DAVID RIVERS

(David Lee Rivers)

David Rivers con la più prestigiosa delle canotte indossate

 

nato a: Jersey City (Usa)

il: 20/01/1965

Biografia su wikipedia.it

RIVERS, BOLOGNA E IL DERBY: "ORA SONO UN UOMO VIRTUS"

di Daniele Labanti - Corriere dello Sport - 01/04/2009

 

Mister Rivers, parliamo inglese o italiano?

Meglio inglese, ancora per un po'.

(David Rivers è in Italia da quando ha smesso di giocare, dopo aver vissuto a Bologna la stagione 1997-98. Vive a Castel San Pietro, è sposato con un'italiana, ma preferisce affidarsi al suo inglese perfetto e pulito: degno d'un giocatore che il college l'ha fatto per intero e per davvero).

Perché la Virtus?

«Perché adesso la pallacanestro per me significa apertura a nuove esperienze, e quella che m'interessava di più era con i giovani. Vivo qui, perché amo questa città. La Virtus ha un programma giovanile molto importante e sta cercando di valorizzarlo, è stato facile quindi decidere d'unirmi a loro per condividere la mia esperienza e la mia carriera con i ragazzi.

Non le fa effetto parlare così bene della Virtus?

Può darsi che sorprenda i tifosi, non me. La pallacanestro, ancor più quando smetti di giocare, è un business. E tu devi sempre rispettarlo. Se capita una buona occasione, e questa lo è, devi coglierla. Ora sono un uomo Virtus.

Nel '98, in gara 5 di finale, si palleggiò su uno stinco il pallone decisivo. E da quel giorno, dei virtussini divenne idolo e dei fortitudini sciagura.

Però io non credo che il nome di David Rivers sia legato solo a quell'azione. Una giocata non identifica un atleta, o una stagione. Giro per Bologna e tantissima gente mi accoglie con riconoscenza e gratitudine. Ormai conosco la città, c'è più ammirazione per me che fastidio. Quel gruppo vinse la prima coppa della storia della Fortitudo, questo sì che non si cancella.

Ma lei lo sa che Claudio Sabatini le ha dedicato il nome della tribuna sotto la quale perse quel pallone?

Davvero? (ride).

Davvero.

Allora sono onorato di questo. Sono veramente onorato... Il mio nome resterà impresso per sempre. Forse per questo adesso m'assunto.

Ci racconta come fece quella Fortitudo a vincere «solo» la Coppa Italia?

Eravamo la squadra con più talento mai allestita nella storia del basket europeo. Ma sono tante le componenti che decidono i campionati. Non credo che si debbano avere rimpianti, giocammo bene e fu un'esperienza esaltante.

Domenica, nel derby, Dusan Vukcevic ha infilato un tiro che le dovrebbe ricordare qualcosa...

Ah, certo, Sasha Danilovic. Non saprei dire se è stato più difficile il suo o quello di Dusan, di certo adesso Basket City non è più quella di dieci anni fa. Alla fine, canestri così vanno nella storia. E la Virtus, oggi come allora, va a casa con una vittoria pesantissima.

Bologna adesso, Bologna nel '98. È davvero un altro basket?

Quella stagione fu unica, soldi, talento, campioni, rivalità a livelli incredibili. Un'intensità che è difficile replicare. Ma non per questo bisogna sminuire le emozioni di oggi.

Cosa pensa, di questa Virtus e di questa Fortitudo?

Noi (prima persona plurale, sì ndr) abbiamo un grande talento. La squadra sta pianificando il ritorno ai vertici e la sfida a Siena. In Coppa Italia ha già dimostrato che può giocare 40' intensi e concentrati per lottare fino alla fine, ma le manca la consistenza, la solidità per farlo ogni sera. La Fortitudo? È facile spiegare: è una squadra senza identità. Voi riuscite a capire qual è la strategia? Qual è lo stile di gioco? Chi è il leader? Io no.

Earl Boykins.

Un giocatore di super talento. E soprattutto la chiave delle vittorie della Virtus. Detta i ritmi, tutto parte da lui nel bene e nel male. Credo che dalla sua crescita potremo ottenere quella continuità che serve per reggere la forza di Siena.

Tanti americani, a differenza di Boykins, vengono per svernare o falliscono l'impatto europeo. Perché?

Perché chi viene con atteggiamento di superiorità fa un buco nell'acqua. E invece devono capire che l'Europa vale la Nba. Anzi, ormai è l'America che guarda di qua dall'oceano per molte cose. La pallacanestro è un mondo globale, rispettare la propria carriera significa anche migliorare giorno per giorno. Ed è vero, non tutti i ragazzi americani lo capiscono.