PIERGIORGIO BOTTAI

 

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Stagioni in Virtus: 2006/07 (dirige Basket for Life nel 2007/08) - 2012/13 - 2013/14

 

BOTTAI, UNA VU DOPO L'ALTRA

di Francesco Forni - Repubblica - 21/10/2006

 

Nella sua Roma e di fronte alla sua vecchia Virtus, quella giallorossa, Piergiorgio Bottai ci torna domani come general manager della squadra che comanda la classifica, la Virtus bolognese. Un bel salto, in ogni senso, per l´ex direttore operativo della Lottomatica, che si ritrova a guardare il suo passato dall'alto in basso.

Siamo partiti bene - dice all'indomani del successo dell'Upea, terzo su tre di quest'avvio galoppante -, l'entusiasmo è palpabile. Sarà banale per voi, ma qui ho trovato una società particolare. La Virtus è il massimo per lavorarci: aspettative elevate, ma anche grande trasporto di starci dentro. è come essere al Maccabi, la crema della crema. Non è adulazione, negli ultimi 15 anni la Vu Nera è stata indiscutibilmente la principale protagonista del nostro basket.

Pronta adesso per fare il sacco di Roma?

Non possiamo permetterci di fare i gradassi, Roma resta la mia principale favorita per lo scudetto, con Milano a ruota. Noi puntiamo a migliorare il risultato dell´anno scorso e a fare anche una buona coppa. A un´Europa da protagonisti credo che i virtussini tengano.

A Bologna dall'1 settembre, lei ricopre un ruolo delicato. Nella gestione Sabatini l'hanno preceduta Santucci, Faraoni, Zanca e la Vedovati. Più che ricoprire mansioni tecniche, il suo ruolo è una sorta di direttore generale.

Sabatini e Markovski si occupano della parte tecnica, io di quella operativa, ossia di tutto ciò che non ha a che fare con la squadra, che rimane il volano della società. I giocatori finalizzano il lavoro di tutti, ma l'organizzazione deve essere efficiente e pronta. Per me, è la chiave di successo nello sport.

Bottai, 34 anni, dottore commercialista, lei arriva, nella Virtus Roma del 2000, come responsabile amministrativo. Da lì a due anni, la carica di direttore operativo.

Ho lavorato per cinque anni al fianco di Brunamonti, che mi ha molto aiutato. Credo di aver contribuito all'ascesa di Roma tra le prime quattro società d'Italia e al suo passare, grazie anche alla passione del sindaco Veltroni, da 1.300 spettatori a 5.300»

Qui il compito non è meno duro: confermare il primo pubblico d'Italia, con prezzi non proprio popolari.

Non sono d'accordo, per il prodotto che offre la Virtus chiede una cifra corretta. È la pallacanestro in generale che si sottovaluta, sono gli altri prezzi ad essere sotto una media ragionevole. Non ritengo sia giusto che il biglietto minimo per vedere basket di serie A sia paragonabile a quello per andare al cinema. Sta di fatto che le prime impressioni sono state ottime. Puntiamo a mantenere questa leadership, abbiamo le basi, c'è la passione, dobbiamo motivare la gente in tempi in cui frequenta meno le arene sportive. Noi siamo in controtendenza e questo ci rende orgogliosi.

Intanto, partire davanti alla Fortitudo male non fa.

Al derby penseremo la settimana prossima. I rapporti sono corretti, poi in campo sarà battaglia. Attendo, ma non tremo. Sono già rodato dall'atmosfera Roma-Lazio.

 

QUALE FUTURO PER PIERGIORGIO BOTTAI?

di Giampiero Hruby - www.basketnet.it - 17/01/2008

 

Fino a qualche settimana da il nome di Piergiorgio Bottai era scomparso dal'organigramma della Virtus Bologna. Dopo la promozione a general manager nell'ottobre 2006, infatti, Bottai aveva lasciato la Vu Nera e pareva destinato ad allungare la lista di nomi importanti della pallacanestro italiana che non erano riusciti a convincere completamente il patron Claudio Sabatini. Prima di lui, infatti, Zare Markovski (che ha recentemente dichiarato che è impossibile lavorare insieme a Sabatini) aveva divorziato dalla Virtus Bologna l'anno scorso, Lucio Zanca e Marco Santucci nel 2006 e Massimo Faraoni nel 2005. Invece, l'ex direttore operativo della Virtus Roma, sarà il responsabile del progetto "Basket for Life" e del torneo internazionale giovanile alle prossime Final Eight di Coppa Italia che la Virtus organizzerà a febbraio. Quindi per Bottai potrebbero riaprirsi opportunità alla Virtus Bologna, nel caso che il patron Sabatini decidesse di mantenere la fiducia nei suoi confronti. Oppure, Bottai potrebbe più probabilmente optare per un ritorno a Roma la prossima estate, quando, come abbiamos critto la scorsa settimana è molto probabile che Michele Uva prenda la via del Coni e, insieme all'amico Dejan Bodiroga, diriga l'ambiziosa società del presidente Claudio Toti.

SABATINI: BOTTAI SARA' UN PUNTO DI RIFERIMENTO, DELUSO DAI MANCATI SALUTI DI KOPONEN

www.bolognabasket.it - 11/06/2011
 
Il presidente della Virtus Claudio Sabatini ha fatto il punto della situazione della Fondazione Virtus, i cui nomi dei soci saranno portati oggi in Prefettura. Al Resto del Carlino l’attuale patron ha dichiarato:
Si tratta di persone molto riservate e che considerano la Virtus un patrimonio delia nostra città e che si sono sentite coinvolte in un progetto che è l'antitesi del Bologna Calcio, aderendo con un versamento a fondo perduto per un ente privato che non può produrre utili.Se nella prossima stagione dovessimo essere così bravi da chiudere in attivo il bilancio, quei surplus rimarebbe a disposizione dei club e non si riverserebbe sulla Fondazione. Tra l'altro i soci non possono neppure cedere le loro quote, per cui non è possibile trarre guadagni da questa partecipazione. Una volta costruita la fondazione verrà istituito il tavolo di indirizzo che nominerà il consiglio di amministrazione. A sua volta verranno decise le cariche di presidente e di amministratore deiegato(probilmente sarà Piergiorgio Bottai ndr) e a quel punto verranno consegnate le deleghe tecniche a Massimo Faraoni e a coach Alessandro Finelli. Il mio ruolo? Vorrei fare solo il tifoso».Budget? Al massimo potremmo raccogliere 4 milioni di euro con l'obbligo di raggiungere il pareggio di bilancio. Esattamente la metà di quanto è costata la squadra in questa stagione. Metà classifica? Non è detto. La classifica dei budget nei prossimo anno vede prima Milano, poi Siena, un gradino ancora sotto Cantù e Venezia. Le altre 14 squadre, sperando che non siano 13, si giocano gii altri quattro posti disponibili per i playoff. Noi dovremo stare molto attenti nell'impiegare i nostri giovani. Ieri ero all'Eurocamp di Treviso dove vi erano solo due giocatori del campionato di serie A, Dedovic e il nostro Riccardo Mora-schini a dimostrazione che il nostro è un lavoro serio. Negli ultimi anni abbiamo investito 3-4 volte quanto gli altri club per il settore giovanile, ma per proseguire con questo lavoro dovremo continuare ad avere il sostegno dei nostri sponsor.
A Stadio, invece, Sabatini ha confermato che il presidente della Fondazione sarà Francesco Bertolini e che Piergiorgio Bottai arriverà e sarà un punto di riferimento.
Per il momento posso confermare che il presidente della Fondazione sarà Francesco Bertolini. Presidente pro tempore perché andrà riconfermato o sostituito alla prima assemblea della nuova gestione.
Bottai amministratore delegato?
Non abbiamo ancora firmato il contratto e sono abituato ad annunciare le cariche quando ci sono le firme ma, anche in questo caso, direi che si va verso questa soluzione. È chiaro che sarà lui il referente sia per gli aspetti di marketing che per gli aspetti tecnici. Come sono stato io il riferimento in Virtus nell'ultima stagione, Bottai, se sarà messo sotto contratto, risulterà come punto di riferimento per tutti i settori Virtus. Infine, rammarico per il mancato saluto di Koponen: Credo che dopo quattro anni, con tutto quel che ho fatto per lui mettendomi contro anche ad un allenatore, potesse passare a salutarmi. So l'educazione che ha ricevuto, mi aspettavo di vederlo passare per salutarmi. Non mi pare di aver fatto poco per lui.
 

LA VIRTUS? BALLE SPAZIALI. MA ORA CORAGGIO

di Daniele Labanti - https://boblog.corrieredibologna.corriere.it - 23/07/2014

 

Arrendetevi. Se non è questo il messaggio che sta mandando la Virtus ai suoi tifosi, poco ci manca. Arrendetevi perché non abbiamo un traguardo, non abbiamo un programma, non sappiamo cosa fare. “Vivere alla giornata” ha dichiarato Renato Villalta alla Gazzetta, un progetto forse fin troppo ottimistico. È il risultato dell’ambiguità di un trapasso da una gestione a un’altra capace di produrre tante parole e pochissimi fatti. Cambiar molto, nelle intenzioni, per cambiar nulla. L’oggi è più tetro dello ieri. Perché ai disastri del passato s’aggiunge immobilismo e timore, amarezza e insofferenza.

Come s’è arrivati fin qui? Per scrivere questa storia occorrebbero giorni, pagine, fiumi d’inchiostro. In questi anni abbiamo provato a raccontarla. Ci siamo prima beccati minacce, insulti e ghettizzazione, poi rassicurazioni e tranquillizzazioni. Dicevano che tutti erano pagati puntualmente, che nessuno avanzava un euro, che la gestione era sostenibile, che non c’era pregresso. Poi che tutto si sarebbe sistemato, che c’erano al lavoro professionisti seri, che si tornava grandi in tre anni, che non c’erano problemi. Balle. La realtà era quella che vi abbiamo raccontato: progressivo incrinamento finanziario, puntualità dei pagamenti in malora, lodi, accordi di rientro con i giocatori. Risultati scadenti. Pregresso. Un pregresso che Claudio Albertini non solo ammette nell’intervista a Repubblica, ma definisce anche superiore agli 850 mila euro versati nominalmente da Claudio Sabatini. Allora era tutto vero. La nuova proprietà, la Fondazione, ha ereditato un club in dissesto, un corpo con evidenti problemi cardio-respiratori che in un anno i soci hanno provato – finora senza riuscirci appieno – a ridare alla vita.

C’è un problema di fondo. La nuova gestione s’è data un tono, potendo spendere crediti d’immagine ora scaduti, senza dare subito sostanza. Abbiamo creduto che nel corso della stagione sarebbe arrivata ma finora ci siamo sbagliati. Non ci hanno mai spiegato se Villalta e Albertini hanno mani libere e pieni poteri, oppure se si trovano in qualche modo legati a precedenti intese interne. Non ci hanno mai esplicitato un disaccordo formale o sostanziale tra loro. Non ci hanno mai spiegato perché anche le scelte tecniche hanno avuto tante madri. Ci hanno sempre ripetuto che tutto era cambiato. Ma l’unico cambiamento nell’organigramma effettuato in un anno è stato l’allontanamento di Luca Bechi e l’assunzione di Giorgio Valli. Piergiorgio Bottai è un uomo portato da Sabatini, Bruno Arrigoni (che è bravo, e aspetta di poter lavorare) è una scelta di Sabatini. Tutte le rassicurazioni della passata gestione, sommate a quella dell’attuale, sono splendide parole. Ogni volta che è stato descritto un problema, che è emerso un conflitto di interessi, che è stata portata alla luce una situazione malgestita e foriera di critiche, la risposta è sempre stata svicolante. In questo anno è stato certamente ripulito il modo, lo stile, la presentazione del piatto. Ma la sostanza è che la situazione finanziaria resta grave, i risultati sono stati ancora negativi. Un quattordicesimo posto e il fioccare di lodi dei tesserati sono diventati un tredicesimo posto e un -2 in classifica per l’anno prossimo. Ovvero non è cambiato nulla.

L’origine di questo -2 verrà forse chiarito. Albertini e Villalta in coro hanno spiegato che il responsabile è Bottai, l’uomo dei conti, e fin qui c’eravamo arrivati tutti. Ora il club porterà avanti le sue battaglie, al termine delle quali, se perse, l’ad potrebbe essere allontanato se già lui stesso, con un gesto di dignità, non rassegnasse le dimissioni dall’incarico. Il devastante danno d’immagine procurato dall’errore di Bottai non è quantificabile. Se l’ad resterà al suo posto, dovremo desumere che è stata la proprietà a non fornirgli in piena coscienza i soldi necessari a evitare l’autogol. Albertini, che pure è un amministratore delegato, sostiene che Bottai sia il responsabile, ma sia un professonista preparato. Come possa coesistere la bravura con il -2, tutti faticano a capirlo. C’è un pizzico di democristianità, in quella dichiarazione. Credo che il problema di Bottai sia la sua presunzione, che emerge dirompente quando l’argomento di discussione è la pallacanestro giocata sicché devo solo immaginare cosa sia quando l’argomento è di sua stretta competenza. La storia di questo professionista parla per lui. Il fatto che uomini dello spessore di Villalta e Albertini lo lascino agire indisturbato, fidandosi ciecamente, fa di loro dei corresponsabili. Tutte le società iscritte al campionato di serie A hanno espletato nei tempi previsti dal regolamento le pratiche per i pagamenti: solo la Virtus ha interpretato diversamente. In attesa del ricorso, ognuno tragga le proprie conclusioni. Mi permetto di immaginare che l’ordinaria amministrazione di un club come la Virtus di oggi possa essere svolta benissimo da un segretario con un diploma di ragioneria. Sarebbe anche un risparmio, per l’azienda.

Ma non si può parlar solo di Bottai e del -2. La Virtus lamenta mancanza di fondi, cita la “crisi” come fonte di problemi. Ma è un nascondiglio di poco valore. Le risorse sono poche per vincere il campionato, ma sfido chiunque in questi anni a tirar fuori proteste dei tifosi o critiche dei giornali perché la squadra non lotta per il titolo. Avrebbe potuto, in passato, e non l’ha fatto per lo stesso motivo per cui oggi annaspa: competenze, solidità dirigenziale, chiarezza. La Virtus vive da anni nell’ambiguità di una gestione schizofrenica oggi divenuta fragile. Al 21 luglio 2014, ci sono più dirigenti e consiglieri che giocatori. Capisco benissimo sia difficile far accettare ai tifosi che Brindisi, Avellino o Caserta hanno più soldi della Virtus. Eppure è possibile far meglio di un quattordicesimo e un tredicesimo posto in classifica. E’ possibile programmando, mentre s’è passati dalla dittatura di un padrone che fa e disfa a seconda del piede con cui s’è alzato alla totale ingessatura di un’organizzazione che dà un’impressione di caos e disarmo. Nessuno discute e discuterà mai la buona volontà. Ma quanti campionati ancora devono passare invano, raccogliendo briciole e delusioni, prima che venga affidata la gestione sportiva a dirigenti sportivi? Quanti errori, lodi, ingiunzioni di pagamento, penalizzazioni o altro devono arrivare prima di cambiare qualcosa nell’amministrazione? Quante amarezze debbono digerire i tifosi, ancora, prima di fissare programmi tecnici credibili, sostenibili e sostenuti?

Ancora una volta, è stato usato il settore giovanile per far scudo agli errori e alle impreparazioni della dirigenza. No, non sarà il settore giovanile a salvare la Virtus. Potrà aiutarla, ma solo quando l’interazione tra il vivaio e la prima squadra sarà cruciale (e concreta) nella gestione del club. Cosa che oggi non è. Oggi è cruciale trovare i soldi per far fronte al pregresso tuttora esistente, per onorare le scadenze degli accordi di rientro presi con alcuni giocatori, per esser pronti in caso di nuovi lodi o problemi, per arrivare alla fine del mese. Il cambio di proprietà ha portato anche questo: qualche creditore “nascosto”, magari, s’è convinto che se avanzava due lire con i nuovi padroni – aziende di valore e con un nome che è garanzia – avrebbe potuto averle indietro. E s’è mosso. All’inizio la società ha forse sottovalutato l’impegno, ha creduto che modificare e regolarizzare i contratti sarebbe stato più semplice e certamente ha – in buona fede – sbagliato i conti. I soci sono una risorsa fondamentale, chi ne critica l’operato non deve confondere le opinioni con i quattrini: metterli è encomiabile, pensare che averli messi faccia di loro dei bravi dirigenti di basket è sbagliato. C’è chi non lo diventa dopo sei mesi, dopo un anno o persino dopo dieci anni. Non può esistere di pretendere dalla proprietà ingenti investimenti mensili, ed è vero che l’area coop ha fatto tantissimo per il team, per la società e non solo (vedi, ad esempio, l’affare Unipol Arena). Si può, però, pretendere che quei due milioni malcontati tra incassi, botteghino e sponsor vengano adoperati meglio.

E allora su una cosa Albertini ha certamente ragione: la Virtus ha bisogno dei suoi tifosi, del loro sostegno vocale, morale e finanziario. E’ una nottata lunga, frutto di un devastante medioevo gestionale, che si supera solo andando avanti. Ma se l’appello è questo, sarà meglio che il consiglio di amministrazione della società e quello d’indirizzo della Fondazione scendano un po’ più a contatto con la gente. La Virtus ha atteso tre mesi in silenzio, per poi dipingere una situazione che farebbe cadere le braccia a chiunque non avesse già capito l’andazzo. Parole da “arrendetevi”, appunto. Che è l’esatto contrario della ricetta giusta. La Fondazione, i dirigenti, tutti innamorati della V nera, aprano gli occhi: il problema principale non sono i soldi ma come vengono gestiti. Da loro. Per cambiare le cose, bisogna appunto cambiare. Costruire una società solida, credibile, affidabile e con idee, in cui bravi dirigenti abbiano potere di fare. Servono quindi uomini solidi, credibili, affidabili, con leadership. Uomini di comando e di sport, capaci di intuizioni e di non sbagliare la data di pagamento delle tasse. Qualcuno c’è, qualcun altro no. Soci, aiutate i tifosi ad aiutarvi. La gente deve potersi fidare e adesso ipotizzare che lo faccia è ben oltre l’illusione. Non lo dice questo blog, o i tifosi, o chissachi. Lo dicono i risultati. I fatti.


VIRTUS ­ BOTTAI, SI PROSPETTA UNA BATTAGLIA LEGALE

www.bolognabasket.it - 25/04/2015

 

Finirà davanti ai giudici, la querelle tra l’ex AD Virtus Piergiorgio Bottai e la società bianconera. La ricostruzione è questa: giovedì, in Virtus, è arrivata una lettera dei legali di Bottai, con richiesta di risarcimento. Il giorno dopo il presidente della Fondazione, Francesco Bertolini (che su Repubblica Walter Fuochi ricorda non essere esattamente un nemico di Bottai) dichiara il suo scontento per la cosa, portando l’ex AD alla minaccia di querele per diffamazione.

Il problema, ormai da un anno, è capire quale sia la natura e la colpa del -­2 in classifica maturato in estate e che oggi pesa sulla possibilità della squadra di ottenere un – comunque imprevisto, date le previsioni iniziali – posto playoff, per non parlare delle Final Eight sfumate proprio per quei due punti. Secondo Bottai, le dimissioni di Villalta e Albertini, immediatamente rieletti, non lo fecero decadere dalle proprie funzioni, portando quindi ad una rottura del suo contratto senza però la giusta causa. In Virtus vogliono rivalersi, considerando sia il danno di immagine della penalizzazione che quello effettivo sulla classifica, facendo anche notare che Bottai, ancora sotto contratto con la società bianconera, già lavorava per il Bologna Calcio, come da tabulati telefonici che la società potrebbe esibire a richiesta.