DAN PETERSON

(Daniel Lowell Peterson)

(dirigente)

Dan al ritorno a Bologna è ormai diventato un personaggio televisivo

nato a: Evanston, Ill. (USA)

il: 09/01/1936

Stagioni alla Virtus: 1988/89

biografia su wikipedia.it

palmares individuale in Virtus: 1 scudetti, 1 Coppa Italia

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PETERSON A BOLOGNA. UN MANAGER PENDOLARE

di Franco Vannini - L'Unità - 13/05/1988

 

Dan Peterson torna in scena nel basket giocato, ma non metterà la tuta. Da ieri è il nuovo direttore tecnico della Dietor Bologna con questi compiti: 1) dovrà scegliere il nuovo allenatore che non sarà Ettore «... un patrimonio della società che a tempo giusto verrà lanciato come si è fatto per Casalini alla Tracer», ma sicuramente sarà un americano proveniente dalla Nba; 2) sceglierà i giocatori americani; 3) infine, compatibilmente a quanto il «mercato» suggerisce, stabilirà quali giocatori italiani faranno parte della squadra bianconera.
Queste le mansioni ufficiali di Peterson al quale se ne aggiungeranno altre, ma, egli assicura, «non interferirò nel lavoro dell'allenatore, anche se per il fatto dì essere americano inizialmente lo seguirà, lo aiuterò nel comprendere virtù e modi della pallacanestro italiana».

Dunque è un Peterson a mezzo servizio, perché per sua stessa ammissione egli ha altri impegni da curare, a cominciare dalla tv di Berlusconi, per cui sarà un dt pendolare fra Bologna e Milano e fra il basket della Dietor e affari personali. Il fatto è che il vertice della società bianconera (che poi vuol dire avvocato Porelli e, in second'ordine, Gazzoni e Giovannetti, i due industriali che nel prossimo mese si contenderanno la poltrona di presidente della Dietor) voleva assolutamente Peterson, pertanto si è accontentato di averlo anche così. Di sicuro, almeno in questa fase di avvio, le sue decisioni peseranno.

A Bologna ieri si è presentato sicuro, pimpante, perentorio nelle dichiarazioni. Disponibile e attento, ha detto alcune verità e qualche bugia, tutto però sempre con lo stile del personaggio, del divo non superbo.

Ha detto, fra l'altro:

Nessun allenatore mi scriva, mi mandi un telegramma dicendosi disponibile a sedere sulla panchina della Dietor. Deciderò io chi sarà; presumibilmente un tecnico americano. Un allenatore che dovrà esprimere entusiasmo, esperienza, equilibrio.

E per quanto riguarda giocatori americani?

A nessuno può sfuggire l'importanza di Macy; il secondo americano o sarà un uomo di forza, oppure un elemento particolarmente tecnico. Non posso pensare che sia un americano che ha l'uno e l'altro, perché in questo caso si dovrebbe pensare a Bird che qui sicuramente non viene.

Per quanto riguarda i possibili giocatori italiani, Peterson ha detto che vuole etementi tipo Premier o Gallinari, cioè con grande temperamento e cuore. E di Binelli cosa pensa?

Tutti i giocatori sono importanti, nessuno è indispensabile. Dico questo - sostiene Peterson - per non dare esagerate responsabilità a questo o a quell'elemento.

Che Dietor sarà?

Competitiva e piacevole da vedere, sentenzia il dt a mezzo servizio (ma molto compreso nella parte) Dan Peterson.

BOLOGNA, ECCO HILL L'UOMO DI PETERSON

La Repubblica – 01/06/1988

 

Atterra oggi a Milano, e verrà presentato domani a Bologna. Bob Hill, l'allenatore che Dan Peterson, nuovo Direttore tecnico della Dietor, ha scelto in America per sostituire Cosic. Hill ha guidato quest' anno la squadra di Topeka nella lega minore Cba, ma diresse per alcuni mesi, la scorsa stagione, il prestigioso club Nba dei New York Knicks, subentrando a Hubie Brown, ma venendo rilevato a fine stagione da Rick Pitino. Non è il primo coach americano della Virtus: il più famoso è Peterson, che fu "importato" nel '73 dalla società bolognese prima di affermarsi a Milano. Non fu invece altrettanto fortunata, nell'82, la breve esperienza di George Bisacca.

 

«SUGAR» RICHARDSON A BOLOGNA. STORIA DI BASKET E COCAINA

di Leonardo Iannacci - L'Unità - 23/08/1988


Adesso è quasi certo. Micheal Ray Richardson detto «Sugar» giocherà nella prossima stagione con la maglia della Knorr Bologna. La fortissima guardia statunitense, bandito dalla Nba due anni fa in seguito a un test che aveva dimostrato la sua dipendenza da sostanze stupefacenti, ha ottenuto dalla Lega professionistica la riqualificazione. Nonostante le numerose offerte subito giunte dagli States, Richardson ha deciso dì onorare il contratto con la Virtus Bologna. Moltto probabilmente «Sugar» ha inteso tagliare i ponti con il mondo del basket professionistico americano in cui anni fa iniziò la sua grande carriera sportiva ma anche la tremenda odissea nel mondo della cocaina.

Il giovane Ray infatti, texano di nascita, uscì nel 1978 dall'Università del Montana e appena 23enne (è nato l'11 aprile 1955) fu prima scelta della mitica franchigia dei New York Knickerbockers. Il ragazza approdò nella «grande mela», tentacolare e pericolosa per un ragazzo di provincia che aveva fatto della pallacanestro la sua unica ragione di vita. Fu probabilmente agli inizi degli anni '80 che Ray cadde nell'abuso continuo di cocaina, d'altronde le quasi quattro partite settimanali in programma nell'Nba e le tensioni accumulate durante le partite non furono certo d'aiuto per ilcaratter e debole e psicolabile del ragazzo.

Trasferito nel frattempo ai New Jersey Nets, Ray, che sul parquet si rivelò un grandissimo artista nel ruolo preferito di guardia, venne sospeso per tre volte, alternando prestazioni eccezionali a periodi difficili per i problemi denvati dalla droga. Sintomatica la vicenda dell'autunno del 1984 quando Richardson fuggì dal campo di allenamento dei Nets e, in preda ad una crisi di astinenza, si rifugiò in un motel. Solo dopo tre giorni il suo allenatore Stan Albeck nuscì a scovare Richardson e, con grande spirito umanitario, lo aiutò ad uscire dal terribile tunnel della cocaina. Ray, stimolato e controllato dai medici della società, disputò una grandissima stagione trascinando i Nets: quell'anno il ragazzo venuto dal Montana fu tra i primi nella classifica assoluta delle palle recuperate e degli assist. Poi, nel 1986, quando la cocaina sembrava ormai un ricordo per Ray «Sugar», la mazzata in seguito ad un test a cui molti giocaton si sottopongono periodicamente, la guardia dei New Jersey NEts venne positivo e fu bandito dalla National Basketball Association. La contemporanea  scompara di Len Bias, la giovane speranza dei Boston Celtics, trovato morto in seguito ad una overdose di cocaina, convinse la Lega professionistica americana ad usare il pugno duro nei confronti del recidivo Richardson.

Una a di parola di speranza per il ragazzo del Montana doveva arrivare solo dalla lontanissima Bologna quando il nuovo direttore tecnico Dan Peterson propose all'avvocato Porelli il recupero, l'ennesimo, di quello che era stato un grande campione dell'Nba. La possibilità di un ingaggio italiano era legata però alla riqualificazione che è stata concessa dal commissioner David Stern solo nei giorni scorsi. Ecco perché, al di là dell'aspetto sportivo e prettamente tecnico, la vicenda Knorr-Richardson assume i contorni del recupero di un uomo più che di un atleta. Ma anche una scelta difficile e piena di insidie.

 

KNORR-PHILIPS NEL MARCHIO DI DAN PETERSON

di Curzio Maltese - La Stampa - 16/11/1988

 

...

Si vive intanto di suggestioni. La più forte stavolta arriva da Bologna. Knorr-Philips è una classicissima con mille motivi, e un marchio, quello di Dan Peterson. Non fosse una partita viva e vera, con Richardson e McAdoo, Meneghin e Binelli, D'Antoni e Brunamonti, Gallinari e Premier a darsi battaglia in campo, sarebbe il modo migliore per celebrare il piccolo gigante del basket. «È un appuntamento che mi emoziona — dice Peterson —. Quando arrivai in Italia, nel '73, ero un dilettante. A Bologna sono diventato professionista, a Milano personaggio».

Entrambe lo hanno fatto ricco, complici anche i fabbricanti di tè e di immagini tv. In compenso il geniale, bravissimo, insopportabile Brontolo (come fu ribattezzato con carognesca allusione alla statura) ha importato da noi la "piccola Nba". Con un piede a Bologna, la testa a Milano, il cuore non si sa da che parte, per Peterson oggi non sarà facile il ruolo di tifoso. Per fortuna la partita la gioca per delega, a Casalini e Bob Hill, suoi figliocci. Tra i due non assegna Oscar ("Sono così diversi, così bravi...") mentre indica al volo Driscoll e John Gianelli i campioni più amati, McAdoo il più forte giocatore mai sbarcato in Italia. Tra i dirigenti ammira molto Porelli, che tra i moolti meriti ha acquisito anche l'ultimo di avergli passato 250mila dollari per la consulenza di mercato.

La Knorr può ripetere il grande ciclo della Tracer? Peterson fa la smorfia della pubblicità Lipton:

I tempi sono cambiati, il livello tecnico del campionato è cresciuto. Ma io penso che la Knorr si stia avviando verso una sua strada alla vittoria. Occorre soltanto un po' di pazienza. Mi rendo conto che a Bologna è chiedere molto...

Oggi sarà in tribuna, non lo si vedrà passeggiare nervosamente come sempre lungo il campo e litigare con gli arbitri. Ricordiamoci di applaudirlo, è un grande.