ROBERTO CHIACIG

Roberto Chiacig sottocanestro, il suo "ufficio"

nato a: Cividale (UD)

il: 01/02/1974

altezza: 208

ruolo: centro

numero di maglia: 14

Stagioni alla Virtus: 2007/08 - 2008/09

statistiche individuali del sito di Legabasket

biografia su wikipedia

palmares individuale in Virtus: 1 Eurochallenge

 

ROBERTO CHIACIG

"Il chi è chi" 96/97, redazione Superbasket

 

Dovrebbe andare in giro con una busta di caramelle da distribuire a chi scrive (o pronuncia) esatto il suo cognome ...

Grande struttura fisica, buoni miglioramenti nel tempo, utile segnale per capire com'è fatto un giocatore ...

In fase offensiva può colpire con il gancio, è ottimo a rimbalzo ...

In difesa, non essendo velocissimo, soffre un po' contro quelli che al contrario muovono i piedi in fretta ...

L'anno in Grecia è stato certamente utile più sul piano caratteriale che su quello tecnico ...

Uscito di scena Carera, è lui uno dei lunghi cui si affida la Nazionale, da cui è stato tagliato alla vigilia degli Europei ...

È passato da Padova, come pare debbano fare per contratto tutti i pivot promettenti che arrivano da Treviso ...

 

LA VOGLIA DI RISCATTO DI ROBERTO CHIACIG

www.bolognabasket.it - 24/08/2007

 

Roberto Chiacig è tornato in Italia dopo una sfortunata stagione cominciata a Valencia e finita a Roma, e sta lavorando agli ordini di coach Pillastrini per prepararsi alla nuova stagione. Ecco le sue impressioni: “L’esperienza spagnola è stata umanamente positiva, mi sono trovato bene, anche se sul campo le cose sono peggiorate da quando c’è stato il cambio di allenatore. Io, pur facendo bene, ho visto ridotto il mio spazio, per cui quando Roma mi ha chiamato ho preso l’occasione al volo. Poi mi sono infortunato, sono stato fermo quaranta giorni, e sono uscito dalle rotazioni”.
Quando la Virtus ti ha chiamato, hai accettato subito... “Ci sono stati contatti tra il mio agente e Stefano Pillastrini, ci siamo parlati e accordati subito. La prima impressione qui è ottima, perché si lavora molto bene, sia sul piano fisico che su quello tecnico, ed è sempre una cosa positiva sapere di essere stato scelto da un coach che conosci già: Pillastrini mi ha allenato a Montecatini anni fa, ed è stata un'esperienza molto positiva. L’unico problema che abbiamo è la mancanza dei giocatori che sono in Nazionale, ma noi li aspettiamo: per ora ho fatto la prima conoscenza con Holland e Spencer, che mi sembrano ragazzi che lavorano duro”.
Come raccogliete l'eredità di una squadra che l'anno scorso è arrivata in finale? “Lo sappiamo, ma sappiamo anche che ogni campionato fa storia a sé, e la prossima stagione sarà una nuova esperienza, del tutto diversa. Noi possiamo solo dire che daremo il massimo sul campo, e con intensità e grinta i risultati verranno da soli. Personalmente non ho rivincite da prendermi dopo un'annata sfortunata: so quanto potrò dare alla mia squadra, non faccio proclami ma assicuro che lavorerò sodo”.
Giocando per la Virtus entri nel club di quelli che hanno fatto “il salto di sponda” qui a Bologna... “Sono passati 10 anni dalla mia esperienza in Fortitudo: anche se per vari motivi non sono riuscito a finire la seconda stagione sono stati anni piacevoli, e non mi lamento per come terminarono le cose. All’epoca l’ambiente era molto diverso, ma con i problemi della Virtus prima, e il cambio di proprietà della Fortitudo poi, il panorama è cambiato. In ogni caso, vedo nella gente il solito enorme interesse, anche se la competitività delle squadra è per forza cambiata. Dopo tutto questo tempo, in ogni caso, non sento molto il derby: credo che sarò più emozionato quando affronteremo Siena, dove ho giocato a lungo”.

VIRTUS, ROBERTO CHIACIG PRESENTA LA PROSSIMA STAGIONE

www.bolognabasket.it – 20/08/2008

 

L’ultimo dei giocatori Virtus a presentarsi - o meglio, a ripresentarsi - è stato Roberto Chiacig, confermato questa estate da Claudio Sabatini.
“Saluto tutti quanti all’inizio di questo mio secondo anno. Sono contento di essere rimasto in una squadra che è cambiata parecchio, dato che i reduci sono pochi. È una situazione nuova, in un nuovo Palasport che è stato riorganizzato e diventerà una delle strutture più belle in Europa. Il progetto è bello, sono orgoglioso di questo e spero che la squadra possa fare quanto ci è chiesto, anche per cancellare la brutta stagione passata. Con la campagna acquisti, siamo competitivi.
Non è stata immediata, la tua conferma. “C’è stata la possibilità di andare via, ma io volevo restare qui a Bologna per tanti motivi, per cui appena c’è stata l’occasione abbiamo trovato l’accordo, come da mia idea iniziale. Quindi ringrazio la Virtus che ha voluto riconfermarmi, è una cosa importante che mi ha fatto contento”.
Sei il quarto lungo, ti senti ridimensionato? “Venivo da situazioni difficili, prima di arrivare qua. Lo scorso anno non è stata una stagione facile, e ora penso di poter dare il mio contributo, specie in Coppa dove giocano solo due americani, ma anche in campionato ci saranno partite dove servirà il mio peso, dato che sono l’unico vero centro di ruolo, contro avversari fisici”.
Cosa manca per raggiungere Siena? “Quando parti hai sempre tante speranze. Come giocatori, posso dire che ogni tassello è al posto giusto, ora serve formare un gruppo che giochi, che sappia compensarsi in tutti i ruoli, lavorando in palestra con serietà dall’inizio: per diventare un orologio, come è Siena, bisogna avere una grande voglia collettiva, e la disponibilità reciproca a non essere egoisti, magari rinunciando ad un tiro per crearne uno più facile. Spero che quest’anno vada in questo modo, perché tutti i miei compagni sembrano pronti a questo e ambiziosi”.
Pagherete lo scotto di avere ruoli chiave coperti da rookie, per il campionato italiano? “No, perché Boykins e Arnold hanno esperienza, poi Vukcevic sa fare gruppo, Giovannoni è un altro che può aiutare i nuovi a gestire al meglio il loro inserimento”.
Quanto è stata frustrante la scorsa stagione? “C’è stato parecchio trambusto all’interno della squadra, i risultati sono stati deludenti, però ora è il momento di girare pagina, ogni nuova stagione è come aprire un nuovo libro, e speriamo che il prossimo sia bello”.
Per chi è rimasto c’è una motivazione speciale? “Io ho sempre voluto dare il massimo, in carriera, e quando arrivano i risultati c’è soddisfazione. Per noi, ma anche per i nuovi, sarà necessario dare segnali forti all’interno di una società che vuole ottenere risultati: intanto, andiamo in campo con la voglia di dimostrare a tutta la Virtus che meritiamo di stare qui. Le potenzialità ci sono, secondo me”.
Che idea avevi di Sharrod Ford? “Molto verticale, salta molto e ha una buona mano. Viene da una grande stagione anche grazie alla sua sintonia con il play. Speriamo capiti la stessa cosa anche qui: è un giocatore importante, ha doti incredibili, potrà far bene”.
Come ti adeguerai a un giocatore di 165 cm come Boykins? “Farà correre molto la squadra, porterà velocità e passaggi lampo per cui noi dovremo essere pronti. Sarà importante che lui si adegui presto al nostro campionato, dato che non è una cosa immediata, ma penso che ci sarà da divertirsi. Non sarà facile marcarlo, dato che correrà più degli altri, e vedremo che impatto avrà nella nostra squadra”.
Obiettivi per questa stagione? “Arrivare più in alto possibile, questo è normale. Partiamo con delle potenzialità che devono essere messe sul campo e sfruttate per le nostre ambizioni. Un passo alla volta: intanto raggiungere i playoff, poi vedremo cosa saremo in grado di fare. C’è una coppa europea da giocare, poi, dove provare a dare soddisfazioni al nostro pubblico”.
Chi saranno le outsider? “Il campionato è parecchio cambiato, e ci sono squadre che sono arrivate in alto fuori pronostico. Molte società si stanno attrezzando per tornare alle loro vecchie posizioni, ma non sarà facile: ci sono tanti stranieri, e servirà azzeccare gli acquisti giusti prima di tutto, poi il campo dirà la sua. A inizio stagione, però, ogni pronostico è difficile: serve trovare l’amalgama per vincere le partite chiave, e dimostrare sul campo che i pronostici fatti sulla carta sono giusti”.

ROBERTO CHIACIG ALLA FUTURSHOW STATION

di Valentina Calzoni - bolognabasket.it - 18/11/2008

Come è cambiata dal tuo punto di vista la gestione del reparto lunghi negli ultimi anni? Tu sei un centro di ruolo mentre invece le squadre utilizzano sempre di più centri atipici da ruotare in ruoli diversi…
Non voglio farmi pubblicità, ma penso ci sia sempre bisogno di un centro di ruolo in ogni squadra: non necessariamente deve far punti e andare a tirare, ma può dare un grosso contributo sotto canestro sia a livello di presenza che per aiutare i compagni a creare nuove soluzioni offensive.
Nel tuo largo impiego di domenica può essere importante il fatto che ad Avellino Boniciolli allenasse un giocatore come Eric Williams che ha caratteristiche simili alle tue?
Io penso di poter dare sempre il mio contributo, ma sono pronto a giocare i minuti che il coach mi chiede. Penso che tutto parta dalla difesa e per questo entro in campo per dare il massimo da subito in quel frangente. Essere solidi nella nostra metà campo è la prima cosa, poi se vogliamo i punti li abbiamo nelle mani.
Al di là del bilancio vinte perse come mai in 4 occasioni avete avuto degli inizi difficoltosi secondo te?
La squadra è nuova ed è completamente cambiata dall’anno scorso, bisogna imparare a conoscersi, a lavorare insieme coralmente e soprattutto lavorare per costruire una difesa solida.
Come ti sei sentito quando Boniciolli ti ha definito ancora come il miglior pivot italiano?
Lo ringrazio, ma il mio obiettivo è dare un contributo concreto alla squadra mettendo sempre in campo grinta e voglia di giocare. Cercherò di onorare questo complimento e di dare il massimo, da parte mia prometto di metterci sempre e comunque grande impegno.
È una coincidenza che domenica sia stata la tua miglior partita? Quando ti hanno definito quarto lungo ti sei sentito sacrificato rispetto all’anno scorso e alla tua carriera?
Diciamo pure che quella di domenica è stata la mia prima vera partita di quest’anno,ma essere definito 4° quarto lungo in questa squadra non è un problema. So che ad ogni partita ognuno darà il suo apporto e tutti devono sempre essere pronti ad entrare in campo senza prendersela né pretendere di giocare per forza 20 minuti. Partita dopo partita ci saranno giocatori più adatti o più in forma, nessuno avrà la garanzia di giocare più degli altri e cosi saremo tutti più motivati a dare il massimo.
Andiamo a vedere la tua carriera: hai vinto un europeo e l’anno scorso ti sei addirittura dovuto scoprire “non italiano”. Cosa non va nella nazionale di oggi?
Negli anni d’oro il gruppo era valido, però nonostante i risultati non c’è stato il riscontro di interesse del pubblico. Eravamo gli outsider, quelli sottovalutati, ma ci credevamo e siamo riusciti a vincere il bronzo all’europeo e poi l’argento olimpico, risultati tanto inattesi quanto strepitosi. Poi c’è stato un capitombolo nelle prestazioni: siamo rimasti fuori dalle grandi competizioni, ma spero che in futuro i giocatori di talento tornino in nazionale e si riesca ad ottenere nuovamente qualche buon risultato.
Mondo Siena, Virtus, Fortitudo. Tu li conosci tutti e tre…
Ho giocato in Fortitudo e mi son trovato bene, ma poi sono stato allontanato per motivi tecnici. A Siena sono molto legato, ma anche lì sono sorte problematiche e sono andato via. In Virtus sto molto bene, conosco la città, con alcuni compagni c’è un’amicizia anche fuori, oltre il giocare assieme sul campo. Sono tre ambienti molto diversi, ma è bello giocare qui a Bologna dove la pallacanestro è sulla bocca di tutti ed è praticamente il primo sport.
Si parlava di Siena: c’era Pianigiani come secondo allenatore nella tua esperienza: che idea ti eri fatto di lui?
È sempre stato un ottimo allenatore, prima con le giovanili, poi è riuscito ad arrivare sulla prima panchina. In concomitanza col suo arrivo c’è stata l’esplosione di talento di Siena: ha lavorato bene costruendo un gruppo importante e porta avanti questo lavoro con continuità da 3 anni. Avere una formazione come quella pressoché invariata è molto importante perché non si ricomincia da zero ogni anno, ma si lavora subito per migliorare quello che si è già costruito. Per questo ottiene risultati tanto impressionanti.
Boniciolli ha detto di voler accorciare le rotazioni a 7-8. Cosa ne pensi anche in vista della Coppa?
Non è tanto un discorso di importanza del minutaggio a mio avviso: ogni partita è a sé e in base alle nostre caratteristiche ognuno di noi sarà più o meno utile alle dinamiche di squadra. Se in una partita uno di noi non troverà spazi per giocare di certo avrà un’opportunità alla partita successiva.
In 15 anni hai lavorato con tanti allenatori, a chi sei rimasto più legato e con chi invece hai avuto più incomprensioni? Mi sono trovato molto bene in nazionale con Tanjevic che reputo non solo un grande allenatore ma anche una grande persona. Con altri allenatori ho avuto diverse situazioni di incomprensioni, ma preferisco non parlarne ora.
L’esperienza in Grecia è stata molto importante, cosa ricordi in particolare?
Ero a Treviso e capitò un po’ all’ultimo momento mentre discutevo sul rinnovo del contratto. All’Aek è stata un’ottima esperienza anche grazie al coach Ioannidis: è un po’ matto nel suo modo di gestire la squadra e non solo, ma lo stimo e mi ha dato la possibilità di confrontarmi con una realtà ed un campionato diverso da quello italiano.
Domenica siete entrati nello spogliatoio e poi rientrati con un’altra faccia…
L’allenatore ci ha tranquillizzato dicendo che saremmo rientrati e avremmo recuperato il divario con l’intensità in difesa e in effetti lottando e mantenendo un atteggiamento deciso ce l’abbiamo fatta.
Come vedi la situazione dei giocatori italiani nel campionato?
È un argomento senza dubbio delicato: non si riesce a far chiarezza e trovare un punto fermo. C’è stato un regolamento poi ritirato e ora con Dino Meneghin si sta provando a cambiare le cose. Gli italiani nel loro campionato dovrebbero essere punto di riferimento e c’è bisogno di dar spazio ai vivai anche in prospettiva nazionale. La nazionale deve tornare ad essere importante per chi ama il basket e per questo servono i giovani.
Nella sfida a rimbalzo la Virtus spesso fa fatica anche contro squadre sulla carta più deboli…
Stiamo lavorando, ma ci rendiamo conto che non basta il lavoro di giocatori come Ford, tutta la squadra deve dare un contributo e mettere un mattone per costruire quel muro che serve a tenere lontani gli avversari. Anche l’aiuto delle guardie ad esempio è molto importante.
Quando salta l’allenatore la squadra secondo te ha il diritto di esprimersi a riguardo oppure subisce le scelte della società. I giocatori hanno un potere globale e possono scendere in campo anche a difesa del coach se necessario?
È un argomento particolare: quando si cambia allenatore ci si trova spesso in una situazione precaria e c’è bisogno di nuovi stimoli. Successe in Fortitudo col taglio di Bianchini in prossimità dei playoff e a mio avviso fu un grande errore. Giuste o sbagliate le scelte fatte vanno condivise, la squadra deve rispettarle e fa bene sul campo a prescindere dall’allenatore. Sono decisioni ponderate che se vengono prese, anche quando sofferte, rappresentano la cosa giusta da fare in quel momento e i giocatori devono solo pensare a dare il massimo sul campo.
Come gioca con Boykins uno come te, un centro “vecchio stile”?
È veloce, ha talento in attacco, fa canestro: sta imparando a muoversi in questa pallacanestro e sta lavorando bene: se io devo correre corro, lui sta cominciando a integrarsi nel nostro gioco e troverà grande soddisfazione quando ci riuscirà al meglio.
Nel 2002 hai fatto la più grande partita di un centro italiano negli ultimi 10 anni, in finale di coppa Italia: cosa ricordi, cosa hai provato poi nella sconfitta?
Di quel periodo mi ricordo che avevo spazio e mi divertivo perché giocavo tanto. Dopo 3 anni al top mi sono ritrovato ad avere meno minuti e di conseguenza statistiche meno eclatanti. Perdere al supplementare è stato naturalmente un dispiacere, ma le mie cifre sono state molto importanti quel giorno e per questo è un ricordo dolce-amaro.
Dopo il tiramolla estivo per rimanere in Virtus sembra di capire che giocare pochi minuti ti sta un po’ stretto…
Ho scelto io di rimanere alla Virtus perché credo in questo importante progetto e nel riscatto della squadra. Ho rinunciato al minutaggio scegliendo di restare qui piuttosto che giocare di più in un club di fascia media. Io penso di poter dare a ancora molto e poter far bene a qualsiasi livello, ma il campionato è lungo e le possibilità e gli spazi potranno esserci anche per me. Sono orgoglioso di essere qui a lottare per obiettivi importanti in una grande realtà.
Fra un po’ le nuove regole dovrebbero tornare ad incentivare il gioco in post basso e cercare di ridurre i tiri da 3 punti, cosa ne pensi?
Giocare dentro l’area è un vantaggio che le squadre devono imparare a sfruttare: ora va molto di moda il tiro da 3 punti ma nel corso delle partite bisogna trovare un giusto bilanciamento, un equilibrio nelle soluzioni di tiro altrimenti in caso di giornate nere diventa davvero difficile giocare.
Com’è la settimana di allenamento con Boniciolli?
Lui sprona molto i suoi giocatori e fa allenamenti intensi. Stiamo lavorando duramente anche per portare all’interno della squadra la sua visione e le dinamiche di gioco. Con la coppa cambieranno ancora i ritmi e cercheremo di entrare i forma e creare le condizioni per affrontare al meglio tutta la stagione.
Un allenatore ti ha mai proposto di costruirti con i compagni un tiro da 3 efficace, sul modello di quello che era stato pensato per Savic?
Da fuori onestamente no e penso sia meglio così perché ho sempre preferito giocare dove ho più confidenza. Penso di aver un buon tiro piazzato dai 4-5 metri, quello sì, ma non ho mai pensato di mettermi a tirare da 3.
Mai avuto voglia di andare in NBA?
Certo, la voglia di andare ce l’anno tutti, ma bisogna poi vedere chi ha le potenzialità per farcela. Io ho costruito qui la mia carriera e sono molto contento così.
Il campionato dopo le ultime prestazioni di Siena parrebbe già assegnato, ma dove può arrivare la Virtus secondo te?
Siena si è confermata dominante, ma ha vinto all’ultimo secondo contro Teramo e Treviso. È comunque una squadra solida e forse ancora più forte della passata stagione. Tante squadre in questo campionato possono dire la loro e ai playoff tante cose possono cambiare, l’importante è arrivarci e poi scrivere il resto della storia. Siena rimane sicuramente la favorita, ma la Virtus ha tutte le potenzialità per essere una delle principali protagoniste: faremo il possibile per raggiungere gli obiettivi che tutti i tifosi Virtus si aspettano.
Come si vive il derby a Bologna?
A basket city è un evento importantissimo che fa parlare di se da sempre: la Fortitudo è un po’ in difficoltà in questo momento e non è in condizioni ottime, ma questo deve anche essere un campanello di allarme per noi perché vorranno senza dubbio dimostrare qualcosa. Sarà una battaglia e l’importante sarà vincere, anche di un punto. Il derby regala sempre delle emozioni, vincere è importante e l’anno scorso non è andata bene per noi per questo abbiamo ancora più voglia di far bene.
Come vedi la partita con Cantù di domenica?
Andremo la a giocare al 100% per portare a casa il risultato: il campo è ostico ma dobbiamo essere pronti per combattere fino alla fine se ci sarà bisogno.
Le prossime partite saranno Cantù e Roma fuori casa, poi il derby…
è un momento importante, le prime due trasferte non saranno affatto facili e lo stesso vale per il derby. Dalla nostra abbiamo la voglia di fare e fare bene: partiamo per questo tour de force che ci vedrà impegnati in almeno 10 partite in un mese fra campionato e Coppa e ci sarà bisogno dell’apporto di tutti.
A proposito di Coppa preferisci allenarti o giocare anche andando sui campi più sperduti d’Europa?
Sono uno di quelli a cui piace sicuramente di più giocare piuttosto che allenarsi tutta la settimana, ma penso sia questione di abitudine, un giocatore può adattarsi a qualsiasi esigenza in base al momento della stagione.
Come si fa a farsi trovare pronti ad ogni partita?
Bisogna sempre sapere che il tuo momento può venire a qualunque punto della partita e non bisogna lasciarsi scappare l’occasione di far bene quando si viene chiamati in causa.
Anche tu come gli americani hai il tuo lettore mp3 nel prepartita?
A dire il vero no, è più una loro abitudine. Io ascolto la musica in macchina o a casa per rilassarmi, dialogare con i miei compagni, perché penso sia un modo per fare gruppo e conoscersi meglio.

Chiacig contro l'Oldenburg (foto tratta da ww.virtus.it)

 

CHIACIG: "SONO PIÙ COINVOLTO"

di Miro De Giuli - Il Domani - 11/12/2008

E con questa fanno sette. Battendo i russi del Samara con due minuti conclusivi da applausi, la striscia vincente della Virtus aperta con l'arrivo di Boniciolli sul pino bianconero ha toccato, appunto, quota sette vittorie, lasciando momentaneamente intonsa la casella delle sconfitte. In formazione rimaneggiata, vista la presenza a referto, ma non in campo, di Dusan Vukcevic, toccato duro durante il secondo tempo del derby di domenica scorsa, e vista anche la perdita di Arnold per il solito ginocchio nel terzo quarto, la squadra bianconera ha comunque portato a casa una partita importante, restando in vetta al girone G di Eurochallenge ed acquisendo ulteriore morale. Martedì sera, il successo è arrivato dopo trentasette minuti e più di stenti: «È stata - ha commentato Boniciolli nel dopogara - una partita in pieno stile NBA, di quelle nelle quali si giochicchia per i primi tre quarti e mezzo, e poi si fanno le cose sul serio. Ho apprezzato Boykins, che nel minuto finale ha deciso di vincere la partita, con due arresti e tiro che ha segnato dopo alcuni errori, ed ho apprezzato la grande prova di Chiacig, maestoso in area con sedici punti e tredici rimbalzi».
Proprio Roberto Chiacig ha commentato in sala stampa il suo grande momento: «Con Boniciolli ho più spazio, dai quattro minuti che giocavo prima ad oggi è cambiato molto, a livello di presenza sul parquet ma anche di impatto. Il mio ruolo è rimasto quello di sempre, ovvero di cercare di fare la differenza in difesa e a rimbalzo, poi se viene una buona prestazione in attacco siamo tutti più contenti. In questo momento stiamo comunque pensando a sviluppare una mentalità vincente, ed in questo senso la vittoria contro Samara ha doppia importanza. Contro squadre non blasonate, non è sempre facile trovare stimoli». Della stessa opinione, anche Matteo Boniciolli: «Dopo avere incontrato Rodolfo Valentino nel derby, trovare il bidello della scuola media e ricominciare non è facile. Le risorse mentali di questa squadra, a differenza di quelle fisiche, sono immense: è vero che c'è gente giovane ed atletica come Ford, Langford e Koponen, ma è altrettanto vero che ci sono anche giocatori come Boykins, Righetti o Chiacig che fanno più fatica a giocare due partite in 48 ore».

ROBERTO CHIACIG

di Miro De Giuli - V Magazine aprile/giugno 2009

 

Ci sono giocatori che trovano un posto nel cuore della gente per un tiro decisivo, per una stoppata in un momento decisivo. Ci sono giocatori che trovano un posto nel cuore della gente per il loro carisma, per la loro voglia di vincere fuori dal comune, per la loro grinta e per il loro coraggio che vanno oltre un talento limitato e ne fanno comunque un esempio per ogni tifoso. Ci sono giocatori che vengono invece ricordati per il talento, fine a sé stesso ed a volte sprecato in malo modo, a volte frustato da infortuni gravi e spiacevoli. E ci sono giocatori, come nel nostro caso, che vengono ricordati per quello che, per quanto silenziosi e mai sopra le righe, sono riusciti a dare, e anche a vincere, per ogni maglia che hanno vestito. La carriera di Roberto Chiacig è anche questa. Val la pena di ripercorrerla, la storia di un giocatore spesso silenzioso, magari sgraziato, ma certamente prezioso in ogni squadra nella quale abbia mai giocato.

La storia cestistica di Roberto Chiacig comincia tardi, molto più tardi del solito. Per la precisione comincia a diciassette anni, quando almeno cinque dei duecentodieci centimetri di altezza dei quali è accreditato mancano ancora all'appello. A notarlo, ed in seguito a portarlo in palestra, è Giulio Melilla: Chiacig, che ancora non è diventato "Ghiaccio", viene inserito nella squadra cadetti della Benetton Treviso nella stagione 1990-92, ed in maglia biancoverde gioca per altre due stagioni di settore giovanile. Nella stagione 1993-94, da fuori quota e sempre con la maglia della Benetton, vince il titolo italiano, per poi passare alla Floor Padova, in A2: è qui che Chiacig avviene il debutto tra i senior, in una squadra che, strane le regole, permetteva l'impiego di un solo americano a stagione. Roberto è il ungo titolare e fa reparto con l'americano Cambridge, un'ala forte di stazza ma di grande dinamismo, mentre il veneziano Seebold ed un altro giovane, Davide Compagni, ora a Ravenna in B Dilettanti, sono i cambi. La Floor gioca bene, Chiacig fa valere il proprio strapotere fisico e chiude con 14 punti e 9 rimbalzi di media: a vent'anni e poco più, un gran bel biglietto da visita per pensare ad un rientro nella massima categoria.

Il ritorno dal prestito è infatti questione di un'estate, ma non tutto va come sperato. Alla Benetton, Ghiaccio è chiuso dal trio formato da Rebraca, Marconato e Rusconi, e chiude con 5 punti e 3 rimbalzi in 12' di impiego medio: non il massimo della vita, anche se Treviso arriva in semifinale e viene eliminata solo a gara 5 per mano della Fortitudo. In estate, Treviso offre un contratto quadriennale, ma Chiacig non è convinto: parla con Pesaro, poi sceglie di attraversare il mar Adriatico firmando per il club che in quel momento poteva essere considerato il secondo di Atene, l'Aek, da cambio di Victor Alexander. Il minutaggio non aumenta di molto, l'esperienza invece sì: per una volta, l'Aek strappa il primato cittadino al Panathinaikos e va a giocare la finale scudetto con i cugini del Pireo. In finale vince il Pireo, ed in estate, dopo un lungo tira e molla con i dirigenti greci, Chiacig rientra in Italia. Sceglie di farlo con la Fortitudo Bologna, partendo con un contratto davvero basso ma facendo parte di una squadra che vince una Coppa Italia e una Supercoppa. Aumenta il minutaggio, che passa a venti minuti, e aumentano di conseguenza anche le cifre, ora sui 6 punti abbondanti accoppiati a 6 rimbalzi di media. Numeri non appariscenti magari, utili comunque per permettere a Chiacig di fare parte della spedizione azzurra, guidata da Boscia Tanjevic, ai Mondiali di Atene.

Nella stagione successiva il coach biancoblù è Pero Skansi: il feeling tra Ghiaccio e il coach non decolla, e a gennaio Chiacig prende la via di Reggio Emilia, nella squadra di Mike Mitchell, Tracy Moore e del francese Yann Bonato. Roberto si rigenera, ed arriva puntuale all'estate del 1999, quando la Nazionale italiana va in Francia a vincere l'Europeo in finale contro la Spagna. Chiacig è protagonista in quella squadra, così come è protagonista l'anno successivo a Montecatini, nella squadra in cui, assieme a Reggie Slater, German Scarone e Andrea Niccolai, arriva agli ottavi di playoff prima di essere eliminata dalla Muller Verona.

L'estate del 2000 porta grossi cambiamenti: prima di tutto, per Chiacig c'è la prima partecipazione ai Giochi Olimpici della propria carriera: a Sidney, Ghiaccio aiuta l'Italia a raggiungere il quinto posto con 7,2 punti e 4 rimbalzi. In seconda battuta, arriva la firma con Siena, squadra nella quale Chiacig scriverà un capitolo piuttosto lungo della propria carriera. Il primo anno è piuttosto deludente: la Mens Sana arriva ai playoff, ma esce malamente ai quarti di finale, sconfitta per 3-0 dalla Paf Bologna. Non va meglio qualche mese più tardi agli Europei 2001 in Turchia. Ghiaccio gioca 18' di media, con 6,3 punti e 6,5 rimbalzi, da cambio di Denis Marconato, ma la Nazionale, da detentrice del titolo, non va oltre un deludente undicesimo posto. La stagione 2001/02 è quella del primo successo a livello di club. I quarti di finale dell'anno precedente permettono infatti alla Montepaschi Siena di qualificarsi alla Saporta Cup: è Chiacig, da capitano, ad alzare la Coppa dopo avere battuto in finale, a Lione, il Pamesa Valencia. Va peggio in Coppa Italia, con la finale persa, e in campionato, dove la Mens Sana viene eliminata ancora una volta ai quarti di finale dalla prima edizione della Cantù americana, con McCullough, Thornton, Hines, Stonerook ed il pivot Lindeman. Con i risultati ottenuti, per Siena arriva la qualificazione all'Eurolega per la stagione 2002/03, onorata alla grande dal lub toscano. La Montepaschi di Chiacig, al debutto nella massima competizione europea, raggiunge infatti la Final Four di Barcellona, dove viene sconfitta in semifinale dalla Benetton Treviso nel derby tricolore. Ancora un'eliminazione in semifinale, ancora per mano della Benetton anche in campionato: 3-1 Treviso il parziale, nella stagione senese del compianto bomber Alphonso Ford.

Nell'estate 2003, comincia l'anno forse più bello, certamente quello più vincente, della carriera di Ghiaccio. L'Italia approccia gli Europei svedesi con gli sfavori del pronostico, Chiacig con un problema al tendine rotuleo del ginocchio sinistro che ne limita l'utilizzo, ma quel che salta fuori è un risultato clamoroso. Gli azzurri conquistano a sorpresa il terzo posto, e con esso la qualificazione alle Olimpiadi di Atene 2004. Tra la Svezia e la Grecia, c'è però un campionato italiano di mezzo. E per Siena, al terzo tentativo, arriva il primo scudetto della storia del club, battendo in finale la Fortitudo Bologna per 3-0, dopo avere però perso, sempre dai felsinei, la semifinale di Eurolega a Tel Aviv. Ad Atene, l'Italia fa un altro miracolo, che vale un argento olimpico indescrivibile: per Chiacig, ci sono tanti elogi, e il titolo di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana, conferito a tutti gli Azzuri al rientro dalla spedizione greca.

Tra il 2004 e il 2006 Siena semina molto, ma riesca a vincere soltanto la Supercoppa Italiana 2004: Chiacig non è fortunato neppure nell'estate 2005, quando con l'Italia non va oltre il barrage degli ottavi di finale perso con la Croazia agli Europei di Belgrado. Nella stagione successiva, la Montepaschi esce per mano di Roma, ma per Chiacig la stagione finisce in anticipo, per infortunio. L'estate 2006, per Siena, è quella della rifondazione. Ghiaccio raccoglie armi e bagagli e saluta tutti, scegliendo di espatriare per la seconda volta in carriera con destinazione Valencia. Con la maglia del Pamesa, che aveva già sconfitto in Finale di Coppa Saporta, non tutto gira a meraviglia: a febbraio, Chiacig torna in Italia, preso in prestito dalla Lottomatica Roma. Il club giallorosso rifonda a metà stagione, ed arriva a vincere a Siena gara uno di semifinale playoff prima di arrendersi al secondo scudetto biancoverde.

Nell'estate 2007, ecco la firma con la Virtus Bologna, come parte del progetto di schierare quattro lunghi italiani, con Crosariol, Giovannoni e Garri. Il progetto è interessante, ma si arena ben presto tr mille problemi: in una situazione difficile, è la professionalità di Chiacig a risaltare, con il ungo di Cividale a fungere da ancora di salvezza fondamentale nella Virtus che si salva nelle ultime giornate. In estate, resta per qualche settimana sul mercato, indeciso se accettare il ruolo do quarto lungo che offre la rinnovata Virtus di Renato Pasquali. Ad agosto inoltrato "Ghiaccio" firma, cominciando la seconda stagione in bianconero.

LA LUNGA CARRIERA DI ROBERTO CHIACIG

di Alberto Aghakhan - 1000cuorirossoblu - 2 maggio 2020

 

Pivot di due metri e dieci centimetri di altezza, Roberto Chiacig (detto il Ghiaccio) non si è ancora ritirato dalle competizioni sportive, a quarantacinque anni e mezzo.

La sua storia è particolarmente legata alla città di Bologna, essendo stato uno dei pochi cestisti ad aver militato sia in Virtus sia in Fortitudo, conquistando anche notevoli trofei, in particolare l’Eurochallenge 2009 con i bianconeri e la Coppa Italia del 1998 con le aquile.

Friulano di nascita, dopo aver debuttato e militato nelle fila della Benetton Treviso, firmò per l’Aek Atene nel ‘96-’97 prima di approdare alla corazzata fortitudina. I trofei già citati, aggiunti alla vittoria della Supercoppa, sono ancora oggi ricordi indelebili per i tifosi della Fossa dei Leoni.

Nonostante i successi e le buone prestazioni, il giovane Chiacig si trasferì per pochi mesi a Reggio Emilia nel gennaio 1999, a Montecatini la stagione seguente, e soprattutto alla Mens Sana Siena nel 2000. In terra toscana Roberto trovò la definitiva consacrazione, vincendo dapprima la Coppa Saporta nel 2002, e poi lo scudetto e la supercoppa nazionale nel 2004 (la seconda competizione europea del tempo, in cui fu anche premiato come MVP delle finali).

In questi anni divenne il centro di riferimento, al fianco di Jack Galanda, della nazionale italiana in occasione degli Europei 1999 (primo posto), del 2003 (terzo posto finale), e delle Olimpiadi del 2004 (medaglia d’argento)

Dopo ben sei anni a Siena, tenta una seconda avventura internazionale a Valencia nel 2006, ma un pessimo ambientamento e lo scarso spazio a disposizione lo costringono a tornare in Italia già nel febbraio 2007, prima a Roma e soprattutto in estate alle vu nere.

Dopo due anni di militanza in Virtus tra alti e bassi, ed un amore mai sbocciato completamente un po' per via dei suoi trascorsi fortitudini e soprattutto per gli scarsi risultati della squadra in campionato (seppur vincente in Eurochallenge), a 35enne il Ghiaccio si separò da Bologna ed iniziò un lungo giro d’italia decennale nelle serie minori: Scafati, Reggio Emilia (con promozione in A1), Biella, Siena, Cassino, Orzinuovi, Taranto, Livorno e Soresina lo videro protagonista dei loro quintetti. Infine, quando il ritiro sembrava cosa fatta, il clamoroso ritorno nel febbraio 2020 ancora con Siena (questa volta in promozione), per la terza volta in carriera a 45 anni.

In conclusione, la carriera di Chiacig è stata particolarmente ricca di successi, e può essere senza dubbio classificato come uno tra i migliori pivot italiani degli ultimi venti anni, ruolo tra l’altro che non sta trovando grandi interpreti italiani (si veda la consistente carenza in nazionale). Carente in difesa contro cestisti di movimento, il Ghiaccio ha fatto della tempra agonistica e della lotta al rimbalzo i suoi punti di forza. Le fredde statistiche individuali non certificano a dovere la grinta e l’utilità alla squadra della sua presenza in campo, se non in nazionale e nella Mens Sana Siena, in cui ha fatto registrare le medie più alte della sua carriera.