere e perfino accudire, è il più ostico possibile. Sabatini, dopo le carote del tecnico, picchia duro col bastone. «Se avevamo lasciato un dubbio, con questa decisione lo togliamo». Vedremo, oggi, chi c'è e chi non c'è.

 

SABATINI CI RIPENSA, REINTEGRATI I 4 MORI

www.virtus.it - 14-10-2007

 

Virtus Pallacanestro Bologna comunica che Alan Anderson, Will Conroy, Delonte Holland e Dewarick Spencer oggi scendono in campo nella partita contro Tisettanta Cantù. La decisione è stata presa dopo un incontro chiesto questa mattina dai giocatori sanzionati per motivi disciplinari, preso atto del senso di responsabilità da loro dichiarato nei confronti della squadra e dei tifosi. Il provvedimento viene quindi commutato da sospensione dal gioco in una multa il cui importo, deciso dagli stessi giocatori, sarà devoluto da Virtus all'AGEOP.

 

DERBY, GIOCANO I SENIORES

www.bolognabasket.it - 02-11-2007

 

Giocheranno quelli buoni. Ma questo, sinceramente, lo sapevamo tutti. In dubbio rimane però uno di quei pochi cui potersi ancora aggrappare, dopo le disfatte di Pesaro e Vitoria, quel Guilherme Giovannoni che potrebbe essersi portato a casa dalla Spagna un problemino a un collaterale. La gravità, verrà valutata in queste ore, come non si esclude un qualche cosa di serio, non si esclude neppure una presenza dell’ultima ora, questa sì vera sorpresa del derby del Centenario. Ci vuole comunque una conferenza stampa per sentirsi annunciare da Claudio Sabatini quello che tutti bene o male volevano sentirsi dire:

La decisione è stata sofferta, perché ho abbassato la testa nei confronti della città, della storia, e delle due società. Così come per i tifosi che hanno già comprato il biglietto, o la Fossa che ha speso per la coreografia. Se questa fosse stata solamente una mia azienda, l’avrei bruciata piuttosto. Qui però ho raccolto una grande eredità, quindi domani sera in campo ci andranno i miei senior.

Che poi si stia rischiando di spazientire entrambe le metà di Basket City, con certi tira e molla, pare per il momento essere problema secondario.

Cambio spesso idea? Beh, ragiono e se sbaglio torno indietro. Non come certa stampa che crede di essere il Vangelo.

China la testa, ma non getta l’ascia di guerra, il patron delle Vu nere.

“Presenteremo comunque una memoria difensiva prima dell’incontro, da allegare al referto dell’incontro. La Fip ha delegato a Legabasket, senza dirci se fosse giusto o meno andare in campo. Stamattina però in Lega non c’erano nè Bezzecchi nè Pieraccioni, quindi mancava il contraltare. Non ce l’ho con la Fip, chiaramente però se anche loro fossero in buoni rapporti con la Lega ci sarebbero già stati numerosi chiarimenti. Ma a togliere il derby alla città, mi sarei sentito come Sacrati quando ha tolto gli abbonamenti a Seragnoli.

Per chiudere, ultima stoccata al management della Legabasket.

“Sull’anticipo c’è poco da dire, non so se Bezzecchi l’abbia fatto perché gliel’ha detto il presidente – che tifa un po’ biancoblu – o perchè non gli stia più simpatico il presidente stesso, dato che gli ha messo davanti un responsabile della comunicazione. In Assemblea di lega, è difficile che verrà superato questo stallo, e quindi questa polemica, perché di Pieraccioni non ho stima. Qualunque persona intelligente, senza il fine di provocarti, non ti avrebbe messo il derby di sabato sera.

 

IL CONTROPIEDE DI SABATINI: "SI FACCIA ACANTI CHI VUOLE LA SOCIETA', IO PASSO LA MANO"

La Repubblica - 22/12/2007

 

Claudio Sabatini mette in vendita la Virtus.

Non sono il tipo giusto per continuare così.

Il colpo di scena arriva dopo una lunga serie negativa dei bianconeri sul parquet che ha suscitato diffusi malumori tra i tifosi. L'ultima serataccia giovedì sera al cospetto del Tau Vitoria: mai in partita, tecnicamente lontani anni luce da quella che è l'elite del basket, la Virtus ha mostrato tutte le sue debolezze. E dagli spalti i coretti ironici a lui indirizzati, devono averlo infastidito assai. Pressione sull'allenatore, pressione sul patron degli appassionati che hanno dimenticato in fretta il merito di aver riportato la V nera nell'olimpo del basket dopo il rischio di scomparsa. Tutte cose che hanno fatto saltare il tappo.

Ma siamo un club serissimo, che però gioca male. Questo è il problema.

E allora...

... Basta, venga avanti qualcun altro.

Sabatini tiene a tranquillizzare tutti per quel che accadrà nell'immediato futuro.

Non c'è fretta, fino a fine stagione resto io, non c'è pericolo, ma questa storia è finita, a fine campionato passo la mano.

Per le V nere insomma sembra chiudersi un altro dei capitoli della sua lunga storia e aprirsene uno nuovo denso di incertezze e di incognite. Il rischio concreto è che ora si avvii, come sempre accade in questi casi nel mondo dello sport, il balletto delle offerte più o meno concrete, delle cordate più o meno misteriose, dei cavalieri bianchi dalle incerte consistenze economiche. Ma Sabatini è molto deciso a evitare «questo teatrino».

Dopo la mia dichiarazione, se c'è qualcuno veramente interessato - dice - è sufficiente si rivolga alla Neosbanca. Con un versamento a quello sportello si può avere la Virtus, basta che l'offerta sia seria, e lì si possono trovare tutti i documenti che servono a valutare lo stato della società.

Ed è proprio sullo stato di salute della Virtus che Sabatini insiste.

La società è solidissima, siamo in utile, non ci sono ‘buchi´ né palesi né occulti. È tutto trasparente. Quello che però voglio evitare è il solito teatrino di chi si fa avanti per farsi un po' di pubblicità. È uno spettacolo che negli anni scorsi abbiamo visto troppe volte. La Virtus non ha certo bisogno di questo.

E di cosa allora?

Ha evidentemente bisogno - dice ancora Sabatini con molto rimpianto nella voce - di qualcuno che sappia farle fare il salto che il suo pubblico pretende. I tifosi vogliono vittorie, e hanno ragione. Ma io non sono disponibile né a fallire (come è capitato ad altri) né a subire gli insulti nei corridoi del palasport. E allora, visto che non sono attaccato alla poltrona, passo la mano.

Sabatini non vuol ammettere che tra i motivi che lo hanno spinto verso questa clamorosa scelta c'è anche l'impossibilità, verificata più volte sul campo, di trovare un'intesa con gli altri club (di basket e di calcio) per un polo sportivo cittadino capace di innescare preziose sinergie. Dice soltanto:

Certo, questo non ha aiutato...

 

E CAZZOLA ELOGIA SABATINI: «ORGANIZZAZION PERFETTA»

di Massimo Selleri - Il Resto del Carlino - 08/02/08


La festa è riuscita. Merito di Claudio Sabatini che ha saputo trasformare il gelido PalaMalaguti in un contenitore accogliente dove al centro ci sono lo sport e lo spettacolo e come contorno una serie infinita di consolle «Playstation 03» dove i può giocare a Nba ’08, l’ultimo videogioco che simula il campionato professionistico d’oltreoceano. La vera festa, però, è tutta di marca Virtus con i suoi tifosi più celebri che siedono in prima fila e si spellano la mani, la loro squadra è lì a due metri di distanza e c’è solo la presenza molto discreta degli steward che ogni tanto invitano il pubblico a rimanere seduto. Ci sono Gianluca Pagliuca, l’avvocato Gianluigi Porelli, Alfredo Cazzola, l’attuale presidente del Bologna Calcio, che a Casalecchio ha vinto di tutto e di più con la squadra bianconera.

Ogni volta che ritorno qui — racconta Cazzola — ritrovo l’affetto e il calore di tanti vecchi amici con cui abbiamo combattuto grandi battaglie. Bisogna riconoscere che l’organizzazione di Sabatini è perfetta e che questa modalità di vivere i grandi eventi è un bello spot per la città di Bologna, per la pallacanestro e per tutto lo sport in generale.

Presenti le istituzioni, con il presidente del consiglio provinciale Maurizio Cevenini e con l’assessore allo sport della Provincia Marco Strada che sottolinea la portata dell’idea.

L’introduzione degli steward ha creato un’atmosfera di festa, dimostrando come persone che tifano due squadre diverse possono stare accanto senza problemi, poi mettere tante playstation ha rotto alcune monotonie soprattutto tra i più giovani che fanno la fila per poter giocare la loro partita. Un modo nuovo di vivere il clima della partita, nonostante ci si stia giocando un trofeo molto importante.

Tra i tifosi eccellenti c’è Andrea Mingardi di ritorno da una serie di impegni all’estero.

Quello che ha fatto Sabatini è qualcosa di terapeutico. La nostra è una società che fa fatica a socializzare e la sera rimane chiusa in casa a guardare la televisione. Claudio ci ha ridato l’entusiasmo di tornare al palazzo dove ci sentiamo accolti e ci sono tante persone che posso rivedere solo qui e soffrire con loro per le gesta dei nostri beniamini.

Dall'altra parte ci sono le istituzioni della pallacanestro dal presidente della federazione Fausto Maifredi, a quello della Lega Francesco Corrado, passando per il numero uno della Legadue Valentino Renzi. Il colpo d’occhio del PalaMalaguti non è affatto male e anche questo ha la sua importanza. La prima giornata della Final Eight si è rivelato un vero successo, adesso non rimane che vedere quale altra sorpresa Sabatini ci riserverà per la giornata di oggi.

 

 

BASKET, IL PATRON DELLA VIRTUS BOLOGNA ACCUSATO DI ESTORSIONE AGGRAVATA

www.spysport.org- 23/04/2008

 

Il Pm di Bologna Enrico Cieri ha formulato l'imputazione coatta per estorsione aggravata a carico dell'imprenditore e proprietario della Virtus Pallacanestro Bologna Claudio Sabatini. Un passaggio scontato dopo che il Gip Michele Guernelli aveva respinto per due volte la richiesta di archiviazione formulata da Cieri e imposto la formulazione del capo di accusa.

Così il Pm ha dovuto formulare la richiesta di rinvio a giudizio che ora verrà discussa davanti ad un altro Gup. Ad accusare Sabatini di estorsione era stato Massimiliano Boccio, titolare della Caffè Maxim poi fallita, ex sponsor della Virtus. Il fatto che l'estorsione sia aggravata è dovuto al fatto che sarebbe stata compiuta da più di una persona: l'imputazione coatta, infatti, riguarda anche il fratello del numero uno Virtus, Fabio, e Stefano Nannucci, amministratore di una società del gruppo che fa capo a Sabatini, la Magellanica Consulting. Boccio aveva accusato Sabatini e altre persone (per alcune di loro c'è stata l'archiviazione) di averlo costretto a vendere macchine di lusso (a prezzi inferiori a quelli di mercato) e appartamenti, a fronte di difficoltà finanziarie della Caffè Maxim che non avrebbe potuto onorare nei tempi dati le cambiali del contratto di sponsorizzazione.

Dopo che il Gip aveva imposto l'imputazione coatta Sabatini si era detto «convinto che il prosieguo del processo evidenzierà la mia completa assenza di responsabilità». Sabatini è indagato dalla Procura bolognese in un altro fascicolo per l'ipotesi di bancarotta preferenziale, sempre nell'ambito di un'indagine nata dal fallimento della Caffè Maxim. Secondo l'ipotesi degli inquirenti Sabatini, pretendendo il pagamento dei debiti che Boccio aveva nei suoi confronti, avrebbe concorso nel fallimento per cui lo stesso Boccio è indagato per bancarotta, in questo caso però fraudolenta.

 

LA CONFERENZA STAMPA DI CLAUDIO SABATINI

di Enrico Faggiano - www.bolognabasket.it - 07/04/2008

 
Voglio parlare ai tifosi, dopo la giornata di ieri, molto particolare, per lanciare un appello: io non condivido, dato che ci sono momenti e momenti, le contestazioni. Non sto parlando della mia persona, sia chiaro, ma della squadra: io rappresento un gruppo di professionisti, di persone che frequento quotidianamente, che stanno rimediando ad errori propri fatti in precedenza, o venuti ad aggiustare altrui problemi. E io li ringrazio per l’impegno che mettono tutte le mattine quando entrano in palestra, perché capisco cosa voglia dire sudare ma non ottenere gli obiettivi prefissati. Si contesta quando manca l’impegno, quando si sbaglia e non si mantengono le premesse, ma non in questo caso: tutti, dall’allenatore in giù, stanno cercando di aggiustare una situazione antipatica e nessuno sta rubando lo stipendio. C’è frustrazione per l’assenza dei risultati, e per questo penso che il pubblico Virtus si voglia autoflagellare: c’è un momento per riflettere e discutere, ma adesso io posso solo difendere un gruppo che si sta impegnando al massimo per uscire da una situazione a cui non siamo abituati. E’ un bagno d’umiltà che servirà per il futuro; si possono tirare uova in testa a chi ruba o chi non si allena, ma le persone per bene, quelle che rientrano da infortuni, quelle arrivate a metà stagione, da questo hanno solo problemi non meritati. Ed è quello che vorrei dire ai tifosi. Dopo Milano c’è stata una situazione di tensione che non aiuta a fare canestro, insomma: state vicini alla squadra, dopo una stagione di tanti problemi in palestra, per personaggi dall’atteggiamento sbagliato, ma ora dobbiamo lottare insieme e aiutare quelli che stanno adesso giocando. Dopo si parlerà di altre cose: quando ci sono problemi non si deve pensare a come ci si è arrivati, ma a risolverli. In seguito ci si guarderà negli occhi e si vedrà che fare: abbiamo commesso errori nel fare la squadra, ma la colpa è mia.

Contestazione nei miei confronti? Io ho deciso subito di andarmene, e durante l’intervallo l’ho fatto per andare poi a casa a vedere la fine della partita. Se sono un problema, alle partite non andrò, sono ancora disponibile a cedere la Virtus ma l’unico gruppo che lo ha chiesto seriamente voleva comunque che io restassi in sella. Ho la coscienza tranquilla per quanto fatto in 4 anni, mi assumo la responsabilità di quanto successo quest’anno, ma sono in buona fede. E, se devo prendere insulti, mi collegherò a internet per vedere la partita da lontano: ho nel cuore la Virtus, e spero che almeno questo mi venga consentito. Ringrazio il pubblico migliore d’Europa, ma adesso mugugnare sul rendimento dei giocatori (e  Garri sarà antipatico, ma del male non ne ha fatto, e gli ululati quando entra in campo non aiuta né lui né noi che abbiamo un contratto pluriennale) non serve.

Di Bella e Vukcevic? Chiariamo: io volevo, e parlo tecnicamente, cambiare Fabio assolutamente e cercare un regista con caratteristiche differenti, mentre avrei voluto far chiudere qui la carriera a Vukcevic. E dico che i giocatori in scadenza debbano sempre essere ceduti un anno prima della chiusura del contratto, ragionando da dirigente sportivo. Ma, quando si delega ad un allenatore, si accettano le sue scelte: ho parlato con Pillastrini, serio professionista che forse era distratto dai campionati giovanili in Spagna, e abbiamo cercato un play di esperienza. Avevamo cercato Penn, poi Garris, e davanti ad un “riciclo” come Kiwane ho io, personalmente, deciso per Conroy, esordiente in Europa. Per quanto riguarda Vukcevic, io ho detto che era un giocatore fantastico ed un possibile futuro dirigente, oltre che un ottimo sesto da Eurolega con minutaggio limitato. Il coach invece preferiva altro, perché non voleva dare pochi minuti ad un giocatore così carismatico. E, ripeto, io davanti a Di Bella preferivo altro: e dato che chi arriva in V ha le chiavi in mano, io ho avallato tutte le scelte fatte e quindi ne sono responsabile, difendendo e rispettando chi lavora in Virtus anche sbagliando. Dico anche che avevamo preso Bulleri prima di farsi male: l’accordo c’era prima della partita dell’andata, poi Corbelli cambiò idea, ma dopo l’infortunio la faccenda si è chiusa. Ho ceduto qualcuno che era in scadenza, e prendere un italiano con pluriennale (Lauwers), un giocatore da quintetto Virtus. Io vorrei poi che Bulleri restasse, dato che potrebbe fare comodo nel costruire una grande Virtus e sembra già legato a questi colori pur sapendo che può, di sua volontà, andarsene, ma visto l’ambiente sarebbe comprensibile se volesse andare via. E’ anche vero che io vorrei non esserci, il prossimo anno, al momento di rifare la squadra.
 

Possibili acquirenti? Intanto dico che da un paio di mesi ho smesso di trattare con Milano, dato che non voglio andare là con la piazza che non mi vuole: amo il basket, ma la faccenda-Diener mi ha lasciato perplesso, per cui la cosa è finita lì. Io adesso penso alla Virtus, al bilancio che chiuderemo in pareggio, al vivaio che cresce, e se qualcuno vuole posso anche scorporare la quota che voglio per la vendita, ma ci sono tanti progetti attorno, tra foresterie e merchandising, per cui ci sono tante, tante voci positive. Noi abbiamo bisogno di ripartire, di nuova linfa, dico quasi che servirebbe scendere in LegaDue per un po’, ricostruire e farsi un bagno d’umiltà: è bastata una buona stagione, magari anche fortunata, dimenticando che giocammo una finale contro una squadra dal budget molto diverso. Noi dovremmo crescere con pazienza, ma il pubblico Virtus non accetta questa idea: io non metterò però mai in crisi un bilancio che, come ho detto alla Comtec, chiude in utile. Siamo sani, chiudiamo questa stagione, e se qualcuno vuole prendere il mio posto sono qua. Ricordando poi che, per chi possiede un contenitore, avere la Virtus non è un vantaggio.
 

Errori evidenti? Quando finisce un fidanzamento non ci sono motivi per discutere: forse è stato un male arrivare secondi ovunque l’anno scorso. Non penso sia una questione di stile, ma problemi che vanno risolti: come successo con la gestione del PalaMalaguti, davanti ad un problema con i Cabassi, sono arrivato con l’assegno (attorno ai 30mila euro) per terminare la questione. Non mi va di prendere insulti, e ricordo che questa gestione del palasport può essere scissa dalla società, per cui chi vuole venga: e, se ritiene di non voler stare al PalaMalaguti, che torni al Paladozza. Ma intanto lo stiamo dipingendo di bianconero per farla diventare una vera casa, per farlo diventare un simbolo importante, e giocare a Casalecchio pur essendo questo uno sforzo importante. Io so che sono arrivato con 40 miliardi di debiti, e ora ci sono utili. Il Bologna ha perdite per 7 milioni, la Fortitudo presumo per 4-5, noi invece diamo degli assist positivi. Sono un privilegiato, faccio quello che mi piace, e se non mi piace non lo faccio proprio. E adesso sto facendo qualcosa che non mi piace: chi vuole prendere in mano questo progetto venga, ma non è che negli ultimi tempi il telefono abbia squillato poi tanto. La Virtus era in vendita, lo è ancora, e penso che il dissenso vada ascoltato: a chi mi insulta dicendo “vendila”, io ho risposto di trovarmi un acquirente, magari conscio del fatto che c’è dietro anche il Palasport, e che siamo secondi nel ranking di Eurolega davanti anche ad una Roma con ben altre spese. Io non ho mai assicurato vittorie, ma solo che questa società non sarebbe mai fallita, e che adesso è in pari: di certo non voglio chiudere in perdita le stagioni per il basket.
 

Tecnicamente? Ripeto la fiducia a Pasquali, penso che questa sia una buona squadra dove mancano tasselli per errori iniziali, con meno sprechi potremmo essere molto più avanti, ma ci sono giocatori che io, personalmente, riconfermerei. Abbiamo scommesso sui lunghi italiani, su Crosariol, spendendo altrove, e ora abbiamo un buco. Ora la stagione chiude il 27 aprile, abbiamo il tempo per fare le nostre scelte con calma, questo prendiamolo come un vantaggio: chi vuole venga quando vuole, una quindicina di milioni escluso il PalaMalaguti, e voglio vedere offerte serie piuttosto che gente in cerca di pubblicità.
Se restassi? Ci fosse una figura forte a fare da filtro lo farei volentieri: preferirei fare altro, nella vita, che non dover ascoltare tutti i problemi e le stranezze dei giocatori. Ma di GM, validi, in giro, non ce ne sono. Io comunque non mi sento in credito con i tifosi: non sto a ragionare se avevo un “bonus” esaurito, dato che i dirigenti, a differenza della squadra, cambiano. Questa è una realtà in cui spesso, chi va via, vuole tornare, e questa è la Virtus. Per questa stagione posso essere in debito, vero, ma solo questo.

 

 

BASKET CITY, LA FAVOLA È FINITA

di Walter Fuochi - La Repubblica - 08/04/2008

 

Sconfitte entrambe nella stessa giornata, com'è già capitato 8 volte su 28 turni giocati (nei due derby era impossibile...), la Fortitudo oggi decima e la Virtus terzultima sono quel che resta d'una Basket City ormai tristemente estinta. Ad affogarla, si sono inseguite scelte sbagliate e rimedi peggiori, insipienze e arroganze, affarismi e micragne, saldando infine colpevoli e supponenti sordità per i dissensi ormai corali di pubblico e critica (tranne i soliti noti che preferiscono parlar d'altro). Il doloroso stupore con cui Claudio Sabatini ha incassato le contestazioni di domenica, fino a disertare l'arena di Casalecchio, non depone a favore delle sue antenne, e zoppica pure il teorema dell'indomani che prova a spartire i fischi con la squadra. A ognuno le sue diagnosi, di certo non montano da ieri ire e impazienze intorno alla sciagurata stagione della Virtus. Che oggi è la punta d'iceberg del crack di Basket City solo per evidenza e ‘freschezza´ di reazioni. La Fortitudo non sta certo procurando minori delusioni alla sua mezza città tifosa.

La Virtus è arrivata a queste rive dopo essere stata amputata e imbrocchita in corso d'opera, seguendo l'istinto più che la ragione e tenendosi di rado il tempo per utili mediazioni. Così, è diventata la frenetica porta girevole che ha sballato un gruppo già storto e, comunque, fatto entrare meno atleti di quanti ne abbia espulsi. L'illusione di Sabatini, quando ridiede le carte annunciando pure una vendita più strategica che reale (e i 15 milioni propalati ieri sono un prezzo per "non" vendere), fu che la sterzata arrivasse dai due pezzi innestati direttamente dalla lungodegenza, al posto di mori indocili ma integri. Bulleri e Blizzard fanno quel che possono e non a caso sono stati i peggiori nella resa contro Milano, benché non colpevoli d'essere ormai l'unica variabile fra Virtus decenti e Virtus orrende, stante la linea grigia di rendimento di tutti gli altri, da Best (compreso) in giù. La Fortitudo, muscolarmente più viva, ha però un talento omicida per scialare occasioni, e forse pure per riconoscerle. Gioca come se nessuna palla fosse mai decisiva, a tratti travolgendo, a tratti affondando. A Cantù l'aveva vinta non meno di quattro volte, prima dominandola poi artigliandola. Invece è riuscita a perderla, forse perdendo tutto.

Così va in campo, violate pure come non mai le due case, ma fuori campo va pure peggio, e questo spaventa più che un'annata di tiri o rimbalzi sbagliati (che può capitare). In Virtus lo scollamento fra club e tifoseria è più palese, incrudito pure dagli ultimi episodi, ma anche in Fortitudo le appartenenze, un tempo orgoglio della ditta, sono sempre più stinte. Viene servito, di qua e di là, un pappone opaco e immangiabile, che minaccia di presentare conti ingenti quando si passerà alle campagne di finanziamento e i malumori potrebbero tagliare abbonamenti e risorse ancor più dei pessimi risultati. è una Basket City in liquidazione, la parodia della città in cui due potentati s'inseguivano al meglio, a colpi di miliardi, ma anche di idee, progetti, adesioni forti e passionali. Oggi si rumina questo mercatino senza voglie né slanci, un tran tran che ha fiaccato perfino la rabbia fuori scena: si contesta, al PalaDozza e a Casalecchio, ma soprattutto si respira un'aria satura di stanchezza. E si va avanti, ascoltando pure analisi poco convincenti. Sacrati ha rinviato le sue alle prossime ore, Sabatini ha rifritto in conferenza stampa storie note e slogan usurati, motivato la sua diserzione, invocato un'ovvia unità di spiriti nell'ora difficile, spacciato qualche luogo comune e qualche frottola (bravi dirigenti in giro ce n'è, a lasciarli lavorare), fino ad ammettere, forse freudianamente, che non è il caso di andare dove non ti vogliono. A Milano. Già, a Milano...

 

Sabatini all'inaugurazione del Museo Virtus. Si riconoscono Giovanni, Danilovic, Porelli,

Bucci, Cevenini, Peterson e Messina (foto tratta da www.virtus.it)

E SABATINI APRE LA NUOVA CASA VIRTUS

di Walter Fuochi - La Repubblica - 14/09/2008

 

Sfiorando da soli la maggioranza assoluta degli scudetti Virtus, 7 di 15, la metà meno uno, i tre tenori s’aggirano incantati tra maxischermi e gigantografie, un po’ piegati dagli anni in più, ma certo ringiovaniti da quelle effigi che in eterno rimandano feste, gioie e trofei di chi, all’epoca, li pilotò dalla panchina. C’è Dan Peterson che vinse il titolo del ‘76, e «la Virtus lo farà solo se crollerà il tetto di Masnago», vaticinò al mattino la tremendissima stampa lombarda, e invece a sera, a Varese, non servì nessuna Protezione civile. C’è Ettore Messina, che ha meno ricci e un braccio ingessato, rispetto a quando fece suoi i titoli del ‘93, del ‘98 e del 2001. E c’è Alberto Bucci che, solcando una sezione della galleria tutta per sé, riapre il guardaroba delle sue folli giacche colorate: «La stella», si chiama, e fu uno scudetto tra i più attesi e sofferti (‘84, poi vinse pure quelli del ‘94 e del ‘95).

Sarebbe giornata di allenatori, alla ‘vernice’ del Museo Virtus, ma a Sasha Danilovic che fa sapere che verrebbe volentieri non si può non spedire l’invito, cosicché ora può schivare il gruppo in visita guidata e girare da solo: non si è Zar per niente e non si ha per niente la foto più enorme del museo (il tiro da 4, va da sé). C’è Ricky Morandotti che si issa in spalla il piccolo Elia, ci ha messo quasi tutte le foto in mostra e avrà un suo shop per vendere ricordi. Ci sono tanti vecchi virtussini. E ci sono, in divisa, i nuovi, pure un po’ spiegazzati dalla ripassata della sera prima con Siena. C’è infine Claudio Sabatini, che fa molto il cicerone e poco il gigione, perché questo museo è molto roba sua ed essendo molto bella lo premia nelle lodi di chi è venuto a vederlo. L’ha pensato e voluto, all’ex PalaMalaguti che si chiamerà Futurshow Station, «come un percorso obbligato per chi entrerà nella nostra arena e capirà subito in che casa si trova». La casa d’una società che compirà 80 anni nel 2009, che «è qui grazie a tutti quelli che ci hanno vissuto e soprattutto grazie a Gigi Porelli», che questa nuova casa, monca fino all’anno venturo, già però la intravede: splendida, avveniristica, confortevole. L’ovvia battuta circolante è che, a fare il suo mestiere, Sabatini è un drago: l’allestitore di stand, mica il presidente di basket.

La casa è tutta bianca e nera: perfino il campo di gioco, perché nere sono le aree e quasi candido il parquet sbiancato e solo decorato con tante Vu e tante stelle in una sovrimpressione in stile jacquard. Sei maxischermi campeggiano a parete, la novità sarà quello che terrà per mano il pubblico fino alla partita esplorando, da un’ora prima, il backstage: spogliatoi, tunnel e dintorni. Spariranno invece i trofei pendenti dal soffitto. «Sarà tutto su video», dice Sabatini, che deve averci pure, nell’impianto, flessibilità estrema: non ospiterà solo sport, è noto, ma concerti, convention, spettacoli.

«Grazie a chi m’ha sopportato», dice a chi ha ammucchiato notti bianche, per tagliare questo nastro. Poi fa le sue battute. «Quando comprai il Malaguti mi dissero che nel sottotetto doveva esserci rimasto un angelo, ma non l’ho trovato», e bisognerebbe ricordare la storia di quando, casa di entrambe le squadre, un tifoso fortitudino issato lassù in veste da cherubino avrebbe dovuto calarsi nel vuoto recando lo scudetto ai suoi eroi: quello mai vinto, nel terribile anno ‘98. Meglio seguirlo sulle mappe, il patron. Il museo è al secondo piano, dove ora è l’ingresso per il parterre (lato opposto al parcheggio grande): ci si soffermerà andando al campo. Ieri, s’è detto, era giorno d’allenatori. In carne ed ossa e in immagine, fissa o mobile, nella galleria. Si notava qualche dimenticanza, ma s’è pure detto che il lavoro è in progress: manca Bob Hill, Pillastrini c’è solo in una foto su touchscreen. E spicca un’inquietante presenza: Scariolo, accanto a Pasquali, dà corpo alla dilagante chiacchiera cittadina su futuri ribaltoni e a qualche celato imbarazzo. Ma non è un falso storico, se don Sergio fu, per pochi giorni della calda estate 2003, coach virtuale della Virtus passata da Madrigali a Sabatini. Ecco, mettiamola così.

 

TIFOSI IN FURA E BILANCI IN ROSSO. TROPPI SCHIAFFI PER IL PATRON

di Walter Fuochi - La Repubblica - 29/05/2009

 

Sgocciolati ieri sul sito Virtus licenziamenti al ritmo d'ogni mezz'ora, battenti e sinistri come una decimazione, il Day After bianconero è stato subito dolorosamente operativo. Claudio Sabatini smonta il tendone, infilza nell'ordine Luchi, Boniciolli e Giovannoni e presto abbatterà la scure pure sul florido settore giovanile: Giordano Consolini, storico nume tutelare, è in preallarme per cambiare incarico. La notte della batosta, a Treviso, è stata più un inizio che una fine. Si liquida un'epoca, a marce forzate, avanzando con l'adorato caterpillar. Intanto, si deve indietreggiare, per capire, con la cronaca diretta. Lì per lì, tra i viandanti della Marca, l'annuncio che questa Virtus è finita, e venga avanti chi vorrà fare la prossima, pare un fulmine a ciel sereno. In realtà, Sabatini fa bollire da tempo la pentola dei fagioli: e, al solito, non sottovoce.

«Ah, ha già detto che vende?», scappa a un boss benettoniano, quando l'eco delle frasi in sala stampa corre già, dentro il Palaverde, più veloce di Messi ed Eto'o: sorpreso dai tempi, dunque, non dalle parole scagliate come pietre. Sono giorni che al Sabba la guancia duole, perché lo schiaffo degli abbonati disertori l'ha ferito, nella tasca e nel cuore: lo sfogo è umano e comprensibile, i 5.000 che dovevano essere, asciugati a 1.500, sballano conti e sentimenti. Il fiotto di parole è tumultuoso e sincero. «Se il problema sono io...». Sa benissimo che il problema è lui. Poi, c'è il raccolto avaro: la licenza triennale dissolta in 40', e quel settimo posto dell'ultima notte che è il più gramo di un'intera stagione a lungo vissuta al secondo. Sabatini spara, ma sobbalza ancora meno chi bazzica Basket City. Film già visto. L'estate scorsa, e pure quelle prima. Nulla ci meritiamo, nulla vi meritate, meglio andare al mare. Il mattatore reitera il frusto copione, parola per parola: venga avanti qualcuno, sennò fatevi bastare il mio convento. Dopo di me il diluvio. Anche prima, sapevamo.

Se verrà, si vedrà, intanto Sabatini prende tempo, può sfoltire lo staff, posticipare offerte, rinviare risposte. La Virtus è entrata in una bolla di tempo sospeso. All'indomani mattina il boss incontra Boniciolli, lo congeda, gli chiede se potrà usare toni soft commentando la rottura. Gli conferma che mollerà la Virtus o che, non potendolo fare per assenza d'acquirenti, ridisegnerà programmi di basso profilo e dunque non potrà soddisfarne le richieste. Poi, se mai fiorissero altre rose, ci si potrebbe sempre ritrovare. Convenevoli, cortesie d'uso. In realtà, tra i due è finita da un pezzo: mezz'anno di sintonie dispari ha saturato entrambi. Però è vero che c'è un problema dei baiocchi. I costi si sono dilatati, il bilancio urlerà in profondo rosso, la squadra era buona, o forse solo patinata, comunque fragrante. Sono volati superingaggi per cani e porci e pagare la gente il doppio (Boykins, Ford, Koponen e altri ancora) non è lo sport preferito di Sabatini.

Andare avanti con questa gestione è proibitivo e forse pure la mancata licenza triennale non è stata tutta 'sta iattura, volendo ripulire. E allora, chi vuole venga avanti. La Virtus è in vendita, separata dalla Station, che resta un business extrabasket per il suo "inventore". E via, tutti al PalaDozza. Altro film già stravisto, di ogni nostra estate, di quelli fissi in ogni arena all'aperto: «Blade runner», «Il gladiatore», «Il ritorno al Madison»... E infine, poiché la storia farcisce le giornate epocali di bizzarri contrappassi, nell'ora del gran lamento verso l'ingrato pubblico pagante la Lega diffonde i dati ufficialie classifica quello virtussino primo in Italia, per presenze (6.767 a partita) e incassi (2.092.425 euro). Che qui si paghi il doppio che altrove è notorio: la Fortitudo, seconda coi suoi 4.663 spettatori, introita 1.092.375. Una settima, una retrocessa. Un padrone in fuga, l'altro in trincea contro tutti. Povera Basket City.

 

 

FINALE CUPO, UN FILM GIA' VISTO

di Walter Fuochi – Repubblica – 11/05/2010

 

Sfiduciato per il terzo giorno di fila, e a questo punto è meglio dire sputtanato, Lino Lardo chiuderà qui come meglio potrà. Tentare di fare basket in un paesaggio di macerie sarà un'impresa, ma è un film già visto questo "cupio dissolvi" di Sabatini, che di Sansoni e filistei ha seminato stagioni (riconoscendolo, comunque).

Si profila un finale cupo, e intanto il patron ha designato, andasse male, il maggior indiziato di colpevolezza (o i due, con Faraoni). Poi, averli esortati a commettere un'infrazione da deferimento poco lo tange: tanti lo fanno e non lo dicono, e una norma violata, per lui, vale una ipocritamente elusa. L'uomo ragiona così, e non c'è solo male o solo bene nel suo pensiero tradotto ad alta voce. Bassa o muta, invece, l'ha tenuta Lardo, e tutto allora pare rinviato il divorzio annunciato di fine anno. Ma occhio, lo sarebbe con tutti, non con Sabatini. «Se tutti mi dicono di passare da Casalecchio, io passo da S. Lazzaro»: lì dentro c'è racchiuso il boss. Avanti allora, fino al prossimo incrocio.

 

«QUELLA TRASMISSIONE HA OFFESO I GAY»

di Elisa Fiocchi - Corriere di Bologna - 05/10/2010

 

Resta momentaneamente sospesa dalla programmazione di Radio FuturShow Station la trasmissione «A tutto Civ» che il giornalista Gianfranco Civolani conduceva ogni mattina, fino alla scorsa settimana, a fianco dei colleghi Emanuele Righi e Oddone Nordio. Motivo della decisione, le affermazioni del Civ indirizzate all’iniziativa che allaccia la Virtus Pallacanestro al Boga Basket, la prima squadra di pallacanestro italiana composta da atleti gay. «Sono per la libertà di informazione e convinto che le contrapposizioni creino del valore aggiunto — diceva ieri il patron bianconero spiegando le ragioni del dissapore — ma ho trovato di cattivo gusto i toni, le espressioni e i riferimenti usati in trasmissione. Un atto discriminatorio e una mancanza di sensibilità che va a ledere la nostra iniziativa».

Accade venerdì scorso: Gianfranco Civolani, leggendo i messaggi degli ascoltatori, avrebbe risposto ad alcune domande sull’iniziativa, utilizzato un termine non appropriato riferendosi ai gay («busoni», riferiscono dalla radio), parlando infine di una «sabatinata» atta solamente a fare pubblicità alla Virtus. Il Civ, che ieri non è andato in onda sulla radio, ha replicato prontamente precisando che le sue parole «non volevano condannare l’iniziativa e giudicare i gay». Bensì: «Questo progetto non fa altro che ghettizzare il movimento, come se si facesse una squadra per i musulmani, gli islamici e via dicendo. Ho espresso la mia contrarietà a qualsiasi ghettizzazione». Le sorti della trasmissione radiofonica, che registrava livelli di audience significativi, restano in bilico. Tra i due non c’è stato alcun confronto diretto e Civolani è venuto a conoscenza della «sospensione» tramite un dipendente della radio. «Vorrei ricevere delle spiegazioni. Ieri non siamo andati in onda e non certo perché era la festa di San Petronio siccome la sede è a San Lazzaro di Savena. Per ora non ho ricevuto offerte da altre emittenti».

Tra le ragioni che spingono verso una rottura definitiva, rientrerebbero anche le spese non irrisorie che la radio deve sostenere per l’intera programmazione. «Se Civolani e Righi andranno in un’altra radio — dice Sabatini — li ascolterò con stima perché sono due professionisti, ma nel nostro bilancio la trasmissione non rientrava nel capitolo dei ricavi ma nei costi». Tra l’altro spegnere i microfoni non «costerà» nulla perché tra le parti non sono mai esistiti vincoli contrattuali. «Abbiamo deciso di lavorare insieme fino a quando ci piacevamo, siamo arrivati a 11 mesi di collaborazione e con Sabatini è quasi un miracolo» precisa il Civ, in attesa ora dell’ultima mensilità. «Nella mia vita mi hanno sospeso solo una volta, nel 1952 al liceo Galvani. Da quel giorno non mi è mai successo e mi sono sempre detto che nessuno doveva azzardarsi a rifarlo».

La vicenda non ha lasciato insensibile il mondo gay, che già durante la scorsa settimana aveva raccolto parole in radio poco gratificanti, inclusi riferimenti alla presunta liaison tra Lele Mora e Fabrizio Corona. «Ho ricevuto tante chiamate», chiude Sabatini, «e non posso accettare questa linea comunicativa, soprattutto nella mia radio. Si può non condividere un’iniziativa ma bisogna mantenere i toni adeguati. Davanti a quanto accaduto il business e l’audience passano in secondo piano. Preferisco l’atteggiamento di È tv che non ha partecipato alla presentazione del Boga Basket né ha fornito alcuna notizia sul progetto».

 

CORDATA ANTI-SABATINI CAPEGGIATA DA DUE EX-PRESIDENTI?

di Enrico Campana - www.pianetabasket.it - 20/06/2011
 
 
Due ex presidenti sembrano particolarmente attivi per  acquistare la Virtus Bologna, non sembra infatti definitivamente escluso il capitolo “cambio di proprietà “anche se Claudio Sabatini sta muovendosi da par suo sul mercato, magari con qualche ballon d'essai, come ad esempio la cessione di Peteri Koponen che oggi procurerebbe una bella sommetta. Non credevo però che la tentazione di riportare in Italia Terrell McIntyre si concretizzasse in poche ore. Le ragioni? Il contratto del mancino pazzo (che a Bologna ricordano per il record da 3 punti 10/10 con la maglia di Reggio Emilia) era onerosissimo, ma evidentemente nonostante un triennale strappato agli spagnoli è diventato un peso per Malaga che cercava un acquirente per via di problemi fisici. T-Mac ha sofferto per tutta la stagione per una fascite al piede, è stato fuori quasi due mesi da novembre, e quindi arriva con una pericolosa spada di Damocle sul capo del progetto Virtus di mettere in campo una squadra futuribile da affidare a coach Finelli che da parte sua è già messo sotto contratto.
C’è naturalmente, oltre a questa infiammazione noiosissima che fa scattare visite mediche particolarmente accurate, anche il peso degli anni per il mancino del poker di Siena che, ma il miracoloso recupero di Kaukenas insegna, adesso spingerà a cercare di rivitalizzare questi cavalli di ritorno. E quindi tutto sommato, se moro mancino è perfettamente guarito si tratta di una mossa intelligente sia per dare ai tifosi una certezza operativa dalla quale partire e magari anche per far alzare il prezzo di una trattativa che sta nei fatti dalle dichiarazioni pessimistiche sul futuro della redditività del basket.
Ma tornando al ritorno sulla scena degli ex presidenti virtussini, lavorerebbero nell'ombra ben due cordate di imprenditori bolognesi. La prima sarebbe stata messa assieme da Romano Bertocchi, il capotifoso che fra lo stupore nel 2004 fu fatto presidente da Sabatini dimostrandosi un ruolo di facciata utile nel fortunato rilancio delle "V nere" anche per scaricare le tensioni dell'esigente tifoseria. Perché si tratta di una persona di grande buonsenso, con amici importanti fra i quali Ettore Messina. Questa cordata avrebbe pronta solide credenziali e chiesto la consulenza di un supermanager dello sport professionistico per un'operazione di restyling, giusto per non essere inferiore alla ben nota capacità creativa di "Mister Futurshow" e avere a sua volta credenziali nel mondo imprenditoriale e dello sport  Internazionale per un’operazione articolata di sport e marketing. Aspetterebbe però, questo gruppo X, il momento propizio per uscire allo scoperto temendo un rialzo e gli umori del proprietario che a fine stagione parlava di 5 milioni di euro per cedere il club e adesso sarebbe salito a 7,5. Tutti ricordano che Bertocchi ha dato le  dimissioni al momento dell'ingaggio di coach Finelli, ritenuto  eufemisticamente "un tecnico di sponda fortitudina " ma in realtà  ritenuto inferiore come esperienza e titoli a quel grande nome che la piazza  invocava dopo il divorzio con Lino Lardo, o un coach di talento con ottimi risultati  quale viene considerato Luca Bechi, quello del lancio di Aradori e della semifinale di Biella, che piace alla piazza.
Nelle ultime ore si sarebbe fatto avanti però anche un gruppo Y coordinato da Paolo Francia, l'ex giornalista direttore di Rai Sport, un tempo molto vicino a Gianfranco Fini al quale ha dedicato una biografia, una firma come "vaticanista" e molto vicino alla famiglia Riffeser. Paolo Francia fu il presidente fra la gestione Porelli e quella di Paolo Gualandi, per una sola stagione, l'89-90 quando esibendo quella famosa giacchetta-portafortuna vintage e un pò troppo stretta, sollevò due trofei importanti, la Coppa delle Coppe e la Coppa Italia.
 

 

FU VERA GLORIA?

di Daniele Labanti - VMagazine - Novembre 2011

 

Estate 2003, agosto. Caldo africano. Il nome Claudio Sabatini esce come possibile cimabella di salvataggio per la Virtus Bologna di Marco Madrigali, ormai condannata dopo il verdetto di radiazione sancito dalla Federbasket, e la voce arriva pure nei luoghi di villeggiatura. Mi trovi in ferie, a Minorca. Squilla il telefono: "Salve, sono Sabatini. Mi ha cercato?". Mai visto, né sentito, né chiamato. Prima del via, era già sui giornali.

Nasce così la fama di Sabatini, uno e trino, capace del miracolo di salvare la Virtus dal fallimento ma non in grado, in anni ricchi di colpi di scena, di farsi amare da una tifoseria divisa dalle sue trovate e ormai molto più scettica e stufa che ammaliata. Perché mentre pensa alle Vu Nere sogna il Bologna Calcio e si propone come scialuppa per la moribonda Fortitudo. E allora il tifoso spaesato vive chiedendosi se lui, Sabatini, sta con noi o contro dinoi. Diventa, nel breve volgere di qualche mese di militanza cestistica, il divo Claudio. Seguito, per volere o per forza, da tutti, temuto e detestato da nemici e rivali, trattato come un genio o come un folle. Il suo modo di porsi con i media e con la città è il rovescio della medaglia, il dritto è un carattere poliedrico, innovativo, trascendente rispetto i luoghi comuni dello psort bolognese.

Sfida a colpi di frecciatine, combatte i potenti ma ci va a braccetto, fa suonare i Ricchi e Poveri prima d'un derbby contro Seragnoli, organizza le finali di Coppa Italia senza forze dell'ordine, mette fuori rosa i giocatori e li reintegra il giorno dopo, cerca da anni di organizzare "un tavolo" cittadino per lo sport, investe soldi ma litiga coi tifosi, va alle adunate della Fossa dei Leoni, compra, salva e disfa il Gira Ozzano, deride Sacrati ma poi ne diventa il salvatore, vuole vendere la Virtus ma in realtà resta in sella. Anzi, rilancia per comprare il Bologna.

E si butta in politica, sostenendo il candidato sindaco Flavio Del Bono e figurando tra gli ottanta fondatori della lista Bologna2014 alle elezioni amministrative del 2009. Dedica intere giornate alla gestione del club, un volano che l'ha lanciato su larga scala nel panorama bolognese, sui media locali, nazionali ed internazionali con l'affaire Bryant. A proposito, attaccai così il mio primo pezzo sul Corriere sul caso-Kobe: "La linea che separa l'idea geniale dal circo è estremamente sottile". E qui, come in molte vicende della Virtus ci Claudio, c'era l'idea geniale e c'è stato pure il circo. Là sotto i riflettori, Sabatini sguazza. Parlavano di lui a Los Angeles, in Europa, il New York Times e la ESPN. Poi, con la lettera a Obama, la difficile ma suggestiva operazione di business sportivo s'è tramutata in macchietta.

Ma se gli chiedete della sua esperienza bianconera vi racconterà della promozione in A del 2005, dei derby, e soprattutto degli eventi, degli happy hour a bordo piscina, dell'allenamento in Piazza Maggiore nel 2007 o della foto con Bill Gates in maglia Virtus. E di Kobe, anche se non è mai venuto. Perché la Virtus di Sabatini è tutto meno che una società di pallacanestro. Queste cose le sapete tutte, probabilmente. E magari qualcuno immaginava che scrivendo di Sabatini avrei potuto citare altri episodi, parlare dell'ultmo anno di duri scontri avuti con lui. In realtà vidico che è stato molto più Sabatini a combattere, perché il Corriere e io stesso abbiamo solo scritto le cose come stavano, abbiamo tentato di fare i giornalisti. Purtroppo i risultati sportivi, e non solo sportivi, ottenuti da Claudio non sono in linea con il tempo e la passione che dedica alla Virtus. Questo può generare frustrazione e certamente è legittimo che susciti critiche.

In un momento storico così avaro di idee e di quattrini, Sabatini è certamente una risorsa. Lo à meno quando insulta e dichiara guerra a un giornale perché pronostica un ottavo posto - poi puntualmente rivelatosi esatto - per la sua Virtus, o critica uscite del tutto dannose come "vorrei stirare Lardo con la macchina perché non ha perso di 21", o sostiene che l'allenatore è inadeguato e andrebbe cambiato o che alcuni giocatori sono sopravvalutati, o che la realtà dipinta dalla società è lontana dal vero. È nell'ordine delle cose che un presidente se non arrivano i risultati possa essere bersaglio di (motivate) critiche. Sarebbe - anzi è, purtroppo, a Bologna - molto più strano se non accadesse. Gli scontri, ormai, sono il passato. Il futuro, per il bene della Virtus, passa per un Sabatini voglioso di dedicarsi alla squadra finché ne resterà il padrone.

Un Sabatini che possa abbinare al suo innnato senso del business anche una lucidità dirigenziale sportiva. Un Sabatini che possa accoppiare la voglia di stupire alla coerenza. Un Sabatini divertente come sa essere lui, ma anche conscio che la Virtus è una cosa seria. Un Sabatini capace di circondarsi di ottimi collaboratori, in grado di essere un sostegno al club. Ciò si tradurrebbe in meno "casi" e più vittorie, in meno persone che lasciano la Virtus sbattendo la porta e in più qualità. Anche Claudio si divertirebbe di più, con la sua Virtus.

 

ECCO LA FONDAZIONE VIRTUS. SI APRE UNA NUOVA STRADA

Di Stefano Valenti - La Repubblica - 15/09/2012

 

La data di costituzione della Fondazione Virtus Pallacanestro Bologna è quella dello scorso 8 giugno. Ma nel giorno del varo ufficiale di questa nuova entità, alla presenza dei soci che vi hanno aderito, la notizia che emerge è che per la prima volta in Italia una società sportiva professionistica è di proprietà di una Fondazione. Accade a Bologna e riguarda uno dei club più prestigiosi del basket italiano, la Virtus: due volte campione d'Europa, per quindici campione d'Italia ed i cui atleti per la stagione che va ad iniziare portano ricamato sulla tuta il ricordo fresco degli scudetti Under 19 ed Under 17. L'ultimo vanto.

La Fondazione - Fino alla scorsa stagione c'era un solo uomo al comando, Claudio Sabatini, proprietario, presidente, creativo, innovativo. "Dopo nove anni nei quali la mia azienda ha investito circa dieci milioni di euro nella Virtus, questo ora non è più possibile" disse Sabatini poco meno di un anno fa. E lanciò l'idea della Fondazione. Eccola dunque. È costituita attualmente da dodici soci con spalle larghe, in rappresentanza di aziende private, del mondo della cooperazione, appassionati. L'obiettivo della Fondazione è tutelare l'unico club professionistico della città (dopo la scomparsa della Fortitudo) attraverso una seria azione di controllo sulla gestione. In sostanza, a Bologna si farà basket con i soldi che si riusciranno a reperire. Lo scorso 6 luglio il Gruppo Sabatini ha ceduto la quasi totalità delle quote (99%) alla Fondazione, che di fatto ha preso il controllo della Virtus Pallacanestro. Il presidente della Fondazione è Francesco Bertolini (amministratore unico della Bertolini SpA, nonché presidente ed amministratore delegato di Caffaro Industrie, settore chimico).

Obiettivo: pareggio di bilancio - "L'obiettivo di questo nuovo ciclo della Virtus è il pareggio di bilancio - ha subito precisato Bertolini - C'è un consiglio di indirizzo fatto dai soci fondatori, che nomina il consiglio di gestione, che a sua volta nomina il CDA della società, che poi la gestisce in modo indipendente. La Fondazione è senza scopo di lucro, i soldi versati sono a fondo perduto". Sostanzialmente un atto d'amore di appassionati di basket e tifosi Virtus, per evitare che scalate improbe o uscite di scena di mecenati mettano in seria difficoltà il club. Quanto accaduto a Treviso, abbandonata dai Benetton, è la contingenza più favorevole per credere che la Fondazione rappresenterà un buon baluardo a protezione di un club storico che dovesse rischiare una cessione del titolo sportivo o la cessazione dell'attività.

La Virtus - Pur controllata dalla Fondazione, la società sportiva manterrà la sua autonomia operativa. E su volontà dei soci, amministratore delegato è stato nominato Claudio Sabatini. "Se oggi siamo qui lo dobbiamo a lui, che nel 2003 salvò la Virtus dal fallimento. E molti soci, io per primo, sono entrati a patto che Claudio restasse con noi" le parole di stima di Bertolini. Che di fatto ha annunciato un cambiamento all'insegna della continuità. Ad oggi la Fondazione parte con in cassa circa un milione di euro, peraltro utilizzati per ripianare parte del passivo dell'ultimo esercizio. Attraverso gli sponsor e la biglietteria, Sabatini poi confida di mettere assieme i denari per il budget di stagione. "La Fondazione non rende più ricca la Virtus, ma semmai più solida, vista la qualità e lo spessore morale ed economico delle persone che ne fanno parte. Per i costi della squadra ci saranno, di base, circa 1.3 milioni di euro in meno dell'anno scorso, ma l'organico mi sembra già buono" ha detto Sabatini. Che sarà stipendiato, per rivestire il suo ruolo. "Quanto? Ho chiesto un euro in più del giocatore più pagato...". La presenza del Gruppo Sabatini peraltro resta forte, perché le attività di ricerca sponsor e marketing restano affidate alla consociata Magellanica Consulting; mentre l'impianto di gioco, la Unipol Arena, sarà data in affitto dal Gruppo Sabatini alla Virtus Pallacanestro.

Sabatini - "Prima ho chiesto agli amici, poi è arrivato il mondo della cooperazione, fondamentale in questo modello - ha aggiunto Sabatini - Non conta il capitale raccolto, è vero che speravamo in qualcosa di più, ma contano le persone che si sono sedute a questo tavolo. Ed altre nuove presenteremo a breve. Non per far parte di un modello di business: qui c'è gente che è andata a prendersi un caffè da 50 centesimi con una moneta da due euro e sapendo che la macchinetta non dà resto" ha chiuso con una delle sue, spesso azzeccate, battute. La Fondazione è aperta a tutti, ma non il CDA della Virtus che, con mandato triennale, è formato da Alberto Marchesini (Gruppo Galotti, nuovo presidente del club e sponsor da un decennio), Claudio Albertini (IGD, vicepresidente), Alberto Montanari (ex CDA del Bologna Calcio), Stefano Nannucci (da sempre uno degli uomini di fiducia di Sabatini) e lo stesso Sabatini.

Petrucci - Anche il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha dato il suo assenso all'iniziativa, senza precedenti nel mondo dello sport italiano. "Sono convinto che il modello scelto per gestire la Virtus Pallacanestro sia all'insegna di una gestione avveniristica, che si pone come obiettivo una linea d'azione funzionale e virtuosa - ha scitto nella sua missiva Petrucci, che dalla prossima primavera tornerà ad essere il presidente della Fip - La Fondazione è una garanzia per il futuro della società ed è destinata a divenire ineludibile strumento a tutela degli interessi degli investitori, ma anche degli appassionati".

 

 

LETTERE MAIUSCOLE: LA POSTA DI FRANCO MONTORRO

di Franco Montorro - www.basketnet.net - 22/01/2013

 

"Sono dannatamente malato di Virtus, abbonato per 40 anni, non rinnovante da 3. Ho due domande semplicissime, a cui finora la stampa NON ha saputo darmi risposta (o NON HA VOLUTO farlo, forse, più probabilmente).

1) il denaro che viene incassato come premio di formazione dei giovani italiani transitati nelle giovanili Virtus diciamo dal 2003 ad oggi (ivi compreso quello dei giovani che oggi sono in prima squadra, in Virtus o altrove), entra annualmente nelle casse di Virtus Pallacanestro s.p.a. (oggi Fondazione Virtus, o quel che si vuol pensare sia), ovvero entra nelle casse di altra e differente società, senza recare alcun beneficio economico alla Virtus? E se la risposta fosse la seconda, nelle casse di quale società?

2) se è vero (com'è vero) che l'attuale AD della Fondazione Virtus ha già dichiarato mille e mille volte nell'ultimo anno che ora finalmente Virtus Pallacanestro è di proprietà comune e condivisa della fondazione e delle persone che la compongono, e che il popolo Virtus proprio per questo può stare tranquillo sulla non sparizione della V, allora come si spiega che più e più colte il sopracitato AD abbia nuovamente tirato fuori la minaccia/ricatto "Poi sarebbe molto più facile chiudere baracca e burattini" o "Ci metto un attimo a chiudere tutto" e "Forse la gente non capisce, preferisce fare subito la fine di Treviso"?

O si tratta forse di un AD con poteri di vita e di morte, a seconda della propria insindacabile idea del momento, e senza i doverosi e necessari consulti preventivi, o, ancor peggio, prevenendo eventuali drammatici consigigli d'amministrazione dei padri fondatori a cui rende conto".

Simone - Bologna

 

"Domande di cui nessuno a Bologna vuole o può dare risposta, o che non si fanno...

1. Perché la Virtus economicamente si è ridotta così?

2. Chi è stato la principale causa di questo?

3. Perché nessuno si prende la responsaiblità di questo ed è sempre colpa di fattori esterni?

4. Possibile che la Virtus non trovi uno straccio di sponsor "fuori" dal giro dei soliti noti?

5. È intuibile capirne il motivo?

6. Finelli costa così "tanto" che non si può cambiare, magari con Consolini?

7. Faraoni (che ci ha portato gente come Gailius, per dire) è proprio così inamovibile?

8. La Fondazione esiste o no?

9. Se sì, perché non prende provvedimenti?

10. Se la Fondazione ci ha messo la faccia, cosa pensa di fare per la stagione prossima, quando per l'ennesima volta sarà l'anno zero?

11. Perché la Fondazione ha messo un chip minimo per sopravvivere, nonostante alcuni grossi nomi che ne fanno parte?

12. Un rinnovo totale (ad esempio allenatore Moretti, GM Crippa, AD un nome per dire Brunamonti, Villalta o ex giocatori), potrebbe dare almeno sul piano generale un tono da "aria nuova", per la stagione prossima, visto che si prospetta un nuovo calo degli abbonati?

13. La politica dei biglietti omaggio, alla fine, sarà un boomerang?

Claudio - Bologna

 

Due lettere, lunghe ma esemplari, fra le altre arrivate sul declino della Virtus Bologna e in parallelo sull'ignavia di certa stampa locale: perché riassumono bene il distacco da un certo modo di vivere e proporre la pallacanestro e, a mio modo di vedere, da bolognese, l'assuefazione di tanti ad una decadenza che naturalmente riguarda anche l'altra squadra che gioca in Legadue. Non sono in grado di rispondere a tutti i quesiti posti, alcuni non sono di mia competenza e nemmeno di mia capacità (ammetto diverse lacune in materia finanziaria), però alcuni punti fermi mi sembrano indiscutibili:

1) Nel corso del tempo il fiume delle iniziative soprattutto ma non solo mediatiche di Sabatini si è perso in piccoli rigagnoli. Ricordo in ordine sparso: parquet montati in Piazza Maggiore e, in altro periodo, vasi di piante virtussinizzati sotto il Palazzo del Podestà, realizzazione di voluminosi tomi autocelebrativi nonché di gadget in quasi tutte le categoria mercelogiche; progetti eidlizi: dalle Torre in maioliche bianconere al nuovo centro collegato con la Futurshow Station; Final Eight pompose, perché ricordo che la prima esibizione italiana di Lady Gaga l'ha organizzata lui durante la Coppa Italia; radio FSS cancellata dalla sera alla mattina quando si stava affermando come più seguita a Bologna... L'elenco è lungo, ma rischierebbe di diventarlo troppo per questa rubrica;

2) Il bilancio complessivo, sportivamente parlando, è negativo rispetto ai 20 anni precedenti e il bonus guadagnato con la salvezza della società postmadrigaliana è esaurito;

3) Se facessi l'attore e ogni sera a teatro vedessi la platea piena sarei certamente soddisfatto; a patto che questa non fosse formata da scolaresche, che i vecchi abbonati non fossero in buona parte assenti e che gli incassi beh... Chi me li dice?

4) Sulla stampa bolognese ho già detto, ma altrove e in latri settori va peggio. Come nel campo della moda, dove se critichi una stilata nella stagione successiva lo stilista non ti dà l'accredito e fuori c'è la fila di giovani rampanti, non importa quanto competenti;

5) La FOndazione è un altro colpo di teatro di Claudio Sabatini che non paragono ad un noto esponente politico perché siamo in campagna elettorale (ma posso dire che non è nelle sue grazie apparenti); Sabatini che peraltro resta da anello Nba nelle capacità di muoversi e coinvolgere amministratori e imprenditori di vaglia. Con quale ritorno diverso da quello di immagine non è dato sapere, all'apparenza economicamente parlando per restare sopra la soglia di sopravvivenza, ma del resto è quello che fa su altre sponde Romagnoli per la Bianclblu e se dovessi scommettere chi fra i due abbandonerà e sarà abbandonato per primo dai poteri forti non ho dubbi: sportivamente parlando Sabatini sopravviverà più a lungo;

6) Non mi è mai apparsa casuale la progressiva sparizione o la mancata convocazione di ex della Virtus nell'attuale gestione, favorita anche dal marcato rinnovamente di un pubblico che oggi ai nomi di Villalta o Crippa o Abbio ha pochi o inesistenti fremiti;

7) Un paradosso certo è che se ti rivolgi, per mille ragioni, a spettatori più giovani e inesperti puoi anche fregartene del passato, però nel presente devi proporre spettacoli adeguati, da tempo affidati a comprimari, a seconde linee, a giocatori incompleti o non ancora formati. Insomma, tutto fuorché attraenti e men che meno personaggi (categoria che pare di capire dia fastidio);

8) Un atteggiamento ormai consolidato da parte della dirigenza nei confronti di chi contesta o anche solo "appulcra verbo" è da Marchese del Grillo ("Perché io so io e voi non siete un c..."), con il condimento della minaccia dell'altrimenti "si finisce con il fare la fine di Treviso" e nel dirlo ecco riscatta l'orgoglio del 2003 per quell'operazione di salvataggio sì encomiabile ma non da grazia perpetua;

9) La squadra è di una mediocrità diffusa e inguaribili, con l'ennesima riproposta di americani abulici, a dir poco, e comunque di scarso livello; italiani giovani che manco dovevano far parte della Virtus; italiani più esperti a cantare e portare la croce, ragazzi bravissimi ma immaginiamo quanto a disagio, per onor proprio, in questa situazione. Squadra che Sabatini dice di non voler cambiare, squadra che si immagina non possa cambiare perché sono finiti i canditi e alle nozze coi fichi secchi molti preferiscono rinunciare;

10) La scusa ripetutamente propinata è che altrove hanno più soldi. In parte è vero, resta il fatto che stagione dopo stagione la Virtus Bologna che ha pure il pubblico più numeroso, che ha sede in una delle città ancora più ricche, che ad ogni dichiarazione pubblica si fa vanto della tradizione e del suo settore giovanile si vede davanti oltre alle classiche superpotenze che pure un tempo batteva anche realtà sulla carta nettamente inferiori sotto ogni punto di vista.

La realtà è che la Virtus Bologna da anni mostra diverse pecche sul mercato interno ed estero, che non ha più un main sponsor, che i migliori giovani italiani giocano in altre squadre e che dal suo vivaio in trent'anni è uscito un solo campione (Belinelli), che sta perdendo a ripetizione (partite in campo e credibilità fuori), che ha reciso qualsiasi legame con il passato preferendo affidarsi a persone venute da fuori e senza un'identità specifica. Poi, con il carrello della Coop pieno e con due tiri al canestro volante montato all'ipermercato porta ancora gente all'Unipol Arena e anche questo ormai è un mistero buffo. Fine, penso solo della prima puntata.